Re dei pasticceri è Massari, facciamo cibo trasgressione


(di Alessandra Moneti) (ANSA) - ROMA, 30 NOV - Il re dei pasticceri è Iginio Massari, classe 1942, oggi volto televisivo dopo 45 anni di creatività golosa a Brescia al banco della Pasticceria Veneto, la prima italiana entrata nel prestigioso circuito Relais Dessert International, e indirizzo al top dei punteggi della settima edizione della guida Pasticceri&Pasticcerie 2018 di Gambero Rosso, presentata oggi a Roma. "Noi facciamo il cibo della trasgressione - ha detto all'ANSA il maestro Massari - e senza trasgressione non c'è progresso. Negli ultimi 20 anni i pasticceri italiano hanno conquistato il mondo; ora sono le nostre pasticcerie a dover acquisire internazionalità nella mentalità e nelle proposte, senza rimanere ancorate alla piazza". 

Le "Tre Torte", massimo riconoscimento della guida del Gambero rosso, quest'anno salgono da 18 a 21 con tre nuovi ingressi: Belle Hèléne - Tarquinia (Viterbo) di Francesca Castignani con una donna che per la prima volta fa ingresso nel gotha delle pasticcerie top; Sciampagna a Marineo (Palermo) di Carmelo Sciampagna e Antico Caffè Spinnato a Palermo, la storica pasticceria nella quale è arrivato a capo del laboratorio Maurizio Santin. 

Tra i premi speciali, quello del "Pasticcere emergente" va a Marcello Rapisardi di Pasticceria&Dessert di Milano che ha stupito con gelatine alle pere e gelsomino e al peperone e arancia. Un curriculum di tutto rispetto per questo 33/enne che propone una "tradizione moderna" dopo esperienze da Ernst Knam ("Tre Torte"), e nelle cucine di Moreno Cedroni e Heston Blumenthal, e un assist del poeta della pasticceria siciliana, Corrado Assenza del Caffè Sicilia a Noto (Siracusa), da sempre premiato con le "Tre Torte". "Sono giovani come Rapisardi - ha detto il maestro Assenza - a farci salpare e a portare il sereno a bordo. Noi pasticceri siciliani tiriamo l'ancora e soffiamo sulle vele per far sì che l'Italia si tolga dal cono d'ombra dei francesi e trovi la sua rotta nel mondo". 

La novità dell'anno per il Gambero Rosso è Cannavacciuolo Bakery a Novara. Miglior comunicazione digitale: Pasticceria Marisa - San Giorgio delle Pertiche (Padova). Miglior pasticceria salata: Martesana, a Milano. "In pasticceria l'attenzione alla forma e alla presentazione hanno un'importanza primaria e i migliori pasticceri italiani - ha sottolineato la curatrice della guida Laura Mantovano - ne hanno preso coscienza. Cambiano le forme e le tecniche (monoporzioni, barattoli, vasocottura, ecc) e c'è massima attenzione al "sapore", alla valorizzazione del territorio e alla riscoperta dei classici dando loro, complici tecnica e creatività, una nuova e intrigante veste, compresi esperimenti sempre più interessanti nel campo della pasticceria salata". 

Premiati infine come "migliori pastry chef" Alberto Norbiato (Aosta), Manuel Costardi (Vercelli), Chiara Patracchini (Torino), Simone Finazzi a Brusaporto (Bergamo), Gianluca Fusto (Milano), Saori Shiotsuki a Gardone Riviera (Brescia), Aurora Storari (Milano), Ilaria Pagani (Verona), Sara Simionato (Venezia), Andrea Tortora a San Cassiano (Bolzano). (ANSA).

Natale: cenone addio, aumentano viaggi verso il caldo


 Cenone addio, l'albero di Natale di molti italiani quest'anno si accende al caldo tra luoghi esotici ed esperienze particolari. Emerge dal terzo report dell'anno a cura dell'Osservatorio Astoi Confindustria Viaggi. "Continua il buon andamento di tutto l'anno, con una crescita dell'intero settore - dice il presidente dell'Astoi Nardo Filippetti - e in particolare del turismo organizzato e dei tour operator. Per le settimane di Natale e Capodanno l'incremento percentuale è a doppia cifra (si parla di una media del +10%), anche se i dati finali potranno essere confermati nelle prossime settimane. Anche per queste festività l'advance booking è stato un elemento decisivo. E' interessante notare che si è allungato il periodo delle vacanze di dicembre. Gli italiani si sono evoluti e orientano la propria scelta sempre più su periodi a cavallo delle feste, per evitare il sovraffollamento ed ottenere convenienza". 

Le mete più richieste sono: Oceano Indiano con Maldive al top, Kenya e Zanzibar, Oman ed Emirati Arabi. Outsider di questo fine anno il ritorno del Mar Rosso egiziano, i cui numeri significativi su Marsa Alam e Sharm El Sheikh, in incremento rispetto all'estate e allo scorso anno, fanno ben sperare per la ripresa della destinazione nel 2018, con un ritorno a volumi più vicini a quelli del grande successo di qualche anno fa. 

A confermare che un buon numero di italiani andrà in vacanza e, non solo all'estero, è l'indagine del Centro Studi Touring Club Italiano sulla community Touring composta da 250 mila viaggiatori: il 65% degli italiani partirà per le feste natalizie. Il primo obiettivo è l'Italia (71%): le regioni preferite sono Trentino Alto Adige, Veneto, Toscana, Lombardia e Liguria. Le città e i luoghi d'arte sono le destinazioni preferite (41%), seguite dalle località montane (31%) e l'hotel è la sistemazione più gettonata (48%), mentre al secondo posto si posiziona la ricettività extralberghiera (21%) e, a seguire, la casa di parenti e amici o la seconda casa di proprietà (20%): nel 65% dei casi si partirà con la famiglia e nel 21% con il gruppo allargato di famiglia e amici. 

A creare la classifica delle mete più ambite ci ha pensato il motore di ricerca viaggi Kayak.it sulla base delle ricerche di voli e hotel. Per gli italiani domina il ranking New York, seguita da Bangkok e Londra, il cui costo medio dei voli è aumentato, rispettivamente del 19% e del 40%. Chi rimane nel Belpaese ma anche gli stranieri conferma l'interesse per le "fantastiche cinque" città d'arte: Roma, Milano, Venezia, Firenze e Napoli. La Capitale registra anche una spesa media in calo del 5% rispetto al 2016 per una notte in hotel 3/4 stelle. Anche per soggiornare nelle altre destinazioni della top 5 si spenderà in media il 9% in meno rispetto all'anno precedente (in media circa 13 € a notte). In particolare, Napoli e Firenze sono le città che registrano le flessioni più significative. (ANSA).

Turismo: Aigo, su locazioni turistiche brevi servono regole


 Locazioni brevi e affitti turistici in nero, le città d'arte scoppiano, determinando uno spopolamento dei residenti e rendendo impossibile la ricerca di un alloggio per le famiglie. "Da Venezia a Firenze come per Milano, Bologna, Roma e Napoli è ormai palese la tendenza dei proprietari di immobili di destinarli ad attività ricettive non convenzionali come nel caso delle locazioni brevi che rischiano di generare anche ulteriore confusione tra i consumatori sempre meno tutelati e garantiti e disorientati dalle diverse offerte ricettive". Lo dichiara il presidente Aigo Confesercenti Agostino Ingenito che propone misure condivise tra Regioni, Comuni e Governo anche per evitare come sinora occorso (con il parere Antitrust per le modifiche alla legge regionale Lazio e dell'impugnazione, da parte del Governo, della legge proposta dalla Regione Toscana) di incappare in diatribe tra gli enti competenti per norme e regolazioni del fenomeno. 

