Restaurato Cristo Crocifisso del Beato Angelico Sarà esposto a Firenze con tavoletta ex voto dal 10/4 al 24/6

FIRENZE - Il 'Cristo crocifisso tra i santi Niccolò e Francesco', opera poco conosciuta del Beato Angelico risalente al 1430 circa, sarà esposta dal 10 aprile al 24 giugno, dopo un restauro, nella sede della Fondazione Cr Firenze. E qui sarà esposta, per la prima volta, una tavoletta ex voto della bottega di Jacopo da Empoli (1551-1640) restaurata anch'essa, dopo un fortunoso ritrovamento, un anno fa, nel doppio fondo di un armadio dell'archivio della Compagnia di San Niccolò di Bari, detta del Ceppo, a cui appartengono entrambe le opere che sono state recuperate col contributo di Fondazione Cr Firenze. Il dipinto, su tavola sagomata, era esposto nella sagrestia dell'Oratorio della Compagnia, in via de' Pandolfini a Firenze: presenta la figura del Cristo crocifisso tra i santi Niccolò e Francesco, inginocchiati ai piedi del Golgota. La prima notizia sull'opera risale al 23 ottobre 1564 ma l'attribuzione all'Angelico avvenne solo nel 1909. L'opera sembra essere datata attorno al 1430.
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Colapesce, vi racconto la mia Sicilia

Il Castello Maniace di Siracusa © Ansa
SIRACUSA - I migliori artisti della nuova scena musicale italiana raccontano all'ANSA la bellezza e il fascino dei luoghi dove sono cresciuti, tracciando degli itinerari di viaggio tra musica, arte e scoperta del patrimonio locale. Prima puntata in Sicilia, con il cantautore Colapesce
Colapesce, al secolo Lorenzo Urciullo, è uno dei nomi più importanti ed affermati della nuova scena musicale italiana. Vincitore del premio Tenco 2012 per il miglior disco di debutto, 'Un Meraviglioso Declino', nel corso degli anni il 34enne siciliano ha raffinato sempre di più il suo immaginario musicale - costantemente in bilico tra canzone d’autore, pop e sperimentazione -, realizzando altri due dischi, 'Egomostro' (2015) e 'Infedele' (2017), entrambi accolti con entusiasmo dalla critica e dal pubblico. Citato dal quotidiano inglese The Guardian come esempio di musica italiana da esportazione, definito da Le Monde il più credibile erede di Dalla e Battiato, Lorenzo Urciullo è molto legato alla sua terra, tanto da prendere il suo nome d'arte da un'antica leggenda siciliana, tramandata di generazione in generazione e rielaborata anche da grandi scrittori come Italo Calvino. 
In un'intervista all'ANSA tra arte e musica, Colapesce racconta le bellezze del suo territorio da un punto di vista molto personale, suggerendo itinerari e luoghi 'del cuore' da scoprire, in particolare nella zona di Siracusa, dove è nato e cresciuto. 
Da poco è stato annunciato il suo nome come uno tra gli headliner del Miami Festival a Milano, il prossimo 26 maggio.

Che la Sicilia sia importante per te lo si capisce fin dal nome che hai scelto: quanga influenza ha sulla tua musica? “Molta, e spesso lo noto dopo la fase di scrittura. Tranne rare eccezioni, non decido mai tavolino. “I luoghi in cui ho vissuto” entrano da soli, quella terra è come l’acqua, si infiltra nella mia musica, nei testi. Ovunque”. 
Musicalmente cos’è che ti ispira di più della tua terra? “Un insieme di cose, i cinque sensi lavorano in modo diverso rispetto a quando sono a Milano, dove vivo negli ultimi anni. Il mare è un elemento ricorrente nei miei testi, anche se non lo nomino direttamente, spesso le ambientazioni dei miei testi fanno pensare alla costa più che all’entroterra”. 
Dove partirebbe un ‘itinerario’ di Siracusa e dintorni firmato Colapesce? “DaPantalica (che è anche il nome del brano di apertura del nuovo disco ‘Infedele’, ndr), una bellissima necropoli, con una vegetazione incredibile. E' un luogo mistico dove trascorrere le giornate di afa e ci sono dei laghetti, formati da micro affluenti d’acqua, che ricordano le cartoline giapponesi”.

Quali sono i luoghi a cui sei più legato e che consiglieresti come 'tappe' iniziali? “Impossibile non passare del tempo nell’isola di Ortigia, il centro storico di Siracusa. A livello architettonico credo sia uno dei più belli d’Italia: Piazza Duomo ha la forma di un occhio e toglie il fiato, fra un Caravaggio, una granita di mandorla e una passeggiata intorno alla fonte aretusa, dove l’acqua dolce abbraccia il mare fra papiri e carpe. Obbligata, poi, la tappa al mercato del pesce e l’assaggio della caponata dei F.lli Burgio, premiata anni fa come conserva migliore d’Italia”.
Come prosegue per i lettori dell'Ansa il ‘tour’ guidato da Lorenzo Ur-ciullo? “AlPlemmirio: se siete amanti del mare senza sabbia, con maschera e tubo potrete ammirare dei fondali da sogno anche in superficie, essendo area marina protetta, e sarete circondati da pesci colorati che si perdono nell’acqua cristallina. Poi andrei a Noto: il suo baracco, conosciuto in tutto il mondo, è un giardino di pietra di rara bellezza. Di sera, l’illuminazione rende la pietra bianca e le sue ombre ancora più affascinanti: vi sentirete per qualche ora nel film di Antonioni ‘l’Avventura’.

