Turismo: Rimini di moda su media cinesi


Rimini è di moda sui media cinesi: sono quattro le testate giornalistiche del Paese asiatico che si sono interessate alla città romagnola, raccontandola come una meta turistica di grande interesse.
    "Dove nascono le delizie italiane", titola il mensile Elle Travel (distribuzione 920.160 copie) descrivendo un viaggio del gusto fra Rimini, Bologna, Ravenna, Parma e Modena alla scoperta del "paradiso gastronomico d'Europa". "Lo stile di vita italiano nella città natale di Fellini" è il lungo reportage di Xia Qiu per 'Modern Weekly' (settimanale con una distribuzione di 940.000 copie) che parte da Rimini per raccontare i borghi italiani. Con una passeggiata fra il bimillenario ponte di Tiberio, il simbolo del rinascimento di Leon Battista Alberti, la Domus del chirurgo e il Museo della città, dove si può sfogliare anche il libro dei sogni di Fellini. Anche il mensile di viaggi 'Travel+' (distribuzione: 475.000/Mese) e il quotidiano in lingua inglese 'Shanghai Daily' hanno dedicato ampi servizi a Rimini, come scrigno da scoprire e da gustare fra testimonianze dell'antichità e prelibatezze gastronomiche.
    Gli autori dei reportage hanno partecipato ad educational tour organizzati nell'ambito del progetto di promozione turistica e valorizzazione territoriale che il Comune di Rimini, assieme ad Apt Servizi Emilia-Romagna e all'Unione Costa, sta portando avanti come iniziative promozionali previste nella 'Campagna Riviera di Rimini sul mercato cinese'. (ANSA).

Calano i fedeli, la nuova vita delle chiese

Piste per skate. Librerie. Persino una discoteca. Negli Usa e nell'Europa del Nord è già un fenomeno noto: le strutture non più destinate al culto per mancanza di fedeli si trasformano. E tornano al servizio della comunità con altri usi. Dal Garden Museum di Londra al Domenicanen Bookstore di Maastricht
espresso.repubblica.it
L’odore di incenso non si sente più, però quello di birra è forte. Oggi il Church Brew Works di Pittsburgh è uno 
dei pub più famosi della Pennsylvania. Tutto diverso 
da quando tra i banchi non 
si vedeva nessuno: anche durante le funzioni la grande navata centrale (che ora ospita il bancone) rimaneva vuota. Oggi, lì dove c’era l’altare si accalcano in tanti.

«È un fenomeno nuovo. Mai 
si era avuta una così forte e diffusa secolarizzazione delle comunità, e di conseguenza anche dell’architettura», ragiona Jeanne Kilde, che studia questo intreccio all’università del Minnesota. In passato era successo, ovviamente, che i templi diventassero chiese, 
ma oggi assistiamo alla trasformazione in palestre, supermercati, case private 
e bar. Gli esempi sono tanti nel mondo e non fanno che crescere, anche in Europa.

C’è l’avveniristica libreria del Dominicanen Bookstore, a Maastricht, ricavata da un convento del XIV secolo 
con gli scaffali tra le navate; sempre in Olanda, dove 
si stima saranno chiusi più 
di 2000 portoni sacri nei prossimi dieci anni, c’è la ex chiesa di San Giuseppe ad Arnhem, che oggi funziona come pista da skate, e la Oude Kerk che oggi ospita 
la cerimonia di premiazione del World Press Photo.

A Munster, in Germania, 
San Sebastiano ora veglia 
sui bambini dell’asilo; oltremanica, a Bristol, la settecentesca cattedrale di Saint Paul è oggi una scuola di circo, mentre a Londra, a pochi passi dal Parlamento, ha da poco aperto i battenti 
il Museum of Garden History in quella che un tempo era Santa Maria di Lambeth.

È impossibile contare ristoranti, alberghi 
e case private nate dalla trasformazione di edifici 
un tempo sacri. A New York c’è persino una discussa discoteca, il Limelight (più volte chiusa per spaccio) al posto della Chiesa episcopale della Santa Comunione. Una manciata di esempi per un trend molto più diffuso e che negli anni, guardando alle statistiche sui fedeli e sulle vocazioni, non potrà che crescere.