"Con l'introduzione della cedolare secca per gli affitti brevi il legislatore non ha tenuto conto di una serie di anomalie e di conseguenze che si stanno verificando in questo periodo. Oltre alla non chiara articolazione del sostituto di imposta - con i portali internazionali di prenotazione che hanno presentato ricorsi - resta grave il fenomeno di locazioni che sfuggono a qualsiasi presentazione di documentazione ai Comuni (SCIA). La formula del b&b era nata per offrire supporto e integrazione del reddito delle famiglie, proprietarie o residenti in appartamenti ubicati soprattutto nei centri storici, che mettevano a disposizione alcune stanze per i turisti". 

"È urgente e opportuno - conclude Ingenito - che il legislatore chiarisca e determini i confini del diritto civilistico dell'uso dell'immobile e offra soluzioni per una vicenda che rischia di generare ulteriore caos: sì alla valorizzazione del patrimonio immobiliare esistente ma con regole ben precise e che tengano conto di una sostenibilità concreta".

ansa

Prodotti bio per Natale, Lipu in 60 città nel weekend

(ANSA) - ROMA, 30 NOV - Lenticchie, vino e pasta bio della Lipu sotto l'albero di Natale per una ricorrenza salva-natura. E' la proposta della Lega Italiana Protezione Uccelli che il 2 e 3 dicembre scende in alcune delle maggiori piazze italiane con i banchetti della campagna "Un Natale per la natura". 


L'evento riguarderà circa 60 città, tra cui Milano, Torino, Genova, Roma, Palermo e offrirà al pubblico i prodotti biologici natalizi della Lipu: lenticchie, pasta e vino. I fondi raccolti, spiega l'associazione, serviranno per sostenerne le attività, dalla gestione di oasi e riserve alla tutela dei siti Natura 2000, dal recupero degli animali selvatici ai progetti a favore delle specie minacciate. Ogni anno, ricorda la Lipu, nei suoi centri di recupero vengono curati 23 mila animali selvatici, mentre oasi e riserve sono visitati da 170 mila persone all'anno 


La Lipu si avvale di 100 guardie volontarie, impegnate nella vigilanza venatoria e nell'antibracconaggio, di gruppi organizzati di volontari che sorvegliano 350 mila ettari di territorio, di operatori ed educatori che coinvolgono 61 mila persone nelle attività di educazione e cultura ecologica, di cui la metà rappresentata da alunni delle scuole.(ANSA).


La proposta. Dall'Irlanda un calendario dell'Avvento da sfogliare online

Sarà presto disponibile un calendario dell’Avvento tutto online che è stato presentato dal primate d’Irlanda,l’arcivescovo di Armagh (che si trova nell’Irlanda del Nord-Ulster) Eamon Martin, a pochi giorni dall’inizio del tempo forte che porta al Natale. Ogni giorno si potrà «aprire una porta virtuale» e si troveranno indicazioni e suggerimenti per la preghiera e la riflessione che aiuteranno a «mettere Cristo al centro» in queste settimane.Un’attenzione particolare sarà rivolta alla famiglia, nel contesto dell’Incontro mondiale delle famiglie che sarà ospitato in Irlanda il prossimo agosto.

Il calendario sarà disponibile da domenica 3 dicembre sul sito dei vescovi irlandesi e su quello dell’Incontro mondiale (www.catholicbishops.ie e www.worldmeeting2018.ie). Non ci si prepara «in un attimo, ma occorre del tempo e così ogni giorno dell’Avvento è un tempo che ci consente di camminare e riflettere sulla gioia del Vangelo. Il nostro calendario online è una risorsa utile in questo viaggio», ha dichiarato l’arcivescovo Eamon Martin alla presentazione. E ha osservato che l’Avvento è «un tempo di attesa, di conversione e di speranza». In particolare il cammino verso il Natale sarà anche l’occasione per «riflettere sui doni delle nostre famiglie e che cosa ci offrono nelle parrocchie, scuole e nella società». Sempre nella presentazione l’arcivescovo irlandese che siede sulla cattedra di san Patrizio ha indicato una novità: «Ho accolto con particolare interesse l’inserimento nel calendario dell'Avvento della recente Esortazione apostolica Amoris laetitia. Chiedo a ciascuno di ripartire dal valore della famiglia e di riscoprirne i tesori di questo patrimonio in questo periodo liturgicamente forte». 
da Avvenire

L'Italia e la mobilità leggera. Tutti in bici e... pedalare fa bene anche all'economia

