PELLEGRINAGGI: Via Francigena, il cammino «ritrovato»

«Buon giorno, buona gente!». Così San Francesco nel 1219 salutò gli abitanti di Poggio Bustone quando per la prima volta giunse nella piana di Rieti, la "Valle Santa", proprio per la lunga presenza del "Poverello" di Assisi. Sull’altro versante della valle ecco Greccio, la Betlemme francescana, dove il Santo nel Natale del 1223 per la prima volta rievocò la Natività. «Buon giorno, buona gente!», così oggi Francesco sicuramente saluterebbe i pellegrini che camminano lungo i suoi sentieri. Poggio Bustone e Greccio sono, infatti, 2 delle 14 tappe della "Via Francigena di San Francesco", 250 chilometri da Assisi a Roma. Pellegrinaggio in cammino tra splendida natura e piccoli paesi. «Ma non è solo turismo, è molto di più. É soprattutto cultura - avverte padre Caesar Atuire, presidente dell’Opera Romana Pellegrinaggi che ha promosso l’itinerario -. Fare un cammino è ritrovare le proprie radici, è dialogare, contro i rischi della globalizzazione. Ma è anche creare comunità, in un periodo di crisi nel quale il tessuto sociale viene meno». Una rete che l’Opera ha voluto rilanciare proprio da Greccio. «Una nuova scommessa come quella che 40 anni fa, poco capiti, lanciammo per il Cammino di Santiago - spiega monsignor Liberio Andreatta, vicepresidente dell’Orp -. Ora ci riproviamo. Perché l’uomo ritrovi se stesso e lasci i pesi della società, in contatto con la fede, l’arte, la storia, la cultura». Scommessa affascinante e difficile. Proprio per questo l’Opera invita a fare rete. Così nell’assolato piazzale del santuario ci sono il ministro del Turismo, Piero Gnudi, il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, i sindaci di Roma, Gianni Alemanno e della zona. A fare gli onori di casa padre Luciano. «Il cammino è ascolto: di se stessi, degli altri che incontriamo lungo la strada e di Dio». Sarà il luogo, saranno i colori brillanti di questa giornata quasi estiva, ma lo sprito del Santo coinvolge tutti. «Dobbiamo riscoprire questo modo diverso di viaggiare che in questa epoca della fretta aiuta a ritrovare se stessi e il senso di fratellanza», commenta il ministro che annuncia più attenzione da parte del governo «ai tesori nascosti del nostro Paese. Nel passato - denuncia - l’errore è stato di considerare il turismo la cenerentola dell’economia. Oggi non può essere più così e deve crescere con iniziative come questa». Allora in cammino. Così anche Gnudi si accoda alla lunga fila che imbocca una parte del sentiero francescano. Un paio di chilometri fino all’Abbazia di San Pastore tra le querce, il giallo del maggiociondolo e il violetto dei ciclamini. Un assaggio ma già promette bene.

Antonio Maria Mira 
avvenire 28 Aprile 2012

Ecco i prossimi eventi culturali assolutamente da non perdere

EVENTI CULTURALI: a Roma (Museo Bilotti) fino al 6 maggio p.v. la mostra “Omar, Roma, Amor” di Galliani con le sue opere degli ultimi 40 anni (tradizione ed avanguardia), a Milano  (Palazzo Grassi) la mostra intitolata “Madame Fischer” con 30 opere dell’artista svizzero provenienti in parte dalla Fondazione Pinault, a Rovereto (Mart) fino all’8 luglio p.v. la mostra “Afro. Il periodo americano”, un pittore, Afro, molto amato dalla gallerista Catherine Viviano che lo valorizzò insieme ad altri pittori contemporanei come Cagli, Guttuso, Morlotti e Pizzinato, colpita, forse, dalla fuga verso l’astratto di questo maestro ben presente e quotato nei principali musei americani;  prosegue a Como (Villa Olmo in Via Cantoni) fino al 29 luglio p.v. la mostra “la dinastia Brueghel” info: 031 57 19 79 www.grandimostrecomo.it; , a Saluzzo (Antiche Scuderie in Piazza Montebello) fino al 6 maggio p.v. la mostra “Le mie stagioni” dell’artista Franco Negro, info: 393 39 50 66 925 www.franconegropittore.it; , ad Ameno sul lago d’Orta (Palazzo Tornielli ) fino al 3 giugno p.v. la mostra “Duplice paesaggio. Il rapporto tra uomo e natura attraverso la lente dell’arte”, info: 0322998717 www.asilobianco.it; , a Roma (Museo dell’Ara Pacis) fino al 2 settembre p.v. in esposizione opere della Gongarova, di Chagall, Larionof, Lentulov, Malevic, Kandinskij, Rodcenko, a Caserta (Scuderia della Reggia) apre il 24 aprile p.v. la mostra con i dipinti murali di Sol Le Witt, a Venezia (Palazzo Grimani) fino al 1° luglio p.v. la mostra “Canaletto. Il quaderno veneziano”, a Genova molto gettonata (a Palazzo Ducale) la mostra “Van Gogh e il viaggio di Gauguin” che chiude il 1° maggio p.v., a Ferrara (Palazzo Diamanti) prosegue fino al 17 giugno p.v. la mostra “Sorolla. Giardini di luce” info: 0532 244 949 www.palazzodiamamti.it; , a Firenze (Villa Bardini-Costa S. Giorgio 2) fino al 4 novembre p.v. la mostra “Da Fattori al Novecento” con opere dalla collezione Roster, del Greco, Olschki  info: 055 200 66 206.

fonte: newsletter turismo news

segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone
turismoculturale@simail.it 

24 Aprile 2012 ore 13:16

25 Aprile e 1° Maggio: un’occasione per visitare la Mostra “IL DIVISIONISMO”

Grande successo per la Mostra “IL DIVISIONISMO – La Luce del Moderno”: con una serie di appuntamenti d eventi ben pianificati e la nutrita collezione di opere in mostra a Palazzo Roverella a Rovigo, la mostra si conferma una delle più importanti della stagione artistica italiana. Una serie di iniziative per i prossimi mesi di apertura: promozioni per la festa della mamma, laboratori creativi per bambini, aperture serali speciali e aperitivi con visite guidate, rendono la mostra “IL DIVISIONISMO” un appuntamento immancabile non solo per gli appassionati d’arte, ma per chiunque desideri passare del tempo ammirando le opere di artisti italiani della corrente divisionista, artisti più o meno rinomati, ma che sanno dipingere un’epoca storica con abilità e coinvolgimento: non resterete delusi. Non perdete l’occasione di visitare “Il DIVISIONISMO” a Rovigo: approfittate di questi giorni di vacanza, il 25 Aprile o il 1°Maggio, date in cui la Mostra rimane aperta al pubblico: una chance per ammirare i capolavori di un’epoca tra le più emozionanti dell’arte italiana.

