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Bergamo e Brescia, unite nella "Capitale Italiana della Cultura 2023" alla scoperta dei loro vini


Bergamo e Brescia, unite nella "Capitale Italiana della Cultura 2023", sono ricche di storia, arte e cultura, ma possiedono entrambe una particolare vocazione per la produzione di vini che si sono affermati sia in ambito nazionale che in vari mercati esteri.

Ascovilo, associazione dei 13 consorzi vitivinicoli lombardi, sarà protagonista con Ais del cartellone ufficiale di “Brescia Bergamo Capitale della Cultura“. Domenica sette, dalle 10 alle 18, la suggestiva Città Alta di Bergamo (Circolino di Città Alta, Vicolo Sant’Agata 19) sarà il palcoscenico ideale per conoscere, scoprire (o riscoprire) i “nostri” vini, in collaborazione con Ascovilo (Associazione Consorzi Tutela Vini Lombardi a DOCG, DOC e IGT), Consorzio Tutela Valcalepio, Consorzio Moscato di Scanzo, Lugana D.O.C., Valtènesi Riviera del Garda Classico, Garda DOC, Consorzio Montenetto e Consorzio Tutela I.G.T. Valcamonica. Il programma della giornata prevede il banco di assaggio con otto denominazioni e oltre cinquanta etichette in degustazione (Valcalepio DOC, Moscato di Scanzo DOCG, Lugana DOC, Valtènesi Riviera del Garda Classico DOC, San Martino della Battaglia DOC, Garda DOC, Capriano del Colle DOC, Valcamonica IGT).

Nel corso dell'evento si svolgeranno quattro diverse masterclass. La prima alle 11.45 dedicata all’abbinamento cibo/vino, assaggio del piatto tipico bresciano "risotto al bagòss" abbinato a tre vini bresciani (Lugana DOC, Valtènesi Riviera del Garda Classico DOC, Garda DOC).

La seconda alle 13 dedicata all’abbinamento cibo/vino, assaggio del piatto tipico bergamasco "scarpinòcc" abbinato a tre vini bergamaschi (Valcalepio DOC) e la terza Masterclass alle 14.45 dedicata alle denominazioni bresciane. Cinque vini in degustazione: Lugana DOC, Valtènesi Riviera del Garda Classico DOC, Garda DOC, Capriano del Colle DOC, Valcamonica IGT. Alle 16.15 l'incontro sarà dedicato a sei vini in degustazione: tre Valcalepio DOC, tre Moscato di Scanzo DOCG.

"L’aspettò più importante di questo evento è la collaborazione tra Consorzi di province diverse, collaborazione fortemente cercata e voluta e egregiamente orchestrata dalla nostra Presidente Giovanna Prandini - ha spiegato Francesca Pagnoncelli, presidente del Consorzio Moscato di Scanzo -. Inoltre la cultura del vino è quantomai necessaria in un momento storico in cui il nostro mondo è protagonista nel poter preservare terra e nel valorizzare economie di interi territori".

Il calendario Ascovilo per la Capitale della cultura passa anche dal teatro. Il 9 giugno, infatti, alle 18 si terrà lo spettacolo Parole al vino al Museo Diocesano, Via Gasparo da Salò 13 di Brescia. Laura Donadoni, Maurizio Rossato e Francesco Quarna presentano l'incontro all’insegna del vino e della poesia da sempre grandi alleati. Un modo per proporre, consigliare e far conoscere il vino e la poesia con un percorso attraverso grandi autori della letteratura, in rapporto alle loro opere, al vino e al territorio. La giornalista e wine educator Laura Donadoni, intervisterà alcune fra le personalità più importanti del mondo del vino, ripercorrendo la sua esperienza tra Italia e California, come nel suo libro Custodi del vino e nel podcast The Italian Wine Girl. Attraverso le storie di chi il vino lo vive e lo produce scopriremo le eccellenze del territorio.

"Brescia e Bergamo sono province a forte vocazione vitivinicola e non possiamo celebrare la Capitale Italiana della Cultura senza ricordare l’importanza della tradizione agricola di questi territori che è concreta espressione e testimonianza della passione per la ricerca di risultati qualitativi sempre più ambiziosi - ha sottolineato Giovanna Prandini, presidente di Ascovilo -. Abbiamo radici comuni ed il nostro compito come associazione dei consorzi di tutela è fare emergere le espressioni originali e inaspettate, le piccole produzioni dei vignaioli e di quelle imprese agricole che hanno scelto la strada della certificazione di qualità che ricordiamo è sinonimo di sicurezza alimentare e conoscenza: l’arte di saper trasformare le uve in vini di pregio. Cultura è testimoniare la tradizione di lavoro, di solidarietà, di innovazione enogastronomica in un territorio dalla bellezza inaspettata, tutto da scoprire. Per questo appuntamento ci rivolgiamo ai sommelier di Bergamo che hanno una storia di formazione permanente e originale che guarda al mondo ma non vuol dimenticare la nostra terra".