Altro che l’idea romantica della 'passeggiata in bici'. Il vero concetto è che le due ruote possono divenire un motore potente (e non parliamo di quelli 'nascosti' nei telai) per dare sviluppo a un’economia in affanno. Specie se abbinate a quello che resta il carburante numero uno del Paese: turismo e buon cibo. Un solo dato rende l’idea. Tanto per cambiare viene dalla Germania, anche in questo campo battistrada d’Europa, e a ricordarlo è Graziano Delrio, ministro delle Infrastrutture con la passione del ciclista: «In Germania la rete cicloturistica genera 9 miliardi di euro di fatturato annuo, la nostra può arrivare a oltre 3 miliardi, ma molto facilmente potrebbe valere parecchio di più». E chi fa turismo in bici, afferma uno studio, lascia sul territorio il 32% di quanto spende, molto più del 4% del turismo motorizzato.
Pedali e ricavi, insomma. Cambi e scambi (di ricchezza per il Paese). Ma c’è ancora tanto, tantissimo da fare nell’Italia che pure è una delle patrie della bicicletta. Su margini e prospettive si è ragionato giorni fa nel secondoBikeconomy Forum, al Maxxi di Roma. Un neologismo, quello del titolo (riconosciuto ormai anche dalla Treccani), che già fa capire le potenzialità inespresse di questo settore. Un sano divertimento che potrebbe produrre opportunità di lavoro e anche una spinta al Pil. A capirlo fra i primi è stato Gianluca Santilli: a vederlo è un avvocato come tanti, 60 anni ben portati, attivo in uno dei maggiori studi legali della capitale, ma appena può smette la toga per la tuta tecnica e va a farsi i suoi chilometri. È sua l’idea della 'Granfondo Roma', corsa amatoriale (con annessa pedalata per tutti da 60 km.) giunta alla sesta edizione. «La bikeconomy è una grande chance – afferma Santilli – per tutti gli amministratori, incentrata su ciclomobilità urbana e cicloturismo». 
Solo belle parole di un legale un po’ 'sognatore', che si è inventato una corsa in una capitale ancora priva del bike sharing (il servizio di bici da lasciare e prendere per le strade)? Eppure, i numeri presentati al Forum fanno effetto: in tutta Europa il giro d’affari che ruota attorno alla bici e alla sua filiera supera i 500 miliardi. E secondo le stime di ' Sustainable mobility for all', aumentando l’uso di bici (classiche e a pedalata assistita) fino al 14% dei trasporti entro il 2050, si potrebbero risparmiare nel mondo circa 24mila miliardi di dollari in carburante, emissioni di anidride carbonica e costi dei mezzi. Numeri nei quali c’è chi crede fortemente, tant’è che si è deciso di dar vita a un Osservatorio permanente sulla bikeconomy: «Il punto è che bisogna cominciare – dice la direttrice Annamaria De Paola – a pensare alla bici a 360 gradi, non solo come a una fissazione degli appassionati, ma per tutti i vantaggi che procura in termini di ambiente sostenibile, mobilità, smart city, turismo e innovazione». 
Pur senza toccare i livelli di Copenhagen (la città con più bici che auto) ed Amsterdam (dove il numero delle bici supera quello degli abitanti), c’è di che riflettere. Al Forum l’ha fatto anche Hugh Brusher, direttore di Ride London, altro mega-evento ciclistico (35mila adesioni nel 2016): «Londra, città vittoriana, è una delle metropoli più congestionate e rischia di diventarlo ancora di più, con gli ulteriori 2 milioni di abitanti previsti entro 5 anni. Ha bisogno di una nuova educazione nella mobilità e la Ride crea questa nuova cultura». All’economia delle auto, insomma, è ora di affiancare un altro modello di economia. Perché anche fra bici e crescita c’è una correlazione. All’estero c’è chi pare averlo capito, se il colosso francese del lusso Lvmh un anno fa ha comprato il marchio Pinarello, sorta di 'Formula uno' italiana del settore. Da noi, invece, i ritardi cronici nello sviluppo del cicloturismo sono indicativi. Per segnare un’inversione di tendenza serve, allo stesso modo di treni, navi e auto, un approccio basato sul concetto di intermodalità del trasporto. Piste ciclabili protette, bike-hotel, diffusione delle bici elettriche, sfruttamento dei parchi: tutto si deve saldare in un disegno unico. Proprio l’eterno problema del frazionamento delle competenze, con i ministeri interessati poco attivi e le Regioni che non si parlano fra di loro, è alla radice del terreno da recuperare.
Con gli ultimi governi, a dire il vero, qualcosa pare essersi mosso. Almeno a livello di intenzioni. «Siamo partiti da zero – ricorda oggi il ministro Delrio –: non c’è mai stato in Italia il progetto di una rete ciclabile statale finanziata dallo Stato, non c’era una legge che la riconoscesse. Adesso abbiamo entrambe le cose e si celebra una novità culturale: lo Stato assume pienamente, insieme alle Regioni, la pianificazione della mobilità ciclistica, che diventa prioritaria nei centri urbani». La legge sulla ciclabilità, approvata il 14 novembre dalla Camera, ora è al Senato il sì definitivo. Un ok atteso soprattutto da quei 743mila italiani che, stando alle statistiche, usano quasi sempre la bici per andare al lavoro, con picchi del 13,2% degli occupati a Bolzano, del 7,8% in Emilia Romagna e del 7,7% in Veneto. Mentre sono 1,7 milioni gli italiani che utilizzano 'sistematicamente' nell’anno un mezzo che, con oltre 2,3 milioni l’anno di unità prodotte, vede l’Italia maggior produttore europeo, con un giro d’affari stimato in 488 milioni ai quali si affiancano 483 milioni per accessori e ricambi e 190 per riparazioni.
Numeri che potranno salire quando prenderà corpo il progetto delle 4 ciclovie nazionali che hanno ricevuto i primi fondi con la legge di Stabilità 2016. La più nota è la 'VenTo' (progettata dal Politecnico di Milano), che lungo 680 km. dovrebbe unire Venezia a Torino passando per 4 regioni e 120 comuni. La sua particolarità è che per la prima volta c’è un bando unico, pubblicato a settembre (relativo alla 'fattibilità tecnica ed economica') e chiuso il 3 novembre scorso, non una frammentazione sul territorio che avrebbe portato a risultati non omogenei. Un esempio innovativo anche nelle finalità: «Non abbiamo pensato la ciclovia – spiega Paolo Pileri, responsabile del progetto – per far pedalare chi già va sulle due ruote, ma per gli altri. Vogliamo seguire il modello della Germania, che ha già una rete di 45mila km. di ciclovie di cui l’88% è 'esclusiva', cioè non prevede alcun accesso per le auto. Sentendosi in sicurezza - annota Pileri – la voglia e la curiosità di pedalare non hanno ostacoli ed è questa la vera chiave per stimolare il cicloturismo. Soprattutto quello familiare, che può generare fatturati più grossi. In Europa ogni km. di pista ciclabile può valere in media 5 posti di lavoro». 
In totale, sono oltre 6mila i chilometri di ciclovie in progettazione e finanziate globalmente dallo Stato per oltre 400 milioni, ai quali dovrebbero aggiungersi altri 300 milioni di cofinanziamenti degli enti locali. Oltre alla 'VenTo', ci sono la Ciclopista del Sole, dal Brennero fino alla Sicilia (se ne parla dal 2006, finora è stata realizzata solo la parte fino a Verona), e quella dell’Acquedotto pugliese. Altri 6 progetti sono stati finanziati col Bilancio 2018. Di pari passo va però curata la manutenzione, per evitare le incongruenze tipo quelle di Roma, dove si progetta il Grab (il raccordo anulare delle bici, intorno alla città), mentre a nord cade a pezzi la ciclabile già attiva lungo il Tevere. C’è un grosso impegno da portare avanti, quindi. Anche solo per avvicinarsi all’Olanda, che resta una meta irraggiungibile: dagli anni 70 ha costruito oltre 16mila km. di piste ciclabili. Come andare e tornare dalla Nuova Zelanda. Semplicemente.
da Avvenire

California, ritrovata la nave russa dei misteri

PERCHE' SE NE PARLA 
Ritrovata, sulle coste della California, la nave da crociera russa “Lyubov Orlova”, costruita negli anni ’70, scomparsa durante il suo ultimo viaggio nel 2013. Il nome è stato un omaggio a Lyubov Petrovna Orlova, un'attrice russa che era la preferita di Stalin.  La nave era andata persa quando, durante il suo ultimo viaggio dal Canada alla Repubblica Dominicana per essere rottamata. Una burrasca, infatti, ha causato la rottura dei cavi di traino. La “Lyubov Orlova” è famosa per essere protagonista di alcune storie da brivido: sarebbe stata usata dalla malavita internazionale come una casa di piacere. Inoltre, a bordo ci sarebbero stati ratti "cannibali", gli unici sopravvissuti all'equipaggio. Notizia, quest’ultima, poi smentita.

PERCHE’ ANDARCI 
A proposito di luoghi particolarmente misteriosi ed eccentrici, ecco qualche tappa per cui la California è famosa. Innanzitutto la Winchester House, una gigantesca magione situata a San Jose, la casa più inquietante d'America. Residenza di Sarah Pardee Winchester, vedova dell'industriale armiero William Wirt Winchester, venne costruita nel 1884, e da allora ininterrottamente ampliata per 38 anni, fino al 1922. Attualmente è un'attrazione turistica, nota anche come Winchester Mystery House e classificata nella lista del National Register of Historic Places statunitense e in quella ufficiale dei siti di interesse storico californiani (California Historical Landmarks).

DA NON PERDERE 
Tra i tanti paesaggi naturali che possiamo ammirare in California, come non citare la Death Valley, la Valle della Morte, dove si trova la Racetrack Playa, dove le pietre sembra camminino da sole. Lasciando una scia che ne descrive persino il loro movimento. E poi c’è anche Glass Beach, la spiaggia di vetro, vicino a Fort Bragg, famosa per essere una grande distesa di vetri colorati arrotondati venuti dal mare.

PERCHE’ NON ANDARCI 
Costi molto alti a parte, evitate di raggiungere la California durante l’inverno: il clima è molto freddo e nevica abbondantemente.

COSA NON COMPRARE 
Se non siete sufficientemente megalomani, evitate di comprare il prestigioso premio Oscar. Che troverete davvero ovunque. 
turismo.it

Idee di Viaggio Tour di Sochi, florida meta turistica della grande Russia

In un Paese esteso come la Russia, attraversato da una decina di fusi orari, spiccano regioni di incomparabile fascino e città belle e accoglienti. Tra queste, Sochi,centro urbano sul Mar Nero che nel 2014 ha ospitato i Giochi Olimpici invernali. È una località molto gettonata dai turisti tutto l’anno, sia d’estate nei pressi del mare su cui si rispecchia, sia d’inverno dove molti sciatori si destreggiano sui pendii bianchi del Caucaso.

