Da Perugia a Modica, viaggi al gusto di cioccolato

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PERUGIA - Dal cioccolato di Modica a quello piemontese alcuni luoghi d'Italia sono un inno goloso a questa delizia. Ma se vogliamo trovare una città del cioccolato forse dobbiamo andare a Perugia, sede della Perugina che produce il famoso Bacio e dove, ogni anno, si svolge il super goloso Eurochocolate. Qui c'è la Casa del cioccolato con un mueso che raccoglie immagini, curiosità, rarità, aneddoti e filmati.
Come dicevamo molto più a Sud, a Modica in Sicilia, c'è uno dei cioccolati più indimenticabili e antichi in Italia a cui la città ha dedicato un Museo del Cioccolato nel Palazzo della Cultura. La sua produzione risale al XVI secolo con la dominazione spagnola che insegnò ai siciliani i segreti degli atzechi. 
Ma sono tantissime le dolci tappe al cioccolato della Penisola: si parte dal torinese Guido Gobino alla bolognese Majani, dal toscano Amedei a Napoli con Gay Odin.
Insomma buona giornata mondiale del cioccolato a tutti i golosi 
in ANSA VIAGGIART

Un gioco da bambini "Prendimi!", in sala film ispirato a una storia vera

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Siti nuragici come attrattori turistici Da luglio ad ottobre spettacoli in luoghi identitari

Vasca Sacra del villaggio Santuario Nuragico di Romanzesu, Bitti - Foto della Cooperativa Istelai © ANSA

Due complessi nuragici da valorizzare e un ricco calendario di spettacoli. Dal 6 luglio al 4 ottobre i siti archeologici di Serra Orrios, nell'altopiano di Gollai a Dorgali, e il complesso di Romanzesu di Bitti, entrambi nel nuorese, ma anche teatri e musei accolgono "Identità Nuragiche", 13 spettacoli con nomi come Fabrizio Bosso e Luciano Biondini, Antonello Salis e Sandro Satta, Gavino Murgia e i Tenores di Bitti, Mauro Palmas, Simonetta Soro, il Cuncordu e Tenore di Orosei. Ma anche il fascino del flamenco con la ballerina di Cordoba Yolanda Osuna. Da qui alle suggestioni del teatro con "La vedova scalza" dal romanzo di Niffoi, diretta da Maria Virginia Siriu, "Antigone on Antigone" di e con Siriu, Medeassolo con Valentina Banci e altro ancora (programma completo su www.identitànuragiche.com).
    Tutto in luoghi fortemente identitari. Ideato e organizzato da Forma e Poesia nel Jazz in collaborazione con Theandric, la rassegna ha lo scopo di far rivivere il patrimonio archeologico e rendere sempre più attrattori turistici due siti nuragici di straordinario interesse tra spettacoli e laboratori.
    In anteprima sarà presentato dal 25 agosto al 4 ottobre lo spettacolo interattivo e sensoriale "Shardana", condotto e ideato dalla regista cagliaritana Maria Virginia Siriu. Il progetto è finanziato attraverso il bando Cultur Lab promosso dalla Regione. "La valorizzazione del nostro patrimonio archeologico passa anche attraverso il sito innovativo e 'immersivo' www.identitànuragiche.com, dove fra video con voce narrante e foto ci si potrà immergere nelle atmosfere dei luoghi - spiega Nicola Spiga, direttore artistico di Forma e Poesia nel Jazz - le informazioni saranno disponibili anche attraverso il linguaggio dei segni". In primo piano anche l'agroalimentare e enogastronomia a km0. (ANSA).