Consigliaci i tuoi posti preferiti per colazione, pranzo, aperitivo e cena. “A Ortigia c’è ilBar Marciante, dove si può fare un’ottima colazione sicula (consiglio la sfoglia con la ricotta). Per il pranzo ci sono varie possibilità: sceglierei Oz & Cap-puccio o la salumeria gourmet dei Burgio, i quali hanno anche un bar con ottimi co-cktail al porto antico di Ortigia, con un tramonto sul mare da togliere il fiato. Per la sera si può prenotare da Sergio Turco. che con sua moglie cucina dell’ottimo pesce, oppure andare a 'Le vin de l’Assassin' ristorante franco-siculo di alto livello”.
E per la musica live quali luoghi suggeriresti? “Da qualche anno fanno un bellissimo festival che si chiama OSS (Ortigia sound system), con una line up inter-nazionale, virata verso l'elettronica ma non solo. L’altro festival ormai storico è l’Ypsigrock che si svolge a Castelbuono (Palermo, ndr), dalla parte opposta rispetto a dove vivo io, però vale la pena fare qualche chilometro in più perché il cast è sempre al top”.
Con Alessandro Baronciani hai scritto la graphic novel “La distanza”, una sorta di racconto di viaggio ambientato nella tua isola. Questo pro-getto avrà un seguito? “Non nego che il successo della graphic novel ci ha piace-volmente stupito. Chissà magari gli daremo un seguito, forse ambientandolo in Marocco
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La Sardegna oltre il mare L’esperienza dei borghi: dagli echi della letteratura alle maschere, dai murales al vino

Sardegna © ANSA

NUORO - Quando si pensa alla Sardegna viene subito in mente il mare, un mare cristallino che cambia tonalità in ogni porzione di costa dell’isola, a completare un paesaggio che non ha eguali nel mondo. Eppure la Sardegna non è solo mare: percorrendo le strade che dalla costa giungono all’entroterra, si trovano borghi di pace in cui riecheggiano gli echi del passato; un popolo e una terra che mantengono vivo il legame con la natura, con le tradizioni popolari, con la superstizione, con la devozione, con l’arte come espressione della vita e dei desideri di una comunità.


In occasione dell’evento dedicato ai ‘borghi autentici e turismo rurale’, nel centro congressi MBC dell’aeroporto Olbia-Costa Smeralda, siamo andati a visitare tre borghi della Sardegna centro-orientale, in provincia di Nuoro, per poter vivere un’esperienza autenticamente sarda.



Il primo è Galtellì, nella regione della Baronìa, tra i piedi del monte Tuttavista e le sponde del fiume Cedrino, a 50 minuti di auto dall’aeroporto di Olbia e a dieci minuti dalle località balneari del Golfo di Orosei. È il paese delle “Canne al vento” che nel 1912 ispirarono il romanzo di Grazia Deledda. L’autrice nuorese, Premio Nobel per la letteratura italiana, trascorreva periodi di vacanza a Galtellì e ancora oggi, ripercorrendo il parco a lei dedicato, si respira l’atmosfera rurale, si rivivono gli scenari e la cultura pastorale di allora, l’ospitalità e la cura che fanno sentire i visitatori abitanti temporanei del borgo.


Nella chiesa di San Pietro, antica basilica medievale edificata tra l’XI e il XII secolo e allora sede vescovile della Diocesi di Galtellì, è di recente venuto alla luce un ciclo pittorico di affreschi di richiamo bizantino, tra i più antichi ritrovati in Sardegna. Il Cristo a grandezza naturale di probabile Scuola Pisana sull’altare della chiesa del Santissimo Crocifisso, al centro del borgo, è stato a lungo venerato per numerosi atti miracolosi documentati dagli atti ufficiali a partire dal Seicento. Ma il fascino di questo piccolo borgo è dovuto, soprattutto, alla vita di comunità e alla sua peculiare urbanistica, caratterizzata dalla presenza di case padronali appartenute alle famiglie nobiliari galtellinesi. Tra queste abitazioni, la settecentesca “Sa Domo e sos Marras” è divenuta sede del museo etnografico del borgo e, negli spazi intorno al cortile acciottolato, custodisce le testimonianze della vita agricola e artigiana di un tempo.

Il monte Tuttavista è raggiungibile in auto fino a poche centinaia di metri dalla vetta ma chi ama il trekking può seguire il sentiero dal borgo e intraprendere una camminata di circa due ore nella natura, per giungere in cima e ammirare dall’alto il golfo di Orosei in tutto il suo splendore.

Da “un tempo immemorabile” vengono le maschere di Mamoiada, piccolo borgo della subregione della Barbagia, secondo i suoi abitanti. I Mamuthones indossano una maschera nera antropomorfa, la casacca di pelle ovina, il fazzoletto nero sul capo e un pesante mazzo di campanacci sul dorso. Accompagnati dagli Issohadores, che invece indossano un costume tradizionale con un corpetto rosso, dopo una lunga vestizione i Mamuthones escono in pubblico il 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio, quando in tutta la Barbagia si accendono grandi fuochi votivi, per proseguire i rituali durante tutto il Carnevale. La sfilata dei Mamuthones è una processione danzata in cui i figuranti si muovono a intervalli regolari, dando dei colpi di spalla una volta verso destra e un’altra verso sinistra e emettendo all’unisono il forte suono dei campanacci. Il rituale richiama una devozione arcaica che è stata miracolosamente mantenuta fino ai giorni nostri: gli etnografi e gli abitanti di Mamoiada ancora oggi parlano dei Mamuthones non come delle maschere carnevalesche o della commedia dell’arte ma come un cambio di identità, come l’esperienza di una mutazione, il mistero di una metamorfosi.


I Mamuthones e gli Issohadores, dall’antichità ad oggi, hanno assunto diversi significati, incrociando la dimensione mitica con quella storica: la maschera come comunicazione con la divinità, come rito di propiziazione per la caccia, come rituale afrodisiaco, come rappresentazione di morte e di nascita, come memoria delle battaglie. Poter ammirare gli artigiani che realizzano le maschere dell’arcaica tradizione locale, poter assistere alla misteriosa e coinvolgente processione di questo borgo sardo e visitare il Museo delle maschere mediterranee valgono una visita a Mamoiada.

Raccontano la vita quotidiana, esprimono messaggi di denuncia sociale, di lotta popolare, manifestano posizioni politiche rispetto ai temi contemporanei. Sono oltre 150 i murales artistici di Orgosolo, borgo di bassa montagna a venti chilometri da Nuoro e a circa un’ora dalla costa. Questo piccolo paese nel cuore della Barbagia di Ollolai, circondato dall’altopiano montuoso del Supramonte e noto alle cronache per essere stato a lungo luogo di banditismo e di sequestri, oggi è un vero museo a cielo aperto. Tutto è iniziato quando, a seguito di alcuni murales di anarchici milanesi, l’insegnante toscano Francesco De Casino nel 1975 portò i suoi alunni a dipingere lungo le strade del borgo sardo. Da allora artisti provenienti da ogni dove hanno deciso di esporre la propria opera murale a Orgosolo, accordando il permesso con la popolazione locale. “Concimi, non proiettili”, “No alla repressione”, “No ai licenziamenti”, si legge sui muri delle abitazioni di Orgosolo. E ancora: “Nostra patria è il mondo intero”, “Siamo tutti clandestini”.

