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Hotel o casa vacanza, ecco cosa conviene da Londra a NY

LONDRA - Pianificare le vacanze significa anche trovare il giusto equilibrio tra costi e comodità, ma non sempre è così semplice. Le case vacanze sono spesso più economiche e spaziose, mentre gli hotel garantiscono maggiori servizi. Quindi, come districarsi nella scelta? Il motore di ricerca viaggi KAYAK.it ha analizzato i propri dati per scoprire i costi effettivi per metro quadrato di hotel a 3 e 4 stelle, confrontandoli con i costi di case vacanze nelle destinazioni preferite dagli italiani.

Copenaghen e Londra le destinazioni europee più costose per una camera d’albergo
Tra le mete più popolari tra gli italiani, Copenaghen svetta come la più costosa in base al prezzo medio per metro quadrato di hotel a 3 e 4 stelle, con un costo medio che tocca gli 8,30 €. Seguono Londra e Parigi che, nonostante abbiano le camere più piccole (19 mq) rispetto alle altre destinazioni della top 10, registrano i costi maggiori, in media rispettivamente 7,72 € e 7,02 € per metro quadrato. Tra le dieci mete preferite dai viaggiatori del Bel Paese solo Praga e Budapest offrono hotel con costi medi per metro quadrato inferiori ai 3 € (rispettivamente 2,58 € e 2,84 €).


Guardando alle mete sud europee, tra Lisbona e Barcellona è la capitale portoghese a vantare costi più contenuti, il prezzo medio per metro quadrato per una camera d’albergo è infatti di 4,27 € contro i 5,94 € della città catalana, che vanta però una maggior ampiezza delle stanze, un paio di metri quadrati in più rispetto a quelle lisbonete (21 mq).
Case vacanze: quali sono le destinazioni più economiche in Europa?
Budapest e Praga salgono sul podio delle città più economiche non solo per gli alberghi, ma anche per le case vacanze (rispettivamente con un prezzo medio di 1,42 € e 1,61 € al metro quadrato), subito seguite da Lisbona, dove un appartamento si paga in media 1,94 € per metro quadrato. Amsterdam è invece la destinazione più costosa per una casa vacanze: con ben 6,14 € risulta essere l’unica città con un prezzo medio che supera i 5 € per metro quadrato.

Chi predilige gli spazi più ampi potrebbe quindi pensare a Copenaghen. Nonostante questa sia la città che offre le camere di hotel tra le più piccole e in media al maggior prezzo per metro quadrato, si può considerare invece un buon affare per un appartamento: in questo caso, infatti, spendendo solo l’11% in più rispetto all’albergo si può godere di un uno spazio tre volte più ampio, con una media di 65 mq rispetto ai 20 mq di una stanza di hotel. Una simile situazione si presenta a Madrid, dove aumentando il proprio budget solo del 4% si può soggiornare in un appartamento più ampio del 74% rispetto a una camera di hotel. La scelta di un appartamento rispetto a un albergo conviene anche a Budapest dove si risparmia fino al 17% e si può godere in media del 65% in più di spazio.
New York e San Francisco le destinazioni extra-europee più costose per una camera d’albergo: oltre 200 € a notte
New York e San Francisco sono le destinazioni più costose se si considerano i costi per metro quadro delle camere di hotel a 3 e 4 stelle: i dati mostrano, infatti, che il costo medio totale di una stanza nella Grande Mela è di circa 218 €, mentre a San Francisco si spendono in media 214 €. Nota per essere una meta glamour dove le spese non sono di norma contenute, Dubai si trova invece nella top 3 delle destinazioni che offrono camere di hotel più economiche con una media di soli 91 € e una metratura quasi doppia rispetto alle stanze d’albergo della Grande Mela. Le altre destinazioni vantaggiose sono Bangkok e Ubud, con tariffe medie a camera rispettivamente di 46 € e 75 €.

Case vacanze: quali sono le destinazioni più economiche nel mondo?
Tra le destinazioni extra europee più popolari tra gli italiani, Bangkok è la meta che offre gli appartamenti più economici per metro quadrato, solo 0,90 € per alloggi in media di circa 39 mq. Gli italiani che invece prediligono gli ampi spazi, devono prenotare a Miami: qui le case vacanze arrivano in media ai 98 mq, per un costo di poco superiore alle destinazioni più economiche, ovvero di 1,85 € per metro quadro. New York, di contro, è la città dove gli spazi sono minimal rispetto alle altre destinazioni: gli appartamenti in media misurano solo 33 mq mentre i prezzi per metro quadro sono i più elevati del ranking (7,07 €).

La scelta di un appartamento piuttosto che di una camera di hotel si rivela un ottimo affare nella capitale del Giappone: Tokyo è la destinazione dove le camere di hotel sono tra le più care per metro quadrato (in media 6,60 €), mentre la scelta di una casa vacanze può consentire di risparmiare fino al 32%. Anche Cancún rientra tra le mete in cui conviene optare per un appartamento: con il 22% in più di spazio si risparmia fino al 49%.