Estate, ecco le città più amate dagli stranieri nel 2018 Roma regina, Sardegna e Campania star, Palermo la meno cara

Positano © Ansa

 Gli stranieri amano l'Italia ma quali saranno le città preferite quest'estate. Un'idea ce la dà un'indagine di momondo.it che l'ANSA pubblica in anteprima.
Roma si conferma “regina d’Italia”, Sardegna e Campania le regioni preferite - Sebbene il podio delle mete italiane veda protagoniste come è facile aspettarsi le città d’arte per eccellenza - con Roma, Venezia e Firenze a guidare la classifica - l’interesse dei viaggiatori per il Bel Paese appare particolarmente variegato e incorona Sardegna e Campania regioni preferite da visitare, entrambe con ben due mete nella top 10: rispettivamente Alghero e Cagliari (5° e 8°) e Napoli e Positano (7° e 9°), nonostante rispetto al 2017 tutte queste mete abbiano registrato un aumento dei prezzi medi di hotel.
Positano, quanto mi costi! Palermo è la più economica - Positano rappresenta la scelta più costosa di questa speciale top 10 estiva di momondo.it, con una tariffa media a notte di ben 307 €, seguita da Alghero (169 €). Al contrario, Palermo guadagna quest’anno lo scettro di città più economica in termini di soggiorno in hotel - con soli 66 € per notte, seguita da Rimini (69 €), Milano (93€) e Roma (99€). Decisamente una buona ragione in più per concedersi una vacanza tutta italiana, ideale sia per chi ama il mare e il relax, ma anche per chi vuole avvicinarsi alla storia e cultura del Bel Paese.
                                               Prezzo medio di un hotel             Variazione % prezzo
                                                          2018                                          (2018 vs. 2017)
1 Roma                                              99 €                                                          -10%
 2 Venezia                                          156 €                                                          8%
3 Firenze                                            156 €                                                           8%
4 Milano                                             93 €                                                           15%
5 Alghero                                           169 €                                                          41%
6 Palermo                                          66 €                                                            -20%
7 Napoli                                             102 €                                                           21%
8 Cagliari                                           126 €                                                           24%
9 Positano                                          307 €                                                           26%
10 Rimini                                           69 €                                                            -32%
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Vacanze e meteo, italiani "schiavi" delle previsioni

Vacanze e meteo, italiani

ROMA - Sarà che nel cuore degli italiani non più giovanissimi sono rimaste le previsioni del mitico colonnello Bernacca a cui è dedicato anche un MeteoMuseo a Fivizzano in Toscana. Sarà che ormai in un'epoca di tormentoni e sensazionalismi le "bombe d'acque" e la "morsa di caldo di Caronte" sono molto più coinvolgenti di un pacato annuncio di "forti piogge" e "caldo africano". Comunque una cosa è sicura: gli italiani sono schiavi e succubi delle previsioni meteorologiche, in particolare mentre preparano la valigia delle vacanze.
    "Le previsioni meteo sono diventate un vero e proprio assillo per gli italiani - afferma Massimo Feruzzi di Jfc, che ha curato una ricerca su questo argomento - e in particolar modo quando si tratta di trascorrere un fine settimana fuori casa. In questo caso, infatti, ben 7 italiani su 10 visionano sempre le previsioni prima di partire ed altri 2 le consultano qualche volta, ma il fatto più significativo è quello relativa alla frequenza: il 40,9% consulta le previsioni tutti i giorni, durante la settimana del week end fuori casa, e il 24,9% ne prende visione diverse volte. E solo il 22,5% parte anche in caso di previsioni negative. Quando si tratta delle vacanze principali, invece, si abbassa la quota degli italiani che visionano sempre le previsioni: 5 italiani su 10, con una frequenza di consultazione che prende avvio 15 giorni prima della partenza. Tra coloro che vanno in vacanza, il 50% parte comunque, anche in caso di previsioni negative".
    Insomma, alla faccia di chi dice: "Non esiste buono o cattivo tempo ma solo buono o cattivo equipaggiamento", l'italiano medio ama il suo sole e se lo tiene stretto. Lo sanno bene i portali di booking on line che sempre più spesso permettono di annullare la prenotazione addirittura sino al giorno precedente la partenza. E lo soffrono molto gli operatori turistici che si scagliano spesso contro quelle che definiscono "previsioni sensazionalistiche" che per loro si traducono in annullamenti e cancellazioni di vacanze all'ultimo minuto. E cominciano anche ad organizzarsi con webcam ed informazioni in real time per dimostrare gli eventuali errori dei meteorologi.
    Sono infine sempre più frequenti le destinazioni che propongono offerte speciali legate al meteo ed alla sua possibile variabilità. Tra le più curiose il "sole assicurato" del Comune di Pesaro, l'"abbronzati o rimborsati" di Jesolo e altre iniziative simili in Valdaora e in altri luoghi d'Italia.
    Molto gradite anche le "meteo-home" che consentono di verificare in qualsiasi momento l'evoluzione delle previsioni meteorologiche geolocalizzate proprio all'interno del proprio luogo di vacanza.
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Alberi secolari, i grandi patriarchi verdi d’Italia