IL DIVISIONISMO – La Luce del Moderno
Palazzo Roverella
Via Giuseppe Laurenti, 8
45100 Rovigo
Tel. 0425.460093
Cell. 348-3964685
info@palazzoroverella.com
http://www.mostradivisionismo.it/


segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone e Albana Ruci
turismoculturale@simail.it
http://turismoculturale.altervista.org


segnalazione struttura dove dormire
Via dello Zuccherificio
45021 BADIA POLESINE (Ro)
Tel. 0425.51666 - Fax 0425.594283




Un accordo per il patrimonio culturale ecclesiastico

È stato firmato lo scorso 28 giugno un "accordo operativo propedeutico alla definizione di un accordo programmatico per la tutela, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale ecclesiastico" tra la Regione Sicilia e la Conferenza episcopale siciliana (Cesi). L'accordo, siglato dall'assessore regionale ai Beni culturali e all'Identità siciliana, Sebastiano Missineo, per la Regione Sicilia, e da mons. Domenico Mogavero, vescovo delegato per i beni culturali ecclesiastici della Cesi, per la Chiesa siciliana, si prefigge, come obiettivo, di dare attuazione all'Intesa tra il presidente della Regione Sicilia e il presidente della Conferenza episcopale siciliana, riguardante la tutela, conservazione e valorizzazione dei beni di istituzioni ed enti ecclesiastici con interesse culturale, sottoscritta il 6 agosto 2010 e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale della regione Sicilia n.23 del 27 maggio 2011.

No a corsie preferenziali.
"In questo momento - ha detto mons. Domenico Mogavero - stiamo cercando di raggiungere con la Regione Sicilia un'intesa che ci consenta di poter lavorare facendo attenzione al piano economico regionale. Vogliamo evitare, come già accaduto nel passato, delle 'corsie preferenziali' e dare la possibilità a tutte le diocesi di accedere allo stesso modo alle risorse per ottenere un trattamento in base alle reali esigenze". Grazie all'intesa, ha notato mons. Mogavero, "si esce dalla visione un po' esclusiva dei beni della Chiesa e si comincia un percorso di valorizzazione e di fruizione dei nostri siti. Ad esempio, pensiamo alla promozione di eventi di grande richiamo per incrementare i flussi di turismo culturale e religioso, che possono avere una forte ricaduta occupazionale ed economica sul territorio".

Le caratteristiche dell'accordo.
Ma cosa stabilisce in concreto l'accordo? Prima di tutto le fonti finanziarie che concorreranno ad assicurare adeguata copertura economica al programma d'interventi: i Programmi operativi Fesr e Fse 2007/2013, il Programma attuativo regionale del Fondo aree sottoutilizzate 2007/2013, il Programma operativo interregionale "Attrattori culturali, natura e turismo", altri programmi comunitari, oltre alle risorse della Conferenza episcopale italiana (otto per mille) e alle risorse previste dai bilanci regionale e statale. I programmi d'intervento dovranno essere orientati secondo i parametri stabiliti nell'Intesa del 2010 sottoscritta tra Regione e Cesi. In particolare: urgenza per la conservazione dei beni, importanza qualitativa dei beni, particolari esigenze di culto, prosecuzione e conclusione lavori iniziati. Per consentire la puntuale definizione del programma pluriennale e dei programmi annuali, oltre che per effettuare le relative fasi di ricognizione e selezione degli interventi che saranno dichiarati ammissibili al finanziamento, l'articolo 4 dell'accordo prevede la costituzione di un "Comitato tecnico di programmazione" formato da 8 membri: il dirigente generale regionale pro tempore dei beni culturali, tre esperti designati dall'assessore regionale ai beni culturali, il direttore dell'Ufficio regionale dei beni culturali della Cesi e tre esperti designati dalla Conferenza episcopale siciliana. L'accordo prevede anche la creazione di reti tra operatori culturali e di partenariati pubblico-privati per la gestione del patrimonio culturale, nonché la realizzazione di programmi formativi per migliorare le competenze professionali.

A favore di tutti.
L'accordo, rileva don Giuseppe Pontillo, direttore dell'Ufficio beni culturali, arte sacra ed edilizia di culto della diocesi di Agrigento, "istituisce un Comitato che valuterà quali progetti finanziare". L'auspicio del sacerdote è che il Comitato ponga fine "a una situazione senza regole che vede la forza politica prevalere sul bene comune. Anche le Soprintendenze ai beni culturali dovranno attenersi alle scelte determinate dall'organismo". "Ci auguriamo - prosegue don Pontillo - che non ci siano più contrattazioni tra parroci, funzionari e politici di turno, ma un meccanismo trasparente, chiaro e con criteri precisi". Questa intesa "dovrebbe evitare che singoli assessori finanzino direttamente, con fondi interni, la ristrutturazione di chiese e monumenti ecclesiali senza darne comunicazione" ed è "un ulteriore passo verso forme di collaborazione e trasparenza che vedono la comunità siciliana, e quella ecclesiale prima di tutto, impegnata per un nuovo modello di legalità e prassi etica". "Ci auguriamo, grazie a questo accordo - conclude il sacerdote - di dare risposte più concrete e veloci alle esigenze dei legali rappresentanti degli enti ecclesiastici detentori di beni culturali".

a cura di Marilisa Della Monica

agensir

De Chirico, l'apocalisse e la luce a Chieti

La fondazione Carichieti apre la stagione 2012 del Museo Palazzo de' Mayo con la mostra 'De Chirico. L'apocalisse e la luce', in programma dal 27 aprile al 15 luglio.

24 Aprile 2012 ore 11:28
ansa

Itinerari di spiritualità: la via dell'alchimia cristiana

La prima, vera tappa della lunga storia dell'alchimia risale all'inizio dell'età del ferro, quando l'uomo, con l'aiuto del fuoco, riuscì a estrarre i metalli dai minerali grazie a metodi di fusione che padroneggiava perfettamente. In tal modo il fabbro, antenato dell'alchimista, divenne il "sacerdote" di una religione arcaica che è poi confluita nello sciamanesimo. Gradualmente, attraverso l'Egitto, la Grecia e il mondo arabo, l'archetipo alchemico si nutrì, nel bacino del Mediterraneo, del simbolismo degli universi religiosi che incontrò e che a sua volta fecondò per mezzo di apporti originali di notevole ricchezza. A lungo considerata come un insieme di fantasticherie del tutto prive di consistenza, l'alchimia è uscita dall'ambito del segreto grazie ad alcuni lavori universitari che hanno saputo metterne in luce il carattere profondamente originale. Storia delle scienze, storia delle religioni, psicologia e psicanalisi sono alcuni degli ambiti in cui essa oggi occupa un posto indiscutibile. In una società nella quale la ricerca del senso è più che mai una preoccupazione, è finalmente giunto il momento di vedere come e perché la via dell'alchimia cristiana, che rappresenta un cammino spirituale di grande originalità, può essere ricollegata al fatto religioso e, più specificamente, al Cristianesimo.
ibs

Itinerari di spiritualità: Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia e Sacri Monti Europei

“I nove Sacri Monti dell’Italia settentrionale sono gruppi di cappelle e altri manufatti architettonici eretti fra il XVI e il XVII secolo, dedicati a differenti aspetti della fede cristiana. In aggiunta al loro significato simbolico e spirituale, possiedono notevoli doti di bellezza, virtù e gradevolezza, e risultano integrati in un ambiente naturale e paesaggistico di colline, boschi e laghi. Contengono inoltre reperti artistici molto importanti (affreschi e statue)”. Con questa motivazione, nel 2003 l’UNESCO ha iscritto il sito “Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia” nella Lista del Patrimonio Mondiale.
Il prestigioso riconoscimento attribuisce un valore universale a sette Sacri Monti del Piemonte (Belmonte, Crea, Domodossola, Ghiffa, Oropa, Orta e Varallo) e due della Lombardia (Ossuccio e Varese), mettendo in luce la straordinaria ricchezza, la qualità e i valori di questi gioielli di storia, arte e natura.
La teoria di cappelle che attraverso statue, dipinti e affreschi, racconta episodi e misteri della vita sacra, si amalgama con l’accogliente contesto ambientale e contribuisce a definire i lineamenti di ciascun complesso monumentale. Pregevoli esempi di architettura del paesaggio, i Sacri Monti costituiscono un importante punto d’incontro per i fedeli e i cultori dell’arte.
Dalla cerchia delle Alpi occidentali, dove il fenomeno ha avuto origine più di cinquecento anni fa, i Sacri Monti hanno poi ispirato analoghi modelli sorti in buona parte dell’Europa cattolica. I sette Sacri Monti piemontesi sono  inseriti nel sistema delle Aree protette della Regione Piemonte, che provvede  alla loro conservazione storica-artistica, alla manutenzione e  alla tutela dell’ambiente circostante.