Il blog di KAYAK contiene queste e tante altre informazioni utili per pianificare i propri viaggi.
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Turismo boom di visitatori in Norvegia, +20% di richieste in un anno

E’ boom di visitatori in Norvegia. Fra la paura di attacchi terroristici e la crisi economica, che spingono verso mete a medio raggio e considerate sicure, il paese dei fiordi è sempre più gettonato. Con un incremento di richieste da parte dei turisti italiani che arriva al 15-20% rispetto allo scorso anno. E ad attrarre non è solo la natura dei fiordi o lo spettacolo dell’aurora boreale. Ma anche la capitale, Oslo: musei e gallerie, architetture avveniristiche, nuovi quartieri costruiti sull’acqua, eventi culturali, shopping di tendenza, fanno ormai di Oslo una meta per ponti o weekend al pari delle altre città d’arte europee, e non più solo una tappa obbligata sulla via del Polo Nord. Per rendersi conto di tutto ciò che può offrire, basta visitare il sito www.visitoslo.com, con guide della città e aggiornamenti in tempo reale su iniziative e manifestazioni (video).
A confermare il crescente interesse degli italiani per la Norvegia è Elisabeth Ones, director Tourism dell’Ufficio norvegese per il turismo, con sede a Milano, che opera nell’ambito di Innovation Norway, ente governativo che promuove innovazione e internazionalizzazione delle imprese. “Questo è un periodo molto positivo - afferma - per il turismo in Norvegia: c’è molto ottimismo nel mercato, i tour operator stanno vendendo bene, tanto è vero che solo dall’estate scorsa fino ad oggi il numero di quelli che hanno in catalogo la Norvegia è salito da 101 a 147".
"E la richiesta dei turisti è molto più alta, dal 15 al 20% in più rispetto agli altri anni. Anche nella stagione invernale appena terminata la Norvegia è stata molto richiesta. E per l’estate le richieste sono moltissime”, sottolinea.
“La Norvegia è considerata una meta assolutamente sicura - sottolinea Elisabeth Ones - e in questo periodo difficile sia per la crisi economica sia per gli allarmi del terrorismo è una destinazione richiesta. Inoltre, è una meta da scoprire per chi ha già visto tanti altri posti, ma anche per le famiglie che viaggiano con bambini e che si possono muovere nel nostro paese in tutta tranquillità”.
Già il 2015 si è chiuso in modo positivo per ciò che riguarda il flusso di italiani in Norvegia, facendo registrare circa 196 mila pernottamenti in tutte le categorie (hotel, campeggi, chalet e ostelli), il 3% in più rispetto al 2014. Particolarmente interessanti i mesi estivi, con oltre 66 mila pernottamenti italiani nel solo mese di agosto. Da non sottovalutare anche la stagione invernale, sempre più richiesta, con dicembre che ha registrato un +20% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per praticare lo sci ma non solo.
La maggior parte degli italiani ha scelto questo paese per vacanza (43%), mentre il 28% per lavoro. La durata media dei viaggi è di 9,5 notti. L’88% degli italiani si sposta in aereo e il 13% dei vacanzieri viaggia con bambini. Degli italiani che si recano in Norvegia per motivi di vacanza, l’80% lo fa per vivere la natura, il 76% sceglie di visitare edifici storici e culturali, il 63% per mangiare cibi e bevande locali, e il 63% per vivere la zona dei fiordi. Anche il 2016 si è aperto con un aumento, a gennaio, del 18% dei pernottamenti italiani in Norvegia.
Vanno molto anche i viaggi a tema e un’occasione per presentarli agli operatori turistici italiani è stata Be Nordic 2016, che si è svolta a marzo a Milano richiamando 8.400 presenze, per raccontare i molteplici volti della Norvegia e degli altri paesi scandinavi: dalla moda all'architettura, dalla gastronomia al design, sempre con uno sguardo rivolto alla sostenibilità. “Il nordic design è sempre molto apprezzato dagli italiani per le linee semplici ma solide e i colori. Proprio nella capitale abbiamo molta architettura e design ma anche negozi in tema. C’è poi il food, per il quale tutta la Norvegia si sta attrezzando: il cibo locale oramai viene chiesto da tutti e questo contribuisce ad aumentare la qualità dei ristoranti del paese”, aggiunge Elisabeth Ones.
A dimostrare il crescente interesse per il food il moltiplicarsi di ristoranti e pub nella capitale, come testimonia l’imprenditore Jan Vardøen, personaggio eclettico noto come ‘king of Grünerløkka’, il quartiere ‘cool’ di Oslo che ha contribuito a far rinascere con sapienti ristrutturazioni edilizie e l’apertura di locali trendy. A lui, inoltre, si deve la crescente diffusione di prodotti gastronomici del nostro paese, con la sua attività di import e con i ristoranti italiani che gestisce nella capitale.
“Il turismo - dice - sta aumentando in questo periodo, vediamo sempre più italiani ed europei in generale. La Norvegia è molto cambiata. Oslo è diventata una città molto più viva, con musica, cultura, attenzione alla qualità del cibo. Oggi è a tutti gli effetti una città europea con un grande fermento culturale, un luogo veramente entusiasmante da visitare”.
adnkronos

Navi elettriche e porti sostenibili: ecco la sfida della Norvegia

Allo studio del governo Norvegese  un  programma per la creazione di una flotta di navi elettriche per abbattere le emissioni e creare un sistema totalmente sostenibile che possa difendere  i numerosi e caratteristici fiordi, nei quali si sviluppa buona parte del commercio.

Norvegia, navi elettriche e porti sostenibili

Ancora una volta la Norvegia si dimostra la nazione più agguerrita in fatto di lotta al cambiamento climatico. Dopo aver costruito una rete elettrica nazionale prodotta per il 90% da fonti rinnovabili, la città di Oslo ha annunciato che, entro il 2019, bandirà le auto dal centro storico e dimezzerà in cinque anni le emissioni di CO2 rispetto al livello del 1990 e le ridurrà del 95% entro il 2030. Il piano sulle auto prevede inoltre che, per il 2019  saranno realizzate almeno 60 chilometri di piste ciclabili, incentivi all’acquisto di biciclette elettriche e un massiccio investimento nel trasporto pubblico.
Ma la Norvegia non si accontenta e va oltre puntando a rivoluzionare anche il trasporto navale. La decisione è stata presa in seguito ad alcune stime  che riguardano proprio le emissioni delle navi, che siano da carico, turistiche, commerciali o rimorchiatori; per fare solo un esempio, una grande nave container risulta essere responsabile di un inquinamento atmosferico pari a quello di 50 milioni di auto.

