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Ritrovate a Como 300 monete d'oro romane

Scavi in un cantiere, ritrovate a Como 300 monete oro romane © ANSA

E' un 'tesoro' di 300 monete d'oro d'epoca romana in un'anfora, perfettamente conservate, probabilmente del IV secolo d.C. o di prima epoca bizantina, quello venuto alla luce mercoledì pomeriggio a Como, a circa un metro di profondità, durante lo scavo sull'area di un ex cinema e, prima, ex convento, per la realizzazione di una palazzina in via Diaz, in pieno centro storico.
    Della vicenda si sta occupando la Sopraintendenza ai Beni archeologici di Milano, che ha fermato i lavori nel cantiere nel punto del ritrovamento, del potenziale valore di milioni di euro. "Como è stata fondata dai romani ed è naturale trovare reperti, ma questo potrebbe essere uno dei tesoretti romani più importanti mai ritrovati" ha spiegato al quotidiano il presidente della società Archeologica di Como Giancarlo Frigerio. "La zona del ritrovamento ospitava le abitazioni private dei nobili romani, l'anfora potrebbe essere stata nascosta nei muri della casa per evitare furti, probabilmente all'epoca delle invasioni".
   
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Scoperto il segreto dell'olio extravergine di oliva, rilascia una proteina proteggi-cuore

Scoperto il segreto dell'extravergine, rilascia una proteina protettiva © Ansa

Ecco perché l'olio extra-vergine fa bene al cuore e alla salute cardiovascolare in generale: aumenta una proteina nel sangue - chiamata ApoA-IV - che tiene a bada le piastrine, le cellule che servono a evitare emorragie ma che, se si aggregano impropriamente, possono portare a trombi (bloccare la circolazione del sangue) e quindi anche all'infarto o all'ictus.
Lo rivela una ricerca pubblicata sulla rivista Nature Communications. I livelli di ApoA-IV nel sangue aumentano con l'ingestione di cibi che contengono grassi insaturi come, appunto, l'olio extra-vergine.
Esperti del canadese St. Michael's Hospital a Toronto hanno dimostrato che ApoA-IV riduce la capacità delle piastrine di aggregarsi e formare pericolosi trombi che occludono le arterie.

I ricercatori hanno scoperto l'esatto meccanismo con cui la molecola si lega a un recettore sulle piastrine impedendo loro di aggregarsi. Il meccanismo è importante perché è anche protettivo cont orla formazione delle placche di arterosclerosi, perché anche questo processo è legato alla funzione delle piastrine. Secondo gli esperti le nuove conoscenze acquisite su ApoA-IV potrebbero portare a nuove terapie preventive e protettive per la salute cardiovascolare.
   
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Turismo. Maleducazione, incidenti. E se la montagna chiude?

Il massiccio del Monte Bianco visto da Saint-Gervais-les-Bains

Il massiccio del Monte Bianco visto da Saint-Gervais-les-Bains
«La montagna è fatta per tutti, non solo per gli alpinisti: per coloro che desiderano riposo nella quiete come per coloro che cercano nella fatica un riposo ancora più forte». Quando, nel 1914, ha scritto “Alpinismo acrobatico”, Guido Rey, alpinista e tra i massimi scrittori di montagna, certo non pensava che un secolo dopo ci sarebbe stato bisogno di mettere il “numero chiuso” al Monte Bianco, per contenere l’assalto di alpinisti-turisti, spesso impreparati, che si avventurano verso i 4.810 metri della vetta d’Europa, magari in pantaloncini e scarpette da passeggio. Una massa di gente che, con impressionante frequenza, si caccia nei guai. Soltanto quest’estate si sono contati circa settanta morti sull’intero arco alpino, mentre da maggio a settembre, il Soccorso alpino ha recuperato 125 vittime.
Una vera e propria strage che in Francia cercano di prevenire contingentando gli accessi a sentieri e ghiacciai. Ma è davvero possibile e, soprattutto, è giusto chiudere le montagne, anche per una ragione di sicurezza? Montagna e libertà salgono ancora in cordata, oppure il binomio è messo in crisi dall’aumento imponente dei fruitori delle Terre alte? «La montagna è libertà, ma l’altra faccia della libertà è la responsabilità», ricorda Vincenzo Torti, presidente generale del Club alpino italiano, che ha recentemente attivato un Osservatorio sulla libertà in montagna.
«Anche la montagna – ricorda Torti – è attraversata dalle mode e questo fa sì, per esempio, che tutti si concentrino su poche mete. Come Cai, invece, cerchiamo di educare a una fruizione consapevole della montagna, anche attraverso la promozione di cime alternative, magari meno conosciute ma non per questo meno affascinanti, con l’intento di distribuire gli appassionati sul territorio. Ed evitare ingorghi pericolosi. Per chi si caccia nei pasticci ma anche, è bene ricordarlo, per chi è poi chiamato a recuperare questi sprovveduti, come i nostri tecnici del Soccorso alpino».
Contrario a qualsiasi ipotesi di chiusura è la guida alpina e scrittore Alessandro Gogna, che sul suo gognablog. com, ha spesso affrontato il tema della libertà in montagna ed è stato tra gli ideatori dell’Osservatorio del Cai. «Mettere dei divieti, delle limitazioni alla frequentazione cambia i connotati stessi della montagna – osserva Gogna –. Da luogo selvaggio, contrapposto e alternativo alla vita cittadina, si trasforma in qualcosa d’altro, perdendo, appunto, la sua caratteristica principale che è la libera espressione di chi la vive. Per questo rifiuto e respingo qualsiasi limitazione della libertà in montagna.
Piuttosto, sono per una forte azione culturale che faccia capire che il Monte Bianco non è alla portata di click. Anziché reprimere, serve educare». Nel frattempo, però, qualche contromisura bisogna pur prenderla, almeno per «organizzare» un alpinismo che, secondo Reinhold Messner, è definitivamente cambiato, diventando a tutti gli effetti turismo di massa. «Sul Monte Bianco – spiega il Re degli Ottomila – ogni giorno centinaia di persone salgono, in fila, sulla pista che porta alla cima. Questo non è più alpinismo, in senso classico, ma diventa, appunto, “alpinismo da pista”. Che, come avviene, per esempio, nello sci, deve essere organizzato e regolamentato.
Altro è, invece, l’alpinismo tradizionale, di avventura e scoperta nella natura, dove ci deve essere posto per tutti e che deve essere liberamente fruibile da tutti. Sono contrario alla chiusura delle montagne, ma dico anche la montagna non regge più la massa enorme di gente, spesso impreparata, che la vuole salire. Per questo condivido la decisione della Francia, che ha scelto di limitare l’accesso per aumentare la sicurezza».
Avvenire