Agli amanti del trekking, i sentieri dei monti che circondano il borgo assicurano un’immersione nella natura selvaggia e incontaminata e gli amanti dell’archeologia troveranno pane per i loro denti visitando testimonianze preistoriche come le strutture sepolcrali Domus de Janas, Tombe di giganti e i nuraghi Su Calavriche e Mereu.

Nei suoi borghi la Sardegna mantiene la promessa di un’esperienza multipla e variegata: da non dimenticare la lunga tradizione gastronomica e enologica. Nell’area centro orientale dell’isola si trovano i piatti delle antiche ricette sarde, cucinati con ingredienti genuini e con materie prime locali come il pane carasau, la pasta lavorata a mano con farine di grano sardo, il porcetto e l’agnello arrosto, i salumi e i formaggi prodotti dai pastori, dolci, liquori di bacche e di erbe. Interessante un giro di degustazioni nelle cantine delle aziende agricole locali, come il vigneto Sedilesu: proprio quella tracciata da questi borghi è la terra del Cannonau rosso o rosato, il vino più antico del Mediterraneo.


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Universo Futurista per arte e vita

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(di Luciano Fioramonti) (ANSA) - ROMA, 10 APR - Rivoluzionare l'arte accantonando definitivamente l' eredità del passato e cambiare radicalmente ogni aspetto della vita quotidiana: il Futurismo si era dato obiettivi ambiziosi per affrontare la sfida della modernità. Il manifesto del 1909 con cui Filippo Tommaso Marinetti indicò le linee programmatiche della sua visione fu solo il primo della serie destinata a codificare l' azione a tutto campo del movimento. Nel 1915 Giacomo Balla e Fortunato Depero nella "Ricostruzione futurista dell' universo" tratteggiarono le linee di un intervento creativo totalizzante allargando alle arti applicate uno sguardo che già investiva moda, design, arredamento, grafica, cinema, danza, musica, teatro. Di questa concezione vuole dare una lettura particolare la mostra "Universo Futurista", in programma dal 21 aprile al 18 novembre a San Lazzaro di Savena, a pochi chilometri da Bologna.
    L'esposizione segna l'atto di nascita della Fondazione Massimo e Sonia Cirulli, istituzione privata creata sulla base di un archivio storico dedicato alla cultura italiana del XX secolo, avviato a New York nel 1984 dai fondatori, che oggi ha una collezione di migliaia di pezzi. "La mostra - spiega Jeffrey T. Schnapp, che l'ha curata insieme con Silvia Evangelisti - indaga la natura del processo di creazione del futurismo e il suo impatto sulla cultura e la politica negli anni in cui il movimento era all'apice della propria fortuna. Invece di ricostruire l'evoluzione del futurismo in maniera lineare, di seguirne lo sviluppo in un determinato tema, che sia la velocità o il dinamismo, o di limitarsi a un periodo o a un piccolo gruppo di figure eminenti, la mostra esamina il centro e la periferia della collezione della Fondazione". L' analisi si sviluppa attraverso una selezione di dipinti, sculture, oggetti di design, disegni progettuali, fotografie e fotomontaggi, manifesti pubblicitari e documenti autografi di ogni genere realizzati da artisti futuristi dal 1909 fino alla fine degli anni '30 del Novecento.
    Il percorso espositivo è scandito da "ambientazioni" dedicate a tematiche care ai futuristi come la velocità, l'energia, il progresso, l'uomo meccanizzato e il design domestico, che si organizzano attorno a cinque unità strutturali principali: la sala della conquista dell'aria, il muro dei manifesti, le "costellazioni" (otto aree tematiche), le "orbite" (sei aree monografiche dedicate a figure di spicco del movimento, e gli "spazi" (due installazioni costruite intorno agli arredi). "Il progetto non segue un'impostazione storico-artistica tradizionale - osserva Schnapp - ma propone un percorso esplorativo attraverso l'abbondanza e la molteplicità dei materiali conservati nella collezione della Fondazione". I curatori hanno scelto oltre 200 opere realizzate in diversi materiali, forme e misure da Balla, Boccioni, Bonzagni, Bucci, Casarini, Chiattone, D'Albisola, Depero, Diulgheroff, Guerrini, Korompay, Licini, Marchi, Marinetti, Masoero,Munari, Prampolini, Russolo, Schawinsky, Sant'Elia, Sironi, Tato, Thayaht. Tra i capolavori, Disgregazione x velocità (1913) di Giacomo Balla.
    L'opera fu esposta nel 1915 in occasione della esposizione universale che si svolse a San Francisco per celebrare il completamento del Canale di Panama. Subito dopo se ne perse ogni traccia, fino al ritrovamento avvenuto qualche anno fa proprio negli Stati Uniti. C' è poi la tela di Alfredo Gauro Ambrosi, La squadra atlantica sorvola Chicago (1933) appartenuta a Filippo Tommaso Marinetti e proveniente dalla sua collezione, esposta alla Prima Mostra Nazionale d'Arte Futurista (Roma, 1934).
    Saranno esposti schizzi e disegni di progetti inediti dell' architetto Antonio Sant'Elia; il pastello Nike, Vittoria dell'Aria (1913) di Umberto Boccioni; una raccolta di foto dinamiche di Anton Giulio Bragaglia; il primo e unico manifesto del film futurista Thays (1917),realizzato da Enrico Prampolini; foto e collage del periodo futurista di Bruno Munari; l'inedito salotto che Tato (Guglielmo Sansoni) progettò nel 1930 per Italo Balbo; arazzi di Depero e Prampolini degli anni Venti e Trenta.
    "Tra tutti i movimenti nati tra il 1905 e il 1915 - rileva Silvia Evangelisti - è solo il Futurismo che risponde ad una concezione globale dell'arte intesa come inscindibile binomio arte-vita, creando un'estetica che vuole coinvolgere ogni aspetto della società e della creatività". Con il loro manifesto, che compare proprio mentre sulla scena culturale europea ci si va orientando verso il recupero dei valori classici e il "ritorno all' ordine", "Balla e Depero rilanciano una nuova concezione dell'arte che vuole 'ricostruire' in senso futurista l'universo attraverso l'impiego di materiali disparati ed estranei alla precedente concezione dei 'materiali nobili' adatti alla creazione artistica".