In Germania per esempio, dal 2000 a oggi, hanno chiuso i battenti circa 400 chiese cattoliche e 100 protestanti. Destino comune per centinaia di migliaia di edifici in Danimarca, Gran Bretagna, Irlanda, Francia e Spagna. Che farne allora per non lasciarle in abbandono? Alcune diocesi si sono improvvisate agenti immobiliari. In Scozia è nato il sito churchofscotland.org.uk, in Francia patrimoine-religieux.fr, in Olanda reliplan.nl.

Un mercato, o un business che i fedeli non sempre capiscono. Anzi, non mancano i casi di parrocchiani saliti sulle barricate. «Per loro non si tratta mai di un passaggio indolore: lo spazio dedicato 
al culto è considerato sacro, inviolabile, ha molto 
a che fare con l’identità», riprende Kilde: «qualunque trasformazione viene considerata una profanazione». Il caso 
più celebre di “resistenza parrocchiale” è quello 
della diocesi di Boston. 
Dopo che il cardinale 
Sean O’Malley ha deciso 
di venderla per pagare 
i risarcimenti dovuti 
nelle cause per pedofilia, 
è stata occupata e ancor 
oggi tutto resta bloccato.
Diverso il caso delle decine di chiese e sinagoghe diventate moschee, o templi Hindu o Buddhisti, confessioni il cui numero di fedeli è in grande ascesa. Celebre quello di Jersey City dove lo stesso edificio è nato cattolico, poi è passato a una congregazione ebraica e nel 2001 si è trasformato in moschea.

Piccoli borghi, antichi villaggi, cittadine signorili, fortezze medievali

ORTA SAN GIULIO – Piccoli borghi, antichi villaggi, cittadine signorili, fortezze medievali. L’Italia è un colorato, sorprendente e magico luogo, tappezzato di paesi suggestivi, dove il tempo sembra essersi fermato.