In questo itinerario, andremo alla scoperta di alcune delle più interessanti attrazioni di Sochi. La prima tappa nel quartiere centrale è il Giardino Venčagov, situato nella piazza del Teatro. Questo splendido e colorato giardino fu progettato negli anni Novanta del Novecento dall’omonimo Vencagov e contiene moltissime varietà di fiori, provenienti da ogni parte del globo. È di sicuro una bella vista quella che dà sul giardino, una delle caratteristiche che rende subito piacevole il vostro primo incontro con Sochi.

Proseguite poi verso il viale Kurortnyj per raggiungere un luogo simbolico di Sochi, vale a dire la Villa Vera. Apparteneva alla ricca famiglia Mamontov, proprietaria di gran parte del centro cittadino e grazie alla quale si diede inizio alla costruzione del bellissimo Parco Riviera. Lo stile avanguardista Art-Nouveau di Villa Vera dona alla facciata rifiniture davvero graziose. Ma questa villa ha anche un grande valore storico. Infatti, proprio qui nel 1920 fu firmata la resa dello zar alla fine della Rivoluzione, dopo i lavori del comitato esecutivo del governo che qui trovò la propria sede.

La tappa seguente è la bella cattedrale di san Michele Arcangelo, situata verso la sponda del mare. È un luogo religioso destinato ai cristiani ortodossi e presenta alcune caratteristiche precipue dello stile russo, che si ravvisano nell’alto e grosso campanile. Ci sono anche numerosi elementi più europei che negli anni in cui venne edificata, quelli alla fine del XIX secolo, influenzarono gli architetti, a partire dalla costruzione della facciata.

Per continuare il viaggio nell’anima di Sochi, raggiungete poi un’altra chicca, immortalata dai turisti in tante fotografie. Si tratta della stazione marittima della città, porto nel quale attraccano le imbarcazioni. È sicuramente uno dei maggiori punti turistici di ritrovo, ma assume in sé anche un significato culturale per la città. Infatti, essa è una testimonianza dell’arte e dell’architettura sovietiche di metà del Novecento, sotto l’influsso del potere di Stalin.

Fate un giro attorno alla stazione marittima di Sochi, per ammirare le statue dedicate al mondo marino e al clima, come quelle dei punti cardinali e delle stagioni, elementi indispensabili per una navigazione competente e sicura. È uno spettacolo assoluto vederla illuminata di notte, con le luci che riflesse nel mare antistante ampliano gli spazi e illuminano gli occhi di chi la osserva.

Presso il porto di Sochi, attraversate il ponte sul fiume (che si chiama come la città) per addentrarvi nel grandeParco Riviera, uno dei simboli “naturali” di Sochi. Quest’area verde, con 250 specie di piante, ospita alcune strutture notevoli come la dacia di Chludov, la villa dell’architetto omonimo che contribuì alla costruzione della città, ai suoi albori; vari impianti sportivi; un delfinario; tanto spazio libero per gli allenamenti di atleti e runner. Una chicca? In una zona del parco, 45 astronauti sia russi sia americani piantarono delle magnolie in quello che oggi è ricordato come “viale degli astronauti”.

Tra i musei, ve ne segnaliamo due particolarmente interessanti. Il primo è il Museo di Sochi, che contiene moltissimi oggetti che raccontano la vita e la cultura della cittadina, anche fotografie o documenti storici. C’è poi una sezione dedicata all’archeologia e una a tutti i paesi che ebbero un’influenza in questo territorio della Russia. Ma una delle cose che colpisce di più in questo museo è probabilmente la stanza dedicata alla storia di Yuri Gagarin e del suo famoso volo, il primo oltre i confini della Terra, il 12 aprile del 1961, episodio che aprì la lunga stagione delle spedizioni spaziali (da vedere se non siete stati al museo moscovita dedicato ai cosmonauti).

Il secondo museo riguarda da vicino l’ambito artistico della Russia, ovvero il Museo di arte di Sochi. Situato in un vecchio palazzo di potere, dove aveva sede il comitato esecutivo della Russia centrale, ospita numerose opere artistiche russe quali quadri e oggetti dei secoli tra i XIX e quello presente. È un museo molti visitato dai turisti ed è riconoscibile dalla facciata costruita a mo’ di tempio, tetrastilo le cui colonne sorreggono un sobrio timpano triangolare.
fonte: siviaggia.it

Cosulich nuovo direttore Quadriennale

ROMA - Il consiglio di amministrazione della Quadriennale di Roma - presieduto da Franco Bernabè e composto da Umberto Croppi, Damiana Leoni, Ludovica Purini - ha nominato Sarah Cosulich direttore artistico della Fondazione, con l'incarico di coordinare la programmazione culturale nel prossimo triennio, che culminerà nella 17/a Quadriennale d'arte del 2020.

    "La scelta è stata orientata, oltre che dai contenuti, dalla proiezione internazionale degli artisti italiani che il progetto di Cosulich intende costruire con una metodologia sostenibile", afferma Franco Bernabè, Presidente della Quadriennale di Roma.

    "Il nostro compito fondamentale, oltre a quello di documentare l'arte emergente in Italia, è quello di promuoverne la conoscenza anche all'estero a partire da azioni mirate e concrete di sostegno" aggiunge. "Sono felicissima e grata per questa nuova opportunità che accolgo con grande entusiasmo. Mi sento onorata di poter contribuire allo sviluppo di un'istituzione storica così prestigiosa e preziosa per la nostra arte. Nei prossimi tre anni mi impegno a portare avanti con coerenza, continuità e motivazione un progetto mirato al rafforzamento del sistema italiano e alla promozione e visibilità internazionale dei suoi artisti" commenta Sarah Cosulich.
ansa


Traiano, un imperatore versione 'pop'

ROMA - Un ''uomo ordinario'' dalla ''vita eccezionale''. ''Fui solo l'uomo giusto al posto giusto''. Così si racconta Traiano (53-117 d.C), l'optimus princeps, ovvero ''il migliore degli imperatori'', colui che seppe ''riportare gioia tra i romani'', come scriveva Plinio il Giovane, aprendo ''Traiano. Costruire l'Impero, creare l'Europa'', la mostra con cui il Museo dei Fori imperiali, nelle sale dei Mercati che portano ancora il suo nome, gli renderà omaggio per quasi un anno, fino al 16 settembre 2018, in occasione delle celebrazioni per i 1900 anni dalla sua morte.
Un racconto ''pop'', nell'accezione migliore del termine, spiegano l'ideatore, il sovrintendente capitolino Claudio Parisi Presicce, e Lucrezia Ungaro, curatrice insieme a Marina Milella e Simone Pastor, per ripercorrere non solo l'ascesa politica del primo imperatore non romano ma ispanico di nascita, le sue vittoriose campagne in Dacia o i lasciti, Colonna Traiana in primis che tanto influenzò l'arte fino al Rinascimento. Ma soprattutto per ricordare il senso del suo governo, che, nonostante qualche libero costume sessuale e una certa propensione al vino, lo rese amatissimo, caso più unico che raro, da Senato, esercito e anche popolo. ''Traiano - racconta Parisi Presicce - fu il primo imperatore nominato per merito e non per rapporti familiari con il predecessore. Fu un sovrano attento alle esigenze del suo popolo e un grande costruttore materiale e simbolico. Portò l'impero alla massima estensione, ma il senso delle sue conquiste non è legato al concetto di sottomissione quanto di inclusione''.
Come in un lungo flashback, che dalla tomba corre indietro per i 19 anni di regno, è Traiano stesso (che nella locandina campeggia ritratto in fuxia e verde acido) ad accogliere il visitatore. Poi, in sette sezioni, tra opere, calchi, modellini e multimedialità, i temi portanti della sua opera, dal ruolo di primo piano delle donne con sua moglie Plotina; le grandi infrastrutture per consolidare i 5 milioni di chilometri quadrati dell'impero; le battaglie; il Foro Traiano; la fortuna postuma. ''Non una mostra per specialisti, ma per tutti'', sottolinea la curatrice Ungaro, con prestiti importanti come gli stucchi dorati della villa di Arcinazzo Romano o, per la prima volta insieme dopo 400 anni, le due lastre del fregio con Amorini e grifoni dai Musei Vaticani e da Berlino dove sembrava scomparso per sempre. E anche qualche ''inedito'', come la colossale mano per la prima volta uscita dai depositi del Museo.
E poi sculture, gioielli, modellini e, dal Museo della Civiltà Romana, i calchi storici della Colonna Traiana (1861) a tu per tu con altri monumenti dell'epoca, come l'Arco di Ancona, il ponte sul Danubio e una riproduzione in scala del trionfo di Traiano vittorioso dalla Dacia. Sulla via Biberatica, l'installazione contemporanea Columna mutatio - La spirale, di Luminita Taranu. Mentre in video per la prima volta si avrà l'occasione di ''entrare'' in inaccessibili ambienti sotterranei della casa dell'imperatore sull'Aventino o nel condotto dell'acquedotto Traianeo che portava acqua da Bracciano a Trastevere. ''La lezione di Traiano e di quelli che costituirono l'Europa oggi l'abbiamo scordata - commenta il vicesindaco Luca Bergamo - Così come pensiamo sia scontata e garantita la condizione sociale di pace in cui viviamo. Non è così. Leggere la storia è un passaggio fondamentale per capire il tempo in cui viviamo''.
ansa

