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Come recuperare tutti i significati di un viaggio

Quando il treno sfrecciava nella notte

di Antonio Spadaro

"E il treno corre forte il treno va lontano / e il quadro cambia sempre là dietro al finestrino", cantava alcuni anni fa Riccardo Cocciante.
In tempi di voli low cost, quando il viaggio viene tutto assorbito dalla destinazione, anche i più giovani stanno modificando le loro abitudini. Partire zaino in spalla non significa più, forse, conoscere stazioni tutte differenti le une dalle altre, dormire in carrozze più o meno comode, cullati da un treno che sfreccia nella notte verso mete che possono anche cambiare da un momento all'altro. Oggi significa sempre più spesso organizzare spostamenti da aeroporti tutti uguali verso mete già ben previste e organizzate in rete con largo anticipo.
Tutto questo semplifica i contatti e gli spostamenti, e dunque è cosa in sé buona. Tuttavia forse è a rischio il senso stesso del viaggio inteso come tragitto, approssimazione, fatica, e persino incertezza. E tutto questo era garantito dal treno: "il treno corre forte e il treno adesso vola / sulle distese immense di ciclamini viola / sulle colline dolci coperte da lenzuola", proseguiva Cocciante. E così ci diceva che in fondo guardare dal finestrino è guardare il mondo come una pinacoteca vivente nella quale lo sguardo è chiamato a godere di uno spettacolo che non è in grado di fermare.
Dal 1972 la chiave immancabile per accedere a questo viaggio era ed è l'InterRail, cioè un biglietto ferroviario che consente la libera circolazione all'interno dei trenta Paesi per cui può essere emesso. Al di là delle singole tipologie di biglietto, il senso dell'InterRail è quello di fare un viaggio in cui la carta geografica diventa come quel gioco nel quale unendo puntini numerati compare una figura che i puntini in sé non facevano presagire.
L'emozione di unire questi puntini ci viene data da Europe by InterRail, una pubblicazione di duecento pagine che, insieme al biglietto acquistato, viene offerta gratuitamente a coloro che decidono di mettersi in cammino sulle strade ferrate. Chi riesce a sfogliare questo libretto in inglese ricco di immagini farà un'esperienza singolare: vedrà cartine che, superando i confini nazionali, uniscono mete e costruiscono percorsi al limite tra realtà e fantasia, ma che hanno una caratteristica: la loro fattibilità.
Non stupisce una linea rossa che congiunge Sopot in Polonia e che, attraversando Amsterdam e Parigi scende fino a Porto per poi giungere a Siviglia e risalire verso Barcellona per poi prendere la strada che da Bari porta ad Atene e ancora a Sofia fino a Bucarest e oltre. Per non parlare dei tragitti interni alla Scandinavia o a quelli che percorrono il Mediterraneo del Nord.
Questa singolare guida al viaggio che da immaginario si fa possibile è scritta a sei mani da Marco Delfiol, Paolo Papotti e Antonio Pedro Nobre, giovani adulti - tra i 32 e i 35 anni - che hanno alle spalle lunghe esperienze dirette di viaggio. I due autori italiani sono alla loro seconda collaborazione in scritture di viaggio in treno dopo il volume Dal Marocco a Capo Nord pubblicato da Terre di Mezzo. Papotti, che lavora del campo della ricerca di ingegneria informatica tra Italia e California, ha fondato il più grande sito italiano dedicato al viaggio indipendente (www.inter-rail.it) ma è anche narratore abile. Come quando il treno muove, un suo romanzo (Padova, Messaggero, 2003), ci aveva entusiasmato. Lì Papotti vedeva l'InterRail come metafora della vita: non il vagabondaggio ramingo che un'inutile "ideologia" del viaggio ci ha spesso suggerito, ma la consapevolezza di avere un biglietto da spendere bene, con il gusto della scoperta, della conoscenza, della formulazione, passo dopo passo, di una meta.
In quel suo libro colpiva il fatto che il percorso era sempre ritmato da un'accelerazione vitale, capace di mettere in questione il protagonista e le scelte della propria esistenza con un'intensa capacità introspettiva. Il disimpegno nichilista è quanto di più lontano da quelle pagine, e la domanda che da sostanza alla trama è: "Cosa mettere al centro della vita?". Quella lenta e profonda maturazione dall'adolescenza a una maturità interiore era compendiata da una cripto-citazione di san Paolo: "quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l'ho abbandonato".
Da quel libro a Europe by InterRail il tempo è passato, ma l'emozione dell'esperienza autentica è rimasta inalterata. Col turismo di massa il viaggio rischia di perdere di significato e di diventare un semplice percorso ai confini della nostra cella da detenuti. Il viaggio in questo caso diventa pura "evasione". E oggi si collega ad aeroporto, albergo, taxi, ristorante.
Certo sono indiscutibili i benefici della tecnologia che accorcia le distanze e unisce il mondo. È tuttavia necessario pensare come la dimensione esplorativa della vita rischi di andar perduta. Marco Delfiol, Antonio Pedro Nobre e Paolo Papotti, con l'impegno a rielaborare le loro esperienze in libri, associazioni e attività, ci dicono invece che il viaggio non è mai un semplice passatempo, ma un'esperienza che è in grado di lasciare tracce profonde.


(L'Osservatore Romano - 4 agosto 2010)

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