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MANOVRA, TASSA DI SOGGIORNO FINO A 10 EURO PER LE METE TOP


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I comuni 'campioni' del turismo potranno raddoppiare la tassa di soggiorno, portandola fino a un massimo di 10 euro. E' una delle principali novità introdotte nel decreto fiscale, che tornerà stamani in discussione in aula alla Camera. Per concludere le votazioni manca ancora l'intesa sulle modifiche al carcere per i grandi evasori, con Italia Viva che chiede altre limature. 

A Osaka il Tourism Expo Japan e VJTM, la fiera dedicata al Mice





Sono stati più di 151mila i visitatori di TEJ 2019, Tourism Expo Japan, che si è svolto per la prima volta a Osaka, nei padiglioni di Intex, dal 24 al 27 ottobre. Un numero di visitatori superiore alle aspettative (che si attestavano a 130mila), e ben 8.392 appuntamenti prefissati con una crescita del 13% rispetto alla scorsa edizione.

In concomitanza della fiera si è tenuto dal 24 al 26 il VJTM, Visit Japan Travel & MICE Mart, un evento B2B dedicato al MICE e organizzato da JNTO che ha visto 330 fra buyer e giornalisti di 33 diversi paesi, e 360 ​​buyer giapponesi, partecipare ai business meeting pre-organizzati, per un totale di più di 9mila incontri.

100 i Paesi stranieri, 47 le prefetture giapponesi e 1.475 gli espositori (+102%) presenti a questa fiera B2B e B2C organizzata da Japan National Tourism Organization (JNTO), Japan Travel and Tourism Association (JTTA) e Japan Association of Travel Agents (JATA).Satoshi Seino, presidente di JNTO, premia Jacques Lozac’H di JBT France ai Best Incentive Travel Awards del VJTM

La scelta di Osaka e la promozione della regione del Kansai trovano la loro logica nella crescente attenzione verso la città – che ha ospitato a giugno il G20, a ottobre i Mondiali di Rugby e sarà sede dell’Expo nel 2025 – e nel fatto che la metropoli, terza per grandezza dopo Tokyo e Yokohama, punta sul turismo come pilastro essenziale per la sua economia.

Per l’Italia erano presenti sette tour operator (Alidays, Amo il Mondo, HIS Europe Italy, Miki Travel, The Net, Viaggigiovani e Viaggi del Mappamondo) e un buyer Mice, JTB Italy.

Gli incontri one-to-one

A VJTM erano presenti 22 giornalisti di 16 paesi (unica testata presente per l’ItaliaQualityTravel) che hanno generato 214 appuntamenti in totale con i seller giapponesi. Filo conduttore dei business meeting la promozione dei territori meno conosciuti e della cultura locale, per evitare il fenomeno della congestione e dell’overtourism.I padiglioni di Intex Osaka

È questo il caso del Kansai Tourims Bureau, di Kyoto in the Forest e delle regioni del Nord Kansai (Yabu, Asago), che si pongono come alternativa alla bellissima ma affollata Kyoto e propongono spaccati della vita reale nella natura, dell’Iwami Tourism Promotion Committeeche si affaccia sul Mar del Giappone, e di Ama Hut Hachiman che promuovono incontri con la cultura tradizionale e attività outdoor in zone poco battute dai turisti. I National Parks of Japan promuovono la costa di Tanesahi intorno ad Hachinoche, nella prefettura di Aomori, la frontiera nord dell’isola principale, Honshu.Le rovine del castello di Takeda, nel nord del Kansai

Abbiamo incontrato anche Taikoen, una splendida venue per eventi con diversi ristoranti, immersa nei giardini vicino all’Osaka Castle, e il Cvb di Yokohama, seconda città più importante del Giappone e centro di ricerca cui sono legati innumerevoli congressi scientifici, che si pone come alternativa alla capitale per quello che riguarda il MICE.

Non potevano mancare due DMC molto speciali basati a Tokyo: Trip Designer propone itinerari custom made alla scoperta di tesori nascosti, avvalendosi di più di 100 guide e promuovendosi con Google ads. Con loro ho sperimentato un tour a Yanaka, quartiere poco affollato che si sviluppa intorno al cimitero dove è sepolto l’ultimo Shogun, per conoscere la Tokyo del periodo Edo e lo splendido santuario shintoista Nezu.

Anche Beauty of Japan punta sulle dimensioni contenute (si definisce “boutique DMC”) e la flessibilità per proporre esperienze culturali high end in particolare a Tokyo e Kyoto, come ad esempio un incontro con un bonsai master, la cerimonia del tè, la visita di una distilleria di saké, o il tour delle architetture di Omotesando. Noi abbiamo scelto il bar hopping a Shinbaze, per condividere con gli impiegati appena usciti dall’ufficio il rito dell’after work nei bar e piccolissimi e caratteristici, gli izakaya.

Per tutti i buyer e i giornalisti della stampa specializzata sono state organizzate anche delle escursioni di mezza giornata a Osaka e nei dintorni. Noi abbiamo partecipato alla scoperta della cultura nell’area di Kyoto, con una Tea Experience nell’area di Ujii e la visita dello splendido tempio Byodoin patrimonio Unesco, illuminato in esclusiva per noi, e del suo interessantissimo museo.
Il tempio buddista Byodoin a Ujii, illuminato la sera per i partecipanti al VJTM ©2019VJTM Ocha-Kyoto

A seguire una visita dei giardini Syokado Teien, e la cena tradizionale, con degustazione dell’ottimo Syokando Bento a cura di Kyoto Kitcho.

Gli eventi del Tourism Expo Japan

Il programma di TEJ includeva anche una presentazione del grande architetto Tadao Ando, originario di Osaka, con focus sullo sviluppo sostenibile, e il Japan Tourism Award. Sono stati organizzati anche diversi simposi e seminari a tema e occasioni di networking per gli hosted buyers, come ad esempio la Welcome Reception che si è svolta nei padiglioni di Intex per tutti i partecipanti della fiera, e la VJTM Networking Reception nella splendida ballroom dello Hyatt Regency Osaka.Hyatt-Regency-Osaka

Clou della prima giornata, la terza edizione della Ministerial Round Table in collaborazione con UNWTO che ha avuto come tema “Commmunity Vitalization, People and Culture”. Presente per l’Italia il Presidente di Enit Giorgio Palmucci. La prossima edizione di TEJ e di VJTM si svolgerà a Okinawa dal 29 ottobre al 1 novembre 2020.
fonte https://www.qualitytravel.it