A Noto, nasce la friggitoria gourmet “Mar ricriu”, per fritture da asporto.



L’imprenditore Francesco Nifosi: Il mix di farine per la panatura e i prodotti rigorosamente a km 0, alla base del successo del locale.

Dallo scorso 20 luglio, la città di Noto in provincia di Siracusa, patria del barocco siciliano, si è arricchita di una nuova realtà gastronomica: la friggitoria gourmet “Mar ricriu”, situata in pieno centro storico.
In cucina lo chef Mattia Nastasi, giovanissimo, solo 28 anni, ma già conosciuto in tutta Europa per le sue innovazioni culinarie.
Per la pastella del suo fritto di pesce, fiore all’occhiello del “Mar ricriu”, assolutamente da non perdere, lo chef Nastasi, utilizza un impasto di due farine di mais e riso, in proporzioni “segrete”, che rendono la frittura non solo molto saporita, croccantissima e digeribile, ma anche bella da vedersi nei colori del sole siciliano. “L’attenta preparazione della panatura – affermano con orgoglio i proprietari, gli imprenditori Andrea Moltisanti e Francesco Nifosi - che avvolge i gioielli del mare appena pescati, la fa da padrone, ed un occhio di riguardo è riservato alla presentazione di tutte le nostre leccornie”.
Il locale specializzato soprattutto in fritto da asporto servito nel tradizionale “coppo”, offre ai clienti che desiderano soffermarsi, anche un patio interno dove poter gustare le specialità della friggitoria.     
 “ Si può amare od odiare – dice Moltisanti- ma la scottante frittura di pesciolini, calamari del mediterraneo, seppioline e gamberetti accompagnate da bollicine che siano di un ottimo vino frizzantino bianco o di una spumeggiante birra artigianale tutto rigorosamente a km zero, bisogna assaggiarla…”
 Per la frittura è usata la massima attenzione: tutto è gluten free e rigorosamente senza olio di palma..
 ‘Mar ricriu”  ha pensato anche ai più piccoli con un menù a loro dedicato, con le specialità    “’ Pe picciriddi”  come ad esempio i classici nuggets di pollo panati, amatissimi dai bambini o la mitica “  ‘turciniata” una patata tagliata a spirale con buccia.
 A completare il viaggio nel gusto fra il Barocco  di Noto e il concetto gastronomico di ‘Mar ricriu”  c’è il dessert, in siciliano, i cosiddetti “cosi aruci” che si sposano benissimo con un ottimo passito siciliano, come quello proprio prodotto a Noto o di Pantelleria.
Anche se è nata solo da pochi giorni, la friggitoria gourmet “Mar ricriu”, è diventata un punto di riferimento per i buongustai locali e della Provincia e per i numerosi turisti che durante tutto l’anno affollano la città del barocco.
https://www.facebook.com/marricriu/