Navi elettriche in vista del Forum COP 21

In vista del forum COP 21 quindi, Oslo sta già organizzandosi per dare l’esempio in fatto di sostenibilità e prepara il Green Coastal Shipping Programme, un sofisticato programma per la navigazione costiera che disporrà delle imbarcazioni più ecologiche del pianeta. Ampère, il primo traghetto 100% elettrico nato dalla collaborazione fra Siemens e Fjellstrand, è dotato di batterie in grado di ricaricarsi in appena dieci minuti ed è già in funzione.
Nel programma non manca la progettazione di un porto a basso consumo energetico con veicoli plug-in e gru elettriche e stazioni di ricarica per le navi a batteria.
dailygreen.it

Norvegia / Diamante partner ufficiale di Hurtigruten, il postale dei fiordi

Il Diamante, operatore del consorzio Quality Groupda quest’anno è partner ufficiale di Hurtigruten, conosciuta come la compagnia di navigazione della nave ‘postale dei fiordi’. La navigazione a bordo del postale che porta da Bergen a Kirkenes lungo la costa norvegese è più di una semplice crociera. Definito dalla guida turistica Lonely Planet l’esperienza di ‘viaggio più bello del mondo’, la particolare ‘crociera’ sul postale tocca 34 porti lungo le coste della Norvegia, percorrendo oltre 2.500 miglia marine. Ma propone anche altre rotte spingendosi fino in Groenlandia, Islanda e organizzando spedizioni artiche alle Isole Svalbard, per osservare gli orsi polari nel pack durante la stagione della caccia. E da ottobre in poi si possono effettuare le navigazioni all’inseguimento delle Aurore Boreali. Il Diamante propone anche viaggi come il Big 2 La Grande Bellezza Nordica, ovvero la Norvegia del nord attraverso fiordi, isole e piccole e grandi città, o la rotta verso sud da Kirkenes a Bergen di 8 giorni con accompagnatore italiano a bordo.
Dal 2015 le navi hanno subito un rimodernamento e ora sfoggiano un nuovo look battezzato New Arctic Interior, dai colori dei panorami che si ammirano a bordo. L’uso di materiali naturali come legno, ardesia e cuoio, le forme che ricordano alberi, onde e falò sono gli elementi che hanno ispirato gli architetti nel ridisegnare i ponti, la reception, i luoghi comuni e le cabine. Anche i ristoranti sono stati rimodernati così come i menu, che ora propongono piatti della Norway’s Coastal Kitchen, una cooperativa di produttori locali.
webitmag.it

Quest’uomo fa il caffè migliore del mondo. A Oslo Norvegia

Patriottici della tazzina astenersi prego. Perché per trovare il caffè migliore del mondo bisogna andare fin su a Oslo, in Norvegia, e chiedere del signor Odd Steinar Tollefsen, proprietario di un’agguerrita caffetteria e micro-torrefazione: Supreme Roastworks. Vi sento, state dicendo che caffè migliore del mondo è un’espressione abusata e poco sensata. Sono con voi, ma avendo appena vinto la World Brewers Cup — una specie di Olimpiadi del caffè, il barista torrefattore norvegese fa –tecnicamente– il caffè migliore del mondo.
Aggiungete che le recensioni intercettate online confermano, e anzi precisano che la caffetteria di Oslo è ormai una vera attrazione turistica.
Vabbè, ma almeno un accenno al curriculum di cotanto signor Tollefsen lo possiamo fare?
Sì, certo, ma temo non aiuti granché la sua credibilità.Supreme Roastworks[Siccome il modo in cui beviamo il caffè è cambiato, oggigiorno i bar, ops scusate, le caffetterie artigianali, si sfidano a colpi di portafiltro, pressino e lattiera, per capire meglio vi consigliamo di dare un’occhiata al nostro recente post: Il bar cambia: le 20 caffetterie migliori d’Italia].
Odd Steinar Tollefsen lavora con il caffè dal 2013, a dire il vero ha molta più esperienza come fotografo professionista. E proprio approfittando del suo vecchio mestiere ha girato il mondo appassionandosi alle coltivazioni di caffè.
Al momento di aprire Supreme Roastwork ha svolto una selezione molto accurata delle miscele provenienti da Brasile, Ruanda, Etiopia e Colombia.
Adatta la tostatura dei chicchi al metodo di estrazione che avviene attraverso una Hario V60macchina a dir poco affascinante in controtendenza rispetto alla più modaiola Aeropress.Odd Steinar TollefsenPer Tollefsen esiste un rituale del caffè ben preciso: per essere armoniose le miscele i caffè devono somigliarsi, provenire da  varietà simili.
La quantità di macina da utilizzare è di 20 grammi per ogni 300 grammi di acqua, la cui temperatura va contenuta con rigore tra i 194 e i 198 gradi  centigradi Farenheit.
L’acqua va versata sopra la macina con piccoli movimenti circolari, in tutto l’operazione non deve superare i cinque minuti.
Per il modo in cui è fatto, assomiglia di più ad un tè che ad un caffè, ammette Tollefsen.
Ultima nota pro-patriottici: alla World Brewers Cup l’italiano primo classificato è al 17° posto. Si chiama Rubens Gardelli, e lavora nella Gardelli Speciality Coffees.
dissapore.com