Arroccati su monti, immersi tra le verdi colline, nascosti tra le montagne. Sono veramente numerose le meraviglie e i tesori del Bel Paese pronti a farsi scoprire. Nel ricco mosaico di bellezze che l’Italia ha da offrire si trova anche Orta San Giulio, un piccolo comune in provincia di Novara.
Orta San Giulio è un luogo dall’imperdibile fascino che sorge sulle sponde del lago d’Orta, inserito nel circuito dei Borghi più Belli d’Italia ed insignito della bandiera arancione da parte del Touring Club Italiano. Il caratteristico paese, fronteggiato dalla stupenda Isola di San Giulio è da sempre, intriso di spiritualità, arte e architettura.
“Il luogo, bizzarramente si chiama Orta. Uno che sapeva guardare, dice mio padre, l’ha definito un tempo un acquerello di Dio” M.Werner
Anticamente il nome latino del lago sul quale Orta si affaccia era Cusius, riferendosi ai suoi primi abitanti gli Usii, ma poi in epoca medievale prese il nome di lago di San Giulio, dal santo evangelizzatore. Il nome della cittadina, invece, ancora impresso sullo stemma del comune e visibile sulla facciata del Broletto, deriva dal latino Hortus Conclusus, che significa giardino chiuso. Orta infatti è un vero e proprio giardino immerso nella natura, tra il cristallino specchio d’acqua e la Riserva Naturale del Sacro Monte di Orta, parco definito da Nietzsche come uno dei luoghi “più suggestivi del mondo”.
Orta San Giulio è anche una località di grande misticismo, con alle spalle un’antica storia e leggenda.
La leggenda narra infatti che l’isola, distante pochi centinaia di metri dalla riva di Orta, un tempo fù uno scoglio roccioso, infestato da serpi, draghi e terribili mostri. Nel 390 d.c. approdò sulla piccola isola, San Giulio, fuggito dalla Grecia per scampare alle persecuzioni, e dal quel momento tutto cambiò. San Giulio, volendo costruire a tutti i costi la sua centesima chiesa cristiana, si spinse fin sulle rive del lago e affascinato dal luogo rimase a contemplare l’isola. Il santo, non trovando una barca, attraversò le acque del lago stendendovi sopra il proprio mantello e camminandoci sopra, guidato nella tempesta dal suo bastone, raggiunse l’isola. Scacciati draghi e serpenti con la sola forza della parola, iniziò a costruire la chiesa, nella quale scelse poi di essere sepolto. Da questo momento in poi l’isola divenne il centro di evangelizzazione di tutta la regione.
Al di là di questa affascinante leggenda, la storia legata alla cittadina lacustre è ben più cruenta e drammatica.
Orta e l'isola di San Giulio furono infatti teatro di feroci assedi e di battaglie sanguinose. Si crede che Onorato, vescovo di Novara dal 490 al 500, abbia iniziato le opere di difesa che, continuate nei secoli successivi, ne fecero un inespugnabile municipium. Divenne ducato longobardo e nel 590 il re longobardo Agilulfo vi fece uccidere il duca Minulfo con l'accusa di tradimento. Nel 957 Berengario II, in lotta con i vescovi-conti di Novara si rinchiuse nell'isola che fu assediata per 2 mesi dalle truppe di Ottone I. Ancora assediata nel 962, venne poi restituita al vescovo di Novara. Tra alterne e drammatiche vicende Orta e l'isola rimasero sotto la dominazione dei vescovi di Novara fino al 1817, anno in cui la Chiesa novarese vi rinunciò per sempre a favore di Vittorio Emanuele I, riservando al vescovo il castello e i palazzi dell'isola.
Oggi una serie di viuzze strette e tortuose, ricche di palazzi signorili di epoca rinascimentale e barocca, e alcuni giardini magnifici fanno della piccolo paese il gioiello sull'Orta.
Si entra nel borgo tra eleganti palazzi coi loggiati aperti sui giardini digradanti a lago. Piazza Motta è un salotto chiuso su tre lati dai portici, all´ombra dei quali si articolano diversi negozietti mentre le terrazze dei caffè si spingono con i tavolini a lambire l´acqua. Lo sguardo viene subito catturato dal Palazzo della Comunità della Riviera, simbolo del lungo autogoverno che caratterizzò questa comunità. Proseguendo per via Olina, s´incontrano Casa Olina, l´Ospedale del 1602 e, all´incrocio con una piccola salita, Casa Monti Caldara, dalle caratteristiche balconate in ferro battuto, elemento presente in molte case del borgo. Poco oltre, la seicentesca Casa Bossi, oggi sede del Comune, con l´ingresso che si apre su un giardino che termina a lago.
Più avanti sorgono diverse dimore sette-ottocentesche e via Bersani, ricca di scorci medioevali. La Salita della Motta ha sul lato destro la quattrocentesca Casa detta dei Nani mentre quasi di fronte, a sinistra, il Palazzo De Fortis Penotti dalla bella facciata neoclassica e sulla destra Palazzo Gemelli, tardo rinascimentale. Il culmine della salita è rappresentato dalla Chiesa di S. Maria Assunta, edificata nel 1485, dallo stupendo  portale di pietra di Oria con capitelli a motivi floreali e figure di animali. Costeggiando le mura di palazzo Gemelli ci si avvia lungo la salita che porta al Sacro Monte. Ultima tappa, l´Isola di San Giulio, che sorge a circa 400 m dalla riva. Visti dal lago, l´alto campanile della Basilica, i giardini, le linde casette sembrano formare un palazzo fiabesco. La maggior parte della superficie dell´isola è occupata dal Seminario. La Basilica ha subito modifiche in tempi diversi. Sul luogo della primitiva chiesa fondata da S. Giulio nel 390, fu costruita nell´anno 800 un´altra chiesa, poi danneggiata nel sec. X. Uscendo dalla chiesa, una strada percorre ad anello tutta l´Isola. Verso il lago si trovano le antiche case dei canonici, oggi residenze private.
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