A Tulsa (Usa) sorgerà Centro Bob Dylan, con oltre 100 mila oggetti artista

Bob Dylan © ANSA

TULSA - Un centro di documentazione in onore di Bob Dylan sarà costruito a Tulsa, negli Stati Uniti, e conterrà oltre 100 mila oggetti, che hanno accompagnato la vita personale e artistica del cantautore, premio Nobel 2016 per la Letteratura. Ad annunciarlo ufficialmente le autorità della cittadina dell’Oklahoma, citate dalla stampa locale. Il centro, che aprirà nel 2021, esporrà manoscritti, appunti, lettere originali del grande artista, oltre che film, video, fotografie, documenti e effetti personali, registrazioni di concerti e di prove in studio, strumenti musicali.
La struttura sarà edificata nel centro artistico di Tulsa, in Martin Luther King Boulevard, vicino al Centro di Woody Guthrie (altro immenso cantautore) e della cultura indiana americana, e sarà totalmente dedicata allo studio di Bob Dylan e della sua importanza culturale nella storia degli ultimi sessant’anni. Ospiterà mostre permanenti e temporanee e collaborerà con due istituti già esistenti: l’Archivio di Bob Dylan, ospitato ora all’Helmerich Center for American Research, sempre a Tulsa e accessibile solo agli studiosi, e l’Istituto per gli Studi di Bob Bylan all’Università di Tulsa.
Bob Dylan, nel 2016, ha scelto Tulsa come sede per i suoi archivi, in quanto la città aveva costruito nel 2013 il Centro Woody Guthrie. “Sono felice – aveva detto – che i miei archivi hanno finalmente trovato una casa, insieme ai lavori di Woody Guthrie e al prezioso materiale delle tribù degli indiani nativi americani. Per me ciò ha un grande significato e costituisce un motivo di onore”.

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La Visitazione di Pontormo alla Morgan

Pala d'altare del maestro del manierismo dopo NY al Getty © ANSA
 NEW YORK -   Uno dei più importanti dipinti del manierismo italiano, la Visitazione di Jacopo Pontormo della Pieve dei Santi Michele e Francesco a Carmignano, è arrivato negli Usa. Organizzata in collaborazione con gli Uffizi di Firenze e il J.Paul Getty Museum in Los Angeles, la mostra "Pontormo: Miraculous Encounters" ha aperto oggi alla Morgan Library di New York ponendo fino al 6 gennaio la pala d'altare nel contesto di altre opere di Maestro Jacopo, dell'iconografia della Visitazione, le sue origini, l'interpretazione e il mecenatismo. Alta più di due metri, la Pala ritrae l'"incontro miracoloso" tra Maria e Elisabetta, ambientando la scena biblica nelle strade della città dove Maria era andata a trovare la cugina. Eliminati tutti gli aspetti della narrazione, il pittore si concentrò sull'abbraccio delle due donne affiancate dalle rispettive ancelle. Sullo sfondo, attività quotidiane di vita cittadina, due commercianti che chiacchierano, una donna che stende i panni dalla finestra di un palazzo, un asinello che fa capolino da dietro un angolo: "Tutti dettagli emersi con chiarezza nel restauro di Daniele Rossi", spiega all'ANSA Bruce Edelstein, professore della New York University a a Firenze e co-curatore della mostra. Rossi, lo stesso restauratore che è tornato a far brillare Pontormo nella Cappella Capponi di Santa Felicita a Firenze, ha riportato in luce elementi spirituali e materiali di un incontro che si staglia sullo sfondo di un paesaggio metafisico ante litteram: secondo gli esperti della Morgan, ricorda opere ben più contemporanee, da de Chirico a Bill Viola nel video The Greeting (1995). Tranne una puntata a Firenze per le mostre medicee del 1980, la Visitazione non era finora mai uscita dalla Pieve per cui era stata commissionata dalla famiglia Pinadori, oppositori dei Medici. Ha viaggiato negli Usa grazie al fatto che è stato necessario restaurarla. Con la grande tavola, sono in mostra da oggi a New York l'unico disegno preparatorio conosciuto e il "Ritratto di Giovane con il Cappello Rosso" riscoperto nel 2008 in una collezione privata londinese. La Visitazione resterà negli Usa fino alla primavera avanzata: sarà esposta al Getty di Los Angeles dal 5 febbraio al 28 aprile. E intanto ieri, proprio dalla Casa Italiana Zerilli Marimò della New York University, è partito un crowdfunding, per aiutare i carmignanesi a riabilitare l'intero complesso della Pieve, creando un polo Pontormo fuori da Firenze.  
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Arte. Bathus, un enigma fra tempo sospeso e sfrontata innocenza


