A Roma il Femminile e femminino di casa Andersen. Fino a 2/10, 70 opere raccontano donne scultore Centro mondiale


 I grandi nudi statuari, in marmo bianco, della Fontana di conoscenza infinita. Ma anche l'attimo intimo dell'amica Ethel Cochrane che si ravviva i capelli allo specchio. O la leggera serenità della celebre collezionista Isabella Stewart Gardner, distesa in giardino tra i glicini a Green Hill. La donna e la sua essenza sono tornate protagoniste in Casa Andersen, ultima dimora romana dello scultore, pittore e urbanista americano di origini norvegesi, oggi diventata Museo Hendrik Christian Andersen e che fino al 2 ottobre ospita la mostra a cura di Maria Giuseppina Di Monte, 'Femminile e femminino. Donne a casa Andersen'. Un viaggio attraverso le opere di Hendrik (1872-1940) e alcune del fratello Andreas, che oltre a raccontare la filosofia dell'artista ripopolano idealmente la sua casa e i suoi salotti delle tante figure femminili che animarono la sua vita.
    Nella capitale Hendrik Andersen visse infatti per oltre quarant'anni, lavorando all'utopia della Città perfetta con il progetto per un Centro Mondiale di Comunicazione. Lui stesso progettò arredi e decori di quella che in onore della madre ribattezzò Villa Helene, in Via Pasquale Stanislao Mancini, a due passi dal Tevere. Trasformato per molti anni in albergo dalla sorellastra Lucia, per volontà dello stesso Hendrik, alla morte della donna il villino passò poi allo Stato, fino a diventare Museo nel '96, oggi nel Polo Museale Romano.
    "La mostra - racconta la direttrice Maria Giuseppina Di Monte - è un'occasione per riscoprire la sua casa e lo spirito che la animava. Andersen non solo poneva uomini e donne sullo stesso piano. Ma considerava la donna il tramite per l'elevazione dell'uomo. Riprendendo il pensiero di Goethe, però, era convinto anche che il femminino appartenesse ad entrambi, senza distinzione". In un ideale itinerario tra il grande l'atelier e lo studio del piano terra, dove il maestro lavorava ed esponeva le opere finite, e poi il piano superiore, nelle stanze private e nel salotto a grandi vetrate, dove stucchi e decori si specchiano nei soffitti affrescati di allegorie, tutte al femmine, sono oggi esposte 70 opere, tra disegni, tele, bozzetti, nudi, ma anche oggetti personali, fotografie d'epoca, scritti, libri, ritrovati nei depositi del museo e generalmente non visibili. In cinque sezioni raccontano Hendrik (e suo fratello Andreas) tra donne 'prototipo' come la Sirenetta, Eva, la Maddalena e Psiche, e donne 'reali', come l'amatissima madre Helene, la cognata Olivia Cushing (colta, sensibile e soprattutto ricchissima mecenate per i suoi lavori) e la sorella adottiva Lucia Lice, giunta dalla Ciociaria come cameriera e poi diventata modella e sua ultima erede. "La casa stessa - aggiunge la Di Monte - era per lui simbolo del femminile e metafora dell'accoglienza". Ecco allora anche il popolo delle donne che Hendrik, "molto vicino ai rosacrociani, all'animismo e agli steineriani", stimava: dalla pittrice Mabel Norman alla scrittrice e giornalista femminista Julia Ward Howe, oltre alle più belle attrici e cantanti della città. E non manca il carteggio con lo scrittore Henry James, al quale era legato da una stretta e, pare, affettuosa, amicizia. Fino alla donna nella città perfetta e in quella complessa monumentale Fontana della Vita, scandita da sculture in marmo alte 2-3 metri, alla quale lavorò incessantemente sin dal 1904 come fulcro del Centro Mondiale che si sarebbe nutrito degli sforzi dell'intera umanità nel campo dell'arte, della scienza e della religione, del commercio, dell'industria e della legge. E nella quale Andersen immaginava la completa partecipazione delle donne. (Museo Hendrik Christian Andersen, aperto mart-dom 9.30-19.30; mostra visitabile solo su prenotazione con visita accompagnata)(ANSA).

Letteratura in vendita, da Proust a De Sade

Mentre il mondo intimo e letterario di Marcel Proust è andato in asta raggiungendo cifre insperate (lettere, manoscritti, libri, disegni, fotografie dello scrittore hanno fatto incassare a Sotheby’s 1,24 milioni di euro, il doppio delle aspettative), anche l’archivio privato del conte Donatien Alphonse François de Sade (1740-1814), per tutti il celebre Marchese de Sade, si prepara a prendere il volo con una vendita all’incanto. Sarà battuto il 15 giugno all’Hotel Drouot di Parigi per iniziativa della casa Tessier Sarrou, che proporrà per la prima volta anche un centinaio tra oggetti e cimeli appartenuti alla famiglia dell’autore di romanzi divenuti classici dell’erotismo come Le 120 giornate di Sodoma e Justine o le disavventure della virtù.
Nel catalogo, sono presenti anche pezzi inediti: le lettere scritte dal Marchese de Sade alla moglie Renée-Pelagie Cordier de Launay de Montreuil e ad altri membri della sua famiglia, tutti materiali custoditi per duecento anni tra le mura domestiche.
Nella messe di documenti, si può trovare anche l’atto di separazione del Marchese de Sade dalla moglie, come il racconto inedito Les coquilles d’œufs, un manoscritto di 16 pagine in endecasillabi e rime. Si narra la storia di Lucas, un giovane contadino sposato da tre mesi con Alix che viene corteggiata dal prete del villaggio; per scoprire l’adulterio, una notte si nasconde sotto il letto.
Nel catalogo redatto dalla casa Tessier Sarrou c’è di tutto: anche un cimelio come il cranio dello scrittore stesso, realizzato in seguito all’esumazione delle sue spoglie dal cimitero di Charenton.
Il Manifesto.info

L’ Appennino noir di Guccini & Macchiavelli

Francesco Guccini, Loriano Macchiavelli “La pioggia fa sul serio” pp. 200,  17,50
Un settembre piovoso come non s’era mai visto, con acqua che cade da tutte le parti e si porta giù pezzi di montagna, dilavamenti, smottamenti. Da questo strano diluvio emiliano, annunciatore di cose funeste, sgorga il nuovo giallo del duo Guccini-Macchiavelli, La pioggia fa sul serio Romanzo di frane e altri delitti. L’uno grande cantautore che «si sente un po’ vecchio» e ha appeso l’ugola al chiodo. L’altro, giallista tra i più durevoli dell’eurozona (il suo Sarti Antonio è longevo quanto Maigret), cantore della Bologna nera prima che la cronaca s’accorgesse che Bologna aveva effettivamente un’anima nera. Si sono conosciuti quasi vent’anni fa con la storia di un prete affogato in un rivo per colpa del vino («gliel’ho raccontata ed è nato il nostro primo giallo, Macaronì», dice Guccini) e da allora con regolare cadenza confezionano romanzi a quattro mani, prima con il maresciallo Santovito, trasferito dal meridione all’Emilia; ora con Marco Gherardini, detto «Poiana», un agente della forestale che oltre a vegliare su boschi, carrarecce, bracconieri, cinghiali, raccoglitori a ufo di funghi, mirtilli, tartufi, risolve delitti; tutti ambientati sui pendii dolci e selvaggi dell’Appennino tosco-emiliano, dove entrambi vivono, per scelta, dopo un’intensa vita metropolitana, in un romitaggio pacato di convivi, amicizie, letture, pensieri.  