Dall’8 maggio al 20 novembre 2023 riprendono invece gli appuntamenti delle Restaurant Week per apprezzare, attraverso un menu completo, gli abbinamenti di vini lombardi con piatti che, fra gli ingredienti, contengono Grana Padano. Il programma realizzato da Italia a Tavola e Il Golosario, che già nel 2022 avevano curato la prima parte del progetto con due iniziative distinte, ora confluiscono in questi appuntamenti destinati a valorizzare Bergamo e Brescia capitale della cultura.

Sette ristoranti di diverse tipologie fra Bergamo e Brescia saranno testimonial degli abbinamenti d’eccellenza tra Grana Padano Dop con le sue diverse stagionature e i vini lombardi promossi da Ascovilo che, insieme al Consorzio del Grana Padano, valorizzano produzioni e cultura del territorio. Italia a Tavola e Il Golosario affideranno ad Alberto Lupini, Paolo Massobrio e Marco Gatti il coordinamento delle serate ufficiali di ogni settimana di degustazioni. “

famigliacrisitiana.it

La mostra a Bergamo. Cecco non è solo di Caravaggio

 Francesco Boneri detto Cecco del Caravaggio, “Flautista”, 1615-1620. Oxford, Ashmolean Museum

Francesco Boneri detto Cecco del Caravaggio, “Flautista”, 1615-1620. Oxford, Ashmolean Museum – opera esposta nella mostra all’Accademia Carrara di Bergamo

Cecco, o Checco come talvolta era chiamato, non è in verità soltanto il diminutivo di Francesco. In quel nomignolo, associato al nome di Caravaggio, si condensa una storia di mistero e di torbide passioni che lo stesso interessato non mancò di rendere palesi in certi suoi quadri, facendo come si dice oggi outing, termine usato dal suo maggior studioso e massimo esperto dei caravaggeschi, Gianni Papi, per sottolineare la franca irrequietezza del pittore. A dire il vero, il primo a farne oggetto di ritratti dalla chiara inclinazione erotica e omoerotica fu lo stesso Caravaggio, che lo ebbe come amico e collaboratore, in una storia che ha fondato, tra l’altro, il mito omosessuale del Merisi – su cui, per esempio, Giovanni Testori scommetteva senza remore –, ma la faccenda oltre a non essere chiarita va inquadrata in un clima storico, culturale e ambientale come quello romano, dove la “promiscuità” di comportamenti e di costumi mista a sofisticate allegorie venne indagata qualche anno fa in una mostra a Villa Medici intitolata ai “Bassifondi del barocco” dove si sollevarono questioni sociali e morali, ma ben poco quelle che segnano la vicenda e le dicerie su Cecco del Caravaggio. Resta il fatto che, come ricorda Gianni Papi, a metà Seicento, quando ormai si sono perdute le tracce di quel Francesco Boneri, poi soprannominato Cecco del Caravaggio, un viaggiatore inglese, tale Richard Symonds, ne scrive ricordando la fama di amante del Merisi (“That laid with him”, che giaceva con lui, oppure “his owne boy”, il suo ragazzo) in relazione al dipinto Amor vincitore di Caravaggio, che era nella collezione di Vincenzo Giustiniani e oggi si trova alla Gemäldegalerie di Berlino. Furono Herwarth Röttgen e lo stesso Papi a dedurre da queste e altre controprove che il quadro caravaggesco dall’eros più ostentato aveva avuto come modello Cecco. A Berlino l’esibizione del nudo di Amore ragazzino sorridente e ammiccante, aveva scatenato ancora nel 2014 una feroce polemica – che la “Berliner Zeitung” definì “postmodernismo iconoclasta” – fondata sul presupposto che rendendosi ammirabile e accattivante quel quadro trasformava lo spettatore in virtuale pedofilo. Erano anni, quelli, dove la caccia al pedofilo si accaniva sull’immaginario artistico colpendo fotografie come quelle che Balthus aveva scattato a una sua modella poco più che bambina, al punto da far saltare una esposizione che doveva metterne in scena ben duemila.