Su Booking.com 5 mln case vacanza e ville

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ROMA - Non solo i tradizionali hotel ma anche case, ville, appartamenti, in numero sempre crescente: Booking.com annuncia di aver raggiunto i cinque milioni di unità in "strutture alternative" agli alberghi. Il numero di queste sistemazioni è cresciuto del 27% dall'anno scorso, e a un ritmo più veloce rispetto alle tipologie di strutture tradizionali (come hotel, motel e resort) facendo rimanere Booking.com, come sottolinea lo stesso colosso in una nota, leader mondiale in questo tipo di offerta rispetto alle altre piattaforme online di viaggi.
    Il numero totale di strutture presenti e effettivamente prenotabili sul portale è di oltre 1 milione 600 mila strutture e 27 milioni di sistemazioni complessive in 130.000 destinazioni in 227 paesi nel mondo.
    In base a una ricerca condotta dallo stesso Booking.com nel 2017, in cui sono stati intervistati oltre 57.000 viaggiatori da 30 Paesi diversi, nel 2018 il 30% delle persone preferirà soggiornare in un appartamento, un residence o un aparthotel. Un altro studio dello scorso anno, che ha visto la partecipazione di 19.000 viaggiatori da 26 Paesi, dimostra che una persona su cinque (il 21%) ha dichiarato di voler mettere in affitto la propria casa su un sito di alloggi turistici per il prossimo anno.
    "Sappiamo che i viaggiatori amano fare nuove esperienze soggiornando in posti unici, dagli appartamenti alle case galleggianti", afferma Olivier Grémillon, vice presidente di Booking.com per la divisione case e appartamenti. "Abbiamo dato il massimo per aggiungere quanti più appartamenti e case possibile in modo da garantire ai nostri ospiti il massimo della scelta e varietà. Siamo davvero fieri di questo traguardo, e continueremo a lavorare in questa direzione per permettere ai nostri clienti di trovare l'alloggio ideale, che si adatti perfettamente all'esperienza che intendono fare in viaggio".
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Da Guggenheim 'Una tempesta dal Paradiso' a Milano

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MILANO - Un gruppo di bambini, vicino a Kabul, gioca a cavallo della carcassa di un aereo da guerra sovietico abbattuto, tentando senza successo ma con infinito ottimismo di ripararlo con del cotone e delle corde: il video 'In transito' di Lida Abdul è uno dei momenti più intensi della mostra 'Una Tempesta dal Paradiso: Arte Contemporanea del Medio Oriente e Nord Africa', che si apre l'11 aprile alla Gam di Milano. L'esposizione, che dà il via all'Art week milanese, è l'ottava e ultima tappa del progetto MAP Global Art Initiative, frutto della collaborazione tra il Guggenheim di New York e UBS a sostegno dell'arte contemporanea e della formazione.
Organizzata da Sara Raza, curatrice della Guggenheim UBS MAP per il Medio Oriente e il Nord Africa, in collaborazione con i conservatori della Gam Paola Zatti e Omar Cucciniello, la mostra - presentata in anteprima al Guggenheim Museum nell'aprile del 2016 - presenta 16 lavori realizzati da 13 artisti impegnati a riflettere sugli snodi più critici di Medio Oriente e Nord Africa. "La mostra - spiega Richard Armstrong, direttore del Guggenheim - ci spinge a confrontarci con idee stimolanti e con strategie artistiche rigorose, tutte in grado di farci riflettere su una regione vitale del mondo d'oggi". "Molti degli artisti in mostra - aggiunge Raza - mettono in dubbio la capacità delle 'verità' oggettive di cogliere in maniera adeguata le realtà sociali del nostro mondo. Nascondendole fra storie inventate e immagini fantastiche, le loro opere veicolano idee che sfidano le prospettive apertamente politicizzate e stereotipate sulla regione e sulla sua storia, idee che potremmo definire 'contrabbando concettuale'".
Ecco così l'opera che dà il titolo alla mostra - "Ma una Tempesta Spira dal Paradiso (But a Storm Is Blowing from Paradise, 2010)" di Rokni Haerizadeh - in cui l'artista elabora le immagini acquisite dai mass media trasformando i suoi soggetti in creature ibride, a metà tra esseri umani e animali, in una panoramica grottesca sulla decadenza della realtà contemporanea. A mettere in discussione le solite rappresentazioni del Medio Oriente anche l'installazione di Joana Hadjithomas e Khalil Joreige, 'Immagini Latenti, Diario di un Fotografo, 177 Giorni di Performance', con 354 libri esposti su 177 mensole di metallo, contenenti le descrizioni di ipotetiche foto scattate durante la guerra civile libanese da un fotografo immaginario, Abdallah Farah, a dimostrazione del sottile confine tra mito e realtà. Dal dramma reale dei bambini che emigrano in Turchia nasce invece 'Crea la Tua Storia con il Materiale Fornito di Gülsün Karamustafa': una composizione di trenta magliette bianche, taglia bambino, che l'artista ha chiuso ricucendole con del filo nero.

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Fuksas, una torre a Capodistria

(ANSA) - ROMA, 9 APR - Risolvere i problemi funzionali per far stare meglio le persone, lavorare per aiutare l'incontro in un'epoca di scontri. L'architettura è questo, dice Massimiliano Fuksas, un lavoro fatto di "testardaggine e tenerezza", con l'idea di lasciare segni "non per autocelebrarsi ma per migliorare le cose". E poi muoversi, innovare, intercettare i segnali del mondo che cambia, provare sempre a guardare lontano, immaginare il futuro. Con decine di lavori in cantiere e più di 600 grandi progetti realizzati in tutto il mondo, l'architetto romano firma ora una torre inclinata sul mare, che dal litorale di Capodistria offrirà uno sguardo inedito e lontano sull'Europa e il suo sogno. I lavori partiranno a settembre. Alta 110 metri, la torre avrà una struttura a doppia ellisse. Un ponte vetrato lungo 100 metri la collegherà a un belvedere con bar, ristoranti e spazi per la cultura. "Le due ellissi sono l'idea di due mondi, quello europeo e quello orientale, che si incontrano e si conoscono", dice Fuksas.
   