Guccini a Pàvana, sulla Porrettana, l’antica strada che metteva in comunicazione il Granducato di Toscana con lo Stato Pontificio, onusta di storie, di commerci, viandanti, banditi, soldataglie. «Sebbene sia nato a Modena - dice Guccini - questi rivi, queste nuvole basse che giocano con le cime dei monti fan parte della giovinezza. Venivo in questa casa dei nonni, accanto al loro mulino, a passare le estati con i giochi pieni di fantasia e il tempo che non finiva mai. Ora non riesco più a vivere questi luoghi come allora, un po’ perché non ho più l’energia per passeggiare, un po’ perché la natura è cambiata, trascurata, violentata dall’uomo. I castagni vengono attaccati da malattie strane che arrivano fin dalla Cina. Nessuno pulisce più o boschi, i cinghiali, che sono carini e simpatici disfano tutto, lasciano buche enormi che paiono bombardamenti. I paesi si spopolano, e perfino le carte rischiano l’estinzione, perchè i vecchietti faticano a formare il tavolino al bar per la partita».  

Macchiavelli sta invece a Montombraro, borgo medievale all’ombra d’un castello di Matilde di Canossa nel comune di Zocca («quello dov’è nato Vasco Rossi, e mi fa venire un’invidia… perché tutti lo conoscono per questo»), dove si mangiano cibi antichi come i borlenghi, «Mi riposa stare quassù in compagnia dei pensieri, del cielo, degli alberi. Sono diventato più contemplativo, è finita la giovinezza delle battaglie e Bologna, che ancora amo, non la riconosco più. La montagna, che sembra così silenziosa, invece è piena di stimoli per un giallista. Cova misteri infrattati nei sentieri, nelle forre, nelle rocce. Rancori trasmessi per generazioni d’un tratto deflagrano».  

Quest’Appennino sorprendentemente noir, custode di tesori nascosti, può quindi svegliare appetiti criminali. «Per carità non sveli nulla, altrimenti il piacere della lettura svanisce» si raccomanda Guccini. L’intrigo – senza violare la consegna del silenzio - si svolge nell’immaginaria Casedisopra, piccola Macondo di personaggi e comparse bizzarri, dal prete polacco che ha sostituito l’anziano parroco all’aitante maresciallo dei carabinieri (il nonno del «Guccio» era carabiniere a cavallo, che per un centimetro non riuscì a diventare corazziere), extracomunitari, la tabaccaia dritta come un fuso che ha strafumato per settant’anni, bracconieri, prof in pensione e forestieri che arrivano da chissà dove per fare chissà cosa... finché non ci scappa il primo morto, un geologo che effettua strane ricerche su un masso nero. 

Con il passo lento delle storie che si gonfiano in osteria, il Poiana dipana la matassa, cercando indizi sotto frane, case abbandonate, e persino oratori affrescati che stuzzicano una fantasiosa attribuzione. Nientemeno che Piero della Francesca. «Piero aveva lavorato a Bologna, poi fu costretto a tornare indietro perché la madre stava morendo – dice Macchiavelli -. Perché non immaginarlo che si fermava tra i monti a dipingere una madonna con il ventre gonfio come quella celebre di Monterchi? Poi cancellata perché dopo il concilio di Trento, più severo verso il corpo, tutte le immagini della vergine incinta erano diventato intollerabili, quasi sacrileghe». «Una storia bella - rincalza Guccini - quindi ho dato il nulla osta». Dunque capita che vi bocciate nella scrittura comune? «E’ Loriano che mi corregge - dice Guccini -. L’idea nasce a me, la innaffiamo con qualche bicchiere di vino, poi butto giù il primo capitolo. Lui legge e me lo cambia. Poi scrive il suo, e anch’io ci metto del mio». Il romanzo nasce così, di capitolo in capitolo, poi assemblati a tavola, «quella di Francesco, perché lui non ha la patente e sono io che vengo in trasferta - dice Macchiavelli -. Di solito non sappiamo chi è il colpevole. Più andiamo avanti e più complichiamo la trama, aggiungiamo colpi di scena, depistiamo il lettore». Loriano sottrae, corregge, cassa. Guccini spennella particolari, cita cose perdute come nei due dizionari che ha compilato con amoroso spirito rigattieristico («E’ un esperto di botanica, antichi mestieri, gesti incastonati in una termine dialettale», dice il collega).  

C’è molto di vero, anche nella fantasia. Poiana, per esempio, ha un negozio di ferramenta. «In parte si riconosce, ma si lamenta perché non lo facciamo mai scopare…». Già, nonostante compaiano belle fanciulle, di sesso ce n’è poco. «Quando arriva la scena d’amore è un rimbalzarsi di “scrivila tu, no tu, va bene provo io…” alla fine non viene fuori niente… l’eros non è nelle nostre corde». Bisticciate? «Discutiamo pacatamente. A volte smonto una tesi troppo azzardata con l’ironia», dice Guccini. «Siamo anche dalla stessa parte politica – dice Macchiavelli -. Io più massimalista. Renzi, per esempio, non mi piace. Francesco è più democratico e mi esorta “aspettiamo, vediamo che fa”. Ci piace stare insieme. Con le nostre mogli, gli amici, le storie. E alle undici di sera tutti a letto».  

Oltre all’assassino da scoprire, il grande protagonista è l’Appennino, con la sua maestosa dolcezza. «Non è come le Alpi o come le Rocky Mountains ma ogni tanto richiede le sue vittime sacrificali, la vita di qualcuno che per orgoglio o incoscienza si ritiene più forte delle pietre. Invece la montagna non dà confidenza, neppure a chi crede di conoscerla». Perché la natura è sempre matrigna, e non bisogna prenderla sottogamba. Come la nostalgia. Altrimenti si trasforma in melassa dei bei tempi andati. «Amiamo questa terra, ma non c’è mai, né in me né in Francesco, il rimpianto conservativo di un’età dell’oro perduta – dice Macchiavelli -. Quando eravamo piccoli qui la gente faceva la vita grama, oggi la farina di castagna ha il sapore prezioso delle botteghe bio, allora aveva solo il gusto della miseria. La gente crepava di fame, si rompeva la schiena nel lavoro. Quel passato, se non torna, è meglio. Ciò detto dobbiamo pur pensare a costruire un futuro migliore di questo presente, parecchio meschino». 
lastampa.it

Le piante rispondono alla gentilezza umana

Le piante sono pienamente consapevoli di ciò che avviene intorno e rispondono rapidamente alla maniera in cui sono trattate, mostrando fra l'altro di 'apprezzare le carezze' umane. Lo hanno scoperto scienziati australiani, che nella ricerca pubblicata sulla rivista Plant Physiology descrivono come le piante reagiscono in diverse maniere quando sono toccate o lisciate, e come possono anche fiorire diversamente o sviluppare maggior resistenza agli organismi nocivi.

"Abbiamo osservato che anche il semplice atto di far cadere gocce d'acqua su una foglia causa una risposta complessa dentro le piante", scrive il responsabile della ricerca, Olivier Van Aken dell'University of Western Australia. "Lo stesso avviene per un soffio di vento, per un insetto che si muove su una foglia, o anche quando una nuvola getta ombra sulla pianta".

E' stato dimostrato che anche le piccole vibrazioni di un bruco che mastica una foglia sono trasmesse fino a parti più distanti della pianta, causando una reazione, aggiunge Van Aken, ricercatore del Centro di eccellenza nella biologia di energia delle piante, di base nell'ateneo.