La mostra dedicata ora a Cecco del Caravaggio, evento temporaneo che tiene a battesimo, nel primo piano, la nuova organizzazione e l’ampliamento dell’Accademia Carrara a Bergamo, è la prima e unica antologica dedicata finora al pittore caravaggesco (fino al 4 giugno): raccoglie una ventina di dipinti, su un catalogo che, come ricorda Papi, ne conta se va bene meno di trenta (manca in mostra la Resurrezione oggi a Chicago, perché considerata troppo fragile, e poco altro). Papi corona con questa mostra trent’anni di ricerche. Ci sono artisti che diventano figure elettive a cui, in un certo senso, uno storico o un critico si votano per tutta la vita inseguendone le tracce fin nei più piccoli meandri. È come se lo storico cercasse il dna che gli consentirà di far risorgere un personaggio vissuto secoli fa, così da poterlo finalmente incontrare. Questa mostra più che scoprire il dna di Cecco del Caravaggio, insegue i “resti umani” che egli ha disperso là dove è stato: la data limite è il 30 giugno 1620, dopo la quale non si hanno più riscontri della sua presenza in qualche luogo, magari in Lombardia o a Bergamo – dove sarebbe nato, mentre fino a che Papi non ne ha documentato le tracce si pensava che fosse di origini nordiche, tant’è che Roberto Longhi lo definì «una delle più notevoli figure del caravaggismo nordico» attribuendogli il quadro su cui poi ha fondato una serie di altre attribuzioni, La cacciata dei mercanti dal tempio. Viceversa, in un primo momento, aveva assegnato uno dei quadri più “scandalosi” di Cecco, Amore al fonte, al fiammingo Louis Finson, e nel 1951 lo portò a Milano nella grande retrospettiva su Caravaggio. Papi sottolinea che questa anagrafe nordica sembrava possibile a Longhi perché non teneva conto della «clamorosa novità delle iconografie, l’aura misteriosa e anticonformista che così prepotentemente lo connota».

Vedremo fra poco che Amore al fonte è veramente un quadro scabroso e controverso. Ma a proposito delle allusioni del viaggiatore inglese a Cecco come “boy” di Caravaggio, alla luce del quadro Amor vincitore, è bene che si tenga a mente che il titolo riprende un verso della X Egloga di Virgilio che recita: “Amor vincit omnia” (Amore vince tutto), che ha una sfumatura ben diversa dal titolo che si è soliti trascrivere, e infatti il verso si conclude “et nos cedamus amori” (arrendiamoci anche noi all’amore). Nella Roma del tempo e con due figure “libertine” come quelle di Caravaggio e Cecco, dire che amore ha la meglio su tutto, da un lato può avere una sfumatura cattolica, e quindi prestarsi all’allegoria; dall’altro, qualcuno potrebbe obiettare che questo sia in contrasto con la sapienza e la forza dell’intelletto, e consenta dunque una fuga dalla morale nelle ragioni affettive. Fuor di metafora, Caravaggio dipinge Cecco come un ragazzino che, con quel sorriso accondiscendente, lo autorizza a farne il proprio amante sfidando l’autorità che riteneva certi comportamenti erotici come reati gravi e vizi perseguibili (il sesso orale, per esempio). La mostra che Papi ha composto, accostando a quelle del pittore alcune opere di altri artisti che, secondo lo studioso, hanno avuto con lui rapporti di ispirazione e di collaborazione o addirittura trovarono in Cecco il loro maestro – il grande caravaggesco francese Valentin de Boulogne –, resta però in gran parte una ricostruzione indiziaria: le opere esposte sono quasi tutte frutto di attribuzioni, ma le conferme nei documenti per ora latitano. Si tratta, insomma, di un catalogo fondato sull’occhio del conoscitore e sulle sue associazioni formali che confermano una sorta di “familiarità” fra dipinti riconducibili a una stessa mano. Non tutte le attribuzioni convincono, ma è così che si muove il conoscitore, e Papi ha lavorato pazientemente negli anni su intuizioni sostenibili alla prova dell’occhio.