Banská Štiavnica
Il Monte Calvario di Banská Štiavnica è il più importante della Slovacchia e fra i più grandi e artisticamente significativi di tutta l’Europa. Nel 1993 il Monte Calvario è stato inserito dall’UNESCO nella Lista del Patrimonio Mondiale, insieme alla città storica di Banská Štiavnica ed ai monumenti nelle sue vicinanze.

L’estrazione dei metalli preziosi, soprattutto l’argento, svolge sin dal medioevo un ruolo chiave nella storia di Banská Štiavnica. In concomitanza con uno sviluppo straordinario della scienza e della tecnica mineraria, la città, verso la fine del Settecento, vive il suo “periodo d’oro” anche dal punto di vista artistico ed intellettuale.

Per influenza della corte imperiale a Vienna, in particolare dopo la salita al trono di Maria Teresa (1740-1780), si diffonde l’idea di manifestare la devozione in modo nuovo, di dare un’espressione materiale al sentimento di gratitudine per la benedizione ricevuta. È in tale spirito che tra il 1744 ed il 1751, per iniziativa del padre gesuita Franz Perger, viene edificato sulla collina di Scharffenberg il Monte Calvario di Banská Štiavnica. L’architettura del complesso devozionale è in armonia con lo spirito del barocco mitteleuropeo sfruttando, su scala ridotta, lo stile italiano cui si richiama e la bellezza delle forme armoniosamente accordata all’ornamentazione scultorea.

Il Monte Calvario è costituito da ventiquattro stazioni, disposte lungo la salita in modo fortemente simmetrico, raffiguranti la vita dolorosa di Gesù Cristo e della Vergine Maria. La caratteristica principale del complesso devozionale è la chiesa superiore a due torri, composta da una navata ellissoidale con torri prismatiche laterali.

I lavori decorativi interni sono principalmente opera del pittore Anton Schmidt e del laboratorio dello scultore Dionys Stanetti.



Kalwaria Zebrzydowska
Il santuario di Kalwaria Zebrzydowska è situato in Polonia, presso la collina di Żarek (527 m s.l.m.) e sulle pendici del Monte di Lanckorona (530 m s.l.m.), ad una distanza di circa 40 km a sud-ovest di Cracovia e di 15 km a est di Wadowice.

Nel 1999 il Santuario della Passione e della Madonna di Kalwaria Zebrzydowska è stato inserito dall’UNESCO nella Lista del Patrimonio Mondiale con la seguente motivazione: “Kalwaria Zebrzydowska è un paesaggio culturale di grande bellezza e importanza spirituale. La sua cornice naturale, all’interno della quale sono inseriti dei luoghi simbolici di culto relativi alla Passione di Gesù Cristo e alla vita della Vergine Maria, è rimasta quasi immutata dopo il XVII secolo. Ancora oggi è un luogo di pellegrinaggio”.

Il santuario di Kalwaria Zebrzydowska è costituito da una basilica in stile barocco dedicata alla Madonna degli Angeli, da un convento dei frati minori francescani (chiamati familiarmente in Polonia bernardini), e da una serie di cappelle in stile barocco e manierista collocate su uno spazio di sei chilometri, dedicate alla Passione di Gesù ed alla vita della Madonna. I lavori di edificazione iniziano nel 1601, quando Mikołaj Zebrzydowski, voivoda di Cracovia, dispone la realizzazione della chiesa della Crocifissione, seguendo un modello in gesso della basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Tra il 1604 e il 1609, su progetto dell’architetto italiano Giovanni Maria Bernardoni e dell’architetto ed orefice fiammingo Paolo Baudarth,

vengono realizzati la chiesa dedicata alla Madonna degli Angeli ed il convento dei frati bernardini. A partire dal 1605 iniziano i
lavori di edificazione del Calvario, i quali, a fasi alterne, vengono ultimati nel 1886. Risalgono al 1654 i lavori di ampliamento della chiesa e del convento, voluti dal pronipote Michał Zebrzydowski, come anche l’edificazione della preziosa cappella della Madonna del Calvario.

fonte: sacrimonti.net

Van Gogh e Dalì le mostre più viste d'Italia

MOSTRE: VAN GOGH-GAUGUIN, VIAGGIO DI EMOZIONI  
Mentre ‘Van Gogh e il viaggio di Gauguin’, in splendida solitudine al top della classifica, prosegue senza scosse verso la conclusione, la classifica dell’affluenza alle mostre nella settimana dal 12 al 18 aprile registra invece un piccolo terremoto nelle retrovie. La rassegna di Palazzo delle Esposizioni dedicata alle avanguardie americane dalle Collezioni Guggenheim ha infatti accusato un vero e proprio crollo scendendo dalle 14.000 presenze registrate a Pasqua alle 8.000 attuali. Un calo che fa scivolare la mostra al quarto posto. Il podio resta comunque in famiglia in quanto al terzo posto si piazza l’altra rassegna della romana Azienda Palaexpo’, il Tintoretto delle Scuderie del Quirinale (dove a ottobre arrivera’, attesissimo, Veermer mai visto in Italia).

Il secondo posto e’ ormai consolidato nelle mani di Dali’, la bella mostra allestita al Vittoriano, mentre in ultima posizione si segnala una new entry, ‘La citta’ Ideale’ a Palazzo Ducale di Urbino, che riunisce per la prima volta le meravigliose tavole del ‘400 montefeltrino. 1)’Van Gogh e il viaggio di Gauguin’, Genova, Palazzo Ducale (fino al 1 maggio): 19.045 visitatori (media giornaliera 2.721) 2) ‘Dali’. Un artista, un genio’, Roma, Complesso del Vittoriano (fino all’1 luglio): 13.705 visitatori (media giornaliera 2.151) 3) ’ Tintoretto’, Roma, Scuderie del Quirinale (fino al 10 giugno): 11.412 visitatori (media giornaliera 1.544) 4) ‘Il Guggenheim. L'avanguardia americana 1945–1980’, Roma, Palazzo delle Esposizioni (fino al 6 maggio): 8.065 visitatori (media giornaliera 1.833) 5)‘Da Vermeer a Kandinsky. Capolavori dai musei del mondo a Rimini’, Rimini, Castel Sismondo (fino al 3 giugno): 6.896 visitatori (media giornaliera 985) 6)’Steve McCurry’, Roma, Macro Testaccio - La Pelanda (fino al 29 aprile): 5.730 visitatori (chiusura il lunedi’, media giornaliera 847) 7)’La Citta’ Ideale’, Urbino, Galleria Nazionale delle Marche di Palazzo Ducale (fino all’8 luglio): 2.189 visitatori (media giornaliera 560).
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22 Aprile 2012 ore 06:14