I segreti per viaggiare nel 2020 risparmiando

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Nei mesi invernali sono molti a desiderare una fuga al caldo oppure un fine settimana in una vivace metropoli per ricaricarsi – e gli abitanti del Bel Paese non fanno eccezione. Spesso però la fine dell’anno coincide con il periodo in cui si iniziano a pianificare i prossimi viaggi. Per aiutare gli italiani a immergersi nella ricerca della vacanza perfetta per il 2020 senza preoccuparsi del budget, momondo.it ha analizzato milioni di ricerche di viaggio arrivando a svelare il periodo perfetto per prenotare voli e hotel, risparmiando.
 Secondo lo studio Travel Smart di momondo, infatti, prenotando al momento giusto gli italiani potrebbero arrivare a risparmiare fino al 56% sul costo dei voli e fino al 69% sul prezzo del soggiorno, se raffrontati al giorno più costoso. Il periodo perfetto per prenotare varia a seconda che si tratti di una destinazione europea o meno.
 Volare in Europa risparmiando fino al 56% - Per i viaggiatori dello Stivale che per il 2020 sognano una vacanza in Europa, confermare un volo con 2 mesi di anticipo risulta essere la scelta vincente. Infatti, in media i biglietti più economici si trovano circa 63 giorni prima della partenza, arrivando a risparmiare fino al 56%. Optando per volare in settimana, in particolare di martedì, è ancora più vantaggioso e si può spendere fino al 23% in meno rispetto alla domenica, che è invece il giorno più costoso per pianificare un viaggio aereo. 
Per quanto riguarda gli hotel in Europa, se si vogliono tenere sotto controllo le spese, è consigliabile muoversi ancora con maggior anticipo. In media, le camere d'albergo più economiche si trovano circa 118 giorni prima dell’arrivo (quasi 4 mesi), con un risparmio di circa il 49% rispetto al giorno più costoso, ovvero il giorno del check-in.
Voli a lungo raggio: per trovare i più economici occorre prenotare 51 giorni prima della partenza - Quando si tratta di varcare i confini europei, per godere di prezzi vantaggiosi i viaggiatori del Bel Paese dovrebbero prenotare con circa 51 giorni di anticipo: seguendo questo consiglio è possibile risparmiare fino al 42% rispetto alla prenotazione effettuata il giorno stesso della partenza, considerato il più caro. Come per i viaggi continentali, anche in questo caso volare di martedì è l’opzione più conveniente: si possono così acquistare voli in media fino al 13% più economici rispetto al sabato.
Anche i soggiorni nel resto del mondo andrebbero prenotati circa 4 mesi prima per risparmiare in maniera significativa: in media fino al 69% se si conferma la camera con 115 giorni di anticipo.
I must-see del 2020 - Oltre a suggerire quando conviene prenotare, momondo ha analizzato i propri dati per ispirare gli italiani sulle tendenze di viaggio per il prossimo anno e fornire ulteriori spunti oltre alle destinazioni già popolari: New York e Bangkok.
Giordania, Maldive e Turchia, rispettivamente con Amman, Malé e Istanbul, sono le mete più trendy – ovvero quelle che hanno registrato la maggior crescita percentuale di ricerche – per partire nel 2020 ed esplorare itinerari fuori dalle classiche rotte. Per queste destinazioni a lungo raggio è sufficiente una pianificazione anche più breve. Ad esempio, basta acquistare il volo per Amman con soli 24 giorni di anticipo rispetto alla partenza per risparmiare fino al 61%.
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Le raccolte civiche di Palazzo Gavotti a Savona

Donato de' Bardi

Donato de' Bardi – Crocifissione (particolare) 1430-40 ca.

E' dal 2003 che le articolate raccolte civiche del Comune di Savona trovano sede definitiva negli spazi diPalazzo Gavotti. Si tratta di un antico e prestigioso palazzo del centro storico, costruito nella seconda metà del XVI secolo su preesistenti strutture medievali e modificato nell´Ottocento. L’antico edificio è stato ristrutturato dal Comune recuperando l’identità degli spazi architettonici e contribuendo, nel contempo, alla riqualificazione del centro cittadino. Il percorso museale è stato sviluppato secondo criteri museografici attentamente vagliati per ricomporre le articolate raccolte civiche, una delle raccolte d’arte più prestigiose della Liguria. Il Museo di Palazzo Gavotti offre quindi un itinerario a tutto tondo nella storia dell'arte, dal Trecento ai giorni nostri. La sede è inoltre dotata di ambienti destinati alle mostre temporanee e comprende una sezione dedicata alle opere della prestigiosa collezione della "Fondazione Museo di arte contemporanea Milena Milani” in memoria di Carlo Cardazzo.

PERCHE' ANDARE

Il percorso espositivo che si sviluppa tra il secondo e il terzo piano del Palazzo permette di rilevare le tappe fondamentali della cultura figurativa ligure. Fra i capolavori del museo segnaliamo la “Pala Fornari” dipinta da Vincenzo Foppa nel 1489 e l'intensa e suggestiva “Crocifissione” realizzata da Donato de' Bardi a cui è dedicata un'apposita sala. L'opera già nota come “Crocifissione di Savona” è considerata un unicum nel panorama della pittura rinascimentale, poichè punto di contatto fra il Rinascimento italiano e la pittura fiamminga. La quadreria del seicento comprende poi dipinti realizzati da importanti esponenti della scuola genovese come Valerio Castello, Luciano Borzone, Gioacchino Assereto, Orazio De Ferrari e Domenico Piola. Al secondo piano è invece possibile ammirare oltre alle grandi tele di soggetto mitologico di Giovanni Battista Carlone e Bartolomeo Biscaino anche le opere di artisti savonesi, da Bartolomeo Guidobono alle esperienze romantiche di Giuseppe Frascheri. Completa la rassegna dei pittori locali “L'Immacolata Concezione” di Paolo Gerolamo Brusco e “La Consolatrice degli Afflitti” di Nicolò Barabino fra le più notevoli espressioni dell'arte ligure nell'800 e ammiratissima dai contemporanei.

DA NON PERDERE

Ricordiamo che una sala del palazzo ospita dal 2010 la raccolta di preziose icone dal XVII al XIX secolo dedicate alla Gran Madre delle tre mani, collezionate da Renzo Mantero, luminare della chirurgia della mano e grande appassionato d'arte. Nel percorso trova inoltre spazio la raccolta acquisita nel 2008 grazie al lascito testamentario di Egidio Ercoli con dipinti della prima metà del secolo, tra Metafisica, Realismo Magico e Novecento fino agli esiti artistici del Secondo dopoguerra. Le potenzialità delle diverse raccolte non si esauriscono in un allestimento statico poiché esposizioni a rotazione integrano di volta in volta il percorso base.

Museo d'Arte di Palazzo Gavotti
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Barometro del turismo: sale la bilancia valutaria


È online il nuovo Barometro del Turismo, a cura del Centro Studi Federalberghi in collaborazione con Ebnt. La pubblicazione contiene i dati terzo trimestre 2019, offrendo una panoramica completa sull’anno che sta per chiudersi. 
In evidenza, il saldo positivo della bilancia valutaria turistica, che nel secondo trimestre ha toccato il +6,2%, grazie a una crescita delle spese degli stranieri in Italia del 5,6%. L’andamento dei ricavi medi del mercato alberghiero nel periodo gennaio-settembre ha registrato il +2,3% rispetto al 2018; le presenze degli italiani, nei mesi centrali dell’anno (luglio-settembre), sono cresciute dello 0,8%. Sul piano occupazionale la situazione registra un lieve aumento dello 0,3% di contratti a tempo determinato. Nei primi otto mesi del 2019 l’aumento degli introiti dei musei, pari a 164,7 milioni di euro, è stato del 4,3% sullo stesso periodo del 2018; identica percentuale di crescita per il numero di passeggeri negli aeroporti italiani.

Turismo D'Italia

La Vucciria di Guttuso a Montecitorio dipinto in mostra a ingresso libero nella Sala della Lupa

 © ANSA


La Camera dei Deputati apre le porte a La Vucciria, il capolavoro di Renato Guttuso. Il dipinto sarà in mostra, a ingresso libero, dal 29 novembre al 12 gennaio 2020 nella prestigiosa Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio accanto ad altre due opere dell' artista, il 'Cristo deriso' (1938) e i 'Carrettieri siciliani' (1946), appartenenti alle Collezioni della Camera dei Deputati e mai esposte finora al pubblico. L' opera del maestro siciliano lascia così la collocazione abituale nel Complesso Monumentale di Palazzo Chiaromonte-Steri, sede il Rettorato dell' Università di Palermo, per essere ammirato a Roma nel periodo delle festività di fine anno. "L'esposizione, promossa dall'Università degli Studi di Palermo e dalla Fondazione Sicilia e organizzata da Civita con il contributo di Igea Banca, rappresenta - è detto in una nota - un importante momento di valorizzazione e promozione del patrimonio culturale siciliano e vuole essere l'inizio di un ciclo di appuntamenti che renderanno protagoniste anche le altre regioni italiane". La Sala della Lupa sarà aperta ai visitatori dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso alle 17.30) .
    La Vucciria, dipinto tre metri quadri realizzato da Guttuso nel 1974 nel pieno della sua maturità, fu donato dall' autore all' Ateneo del capoluogo siciliano. Considerata l' opera più celebre dell' artista , è la descrizione realistica e suggestiva di una scena quotidiana dell' omonimo mercato di Palermo, tra i più affascinanti della città. Il termine 'vucciria' deriva dal francese boucherie (macelleria) che in siciliano ha anche assunto il significato di confusione, miscuglio incomprensibile di voci, persone, oggetti, espressioni e azioni tipiche del mercato. (ANSA).