Balthus, «La rue» (1933, particolare)
Balthus, «La rue» (1933, particolare)
Come si guarda un quadro di Balthus? La domanda non è oziosa, perché è nei fatti il cuore della pittura stessa di Balthus, quell’elemento che lo sposta dalla banale contrapposizione tradizione-avanguardia e lo colloca nel pieno della modernità. A quale tentazione dobbiamo resistere o cedere? Il riconoscervi l’espressione di una pulsione morbosa, persino pedofila, com’è stato a volte insinuato (ipotesi per altro rigettata dall’artista)? Il negarla in favore di soluzioni formali, filosofiche, estetiche? È il nostro sguardo o quello dell’artista? L’ambiguità inestricabile è la trappola tesa attraverso una pittura magnetica e magistrale da Balthus con pazienza sorniona – lui che nel-l’autoritratto del 1935 si autoproclama “re dei gatti” – trasformando ogni sua tela in uno specchio (un altro refrain del suo repertorio visivo) che restituisce il profondo.
La Fondazione Beyeler a Basilea fino al 1° gennaio 2019 propone una mostra – quaranta quadri, tra cui punti fermi come La toilette de Cathy e La Rue del 1933, La jupe blanche (1937), Les Enfants Blanchard (che fu acquistato da Picasso) del 1937, Thérèse e Thérèse revant (1938), Les Beuax Jours (194446), La Partie de cartes(1948-50), il monumentale Passage du Commerce-Saint-André (1952-54), La Chambre turque ( 1965-66) – che attraversa l’intera carriera del pittore, il cui vero nome era Balthasar Klossowski de Rola. Sebbene sia nato a Parigi (nel 1908) e a Parigi avrebbe nella maturità frequentato i principali artisti, scrittori e intellettuali, la sua formazione e le sue scelte culturali lo incardinano nell’asse che dalle regioni centrali scende verso l’Italia. I genitori sono di origine polacca; trascorre l’infanzia tra Berlino, Berna e Ginevra; il poeta Rainer Maria Rilke è amante della madre e mentore del giovane Balthasar; il viaggio in Italia che compie a metà degli anni 20, dove scopre Piero della Francesca e Masaccio è per lui di fondamentale importanza. Anche per una sorta di snobismo aristocratico rifiuta le avanguardie per ancorarsi alla nobiltà della tradizione con lo stesso spirito modernista che si riconosce in Italia a pittori come Casorati e Carrà. In un certo senso gran parte del suo lavoro può rientrare nella famiglia del realismo magico; e se Balthus appare interessato a quella naïveté incongrua e bambocciante del Doganiere, seppure virata di segno, che tanto affascinò gli italiani, sono indubbi negli anni 30 i punti di contatto con la cruda ipersensibilità dalla Nuova Oggettività tedesca.
Il fatto è che la pittura di Balthus è estremamente colta e insieme personalissima: ai corpi come solidi di Piero si intrecciano rimandi a Poussin, al Quattrocento tedesco, Manet e Cézanne, le bionde veneri di Tiziano, diffusi echi caraveggeschi, moltissimo Picasso (esplicito omaggio all’amico pittore è Le Rêve II del 1956-57) o ancora Matisse… Sono illuminazioni iconografiche, spunti stilistici, colori e patine. Il puzzle di citazioni allestito da Balthus nei suoi quadri è completato da rimandi all’infanzia e soprattutto alla dimensione magica, a partire dall’amata Alice in Wonderland di Lewis Carroll (una storia simbolica e misteriosa di iniziazione e passaggio) ma anche le illustrazioni popolari dei racconti di Struwwelpeter, raccolta nota in Italia come Pierino Porcospino, dove – come nella migliore tradizione della fiaba tedesca – il moraleggiante si intreccia con il fantastico e l’orrore. A fronte della vastità della cultura visiva, i dipinti di Balthus sono costruiti su un lessico curiosamente ridotto che si definisce subito, fin dalla fine degli anni 20, in figurine che da marginali finiscono per diventare protagoniste del quadro, in un complesso meccanismo di autocitazioni. È per esempio il caso dei bambini reclinati nell’atto di giocare ai bordi di una fontana o mentre raccolgono una palla da tennis nell’erba che diventeranno i motori formali delle grandi composizioni, applicati come in un sistema di permutazioni anche al di là del primitivo rimando all’infanzia, come ad esempio per il baro della Partie des cartes.
Balthus dipinge solo bambini o anziani. Salta l’età di mezzo. I suoi corpi rallentano fino a sfiorare l’immobilità. È l’eco di Piero, ma la luce non è cristallina quanto invece melanconica e l’umore intorbidito. Le sue figure più che fuori dal tempo (non si pongono in una posizione metafisica) si collocano in una sospensione del tempo, un istante la cui durata è estesa fino al punto di sfuggire alla legge fisica. Una lentezza applicata da Balthus al suo lavoro, che procedeva con estrema calma. «Davvero lentezza e ritardo, e la pazienza a essi associata – scrive Raphaël Bouvier nel suo testo in catalogo – giacciono al cuore della sua pratica artistica». In sette decenni di carriera le tele di Balthus sono solo 450 circa. Ma soprattutto quello eternato è spesso un momento di apparente instabilità o scomodità. Pierre Klossowski parla di «immobile pantomima», indicando una matrice teatrale nel lavoro del fratello, ma è centrale e pervasiva anche la dimensione del sogno, dove i limiti dello spaziotempo saltano e le regole vengono sovvertite. Balthus, come ricorda Bouvier, «definisce le immagini ge- neralmente in termini temporali, come l’incapsulamento di “un’innocenza che viene finalmente colta, un momento strappato dal disastro del tempo che passa”». L’artista era nato il 29 febbraio: «L’ho sempre notato con un pizzico di ironia, – diceva – come un marchio di stranezza ». Un fatto sottolineato da Rainer Maria Rilke, che così scriveva al giovane pupillo: «A mezzanotte un varco sottile si apre sempre tra il giorno che è finito e quello che comincia, e una persona molto agile e capace di scivolarci dentro riuscirebbe a sfuggire al tempo. È lì mio caro B..., che tu dovresti insinuarti nella notte del 28 febbraio ». La frase di Rilke dovette restare impressa nell’artista. Il fatto è che Balthus dipinge esattamente quel punto in cui una cosa non è più e non ancora, esattamente come nella luce del crepuscolo, quando non è più giorno e né è già notte, il tempo è sospeso. Balthus sembra dipingere le sue bambine proprio nel passaggio in cui infanzia e pubertà coincidono e quindi si annullano reciprocamente. Anche questo è un momento di sospensione: della vita.
Bathus, «Thérèse» (1938, particolare)
Bathus, «Thérèse» (1938, particolare)
L’innocenza delle bambine di Balthus è in un certo senso preadamitica: non conosce il bene e il male, il lecito e l’illecito, il morale e l’immorale – non perché non li compiano (un bambino può uccidere una lucertola con un sadismo che lascia interdetto un adulto) ma perché non ha la coscienza dell’atto. L’innocenza dei bambini non è ingenuità, è uno stato di immunità. I gatti che fanno capolino nei quadri, alter ego del pittore, sono una presenza diabolica come il serpente nel giardino: ma insidiano le bambine o lasciano cadere la goccia del dubbio sul nostro sguardo e quindi sulla nostra coscienza? La sospensione del tempo può essere sospensione di giudizio? Lentezza, mistero, ambiguità, noia, carattere: nell’essere un nodo inestricabile i quadri di Balthus sono allora tutti autoritratti. C’è l’artista nella figura volitiva di Thérèse, protagonista di un dittico superbo. Bambina altezzosa e sfrontata, magnetica e inquietante, innocente e tentatrice Thérèse è la pittura stessa di Balthus.