Fantasmi, misteri: da Volterra a Monteriggioni. Visite guidate nei fine settimana di primavera ed estate nei “luoghi del mistero” della Toscana

Il Castello di Monteriggioni, nei luoghi del mistero in Toscana (foto: Galgano Associazione) 
Castelli 'infestati' da presenze inquiete, sotterranei maledetti, l'atmosfera nascosta dell'isola di Montecristo, abbazie con un passato leggendario: sono alcuni dei segreti toscani meglio custoditi e che ora possono essere scoperti anche da chi è alla ricerca di nuovi spunti di viaggio nella regione e vuole allontanarsi dagli itinerari più classici della Toscana.

Si tratta di visite guidate a metà fra storia e leggenda, fantasmi e misteri, organizzate tutti i fine settimana di primavera ed estate da Volterra a Monteriggioni nell'ambito del progetto "Mistery Tuscany" dell'associazione culturale Galgano di Siena in collaborazione con la Regione Toscana e con un tour operator senese. L'obiettivo, spiegano gli organizzatori, è quello di "recuperare il patrimonio di storie e leggende regionali per divulgarlo in Italia e all'estero su diversi media". Il progetto è infatti di ampio respiro. Avviato un paio d'anni fa con una docufiction intitolata "Mistery Tuscany", ribattezzata travel drama dalla casa di produzione, si è partiti con il videoracconto di leggende e segreti di dodici luoghi di Toscana. Poi la narrazione è passata sull'iPhone con un'applicazione dedicata, un sito web e da aprile anche con le prime visite guidate non più solo virtuali.

L'itinerario, che si svolge nell'arco di una giornata il venerdì o la domenica, parte da Volterra, in provincia di Pisa, sulla scia delle formule magiche usate dalle streghe. Borgo di origine etrusca, la città si svela in questo caso nel suo rapporto con i rituali antichi, tanto che fra le sue strade esiste anche la Via delle Streghe. Poi si prosegue verso Chiusdino (Siena) seguendo le gesta del cavaliere, poi divenuto santo, Galgano Guidotti e della sua spada nella roccia, conservata da otto secoli nella Rotonda di Montesiepi. Tappa anche alla vicina abbazia, dal tetto scoperchiato. Una sosta particolarmente suggestiva per i fan di re Artù e gli appassionati di storia. Tappa finale Monteriggioni, dove pare aleggi il lamento dello spirito del capitano Giovannino Zeti, protagonista di un fatto storico cruciale che ha segnato la fine dell'epoca comunale.

Informazioni su www.mysterytuscany.it.

ansa 22 Aprile 2012 ore 06:07

Giardini segreti in città. Alla ricerca delle oasi verdi metropolitane

(di Marzia Giglioli)

Giardini e l’immaginario: dall’Eden a Babilonia, ma anche grandi palcoscenici nati dai capricci dei re. Intimisti o spettacolari, oppure essenziali come i Giardini dei Semplici,chiusi nei chiostri monacali. Ma anche oasi metropolitane, dove è possibile illudersi che il traffico e l’affollamento siano davvero lontani; mentre l’ultima sfida dei design, sono i Giardini Verticali, per ridare alle città un nuovo volto green, come sta dimostrando uno dei maestri di queste ‘giungle urbane’, l’artista botanico Patric Blanc che ricopre di verde le facciate dei musei e dei palazzi. http://www.verticalgardenpatrickblanc.com/

Ma il giardino è soprattutto un luogo e uno stato d’animo, che diventa zen quando si cerca l’essenziale ma che può anche ingannare la mente come succede nei giardini labirinto. E poi ci sono i Giardini segreti, luoghi appartati che si trovano anche in città per chi sa cercare e che rimangono magicamente intatti.

A Milano c’è Villa Invernizzi
in Via Cappuccini 3 a due passi dal Duomo. E’ conosciuta anche come “giardino dei fenicotteri“. E’ una vera oasi dove i fenicotteri sembrano irreali, creature rosa in questo luogo inaccessibile che fu dimora di uno dei più grandi industriali degli anni ’60. In via Mozart 14 c’è invece Villa Necchi Campiglio, una residenza degli anni Trenta, con il suo giardino magnifico, il suo orto in città, alberi da frutto e una magnolia secolare.La villa fu costruita tra il 1932 e il 1935 per il nucleo familiare composto da Angelo Campiglio, sua moglie Gigina Necchi e sua cognata Nedda. Il mondo dei Necchi Campiglio è quello dell’alta borghesia industriale lombarda e la villa ne è il simbolo, ne esalta quell’eleganza compatta, colta senza eccessi. La Villa oggi del Fai ospita la Collezione Alighiero ed Emilietta de’ Micheli e, al piano terra, la Collezione Claudia Gian Ferrari di opere italiane del XX secolo. http://www.fondoambiente.it/beni/casa-necchi-campiglio-beni-del-fai.asp

Giardini segreti anche a Roma, e scoperte zen. Ora che i ciliegi sono in fiore, si può visitare il giardino dell’Istituto Giapponese di Cultura in Via Gramsci che apre al pubblico con visite guidate fino al 26 maggio tutti i venerdì (15-17) e i sabato (10-12) Il giardino è stato realizzato dal noto architetto Ken Nakajima, che ha curato anche il progetto per l’area giapponese all’Orto Botanico di Roma. Si ritrovano tutti gli elementi essenziali e tradizionali del giardino sen’en ( il giardino con il piccolo lago) e si cammina in silenzio tra ciliegi, iris, glicini e pini nani. http://www.jfroma.it/
Non troppo conosciuti, nemmeno dai romani, i giardini di Villa Medici, sede dell’Accademia di Francia http://www.villamedici.it con la sua storia e la sua collezione di opere d'arte. A due passi dalla Scalinata di Trinità dei Monti c’è questo magnifico giardino racchiuso tra mura altissime con la sua loggia, emblema della Villa e l’atelier del bosco, ritratto in un celeberrimo quadro di Velasquez . Si ammira all’interno il gruppo dei Niobidi, copia in gesso degli originali antichi voluta da Balthus. La passeggiata si conclude con uno straordinario panorama sulla città dal Belvedere che è uno dei punti più belli per ammirare Roma e i suoi tetti