La grande bellezza di Zanzibar tra maree e spiagge deserte

STONE TOWN - E’ la luna a segnare la vita e i paesaggi di Zanzibar, arcipelago africano composto da due isole principali, Unguja e Pemba, e da tanti piccoli isolotti corallini, affacciati sull’oceano Indiano a 40 chilometri dalla Tanzania. Le maree trasformano la conformazione delle spiagge e fanno spuntare al largo della costa distese di sabbia abbaglianti e deserte, che si avvicinano molto alla nostra idea di paradiso. Da qualche anno l’isola africana si è trasformata in una destinazione turistica di lusso, attenta però a salvaguardare la natura con la nascita di parchi marini protetti e riserve naturali che curano tartarughe e delfini e con strutture alberghiere a basso impatto ambientale. Se la luna, simbolo femmineo dell’universo, è così determinante per l’isola, altrettanto lo è il mare, fonte di sostentamento per la popolazione di pescatori e di continue scoperte e meravigliose attrazioni per i tanti turisti, sedotti dal suo colore, così difficile da descrivere: tratti di sabbia candida e impalpabile contrastano con il profondo blu dell’oceano Indiano e con il verde anice della costa sabbiosa, caratterizzata da ampie baie protette da speroni rocciosi che si alternano a distese di rena più fine del borotalco. Sulla costa orientale ci sono arenili mozzafiato - da Matemwe con le palme da cocco e un reef coloratissimo a Kiwengwa con i suoi tanti resort e i locali sulla spiaggia - dove l’acqua passa dal verde menta all’azzurro celeste e quasi bianco del litorale, molto apprezzato da chi pratica il kitesurf. Con la bassa marea su questo tratto di costa spuntano lingue di sabbia corallina al largo della costa come Nakupenda, chiamata “l’isola che non c’è”. 
La parte settentrionale di Zanzibar è amata da chi si immerge o fa snorkeling: da Nungwi, dove non c’è mai bassa marea, si raggiunge l’isola di Mnemba, un atollo paradisiaco che appartiene al magnate statunitense Bill Gates e dove è impossibile sbarcare; qui, davanti alle sue coste abbaglianti, è possibile nuotare o fare snorkeling o fermarsi poco più in là su spiagge bianche e deserte, abitate solo da alberi di cocco e da piccoli granchi, bianchi come la sabbia finissima. Qui, davanti a questo tratto di costa, decine e decine di delfini accompagnano le ngalawa, le imbarcazioni della tradizione swahili dei pescatori, da cui si godono il mare più limpido e i tramonti più infuocati.
Capitale dell’isola è Stone Town, una città piena di contraddizioni e dal fascino coloniale, patrimonio dell’Umanità per l’Unesco per i suoi edifici storici che testimoniano il vivace passato commerciale. La città storicamente ha conosciuto grandi momenti di dolore e intolleranza, come quando era il maggior mercato di schiavi dell’Africa orientale; oggi, nonostante la povertà e le difficoltà, prevale tra la popolazione un inatteso spirito di convivenza tra diverse etnie e religioni: musulmani, anglicani, cattolici e indù. Là dove c’era il mercato degli schiavi, nel 1873 venne costruita una chiesa anglicana che oggi si visita assieme al vicino museo della schiavitù. In città meritano una sosta il mercato che ospita l’asta del pesce e che profuma di spezie, dal cardamomo ai chiodi di garofano per cui Zanzibar è famosa in tutto il mondo; la fortezza portoghese al cui interno si trova un anfiteatro che ogni febbraio, quest’anno dall’8 all’11, ospita il festival Sauti za Busara, che omaggia la musica africana con artisti provenienti da tutto il mondo. Sul lungomare si affaccia Beit el-Ajaib, un grande edificio puntellato per i crolli e oggi abbandonato: era il Palazzo delle Meraviglie, il primo in città con ascensore e luce elettrica e un giardino esotico, appartenente al terzo sultano dell’Oman, che lo costruì per la consorte. Nel cuore di Stone Town, tra viuzze annerite dalla muffa e macchiate dai colori dell’artigianato zanzibarino, non può mancare una sosta sotto la casa dove nacque e visse la celebre rockstar Freddie Mercury e all’House of Spices, la casa delle spezie, dove si possono acquistare anche oggetti d’artigianato locale. Sulla turistica Gizenga street alcune associazioni femminili no profit come Dada Zanzibar e Sasik, women cooperative hanno aperto botteghe dove creano oggetti e tessuti zanzibarini dai toni di batik: cuscini, vestiti e tovaglie fatti a mano e su commissione. E’ un modo di sopravvivere, il loro, creando attraverso i colori e la manualità e garantendo alle famiglie più bisognose ciò di cui necessitano.
Infine per un pranzo o una cena in terrazza a base di zuppa di patate e limone, aragosta, manioca e banane fritte e dolci allo zenzero con semi di baobab, è bene recarsi nell’hotel Emerson Spice; è la casa zanzibarina di un mercante completamente ristrutturata, con camere tutte diverse l’una dall’altra, dedicate a donne della cultura e della musica, e che sembra uscire da un film di spionaggio: qui, tra fontanelle maiolicate e giardini segreti, si rivive un’originale atmosfera coloniale prima di rimettersi in cammino per l’isola.
Uscendo dalla città si entra nella vita degli altri zanzibarini, quelli che non possono permettersi il lusso di una casa in mattoni in città: le loro case in fango, legno e makuti, la tipica paglia ricavata dalle foglie di palma, sorgono lungo il ciglio delle strade che attraversano Unguja, l’isola principale, da Nungwi, nell’estrema punta settentrionale, fino a Kizimkazi, a sud. Si viaggia tra piccoli villaggi di pescatori e sobborghi dove bancarelle e laboratori artigianali all’aperto ospitano giovani zanzibarini che vendono ananas, cocchi, banane e intagliano il legno creando oggetti, porte e mobili che servono per abbellire le case di città. I villaggi sorgono a ridosso di labirinti di mangrovie e vaste coltivazioni di zenzero, cannella e chiodi di garofano, dove è imperdibile una visita ai giardini dedicati alle spezie: qui si ammirano le piante più strane e rare utilizzate nella medicina tradizionale e si assaggiano i più strani frutti tropicali.
C’è infine un luogo, dieci chilometri a nord della capitale, che merita di essere visitato: il Montessori School Nursery & Primary and Orphanage di Zanzibar, l’unica struttura privata che ospita bambini abbandonati in tutta l’isola. Nata 11 anni fa grazie alla determinazione e alla tenacia di Suzanne, donna di 47 anni che, con coraggio e un amore grande e sconfinato come il continente dove vive, si occupa di educare, allevare e crescere figli non suoi in una struttura montessoriana che è molto più di un edificio dove si studia o si viene accolti: è una casa, una famiglia, un luogo dove si riceve aiuto e amore. Suzanne, la grande “mami” di tutti, ci vive con quattro sue figlie e 46 piccoli – Aisha, Maria, Ali, Mohamed, Hamidi, Omar e tutti gli altri bambini orfani dai 2 ai 17 anni - che sono stati abbandonati o semplicemente dimenticati dalle loro famiglie d’origine. E’ impossibile non entrare nell’edificio, le cui mura sono tappezzate di disegni delle manine colorate dei bambini, che ti entrano dentro come un pugno e ti accarezzano il cuore. C’è una scritta sulla parete che esprime in modo semplice e inequivocabile il motto della struttura, fortemente voluta da Suzanne: «Siate saggi, lavorate duro, rispettatevi e aiutatevi l’un l’altro». Suzanne vive di donazioni e dell’aiuto di volontari provenienti da tutto il mondo che portano medicine, vestiti, cibo, libri e quaderni da colorare. Chiunque può aiutarla, semplicemente contattandola su Facebook: www.facebook.com/Montessori-School-and-Orphanage-in-Bububu-Zanzibar-Tanzania-156977844454756/
Per organizzare il viaggio, il soggiorno e le visite con guide che parlano italiano è possibile rivolgersi a Veratour, che ha sull’isola due tra i più bei villaggi del gruppo: il Veraclub Zanzibar Village a Kiwengwa e il Veraclub Sunset Beach a Nungwi, entrambi curati, sicuri e tranquilli. Il primo si trova sulla costa orientale dell’isola, lungo l’ampia spiaggia di Kiwengwa, immerso in una lussureggiante vegetazione tropicale con bungalow a un piano; l’altro, a nord dell’isola, invece, offre piccoli edifici di due piani e una spiaggia di sabbia fine e bianca, intervallata dalle rocce. 
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Mercatini di Natale 10 mete da non perdere