Il selvatico olivo di San Baltolu di Luras, in provincia di Sassari, l’albero più antico d’Italia  © Ansa
SASSARI - Antiche e maestose, le piante più antiche del nostro Paese sono considerate veri monumenti, testimoni di storie e leggende, simboli di un patrimonio naturale e culturale da scoprire. Sono querce, faggi, pini, lecci, castagni, olivi e larici ultrasecolari, che la natura ha preservato fino ai giorni nostri e che oggi sono tutelati e protetti dalla legge 10/2013 del ministero dell’Ambiente. Ne tutelano la conservazione molte associazioni, tra cui quella dei Patriarchi della Natura, che dal 2006 studia i vecchi alberi d’Italia, raccogliendone documenti e informazioni; nel tempo l’associazione ha realizzato un archivio che viene aggiornato periodicamente e dove oggi sono registrate e memorizzate oltre 12mila piante ritenute di notevole interesse per età, dimensione, rarità e per il valore scientifico, storico e paesaggistico. Ecco, da nord a sud d’Italia, gli alberi secolari che meritano una visita.
L’olivo di San Baltolu di Luras - Il selvatico olivo di Luras, sulle sponde del lago Liscia in provincia di Sassari, è l’albero più antico d’Italia: supera i 4mila anni d’età e ancora oggi ospita sotto i suoi rami e la sua immensa chioma centinaia di pecore al pascolo. Il nome in sardo è S’Ozzastru, cioè l’olivastro, e le sue misure sono impressionanti: è alto 14 metri e la circonferenza della chioma è di 23 metri. Il tronco, che ne misura 12, è scolpito da nodi e piccole cavità, che le conferiscono un aspetto da vero patriarca della natura.
Il castagno dei Cento Cavalli - E’ patrimonio dell’Unesco il maestoso e antichissimo castagno che si erge nel parco dell’Etna, nel comune di Sant’Alfio in provincia di Catania. Le sue dimensioni sono da record: 22 metri di circonferenza del tronco e altrettanti di altezza; anche l’età è incredibile perché il castagno ha un età compresa tra i 3mila e i 4mila anni. Una leggenda popolare narra che durante una battuta di caccia Giovanna la Pazza fu sorpresa da un temporale e trovò riparo assieme a tutto il numeroso seguito, cento tra cavalieri e dame, sotto le immense fronde del castagno. Da qui il nome dei “cento cavalli”, che si rifugiarono sotto la sua chioma.
Il cipresso di Vernazza - E’ l’albero più vecchio della Liguria e veglia come un campanile il santuario di Nostra Signora di Reggio a Vernazza, in provincia di La Spezia. Il pizzuto e rigoglioso cipresso di 800 anni ha misure da record: è alto 23 metri e ha un diametro di mezzo metro. Considerato simbolo di longevità e vita eterna, venne piantato dopo la costruzione del santuario di Vernazza, che si raggiunge lungo un sentiero lastricato e ombreggiato da altri alberi secolari.
Il fico di Badia Cavana - E’ il fico più antico d’Italia e sorge nel comune di Lesignano de’ Bagni, in provincia di Parma. E’ una pianta ultracentenaria con una chioma di 50 metri di diametro e 7 d’altezza e sorge su una verde altura nei pressi dell’abbazia romanica san Basilide a Badia Cavana, fondata nel 1100 da san Bernardo degli Uberti, vescovo di Parma. Il fico si trova proprio su un crocevia di importanti tracciati, percorsi da pellegrini, commercianti e artigiani che trovavano ospitalità nel monastero benedettino. La longevità della pianta dall’enorme e rigoglioso cespuglio e dal tronco formato da tanti fusti è in gran parte dovuto al fatto che alla base vi scorre una sorgente di acqua pura.