Norvegia, la magia dei fiordi e dell’aurora boreale

Regno dell’aurora borealeluogo magico dove i colori danzano nell’aria eilluminano l’orizzonte.

paesaggi sconfinati, la natura incontaminata e la bellezza dei fiordi vi spingeranno a fare subito le valige.
Partite alla scoperta della Norvegia dove cultura millenaria e arte moderna si uniscono creando un mix perfetto da non perdersi.
PERCHE’ ANDARE
La Norvegia racchiude alcune delle bellezze più rare al mondo. Se voleteconcedervi una pausa e un po’ di relax questo paese saprà come accontentarvi.
Baleneorsi polariaquile reali vi aspettano nella cornice unica della natura incontaminata.
Potrete visitare vette elevate con viste mozzafiato, perdervi nella bellezza dell’aurora boreale con i suoi giochi di luce o visitare le oltre mille isole vicino alcircolo polare artico.
CURIOSITA’
Nella parte più a Nord della Norvegia durante l’estate, in particolare a giugno e luglio, il sole non tramonta mai. Nelle regioni polari, a causa dell’inclinazione dell’asse terrestre, il sole non scende mai sotto l’orizzonte. Il fenomeno è conosciuto come “sole di mezzanotte” o con il nome di “giorno polare”.
Da non perdere i fiordi definiti come “l’opera d’arte della natura”. Lungheinsenature d’acqua salata originate dallo scioglimento dei ghiacciai. I fiordi della costa occidentale del paese sono stata dichiarati patrimonio UNESCO nel 2005.
Se decidete di visitare la Norvegia non perdetevi l’aurora borealeincredibili giochi di luce visibili tra febbraio-marzo e tra settembre -ottobre.
COME ARRIVARE
La Norvegia è ben collegata con tutta l’Europa.
AereoMolti i collegamenti giornalieri. Per Oslo il volo è diretto, mentre se si vogliono raggiungere altre località è necessario fare uno scalo. Il volo è di circa 3 ore.
Treno. Una fitta rete ferroviaria collega il paese al resto dell’europa. In generale i treni viaggiano di notte e tutti dispongono di vagoni letto. Non esistono treni diretti dall’Italia quindi se scegliete questo mezzo preparatevi a fare un paio di cambi.
Auto. La Norvegia è raggiungibile anche in auto con circa 26 ore di viaggio dall’Italia.
COME SPOSTARSI
Se decidete di spostarvi tra le varie zone del paese ecco alcuni spunti.
Treno. Modo alternativo e unico per visitare la Norvegia. Visitate luoghi indimenticabili in assoluta comodità. Le numerose linee ferroviarie del paese consentono di viaggiare in lungo e in largo per scoprire montagne, ghiacciai, laghi e tutto quello che la regione ha da offrire.
Macchina. È il modo ideale per visitare il paese per chi vuole essere indipendente e andare alla ricerca di luoghi unici e autentici.
Moto. Per gli amanti delle due ruote vengono organizzati anche tour in motocicletta. Esperienza sicuramente unica e perfetta per chi vuole sentirsi acontato con la natura incontaminata del Paese.
Oslo. Capitale e città cosmopolita del paese. Una delle capitali europee in piùrapida crescita.
Qui la cultura è molto vivace e si possono ammirare numerosi edifici moderni e all’avanguardia.
Anche dal punto di vista culinario Oslo è in grande ascesa. I suoi prestigiosi chefcreano piatti unici e ricercati da non perdersi.

La parte orientale della Norvegia offre bellissime città costiere dove poter ammirare il blu profondo del mare. Nell’entroterra montagne e valli offronosci di alto livello, trekking e giri in mountain bike.
Si può andare in escursione su Galdhopiggen, la vetta più alta della Norvegia a 2469 m.

Norvegia meridionale faro
Norvegia meridionale
Viene definita la perla nascosta della Norvegia. Qui i norvegesi trascorrono le vacanze, ma ancora non è nota come meta turistica. Questa meravigliosa costa offrenumerose attività come la pesca, il trekking, il rafting e l’arrampicata. Anche numerosi musei ed eventi mondani.
Scegliete se soggiornare i un vecchio faro in riva al mare, in baita o rimanere nelle città per essere al centro di tutto.

Norvegia occidentale fiordi
Norvegia Occidentale
È la regione caratterizzata dai fiordi. I fiordi sono insenature di acqua salata che penetrano nella costa per molti chilometri. Frutto di varie ere glaciali, creano panorami davvero suggestivi.
Questa parte della Norvegia offre sia paesaggi desolati sia villaggi con una tipica cultura e una cucina tradizionale.

Bergen è la seconda città più grande del Paese con le caratteristiche di un piccolo borgo legato ad antiche tradizioni. Molte sono le attrazioni della città come musei,gallerie e le sette montagne che circondano il centro della città.
Norvegia Settentrionale
È il regno dell’aurora boreale. È la parte meno popolata del paese anche se ne copre più di un terzo.
Il mix unico e spettacolare di luci toglie il fiato e illumina il cielo notturno. È un’esperienza unica da vivere almeno una volta nella vita.

Isola Svalbard giacciaio
Isole Svalbard
A metà strada tra la Norvegia e il Polo Nord si trovano le isole Svalbard. Nell’Oceano Artico lambiente incontaminato di questa meraviglia offrepanorami suggestivi e una fauna unica.
Il villaggio più popolato è Longyearbyen, cittadina vivace con molti eventi culturali.