 Altro gioiello francese il Giardino di Villa Strohlfern che si estende in un’area di Villa Borghese con vista su Piazza Del Popolo. Un ambiente così ricco di stimoli e di bellezza da diventare il rifugio di molti scrittori, artisti e intellettuali. La Villa, costruita e voluta dal mecenate tedesco da cui prende il nome, aveva dedicato alle arti alcuni padiglioni della sua residenza. In questi laboratori soggiornarono tra gli altri il poeta Rainer Maria Rilke, l’allieva di Rodin Clara Westhoff, Matilde Serao, i fratelli Bragaglia. Ma la parte più interessante è lo Studio n.12 che ospitò Francesco Trombadori e che racchiude memorie intense custodite da sua figlia Donatella che è presidente dell’Associazione Amici di Villa Strohlfern e che è anche la vestale culturale di tanti ricordi. La villa che da Piazzale Flaminio corre in alto lungo la via Flaminia fino quasi alle Belle Art,i risale confinando con Villa Borghese; ha tre ingressi: uno su via di Villa Ruffo (Piazzale Flaminio), il secondo sul Piazzale di Villa Giulia e sulla Villa Borghese il terzo. Da molti anni ospita la Scuola Francese e il liceo Chateaubriand. Inizia proprio sabato la serie di visite guidate a cura del Comune di Roma ( chiamare 060608)

.Intanto in questi giorni al Casino di Principi di Villa Torlonia è in corso la mostra ‘Artisti a Villa Strohl-Fern’ che racconta appunto dei suoi ospiti eccellenti e che durerà fino al 17 giugno A Villa Borghese, adiacenti al Casino Nobile, protetti da muri e da fitti alberi di agrumi, ci sono tre Giardini Segreti, recuperati secondo l’originale seicentesco che li aveva destinati ad essere rifugio esclusivo del principe. Ma tra i giardini segreti di Roma c’è ne è uno che veramente non si immaginerebbe mai di trovare, ed è l’orto che si nasconde dietro il sagrato della Chiesa di Santa Croce in Gerusalemme, curato dai monaci cistercensi. Esiste da più di 500 anni ed è bellissimo, profumi di lavanda e di rose, sulle mura crescono i capperi ed è un trionfo di alberi di agrumi. Purtroppo non è visitabile, è stato chiuso da un anno; si può ammirarne solo il cancello di ferro opera di Jannis Kounellis. Era una meta splendida e si poteva acquistare la frutta dai monaci.

Spazi verdi nascosti e giardini segreti anche a Venezia, rinchiusi in piccoli spazi, che si schiudono con piante e fiori spesso arrampicati sulle antiche mura. Nel XVI secolo se ne contavano più di duecento di giardini tra la città e le isole, famosi per la loro straordinaria bellezza con fontane, piante rare e corsi d'acqua, come il giardino posto sul tetto del palazzo del segretario e cavaliere della Repubblica Simeone Santo a San Gregorio. Oggi ne sono rimasti pochi, ma si possono ancora scoprire, seguendo la mappa tracciata dal Wigwam Club Giardini Storici Venezia, frutto di un lavoro attento e paziente per salvaguardare questi angoli preziosi. Sono circa un centinaio i giardini veneziani e fanno parte di antichi conventi, di dimore nobiliari o di piccoli orti sparsi qua e là nella città che conservano la poesia di una Venezia nascosta al grande turismo. Una sosta a Ca’ Zenobio alla Giudecca fa scoprire anche il giardino di una signora svizzera ricavato dai terreni di una vecchia fornace. Qui si possono ammirare 50 varietà di narcisi, 60 tipi di clematidi e 100 piante di rose antiche. E lontano dalla folla si scoprono i giardini dei chiostri, con i fiori e i loro significati simbolici con il giglio simbolo di purezza, le violette simbolo di modestia e l’olivo simbolo di pace. Gli orti del Redentore si trovano dietro l'omonima chiesa e sono gestiti dall'Ordine dei Frati Cappuccini. In un ettaro di terreno si ritrovano viti e ulivi da cui i frati producono ancora vino e olio, e poi ci sono meli, peschi, e nelle aiuole si coltivano gli ortaggi. Un boschetto di olmi, cipressi e lecci caratterizza il vicino giardino affacciato sulla laguna. Nel sestiere di Castello, in una zona non molto frequentata dai turisti, sorge San Francesco della Vigna, un'oasi verde e silenziosa gestita dall'Ordine dei Frati Minori. La vigna fu donata ai Frati nel 1253 da Marco Ziani, figlio del doge Pietro. Oggi è un orto di clausura e conserva le caratteristiche della tradizione grazie la lavoro dei frati. (I Giardini Veneziani" di Mariagrazia Dammicco, Gabriella Bondi, Letizia Querenghi) C’è poi c’è la suggestione del giardino Scarpa della Fondazione Querini Stampalia, uno spazio apparentemente angusto che rappresenta proprio la sfida di Scarpa che sfruttò al massimo le potenzialità di un’area così piccola, creando un giardino di estrema raffinatezza che è il prolungamento del portico del palazzo e che oggi è uno dei tesori verdi di Venezia. http://www.querinistampalia.it/scarpa/index.html. E poi ci sono giardini e gli orti delle isole come San Francesco del Deserto, Sant’Erasmo, San Lazzaro degli Armeni e i giardini liberty del Lido. www.giardini-venezia.it

Cercando fuori dall’Italia, Hotels.com ha stilato una lista dei giardini segreti in varie città del mondo.Ad Amsterdam c’è il giardino Rijksmuseum, in Jan Luijkenstraat 1 con una grande varietà di fiori, fontane, serre e piccoli padiglioni e sparse nel giardino, alcune particolarissime sculture.
A Praga si scopre Il Giardino dei Francescani (Františkánská zahrada) a Jungmannovo Náměstí. A pochi passi da Piazza San Venceslao, si trova questo gioiello botanico quasi sconosciuto. Nato come corte conventuale per coltivare le erbe medicinali è oggi una vera oasi che contrasta con il clamore della città con le sue panchine circondate da cespugli di rose e piante rampicanti
A Stoccolma, ci si può riparare nel Rosendal’s Garden sull’Isola Djurgarden . Ogni pianta è rigorosamente coltivata con metodi naturali, si assaggiano frutti senza essere multati e si passeggia tra centinaia di varietà di rose, erbe aromatiche e agrumi provenienti da tutto il mondo.
A maggio a Boston, si cammina tra i giardini privati del quartiere di Beacon Hill e il “Beacon Hill Garden Club” organizza dal 1920 tutti i terzi giovedì del mese, un curioso tour tra alcuni dei più bei giardini privati selezionati tra quelli dei suoi 60 soci alla scoperta delle rose più belle.
  A ROMA IL CONCORSO DELLE ROSE Seguendo l’itinerario dei fiori e dei giardini, a Roma appuntamento con le rose al Roseto, ai piedi dell’Aventino, in uno dei luoghi più belli della città con vista sul Circo Massimo. A maggio sbocciano 1.100 specie di rose ed è un trionfo di colori. Il giardino apre il 28 aprile e ospiterà come ogni anno il Concorso Internazionale per incoronare le rose più belle. L’evento attira appassionati e botanici da tutto il mondo e si terrà il 19 maggio, mentre l’area delle rose speciali con la rosa vincitrice verrà aperta al pubblico il 20 maggio
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22 Aprile 2012 ore 05:59

Da venerdì 11 a domenica 13 maggio si inaugura a Reggio Emilia la settima edizione di Fotografia Europea: conferenze, incontri, workshop, proiezioni, installazioni video e spettacoli