IL FESTIVAL LAGO MAGGIORE LETTERALTURA 2018 XII EDIZIONE Verbania 27-30 Settembre 2018


A caratterizzare il Festival 2018 di LetterAltura è la scelta di incentrare gli incontri con gli autori e gli esperti, i diversi eventi e le proposte alle scuole su due temi, presenti nel titolo di quest’anno: l’acqua e il battello, che si aggiungeranno e collegheranno ai tre temi tradizionali del Festival: la montagna, il viaggio e l’avventura.
I temi saranno presentati in modi diversi e con differenti forme espressive, in una serie di proposte che vogliono incontrare l’interesse di un pubblico variegato, invitato a partecipare attivamente a questa dodicesima edizione del Festival, nella sua dimensione di incontro tra persone accomunate dalla curiosità e dalla passione per la lettura e la cultura.

Il tema dell’ACQUA sarà presentato al Festival da vari punti di vista.

Quello della spiritualità vedrà il noto teologo e docente universitario Vito Mancuso trattare il tema “Il messaggio dell’acqua” (sabato 29 settembre, alle 21, nella Sala Teatrale del Centro Eventi Il Maggiore): a partire dall’antichissima consapevolezza della connessione strutturale tra acqua e vita, Mancuso metterà in luce il messaggio spirituale che l’acqua trasmette alla nostra esistenza, nella convinzione che assimilare la lezione dell’acqua significa diventare un po’ più simile a lei nel ritmo della vita quotidiana.

La poesia, con “lo scorrere della parola” ma anche con la presenza del lago come ambiente e ispirazione, sarà rappresentata (sabato 29 settembre, alle 18, nel Foyer del Centro Eventi Il Maggiore) da Fabio Pusterla, poeta, traduttore e critico letterario svizzero di lingua italiana che vive sulle sponde del Lago di Lugano. Al Festival Pusterla parlerà di poesia e presenterà il suo nuovo libro, pubblicato dalla casa editrice Marcos y Marcos; sarà presente anche l’editore Marco Zapparoli.

La filosofa Francesca Rigotti porterà l’attenzione (domenica 30 settembre, alle 15.30, a Villa Giulia a Pallanza) su tre concetti: stupore, principio, acqua. L’acqua filosofica, dotata di una forma particolare, sarà l’acqua della cascata, imponente come la cascata del Toce o modesta come ogni cascatella alpina o prealpina: un’acqua che ha origine da una sorgente e che fluisce e scorre con continuità e permanenza.

L’architettura sarà rappresentata al Festival (venerdì 28 settembre, alle 17, a Palazzo Flaim a Intra) da Alessandro Scandurra, che con il suo studio milanese di architettura ha firmato importanti progetti nazionali e internazionali. Intervistato dal giornalista Giorgio Tartaro, Scandurra presenterà progetti nei quali l’architettura entra a contatto o si confronta con l’elemento dell’acqua. Con il titolo “Open cities” sarà anche allestita una mostra fotografica (nel Foyer del Centro Eventi Il Maggiore) che permetterà di vedere e apprezzare i progetti e l’impostazione del linguaggio architettonico dello Scandurra Studio Architettura.

Il libro Water grabbing. Le guerre nascoste per l’acqua nel XXI secolo (EMI, 2018) porterà invece l’attenzione alla realtà geopolitica ed economica del presente e del futuro. I due autori, Emanuele Bompan, giornalista ambientale e fotografo, e Marirosa Iannelli, ricercatrice esperta di water management, parleranno al Festival (sabato 29 settembre, alle 16, nel Foyer del Centro Eventi Il Maggiore) di come l’acqua è diventata oggetto di scontri commerciali, tensioni sociali e guerre internazionali. Il libro è un viaggio molto documentato e appassionato intorno al globo, per conoscere un problema che riguarda milioni di persone, soprattutto gli ultimi.