MERANO - Luci colorate, regali originali, profumo di cannella: passeggiare tra i mercatini di Natale è il modo migliore per farsi inebriare dall’atmosfera natalizia e godersi l’arrivo delle festività. E il ponte dell’8 dicembre rappresenta l’occasione perfetta per prendersi una breve vacanza e andare alla scoperta di tradizioni locali, botteghe di artigiani e specialità gastronomiche.

Per organizzare il proprio viaggio anche all’ultimo minuto, è sufficiente affidarsi a Yamgu - You Are My GUide, la piattaforma per viaggiare sempre aggiornati, che ha selezionato la Top 10 dei mercatini di Natale più suggestivi d’Italia.

1- Merano, tra diavoli e banchetti
Per scoprire una delle più affascinanti tradizioni natalizie dell’Alto Adige bisogna andare a Merano, che con i suoi paesaggi montani e il suo splendido centro storico è una tappa consigliate anche per chi viaggia in famiglia. A caratterizzare i mercatini di Merano sono soprattutto le tradizioni e il folklore popolare: gli stand sono infatti affiancati dalla sfilata di San Nicola con i Krampus, cioè i diavoli, che si tiene il 5 e 6 dicembre. Il Mercatino di Natale di Merano è aperto ogni giorno dal 24 novembre 2017 al 6 gennaio 2018.

2- Trento, il Natale a impatto zero
Dal 18 novembre al 6 gennaio, Piazza Fiera e Piazza Cesare Battisti di Trento si riempiono di luci grazie a decine di casette di legno del mercatino, con golosità gastronomiche e prodotti di artigianato locale di ogni tipo: dagli addobbi natalizi ai maglioni di lana fatti a mano, dalle sculture in legno alle pantofole in feltro. Senza dimenticare l’attenzione per l’ambiente, con la scelta di ingredienti biologici a km 0, la distribuzione di stoviglie lavabili o compostabili, la raccolta differenziata, l’utilizzo di energia elettrica interamente prodotta da fonte rinnovabile.

3- Verona, doppio appuntamento all’ombra dell’Arena
La città di Verona nel periodo natalizio accoglie ben due mercatini: oltre a quello storico di Piazza Bra, che si tiene dal 10 al 13 dicembre in concomitanza con la Festa di Santa Lucia e che conta oltre 300 banchetti di prodotti tipici e dolciumi provenienti da tutta Italia, negli ultimi anni si è aggiunto un mercatino in gemellaggio con la Germania. Si tratta di una sezione veronese dei Mercatini di Natale di Norimberga, città tedesca molto famosa per il suo splendido "Christkindlesmarkt": dal 17 novembre al 26 Dicembre, Piazza dei Signori ospiterà oltre 80 espositori che proporrano prodotti tipici tradizionali artigianali quali addobbi in vetro, legno e ceramica, tante idee regalo nonché specialità gastronomiche e deliziosi dolci natalizi.

4- Bolzano, tra artigianato e musei
In Trentino da non perdere il Mercatino di Natale di Bolzano, che con le sue bancarelle occupa Piazza Walther, proprio ai piedi del Duomo della città. Qui si troveranno non soltanto meravigliose idee regalo, ma anche laboratori degli artigiani atesini dove poter ammirare l'artigianato artistico dal vivo, imparare a creare biglietti di auguri natalizi o realizzare una Pigotta assieme ai volontari UNICEF. Il Mercatino di Natale di Bolzano è aperto tutti i giorni dal 24 novembre 2017 al 6 gennaio 2018. Inoltre, in occasione dell’apertura del Mercatino di Natale, si svolge la “Lunga Notte dei Musei”: un’ottima opportunità per visitare i musei di Bolzano e di partecipare a laboratori e visite guidate con tanto di caccia al tesoro!

5- Salerno, mercatino tra luci d’artista
Non solo Nord Italia! Durante il periodo natalizio uno degli eventi più belli si tiene a Salerno: “Luci d’Artista” è infatti la più spettacolare e suggestiva esposizione di opere d'arte luminose, che vengono installate presso strade, piazze ed aree verdi della città. Inaugurate l’11 novembre, le installazioni luminose resteranno accese fino al 21 Gennaio 2018. Contestualmente, Salerno ospita anche una ruota panoramica di oltre 50 metri nel sottopiazza della Concordia che permette a tutti di ammirare la città illuminata, mentre dall’8 dicembre all’8 gennaio si aggiungeranno anche i banchetti del Mercatino di Natale. 

6- Govone, la casa di Babbo Natale
In Piemonte, YAMGU consiglia una sosta a Govone, in provincia di Cuneo: il Parco del Castello Reale, splendida residenza sabauda, si anima con il Magico Paese di Natale. Dal 18 novembre al 23 dicembre 2017, tutti i sabati e le domeniche e nei giorni festivi di venerdì 8 e 26 dicembre, Govone accoglierà il tradizionale Mercatino natalizio con oltre 90 espositori, due grandi spettacoli dedicati alle famiglie e tanti altri appuntamenti per vivere e condividere tutta la magia del Natale.

7- Como, la città dei balocchi
Dal 25 novembre al 7 gennaio, le sponde del Lago di Como si trasformano nel paese della magia: torna infatti l’appuntamento con i 40 espositori di Como Città dei Balocchi, con un allestimento tra Piazza Cavour e via Plinio. Oltre al mercatino di Natale e alla pista di ghiaccio, quest’anno la manifestazione avrà come tema le “stelle”, il fil rouge che unirà il percorso ideale tra spettacoli per bambini, laboratori, installazioni, decori e luci.