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Patagonia, fino alla 'fine mondo' in bicicletta

PASO BELLAVISTA - "La Patagonia! E' un’amante difficile. Lancia il suo incantesimo. Un’ ammaliatrice! Ti stringe nelle sue braccia e non ti lascia più" . Bruce Chatwin, 'In Patagonia'. Non è un caso se il più grande autore di letteratura di viaggio, Bruce Chatwin, abbia dedicato la sua migliore opera alla Patagonia, sterminato e selvaggio territorio sudamericano diviso tra Argentina e Cile. La Patagonia è la terra attraverso cui giungere ad Ushuaia, la 'città alla fine del mondo', è il luogo dove convivono deserti, iceberg e ghiacciai, foreste e fiordi, laghi e vulcani. E' la regione dei Pinguini di Magellano e dei puma, delle balene e dei condor.
E il luogo della mitica Routa 40, la strada che Che Guevara percorse a bordo della sua moto Norton Poderosa e che racconto' nei 'Diari della motocicletta'. Ma qual è il modo migliore per viaggiare in questa straordinaria regione? Tra i molti mezzi possibili, ne abbiamo scelto uno, la bicicletta. E per capire che tipo di esperienza possa essere, ANSA ha intervistato Davide Travelli, 39 bergamasco, ex consulente aziendale ed appassionato cicloturista che ha appena concluso un viaggio incredibile: la traversata in bici delle Americhe, dall'Alaska ad Ushuaia, da dove ci risponde.
“Sono appassionato di bici e ho sempre avuto sete di avventura, di epopee d'altri tempi e di viaggio. Mi ha sempre attirato la Panamericana come parola, come strada più lunga al mondo che unisce le Americhe. Così, un giorno, ho scelto di partire per una 'Grand Adventure' attraversando l'intero continente, disegnando la mia Panamericana”, esordisce Travelli all'ANSA.
Quanto ci hai impiegato? “954 giorni, sono partito il 14 Agosto 2015 da Prudhoe Bay, Alaska, punto piu' settentrionale del continente e metro zero della Panamericana”
Come ti sei mantenuto economicamente? “Mi sono mantenuto prettamente con cartoline postali, che scambio nei ristoranti e nei negozi con del cibo e vendo a prezzo di collaborazione nelle piazze. Ma è in Colombia che la mia vita e' cambiata: ho iniziato a conoscere viaggiatori sudamericani che viaggiano per anni senza soldi. Mi sono detto: se lo fanno loro lo posso fare anch'io.
Perché suggeriresti di scegliere la bici per conoscere la Patagonia?
“Viaggiando in bici conosci veramente la cultura di un paese: lo si attraversa completamente, non si va solo da A a B come in bus e aereo, si va abbastanza lenti per interagire con le persone che si incontrano, si campeggia fuori dalle case di gente che, spesso, t'invita a mangiare da loro. Viaggiare in bici dona una sensazione di libertà infinita. Viaggiare in bici dona una sensazione di libertà infinita”.

Quale percorso hai scelto per attraversare la Patagonia?
“Ho seguito sostanzialmente la Routa 40 fino a San Martin de Los Andes, poi ho fatto il cammino 'De Los 7 Lagos' fino a Villa La Angostura e sono passato in Cile. A Puerto Varas ho iniziato la famosa Carretera Austral, da Villa O'Higgins sono ripassato in Argentina per poi tornare in Cile arrivando a Puerto Natale e Punta Arenas. Arrivato alla Terra del Fuoco, l'ho attraversata facendo il Paso Bellavista per giungere, infine, ad Ushuaia. Suggerisco anche unsecondo percorso: attraversare la Terra del Fuoco tutta in sterrato partendo da Porvenir, in Cile, e arrivando a Ushuaia passando per Paso Bellavista”.

Cosa hai provato quando sei arrivato a Ushuaia? “Una liberazione: dopo 35mila km ero finalmente arrivato al famoso cartello "Fin del mundo", un traguardo inseguito 954 giorni!”
Quali sono i luoghi che più ti hanno impressionato? “La zona dei Sette Laghi in Argentina e il Vulcano Osorno, che regala 'cartoline' spettacolari. Il Paso Mayer è una via alternativa per lasciare Villa O'Higgins, che è la fine della Carretera Austral, ed è sicuramente l'highlight della Patagonia. Infine, imperdibile, anche se turistico, il ghiacciaio del Perrito Moreno, che merita assolutamente di essere visitato”.
Dove hai mangiato e dormito nella maggior parte delle tue tappe? 
“Sulla strada: avventurarsi in Patagonia e avere la liberta' di campeggiare dove si vuole è incredibile”.

Quali cibi consiglieresti di provare a chi seguira' il tuo itinerario? “il Cordero al Palo, un agnello impalato e cucinato lentamente alla brace. Ai vegetariani consiglio di provare una specie di mirtillo autoctono chiamato Calafate”.
Un viaggio come il tuo è adatto solo a cicloturisti esperti oppure, dilatando i tempi, lo possono compiere anche semplici appassionati? “Tutti possono viaggiare in bici, anche su una Graziella! Chiaramente, in questo caso, si viaggerà con più lentezza. Il viaggio in bici e' universale, lo possono fare i bambini come gli anziani!”
Quale sarà la tua prossima avventura? “Voglio continuare il mio giro del mondo, sto organizzano la logistica del mio trasferimento in Africa, dovrei arrivare a Citta' del Capo il 22 Aprile”.
Il modo migliore per seguire i viaggi a due ruote di Davide Travelli è il suo account Instagram instagram.com/davidetravelli, sempre aggiornato con foto e informazioni su tutti gli itinerari percorsi.
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Alpitour, accordo con Eden Viaggi


TORINO - Eden Viaggi, il tour operator guidato da Nardo Filippetti, entra a far parte del gruppo Alpitour. L'operazione verrà formalizzata nei prossimi mesi.
    Nasce così un gruppo da circa 2 miliardi di fatturato, in grado di competere con i grandi player del mercato turistico europeo.
    Eden Viaggi manterrà il suo posizionamento e la sua identità. E' prevista anche una fitta collaborazione tra le due divisioni incoming per l'arrivo di turisti stranieri nel nostro Paese.
    "Siamo felici di accogliere Eden Viaggi all'interno della nostra grande famiglia - dichiara Gabriele Burgio, presidente e ad di Alpitour - perché conosciamo la storia di questo celebre marchio italiano e il valore del suo management. Metteremo a disposizione risorse e competenze per renderlo sempre più forte e attrattivo sul mercato dei viaggi". "Sono orgoglioso di aver raggiunto questo accordo perché consente al marchio Eden di proseguire il suo percorso nel solco della grande tradizione dei tour operator italiani", sottolinea Filippetti. 

