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Santa Maria di Mili, una meraviglia abbandonata alle porte di Messina


La città di Messina è conosciuta per le sue peculiarità artistiche, prima tra tutte il duomo, meta giornaliera di migliaia di turisti che rimangono sorpresi e incantati dal campanile animato e dal ruggito del leone che squarcia quotidianamente il cielo di mezzogiorno.
Ma per tanti monumenti così conosciuti, ce ne sono altrettanti di eguale bellezza che vengono dimenticati e abbandonati al loro destino. È il caso della Chiesa normanna Santa Maria di Mili, che assieme all’ex monastero annesso, siede dimenticata sulle riva sinistra del torrente Mili, poco distante dal centro abitato di Mili San Pietro.
La Chiesa è una dei più antichi esempi di architettura religiosa arabo-normanna in Sicilia. Fu il conte Ruggero d’Altavilla ad edificarla nel 1090, per poi seppellirvi dopo due anni il figlio Giordano, morto durante una battaglia a Siracusa. Affidata ai monaci basiliani fino al 1542 e al Grande Ospedale di Messina in seguito, viene acquisita nel 1866 dal Demanio, che vendette il monastero a privati, mentre la Chiesa è attualmente patrimonio del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’interno.
Sul sito del comune esiste una sezione interamente dedicata alla Chiesa di Santa Maria di Mili, in cui vengono spiegate peculiarità storiche, architettoniche e artistiche dell’abbazia. In fondo, viene annunciata la possibilità di effettuare visite guidate prenotatili contattando l’indirizzo emailinfo@milisanpietro.it.
Passando dalle parti del torrente Mili, però, il panorama che si presenta non è quello che tipicamente invoglia al turismo: la chiesetta abbandonata è ricoperta da erbe selvatiche e rovi, tana di animali selvatici, preda di vandali e in balia delle intemperie. Facile immaginare parti della struttura pericolanti, che la renderebbero più adatta a escursioni spavalde e avventurose che non a gite turistiche e culturali.
Quello di Santa Maria di Mili è solo uno degli esempi che si potrebbero fare di strutture e monumenti analogamente trascurati, il cui fascino è condannato a diventare sinistro e selvaggio. Eppure basterebbe poco per trasformare l’indignazione di chi si trova a passare da quelle parti in sorrisi compiaciuti, riqualificando la chiesa e rendendola strumento utile a solleticare il turismo culturale.
Foto di Giovanni Lombardo in stettoweb.com

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