L’acqua come elemento indispensabile per la vita, ma anche come risorsa scarsa in molte zone del mondo è al centro dei due brevi film documentari che porteranno a conoscere la realtà contadina della Colombia e le tradizioni della popolazione dei Borana, pastori seminomadi che abitano nel sud dell’Etiopia. I film saranno proposti al Festival (giovedì 7 settembre, alle 21.30, nel Foyer del Centro Eventi Il Maggiore) in collaborazione con il Festival Corto e Fieno di Ameno e Omegna.

L’acqua come elemento e spunto di narrazione sarà presente nei racconti originali e nelle opere artisticheche i narratori e artisti del Progetto Finis Terrae proporranno al pubblico del Festival (venerdì 28 settembre, alle 16, nel Foyer del Centro Eventi Il Maggiore).

A conclusione del Festival (domenica 30 settembre, alle 16.30, a Villa Giulia a Pallanza) lo scrittore Antonio Pascale proporrà uno sguardo più generale con il reading per immagini “Il viaggio del Sapiens”: il lungo, meraviglioso e affascinante viaggio di noi sapiens, dalle prime pitture rupestri fino al cellulare. Come è stato possibile affrontare questo viaggio, quali condizioni hanno reso possibile la partenza? Con quali benefici e quali costi? Un viaggio di milioni di anni raccontato attraverso tre sole fotografie, la nascita della creatività, la difficoltà del pensiero logico e la rivoluzione tecnologica. 

Una presenza al Festival, importante e attesa (sabato 29 settembre, alle 12, nella Sala Teatrale del Centro Eventi Il Maggiore), sarà quella dello storico Alessandro Barbero, che con le sue ben note capacità di racconto e divulgazione, tornerà al suo libro, frutto di uno studio molto approfondito e ricco di molti dettagli, Lepanto. La battaglia dei tre imperi (Laterza, 2010). Si parlerà quindi di una delle battaglie navali più importanti della storia: il 7 ottobre del 1571, quasi 450 anni fa, sulle acque del mare greco si svolse uno scontro tra un Oriente musulmano in espansione e un Occidente cristiano che su quella vittoria ha poi costruito una tradizione e quasi un mito testimoniato da racconti e opere artistiche.

Assieme alla storia, anche l’attualità del Mar Mediterraneo sarà presente al Festival con due incontri molto diversi tra loro.
Mare corto è un progetto sul Mare Adriatico realizzato dal fotografo Ignacio Maria Coccia e dal giornalista Matteo Tacconi, che lo presenteranno in un incontro-intervista con il giornalista Roberto Spagnoli (giovedì 27 settembre, alle 20.30, nel Foyer del Centro Eventi Il Maggiore). In varie tappe e vari tempi, il progetto è durato dal settembre del 2015 all’aprile 2017; i due autori hanno percorso diecimila chilometri tra strade costiere e insulari, da entrambi i lati del mare,  arrivando a scoprire che l’Adriatico in realtà è un mare fatto da tanti microcosmi diversi, a volte tra loro molto distanti a causa di profondi squilibri economici o da difficoltà nel costruire un dialogo tra le sponde. Il prodotto finale del progetto è una mostra che sarà allestita al Maggiore già a partire da metà settembre e che si compone di circa quaranta foto, integrate da sette reportage audio e una serie di testi. 

La drammatica realtà del Mediterraneo, teatro dei viaggi di centinaia di migliaia di migranti, tra speranza e paura, accoglienza e “respingimento”, sarà presente nell’incontro (domenica 30 settembre, alle 11, nel Foyer del Centro Eventi Il Maggiore), con l’anatomopatologa Cristina Cattaneo, che attraverso il libro I diritti annegati. I morti senza nome nel Mediterraneo (Franco Angeli, 2016), scritto assieme a Marilisa D’Amico, parte dal fatto che negli ultimi quindici anni oltre 30.000 migranti sono morti nelle acque del Mediterraneo e più del 60% giace sepolto, senza identità. Ecco allora gli interrogativi che si sono poste le due autrici, partendo dalla loro esperienza di medico legale e di esperta di diritto: come dare un nome a questi morti? esiste un dovere giuridico che impone il recupero e l’identificazione di questi corpi? come garantire il diritto delle famiglie a conoscere il destino dei propri cari?

Due altri incontri vedranno il mare protagonista e scenario di racconti, nella forma narrativa del romanzo.

Lo scrittore e saggista Hans Tuzzi (sabato 29 settembre, alle 17, nel Foyer del Centro Eventi Il Maggiore) parlerà del suo romanzo giallo Al vento dell’Oceano (Bollati Boringhieri, 2017), il terzo della trilogia che ha come protagonista Neron Vukcic, ovvero Nero Wolfe prima di diventare il famoso investigatore delle opere di Rex Stout. Nel 1926 l’apolide Vukcic sta attraversando l’Atlantico per trasferirsi definitivamente a New York, ma sul lussuoso transatlantico Pamphilia un ricco banchiere americano viene assassinato…

Simone Perotti è scrittore e marinaio, autore di romanzi e saggi, tra i quali l’Atlante delle isole del Mediterraneo. Al Festival (domenica 30 settembre, alle 10, nel Foyer del Centro Eventi Il Maggiore) presenterà in particolare il romanzo Rais (Frassinelli, 2016), un’epopea avvincente che ruota attorno al personaggio del pirata Dragut Rais, tra elementi di finzione – intrighi, spionaggio, amore e tradimenti – e fatti storici che riportano al Mediterraneo della prima metà del Cinquecento.