Già trent’anni fa, lo studioso aveva colto le sembianze di Cecco in alcuni dipinti di Caravaggio: la Conversione di san Paolo (Odescalchi), il Sacrificio di Isacco (ora agli Uffizi) il David e Golia della Borghese e quello del Kunsthistorisches. Cecco, però, farebbe la sua prima apparizione nel Martirio di san Matteo della Contarelli: sarebbe il chierichetto urlante che fugge verso destra; nondimeno, questo è anche il quadro dove Caravaggio si è dipinto con aria perplessa, quasi fosse colto da un dubbio etico. Ma sono le numerose domande che lo storico si pone, nel saggio nel catalogo Skira, a proposito di Savoldo di cui sono esposte tre opere (Cecco lo vide prima di Caravaggio?); su Bartolomeo Manfredi, che si ritrae mesto accanto all’amico (un’ombra dettata dal ricordo funebre di Cecco?); sul soggiorno del pittore a Napoli (forse già quando vi era fuggito Caravaggio, dopo l’omicidio Tomassoni?); e ancora: su Agostino Tassi, l’influenza che Cecco ebbe su Pedro Núñez del Valle, il possibile riscontro del bergamasco Baschenis sugli strumenti musicali dipinti da Cecco; in generale, Papi s’interroga sull’importanza delle sue nature morte, che rivelano «una pittura così disperatamente votata all’iperrealismo». Un’ansia generata probabilmente dalla condizione omosessuale e dalla promiscuità esistenziale che fondano la fama di Cecco del Caravaggio, procurandogli una malinconia da emarginato: se è vero che i pittori lo chiamavano “Checco” o “Chechia” di Caravaggio, forse con tono dispregiativo, insinuando che fosse la “bardassa” del Merisi (del resto, quando si legge nei documenti di un “Francesco garzone” che abitava con Caravaggio in vicolo San Biagio nel 1605, forse s’intende qualcosa di più di un aiutante).

Sappiamo dai documenti che nella sua cerchia di amici e amiche Caravaggio era una sorta di “maschio alpha”: il Malvasia nel 1678 scrive a proposito di Leonello Spada: «Queste fur le cagioni per le quali poi così volentieri fu accolto e accarezzato dal Caravaggio, ch’ebbe a dire aver pur finalmente trovato un uomo secondo il cuor suo; non so se perché, buttadosegli sotto Leonello, non altro procurò che di compiacerlo in tutto, sino a farsi nudo e servigli di modello… » e via di questo tono. Non potendo essersi verificato l’incontro del Merisi con Spada, Gianni Papi ritiene che gli elementi documentari – fra cui l’affermazione secondo cui portò il suo modello a Napoli – corrispondano meglio alla figura di Cecco, e quindi che quello di Malvasia sia un equivoco. In ogni caso, le parole del Malvasia, dicono come Caravaggio si comportasse da maschio dominante con i suoi “ragazzi”, forse esprimendo anche una inclinazione sadica.

Possiamo pensare che Amore al fonte sia una risposta tardiva a quegli “abusi”. Per quanto Cecco fosse insofferente alle regole, disinibito e causa di inimicizie, secondo Papi egli fu «il più intellettuale fra gli artisti del secondo decennio»; e resta fedele al metodo caravaggesco di rendere tale e quale il modello che ha davanti. Forse è una conclusione un po’ generica, ma indubbiamente Cecco sposta il naturalismo caravaggesco verso un realismo più mentale. Concordo con Anne Marie Lecq che nel 1982 definì Amore al fonte «la pittura forse più impudica che l’epoca e l’ambiente abbiano prodotto»; d’altra parte lo studioso tedesco Julius Kliemann nel 1995 aveva tentato di leggere il quadro fuori dallo schema omoerotico, prevalente nella critica, vedendoci un’allegoria spirituale (del desiderio di Dio) rivolta a un pubblico ristretto di sapienti. Ma questo, secondo Fabrizio Rubini, renderebbe fallimentare il metodo di Caravaggio e Cecco, perché inadeguato a palati ipercolti. Troppo ambigua, sottolinea Rubini, la posa che Amore assume per abbeverarsi alla fonte, vista come immagine scabrosa. Certo i simboli sparsi ovunque sulla scena (Rubini nota che riprende la tradizione dei parergon) e la freccia che interseca il piano pittorico con l’illusione di entrare nello spazio reale, così il cartiglio bianco e senza scritte sopra la testa di Amore, questi simboli rimandano a pensieri non ancora svelati che innervano, da un’opera all’altra, questa mostra coraggiosa e importante.

avvenire.it

SACRAE SCENAE - Ad Ardesio il primo festival di cinema dedicato alle devozioni popolari

SACRAE SCENAE - Ad Ardesio il primo festival di cinema dedicato alle devozioni popolari
Sarà dedicato alle devozioni popolari il primo Festival Cinematografico “Sacrae Scenae” che si svolgerà ad Ardesio (BG) il 4-5-6 Settembre.