La quercia delle Checche - Un’imponente roverella, una quercia comune di 370 anni, domina la Val d’Orcia nei pressi di Pienza: la circonferenza del tronco raggiunge i quattro metri e mezzo e la sua chioma è così grande che venne utilizzata come nascondiglio dai partigiani durante la Resistenza. La leggenda popolare dice, persino, che sotto la sua chioma si riunissero le streghe che diedero ai rami un aspetto nodoso e contorto. Il nome, infine, deriva dalle gazze, in Toscano checche, che nidificano tra i suoi grandi rami.
L’olivo di Canneto Sabino - Sorge a Canneto, in provincia di Rieti, l’antico olivo della Sabina: è alto 15 metri con una circonferenza del tronco di 7,2 metri e un diametro della chioma di circa 30 metri. Nel tempo alla base del tronco si è aperta una cavità che lo ha svuotato all’interno fino alle radici. Secondo un’antica leggenda pare sia stato piantato ai tempi di Numa Pompilio, re di Roma dal 715 al 673 a.C. In realtà il maestoso esemplare di olivo venne piantato dai monaci benedettini di Fara circa mille anni fa nella zona bonificata di Canneto; numerosi documenti antichi testimoniano, infatti, la vocazione millenaria della Sabina alla produzione di olio d’oliva. Dal 1876 la famiglia Bertini si occupa di tutelare la bellezza e la salute dell’antico olivo all’interno di un giardino privato a Canneto, facilmente visibile dalla strada.
Il pino del parco nazionale del Pollino - Ha 1230 anni Italus, il pino loricato che a quasi 2mila metri d’altezza svetta con i suoi rami contorti, modellati dal vento, tra i costoni rocciosi del Parco in Calabria, non lontano dal confine con la Basilicata. Il pino loricato è una specie endemica del Pollino che ne ospita ormai solo pochi esemplari, tutti alberi ultracentenari la cui corteccia ricorda nella trama la corazza dei guerrieri romani, detta appunto lorica. Italus, dunque, è il pino più antico d’Europa con i suoi 10 metri d’altezza; per misurare esattamente la sua età è stato necessario sperimentare il metodo innovativo dell’analisi al radiocarbonio, che ha affiancato il tradizionale conteggio degli anelli.
Il pino di Lenne - Boschi di pino d’Aleppo circondano la foce del fiume Lenne, in località Pino di Lenne, a pochi chilometri da Taranto. La paradisiaca città pugliese, citata da Tito Livio e ambita da registi per girarvi film e videoclip, ospita il pino d’Aleppo più antico d’Europa: alto 20 metri e con una circonferenza di 4 metri, è stato messo a dimora più di 300 anni fa. Tutt’intorno svettano altri pini d’Aleppo tra dune, vegetazione fluviale e una spiaggetta da sogno.
I larici della Val d’Ultimo - Nel bosco di conifere di santa Gertrude, frazione della Val d’Ultimo, nel parco nazionale dello Stelvio, svettano tre maestosi larici che secondo gli esperti hanno 2.200 anni d’età. Le piante millenarie sono veri giganti della natura: il più alto misura 38 metri e il più grosso ha una circonferenza di 8 metri mentre il terzo esemplare può ospitare all’interno del suo tronco ormai cavo un uomo in piedi.
Il larice della Valmalenco - Ha 1062 anni e gode di ottima salute il larice nodoso e forte della Valmalenco, nel cuore della Valtellina: per ammirare la sua miracolosa longevità è stato creato il “sentiero del larice millenario” che conduce a quota 2.160 metri, dove svetta il vecchio albero tra le conifere più datate d’Europa. La comunità montana Valtellina di Sondrio e il Cai della Valmalenco hanno messo in sicurezza il tracciato che sale in Val Ventina: si parte dai rifugi Gerli e Ventina e in mezz’ora si raggiunge una piccola foresta, dove svetta il vecchio larice e gli fanno compagnia altri cembri secolari di oltre 500 anni d’età.
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