Lo studio suggerisce che la risposta al tocco può preparare le piante a difendersi dai pericoli o ad avvantaggiarsi di cambiamenti meteo favorevoli. Lo studio ha anche identificato due proteine che aiutano a disattivare la risposta delle piante al tocco.
ansa

Reportage Caucaso, poesia e vino Viaggio in Georgia

Ci sono popoli che devono essere raccontati. Hanno vicende importantissime. A volte salgono alla ribalta per motivi geopolitici di forte attualità, poi rientrano, per noi, nel loro buio millenario. Li conosciamo poco o niente. 
Ad esempio i Georgiani. Verrebbe da dire, per iniziare questo racconto che qualcun altro proseguirà: be’, sono come gli italiani, una grande storia alle spalle e una gran voglia di stare bene. E hanno il senso dell’amicizia. Quando Boris Pasternak fu espulso dalla unione degli scrittori sovietici nessuno lo andava piu a trovare. Si recavano da lui solo gli amici poeti e scrittori georgiani. A loro scrisse delle lettere bellissime, uscite in un libro. 

Uno di questi era Titsian Tabidze. Morì in una prigione sovietica nel ’37. Il suo viso di ragazzo serio e lucente mi ha accompagnato nel breve viaggio che ho compiuto per un festival di poesia in una tenuta a due ore da Tbilisi. E nel parco museo di Tsinandali, con il padrone di casa Georg e il suo socio, con le foto della stirpe dei Chavchavadze, stirpe di generali, principesse e letterati, con il bravo poeta georgiano Dato Meghnaze e sua moglie, la elegante Lali, circondati da parenti, amici e invitati, ecco, ho avuto la riprova: somigliano agli italiani questi pazzi georgiani. Lo si capisce da come amano il vino, ad esempio, o da come cantano. E dall’orgoglio con cui fanno risalire un sacco di cose alla loro terra. 

Qui era l’antica Colchide, gli argonauti vennero a cercare il vello d’oro, la maga Circe era di queste parti. Poi si allargano un po’: dicono che gli etruschi erano protogeorgiani, che son state trovate qui le prime ossa di uomo europeo, che c’è oro a bizzeffe. Difficile credere a tutto, mentre non la finiscono di fare brindisi e viene il sospetto che li facciano giusto per versarsene un altro po’. Ci somigliano, però ci sono apparizioni straordinarie che ti fanno pensare: «Ma dove sono finito?». E non mi riferisco alla bizzarra Rolls Royce rosa che spunta su una piazza a Tblisi. Ci sono apparizioni e storie che si imprimono per la loro verità. Ad esempio, i gioielli d’oro antichi tolgono il fiato, e le spade e i pugnali. È un paese terra di re, principesse e nobiltà. Il re Davide IV l’edificatore, strappò queste terre all’islam dopo che già nel IV secolo si erano convertite al cristianesimo. Ancora è onorato. Così come re Eracle II, nella regione di Kakheti, il cui centro Telavi è un paesone di dolce collina in faccia ai monti del Caucaso. Sì, qui si sentono di sangue regale. È un Paese ponte, a questo deve la sua fortuna e la sua sofferenza. Sempre preso di forza, dai mongoli ai comunisti. Ora ci sono altri modi di dominare. 

Ma la Georgia può essere protagonista del proprio destino. Ha condizioni geopolitiche (tra cui il privilegio di un trattato di libero scambio europeo) e caratteristiche di distribuzione della proprietà che offrono buone prospettive in campo agricolo e turistico. Perciò l’amicizia con gli italiani può far fiorire varie cose. Lo pensano in tanti qui, tra questi anche l’ambasciatore italiano, Antonio Bartoli, da sette mesi mandato quaggiù dopo importanti esperienze negli Usa. Somigliano e non somigliano agli italiani, dunque. 

Il principe Andronikos conversa e canta con la malinconia nobile e invincibile che conosciamo bene. Ma con una dolcezza lievemente orientale che da noi è rara. Le donne sono eleganti e sanno essere pazze. Alcune conservano dolori dentro come un diadema, uno sparo. Altre, come Nunu Geladze, splendida traduttrice, cantano tirando fuori una voce che viene dai grandi boschi e dalle distese del Caucaso. Qui molti hanno visto amici sparire, intere famiglie. 
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L'antico monastero di St. Ninos a Samtavro

E nel Museo dell’occupazione sovietica, all’entrata immerso in una luce rosso sangue sta il vagone maledetto traforato dai colpi della mitragliatrice su cui erano molti intellettuali. Sembra un oggetto di mille anni fa, ma sono solo ottanta. Con il grande cugino russo che pulsa subito di là dal confine la partita è ancora aperta. I media di tutto il mondo hanno documentato la durezza di certe repressioni, prima che si arrivasse alla indipendenza, nel ’92 e poi – con la rivoluzione delle rose nel 2003 – all’attuale struttura politica. 

Il passaggio dall’abbraccio con l’ingombrante vicino alla libertà non è stato indolore. In una foto del museo si vede una bella ragazza che da un auto sventola una bandiera, piena di determinazione e di speranza nei giorni della indipendenza. Ora quella donna, mi dicono, fa la badante o qualcosa del genere in Italia. Tblisi è una città bizzarra, una storia di continue sovrapposizioni. È nata in modo bizzarro, del resto. La sua storia, infatti, inizia da un fagiano caduto nel fiume. Il suo cacciatore, l’antico re Vakhtang Gorgassali, scoprì così le proprietà delle acque calde di qui, sulfuree e curative. La Georgia è situata in un punto strategico, un ponte, un corridoio un tempo per la seta oggi per il gas. È senza popolazione numerosa, con una industria poco sviluppata. Ci sono più georgiani in Turchia che in Georgia, dicono i numeri. 

E ovunque ne trovi, anche a Palermo, dove c’è una giovane scrittrice che vi arrivò profuga, Ruska Jorjoliani, o a Bari, Milano. Ma forse non somigliano a nessuno i georgiani. A settembre viene il Papa. Viene apposta per loro. Perché sono unici, come l’alfabeto incomprensibile che usano. Ce l’hanno solo loro al mondo, qualcosa vuole dire...
Avvenire

Italia Travel Awards, premiati Italia, Puglia e Usa

L'Italia come migliore meta culturale, la Puglia come regione più amata, gli Stati Uniti e l'Oman come migliori destinazioni, Maldive come destinazione mare, Mykonos come miglior destinazione Lgbt. Sono solo alcuni dei ben 43 riconoscimenti assegnati ieri sera all'Acquario Romano, nel cuore della Capitale, della prima edizione degli Italia Travel Awards, un po' gli "Oscar" del settore, alla presenza di quasi tutto il mondo del turismo italiano, dalle istituzioni rappresentate dal sottosegretario del Mibact Dorina Bianchi alle agenzie di viaggio, ai tour operator, alle associazioni di categoria e ai principali enti ed uffici del turismo straniero che operano in Italia.
E proprio il sottosegretario Bianchi ha invitato tutti gli operatori del mondo del turismo italiano a non fermarsi e a continuare a lavorare. "Il premio all'Italia come migliore destinazione culturale - ha spiegato - conferma che l'intuizione del governo di mettere insieme turismo e cultura va nella direzione giusta, ma il nostro Paese potrebbe concorrere con onore in tutte le altre categorie. Questo è il primo governo che torna a investire in cultura e che considera il turismo un vero e proprio volano di sviluppo economico e sociale del Paese".
    All'origine di questo premio, nato per celebrare l'impegno e la competenza nel settore turistico italiano, la passione di due imprenditrici, Roberta D'Amato e Danielle Di Gianvito. "Siamo molte emozionate e felici, alla fine di un anno e mezzo di lavoro i tantissimi voti attestano un'ottima risposta sia del trade che del consumer - dicono - e mandano un chiaro messaggio di apprezzamento per il lavoro, la passione e la forza di reinventarsi delle aziende in nomination, in un momento particolarmente difficile per il turismo".
    Tra i tantissimi premiati anche la migliore compagnia crocieristica (Costa scelta dagli agenti di viaggio, Msc dai viaggiatori), la migliore compagnia di traghetti (Gnv Grandi navi veloci per gli agenti e Moby Lines per i viaggiatori), la migliore compagnia aerea (Alitalia per i voli nazionali, Emirates per gli internazionali e migliore in assoluto per i viaggiatori, easyJet per i low cost), la migliore compagnia ferroviaria (Trenitalia), la migliore associazione di categoria (Astoi), il miglior tour operator (Alpitour per gli agenti e Eden Viaggi dai viaggiatori, Press Tours per viaggi specializzati, Veratour per i villaggi), la migliore Olta - On line Travel Agency (Albatravel), il miglior Gds - Global Distribution System (Amadeus), il miglior sito di prenotazioni on line (Booking.com), la miglior compagnia assicurativa (Allianz), il miglior autonoleggio (Hertz), il miglior parco a tema (Disneyland Paris). 
ansa