Carbonara, il primo piatto romano più "misterioso"

carbonara
Ce la invidiano e ce la copiano in tutto il mondo. La pasta alla carbonara è una delle ricette più dibattute, esportate ed imitate della cucina italiana e, più precisamente, di quella laziale e romana. Noi, però, ce la teniamo ben stretta. Con tutte le controversie sugli ingredienti da utilizzare, con il suo sapore delizioso ed inconfondibile e con la sua storia ancora incerta e “misteriosa”.

LA TRADIZIONE
Non vi è dubbio che la carbonara sia considerata, e sia, ormai, a tutti gli effetti, una ricetta della cucina romanesca. Le sue origini, tuttavia, sono tutt'altro che certe e non sembrano, di fatto, essere prettamente legate alla tradizione romana. Basti pensare che nella sua disamina delle ricette della cucina romanesca del 1930, Ada Boni non ne fece alcuna menzione, a riprova del fatto che, all'epoca, questo primo piatto non fosse affatto conosciuto nella capitale. Le prime tracce di una ricetta simile a quella che oggi conosciamo risalgono al decennio successivo, ed in particolare al periodo immediatamente successivo alla liberazione di Roma da parte delle truppe alleate nel 1944. Tale circostanza sembrerebbe suffragare la teoria che legherebbe le origini della ricetta proprio alla presenza dei soldati americani sul suolo italiano. Secondo alcune ipotesi ben diffuse nell'immaginario collettivo, infatti, i giovani militari statunitensi trovarono nell'abbinamento tra le uova ed il bacon, entrambi presenti nei loro kit di provviste, un ottimo condimento per la pasta che assumeva, in questo modo, sapori familiari. Oltretutto, nella zona della linea Reinhard, tra Lazio, Molise e Campania dove le truppe prestavano servizio, era diffusa una ricetta tradizionale, la cosiddetta “cacio e ova”, che potrebbe aver fornito l'ispirazione ai soldati e, successivamente, ai cuochi che perfezionarono la ricetta. Ci volle poco, dunque, perchè il piatto giungesse a Roma e si diffondesse, sino a diventare una specialità della tradizione. Sebbene da molti considerata una delle versioni più plausibili della storia della nascita della carbonara, non manca, invece, chi preferisce attribuire alla ricetta una paternità in tutto e per tutto italiana, associandola, piuttosto, all'usanza tra i carbonai abruzzesi ed umbri di portare con sé nel bosco prodotti facilmente reperibili e conservabili da consumare durante le loro lunghe sessioni di veglia della carbonaia per la realizzazione della carbonella. Tra queste provviste erano presenti proprio uova e formaggio che venivano combinati in un piatto noto, appunto, come “cacio e ova” considerato, in questo caso, diretto antenato della ricetta. L'aggiunta del guanciale, diffuso nella zona assieme al lardo e al grasso (conservati, tra l'altro, proprio con il pepe) in sostituzione del costoso olio, ne rappresenterebbe la definitiva evoluzione.

LA DENOMINAZIONE
Se la storia della carbonara risulta non poco controversa, le origini del suo nome sembrano assumere contorni altrettanto nebulosi. Esistono, infatti, poche testimonianze che documentino le motivazioni della scelta di questo nome. In molti, però, sembrerebbero ricondurle proprio ai già citati carbonai che, in dialetto romanesco, vengono chiamati, per l'appunto, “carbonari”. Più suggestive, invece, la teorie che fanno riferimento alla società segreta della Carboneria.

LE CARATTERISTICHE
Ogni aspetto che riguarda la pasta alla carbonara sembra essere oggetto di controversia, dalla storia, al nome sino alla stessa ricetta della quale esistono diverse interpretazioni specialmente con riferimento all'utilizzo di uova intere o tuorli, di pancetta oppure di guanciale. La versione riconosciuta come tradizionale, comunque, prevede la realizzazione di un condimento a base di uova, pecorino grattugiato (meglio se romano), pepe e guanciale croccante precedentemente rosolato in padella nel suo stesso grasso. Anche sul formato della pasta esistono differenti scuole di pensiero. Sebbene, infatti, si prediliga l'utilizzo di pasta lunga (che siano spaghetti - più diffusi - piuttosto che bucatini), non manca chi, invece, preferisce prepararla con i rigatoni.

LA PRODUZIONE
Nonostante le possibili origini “internazionali” ed “interregionali”, la carbonara è, ormai, a tutti gli effetti una specialità della cucina romanesca. Non esiste una vera e propria ricetta codificata e, difatti, è possibile assaggiarla in diverse versioni anche nelle trattorie romane che propongono la cucina della tradizione. Non esiste uno specifico disciplinare che prescriva l'utilizzo del guanciale o della pancetta che, infatti, per molti sono considerati intercambiabili, sebbene con una diffusa propensione all'utilizzo del guanciale. Meno dubbi permangono, invece, sulla scelta del formaggio. Non mancano ristoratori che condiscono il piatto con Grana o Parmigiano ma il formaggio per la carbonara per eccellenza viene identificato, quasi unanimemente, nel pecorino grattugiato, meglio se romano DOP. La panna, da alcuni utilizzata per conferire cremosità al piatto, viene, invece, bandita dai veri “puristi” della ricetta.

LA CULTURA
Una ricetta considerata già così controversa e passibile di interpretazioni anche in patria, non può che generare una gran confusione a chilometri e oceani di distanza, specialmente se si tratta di una delle ricette più amate e famose della cucina italiana all'estero. Chi avesse il coraggio di assaggiarla durante uno dei propri viaggi, scoprirà piatti in poco o per nulla simili ad una vera carbonara italiana. Se in Giappone il pecorino viene arricchito, o del tutto sostituito, con la fantomatica panna, in Spagna, oltre alla panna, si aggiungono anche champignon e, per non farsi mancare nulla, anche la cipolla. E se in Germania e Francia per non “rischiare di sbagliare”, esistono preparati liofilizzati al gusto di carbonara (sic!), in Inghilterra si arriva persino a sostituire le uova con la besciamella. Ciò di cui dobbiamo essere orgogliosi, però, è che un piatto italiano sia talmente amato da voler essere riprodotto, seppur maldestramente, in tanti Paesi del mondo.

IN CUCINA
Tra tante incertezze che aleggiano attorno alla carbonara, una certezza c'è, ed è che si tratta di una ricetta abbastanza insidiosa. La lista corta degli ingredienti e la loro semplicità potrebbero trarre in inganno. La realtà dei fatti è che preparare una carbonara impeccabile è ben più difficile di quanto si possa pensare. Soprattutto nei passaggi finali, quelli che riguardano il condimento della pasta che dovrà risultare vellutato e cremoso anche senza l'aggiunta della panna. L'uovo, infatti, non dovrà essere aggiunto con il tegame sul fuoco, altrimenti si cuocerebbe e si rapprenderebbe ma, allo stesso tempo, non dovrà risultare liquido. Per ottenere la giusta cremosità ci si dovrà aiutare con un poco di acqua di cottura della pasta, dosandola alla perfezione affinchè il piatto non risulti troppo asciutto, ma facendo, comunque, attenzione che il condimento mantenga la giusta densità.

La ricetta: Pasta alla carbonara. Ingredienti (per 4 persone): 400 grammi spaghetti, 3 tuorli d'uovo, un uovo intero, guanciale, pecorino romano grattugiato, sale pepe.
Tagliare il guanciale a listarelle sottili e rosolarlo in una padella nel suo stesso grasso senza aggiungere altri condimenti. Quando risulterà ben croccante, spegnere il fuoco e lasciar riposare. Cuocere la pasta in acqua salata bollente e, nel frattempo, cominciare a sbattere le uova alle quali bisognerà aggiungere del pecorino grattugiato e del pepe. Correggere di sale e continuare a sbattere si quando il composto non risulterà cremoso e ben amalgamato. Scolare la pasta ancora al dente e farla saltare brevemente, con un poco di acqua di cottura, nel tegame con il guanciale rosolato. Spegnere il fuoco ed aggiungere il composto a base di uova e pecorino e mescolare bene il tutto fin quando la pasta non risulterà uniformemente condita e cremosa. Servire in tavola spolverando con dell'altro pecorino grattugiato e, se lo si desidera, un poco di pepe.

