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Torino, patrimonio Unesco: presentata la candidatura della Sacra di San Michele


Non è solo uno dei simboli del monachesimo benedettino, ma è il simbolo del Piemonte da metà degli anni 90. Non solo un elemento dei paesaggi a cavallo tra Torino e la Valle di Susa, la Sacra di San Michele è senza dubbio uno dei monumenti più rappresentativi della Regione che è impegnata da decenni nella sua valorizzazione.

La candidatura del sito come patrimonio Unesco, all'interno di un pacchetto di otto monasteri benedettini in Italia, è un ulteriore tassello di questo percorso. "E per rimarcare l'importanza che ha per noi il sito da un punto di vista culturale e turistico - sottolinea l'assessore alla Cultura, Antonella Parigi - abbiamo fatto la richiesta di far passare la proprietà del bene dal Demanio alla Regione. Il che vuol dire un impegno importante da un punto di vista economico per la sua conservazione e manutenzione".
La candidatura della Sacra dovrebbe arrivare a termine entro cinque anni. "Lo sviluppo del nostro Paese deve passare attraverso una consapevolezza sempre più grande delle radici del territorio", spiega l'assessore alla Cultura della giunta Chiamparino. Assessore che, fresca di nomina, nel 2014 è partita per Doha per la candidatura di Langhe e Roero. "È stato uno di quei momenti in cui si è fieri di rappresentare il paese", dice Parigi.

In prima fila ieri alla presentazione della candidatura anche l'ex assessore Giampiero Leo che ha voluto la Sacra come simbolo del Piemonte. Oltre a Langhe-Roero e Monferrato, i siti già inseriti nella lista Unesco sono tutte le Residenze Sabaude, i Sacri Monti del Piemonte, i siti palafitticoli di Viverone nel Torinese e Mercurago nel Novarese. La Sacra di San Michele non è l'unico sito candidato a diventare Patrimonio dell'Umanità, ma due settimane fa sette Regioni hanno firmato per proporre la Via Francigena. "Sono quattro i percorsi - racconta Parigi - di questi due sono certificati. Uno passa dalla Valle d'Aosta, l'altro dalla Valle di Susa". Altri luoghi del Piemonte che aspirano alla targa Unesco sono la Città di Ivrea come Città Industriale del XX secolo e poi "il tartufo come bene immateriale ". L'assessore alla Cultura ha poi annunciato che il prossimo passaggio sarà chiedere al Demanio di far passare anche la proprietà del Forte di Exilles in capo alla Regione Piemonte.

La candidatura è stata già inserita nella "tentative list", la lista propositiva italiana dei beni da candidare, ed è stata recepita dalla conferenza internazionale Unesco di Parigi ad ottobre 2016. "Il riconoscimento Unesco della Sacra potrà dare risonanza mondiale ad un bene straordinario - dice Parigi - ma anche all'intero territorio piemontese e in particolare alla Valle di Susa il cui paesaggio culturale è storicamente legato alla presenza di altri importanti insediamenti benedettini, in primo luogo Novalesa e San Giusto di Susa".
Per Ruggero Longo, che guida il team di ricerca del processo di candidatura, ideato dalla Fondazione Comunitaria del Lecchese, la Sacra è "un sito seriale - spiega il professore - composto da una serie di monumenti. È uno dei siti emblematici, un'eccellenza del nostro patrimonio culturale. Ha un valore eccezionale ed universale".

Per don Vito Nardin, il padre generale dei Rosminiani, "la candidatura della Sacra come patrimonio Unesco è il culmine di un percorso iniziato 30 anni fa rispetto all'accoglienza" Con padre Giuseppe Bagattini, rettore della Sacra, vive un altro padre rosminiano di origine indiana. "Per noi è un riconoscimento che aumenta la responsabilità della gestione che portiamo avanti da 180 anni. Gioia e responsabilità", dice don Vito Nardin, padre generale dei Rosminiani.E aggiunge: "Il valore religioso è uno degli elementi determinanti di questa candidatura".

torino.repubblica.it

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