8- Magico natale sulle sponde del Lago di Viverone
Per vivere un weekend da favola, YAMGU consiglia di raggiungere il Lago di Viverone che farà da cornice, dal 24 novembre al 24 dicembre (tutti i weekend dal venerdì sera alla domenica), ad un affascinante mercatino di Natale con 60 chalet di legno, luci, decorazioni e la casetta di Babbo Natale. Lungo le sponde del lago, non mancheranno i punti street food e ristorazione per degustare le specialità gastronomiche piemontesi.

9- Vipiteno, presepi fatti a mano
Presepi intagliati a mano e decori natalizi tradizionali sono pronti a stupire i visitatori di Vipiteno, cittadina medievale presente nell’elenco dei “Borghi più belli d’Italia” che dal 24 novembre 2017 al 6 gennaio 2018 allestisce un suggestivo mercato ai piedi della Torre dei Dodici che sovrasta la Piazza principale.

10- Tarvisio, Natale tra le musiche e il folklore
A Tarvisio, in Friuli Venezia Giulia, si preannuncia un mese ricco di appuntamenti: il piccolo comune, dal 4 dicembre al 6 gennaio, ospita infatti un caratteristico mercatino di Natale. Il 5 dicembre è prevista la tradizionale sfilata di S.Nicolò e i Krampus, mentre l’8 dicembre l’accensione dell’albero di Natale sarà accompagnata da canti natalizi, vin brulè e cioccolata calda per tutti. Un’occasione unica per trovare regali originali, circondati da canti natalizi e musiche appartenenti al folklore austriaco, tedesco e italiano.
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Panettone? Trendy al lievito madre, sale e petali di rose


(di Alessandra Moneti) (ANSA) - ROMA, 28 NOV - Un tempo il dolce di Natale per eccellenza, il panettone, lasciava pochi dubbi: con canditi o senza, glassa alla mandorle o al cioccolato. Quest'anno si arriverà al 24 dicembre attraverso un labirinto di proposte per un lievitato di ricorrenza che piace anche salato e con sale marino certificato, con petali di rose, 'trasparente' e con la grappa. 

Un 'must' nelle scelte d'acquisto di quest'anno sembra essere il panettone da lievito madre. Ad esempio, il Panettone "Eccellente e Solidale" di Fraccaro, creato in collaborazione con la Fondazione Slow Food, è prodotto dal lievito madre Fraccaro del 1932, un 'millesimato' di 85 anni fa. Agli ingredienti base si affiancano i Presidi Slow Food: lo sciroppo di rose della Liguria, il sale marino artigianale delle Saline di Cervia, e la vaniglia di Chinantla in Messico. Molte poi le versioni integrali, biologiche o vegan. "Nella mia idea di pasticceria naturale - dice Alberto Paciaroni, pasticcere romano 

- c'è una materia prima viva e rispettata. Nella ricetta
classica (72 ore) il lievito madre, integrale e autoprodotto, ha due anni di vita ed è nato da starter come la mela e kaki". Propone un panettone trasparente Giuliano Baldessari, chef vicentino e giudice di Top Chef Italia. Il lievito madre è stato rinfrescato con la rugiada raccolta sulle montagne trentine la notte di San Giuseppe. Un rito erede della tradizione celtica che attribuiva alla rugiada di quella notte proprietà miracolose. 

Nascono poi i panettoni di territorio come quello 'made in Portopiccolo', microproduzione sfornata nel borgo turistico a pochi chilometri da Trieste. E' al vino Terrano che nella crema ben si sposa col cioccolato fondente. Nel trevigiano impazza il panettone al radicchio candito che si può degustare anche alla 110/ma edizione dell'Antica Mostra del Radicchio Rosso di Treviso Igp nel weekend dell'Immacolata. Per riscoprire 200 anni di storia del Piemonte c'è poi una ricetta che ricorda una storia d'amore alla corte del re di Savoia tra la pasticcera siciliana e un economo di nome Francesco Moriondo. È a loro che si deve la creazione del famoso amaretto di Mombaruzzo e della storica pasticceria Moriondo Carlo che produce il 'Panettone al Cioccolato con Gelatina alla Grappa Berta Bric del Gaian'. Inoltre, il dolce natalizio è ora anche da bere, con la grappa Monteverro al profumo di panettone. 

A Torino "Una Mole di panettoni", sabato 2 e domenica 3 dicembre, celebrerà la riscossa del dolce che più di tutti sta conquistando l'estero. Le esportazioni del panettone artigianale, ricordano i promotori, hanno superato i 60 milioni di euro lo scorso anno. Ad apprezzare maggiormente il panettone, alto alla milanese, o basso alla torinese o anche creativo, è la Francia, seguita dalla Germania e dal Regno Unito, ma arrivano ordini anche dell'Arabia Saudita, Emirati Arabi, Kazakistan e Cina. E prontamente Borsari propone anche il panettone esotico con pezzi di ananas, mango, papaya e guava. (ANSA)

Musica: Claudio Baglioni, in tour per 50 anni carriera


(ANSA) - ROMA, 28 NOV - Era il 1968. Un Claudio Baglioni 17enne, nascosto dietro i suoi spessi occhiali scuri, dietro la sua timidezza di adolescente solitario, cominciava a scrivere e a registrare le sue prime canzoni. Nascono, ad esempio, Signora Lia e Interludio. Da allora sono passati cinquanta anni di musica, con 20 milioni di singoli, 35 milioni di album in Italia, più di 55 milioni di copie vendute in tutto il mondo. E una passione che non si è mai spenta. E in nome di quella passione, e di un anniversario che non può passare sotto silenzio, il cantautore romano - che nel frattempo ha accettato la sfida di diventare direttore artistico del prossimo festival di Sanremo ed è al lavoro per scegliere i 20 big che si sfideranno all'Ariston - ha deciso di festeggiare nel modo più naturale possibile per lui: in tour. Una serie di concerti nei palazzetti dello sport, il prossimo ottobre, che ripercorreranno la sua storia e che avranno il palco "al centro" (come nel 1991 e nel 1998), definizione che dà anche il nome al tour. Perché la musica è sempre "al centro" per il capitano coraggioso. 

Musicista, autore, interprete: una carriera lunga e irripetibile: dalla fine degli anni Sessanta a oggi, ha conquistato una generazione dopo l'altra, ha saputo rinnovarsi, è stato capace di mescolare pop e melodico, canzone d'autore e rock, world music e jazz. Senza mai adagiarsi sui traguardi raggiunti: 'La vita è adesso', uscito nel 1985, è ad oggi il disco più venduto della discografia italiana e lo stesso anno 'Questo piccolo grande amore', del 1972, è decretata da una giuria popolare Canzone del secolo. 

In dieci lustri, Baglioni si è anche distinto per il grande impegno sociale, dando vita nel 2003, e fino al 2012, a Lampedusa al festival di musica e arti popolari, O'Scià, per promuovere il dialogo interculturale come strumento di convivenza pacifica e solidale. L'idea che la musica è sempre "al centro" è quella che lo ha guidato anche nell'accettare la direzione artistica del Festival, che segna il ritorno sul piccolo schermo dopo Anima Mia con Fabio Fazio nel 1997. 

Queste le date del tour: 16 ottobre Firenze, 19 ottobre Roma, 23 ottobre Ancona, 26 ottobre Milano, 2 novembre Acireale (CT), 6 novembre Bari, 10 novembre Eboli (SA), 13 novembre Bologna, 16 novembre Padova, 20 novembre Montichiari (BS), 23 novembre Torino. (ANSA).