IL TERRITORIO
Si dice che tutte le strade portano a Roma. Bisognerebbe aggiungere che ogni strada di Roma porta a qualche prezioso tesoro della storia e dell'arte del nostro pianeta. La capitale è, infatti, un'inesauribile fonte di bellezze archeologiche, architettoniche, pittoriche e chi più ne ha più ne metta. Ogni epoca è mirabilmente rappresentata ed ogni stile trova la propria massima espressione. Basta passeggiare per le vie del centro baciate dal sole, per rimanere incantati dall'abilità dei più grandi maestri della storia dell'arte che hanno lasciato ovunque preziose testimonianze della loro abilità e del glorioso passato della nostra capitale.
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Cicloturismo per famiglie e sportivi Ferrara, capitale della bicicletta

Le mura di Ferrara, da scoprire in bicicletta


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Ferrara è conosciuta come la città delle biciclette, grazie alla sua grande propensione all’uso delle due ruote. I suoi abitanti la utilizzano più che in qualsiasi altro posto in Italia, e almeno quanto la maggior parte delle grandi città del nord Europa, storicamente molto più orientante di noi all’uso della bici. Tantissimi i percorsi cicloturistici che si snodano tra il centro della città, le sue mura e le campagne circostanti. E molte sono anche le iniziative turistiche legate al mondo delle due ruote. Per cui se vi state ancora chiedendo quale sia il modo migliore per visitare la città di Ferrara la risposta è davvero scontata. Scegliere l’itinerario adatto alle propria autonomia sarà un gioco da ragazzi. Esistono percorsi facili, quelli adatti alle famiglie, quelli ad anello, e infine a carattere più marcatamente sportivo.


Le mura

Un percorso di 9 chilometri, relativamente facile, con cui poter effettuare una salutare passeggiata attorno ai bastioni, gli antichi torrioni e le storiche mura che circondano il centro della città estense. Si tratta di un itinerario adatto alle famiglie in quanto la zona di percorrenza, immersa nel verde, è riservata esclusivamente alle biciclette e ai pedoni ed è piuttosto sicuro. Ad ogni porta d’accesso al centro storico sarà possibile accedere per visitare la città, per esempio al Castello Estense, oppure optare per escursioni verso la campagna.


Anello del Basso ferrarese

Un percorso circolare ma decisamente più ampio - circa 106 chilometri - quello che parte e torna a Ferrara toccando Ro, Migliarino e Ostellato. Un viaggio attraverso i territori del Basso Ferrarese, dove poter gestire le energie soffermandosi a contemplare i paesaggi della campagna o i punti di interesse. Come ad esempio il Museo de La Tratta, dove poter assistere alla rappresentazione della vita contadina. 


Destra Po

Per gli amanti degli itinerari più sportivi, ma che non disdegnano la vista di panorami suggestivi e ricchi di storia, si può scegliere la ciclovia che accompagna il Po fino al mare. Cento chilometri circa da percorrere tutti d’un fiato o effettuando una sosta al Mulino sull’acqua di Ro, alla Rocca Possente di Stellata o al castello della Mesola.

Firenze Cappelle Medicee stanza segreta Michelangelo

Cappella di Cosimo de' Medici<br>

è rimasta segreta per centinaia di anni. A breve potrebbe essere consentito visitarla, ma anche in quel caso non tutti i dubbi sulla sua esistenza sarebbero dissipati. Sotto la celebre Basilica di San Lorenzo a Firenze, in corrispondenza delle Cappelle Medicee, è stata ritrovata nel 1975 una stanza dimenticata, alla quale si poteva accedere solo tramite una botola (nascosta sotto il mobilio). Si presume che questa stanza sia stata per diversi mesi il nascondiglio segreto di Michelangelo Buonarroti.

Perché Michelangelo avrebbe dovuto nascondersi, e cosa nella stanza fa supporre che l'artista l'avesse abitata? Contestualizziamo: le Cappelle Medicee sono oggi un museo, ma la loro originaria funzione era quella di mausoleo. Qui sono stati sepolti i membri della famiglia Medici, a partire dalla seconda metà del 1400. Nel 1519, fu richiesto a Michelangelo di erigere la Sagrestia Nuova, che in circa 10 anni prese forma e divenne una delle sue più grandi opere architettoniche. A corredo della nuova cappella, egli scolpì statue e sepolcri monumentali. In quest'epoca dunque Michelangelo era un protetto della famiglia nobiliare, ma quando scoppiò una sommossa popolare per spodestarli, l'artista si schierò contro di loro. I Medici però tornarono presto a detenere il potere, e Michelangelo fu costretto a fuggire.

Ma non andò molto lontano: buon conoscitore delle Cappelle Medicee e del complesso di San Lorenzo, egli trovò rifugio in un ambiente lungo e stretto, seminterrato, che oggi è soprannominato 'la stanza segreta di Michelangelo'. Sembra che l'artista si sia trattenuto qui per diversi mesi, e, armato solo di carboncino, abbia trascorso molto tempo a riflettere sulle sue opere passate e sui progetti a venire: sulle pareti di questa stanza sono tracciati i bozzetti di alcune delle sue più importanti sculture. C'è una testa di Laocoonte, varie riletture del David, alcuni schizzi della Cappella Sistina, e persino un autoritratto. Questa stanza, vero e proprio 'inventario d'artista' dal valore inestimabile, è rimasta segreta fino al 1975, quando l'allora direttore del Museo delle Cappelle Medicee, Paolo dal Poggetto, la scoprì per caso. Le pareti erano state intonacate, ma un attento lavoro di restauro ha permesso di far tornare alla luce i disegni a carboncino del Buonarroti.

Ci sono tuttavia delle opinioni contrastanti sulla ragione che avrebbe spinto Michelangelo a disegnare questi schizzi proprio qui. La versione dell'auto-prigionia è la più accreditata, tuttavia alcuni studiosi ritengono poco plausibile che una artista importante come lui non avesse trovato altra protezione all'epoca che la volontaria 'carcerazione'. Se davvero fosse stato in pericolo, avrebbe potuto richiedere tutele ad altri mecenati, che vista la sua fama non sarebbero certo mancati, anziché rinchiudersi in una segreta. I disegni, secondo questa lettura della vicenda, sarebbero stati semplici riflessioni, test ed esempi che l'artista e i suoi apprendisti avrebbero tracciato. Una sorta di lavagna su cui fare schizzi e confrontarsi sui progetti da realizzare.

In ogni caso, la stanza segreta è rimasta inaccessibile al pubblico per tutti questi anni, ma il Museo del Bargello, da cui dipendono le Cappelle Medicee, ha annunciato l'intenzione di aprirla ai visitatori a partire dal 2020.
turismo.it

PRESTO UN ALTRO VOLO NELLO SPAZIO PER 'ASTROSAMANTHA'


ANNUNCIO DI FRACCARO. FIRMATO L'ACCORDO FRA ITALIA ED ESA Presto ci sarà un altro volo per Samantha Cristoforetti. Lo ha annunciato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per lo spazio, Riccardo Fraccaro. "L'Esa ha sottoscritto con l'Italia un impegno formale assicurando all'astronauta italiana un nuovo volo. È il giusto riconoscimento per la sua immensa professionalità - ha rilevato - e conferma la nostra eccellenza nel settore dello spazio". (ANSA).