Turismo: Firenze, boom da Usa, seguono gli asiatici

Nel primo trimestre dell'anno a Firenze boom di turisti provenienti dagli Usa, ma resta forte la presenza asiatica, dai cinesi ai giapponesi: lo indica l'Ufficio di statistica della Città Metropolitana che ha contato 205 mila presenze dagli Stati Uniti (160 mila nel settore alberghiero, circa 45 mila nell'extra). Gli statunitensi sono seguiti dagli spagnoli, con 101 mila presenze; i cinesi si piazzano al terzo posto, con 100 mila. Di seguito giapponesi, 93.580; francesi, 86 mila; britannici, 80 mila; tedeschi, 67 mila. Per il solo capoluogo, i giapponesi sono al terzo posto e i cinesi al sesto.
    Sono 190.940 le presenze statunitensi, seguono spagnoli (88 mila), giapponesi (circa 77 mila), britannici (oltre 73 mila), francesi (71 mila) e i cinesi (71.508 presenze). Sia nel caso di Firenze capoluogo che nel territorio metropolitano, dopo gli asiatici vengono i turisti brasiliani (con circa 50 mila presenze) e, a seguire, i coreani del sud (49 mila nel territorio metropolitano, 44 mila nella sola Firenze).
ANSA

Boramata, follie di vento nella città della bora. A Trieste una festa disordinata, come piace al vento dal 2 al 5 giugno

L’unicità di Trieste è merito anche del suo celebre vento, la bora. Il disegno della città, i palazzi, gli spazi urbani: la bora ha plasmato questa città, rendendola unica, una caratteristica che ogni inverno la porta alla ribalta dell’attenzione mediatica nazionale. Nasce dalla passione per questo vento, le suggestioni e le storie che porta con sé, l’idea di BoraMata, manifestazione pensata per festeggiare e raccontare la cosa più triestina che c’è. Invisibile, ma memorabile. Un po’ mata, molto amata. BoraMata è una festa disordinata, come piace al vento.
Con l’organizzazione e la realizzazione della Prandi.com e su ideazione di Rino Lombardi - curatore del Magazzino dei Venti e del progetto Museo della Bora – la manifestazione ritorna dopo il successo dello scorso anno tra il 2 e il 5 giugno prossimi. Per quattro giorni il cuore della manifestazione sarà la rinnovata piazza Ponterosso, uno dei luoghi della bora triestina che negli anni ospitava le corde e oggi ospita perfino una fontana “antibora”, recentemente restaurata. Nella piazza sarà allestita una grande struttura ottogonale con uno spazio dedicato al Museo della Bora, un omaggio alla Torre dei Venti di Atene e con video e curiosità dal mondo del vento. Allestito anche quest’anno anche l’angolo animato da un grande ventilatore per fotografarsi immersi nella bora e ritrovare poi il proprio scatto nella Gallery di BoraMata.
Presenti due grandi artisti del vento: il ritorno di Edoardo Borghetti, detto Edofly, aquilonista noto a livello internazionale, che ancora una volta proporrà - sia in piazza Ponterosso nel pomeriggio di giovedì 2 giugno che in piazza Unità venerdì e sabato - il suo spettacolo di aquiloni giganti con le enormi “Bol” che avevano affascinato triestini e turisti. Arriva, invece, per la prima volta dalla Bretagna l’artista francese Alain Micquiaux che porterà tra Piazza Ponterosso e Piazza unità, sempre a partire dal pomeriggio di giovedì, arredi eolici di grande impatto visivo e altre installazioni verticali a sorpresa. Non mancherà anche quest’anno il Giardino di Girandole, che sarà allestito giovedì in piazza Ponterosso per poi trovare spazio in Piazza Unità nei giorni successivi: un centinaio di girandole rosse per un colpo d’occhio unico che domenica 5 giugno alle 18.00 verranno “battute” ad offerta libera: il ricavato andrà quest’anno alla Associazione De Banfield.

Novità di questa edizione sarà affiancare a BoraMata un’altra, grande tipicità triestina: troverà così spazio nella manifestazione un momento di degustazione del “Cotto per la bora”, un’iniziativa a cura della FIPE dedicata a una specialità originale e irripetibile del territorio, il prosciutto cotto triestino, che è unico come la bora.

Ogni giorno nello spazio del Museo in Piazza di piazza Ponterosso una serie di iniziative con le “chiacchiere al vento”, letture e proiezioni. Si inizia alle 12.00 di giovedì 2 giugno con l’incontro tra il curatore Rino Lombardi e l’artista ospite Alain Micquiaux che racconterà i suoi allestimenti prima della loro installazione. Wendy d’Ercole interverrà, invece, per raccontare gli anni dello “shopping jugoslavo” negli anni della Ponterosso in jeans.

Attesi nel tardo pomeriggio di venerdì due ospiti d’eccezione per un incontro tra aneddoti, suggestioni, racconti. Trieste la “città dei matti”, di Basaglia, della bora. Spesso a Trieste si sente dire che il vento faccia “diventare matti”, che il soffio incessante dei refoli, il muoversi scomposto e potente dell’aria scombussoli i pensieri, così come scompiglia i capelli o solleva i vestiti.. “Imborezzai. Matti di vento” è il titolo della conversazione tra lo psichiatra Peppe Dell’Acqua e Massimo Cirri, conduttore del programma di Radio2 Rai Caterpillar, scrittore e psicologo. L’incontro sarà anche occasione per la prima presentazione a Trieste del nuovo libro di Massimo Cirri “Un’altra parte del mondo” (Feltrinelli) sulla vicenda di Aldo Togliatti, figlio del leader comunista Palmiro, rimasto richiuso per trent’anni in un manicomio.