È stato presentato venerdì 24 gennaio 2020, in Sala Viterbi nel Palazzo della Provincia di Bergamo, il nuovo Festival organizzato da Vivi Ardesio con la direzione artistica dell’Associazione culturale Cinema e Arte e con i promotori Pro Loco Ardesio, Comune di Ardesio e Parrocchia di Ardesio.

Sacrae Scenae, che non sarà una rassegna ma un Concorso Cinematografico, vuole diventare un punto di riferimento per il turista che ama approfondire e scoprire quanto avviene sul territorio italiano e non solo. Il Festival, che durerà tre giorni, sarà caratterizzato da ingresso libero alle serate con la formula del progetto di “Cultura Gratuita” e sarà arricchito da eventi collaterali.

“Sono orgoglioso di essere Presidente di questa meravigliosa terra bergamasca, Sacrae Scenae è un evento unico – ha esordito il Presidente di Provincia di Bergamo Gianfranco Gafforelli che ha dato il benvenuto ai presenti nella Sala Viterbi annunciando il suo supporto all’evento – iniziative come quella proposta dalla Comunità di Ardesio vanno sostenute, la Provincia c’è”.

“Ancora una volta Ardesio diventa protagonista di un evento unico nel suo genere, – ha detto Lara Magoni, Assessore al Turismo, Marketing e Moda di Regione Lombardia - Questa comunità è capace di promuovere il territorio valorizzando il suo Genius loci. Oggi il turismo religioso legato ai percorsi di fede assume un valore sempre più sentito dai visitatori, in una società che va a mille all’ora e spesso non ha il tempo per riflettere. I luoghi di culto diventano dei veri e proprio ‘hub della serenità’, dove riscoprire valori, sentimenti e ricordi. E la nostra terra è molto legata alla devozione popolare; grazie al turismo esperienziale realtà locale come Ardesio e tutta la bergamasca possono crescere notevolmente da un punto di vista turistico, diventando dei veri e propri ambasciatori della cultura, delle tradizioni e della ricchezza enogastronomica tipica”.

Ai saluti del Presidente Gafforelli e dell’Assessore Magoni è seguito l’intervento di Fabrizio Zucchelli, Presidente di Vivi Ardesio e ideatore del Festival, Roberto Gualdi Presidente di Cinema e Arte e Direttore Artistico di Sacrae Scenae, Yvan Caccia primo cittadino di Ardesio, il parroco don Guglielmo Capitanio, il professor Riccardo Rao docente di Storia Medievale all’Università degli Studi di Bergamo e Simone Bonetti, Presidente di Pro Loco Ardesio.

“Grazie ad un bando internazionale, con scadenza 30 Maggio 2020, registi professionisti e amatoriali potranno presentare in concorso i propri film documentari, nella forma di corto medio e lungo metraggio, fiction e anche animazione - ha spiegato il Direttore Artistico Roberto Gualdi – una Giuria di esperti selezionerà i migliori che saranno poi proiettati e infine premiati durante i tre giorni del Festival. Presidente della Giuria sarà Nicola Bionda”.

“L’obiettivo del Festival è quello di valorizzare a livello nazionale (e non solo) il Santuario di Ardesio, già sede di cammini e pellegrinaggi di devozione alla Beata Vergine, con un evento culturale unico in Italia che farà conoscere, attraverso il cinema, le varie iniziative popolari legate al mondo delle devozioni in tutte le sue forme e peculiarità - ha detto Fabrizio Zucchelli, Presidente di Vivi Ardesio -.Vogliamo che Sacrae Scenae dia l’impulso alla registrazione di questi eventi (processioni, presepi viventi, pellegrinaggi…) che costituiscono una parte importante della storia popolare”.

Ma cosa si intende per “devozione popolare”? Essa viene associata da alcuni critici ad un pensiero scientifico antiquato, che conferisce al termine un’aura irrazionale, pressoché magica. Altri la considerano l’espressione vaga, priva di significato e allusiva a uno stato di cose che non corrispondono alla realtà. Altri ancora la associano invece a un sentimento di reverenza sostanzialmente diverso dalla devozione “ufficiale”.