Terremoto in Albania, i soccorsi dall’Italia. La zona costiera più a sud, considerata più strategica per il turismo albanese, non risulta colpita

Terremoto in Albania, i soccorsi dall’Italia

Sono aumentate ancora le vittime del terremoto che ha colpito l’Albania nella notte tra il 25 e il 26 novembre. Salgono a 31 i morti accertati, ci sono una ventina di dispersi e i feriti sono più di 650.
soccorritori hanno lavorato tutta la notte – anche con droni, cani e ruspe – e scavano ancora tra le macerie a Thumane e Durazzo, i due centri più colpiti dal sisma.
Sono stati molti gli edifici crollati, tra cui due alberghi sulla costa di Durazzo. Il terremoto ha distrutto il Vila Palma, uno dei più importanti alberghi a quattro stelle della città.
La zona costiera più a sud, considerata più strategica per il turismo albanese, non risulta invece colpita.
L’Italia ha risposto alla richiesta di aiuto dell’Albania inviando 200 uomini e mezzi di soccorso, autorizzati dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte: si tratta di squadre operative dellaProtezione civile, dei Vigili del fuoco, della Croce Rossa.
In campo anche la Puglia, dove il presidente della Regione Michele Emiliano ha messo a disposizione strutture, soprattutto ospedali. Per l’emergenza feriti sono stati infatti predisposti 250 posti letto e sono allertati i centri per le trasfusioni di sangue.

Terremoto in Albania, apprensione nelle comunità albanesi in Sicilia

Terremoto in Albania, apprensione nelle comunità albanesi in Sicilia

"E' come se le scosse avessero distrutto il paese vicino al nostro. Ne abbiamo parlato a scuola, se ne parla in piazza. Seguiamo costantemente le notizie sui internet e in televisione”, dice Rosario Petta

A Piana degli Albanesi oggi non è stato un giorno come gli altri. Il terremoto che ha colpito Durazzo lo hanno sentito molto forte, nella comunità arbëreshë siciliana: “In Albania ci sono le nostre radici, è come se le scosse avessero distrutto il paese vicino al nostro. Ne abbiamo parlato a scuola, se ne parla in piazza. Seguiamo costantemente le notizie sui internet e in televisione”, dice Rosario Petta, il sindaco della cittadina palermitana. Sono 43 i comuni italiani, la maggior parte in Calabria, popolati da minoranze etno-linguistiche albanesi. Sono in Calabria, Sicilia, Molise e Campania. “I sindaci siamo riuniti in un gruppo whatsapp. Oltre ad esprimere il nostro dolore per le vittime e per la distruzione, ci stiamo organizzando per portare la nostra solidarietà”, continua Petta che è anche componente italiano del consiglio della diaspora, un organo riconosciuto dallo stato albanese. Passata la prima emergenza, racconta il primo cittadino, “invieremo ciò che servirà ai nostri fratelli. Faremo la nostra parta”.
Questa mattina Petta ha sentito la vicesindaca di Durazzo Etleva Kondi: “Mi ha detto che è un disastro, che le vittime sarebbero state più di quelle che raccontate dai telegiornali”.

palermo.repubblica.it

TURISMO-ISTAT, ITALIANWAY: BOOM EXTRA-ALBERGHIERO VERA RISORSA PER IL PAESE

Il nostro Paese ha bisogno di ragionare in ottica di sistema - commenta in una nota Marco Celani AD dell’azienda prop-tech che ha lanciato il primo franchising italiano del vacation rental - rimuovendo le barriere normative che non consentono agli operatori dell’extra-alberghiero di diventare facilmente player di livello nazionale, capaci di operare in modo legale, trasparente e virtuoso facendo investimenti al riparo da discrasie legislative tra Enti locali e Amministrazioni centrali”.

I dati diffusi oggi dall’Istat (+2,7% di presenze nel 2018 per gli esercizi extra-alberghieri che hanno registrato un incremento degli arrivi del 6,5%, il doppio di quello, già significativo, degli esercizi alberghieri) “certificano il fatto che il boom del settore extra-alberghiero, per altro annunciato, costituisce una vera risorsa per il Paese”. 
Lo dice in una nota Marco Celani, AD Italianway, startup prop-tech dell’accoglienza diffusa presente in tutto il territorio nazionale e testimonial di punta di questo mercato nell’ambito delle Associazioni nazionali Italia Startup e Startup Turismo: “L’extra-alberghiero di fatto potenzia l’incoming grazie alle seconde case inutilizzate che conoscono una seconda giovinezza accogliendo turisti internazionali alto spendenti e pronti a investire sul territorio soprattutto in esperienze, di cui beneficiano le economie locali. Per esempio noi come Italianway abbiamo attratto, solamente nei primi 10 mesi del 2019, turisti da ben 161 Paesi”. 

“Si tratta di viaggiatori - continua Celani che portano ricchezza su tutto il territorio e vivono destinazioni prima sconosciute e rese tali solo grazie all’extra-alberghiero che, se gestito professionalmente, è in grado di utilizzare la tecnologia per intercettare viaggiatori alto spendenti laddove non si sarebbero mai avventurati. Viaggiatori che si fermano di più rispetto a quanto facciano quelli, per altro in crescita, che continuano a scegliere la ricettività tradizionale, dimostrazione che i due segmenti non sono antitetici ma complementari”.

“La mancanza di servizi e di infrastrutture - conclude l’AD dell’azienda - sono però ancora il grande gap che il nostro Paese continua a pagare: siamo la meta più sognata ma solo la terza in termini di incoming e meglio di noi fanno Spagna e Francia a cui certo non abbiamo nulla da invidiare. Il nostro Paese ha bisogno di ragionare in ottica di sistema, rimuovendo le barriere normative che non consentono agli operatori dell’extra-alberghiero di diventare facilmente player di livello nazionale, capaci di operare in modo legale, trasparente e virtuoso, facendo investimenti al riparo da discrasie legislative tra enti locali e amministrazioni centrali”.


APPROFONDIMENTO: COS’È ITALIANWAY
Italianway (https://www.italianway.house/), start up innovativa prop-tech del settore turismo-hospitality fondata da Davide Scarantino e guidata dall’AD Marco Celani, conta su un Team di 100 under 30 laureati e plurilingue, gestisce attualmente oltre 700 immobili in tutta Italia tra appartamenti, ville e residenze d’epoca (prenotabili direttamente sul suo portale). Gli ultimi bilanci hanno fatto registrare un giro d’affari di oltre 11 milioni e il 2019 dell’azienda si chiuderà con un forecast di 15 milioni di turn over ad un tasso di crescita del +30,6%.


Italianway ha mosso i primi passi nel settore turismo-hospitality alla fine del 2014 accogliendo viaggiatori da tutto il mondo nelle seconde case inutilizzate degli italiani, iniziando da Milano. Grazie ad un modello operativo ben strutturato e ad un software integrato, sviluppato internamente con oltre due milioni e mezzo di euro di investimento ed in grado di gestire l’intero processo del vacation rental, Italianway è rapidamente diventata il più grande property manager di Milano. A fine gennaio 2019 ha lanciato il primo franchising del settore attivando in pochi mesi oltre 40 destinazioni in tutta Italia. 


segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone - Turismo Culturale

Terremoto in Albania pesanti contraccolpi sul Turismo

Anche il turismo è in fase di decollo grazie alle coste e alle bellezze naturali incontaminate. Circa 2,13 milioni di stranieri – secondo i dati Instat (l’istituto di statistica albanese) – hanno visitato l’Albania nei primi sei mesi del 2019, facendo registrare una crescita dell’11,3% rispetto al 2018. Sul totale, 817.009 persone sono state registrate come ingresso di turisti. Numerose anche le crociere alcune provenienti dalla Svezia che fanno scalo nei porti albanesi. La città di Saranda è una delle principali mete turistiche albanesi.