Da segnalare anche i momenti di lettura con il Juke box letterario a cura dell’attrice Sara Alzetta che leggerà testi di autori triestini (Joyce, Svevo, Saba, Stuparich, Slataper, Giotti, Pahor, Roveredo, ..) e l’incursione del Pupkin Kabaret che nella serata di sabato regalerà i suoi “Refoli di Pupkin - Previsioni del vento”. Nell’ultima giornata, domenica 5 giugno, torna anche il raduno con gli Ambasciatori Eolici, eroici e fantasiosi raccoglitori di vento in giro per il mondo. 
ansa

In Calabria rinasce il 5 stelle della 'ndrangheta. Suo rilancio coinvolge quattro comuni circostanti e promuove il territorio

C'era una volta un "albergo della 'ndrangheta" tanto da essere definito dalla Dda di Reggio Calabria, "una centrale del riciclaggio". Ma oggi, la maestosa struttura,confiscata e data in gestione controllata, è diventata, al contrario, un simbolo della valorizzazione del territorio. Ha superato la diffidenza della gente locale ed è rinata, promuovendo il turismo e tornando all'antico splendore per i turisti che visitano la Calabria grazie alla sua posizione strategica.
E' questa la particolarissima storia del Parco dei Principi (PRENOTA ORA CON BOOKING), una struttura da cinque stelle immersa in un meraviglioso parco, a 3 km da Roccella Jonica (Reggio Calabria) ma sul versante di Levante. Sessanta camere lussuose, piscina, parco lussureggiante: tutto sequestrato nell'ambito dell'operazione 'Cinque Stelle' del febbraio 2011, che ha coinvolto la società a cui faceva capo facendolo finire in disgrazia. Ma a rimetterlo in corsa ci ha pensato un milanese, un 'sciur Brambilla' già direttore di grandi catene internazionali che invece di godersi un'agiata pensione ha accettato la difficile sfida propostagli dal tribunale di Reggio Calabria. Una scommessa che ha vinto. "Dirigo alberghi importanti in giro per il mondo da una vita - racconta all'ANSA Bruno Fabiano, il direttore - e come appassionato della Calabria ho accettato di buon grado l'offerta che mi è stata fatta 4 anni fa di dirigere uno degli hotel più prestigiosi della regione (per anni sulle guide Michelin e Gambero Rosso e tra i migliori d'Italia, NdR). All'inizio è stata dura, le camere erano a prezzi stracciati ma nessuno ci veniva. Ora l'albergo - dice con orgoglio tutto lumbard misto a fierezza calabra - è aperto tutto l'anno e nella bassa e media stagione cerco di attivare iniziative accattivanti per incrementare la promozione della nostra attività di banchettistica nella quale occupiamo una posizione importante nel territorio soprattutto per le cerimonie nuziali". (Prima che arrivassero i sigilli, il Parco dei Principi faceva 100 matrimoni all'anno, tra i più prestigiosi del Sud).
L'agenda degli eventi adesso è piena: si è appena conclusa la seconda edizione del 'Ballo delle debuttanti', organizzato da Apevco con gli ex studenti del collegio militare Teulié di Milano (che ha coinvolto quattro comuni e la Provincia) e l'1 giugno si svolge la XV edizione del premio 'Calabria che lavora'. Intorno, nel raggio di 10 - 50 chilometri, alcune straordinarie mete turistiche.
ansa

Tempo di Europei, guida pratica dall'hotel allo stadio 51 partite, 24 squadre, 10 stadi, 1 vincitore, l'attesa è finita!



Ben 51 partite, 24 squadre, 10 stadi, 1 vincitore. Sono passati 4 anni e l’attesa è finita: per la terza volta nella storia il Campionato europeo torna in Francia. Non sorprende che al momento i francesi siano i più attivi su Booking.com per le prenotazioni per giugno e luglio, seguiti da inglesi e tedeschi, tutti impazienti di riuscire ad assistere alle prodezze dei propri calciatori preferiti. Hotel eB&Bsono le tipologie di struttura più prenotate durante il periodo dell’evento, dato che i tifosi cercano un posto tranquillo per riposarsi dopo le fatiche della partita.
Se non riuscite ad andare in Francia quest’estate, niente paura. Agli appassionati di calcio farà piacere sapere che gli utenti consigliano anche altri Paesi per vivere al meglio la combinazione di sport e vacanza. Sulla base di oltre 26 milioni di raccomandazioni, Booking.com ha scoperto che la regione tedesca della Renania Settentrionale-Vestfalia vince la classifica dei posti più ambiti dai tifosi di calcio, grazie al suo buon numero di squadre di calcio che includono il Borussia Dortmund, lo Schalke e il Leverkusen. Valencia, in Spagna e le Midlands, Regno Unito, sono le altre 2 destinazioni più consigliate per il calcio.

Le Terrass Hôtel, Monmartre
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Le Terrass Hôtel, ideale per tutti gli appassionati di calcio,è ospitato in un palazzo dell’Ottocento, nel cuore di Montmartre. Si trova a soli 15 minuti di auto dallo Stade de France, dove si terrà la finale, e a 24 minuti, sempre in auto, dalParc de Princes. In camera troverete una TV satellitare a schermo piatto e il WiFi gratuito, e sarete sempre aggiornati sugli ultimi risultati delle partite mentre ammirate la vista sulla Torre Eiffel dal bar in terrazza.

Grand Hotel Beauvau, Marsiglia
PRENOTA ORA Il Grand Hotel Beauvau è un elegante 4 stelle nel centro di Marsiglia. Con l’indispensabile WiFi gratuito e l’ampia offerta di cibo a disposizione con il servizio in camera 24 ore su 24, non perderete mai un gol. E se avete avuto la fortuna di trovare un biglietto per una partita allo Stade Velodrome, potrete raggiungere il campo di gioco in soli 12 minuti di viaggio.

Kryiad Prestige, Lyon Est
PRENOTA ORASituato a qualche km di distanza dallo Stade de Lyon, che ospiterà una delle semifinali del campionato, questo hotel offre la connessione WiFi ad alta velocità, utile per tutti gli aggiornamenti minuto per minuto, una piscina, una sauna e una sala fitness. La TV a schermo piatto trasmette anche canali internazionali, per garantirvi di trovare le telecronache delle partite nella vostra lingua preferita.

Hôtel Barrière, Lille
PRENOTA ORAQuesto fantastico hotel a 5 stelle si trova a 400 metri dalla stazione dei treni di Lille-Europe e a soli 14 minuti di auto dallo Stade Pierre Mauroy, sede di uno dei quarti di finale. Sulle ali dei successi della squadra del cuore, potete anche decidere di sfidare la sorte al casinò dell’hotel. Se invece preferite focalizzare tutta la fortuna sul calcio, almeno esplorate un po’ i dintorni tra una partita e l’altra!

Le Clos d’Emilie, Bordeaux
PRENOTA ORAQuesto elegante bed and breakfast si trova nel cuore di Bordeaux, a pochi km dallo stadioMatmut Atlantique. Vi sentirete dei veri vincitori tra il WiFi gratuito, la TV a schermo piatto e la possibilità di assaggiare il meglio del vino locale.

Le Mas de la Talaudière, Saint-Etienne
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Se avete voglia di un po’ di relax prima di immergervi nell’atmosfera frenetica di una partita allo Stade Geoffroy-Guichard, quello che fa per voi è Le Mas de la Talaudière.Grazie alla tranquillità della piscina all’aperto e al WiFi gratuito, questa guesthouse da campioni vi aiuterà a tenere a bada l’eccitazione pre-partita.