Fotografia Europea 2012

VITA COMUNE IMMAGINI PER LA CITTADINANZA
Da venerdì 11 a domenica 13 maggio si inaugura a Reggio Emilia
la settima edizione di Fotografia Europea: conferenze, incontri, workshop, proiezioni, installazioni video e spettacoli affiancano l’offerta espositiva dislocata
in oltre 250 sedi istituzionali e altri luoghi cittadini.
Cuore della rassegna, che quest’anno ha scelto come tema chiave la vita comune,
l’omaggio al grande fotografo Henri Cartier-Bresson.
Le mostre proseguono fino a domenica 24 giugno
Preview per la stampa giovedì 10 maggio ore 11.00 da Palazzo Casotti
Inaugurazione  venerdì 11 maggio ore 17.30 Chiostri di San Pietro
L’esplorazione della vita comune – nella sua accezione più ampia, trasversale e sorprendente – è al centro della settima edizione di Fotografia Europea. Promossa dal Comune di Reggio Emilia e ormai punto di riferimento nel panorama nazionale e internazionale degli appuntamenti di fotografia, la rassegna ripropone la formula ormai collaudata delle giornate inaugurali. Da venerdì 11 a domenica 13 maggio, il vernissage delle mostre e installazioni della rassegna è accompagnato da un fitto programma di conferenze, workshop, letture, incontri e spettacoli.
Il tema conduttore “Vita comune: immagini per la cittadinanza” viene declinato attraverso quattro prospettive diverse, quattro percorsi, quattro interpretazioni, quattro suggestioni. La vita comune è così raccontata:
-attraverso il suo incessante cambiamento (con un programma di mostre di Costas Ordolis, Igor Mukhin, Michi Suzuki oltre a Des Européens, la straordinaria raccolta di scatti di Henri Cartier-Bresson sull’Europa dal 1929 al 1991);
-tracciando la mappa dei luoghi comuni della convivenza (dalle immense e mutanti metropoli di Peter Bialobrzeski alle spiagge come centri di aggregazione di Massimo Vitali, dall’Italia del Dopoguerra immortalata da Federico Patellani alla città simbolo Istanbul raccontata da Paola De Pietri);
-inseguendo il richiamo della partecipazione (individuale, come quella dello storico reportage sulla guerra franco-algerina di Pierre Bourdieu, e collettiva, come quella del gruppo IRWIN);
-sfidando le convenzioni e celebrando le differenze (dalle opere di artisti che hanno raccontato il lato proibito delle grandi città europee del Ventesimo secolo come Ed van der Elsken, Christer Strömholm, Anders Petersen, Lisetta Carmi, alla frizzante energia sprigionata nella “swinging London” degli anni ’60, protagonista delle fotografie di Philip Townsend, alle nuove traiettorie tracciate dalle giovani generazioni di artisti europei).
Se le mostre rendono Reggio Emilia un’immensa e ramificata galleria fotografica, con numerose location coinvolte per oltre un mese (dai Chiostri di San Pietro e San Domenico alla Galleria Parmeggiani, da Palazzo Casotti ai Musei Civici, dallo Spazio Gerra alla Sinagoga), sono i numerosi appuntamenti delle tre giornate inaugurali, da venerdì 11 a domenica 13 maggio, ad alzare il sipario sulla rassegna. Un programma di conferenze, incontri ed eventi dal vivo con cui Fotografia Europea propone un approccio multidisciplinare nel quale i protagonisti del mondo dell’arte e della cultura si incontrano e confrontano.
Completano il programma una serie di iniziative collaterali, tra cui workshop, seminari, letture porfolio, laboratori, mostre-mercato e gli oltre 300 appuntamenti del citato Circuito Off tradizionale percorso alternativo al programma ufficiale della rassegna.
Fotografia Europea è organizzata dal Comune di Reggio Emilia con l’apporto di numerosi curatori. Oltre alle consolidate partecipazioni di Elio Grazioli, Laura Serani e Walter Guadagnini, quest’anno si aggiungono Julia Draganović, Claudia Löffelholz, Contrasto/Magnum Photos/ Fondation Henri Cartier-Bresson, Kitti Bolognesi e Giovanna Calvenzi, Aurélien Arbet e Jérémie Egry, Daniele De Luigi, Christine Frisinghelli (Camera Austria) e Franz Schultheis (Fondation Pierre Bourdieu, Ginevra), Andrea Rapini.
LE MOSTRE
Prospettive di vita comune: il cambiamento
Come eravamo? Cosa è rimasto? Cosa siamo diventati? Possibili risposte a queste domande scorrono in Des Européens (a cura di Contrasto, Magnum Photos e Fondation Henri Cartier-Bresson), la mostra allestita ai Chiostri di San Domenico che raccoglie gli scatti realizzati tra il 1929 e il 1991 dal grande fotografo francese Henri Cartier-Bresson. Una carrellata di sguardi sull’Europa del ventesimo secolo, catturati nel corso di numerosi viaggi, dall’artista unanimemente considerato tra i padri del fotogiornalismo. Tutte in bianco e nero, le fotografie ritraggono il continente, i suoi paesaggi, i suoi abitanti, tra gioie e tribolazioni, in momenti e fasi storiche diverse (la prima versione della raccolta fu pubblicata nel 1955) evidenziando le profonde differenze, ma anche le notevoli similitudini tra i vari paesi attraversati e i tanti personaggi incontrati. Una mostra in cui – parole dello storico d’arte Jean Clair – Cartier-Bresson è “pellegrino appassionato”, che “seguendo il battito di un cuore avventuroso, palpitante, ritorna sempre alla sua Europa fatta di antiche mura”.
Oggi, sotto i nostri occhi, quell’Europa continua a cambiare, a scuotersi, a ridefinire territori e composizione, in un processo di perenne mutazione che viene confermato dal lavoro di altri ospiti di Fotografia Europea. Come i tre artisti, proposti da Elio Grazioli, che in altrettante esposizioni allestite ai Chiostri di San Pietro, mostrano il risultato del loro confronto con comunità in rapida trasformazione, sotto pressioni sociali e culturali, politiche ed economiche. C’è la Grecia di Costas Ordolis, protagonista sulle prime pagine della stampa internazionale, raccontata attraverso uno sguardo drammatico e lirico che scava nelle profondità della sua crisi sociale. C’è la Russia di Igor Mukhin, vista dall’interno, concentrando lo sguardo sulla dimensione giovanile. E c’è l’Italia di Michi Suzuki, giapponese naturalizzata, che ne insegue il nuovo volto cosmopolita, ibrido, multietnico attraverso le immagini dei figli di coppie miste.
Spesso, il cambiamento deriva dalla ribellione, dalla provocazione, dalla trasgressione. Ruggisce e si diffonde grazie ai movimenti artistici giovanili. Come quello rappresentato ai Chiostri di San Pietro dai tredici graffitisti, le cui opere sono fotografate e riunite nel progetto Like Lipstick Traces, a cura di Aurélien Arbet e Jérémie Egry. L’ispirazione arriva da Lipstick Traces di Greil Marcus (Tracce di rossetto, Odoya), celebre saggio sui movimenti alternativi del Ventesimo secolo, dal dadaismo al punk. Like Lipstick Traces vuole esserne un simbolico capitolo aggiuntivo, nonché la dichiarazione e dimostrazione di come anche il graffitismo sia riuscito a lasciare tracce indelebili nella storia dell’arte e della società moderna.
Prospettive di vita comune: i luoghi comuni