6 novembre: si scava tra le macerie a Thumane, in Albania. Armend Nimani/AFP via Getty Images
L’Albania è in ginocchio: sotto le macerie sono morte dieci persone a Durazzo, la più importante città portuale, cinque a Thumane, località montana e frazione di Kruja, la città natale dell’eroe nazionale Skanderbeg. In attesa di avere un quadro complessivo del bilancio di sangue  (18 morti e 600 feriti) e dei danni economici provocati dal terremoto che ha colpito l’Albania (il turismo ne subirà i pesanti contraccolpi poiché sono implosi degli alberghi sulla costa) proviamo a fornire un quadro dei forti rapporti economici esistenti tra Tirana e Roma e delle conseguenze che provocherà il veto della Francia all’ingresso del Paese delle Aquile nella Unione europea. Sia per lo sviluppo sociale e sia per le minori opportunità di accesso ai fondi strutturali europei. L’Albania è un paese povero e spesso, purtroppo, gli edifici non sono stati costruiti non seguendo le norme anti-sismiche e le conseguenze sono devastanti. L’ingresso nella Ue avrebbe potuto essere un’opportunità per modernizzare il paese e renderlo più sicuro dal punto di vista urbanistico. 
Ma andiamo con ordine e iniziamo dai rapporti italo-albanesi. Tra Italia e Albania i legami economici e culturali sono strettissimi. Nel Paese delle Aquile ci sono 334 imprese italiane ufficialmente registrate come riferito dalla banca dati Ice-reprint (ultimo dato disponibile 2015) che spaziano dall’agroindustria, idroelettrico, call center e servizi finanziari. La lingua italiana è generalmente parlata da qualsiasi cittadino albanese anche grazie alla diffusione delle nostre tv nazionali. Addirittura per un certo periodo in Albania è stata fondata e ha operato Agon Channel, una tv low cost  che avrebbe dovuto produrre programmi per il pubblico italiano ma che poi ha cessato l’attività.
Il 30% di import albanese proviene dall’Italia dove il nostro paese è il primo esportatore così come avviene nella vicina Grecia e anche nel settore del credito Intesa Sanpaolo è presente ed è la quarta banca del paese mediterraneo, avendo ereditato la ex filiale di Veneto Banca che aveva accompagnato ad Est l’espansione ruggente degli imprenditori veneti negli anni 90. Molto forti e radicati nel paese anche gli istituti di credito austriaci.
L’Italia è la prima fornitrice dell’Albania, con una quota del 30 per cento nei primi quattro mesi del 2019, ma è anche la prima cliente, con circa metà dell’import. L’Italia esporta in particolare pelletteria, abbigliamento, e prodotti petroliferi. Importa scarpe, tessile-abbigliamento e pesce.
«Siamo soddisfatti della posizione italiana in l’Albania – ha affermato il premier Giuseppe Conte al termine dell’incontro con il suo omologo Rama avvenuto il 15 ottobre a Tirana -, siamo il primo partner commerciale, con un interscambio che nel primo semestre del 2019 è di 1,2 miliardi, ma l’ambizione è di migliorare. Non abbiamo ancora sfruttato appieno il potenziale economico dell’Albania».
La vicinanza alla costa pugliese ha favorito contatti commerciali che si sono via via radicati nel tempo nel paese delle Aquile, così chiamato perché la bandiera ufficiale del Paese raffigura proprio un’aquila a due teste.
Anche il turismo è in fase di decollo grazie alle coste e alle bellezze naturali incontaminate. Circa 2,13 milioni di stranieri – secondo i dati Instat (l’istituto di statistica albanese) – hanno visitato l’Albania nei primi sei mesi del 2019, facendo registrare una crescita dell’11,3% rispetto al 2018. Sul totale, 817.009 persone sono state registrate come ingresso di turisti. Numerose anche le crociere alcune provenienti dalla Svezia che fanno scalo nei porti albanesi. La città di Saranda è una delle principali mete turistiche albanesi.

La situazione politica

Dal punto di vista politico il paese, uscito prostrato dalla durissima dittatura di Enver Hoxha, è stato scosso recentemente da manifestazioni di protesta guidate dall’opposizione al governo di centro sinistra guidato dal premier Edi Rama.Gli scontri si sono svolti in prossimità degli edifici governativi e del parlamento con particolare violenza, poi le tensioni sono rientrate ma le tensioni covano sotto la cenere come spesso avviene nei Balcani

Europa addio


Nonostante l’appoggio dell’Italia la Francia ha bloccato in ottobre l’inizio dei negoziati di adesione della Macedonia del Nord e dell’Albania. Parigi attraverso la sottosegretaria agli affari europei Amélie de Montchalin ha spiegato che la Francia vuole che il processo di allargamento sia “riformato”, che l’accesso alle politiche europee sia «graduale», che l’iter sia “rigoroso”, e soprattutto che il processo sia «reversibile» nel caso i candidati dovessero rallentare il cammino del’integrazione.
in https://it.businessinsider.com

Venezia: mostra “Il giovane Tintoretto”

Tra gli artisti del Rinascimento, Tintoretto è colui che più ha segnato Venezia con il marchio inconfondibile del suo genio. Chiamato da dogi e notabili ad abbellire palazzi e chiese della città, ha affascinato intere generazioni di amanti dell’arte.

Ora, a 500 anni dalla sua nascita, torna ad affascinare il pubblico in occasione delle celebrazioni che tutta Venezia gli dedica, soprattutto con le mostre "Il giovane Tintoretto" e "Tintoretto 1519 - 1594".

Questo artista ha ammaliato i suoi contemporanei ed impressionato molti artisti come El Greco, Rubens e Velasquez, anticipando per molti versi la sensibilità di personaggi contemporanei. 

Punto focale dell'iniziativa è l’imponente progetto espositivo che la Fondazione Musei Civici di Venezia, fin dal 2015, ha sviluppato con la National Gallery of Art di Washington e che ha trovato la piena collaborazione delle Gallerie dell’Accademia di Venezia.

DUE MOSTRE
Il risultato, a 80 anni dall’ultima mostra dedicata a Jacopo Robusti (detto Tintoretto per il mestiere del padre, cioè il tintore di stoffe) in città , è una straordinaria monografia a Palazzo Ducale (7 settembre 2018 - 6 gennaio 2019) ”Tintoretto 1519 -1594”, incentrata sul periodo più fecondo della sua arte, dalla piena affermazione della metà degli anni quaranta del cinquecento, fino agli ultimi lavori.

In contemporanea a questo allestimento, si prosegue nella storia di Tintoretto, con unagrande mostra alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, “Il giovane Tintoretto”,dedicata ai capolavori del primo decennio di attività e al contesto fecondo in cui egli avvia il suo percorso artistico.


COLLABORAZIONI
Per celebrare il pittore, hanno collaborato tante Istituzioni prestigiose, che in laguna hanno organizzato originali iniziative espositive, editoriali e convegnistiche, in uno spirito corale.

Tra queste in particolare, la Scuola Grande di San Rocco, uno dei siti cardine dell’attività del Maestro, custode di cicli pittorici imponenti e la Curia Patriarcale, con le molte chiese che ancora oggi conservano preziose opere di Tintoretto.

Fondamentale è stato poi il supporto di Save Venice Inc. che negli ultimi due anni ha sostenuto l’esame scientifico e il restauro di tanti capolavori dell’artista presenti a Venezia (18 dipinti e la tomba del Maestro), consentendo ora al pubblico di ammirarli nel loro splendore.

IL GIOVANE TINTORETTO - GALLERIE DELL'ACCADEMIA DI VENEZIA
La mostra “Il giovane Tintoretto” ripercorre attraverso circa 60 opere il primo decennio di attività del pittore veneziano dal 1538 (anno di attività indipendente di Jacopo Robusti a San Geremia) al 1548 (data del successo della sua prima opera di impegno pubblico, il Miracolo dello schiavo, per la Scuola Grande di San Marco, oggi vanto delle Gallerie dell’Accademia).

La mostra riunisce 26 dipinti di Tintoretto, valorizzando al contempo le opere della collezione permanente del museo, proposte entro una nuova prospettiva e affiancate a prestiti provenienti da importanti istituzioni pubbliche e private del mondo, dalLouvre alla National Gallery di Washington, dal Museo del Prado agli Uffizi di Firenze, dalla Galleria Borghese di Roma al Kunsthistorisches Museum di Vienna, ma anche il Museum of Fine Arts di Budapest, la Fabbrica del Duomo di Milano, il Courtauld Gallery di Londra e il Wadsworth Atheneum di Hartford.


Seguendo un ordine cronologico articolato in quattro sezioni, il percorso indaga quel periodo tuttora dibattuto della formazione di Tintoretto, non facilmente riconducibile a una bottega, mettendolo in relazione con il contesto artistico e culturale veneziano degli anni trenta e quaranta del Cinquecento.