COSA FARE
Oslo. La capitale offre numerosi siti culturali. Si può visitare il museo di Muncho il museo kon tiki, dedicato all’omonima spedizione intrapresa nel 1947 attraverso l’Oceano Indiano.
Passeggiate per le vie della città per ammirare l’architettura moderna e la suavita urbana molto chic.

Nella zona occidentale del paese molte sono le attività sportive che potrete praticare. Andate alla scoperta della natura con bellissime escursioni o provate l’emozione di fare snowboard su un ghiacciaio.
La Norvegia meridionale offre attività come trekkingsci e pesca. Le città sono inoltre ricche di musei ed eventi. La costa meridionale è da ammirare con bellissime gite in barca.
Nel nord del paese il divertimento sulla neve è garantito. Kayak, sci, trekking,pesca, molte le attività tra cui scegliere.
Se invece siete alla ricerca di relax partite per emozionarvi sotto il sole di mezzanotte.

Hurtigruten. forse uno dei modi più belli per vivere la Norvegia è viverla via mare. Hurtigruten è il battello postale norvegese, esperienza unica per visitare la costa e la natura incontaminata dell’Artico. Durante il viaggio si può prendere parte a emozionanti escursionisafari in gommone e ammirare gli animaliche popolano la regione come la balena e l’aquila reale.
Nella regione delle Isole Svalbard. Si può fare un’escursione in barca, affittare unamotoslitta o salire su una slitta trainata da cani.
COSA MANGIARE
Il salmone è forse il piatto più noto norvegese. Le sua freschezza lo ha reso celebre in tutto il mondo.
Tipica anche la selvaggina. Da provare l’agnellol’alce, la renna, il cervo e il gallo cedrone.
La Norvegia è anche nota per la produzione di formaggi. Da assaggiare i formaggi tipici come il brunost, il gamalost, il putost o il più conosciuto brie.
DOVE MANGIARE
Bristol Grill. Nel centro di Oslo si trova questo caratteristico ristorante dove si possono gustare piatti tipici norvegesi. Le proposte del menu variano a seconda della stagione per garantire ai clienti prodotti sempre freschi.
Maaemo. Nella capitale norvegese è il primo ristorante ad avere ricevuto le ambitetre stelle Michelin. I piatti sono creati con materie prime biologiche di ottima qualità.
Frognerseteren. Per chi vuole uscire un po’ dalla città e vivere la natura, in cima alla collina di Holmenkollen sorge questo carinissimo ristorante.
Godetevi un impareggiabile vista su Oslo accanto a un caldo camino mentre gustate i piatti tipici locali.

Voksenåsen Hotel. Nella parte alta di Oslo si trova questa moderna strutturacon vista mozzafiato sulla valle e sulla città. L’architettura e gliarredamenti dell’hotel rappresentano appieno lo stile norvegese moderno, diclasse e accogliente.
Scandic Solli. Hotel tradizionale della capitale. Sorge tra le vie storiche della città a pochi minuti a piedi da molte attrazioni. Le camere sono dotate di balconi con vista sui fiordi.
Ottimo anche per i giovani con camere create ad hoc per le necessità dei moderniblogger.
La Norvegia fa parte dei Paesi dell’area Schengen dal 2001. Come documenti di viaggio sono accettati la carta d’identità valida per l’espatrio o il passaporto.
Entrambi devono essere validi per tutto il periodo di soggiorno nel paese.
Le isole Svalbard non appartengono all’area Schengen e sono previsti controlli di frontiera.
Il clima norvegese varia lungo il territorio. In linea generale le temperature del paese non sono alte anche se in alcune zone sono più miti di quanto si possa pensare. La costa occidentale per esempio affaccia sul mare ed è attraversata dalla corrente calda del Golfo.
Fonte
www.visitnorway.it