2 giugno: 1,2 mln in agriturismo

Sono un milione e duecentomila le persone che hanno scelto di sedersi a tavola in agriturismo durante il ponte del 2 giugno. Emerge da una stima della Coldiretti sulla base delle prenotazioni ricevute dalle aziende dell'associazione agrituristica Terranostra. Le gite fuori porta, il mare, le città d'arte e la montagna, ma anche il turismo verde nei parchi e nelle campagne sono le mete preferite nonostante i rischi del maltempo. In controtendenza alla crisi, il turismo legato alla natura negli ultimi dieci visto praticamente raddoppiare il fatturato che raggiunge la cifra record di 12,3 miliardi nel 2015, secondo una analisi della Coldiretti, sulla base del rapporto Ecotur che prevede un'ulteriore crescita anche per il 2016.
    Il successo del turismo ecologico e ambientale è dovuto - secondo la Coldiretti - ai costi contenuti, all'elevato valore educativo e alla pluralità di mete disponibili, in un Paese come l'Italia che può contare su ben 871 i parchi e aree protette che coprono il 10% del territorio.
ansa

Corsica Ferries: nuovi collegamenti con Corsica e Sardegna

Costa Azzurra sempre più vicina alla Corsica e alla Sardegna. Dal quartier generale di Vado Ligure della Corsica Ferries sono stati varati nuovi collegamenti con la nuova ammiraglia "Mega Andrea" che partono da Nizza per Porto Vecchio (Corsica) e Golfo Aranci (Sardegna).

Il nuovo collegamento ha debuttato ieri sera con il viaggio inaugurale presentato ufficialmente a Golfo Aranci. "I collegamenti tra la Sardegna e la Corsica arricchiranno maggiormente l'offerta commerciale della compagnia e favoriranno ancor più le relazioni economiche e sociali tra le due 'Isole Gemelle'", hanno sottolineato Pierre Mattei e Raoul Zanelli Bono, rispettivamente direttore generale e direttore commerciale di Corsica Ferries. Corsica Ferries collegherà anche Tolone con Porto Torres. Per la Sardegna si stringono importanti relazioni con Corsica Ferries anche dopo la ristrutturazione dello scalo di Golfo Aranci che Ferrovie dello Stato avevano abbandonato.
ansa

2 giugno: 7 milioni italiani in viaggio

 Saranno circa 7,15 milioni (rispetto ai 6,14 milioni del 2015) gli italiani che approfitteranno del 'ponte' del 2 giugno per concedersi un primo assaggio di vacanze estive, dormendo almeno 1 notte fuori casa e segnando un +16,5% rispetto al 2015. Di essi la stragrande maggioranza, pari quasi al 92% (come nel 2015) rimarrà in Italia, mentre l'8% andrà all'estero (come nel 2015). Lo rileva Federalberghi.
    Le località marine saranno quelle prese letteralmente d'assalto. Il 54,4% sceglierà il mare (rispetto al 58,4% del 2015), il 18,1% (rispetto al 16,9% del 2015) preferirà le città d'arte maggiori e minori, l'11,1% (rispetto al 12,5% del 2015) andrà in località di montagna.
    Per chi andrà all'estero le grandi capitali europee faranno da polo attrattore con oltre il 65%.
    La spesa media pro-capite si attesterà sui 290 euro per un giro d'affari turistico di circa 2,1 miliardi (+26,5% sul 2015).
   ansa

Turismo boom di visitatori in Norvegia, +20% di richieste in un anno

E’ boom di visitatori in Norvegia. Fra la paura di attacchi terroristici e la crisi economica, che spingono verso mete a medio raggio e considerate sicure, il paese dei fiordi è sempre più gettonato. Con un incremento di richieste da parte dei turisti italiani che arriva al 15-20% rispetto allo scorso anno. E ad attrarre non è solo la natura dei fiordi o lo spettacolo dell’aurora boreale. Ma anche la capitale, Oslo: musei e gallerie, architetture avveniristiche, nuovi quartieri costruiti sull’acqua, eventi culturali, shopping di tendenza, fanno ormai di Oslo una meta per ponti o weekend al pari delle altre città d’arte europee, e non più solo una tappa obbligata sulla via del Polo Nord. Per rendersi conto di tutto ciò che può offrire, basta visitare il sito www.visitoslo.com, con guide della città e aggiornamenti in tempo reale su iniziative e manifestazioni (video).
A confermare il crescente interesse degli italiani per la Norvegia è Elisabeth Ones, director Tourism dell’Ufficio norvegese per il turismo, con sede a Milano, che opera nell’ambito di Innovation Norway, ente governativo che promuove innovazione e internazionalizzazione delle imprese. “Questo è un periodo molto positivo - afferma - per il turismo in Norvegia: c’è molto ottimismo nel mercato, i tour operator stanno vendendo bene, tanto è vero che solo dall’estate scorsa fino ad oggi il numero di quelli che hanno in catalogo la Norvegia è salito da 101 a 147".
"E la richiesta dei turisti è molto più alta, dal 15 al 20% in più rispetto agli altri anni. Anche nella stagione invernale appena terminata la Norvegia è stata molto richiesta. E per l’estate le richieste sono moltissime”, sottolinea.
“La Norvegia è considerata una meta assolutamente sicura - sottolinea Elisabeth Ones - e in questo periodo difficile sia per la crisi economica sia per gli allarmi del terrorismo è una destinazione richiesta. Inoltre, è una meta da scoprire per chi ha già visto tanti altri posti, ma anche per le famiglie che viaggiano con bambini e che si possono muovere nel nostro paese in tutta tranquillità”.
Già il 2015 si è chiuso in modo positivo per ciò che riguarda il flusso di italiani in Norvegia, facendo registrare circa 196 mila pernottamenti in tutte le categorie (hotel, campeggi, chalet e ostelli), il 3% in più rispetto al 2014. Particolarmente interessanti i mesi estivi, con oltre 66 mila pernottamenti italiani nel solo mese di agosto. Da non sottovalutare anche la stagione invernale, sempre più richiesta, con dicembre che ha registrato un +20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per praticare lo sci ma non solo.
La maggior parte degli italiani ha scelto questo paese per vacanza (43%), mentre il 28% per lavoro. La durata media dei viaggi è di 9,5 notti. L’88% degli italiani si sposta in aereo e il 13% dei vacanzieri viaggia con bambini. Degli italiani che si recano in Norvegia per motivi di vacanza, l’80% lo fa per vivere la natura, il 76% sceglie di visitare edifici storici e culturali, il 63% per mangiare cibi e bevande locali, e il 63% per vivere la zona dei fiordi. Anche il 2016 si è aperto con un aumento, a gennaio, del 18% dei pernottamenti italiani in Norvegia.
Vanno molto anche i viaggi a tema e un’occasione per presentarli agli operatori turistici italiani è stata Be Nordic 2016, che si è svolta a marzo a Milano richiamando 8.400 presenze, per raccontare i molteplici volti della Norvegia e degli altri paesi scandinavi: dalla moda all'architettura, dalla gastronomia al design, sempre con uno sguardo rivolto alla sostenibilità. “Il nordic design è sempre molto apprezzato dagli italiani per le linee semplici ma solide e i colori. Proprio nella capitale abbiamo molta architettura e design ma anche negozi in tema. C’è poi il food, per il quale tutta la Norvegia si sta attrezzando: il cibo locale oramai viene chiesto da tutti e questo contribuisce ad aumentare la qualità dei ristoranti del paese”, aggiunge Elisabeth Ones.
A dimostrare il crescente interesse per il food il moltiplicarsi di ristoranti e pub nella capitale, come testimonia l’imprenditore Jan Vardøen, personaggio eclettico noto come ‘king of Grünerløkka’, il quartiere ‘cool’ di Oslo che ha contribuito a far rinascere con sapienti ristrutturazioni edilizie e l’apertura di locali trendy. A lui, inoltre, si deve la crescente diffusione di prodotti gastronomici del nostro paese, con la sua attività di import e con i ristoranti italiani che gestisce nella capitale.
“Il turismo - dice - sta aumentando in questo periodo, vediamo sempre più italiani ed europei in generale. La Norvegia è molto cambiata. Oslo è diventata una città molto più viva, con musica, cultura, attenzione alla qualità del cibo. Oggi è a tutti gli effetti una città europea con un grande fermento culturale, un luogo veramente entusiasmante da visitare”.
adnkronos

