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Sulle tracce della monaca di Monza

MONZA - La città di Monza dedica alcuni eventi speciali a Marianna de Leyva y Marino, nobildonna spagnola che a 13 anni fu costretta dal padre, conte della città, a prendere i voti nell’ordine di san Benedetto e che, come suor Virginia Maria, dal 1598 al 1608 visse una storia scandalosa. La sua clamorosa vicenda ispirò pittori, registi, fumettisti e romanzieri, a cominciare da Alessandro Manzoni che creò la figura di suor Gertrude – la celebre Monaca di Monza - ne I promessi sposi, seguendo la tragica storia della nobile novizia.
Le cronache della città lombarda narrano che, dopo la pronuncia dei voti monacali, Marianna de Leyva entrò nel convento di santa Margherita da dove amministrò il feudo di famiglia che confinava con la casa di Gian Paolo Osio, un giovane ricco e bello. Suor Virginia ne rimase affascinata: lo sfrontato giovane le rivolse parola e, come disse il Manzoni, “la sventurata rispose”. Dalla loro relazione nacquero due figli, motivo per cui Gian Paolo venne condannato a morte e suor Virginia subì un processo e la reclusione perpetua in una cella.
Oggi è possibile riscoprire le vicende tumultuose di suor Virginia in due mostre e in un tour per le vie di Monza: dal primo ottobre al 19 febbraio il Serrone della Villa Reale ospita la mostra La Monaca di Monza, che ripercorre con dipinti e documenti la storia vera e letteraria di Marianna de Leyva; fino all’8 gennaio nei bellissimi e preziosi Musei civici, invece, è stata allestita l’esposizione La Monaca di Monza. Dal romanzo al cinema al fumetto. Per ricordare e approfondire la figure della monaca, inoltre, il 2 e il 9 ottobre è possibile seguire due tour Sui passi della Monaca di Monza con partenza dai musei e fino a novembre assistere alle rappresentazioni teatrali itineranti in costume, organizzati dal comune della città.
Sono numerosi i luoghi che ripercorrono la vita reale e letteraria della celebre suora: l’attuale chiesa di san Maurizio era il vecchio monastero di santa Margherita; in via Marsala c’è l’ex convento dei Cappuccini citato da Manzoni e in via Lecco si trova il convento della celebre Monaca, oggi sede di un liceo artistico. Infine, in pieno centro si può percorrere una via dedicata alla contessa de Leyva, il cui tracciato costeggia l’antico giardino dove un tempo sorgeva il monastero di santa Margherita.
Suor Virginia non è l’unica donna celebre a Monza; ci sono altre due figure femminili che hanno contributo a rendere famosa e più bella la città lombarda: Teodolinda, la regina dei Longobardi, e Margherita di Savoia, moglie di re Umberto l. La bavarese Teodolinda fu una grande mecenate che regalò a Monza, capitale estiva del regno longobardo, una ricca basilica dedicata a san Giovanni, un palazzo reale con preziosi oggetti d’arte e numerose chiese sparse per tutto il territorio. La basilica di Teodolinda è l’attuale duomo di Monza, al cui interno si trova una cappella dedicata all’amata regina dei Longobardi, affrescata dai pittori Zavattari. Anche la presenza di Margherita di Savoia influì sulla cultura della città: l’arte Liberty, infatti, qui prese il nome di “stile Margherita” con eleganti forme sinuose e ornati floreali in pietra e ferro, presenti sulle facciate dei palazzi del centro: dalla Villa Reale alla cancellata della cappella Espiatoria e ai villini di viale Cesare Battisti.
ansa

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