Moda e design. Come sono creativi questi norvegesi in Norvegia


Dici Norvegia e pensi a fiordi incontaminati, allo stoccafisso e al salmone. E sebbene la mente di qualche nostalgica voli alle hit degli A-ha in puro stile anni Ottanta, l'idea che abbiamo del Paese Scandinavo è quello di una «nazione di ingegneri»: gente precisa e poco incline a regalare sorprese. Le cose non stanno esattamente così. La Norvegia sta conquistando il cuore anche degli italiani grazie alle sue incursioni nel design, nel fashion, nell'innovazione. Il nord è tutt'altro che freddo in tema di creatività, specie da quando il governo di Oslo ha capito come coltivare i suoi talenti, con un occhio di riguardo agli insegnamenti che si possono trarre dal Bel Paese. In un palazzo storico del centro di Milano c'è Innovation Norway Italia che tesse le fila di questa rivoluzione silenziosa. Ne parliamo con Elisabeth Meyer, direttrice della società a statuto speciale (è partecipata al 51% dal Ministero Norvegese del Commercio e dell'Industria e al 49% dalle Regioni Norvegesi): «Rispetto al passato la Norvegia sta vivendo un periodo di stagnazione economica che si riflette anche sulla capacità di creare occupazione. Di fronte a questa situazione il Paese ha avuto la lungimiranza di adottare una doppia strategia: da una parte puntando sempre più sulle energie rinnovabili, dall'altra supportando lo sviluppo di settori innovativi, la tecnologia, la green economy, il turismo consapevole, la moda e il design». Durante l'ultima edizione della Design Week milanese si sono visti i primi importanti risultati, con la partecipazione di brand che hanno riscosso ottimo successo tra addetti ai lavori e pubblico. Sono case di produzione come Northern Lighting, che ha portato una ventata di aria fresca nel settore dell'illuminazione o Variér, celebre per le sue sedie oppure ancora Gudbrandsdalens Uldveveri, storica azienda di tappezzeria. Che la Norvegia, per coltivare la creatività dei suoi makers, abbia scelto Milano come città-riferimento in Italia non è un caso: è qui che, nell'ambito del Luxury and Fashion Knowledge Center della SDA Bocconi, otto aziende di moda norvegesi (FWSS, Swims, Iben, Cala og Jade, Lillelam, Aphru, Varsity e Blender Agency) hanno preso parte a un programma di formazione. Obiettivo: creare anche nel profondo Nord una filiera di moda e di lusso, carpire i segreti che hanno reso il made in Italy un brand riconosciuto ovunque nel mondo. È un progetto pilota ma utile a capire come da Oslo intendono anticipare il futuro: l'obiettivo è accelerare, dare a chi ha voglia di fare impresa soprattutto quella creativa la possibilità di essere formato, di fare network e di apprendere da chi è già affermato nel settore. «Milano è una vetrina formidabile», ci spiega Elisabeth Meyer nel suo impeccabile italiano. «Noi norvegesi siamo bravi quando si tratta di puntare al prodotto, ma dobbiamo migliorare nel cosiddetto involucro', nella creazione di brand capaci di crescere e richiedere nuova forza lavoro ci spiega- . Per anni abbiamo vissuto molto bene grazie al petrolio ma ora sappiamo che l'epoca dei combustibili fossili volgerà al tramonto. Vogliamo e dobbiamo essere preparati: ci sono molti settori pieni di possibilità, dall'innovazione, al turismo consapevole, all'energia ecosostenibile, all'enogastronomia. La moda e il design made in Norway' stanno dimostrando che anche noi scandinavi abbiamo un guizzo creativo capace, grazie alla giusta combinazione tra innovazione, qualità dei materiali e attenzione ai costi di vendita, di intercettare i gusti del mercato globale».
fonte: IL GIORNALE

Isole Svalbard in nave: oltre l’80° parallelo Nord, dove l’estate dura un giorno. Lungo quattro mesi