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Messi in campo per turismo responsabile


BARCELLONA - Lionel Messi scende in campo con l'Organizzazione Mondiale del Turismo per promuovere il "turismo responsabile". Il segretario generale della Unwto, Zurab Pololikashvili, lo ha infatti nominato ambasciatore dell'organizzazione delle Nazioni Unite.
    "Durante i miei viaggi - spiega il campione - ho avuto l'opportunità di conoscere altre culture e società, così come altri modi di vedere il mondo e questo è molto arricchente.
    L'Organizzazione Mondiale del Turismo lavora per rendere il turismo una fonte di sviluppo e sono felice di poter unire questa missione di promozione del turismo responsabile".
    "Messi è uno sportivo unico e un esempio di come la forza di volontà e il lavoro costante diano buoni risultati. È un grande onore che si unisca all'Unwto e ad altri personaggi noti nel promuovere i valori positivi e i benefici che il turismo rappresenta" afferma Pololikashvili.
    Oltre a Messi nella "squadra" dell'Unwto che promuove i legami tra sport e turismo e il potere di trasformazione del turismo responsabile sono schierati Fernando Hierro e Vicente del Bosque.

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Musei Vaticani, visite alle 6 di mattina "Good morning Vatican Museums". Anche rito apertura porte

CITTA' DEL VATICANO- Arrivare ai Musei Vaticani entro le 6.00 e vivere una visita "fuori orario". E dopo la visita, una buona colazione servita nel bistrot del Cortile della Pigna. Un programma che permette anche di compiere con il "clavigero" dei Musei il rito solenne dell'apertura delle porte e dell'accensione delle luci delle diverse sale. E' la speciale proposta di ingresso esclusivo, alle 6.00 di mattina, che i Musei Vaticani lanciano dal loro sito.
    A quell'ora, a beneficio di un piccolo gruppo di visitatori, l'antico mazzo di chiavi in ferro schiuderà, uno dopo l'altro, gli innumerevoli portoni, da quello monumentale d'ingresso a quello sacro della Cappella Sistina, passando per l'Atrio dei Quattro Cancelli, Scala Simonetti, Museo Pio Clementino, Gallerie dei Candelabri, Gallerie degli Arazzi, Gallerie delle Carte Geografiche, Stanze di Raffaello (apertura porte della prima stanza), Scala San Pio V. L'itinerario "Good Morning Vatican Museums" è guidata da un operatore didattico autorizzato.
   
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Non è sicura la parete franata a Re, la Vigezzina sospende i treni internazionali Da lunedì 9 saranno attivati pullman sostitutivi tra Domodossola e Locarno


Torna a essere chiusa da domenica pomeriggio (8 aprile) la circolazione sulla linea ferroviaria della Vigezzina nel tratto tra Re e il confine. Troppo insicura la parete franata nel pomeriggio di Pasqua per consentire il transito in sicurezza dei treni. 

«L’evoluzione attuale - scrive in una nota Daniele Corti, direttore della società SSif che gestisce la tratta italiana della Ferrovia Vigezzina-Centovalli - non ci consente di far viaggiare i nostri passeggeri in totale sicurezza. Nei giorni scorsi, oltre alla riattivazione del traffico internazionale, avevamo messo in campo tutte le nostre forze per garantire anche corse aggiuntive. Ora però, dopo aver monitorato coscienziosamente la situazione dobbiamo nuovamente sospendere il traffico internazionale a scopo precauzionale». 

La linea resta così aperta sul fronte italiano tra Domodossola e Re, mentre su quello svizzero tra Locarno e Camedo. Da lunedì 9 saranno invece attivate le corse sostitutive in bus. 

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Idee di Viaggio Dieci buoni motivi per cui andare in Albania (proprio) quest’estate

La travel blogger di The Balkanista scrive una lettera aperta a tutti i suoi fan e spiega perché devono andare in Albania quest’estate