In questo modo si chiarisce come Jacopo Robusti acquisisce e trasforma i suoi modelli per sviluppare uno stile drammatico e rivoluzionario, attraverso le suggestioni ricevute da grandi artisti come Tiziano, Pordenone, Bonifacio de’ Pitati, Paris Bordon, Francesco Salviati, Giorgio Vasari e Jacopo Sansovino, presenti in mostra con opere significative.


Oltre alle comparazione con le opere di questi artisti, sono inoltre esposti i dipinti e le sculture di personaggi che hanno lavorato nello stesso ambiente di Tintoretto, tra i quali Andrea Schiavone, Giuseppe Porta Salviati, Lambert Sustris e Bartolomeo Ammannati.


Tra i capolavori del maestro si segnalano in particolare la “Conversione di San Paolo” della National Gallery of Art di Washington e “Apollo e Marsia” di Hartford (esposti ora per la prima volta in Italia) il “Cristo tra i dottori” della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, la “Cena in Emmaus” di Budapest e i soffitti provenienti da Palazzo Pisani a Venezia, ora alle Gallerie Estensi di Modena.


A cura di Roberta Battaglia, Paola Marini, Vittoria Romani

touringclub.it

MIO NONNO CARLO CARRÀ E LA SUA RISATA ROTOLANTE

Con le mostre d'autunno "il Venerdì" è Speciale

Le sgridate della nonna per le macchie di colore che il pittore faceva sul parquet. I rapporti con De Chirico, Ungaretti, Casella. Le estati al mare, con il rito delle bocce... Chiara Gatti intervista il nipote Luca, che ha collaborato alla realizzazione della grande esposizione in corso a Milano
da repubblica.it

Al Palazzo Reale di Milano viene allestita una straordinaria mostra dedicata a Carlo Carrà (1881 – 1966), uno dei più grandi maestri del Novecento, protagonista dell’arte italiana e della pittura moderna europea, che ha lasciato un segno indelebile con uno stile rimasto vitale in tutta la sua produzione artistica.

Si tratta della più ampia e importante rassegna antologica mai realizzata su Carrà, un’occasione irripetibile che vede riunite circa 130 opere, concesse in prestito dalle più importanti collezioni italiane e internazionali, pubbliche e private.

L’esposizione è divisa in 7 sezioni, ciascuna a rappresentare uno specifico periodo della vita e dello stile del grande maestro: Tra Divisionismo e Futurismo; Primitivismo; Metafisica; Ritorno alla natura; Centralità della figura; Gli ultimi anni; Ritratti.

Costruito in questo modo, il percorso espositivo scandisce le tappe di una vita interamente dedicata alla pittura.


La mostra si apre al pubblico a trent’anni dall’ultima rassegna dedicata all’artista (1987) e a cinquantasei da quella che si è svolta nel 1962 (quando Carrà è ancora in vita) entrambe realizzate proprio a Palazzo Reale.

Quella del 1962 è stata un omaggio al maestro che nel ‘54 ha ricevuto la medaglia d’oro di cittadino benemerito, avendo scelto Milano come sua città d’elezione da giovanissimo. Un doveroso riconoscimento che fa seguito al tributo dedicato al pittore nelle sale della Pinacoteca di Brera nel 1942, in uno dei momenti più tragici della seconda guerra mondiale.

L'obiettivo della nuova esposizione è ricostruire l’intero percorso artistico del maestro attraverso le opere più significative, dalle iniziali prove divisioniste, ai grandi capolavori che ne fanno uno dei maggiori esponenti del futurismo e della metafisica.


All'interno della mostra, si trovano dipinti ascrivibili ai cosiddetti ‘valori plastici’, paesaggi e nature morte che attestano il suo ritorno alla realtà a partire dagli anni venti, con una scelta tematica che lo vede attivo sino alla fine dei suoi anni, non senza trascurare le grandi composizioni di figura degli anni trenta, il decennio a cui risalgono anche gli affreschi per il Palazzo di Giustizia di Milano, documentati in mostra dai grandi cartoni preparatori.

La mostra presenta un corpus di circa 130 opere concesse da alcune delle più grandi collezioni del mondo come quelle dello State Pushkin Museum of Fine Arts di Mosca, della National Gallery di Praga, del Museum of Fine Arts di Budapest e dai Musei Vaticani e molti altri, anche da numerosi musei italiani tra cui la Pinacoteca di Brera e le Gallerie degli Uffizi di Firenze, oltre a molte collezioni private.


Artista irrequieto, Carrà ha fatto molti viaggi significativi che lo portano già giovanissimo a Parigi e poi a Londra, dove ha la possibilità di fare incontri internazionali, da Apollinaire a Picasso.

È per questo che la mostra non intende proporre solo la produzione artistica di Carrà, ma anche i tratti e i momenti più significativi di quella che lui stesso definisce “una vita appassionata”. Viene pertanto corredata da documenti, fotografie, lettere e filmati che testimoniano l’intensa vita di Carlo Carrà, di cui in prima persona ci racconta nelle pagine de “La mia vita”, l’autobiografia che ha scritto nel 1942.


“La mia pittura è fatta di elementi variabili e di elementi costanti. Fra gli elementi variabili si possono includere quelli che riguardano i princìpi teorici e le idee estetiche. Fra gli elementi costanti si pongono quelli che riguardano la costruzione del quadro. Per me, anzi, non si può parlare di espressione di sentimenti pittorici senza tener calcolo soprattutto di questi elementi architettonici che subordinano a sé tutti i valori figurativi di forma e di colore. A questi principi deve unirsi quello di spazialità, il quale non è da confondersi col prospettivismo; poiché il valore di spazialità non ha mai origini per così dire visive. Questo concetto nella mia pittura è espressione fondamentale”.
Carlo Carrà - in touringclub.it

IL RAPPORTO DI PICASSO CON L'ARTE ANTICA: AL BACIO


da repubblica.it

Tommaso Pincio racconta la mostra di Milano (Picasso. Metamorfosi) che riflette su come il genio spagnolo sia stato ispirato per tutta la vita dall’antichità e dal mito. Per questo le sue opere, a Palazzo Reale, sono accostate a quelle del passato. Con un effetto sorprendente

da touringclub.it
La mostra “Picasso Metamorfosi” in programma a Palazzo Reale segna la stagione dedicata al rapporto che il genio spagnolo ha sviluppato, per tutta la sua straordinaria carriera, con il mito e l’antichità proponendo di esplorare da questa particolare prospettiva il suo intenso e complesso processo creativo.

L'esposizione è una delle tappe della grande rassegna europea triennale Picasso-Méditerranée, promossa dal Musée Picasso di Parigi, che presenta circa 200 opere tra lavori di Picasso e opere d’arte antica cui il grande maestro si è ispirato, provenienti dal Musée National Picasso di Parigi e da altri importanti musei europei come il Muséedu Louvre di Parigi, i Musei Vaticani di Roma, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Musée des Beaux-Arts di Lione, il Museu Picasso di Barcellona e alri.

Il progetto si innesta in un percorso di approfondimento sul grande artista intrapreso da Palazzo Reale nei decenni con un ciclo di mostre su Picasso che ha reso speciale il rapporto tra il maestro e Milano.

Prima fra tutte l’esposizione di “Guernica” nella Sala delle Cariatidi nel 1953, avvenimento eccezionale regalato da Picasso alla città. Dopo quasi mezzo secolo, una grande mostra antologica viene fatta nel settembre del 2001 (quattro giorni dopo gli attentati alle Twin Towers) organizzata con la collaborazione degli eredi dell'artista. Infine la rassegna monografica del 2012, che ha documentato la varietà di tecniche e mezzi espressivi che caratterizzano la produzione dell’artista spagnolo.