Che sia Brexit o no, per gli inglesi l’Italia è il top in Europa. Pizza, pasta, cappuccino e prosecco e Leonardo Da Vinci tra i più amati

Il referendum sulla Brexit è ormai alle porte ma che siano pro o contro, gli inglesi votano all’unanimità l’Italia come paese europeo preferito in fatto di cibo, bevande e monumenti. Emerge da una ricerca di lastminute.com su ciò che gli inglesi amano di più dell’Europa.
Fedele alla sua fama di paese in cui il cibo è di per sè un’attrazione turistica, l’Italia scalza tutti gli altri paesi europei e si posiziona al top della classifica dei piatti tipici che gli inglesi amano di più in assoluto. I primi due elementi in cima? Pizza e la pasta (62% e 56%), di gran lunga le più popolari e amate dai britannici.
La Top 10 dei cibi europei più amati dagli inglesi
1. Pizza 62%
2. Pasta 56%
3. Frites (patatine) francesi 41%
4. Baguette e cioccolata belga 39%
5. Croissant 34%
6. Olio d’oliva 30%
7. Pita 26%
8. Mozzarella 25%
9. Chorizo 24%
10. Tapas 23%
E se nel cibo l’Italia vince nettamente, quali sono le bevande più amate dagli inglesi? Ancora una volta è l’Italia ad occupare le prime due posizioni con...il cappuccino (33%) seguito dalle bollicine al secondo e terzo posto con il prosecco (29%) e lo champagne (27%). Nella top 10 troviamo anche il caffè espresso, il Chianti e il limoncello.
La Top 10 dei drink europei più amati dagli inglesi 
1. Cappuccino 33%
2. Prosecco 29%
3. Champagne 27%
4. Vodka 21%
5. Chardonnaye birra tedesca 19%
6. Whiskey irlandese 16%
7. Sangria e Caffè Espresso 15%
8. Chianti 11%
9. Limoncelloe Sherry 10%
10. Riesling 8%
Quando poi si arriva al capitolo monumenti, l’Italia sembra davvero surclassare tutti gli altri paesi europei, sebbene la prima posizione sia occupata dalla Tour Eiffel (42% delle preferenze). Seguono il Colosseo (30%) e la Torre di Pisa (26%), due dei più incredibili monumenti che caratterizzano il nostro paese e che accolgono migliaia di turisti inglesi (e non solo!) ogni anno. Il Louvre (25%) conquista la quarta posizione ma in quinta troviamo di nuovo un pezzo d’Italia, con Pompei e Piazza San Marco (entrambi preferiti dal 23% degli inglesi). Altri monumenti italiani che figurano nella Top 10 dei più amati dagli inglesi sono la Fontana di Trevi (18%), la Basilica di San Pietro (17%), il Duomo di Firenze (14%) e il Pantheon di Roma (13%). Quando si tratta invece di scegliere i propri preferiti tra i personaggi europei più influentidel passato e del presente, gli inglesi votano come numero uno Leonardo da Vinci (40%) che batte l’altro gigante rinascimentale, Michelangelo (28%).
La Top 10 dei monumenti europei più amati dagli inglesi
1. Torre Eiffel 42%
2. Colosseo 30%
3. Torre di Pisa 26%
4. Louvre 25%
5. Pompei e Piazza San Marco 23%
6. Acropoli 21%
7. Fontana di Trevi 18%
8. Basilica di S.Pietro 17%
9. Duomo di Firenze 14%
10. Pantheon di Roma 13%

"L'Europa può contare su un patrimonio meraviglioso fatto di cibi deliziosi, cultura autentica e attrazioni d’eccezione. Che gli inglesi decidano di rimanere o di lasciare l'UE, siamo sicuri che vorranno sempre viaggiare in Europa e la nostra ricerca rivela che è soprattutto lo stile italiano quello che amano di più". dice Fabio Cannavale, ceo di lastminute.com group.
 Brexit o no: top 37 delle icone europee che gli Inglesi ameranno per sempre 
1. Pizza 62%
2. Pasta 56%
3. Torre Eiffel 42%
4. Frites (patatine) francesi 41%
5. Giochi olimpici 41%
6. Leonardo da Vinci 40%
7. Baguettes 39%
8. Cioccolata belga 39%
9. Albert Einstein 36%
10. Democrazia 35%
11. Il Papa 34%
12. Croissants 34%
13. Marie Curie 33%
14. Cappuccino 33%
15. Teatro 32%
16. Olio d’oliva 30%
17. Colosseo 30%
18. Prosecco 29%
19. Van Gogh 29%
20. Michelangelo 28%
21. Filosofia 27%
22. Champagne 27%
23. Torre di Pisa 26%
24. Pita 26%
25. Louvre 25%
26. Picasso 25%
27. Mozzarella 25%
28. Chorizo 24%
29. Pompei 23%
30. Beethoven 23%
31. Piazza San Marco a Venezia 23%
32. Sigmund Freud 23%
33. Tapas 23%
34. Opera 22%
35. Feta 21%
36. Vodka 21%
37. Paella 21%
ansa