Scrittrice, viaggiatrice, travel blogger inglese, l’autrice di The Balkanista vive da anni a Tirana. Approdata sulle coste dell’Albania per una vacanza, non se n’è più andata. In una lettera aperta a tutti i suoi fan spiega perché bisogna andare in vacanza in Albania proprio quest’estate. “L’Albania non è in cima alla lista delle mete vacanza”, spiega la blogger. “Quando sono venuta qui per la prima volta anch’io mi sono sentita in colpa per avere trascurato altre destinazioni. Ma ora posso dirvi con certezza che dovete assolutamente prendere in considerazione questo Paese per le prossime vacanze estive”.
I motivi sono dieci e noi li abbiamo riassunti qui di seguito.
1. Fuori dalle solite rotte
Tra qualche anno l’Albania, come è accaduto per altre mete del Mediterraneo, è destinata a essere invasa da orde di ragazzini ubriachi in cerca di divertimento a basso costo. Ma, per il momento, i turisti sono ancora pochi, non esistonsi fanno code per accedere alle attrazioni turistiche e non si deve sgomitare per accaparrarsi un angolo di spiaggia dove stendere il telo mare. Neppure in piena estate.
2. C’è tanta storia da imparare
L’Albania offre luoghi storici e siti Unesco inimmaginabili. Rovine Romane, castelli medievali, bunker sovietici e resti Ottomani: c’è di tutto. L’antica città di Butrinto, nel Sud del Paese, da sola vale il viaggio, così come Berat e Scutari, al confine con la Grecia, e molti altri luoghi ancora più belli.
3. Le più belle spiagge d’Europa
“Care Italia, Croazia e Grecia, mi spiace dirvelo ma la Riviera dell’Albania supera qualunque altra vostra costa”, scrive la blogger che consiglia di visitare assolutamente Ksamil, Saranda, Himara eDhermi per ammirare le loro acque cristalline, le spiagge bianche e il panorama montagnoso che le incornicia. La costa albanese è selvaggia e meravigliosa e, a suo dire, non c’è nulla di simile in tutta Europa.
4. Laghi e sorgenti naturali
L’interno dell’Albania è punteggiato da Laghi e da corsi d’acqua bellissimi. Il Lago Koman, il Lago di Scutari, il Lago di Butrinto e ilLago di Ocrida valgono una visita per via delle loro acque turchesi e dello scenario mozzafiato che li circonda. Alcune sorgenti comeSyri I Kalter (‘L’occhio azzurro’) e quelle nei pressi del villaggio di Theth sono perfette per fare una nuotata e per ammirare le cascate.
5. Clima perfetto
L’Albania gode di un clima Mediterraneo ottimale e ha lunghe estati calde e le altre stagioni sono sempre piacevoli. Durante l’anno non si scende quasi mai al di sotto dei 20°C, poi da maggio le temperature salgono intorno ai 22°C per toccare picchi di 35°C a luglio e agosto. Oltre all’estate, quindi, ogni momento è perfetto per un viaggio in Albania.
6. Gente amichevole
Gli albanesi – a discapito dei pregiudizi – sono persone cordiali, amichevoli e curiose. La blogger racconta di non essersi mai sentita in pericolo. Bisogna solo prepararsi a ricevere centinaia di domande sul perché e per come della scelta di venire in Albania.
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7. Ottimo cibo
Lungo la costa il pesce è buonissimo e costa pochissimo. La cucina ha avuto una forte influenza italiana. Man mano che ci si addentra nel territorio si trovano piatti a base di carne, sempre freschissimi. Qui i surgelati non vengono quasi mai presi in considerazione. Bisogna provare alcune ricette locali come il Tavë kosi a base di agnello, riso, uova e yogurt, il Patellxhane te Mbushur a base di melanzane ripiene e le salsicce locali.
8. La lingua è bellissima
L’albanese è una delle lingue più antiche ed è completamente diversa dalle altre lingue europee. Non è facile. Tuttavia se si fa una vacanze in Albania qualche parola bisogna saperla, tanto più che ai locali piace quando gli stranieri cercano di interagire con loro.
9. Una Paese musulmano tollerante
L’Albania è fondamentalmente un Paese musulmano, tuttavia non serve prendere precauzioni come in alcuni Paesi Mediorientali o Nord africani. Alcune donne hanno il capo coperto, ma non serve alcun dress code particolare per girare per le strade. Solo se si visita una moschea. Anche gli alcoolici sono diffusissimi così come la carne di maiale.
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10. Punto di partenza per altri viaggi
L’Albania è un’ottima base di partenza per chi desidera visitare altri Paesi vicini, raggiungibili in un’ora o due di viaggio. Dalla città di Pogradec si può attraversare il confine e arrivare in Macedonia, da Scutari si passa in Montenegro e in Croazia, da Sud si entra inGrecia e si raggiunge Corfù, mentre dal confine settentrionale si va in Kosovo e in Serbia. L’Italia dista solo un’ora di volo (gli aerei partono da Milano, Bologna, Venezia, Roma, Pisa) o due ore di traghetto che parte da Ancona, Brindisi e Bari (da qui solo d’estate) e arriva a Durazzo.
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Messina valorizza fortezze su Peloritani Assessore Signorino presenta itinerari ed escursioni in trekking

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MESSINA - "La nostra città punta sempre di più sul turismo di qualità e per questo vogliamo valorizzare la fruizione dei monti Peloritani e i "forti" messinesi: un sistema di oltre 20 costruzioni militari di rara bellezza e di grandissimo valore paesaggistico che sono diventati dei veri contenitori culturali, ospitando al loro interno eventi musicali, spazi espositivi, aree museali, percorsi naturalistici, a piedi e con fuoristrada, di straordinaria bellezza". A dirlo l'assessore comunale al Turismo di Messina Guido Signorino presentando itinerari tra i forti messinesi da proporre ai visitatori ed escursioni in trekking sui monti Peloritani. "Costruiti nella seconda metà dell'800 per difendere lo Stretto da attacchi nemici, - spiega il prof. Vincenzo Caruso, referente Coordinamento Forti dello Stretto - i Forti di Messina sono oggi delle magnifiche terrazze da cui ammirare uno dei panorami più belli al mondo. Messina, con il suo porto naturale, per la sua posizione geografica privilegiata ha assunto nei secoli un posto di rilievo dal punto di vista storico, militare e strategico nel Mediterraneo. Le dominazioni susseguitesi hanno dotato la città dello Stretto di una serie di fortificazioni che la rendono unica tra le città marinare d'Europa. Dall'epoca spagnola fino al periodo umbertino, le opere fortificate di Messina sono un segno del passato, che costituiscono oggi un provato esempio di valorizzazione turistica finalizzata ad una ricaduta economica positiva sul territorio". "Unici per tipologia per la loro posizione strategica - prosegue Signorino - una volta recuperati e resi fruibili alla collettività dagli Enti e dalle Associazioni che li gestiscono, d'intesa con il Comune di Messina, i Forti dello Stretto sono un patrimonio eccezionale per la nostra città".
   
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Torna a #Cervia il festival internazionale #aquilone dal 20 aprile al 1 maggio con i migliori wind artists del pianeta