Non stereotipi ma luoghi reali, concreti, fatti di terra, cemento, vetro e mattoni. Città, palazzi, abitazioni, appartamenti, orizzonti del territorio, grattacieli che si proiettano verso l’alto e periferie che si espandono in senso orizzontale, luoghi del vivere e del convivere. Come quelli raccolti in È nata la Repubblica… di Federico Patellani (a cura di Kitti Bolognesi e Giovanna Calvenzi), maestro del reportage, attento osservatore dell’Italia del dopoguerra, della ricostruzione, della ripresa. Una mostra, promossa insieme al Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo e con la collaborazione della Regione Lombardia, ospitata presso i Chiostri di San Pietro che ci racconta come eravamo, tra sacrifici ed entusiasmi, quotidianità e straordinarietà, esplorazione del presente e costruzione del futuro.
Osservatorio di fenomeni attuali, testimonianze di disgregazione e di stravolgimento del tessuto urbano, sono le metropoli protagoniste del progetto Urban Changing del fotografo tedesco Peter Bialobrzeski (allestito nella Sinagoga di Reggio Emilia) che da oltre vent’anni in maniera sistematica documenta e interpreta la trasformazione del paesaggio urbano. Il suo modo di fotografare le città, spesso inabitate, ne esalta le dimensioni e le caratteristiche, ne sottolinea le banalità apparenti e le contraddizioni celate creando un universo di spaventosa bellezza. Mentre gli scatti di Massimo Vitali, fotografo italiano tra i più affermati sulla scena artistica internazionale, esposti ai Chiostri di San Pietro, vanno a scavare negli usi e nelle tradizioni della vita comune, inseguendo un’idea di appartenenza attraverso le immagini di spiagge, luoghi culturalmente codificati come centri di aggregazione. Sono ritratti di gruppo contestualizzati, dove in una sorta di sociologia del paesaggio, su fondo di decori naturali, scene di ordinaria quotidianità illustrano comportamenti di spaccati di società e assurgono a paradigmi. Entrambe le mostre sono a cura di Laura Serani.
Una metropoli in particolare, Istanbul, è l’oggetto di una nuova produzione di Paola De Pietri, realizzata appositamente per Fotografia Europea, in mostra sempre ai Chiostri di San Pietro. Una città complessa, simbolo dell’incontro tra culture e civiltà, punto di contatto e intersezione tra Oriente e Occidente, che l’artista reggiana trasforma in terreno d’analisi di temi legati alle nuove comunità, agli spazi in trasformazione, alle nuove regole di convivenza dettate dai cambiamenti economici e sociali. Dalla vicina Parma, infine, arriva Lucio Rossi il vincitore del concorso Off dell’edizione 2011 di Fotografia Europea, promosso quest’anno nel circuito ufficiale del festival.
Prospettive di vita comune: la partecipazione
Se la società del terzo millennio è solcata dal vento della partecipazione, che soffia sotto la spinta dei movimenti giovanili tanto nelle piazze delle grandi città quanto nelle arene digitali dei social network, anche l’arte viene sempre più coinvolta da simili dinamiche. Dove la partecipazione diventa sinonimo di impegno – individuale e/o collettivo – ai fini di una più profonda comprensione della vita comune. Fotografia Europea affronta questo tema partendo da lontano, dalle esperienze del sociologo, antropologo e filosofo Pierre Bourdieu, che alla fine degli anni Cinquanta condusse due inchieste nel terribile scenario della guerra franco-algerina: nei centri urbani, dove si ammassavano il sottoproletariato e i contadini sradicati dai campi, e nei centres de régroupements, dove erano internati milioni di civili. Osservatore partecipante, Bourdieu utilizzò ogni strumento a sua disposizione: dai questionari alle fotografie. Una traccia di quella intensa esperienza di documentazione è nella mostra In Algeria. Testimonianze dello sradicamento, allestita ai Musei Civici, a cura di Christine Frisinghelli (Camera Austria) e Franz Schultheis (Fondation Pierre Bourdieu, Ginevra). Grazie a un progetto dello storico Andrea Rapini (Università di Modena e Reggio Emilia), le foto si possono apprezzare per la prima volta in Italia.
É invece una partecipazione collettiva quella di IRWIN, il gruppo di artisti sloveni protagonisti della mostra NSK State in Time (a cura di Julia Draganović), ospitata a Palazzo della Frumentaria. Movimento atipico, braccio “visivo” del più grande Neue Slowenische Kunst (“Nuova arte slovena”: collettivo militante fondato nel 1984 e impegnato anche nella musica, nel teatro, nel cinema, dal 1992 trasformato in una nazione (NSK State in Time), un’entità sopranazionale slegata da limiti geografici e fondata sulla libera adesione dei cittadini. IRWIN va a caccia delle contraddizioni e dei paradossi della società odierna, affrontando le possibili declinazioni dell’idea di democrazia, in un momento in cui la sua validità sembra messa in discussione.
La trasversalità e multidisciplinarietà della sezione è confermata da Io, tu, noi e gli altri, esposizione collettiva di video a cura di Julia Draganović e Claudia Löffelholz (LaRete Art PRojects), nella quale gli artisti Yael Bartana, Sylvie Blocher, Nathalie Djurberg, Charlotte Ginsborg, Niklas Goldbach, Vlatka Horvat, Julia Kul, Bjørn Melhus, Valerio Rocco Orlando, Jani Ruscica, Sislej Xhafa provano a rispondere – a volte mettendole ulteriormente in questione – alle grandi domande sulla comunità. Come si crea? Chi vi appartiene? Quali sono i meccanismi di inclusione ed esclusione? Un tentativo dell’arte di affrontare temi a cui la stessa sociologia contemporanea riesce ad avvicinarsi solo con teorie incompiute ed eterogenee.
Una partecipazione collettiva diversa, che nasce dal territorio, è all’origine di Speciale diciotto venticinque, progetto inedito di Fotografia Europea dedicato ai giovani dai 18 ai 25 anni, in mostra nei Chiostri di San Pietro. Per diverse settimane, tre professionisti originari di Reggio Emilia (Alessandro Bartoli, Fabio Boni e Fabrizio Cicconi) hanno incontrato e guidato un gruppo di ragazzi provenienti dalla città e dalla provincia in un viaggio all’interno della comunità, raccontata attraverso il loro sguardo. Il percorso/laboratorio si conclude con un’esposizione collettiva. Sono infine i temi dell’integrazione e dell’immigrazione al centro di un’altra mostra collettiva, curata dall’agenzia Contrasto e presentata ai Chiostri di San Pietro. Un lungo viaggio da Nord a Sud per mostrare le storie dei protagonisti dell’Italia del futuro con le immagini di Tommaso Bonaventura, Francesco Cocco, Nicolò Degiorgis, Salvatore Esposito, Elena Givone, Alessandro Imbriaco, Francesca Leonardi, Martino Lombezzi, Emiliano Mancuso, Lorenzo Pesce, Gabriele Rossi, Riccardo Venturi, Antonio Zambardino.
Prospettive di vita comune: differentemente comune
Ritratti di comunità alternative, un modo ribelle e anticonformista, dissonante e divergente, di interpretare il vivere comune. A cominciare da Walk on the Wild Side, progetto espositivo allestito a Palazzo Casotti e curato da Walter Guadagnini che raccoglie opere di quattro protagonisti assoluti della fotografia europea del dopoguerra: artisti che hanno raccontato il lato più nascosto, selvaggio, proibito delle grandi città europee della seconda metà del Ventesimo secolo. La Parigi eccentrica e provocatoria che emerge dagli scatti dell’olandese Ed van der Elsken e dello svedese Christer Strömholm, i bar della Amburgo degli anni Settanta, protagonisti del progetto “Café Lehmitz” dello svedese Anders Petersen, il primo quartiere delle “graziose” della Genova degli anni Sessanta, esplorato dalla genovese Lisetta Carmi.