I temi del VIAGGIO e dell’AVVENTURA, che sono caratteristici del Festival LetterAltura, vedranno due eventi accomunati dagli scenari e ambienti polari.

Lo spettacolo teatrale Endurance. Storia di un viaggio straordinario (venerdì 28 settembre, alle 21, a Villa Giulia a Pallanza) ripercorrerà il viaggio antartico dell’esploratore inglese Ernest Shackleton, che nell’estate del 1914 si imbarcò sulla nave Endurance (“Perseveranza”) per attraversare a piedi il Polo Sud; ma la nave si bloccò nei ghiacci, fu trascinata alla deriva e solo dopo molti mesi Shackleton e i suoi ventotto compagni poterono sbarcare sulla banchisa gelata, costretti a sopravvivere in uno dei luoghi più inospitali della Terra. Lo spettacolo sarà proposto dall’attrice svizzera ticinese Stefania Mariani, autrice del testo assieme al regista Jean-Martin Roy.

Lo studioso ed esperto di geografia Paolo Dolcini racconterà (sabato 29 settembre, alle 10.30, nel Foyer del Centro Eventi Il Maggiore) il viaggio del piemontese Giacomo Bove, navigatore ed esploratore, sulla nave Vega comandata dallo svedese Adolf Erik von Nordenskiöld, che tra il 1878 e il 1879, partendo da Göteborg fino allo stretto di Bering, risolse il problema del passaggio a Nord-Est, costeggiando le coste settentrionali dell’intera Eurasia e navigando tra i ghiacci dell’Artico.

La MONTAGNA, l’altro tema centrale del Festival LetterAltura, sarà protagonista di tre incontri, tra ricerca scientifica, attenzione all’ambiente e alpinismo.

I ricercatori dell’Istituto per lo Studio degli Ecosistemi, che è parte del CNR ed è una presenza storica a Verbania, presenteranno (sabato 29 settembre, alle 9.30, nel Foyer del Centro Eventi Il Maggiore) le modalità e i risultati delle loro ricerche scientifiche sui laghi alpini; in particolare sarà illustrata, con fotografie e video, l’esperienza che si realizzerà domenica 2 settembre ai laghi del Paione, in alta Val Bognanco, dove l’avvio del cammino scientifico LTER (che si concluderà il mercoledì successivo a Visp, in Svizzera) sarà l’occasione di proporre ad un pubblico interessato, e in particolare ai giovani, laboratori interattivi, incontri con i ricercatori e letture per conoscere da vicino il mondo segreto dei laghi alpini.

Presentando (sabato 29 settembre, alle 15, nel Foyer del Centro Eventi Il Maggiore) il suo libro Radici liquide. Un viaggio-inchiesta lungo gli ultimi torrenti alpini (Ediciclo, 2018), la giornalista e ricercatrice ambientalista Elisa Cozzarini farà scoprire che pochi sonoi corsi d’acqua ancora naturali sulle Alpi: anche salendo in quota l’acqua non scorre più libera ma viene portata via, immessa nei tubi e utilizzata per fare energia. Il libro è un’inchiesta sullo sfruttamento idroelettrico degli ultimi torrenti alpini ma è anche il racconto di un lungo viaggio tra valli note o sconosciute.

Il giornalista de La Stampa Enrico Martinet intervisterà (domenica 30 settembre, alle 12, nel Foyer del Centro Eventi Il Maggiore) le due guide alpine valdostane Marco Camandona François Cazzanelli, esperti alpinisti reduci da una serie di scalate sulle cime e i ghiacciai dell’Himalaya, in una spedizione che lo scorso maggio li ha visti accompagnare sulla vetta dell’Everest l’astronauta Maurizio Cheli, anch’egli invitato al Festival: “Era il 1996 - racconta Cheli sul suo blog -  quando sorvolando il pianeta a bordo dello Space Shuttle Columbia fotografai l’Everest. Da allora ho sempre desiderato raggiungere quella vetta”.

Il BATTELLO e il LAGO, e in particolare il Lago Maggiore, saranno anch’essi protagonisti degli incontri e degli eventi del Festival 2018 di LetterAltura.

L’architetto e paesaggista Elisabetta Bianchessi parlerà (venerdì 28 settembre, alle 19, nel Foyer del Centro Eventi Il Maggiore) di “Lo.Ve. L’idrovia da Locarno a Venezia”: un percorso di navigazione che attraversa tutto il Lago Maggiore, partendo dalla parte svizzera più settentrionale per poi proseguire nel Ticino e nel Po e arrivare al Mare Adriatico: “Un viaggio di scoperta e di conoscenza, immersivo, nelle acque dolci che compongono questo corridoio fluviale, elemento primigenio e fondante della cultura territoriale, urbana, dell’Italia del nord”.