Ecco i viaggi che puoi fare smettendo di fumare

Per andare in Francia e Spagna bastano due mesi senza sigarette. Per l'Europa del Nord serve smettere almeno per 3. Ma se si rinuncia alle cicche per 9 mesi si può scegliere: Stati Uniti, Canada, Brasile. A fare in conti su quanti soldi potrebbero essere utilizzati in viaggi e che invece si mandano in fumo con le sigarette, in occasione del No Tobacco Day di domani, ci ha pensato Skyscanner in collaborazione con la Liaf (Lega Italiana Anti Fumo) e con l'Università degli Studi di Catania. 
Al mondo si contano oltre 1 miliardo di fumatori che consumano circa 6 mila miliardi di sigarette all'anno; quindi, in media, ogni fumatore consuma circa 6.5 kg all'anno di tabacco, pari a circa 1.600 sigarette all'anno. La fascia d'età con maggiori fumatori è quella compresa fra 25 e 44 anni.
I benefici collaterali della rinuncia al fumo sono davvero tanti, a cominciare dalla salute, al risparmio economico – ora ancor maggiore visto che nelle scorse settimane i prezzi di molte delle marche più diffuse di sigarette sono ulteriormente aumentati – fino alle abitudini che ci condizionano anche in viaggio.
Zone non fumatori
IslandaQui si trovano i più bassi tassi di mortalità maschile in Europa per alcol e fumo. Alcuni anni fa si è deciso di combatterli incentivando lo sport e i risultati sono stati eccellenti, visto anche che la Nazionale di calcio si è qualificata per la prima volta nella sua storia ai Campionati Europei.
Irlanda
L'Isola di Smeraldo ha fatto da apripista con le sue leggi anti-tabacco, essendo il primo paese al mondo a far rispettare il divieto assoluto di fumare nei luoghi di lavoro chiusi, ma anche nei club, bar e ristoranti. Non mancano le eccezioni, visto che alcuni hotel e guesthouse offrono a propria discrezione camere per fumatori. Anche alcuni bar presentano zone fumatori.
Australia
Qualunque viaggiatore anti-fumo che voli in Australia sarà contento di scoprire che il fumo nei luoghi pubblici è vietato in tutto il Paese. Gli australiani hanno un motivo in più per stare attenti mentre guidano con la sigaretta in bocca, pare che la causa di uno degli incendi più importanti avvenuto nel piccolo stato di Victoria, lo scorso anno, sia stato proprio un mozzicone acceso lanciato da una macchina.
Olanda
Anche nella terra dei coffee shop è vietato fumare. Il governo olandese ha proibito il fumo in ristoranti, bar, caffè e nightclub. I fumatori potranno accendere qualche sigaretta in aree delimitate dove non potranno essere serviti cibi o bevande. Comunque vale sempre la pena cercarsi dei voli per Amsterdam.
Italia
In Italia è bene ricordare che dal 2 febbraio 2016 sono attive nuove regole riguardanti il fumo e le sigarette. Per gli automobilisti è stato introdotto il divieto di fumare nelle loro auto (in sosta o in movimento) in presenza di minori e di donne in stato di gravidanza. I nuovi divieti riguardano anche le pertinenze esterne delle strutture universitarie ospedaliere, presidi ospedalieri, IRCCS pediatrici, reparti di ginecologia, ostetricia e neonatologia. Altra importante novità introdotta è il divieto di buttare cicche per terra, nelle acque e negli scarichi.
Paesi dove si fuma di più
Grecia
In Grecia il 39% della popolazione fuma.
Indonesia
Nonostante gli aumenti delle tasse sul consumo di fumo, quasi il 38% degli indonesiani fuma quotidianamente. Colpisce notevolmente la differenza tra i sessi, visto che a fumare è il 71,8% degli uomini e solo 4% delle donne.
Cile
Circa il 29% dei cileni fuma regolarmente e il Governo del paese sta per questo considerando di inasprire la legge anti-tabacco, proibendo il fumo in parchi e spiagge.
Giappone
Il Giappone è al secondo posto in Asia per consumo di sigarette. Oggi il numero di fumatori in Giappone è salito a 30 milioni di abitanti e riguarda il 35% degli uomini adulti, il 12% delle donne, il 22% dei giovani e il 60% degli studenti universitari. Le leggi in materia di tabacco si sono fatte più dure e adesso il fumo è vietato ai minori di 20 anni. Per strada è severamente vietato fumare (soprattutto camminando) per non ustionare i passanti. Tale legge è valida per lo più negli agglomerati urbani come Tokyo e viene indicata da cartelli facilmente comprensibili anche da chi non parla il giapponese. Nei locali è consentito fumare e non sempre è possibile trovare zone fumatori e non. Per quanto concerne i treni, spesso è possibile trovare vagoni e scompartimenti solo per fumatori.
Cina
Nella Repubblica Cinese fuma “solo” il 25,5% della popolazione, un numero che copre circa il 40% della produzione mondiale di sigarette.
Paesi più severi contro il tabacco
Bhutan
In Bhutan, dal 16 giugno 2010 è stato introdotto il Tobacco Control Act, una legge che proibisce la coltivazione, la produzione e la vendita di tabacco e di derivati del tabacco in tutto il paese. Oltre a questo, sono in atto delle politiche il cui obiettivo è aiutare le persone che vogliono smettere di fumare.
Isole Pitcairn
Qui il tabacco è venduto esclusivamente in appositi negozi statali, in un regime controllato. Tale aggressiva politica è stata resa possibile dal fatto che la popolazione di questo stato è di appena 56 abitanti.
Islanda
In Islanda il fumo è vietato in tutti i locali pubblici, grazie a una legge che non ha incontrato di fatto nessuna opposizione, visto che nemmeno un islandese su quattro era fumatore e questa estensione del divieto di fumo era sentita, secondo i sondaggi, come un’esigenza dalla grande maggioranza della popolazione. Addirittura l’82% degli islandesi, secondo un rilievo effettuato qualche anno fa, era favorevole al divieto, mentre solo il 18% contrario.
Brasile
Dal dicembre 2011, in Brasile è proibito fumare in tutti gli spazi chiusi, è vietata la vendita di sigarette ai minorenni e ne è proibita la pubblicità. Il governo brasiliano periodicamente attiva delle campagne di sensibilizzazione contro gli effetti del fumo. Nello stato di San Paolo è proibito fumare in qualsiasi spazio chiuso e pubblico ed esiste anche una sorta di polizia speciale che si occupa esclusivamente di far rispettare questa legge.
Nuova Zelanda
In Nuova Zelanda la vendita di tabacco è vietata ai minori di 18 anni. Dal 2004 è proibito fumare nei luoghi pubblici al chiuso e nelle zone all’aperto attorno alle scuole, agli stadi e ai campus universitari. Per il futuro si prospettano soluzioni ancora più radicali, visto che la Action on Smoking and Health, mira a ottenere la rimozione completa della vendita di sigarette nel paese entro il 2017. Lo stesso governo ha dichiarato di puntare a rendere la Nuova Zelanda completamente libera dal fumo entro il 2025.
Fumo in aeroporto
L'utilizzo di sigarette è consentito solo nelle apposite aree fumatori, ma non tutti gli aeroporti ne sono dotati. In Italia ad esempio: Fiumicino dispone di tre sale fumatori, mentre gli scali milanesi di Linate e Malpensa ne è presente appena una per ogni terminal. All'estero la situazione varia molto da scalo a scalo. Francoforte, Monaco e Zurigo presentano aree fumatori ben organizzate e segnalate. Gli aeroporti di Madrid, Londra Heathrow e Parigi Orly non hanno alcuna zona dove fumare all'interno, ma solamente all'esterno. Negli Stati Uniti, 28 dei 35 scali più importanti sono 100% smoking-free. A Cuba, nell’aeroporto dell’Havana, si può fumare facilmente, esattamente come nella maggior parte degli scali del Centro e del Sud America. In Asia, Africa e Medio Oriente i principali aeroporti sono dotati tutti quanti di aree fumatori.
Sigarette elettronicheI regolamenti europei sulle sigarette elettroniche variano molto da stato a stato, visto che l'UE sta lavorando a uno studio su questi prodotti e che i risultati saranno disponibili solamente nel giro dei prossimi cinque anni. Nel frattempo stati come Finlandia, Ungheria e Belgio hanno dichiarato questo prodotto fuori legge e non lo commerciano. Per chi utilizza le sigarette elettroniche, in generale all’interno degli aeroporti è consentito utilizzarle. Tuttavia per sicurezza è consigliabile chiedere al personale dell'aeroporto, visto che in certi casi le disposizioni possono essere differenti.
In aereo invece non è consentito l'uso della sigaretta elettronica in nessun caso. Per quanto concerne il trasporto, le sigarette elettroniche possono stare anche all'interno del bagaglio a mano, ma devono rimanerci per tutta la durata del volo. I liquidi sottostanno alle regole per il trasporto di liquidi in aereo e dunque nel caso del bagaglio a mano possono essere trasportati solo in contenitori che non devono superare la capacità di 100ml e devono essere riposti in sacchetti trasparenti richiudibili.
Tabacco masticabile
Conosciuto anche come SNUS, questo tipo tabacco umido in polvere viene prodotto e consumato soprattutto in Scandinavia, in Paesi come Svezia, Norvegia e Finlandia. Si mette in bocca (e si tiene tra il labbro e la gengiva) anche per diverse ore. Il fatto che non produca alcuna combustione riduce il numero dei rischi per la salute, rispetto alle sigarette tradizionali ed elettroniche, ma a differenza delle prima, contiene più nicotina, anche se i possibili effetti nocivi non sono ancora del tutto chiari.
ansa