Milano in mostra dal sacro all'avanguardia

MILANO - La nebbiosa e laboriosa Milano si è trasformata in una città accogliente, colta e turisticamente “bella”. Lo dicono i positivi dati d’ingresso in città dall’Expo 2015; lo sostengono i tantissimi stranieri e connazionali che affollano musei e chiese e lo dice ora anche la classifica del Reputation Institute – leader internazionale nei servizi di consulenza e di considerazione - che quest’anno ha inserito il capoluogo lombardo al nono posto tra le migliori città al mondo superando per la prima volta Roma, scesa invece al tredicesimo posto. Milano, dunque, in base ai sondaggi su efficacia, attrattiva turistica e sviluppo economico, rientra tra quelle città che muovono più reputazione e che, attualmente, sembra poter trainare anche l’immagine culturale dell’Italia.
Dalle trasformazioni urbanistiche, cominciate proprio per ospitare l’Esposizione Universale del 2015, alle tantissime offerte culturali, Milano si appresta nuovamente in queste settimane prenatalizie a fare il pieno di turisti e visitatori. Non più solo moda e affari, ma anche arte, cultura, musica e passeggiate tra le nuove creazioni delle più acclamate archistar internazionali.
Le proposte culturali sono numerose, così come varie e sempre interessanti sono le grandi e piccole mostre del capoluogo. 
Chi ama l’arte sacra può vedere a Palazzo Marino, dal 5 dicembre al 14 gennaio 2018, la maestosa pala d’altare Sacra conversazione 1520, capolavoro di Tiziano proveniente dalla Pinacoteca civica di Ancona. L’ingresso è libero e la mostra consente di ammirare anche il retro della tavola, dove sono presenti schizzi a matita realizzati da Tiziano e raffiguranti varie teste, una delle quali potrebbe essere il bozzetto del Bambino sacro.

Sempre a proposito di grandi maestri dell’arte, fino al 28 gennaio Palazzo Reale ospita la mostra Dentro Caravaggio che propone 18 capolavori del maestro del Barocco affiancati alle rispettive immagini radiografiche. La mostra prevede, inoltre, l’utilizzo di apparati multimediali che consentono di scoprire il percorso di Caravaggio dalla bozza dell’opera fino alla sua realizzazione finale.
Sempre a Palazzo Reale fino al 18 febbraio si possono ammirare 250 tra dipinti, litografie, acqueforti e manifesti del grande maestro francese Henri de Toulouse-Lautrec nella mostra Toulouse-Lautrec: il mondo fuggevole che racconta l’arte dell’autore in un percorso di grande intensità. Dal primo dicembre al 4 marzo, invece, verrà ospitata la mostra James Nachtwey Memoria, dedicata al pluripremiato fotografo americano, considerato l’erede di Robert Capa; l’esposizione propone una riflessione individuale e collettiva sul tema della guerra.

Trentacinque tra le opere più interessanti dei Macchiaioli sono in mostra alla Galleria d’arte moderna di via Palestro fino al 25 febbraio: Macchiaioli. Capolavori da collezioni lombarde per ammirare le tele da Giovanni Fattori a Telemaco Signorini, da Silvestro Lega a Giuseppe Abbati, da Nino Costa a Odoardo Borrani.
Chi ama la scultura fino al 3 dicembre, sempre alla Galleria d’arte moderna di via Palestro, trova la mostra 100 anni di scultura a Milano 1815-1915, una straordinaria selezione di 92 opere della collezione del museo che vanno dal tardo neoclassicismo all’inizio del Novecento. Si possono così ammirare le sculture di maestri come Barzaghi, Vela, Medardo Rosso e Wildt.
Per chi è appassionato di natura e animali fino al 10 dicembre alla fondazione Matalon di Foro Bonaparte c’è la mostra Wildlife photographer of the year, 100 immagini naturalistiche scelte dai giurati del celebre premio indetto dal Natural History Museum di Londra. Tra vincitori e finalisti ci sono 8 fotografi italiani.
Se dell’Oriente, oltre che il sushi amate anche l’arte, la mostra Kuniyoshi. Il visionario del mondo fluttuante fa per voi: fino al 28 gennaio al museo della Permanente è esposta la prima retrospettiva del maestro dell’ukiyo, arte della silografia giapponese. I suoi samurai, briganti, gatti, carpe e paesaggi hanno ispirato anche il cinema, i manga e perfino il mondo dei tatuatori.
Chi ama le imprese astronautiche, fino al 4 marzo lo Spazio Ventura, vicino alla stazione di Lambrate, ospita la mostra A human adventure, che ripercorre i primi 60 anni di avventure nello spazio: dal lancio del mitico Sputnik, primo satellite artificiale dell’epoca sovietica, alle grandi conquiste spaziali statunitensi. La collezione vanta razzi, shuttle e persino un simulatore di centrifughe spaziali.
Gli appassionati di storia trovano fino al 7 gennaio al Mudec di via Tortona la mostra Egitto. La straordinaria scoperta del faraone Amenofi II che racconta attraverso numerosi reperti dell’epoca le attività militari e urbanistiche del valoroso faraone che visse tra il 1427 e il 1401 a.C.: dalle statue alle armi e agli oggetti legati alla vita quotidiana.
Chi ama l’arte contemporanea e alternativa trova tanti spunti alla Fondazione Prada dove, fino al 15 gennaio, può ammirare un ricco programma di ricerca e studio sull’arte che si è sviluppata a Chicago nel secondo dopoguerra in tre importanti mostre: Leon Golug con 27 acrilici su tela; un approfondimento sui maggiori artisti in Famous artists from Chicago 1965-1975; H.C.Westermann con 50 sculture realizzate tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta. Fino al 26 gennaio, sempre alla Fondazione Prada, si può ammirare Slight agitation ¾ Gelitin, il progetto del collettivo austriaco Gelitin tra monumenti anarchici, architetture inutili e la presenza ossessiva dei corpi umani.
Sempre in ambito contemporaneo la Triennale ospita fino 11 marzo la mostra Ettore Sottsass There is a planet che, in occasione del centenario dalla nascita del celebre architetto e designer, raccoglie migliaia di foto scattate da lui in giro per il mondo.

Chi cerca un evento culturale adatto anche ai bambini non può perdersi la mostra che Villa Reale di Monza, non lontano da Milano, ospita fino al 7 gennaio: è l’esposizione Storia dell’arte raccontata ai bambini, un progetto didattico che si presenta come un viaggio temporale, dalla preistoria alla contemporaneità, in compagnia di alcuni grandi protagonisti della storia dell’arte; il percorso è suddiviso in stanze multisensoriali dove i bambini sono accolti da brevi filmati nei quali gli artisti, interpretati e disegnati dall’illustratrice Sabrina Ferrero, li introducono alla loro vita e alla loro arte. Alla fine di ogni racconto i giovani visitatori sono invitati a rielaborare i concetti che hanno visto e ascoltato in una serie di attività ludico-creative.
Anche alla Triennale c’è una mostra che parla del mondo dei piccoli: Giro Giro Tondo design for children, storia del design italiano dedicata al mondo dell’infanzia e ai bambini, ai giochi, agli oggetti e agli spazi dove si sono mossi.

Infine va segnalata una mostra singolare: Take me (I’m yours) fino al 14 gennaio all’Hangar Bicocca, che invita i visitatori a fare tutto ciò che abitualmente è vietato nei musei cioè toccare e spostare gli oggetti in mostra. Allestita per la prima volta nel 1995 alla Serpentine Gallery di Londra, l’esposizione comprende importanti opere d’arte contemporanea, da Maurizio Cattelan a Félix Gonzalez-Torres e a Carsten Höller, solo per citarne alcuni.
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