Nella notte che non c’è, nella città silenziosa, sotto il sole bianco che non dovrebbe esserci, scorrono fiumi di birra sui tavoli all’aperto dello SvalBar. Fa freddo, ma non il freddo che ci si aspetterebbe qui a due passi dal Polo Nord, solo un’aria frizzante, da montagna, basta una buona giacca a vento e qualcosa in testa. L’umidità è quasi assente, si chiama “deserto artico”, meno di 400 millimetri all’anno di pioggia e neve. Il freddo secco si sopporta meglio. L’orologio segna le due, le tre, ma nessuno se ne va a casa. Giovani dalla barba bionda, qualche tratto asiatico. Uomini, donne di tante nazionalità che sembra di stare al palazzo dell’Onu. Si arriva qui per “qualcosa” che attrae. Il mondo ancestrale, la semplicità. La fuga da tutto. Meno complicato dei Caraibi. Australiani, inglesi, italiani, svizzeri. Sembrano felici e rilassati. Con i loro boccali di birra.
Succede così, da questa parti. Da Helsinki in su si vive seguendo i ritmi della natura. Se la tua giornata è di ventiquattro ore vai di corsa, se dura mesi ti adegui. Da novembre è buio totale, il sole si acquatta 6 gradi sotto la linea dell’orizzonte sino alla fine di gennaio. Non c’è neanche il barlume crepuscolare. Il sole piano piano riappare dopo l’inverno, qualche ora, poi sempre di più, fino ai mesi della luce perenne. E allora non te ne andresti mai a dormire. Dopo una notte così lunga hai una giornata infinita. Un giorno lungo mesi in cui si fa succedere tutto quello che si può. Feste, concerti, spettacoli. Si pubblica un giornale in lingue inglese, l’icepeople, per informare la gente. Basterebbe il passaparola in una capitale che ha la popolazione di un block di Manhattan. Giù a Helsinki, Oslo, Copenhagen ci si scatena, qualche volta si esagera. Ma questo è un altro Nord, è un Nord più delicato, intimo, da intellettuali potremmo dire. Qui tutto è silenzioso, quasi irreale. Ti guardi intorno, la città è questa. Un grande prato con file di casette di Lego, rosse, gialle, blu, squadrate, efficienti, senza un fronzolo. Appoggiate sul prato e appese al cielo. Qualcuno mette un palco di corna di renna sopra la porta d’ingresso. I maschi le perdono dopo la stagione degli amori. Basta raccoglierle. Un ornamento innocuo. Motoslitte giacciono abbandonate disordinatamente qua e là, per il momento inutili, indispensabili per i mesi con la neve. D’estate si usano le Land Rover. Un po’ di neve è rimasta, a macchie, non se ne va mai, passa da un inverno all’altro.
Una sola strada. Una sola auto che va avanti indietro, manco fossimo sulla main street di un paesotto della provincia americana. Non è neanche un pick-up, ma una vecchia Volkswagen azzurrina, come non se ne fanno più. Neanche nel colore. Niente sgommate.Tutto in silenzio. È una città dolce, questa. Quando arriva il buio dell’inverno si cena alle 5 del pomeriggio e si va a letto alle 6. Per dire. Una vita da orsi. «Andiamo in letargo anche noi», dicono da queste parti.
Longyearbyen, la città. Svalbard l’arcipelago abitato più a nord del mondo, di cui è la minuscola, irreale, capitale. SvalBar, il locale dove si beve birra. Piccola genialità nel nome. Ce n’è un altro di locale, il Kroa, pieno. Ma domani non è sabato e neanche domenica. «Chi non vive qui, chi vive il ritmo delle 24 ore, non può capire». Finisce che quando arriva l’inverno sei spossato da tante cose hai fatto. Non è che si stia solo a bere birra di notte, qui. È dal 1600 che popoli vari si affannano tra questi fiordi. Il primo europeo ad arrivare è stato Willem Barentsz, olandese, era il 1596. Diffuse la notizia di un posto pieno di balene, foche, trichechi. Arrivarono i cacciatori. Nel 1905 un americano di nome John Munro Longyear avviò l’estrazione del carbone di cui l’isola di Spitsbergen, che in olandese significa “monti acuminati”, sembrava zeppa. Cominciò a bucherellare come una talpa. Arrivarono i minatori. Non hanno ancora smesso. Sulle alture intorno alla città vedi costruzioni strane, impalcature, che sono gli ingressi delle miniere. Nello Svalbard Museum, che è una costruzione modernissima, mappe, disegni, fotografie spiegano ogni cosa. Le colline qui intorno sono tutte un buco e gallerie infinite. Longyear diede il nome alla città che sorse per i minatori, ma la“corsa al carbone” non fu clamorosa come quella all’oro nel Klondike. Però diede lavoro a un sacco di persone. Stagionali che arrivavano dalla Norvegia. Tre mesi e poi a casa. È un museo magnifico come sanno fare i nordici, con la ricostruzione di stazioni baleniere, degli accampamenti dei trapper, i cacciatori di pellicce che vivevano per mesi isolati in baracche di legno fra i ghiacci. E una collezione, unica al mondo, di mappe e di testimonianze delle escursioni di un secolo fa.
C’è una nave là fuori, attraccata in banchina. Una bella nave filante, costruita ad Amburgo nel 1956 e poi rifatta tante volte nel corso degli anni, rossa, come tutte le navi nordiche che devono farsi vedere nelle nebbie e nelle bufere, solida. Si chiama Nordstjernen, ha cabine piccole, da marinaio, un salone di legni lucidi e il sapore delle vecchie navi. Fa parte della flotta Hurtigruten, quella dei postali, solo 80 metri di lunghezza, solo 15 nodi di velocità, al massimo. È una nave leggendaria, un bel modo per andarsene in giro per l’Artico. Anzi, l’unico. Così si va in nave. Dai un’occhiata alla carta geografica e scopri d’essere dentro un intricato merletto di isole scavate dai fiordi. Il mare Artico si insinua dappertutto distribuendo salmoni e azzurro dentro le terre gelide. Questo di Longyearbyen è l’Adventfjorden, braccio laterale dell’Isfjorden; Spitsbergen la più grande di tutte le isole dell’arcipelago. Non chiamatela crociera, è solo un modo, anzi l’unico modo, per raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili.