Annalisa Porporato e Franco Voglino, fotografi e appassionati trekker, porteranno al Festival (domenica 30 settembre, alle 14.30, a Villa Giulia a Pallanza) il loro libro Passeggiate in battello. Nord Italia, Savoia e Svizzera (Edizioni Capricorno, 2013): una selezione di itinerari turistici da fare in battello e a piedi, in tutte le stagioni, partendo dalle imbarcazioni che solcano il Po a Torino a quelle che attraversano il Brienzersee, nell’Oberland bernese, passando per i battelli e le sponde dei laghi di Viverone, Orta, Maggiore, Como, Iseo, Ginevra, Annecy e Bourget.

Ma il lago sarà sia lo sfondo di gran parte degli incontri del Festival, in particolare di quelli al nuovo Centro Eventi e Teatro Il Maggiore, che il percorso dell’escursione in battello, con buffet serale e spiegazione storica sui porti di Verbania, che sarà proposta (domenica 30 settembre, alle 17.30, con partenza dall’imbarcadero di Pallanza) a conclusione del Festival.

La realtà di Verbania, il suo legame con l’acqua e non solo quella del lago, caratterizzerà due eventi.

L’esperto di storia locale Leonardo Paracchini presenterà (venerdì 28 settembre, alle 15, nel Foyer del Centro Eventi Il Maggiore), in chiave storica e con immagini del passato e del presente, la sua ricerca su “Le rogge di Verbania”: una presenza di canali artificiali oggi nascosta e dimenticata, ma che ha segnato la storia della città, costituendo il “motore” della sua prima industrializzazione.

Un’esperienza suggestiva sarà proposta (venerdì 28 settembre, con partenza alle 23.30 dalla località Renco) con la passeggiata notturna lungo il torrente San Bernardino, con qualche lettura e spunto di riflessione, ma soprattutto con l’ascolto dell’acqua che scorre, nel fascino del silenzio e del buio.

Una dimensione particolare del Festival LetterAltura 2018 sarà quella degli eventi e delle attività per bambini e ragazzi.
Nelle giornate di giovedì 27 e venerdì 28 settembre saranno proposte alle scuole attività di osservazione scientifica, momenti e percorsi di narrazione, laboratori di creatività e manualità, incontri su temi ambientali: tutto sempre incentrato sui temi dell’acqua e del battello e in collaborazione con la Biblioteca di Verbania e diverse associazioni.
Sabato 29 e domenica 30 settembre bambini e ragazzi potranno fare sul lago l’esperienza di una prima lezione di vela, grazie agli esperti del Circolo Velico Canottieri di Intra.

Saranno proposti ai più giovani anche degli incontri con autori che diventeranno degli inviti alla lettura di testi interessanti e adatti alle diverse età.

Lo scrittore Cristiano Cavina farà due incontri: il primo (venerdì 28 settembre, alle 9.30, nella Sala Blu del Centro Eventi Il Maggiore) coinvolgerà i bambini delle scuole elementari attorno al libro Pinna morsicata (Marcos y Marcos, 2016), che racconta le avventure e gli incontri tra le onde di un giovane delfino; il secondo (venerdì 28 settembre, alle 15, nella Sala Blu del Centro Eventi Il Maggiore) vedrà l’autore del romanzo Inutile Tentare Imprigionare Sogni (Marcos y Marcos, 2013) confrontarsi e dialogare con gli studenti delle scuole superiori che hanno letto il libro nel contesto del Progetto BookSound.

Indirizzato agli studenti delle scuole medie sarà invece l’incontro (venerdì 28 settembre, alle 11, nella Sala Blu del Centro Eventi Il Maggiore) con lo scrittore Marco Magnone, che presenterà il sesto e ultimo volume della saga Berlin (Mondadori, 2015-2018): una storia corale per adolescenti dove si mescolano storia, musica, etica e avventura e dove ognuno trova la personalità con cui identificarsi. I ragazzi saranno coinvolti in un dialogo e confronto con Marco Magnone che avrà un secondo momento, di qui a qualche mese, con la presenza a Verbania di Fabio Geda, l’altro autore della saga.

L’invito al Festival 2018 di LetterAltura è l’invito a incontri con ospiti interessanti, ma anche a vivere momenti piacevoli, a partire dall’inaugurazione (giovedì 27 settembre, alle 17, sulla terrazza del Centro Eventi Il Maggiore) con la successiva (alle ore 18) e allegra proposta musicale del Bandino, un gruppo di giovani che presenterà il suo repertorio jazz, e con il buffet offerto sulla spettacolare terrazza del Teatro Il Maggiore (alle ore 19).

Partecipare al Festival darà inoltre l’occasione di vedere e apprezzare gli allestimenti e le mostre ospitate al Centro Eventi Il Maggiore, ma anche di visitare la libreria e l’edicola del Festival e gli spazi dedicati alla ricerca scientifica, alla difesa dei diritti umani, alla presentazione dei diversi e numerosi partner di LetterAltura e alla presentazione della stessa Associazione culturale LetterAltura.
fonte: associazioneletteraltura.com