FESTIVAL DELL'AQUILONE DI CERVIA © ANSA

CERVIA - E’ ormai a tutti gli effetti la capitale mondiale dell’aquilone, per questo Cervia, città della fantasia, ospita la 38° edizione del Festival Internazionale dell’aquilone ARTEVENTO. Si tratta di un’edizione speciale quella che si apre il 20 Aprile e che colorerà il cielo di Cervia, Milano Marittima, Pinarella e Tagliata fino al 1° Maggio. A partire dai due Ospiti d’Onore: il Royal Thai Kite Team dalla Thailandia e il gruppo Maori Ki-O-Rahi dalla Nuova Zelanda.
170.000 spettatori nella scorsa edizione e 20.000 partecipanti per gli eventi collaterali, questi i numeri della passata edizione, che ha portato l’ideatore e organizzatore di ARTEVENTO, Claudio Capelli, a rimanere fedele alla spiaggia di Pinarella e al Magazzino del Sale di Cervia.
Invitati a confrontarsi non solo sul tema dell’aquilone ma su quello della contaminazione fra arti visive e performative - tra musica, teatro, danza, circo contemporaneo e tradizioni popolari – i 200 migliori artisti del vento in rappresentanza di 35 Paesi e dei 5 continenti diventano i protagonisti di uno dei più famosi e longevi eventi internazionali del suo genere: quello che secondo l’autorevole fondazione americana Drachen si classifica “tra i 10 best kite festival al mondo, cui partecipare almeno una volta nella vita”. E’ una magica atmosfera quella che si respira ad ARTEVENTO, festival concepito come un’opera aperta in continua evoluzione, pensato in primis per soddisfare le esigenze creative degli artisti e organizzato, neanche a farlo apposta, da un pittore e dalla figlia designer. “Siamo molto soddisfatti - dichiara l’art director Caterina Capelli - garantendo agli artisti le condizioni ideali per esprimere al meglio la propria follia creativa, abbiamo trasmesso al pubblico il virus dell’aquilone, e ARTEVENTO è diventato prima di tutto un luogo dell’anima, in cui artisti e spettatori volano insieme sulle ali dell’immaginazione”.
“Cacciatori di aquiloni”, artisti del vento o virtuosi del volo acrobatico, showman o depositari di arcaiche tradizioni, gli ospiti del festival sono solo una parte delle migliaia di persone che ogni anno arrivano da ogni parte del mondo a Cervia per far volare il proprio aquilone, tanto che il pioniere dell’aquilonismo contemporaneo, Peter Waldron definisce quello di Cervia “non festival, ma un pellegrinaggio”. Lo straordinario spettacolo di migliaia di aquiloni di ogni forma e colore in volo simultaneo invita grandi e bambini a starsene finalmente 12 giorni con la testa fra le nuvole, mentre la spiaggia si trasforma nel Villaggio del Festival, quel “paese delle meraviglie” costellato delle attrazioni che hanno reso ARTEVENTO un appuntamento imperdibile per spettatori di ogni età. 
Info: www.artevento.com


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Re Louvre sempre al top, ma occhio alla Cina Crescono i Vaticani. Tra primi 100 Duomo Siena e Reggia Caserta

MUSEI: LOUVRE SEMPRE AL TOP, MA OCCHIO ALLA CINA © EPA

-Re Louvre sempre sul trono supera la crisi e risale la china tornando di nuovo sopra agli 8,1 milioni di visitatori, 700 mila in più rispetto al 2016, l'anno nero del terrorismo. Ma il vero exploit è quello del National Museum of China che con poche presenze in meno (8.062.000) rispetto al blasonatissimo collega francese svetta di colpo al secondo posto della classifica mondiale 2017 stilata dal Giornale dell'Arte con The Art Newspaper, lasciandosi alle spalle il Met di New York, che pure ha affrontato le sue crisi di bilancio guadagnando ancora visitatori. Tant'è, quest'anno anche i Musei Vaticani festeggiano, con 400 mila presenze in più che gli valgono la riconquista del quarto posto (un anno fa erano scivolati al quinto, superati dalla National Gallery di Londra). Mentre nella top 100, dove da sempre figurano alcuni dei più importanti musei italiani, dagli Uffizi a Castel Sant'Angelo, entrano alla grande il Complesso Museale del Duomo di Siena (31), Palazzo Reale di Milano che ha ospitato tra l'altro la grande mostra di Caravaggio (71) e finalmente la Reggia di Caserta, complici forse pure le domeniche gratuite lanciate dal Mibact (100). Insomma, se guerre e terrorismo continuano a fare paura e la crisi economica costringe anche i più grandi a rivedere i bilanci, la fame di cultura nel mondo sembra crescere insieme con i numeri globali del turismo. E l'Oriente, con un trend che va avanti ormai da tempo, si fa spazio, sgomitando anche ai danni delle istituzioni più storiche. Nella lista dei primi dieci le variazioni sono minime. Soffrono un po' i musei londinesi (anche qui la paura del terrorismo può aver fatto la sua parte) con il British Museum che scivola dal terzo al quinto posto e la National Gallery che dal quarto precipita all'ottavo. Escluso il Reina Sofia di Madrid, che con 3,8 milioni di visitatori si deve accontentare dell'undicesimo posto, in discesa come il Prado che con 2,8 milioni è diciottesimo (era al gradino 14). Intanto si fa strada il Tokyo Metropolitan Art Museum, che entra al 21/o posto, così come il Museum National de Antropologia di Città del Messico, che con 2 milioni 336 mila presenze è 24/o, seguito al 30/o da un altro museo cittadino, il Museum National de Historia (2.135.465). E se a Firenze gli Uffizi perdono una posizione scendendo al 26/o posto e la Galleria dell'Accademia ne cede due (al 37/o con 1,6 milioni), un destino analogo al museo dell'Acropoli di Atene (1,5 milioni di visitatori, è 40/o, nel 2016 era al 36/o posto), guadagna invece ben 11 posizioni il National Museum of Western Art di Tokyo, 43/o con 1,4 milioni di visitatori. Quanto alla classifica italiana, i primi posti sono gli stessi di sempre, al top inossidabili gli Uffizi, con 2 milioni 235 mila visitatori, seguiti dalla Galleria dell'Accademia di Firenze e dal Museo di Castel sant'Angelo, primo dei romani. Tra i siti archeologici domina il Colosseo, da sempre il monumento più gettonato, che nel 2017 ha sfondato il muro dei 7 milioni di visitatori, seguito da Pompei con 3 milioni 418 mila (anche qui oltre un milione in più rispetto a pochi anni fa) e a sorpresa dalla Valle dei templi di Agrigento con 867 mila. Guardando ai 32 super musei voluti da Franceschini (quelli a gestione autonoma) in testa c'è sempre l'Anfiteatro Flavio, seguito dal complesso Uffizi, Pitti, Boboli (3 milioni 825 milioni) e poi da Pompei e dalla Galleria dell'Accademia. Agli ultimi posti la Galleria Nazionale dell'Umbria di Perugia (59 mila visitatori) e il Parco dell'Appia Antica (48 mila) con tutta probabilità penalizzato dalla mancanza di uffici e personale. Una classifica valuta anche chiese, abbazie e complessi museali: qui dominano i toscani, primo assoluto il Duomo di Siena con 2,1 milioni di visitatori, seguito a distanza dal Duomo di Firenze (725 mila) e da Santa Maria Novella (450 mila).
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