Traversando la Manica, ecco risplendere la Swinging London, stella polare degli anni ’60, capitale del cool e culla della controcultura giovanile. Con la sua moda, la sua musica e il suo showbiz, in quel decennio Londra conquistò l’immaginario collettivo del pianeta. A Fotografia Europea , nello Spazio Gerra, torna a vivere grazie a Mixter Sixties, una straordinaria collezione del suo fotoreporter per antonomasia, Philip Townsend, recuperata solo nel 2004 e presentata per la prima volta in Italia. Una mostra in cui – dai Beatles ai Rolling Stones, da Twiggy a Nico, da Maria Callas a Winston Churchill – sfilano tutti i protagonisti che abitarono e animarono la metropoli inglese in quegli anni, contribuendo ad alimentare una stagione che avrebbe influenzato la società, la cultura e l’arte dei decenni a venire.
Non erano ancora nate, all’epoca della Swinging London, le giovani sorelle francesi Alexa e Irène Brunet, titolari del progetto Habitants atypiques, esposto a Villa Zironi, anche questo inedito in Italia. Una ricerca durata quattro anni, inseguendo persone – singoli individui, coppie, gruppi – che hanno deciso di sperimentare un altro modo di abitare, lontane dalle grandi città, fino a mettere in discussione il funzionamento stesso della società. Ritratti poetici, con le immagini di Alexa e i testi di Irène, nei quali il reale si mescola con l’immaginario.
Dissonante e divergente è infine anche lo sguardo di Seba Kurtis e Marco Bolognesi, rappresentanti di una nuova generazione di artisti – trasversali, nomadi, cosmopoliti –, entrambi originari di paesi caldi e latini, ma trasferitisi in Inghilterra. L’argentino Kurtis a Manchester, cuore e teatro di Thicker Than Water, il lavoro sul territorio urbano e sui suoi abitanti, proposto a Reggio Emilia sotto forma di installazione (a cura di Daniele De Luigi). L’italiano Bolognesi a Londra, dove è nata Humanescape, esposizione in cui la fotografia viene abbinata a tecniche di pittura e collage, ribaltandone i cliché. Entrambe le mostre sono ospitate nella galleria Parmeggiani.
LE ALTRE INIZIATIVE
Oltre ai quattro percorsi sulle diverse declinazioni della vita comune, Fotografia Europea propone una serie di appuntamenti che – muovendosi in modo indipendente e trasversale rispetto al tema principale della rassegna – ne rendono il programma ancora più ricco ed eterogeneo.
Mostre
Un’idea e un progetto. Luigi Ghirri e l’attività curatoriale è l’omaggio della Fototeca della Biblioteca Panizzi al grande fotografo reggiano scomparso nel 1992. Una mostra inedita, documentale (a cura di Laura Gasparini in collaborazione con Adele Ghirri e con l’introduzione di Quentin Bajac), dedicata in particolare alla sua attività di curatore e promotore di iniziative culturali legate al mondo della fotografia. L’identità femminile è il tema dell’esposizione Dalla parte delle donne, a cura di Federica Bianconi e Chiara Canali, che riunisce le ricerche artistiche e performative di venticinque artiste italiane e straniere, tra cui Marina Abramovic, Elina Brotherus, Sissi, Francesca Grilli e Marinella Senatore, la cui ricerca si focalizza sul tema dell’azione sociale e dell’impegno politico nella comunità, in rapporto con la vita della famiglia e della cittadinanza, del privato e del pubblico. Si muove invece lungo il cammino della storia La pace impossibile. Dalle fotografie di guerra ai paesaggi 1958-2011, raccolta di 160 scatti di Don McCullin, uno dei miti della fotografia del Novecento, testimone di molti dei conflitti e delle tragedie umanitarie che hanno connotato la seconda metà del secolo da poco concluso. Dalla costruzione del muro di Berlino alla guerra del Vietnam, dalla carestia del Biafra ai conflitti in Libano e Irlanda del Nord, fino alle immagini di quiete e serenità notturna delle campagne circostanti la sua abitazione, un percorso di enorme potenza espressiva, proposto dai curatori Sandro Parmiggiani e Robert Pledge.
Portfolio Europa
Con Portfolio Europa – International Portfolio Review, Fotografia Europea s’inserisce nel circuito internazionale di letture portfolio di cui fanno parte i più importanti festival fotografici europei come Photo España, i Rencontres d’Arles, e il Month of Photography di Bratislava. A cura di Gigliola Foschi, in collaborazione con FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) e InSide Professional Training, Portfolio Europa ospiterà Alejandro Castellote, curatore indipendente di Madrid, Nina Kassianou, direttore artistico della M55 projects Gallery di Atene (Grecia),Rui Prata, direttore del Festival Encontros da Imagem di Braga(Portogallo),Vaclav Macek, direttore del Month of Photography di Bratislava (Slovacchia), coinvolti insieme ad altri critici e curatori come Alessandro Bartoli, Kitty Bolognesi, Fabio Boni, Fabrizio Cicconi, Denis Curti, Daniele De Luigi, Fulvio Merlak e Silvana Turzio in un programma di letture (nelle giornate di sabato 12 e domenica 13, alla Biblioteca Panizzi, su prenotazione) che offre un’occasione di confronto a fotografi professionisti e appassionati. Sempre nell’ambito del progetto sono previsti una conferenza e un concorso di portfolio.
Seminari/Workshop/Laboratori
Un altro oggetto, il disco musicale, è al centro di Photo Cover. Mostra-mercato del disco vintage, in piazza Fontanesi sabato 12 maggio (a cura di 8ball Agency). Sempre nel weekend di apertura, Fotografia Europea propone seminari e workshop di approfondimento e formazione rivolti a fotografi professionisti, grafici, operatori della comunicazione (a cura dell’associazione Don’t Be Blind, di InSide Professional Training, di Fotografia Professionale.it)
Il circuito Off
Si rinnova l’appuntamento con la sezione libera, indipendente e autonoma di Fotografia Europea, il circuito Off, che affianca i percorsi istituzionali con una programma ancora più ricco dell’ edizione dell’anno scorso: oltre 300 tra esposizioni, mostre e installazioni distribuite sul territorio cittadino e provinciale, (tra sale civiche, circoli, associazioni, gallerie d’arte, bar, ristoranti, librerie, negozi, appartamenti)  e il web attraverso il sito di Fotografia Europea. Confermato anche il concorso Off, che quest’anno si concluderà con uno speciale show in piazza Martiri 7 luglio.
Il catalogo
Un’ampia selezione di opere in mostra nel circuito ufficiale di Fotografia Europea è presente – insieme ai saggi dei curatori, ai contributi dei critici che collaborano alla settima edizione e ai testi di importanti personalità del panorama intellettuale nazionale e internazionale – nel catalogo, pubblicato da Electa.
I principali eventi saranno disponibili in streaming sul sito www.fotografiaeuropea.it
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