“Quando nel 1953 Picasso scelse Milano e la Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, in parte distrutta dalla guerra, per mostrare al mondo Guernica, simbolo della sua straordinaria capacità espressiva, tra il suo genio e la nostra città nacque un legame unico e reso evidente, ad ogni ritorno delle sue opere, da una appassionata partecipazione di pubblico" ha detto Giuseppe Sala, Sindaco di Milano. "E’ stato così nel 2001 con 450.000 visitatori e nel 2012 con più di mezzo milione. E’ indubbio quindi che Picasso piaccia a Milano e che grazie allo studio e al lavoro dei curatori e degli organizzatori la proposta culturale sia sempre stata all’altezza delle aspettative. Per questo confidiamo che anche questa nuova esposizione, che sarà a Palazzo Reale dal prossimo ottobre, saprà sorprendere ancora, forte della qualità e del valore di un progetto che ha scelto il tema della mitologia come filo conduttore, per svelare aspetti ancora inediti della produzione di questo eccezionale artista”. 

Con la nuova mostra “Picasso Metamorfosi” il protagonista invece è l’antichità nelle sue diverse forme che si declina nelle mitologie reinventate da Picasso, presentate nellesei sezioni della mostra con le opere del grande artista accostate a quelle di arte antica, come ceramiche, statue, vasi, placche votive, rilievi e idoli che lo hanno ispirato e profondamente influenzato.

PRIMA SEZIONE: MITOLOGIA DEL BACIO
Nella prima sezione della mosra sono messe a confronto le opere di Picasso con quelle di Igres e Rodin nel tema del bacio.

Questi due artisti, avevano aperto la strada ad una nuova estetica, ripresa poi da Picasso che con “Demoiselles d’Avignon” (1907), scardina i codici della pratica artistica accademica, poggiando sulla propria formazione classica, nutrendosi degli archetipi della storia dell’arte dove scopre forme adatte alla metamorfosi dei codici artistici vigenti.

Riuniti i tre artisti attorno al tema del bacio con alcuni dipinti di Picasso cui fanno da contrappunto due opere emblematiche, “Il bacio” di Rodin e “Paolo e Francesca” di Ingres, il confronto rivela come l’approccio di Picasso conduca ad un’interpretazione libera ed innovativa dell’antichità.

Ne sono testimoni le varie versioni de “Il bacio” presenti in mostra, diverse una dall’altra e con evidente tensione erotica che Picasso declina per tutta la sua carriera, dal 1899 sino al 1970. Questa pulsione evidenzia da subito come uno dei centri della sua opera sia il suo rapporto con l’universo femminile.


SECONDA SEZIONE: ARIANNA TRA MINOTAURO E FAUNO
La ricerca estetica di Picasso sin dall’inizio si rifa alle tante raffigurazioni di esseri fantastici presenti nel repertorio mitologico. Tra i suoi punti ricorrenti vi sono figure ibride tra umano e animale, bene e male, vita e morte. Le sue opere sono popolate da Fauni maschi e femmine, rappresentati nei disegni a penna e inchiostro come “Fauno, cavallo e uccello” e nel celebre olio “Testa di Fauno”, ma anche da minotauri e centauri.

Nella seconda sezione troviamo la figura di Arianna, emblema della bellezza che incarna il rinnovamento tra tradimento e idillio amoroso, suggerisce l’idea di unarinascita perpetua e ciclica. Nell’opera di Picasso, numerose sono le odalische sprofondate nel sonno che rimandano alla celebre Arianna addormentata del Vaticano. L’artista sviluppa attorno alla sua figura temi che gli sono particolarmente cari come ilMinotauro, l’arena, la guerra, la passione amorosa e la perpetua ebbrezza della vita incarnata dal corteo bacchico.

La affascinante bellezza di Arianna è presente in una serie di raffigurazioni che vano dall’erotismo sereno alle fantasie sul rapimento e lo stupro cui rimandano gli esseri ibridi che la affiancano. Esempi sono l’acquaforte “Ragazzo pensieroso che veglia su una donna dormiente al lume di candela”, i disegni a matita “Due figure”, “Donna con le braccia incrociate al di sopra della testa”, vari nudi femminili e i disegni a penna e inchiostro come “Lo scultore e la sua modella”.

“Se tutte le tappe della mia vita potessero essere rappresentate come punti su una mappa e unite con una linea, il risultato sarebbe la figura del Minotauro”.
Pablo Picasso.

TERZA SEZIONE: ALLA FONTE DELL'ANTICO
Il virtuosismo di Picasso si sviluppa sin dalla sua adolescenza a contatto con una pratica accademica di cui padroneggia tecnica e repertorio, avendo assimilato le forme della scultura greca. Questo approccio si sviluppa ulteriormente in occasione del suoviaggio in Italia a Roma e Napoli nel 1917.

L’ispirazione classica mitiga in questi anni l’intensa esperienza cubista. “La fonte” (1921), si ispira a una personificazione del fiume Nilo conservata al Campidoglio a Roma ma anche a un dipinto di Ingres, e sfocerà nei dipinti delle “Tre Donne alla fonte”, il cui soggetto è ispirato da una pittura di un vaso greco conservato al Louvre.

QUARTA SEZIONE: LE “DEMOISELLES”
Picasso visita regolarmente il Louvre dal 1901 e prosegue le sue visite anche dopo la seconda guerra mondiale. Tra il 1901 e il 1912, dalle testimonianze della sua prima compagna Fernande Olivier e del pittore-scrittore Ardengo Soffici, vi torna per scoprire i periodi arcaici e la pittura dei vasi greci d’epoca geometrica, la cui estrema stilizzazione attira la sua attenzione.

I motivi a contorno delle figure che osserva hanno un ruolo fondamentale nel processo di elaborazione delle “Demoiselles d’Avignon” come dimostrano i vari studi di nudi a matita esposti in questa sezione, ma anche gli olii “Nudo seduto”, “Piccolo nudo seduto”, le sculture in legno “Tre nudi”, che evolvono poi in altre sculture filiformi in legno.


QUINTA SEZIONE: L’ANTICHITA' DELLE METAMORFOSI
La spettacolare scultura “La donna in giardino” in ferro saldato utilizzato come materiale di riciclo e volutamente dipinta di bianco come un marmo apre questa sezione per introdurre le “Metamorfosi” di Ovidio, di cui Picasso illustra nel 1931 una celebre edizione.

L’importanza della pratica dell’acquaforte nell’opera di Picasso, applicata all’edizione a stampa, permette di arrivare al libro d’artista.

La scarsa tiratura dell’opera e il modo in cui Picasso incide la lastra di rame con un semplice tratto crea un effetto concorrente al disegno, in cui l’effetto grafico rinvia ugualmente ai decori antichi dei vasi dipinti.

Le “Metamorfosi” di Ovidio riappaiono in qualche soggetto nella celebre “suite Vollard” (1933-1935), di cui sono presenti alcuni fogli in mostra, che mostra l’artista nel ruolo dello scultore al lavoro con la modella evocando il mito di Pigmalione, uno tra i soggetti preferiti di Picasso.

SESTA SEZIONE: ANTROPOLOGIA DELL'ANTICO
La ceramica è la protagonista di questa sesta e ultima sezione. Picasso la scopre nel dopoguerra aprendo un nuovo capitolo delle sue declinazioni dall’antico esperimentando il potenziale artistico della terracotta dipinta, evolvendo l’oggetto dalla sua funzione d’uso allo status di opera d’arte.

Come nell’antichità, il ceramista e il pittore coabitano nello studio e creano insieme. Questa immersione nell’universo degli studi di ceramisti evoca in Picasso il ricordo diPompei e rivela il suo gusto per tutte le forme d’espressione decorative o artistiche provenienti dall’ambiente romano. Picasso utilizza vari materiali riciclati di studio, frammenti di contenitori culinari e di piastrelle per arrivare a esiti straordinari.


La mostra “Picasso Metamorfosi” propone dunque di penetrare nel laboratorio intimo di un artista mondiale alla luce delle fonti antiche che ne hanno ispirato l’opera, ma anche di svelare i meccanismi di una singolare alchimia che pone l’Antichità al cuore di una modernità determinante per l’arte del XX secolo.

La mostra è curata da Pascale Picard, direttrice dei Musei civici di Avignone
Altre informazioni utili: 
I singoli visitatori possono prenotare la visita in settimana e nei week end al numero 02 92897755.
I gruppi possono prenotare da lunedì a venerdì al numero 02 92897793.