In alternativa al termine “devozione popolare” sono state proposte la locuzione “religiosità popolare” e quella di “folclore religioso”.

“Parliamo di religiosità popolare, - ha precisato Zucchelli - intesa come l'insieme di valori, credenze, attitudini e espressioni desunte dalla religione cattolica, è un ambito privilegiato di dialogo tra vangelo e culture. Essa costituisce la saggezza di un popolo”.

Non secondaria sarà la creazione di una Cineteca Nazionale ad Ardesio che, allestita nel Museo Meta (Museo Etnografico dell’Alta Valle Seriana), gestirà tutte le opere giunte al Concorso. La Cineteca, realizzata in collaborazione con l’Università di Bergamo e con l’ufficio per la Pastorale della Cultura della Diocesi di Bergamo, sarà anche punto di partenza per un centro studi sulla religiosità popolare che coinvolgerà l’Università, come illustrato dal professor Riccardo Rao durante la Conferenza Stampa.

Tra gli eventi collaterali nella prima edizione sarà proposta una mostra di “Ex Voto” che ben rappresentano la devozione popolare, e che sono presenti in grandi quantità nei Santuari italiani. La mostra, sarà inaugurata domenica 21 giugno in occasione dell'inizio dei festeggiamenti per il 413° anniversario dell'Apparizione della Madonna delle Grazie, avvenuta il 23 giugno 1607 e sarà visitabile fino al termine del Festival Sacrae Scenae.

Obiettivo e sogno del Comitato Organizzatore sarà riuscire a portare ed esporre ad Ardesio, insieme a queste testimonianze di fede, anche un’opera di Alessandro Bonvicino detto il Moretto, pittore di origini ardesiane di cui, sfortunatamente, Ardesio non ha alcuna opera.
cinamaitaliano.info

Novità per l’area LGBT a NF di Bergamo

Per tutti gli espositori dell’area dedicata possibilità di incontrare buyer stranieri gay friendly secondo la logica degli appuntamenti preschedulati o, in totale libertà, agenti di viaggi italiani
Con l’inizio dell’anno arrivano le prime novità riguardanti NF Travel & Technology Event, l’evento di fine settembre che si svolgerà a Bergamo giovedì e venerdì 29-30 settembre.
Una delle tante riguarda l’area LGBT che quest’anno sarà, non solo per la prima volta gestita in toto dall’organizzazione NF, ma per la prima volta darà l’opportunità agli espositori di accedervi senza particolari differenziazioni di trattamento. In poche parole chi volesse partecipare a NF ed esporre nell’area LGBT potrà farlo aderendo alle proposte standard dell’evento (fino allo scorso anno c’era una differenziazione di prezzo e di servizi) e contemporaneamente potrà incontrare sia i buyer stranieri gay friendly (in appuntamenti prefissati), sia le agenzie di viaggio italiane interessate a commercializzare prodotti e servizi LGBT

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Turismo religioso, una nuova fiera a Bergamo

Trecento milioni di viaggiatori all'anno e un fatturato di 18 miliardi di dollari nel mondo: così il turismo religioso conquista nuove fette di mercato. Anche in Italia, dove gode di un giro d'affari di 4 miliardi di euro e contribuisce a de-stagionalizzare i flussi turistici, equilibrando la presenza degli ospiti nei vari periodi dell'anno.

Al segmento è dedicata la manifestazione fieristica "Il cammino dello spirito-Luoghi e percorsi", che si svolgerà dal 24 al 25 settembre 2010, presso la fiera di Bergamo, organizzata da Gecoplan srl in collaborazione con il Gruppo Editoriale Viator, e il patrocinio della Diocesi di Bergamo e del benestare dell'Ufficio nazionale per la Pastorale dello Sport, del turismo e del tempo libero della Conferenza Episcopale Italiana.

Nei due giorni della manifestazione verranno presentate le proposte di espositori e seller (animatori parrocchiali, incaricati diocesani e tour operator specializzati) tra cui itinerari, già conosciuti o inediti, che possano coniugare il bisogno di spiritualità a quello artistico e culturale, proponendo le eccellenze dell'offerta turistica regionale, nazionale ed internazionale.

Il clou della manifestazione sarà il convegno dal titolo "Da Gerusalemme. Il viaggio nelle tre religioni monoteiste" che sabato 25 settembre alle 10.30 vedrà la partecipazione di rappresentanti della religione cattolica, della religione e cultura islamica e della religione e cultura ebraica.
affaritaliani.it