Fin qui si arriva in aereo. Prima tappa Oslo. Un paio di giorni per vedere appena un po’ della capitale norvegese, scoprire che sul bus dall’aeroporto c’è la connessione wi-fi, gratuita. Che la metropolitana si paga con la carta di credito (la infili nella stazione d’ingresso, fai lo stesso alla stazione di uscita e qualcuno calcola il dovuto). Che piazze, strade pedonali e giardini ti fanno meditare sulla possibilità di vivere qui. E poi si vola su alle Svalbard. Una notte di birre allo SvalBar e poi in navigazione tra i fiordi. Già il navigare è piacevole, ma gli approdi possono essere stupefacenti.  Per esempio Barentsburg, un villaggio russo degli anni ’40 mummificato insieme con i suoi abitanti e le statue di Lenin. È sulla stessa Spitsbergen, a una cinquantina di chilometri da Longyearbyen, ma irraggiungibile se non via mare. A piedi sarebbero due giorni di viaggio. In nave qualche ora e un salto nel tempo di più di mezzo secolo. È una città mineraria fondata dagli olandesi nel 1932 e ceduta alla compagnia sovietica Arktikugol. È una specie di enclave sovietica. Non della Russia di oggi, proprio di quella sovietica, con tutte le sue Repubbliche unite. Ci abitano quasi 500 persone, tutti minatori, tutti russi, dell’Urss intendo, ucraini, kazachi, bielorussi, con mogli e figli. Con quasi 500 abitanti è la seconda “città” delle Svalbard, visto che la capitale ne conta circa 2.100. È un’enclave culturale e architettonica straordinaria. Le case sono in rigoroso stile sovietico, la strada principale lastricata di cemento è rigorosamente percorsa da Uaz color ruggine e vecchie Lada, il busto di Lenin oversize c’è davvero. Grande come una locomotiva, sullo sfondo un palazzone razionalista stile Mosca anni ’60. Le case di legno appoggiate qua e là sembrano invece uscite dalla Russia di Gogol’. E perché non ci siano dubbi su come la pensano e su cosa rimpiangono gli abitanti di qui, un ragazzo esibisce una bandiera rossa. E se la mette vistosamente sulle spalle. Gesto spontaneo o programmato per il business turistico? Il turismo fa raggranellare qualche soldo ai minatori. Nel piccolo teatro si organizzano perfino ingenui spettacoli musicali che potrebbero essere un saggio di fine scuola nel dopoguerra in un villaggio uzbeko, a base di balletti e balalaike. Oltre alle vecchie canzoni tradizionali russe. Se si vuole c’è anche un minatore che fa da guida nel villaggio. Ha la faccia da Rasputin, la casacca da Rasputin, la barba pure, ma è gentile come uno che sa cos’è il business turistico. Mentre intorno passano facce da Corazzata Potëmkin e da rivoluzione bolscevica. Strana esperienza. Qualcuno ha raccontato loro cos’è successo un quarto di secolo fa? C’è naturalmente un negozietto di souvenir. I negozi di souvenir sono dappertutto, anche in Antartide. Naturalmente articoli russi d’antan. Cappelli militari, matrioske, orologi, cannocchiali, medaglie, qualche piccolo prezioso Lenin. Un museo, il Pomor, dal nome dei coloni russi “marittimi”, condivide lo stesso edificio con il centro culturale che sembra l’oratorio di Don Camillo. Complicate, ripide scalinate di legno portano giù al mare. Perché il viaggio riprende. E si torna nel mondo normale. Si fa per dire. Si va a Nord, come se non bastasse tutto il Nord che c’è qui. Fuori dall’Isfjorden, in mare aperto, sfiorando tutta la costa in una lunga navigazione che porta la Nordstjernen a superare un’invisibile linea virtuale che si chiama 80° parallelo Nord. Ancora dieci gradi e siamo al Polo. Basta così, più avanti ci sono i ghiacci. Accontentiamoci, è tutto il Nord che possiamo avere. Si va tutti a poppa a festeggiare, si stappa una bottiglia e ci si punta sulla giacca a vento il pin che ricorda l’avvenimento.
E la navigazione continua. La Nordstjernen è affascinante. Senti di stare su una nave vera, mica quei palazzi galleggianti che sono le star da crociera, tutte spettacoli serali e discoteche sfavillanti. Le cabine sono da marinaio. Strette, letti a castello. Il salone concede qualche lusso, ma moderato e in perfetto stile. Legno che odora di legno, l’ottone che luccica ma senza esagerare, piccoli tavoli e menù tradizionale. Poi i ponti ingombri di strutture tecniche, le scialuppe piuttosto dei lettini da solarium. Fuori scorrono i profili scuri delle isole e ogni tanto si approda. A Mushamna, nel Woodfjorden, dove c’è una vecchia stazione di caccia. E vedi dal vero quel che hai visto nel museo di Longyearbyen. Una capanna di tronchi dove i cacciatori vivevano, la piccola baracca che era il gabinetto, le trappole appese all’esterno, la dispensa, cioè una specie di torre protetta dal filo spinato dove mettere il cibo fuori dalla portata degli orsi. Tutto bianco di neve, molti uccelli nel vento, l’aria tersa. Un paesaggio limpido, da manuale.
La Nordstjernen funziona come un treno locale. Tappa al Monaco Glacier, con la sua cascata di ghiaccio che scende fino al mare. Poi dentro il Bockfjord, poi a terra con i gommoni, poi una lunga, faticosa, scarpinata nella neve alta fino ad arrivare a una piccola, stupefacente cosa. Cioè una minuscola polla d’acqua calda nella roccia. È la prova dell’esistenza di un vulcano da qualche parte là sotto che sembra che non erutti da qualche migliaio di anni. La sorgente sembra più un’acquasantiera.
E gli animali? Vista dalla nave una colonia di trichechi, una specie di folla da derby calcistico, pacificamente stesi sull’isola di Moffen, che è quella che sta poco oltre la linea dell’80° parallelo. Poi una balena al largo che sbuffava. E finalmente un orso. Uno solo. Però bellissimo, candido nella neve candida, plastico nei movimenti, una figura perfetta. Era sdraiato, si è accorto della nostra presenza, si è alzato lentamente e si è messo a guardarci, il corpo in una posizione, la testa girata verso di noi. Come le statue che vendono nei negozi di souvenir. Però uno solo. Funziona così con la fauna, questione di fortuna. Da queste parti gli orsi sono come i piccioni a Venezia. Ma in fondo averne visto solo uno ha fatto diventare magico l’incontro.
Il clou del panorama di ghiacci e azzurri in tante sfumature è ilMagdalenefjord. Ci si passa alle due di “notte”, col sole alto, mentre si scende a sud per infilarsi nel Lilliehöökfjorden, un altro di quei paesaggi da manuale. Un ghiacciaio che scende fino al mare,l’acqua piatta seminata di piccoli iceberg con pacifiche foche stese sopra come fossero su soffici sofà davanti a un caminetto. Si va in giro con i gommoni. Un blocco di ghiaccio grande come un condominio si stacca e piomba in mare per la gioia delle nostre macchine fotografiche. E poi Ny-Ålesund, 200 persone d’estate, 30 d’inverno. Più o meno tutti ricercatori, di ogni nazione, compresi gli italiani della stazione artica Dirigibile Italia. Un grande chalet di legno, laboratori con gli scienziati dentro. Conducono studi di ogni genere secondo un programma del Cnr. Per loro un grande frigorifero come questo, dove tutto si è conservato perfettamente per millenni, è straordinariamente interessante. Ed è pure un termometro dello stato di salute del pianeta e dei cambiamenti climatici. C’è pure una certa vita sociale, fra tutti gli scienziati delle basi. Il più alto concentrato di buoni neuroni al mondo. Ny-Ålesund è testimone della storia leggendaria del Polo Nord. Qui c’è ancora il traliccio cui era ancorato il dirigibile Norge con cui Amundsen e Nobile partirono per la loro impresa insieme.
Volendo in sei ore di motoslitta e un buon Gps si torna a Longyearbyen, e dev’essere una magnifica avventura. Noi si torna con la Nordstjernen. Allo SvalBar sono ancora lì che bevono birra al sole. Bianco.
Il Fatto Quotidiano