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Relax all’Aquadulci di Chia in Sardegna, tra dune di sabbia e mare smeraldo

 

Su Giudeu, detta anche ‘spiaggia dell’acqua dolce’, è una delle meraviglie naturalistiche del Sud della Sardegna. A pochi passi, attraversando l’oasi naturalistica dello stagno di Spartivento, sorge Aquadulci, resort intimo, immerso in un giardino mediterraneo, nella splendida Chia (CA).

La grande piscina open air regala momenti di relax dopo le giornate trascorse in esplorazione sulle spiagge, mentre il gazebo in bambù invita a provare i trattamenti e i massaggi a base di essenze biologiche estrapolate da piante autoctone. I profumi e i sapori di questo meraviglioso lembo di terra baciato dal mare sono di ispirazione anche in cucina, nelle ricette del ristorante à la carte Aquadulci.

Dall’Aquadulci si parte ogni giorno alla scoperta di spiagge e calette nascoste. Tanti i percorsi da fare a piedi o le escursioni via mare, a bordo di una tipica goletta a vela. Ma anche passeggiate in bicicletta, a disposizione nell’hotel, tour in mountain bike, tennis e golf nel vicino campo a 18 buche, esperienze a cavallo e per gli amanti delle onde: corsi di windsurf e kitesurf.
Dal 16 maggio 2024, prezzi a partire da 79 euro a persona a notte con pernottamento e colazione. Numerose le promozioni per la nuova stagione: per chi prenota almeno 3 notti tra il 16 e il 30 maggio, la quarta notte è offerta al 50%; oppure prenotando una camera Classic Garden e Superior Garden tra il 16 e 26 maggio, si riceve l’upgrade della stessa categoria al primo piano con supplemento vista mare incluso, e uno sconto fino al 15% sul traghetto, prenotando sul portale Traghettilines.

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Le meravigliose Cascate di Chia o “del Fosso Castello”

 

MERAVIGLIE DELLA TUSCIA – Vicino all’omonimo paese e dunque a soli 20 minuti  di strada dalla città di Viterbo, le Cascate di Chia sono state per molto tempo una meraviglia dimenticata dalla maggior parte di turisti e nativi, probabilmente per un’errata politica di diffusione e per la mancanza di segnalazioni sui principali canali di sponsorizzazione turistica; nell’ultimo periodo, tuttavia, grazie alla potenza divulgatrice dei social network e alla riqualificazione del territorio, sono divenute un polo turistico in grado di accogliere migliaia di visitatori ogni anno.

Chiamate anche “Cascate di Fosso Castello“, poiché formatesi in modo naturale proprio dal Torrente Castello, sono raggiungibili comodamente in auto. Dopo aver lasciato la vettura nell’apposita area del Parco vicino all’uscita SORIANO/CHIA della superstrada, è necessario il minimo sforzo a piedi per giungere senza intoppi alle cascate e al percorso annesso. Nel 2022 è stato peraltro inaugurato il Parco apposito, il “Parco delle Cascate di Chia“, gestito dal Dominio Collettivo dell’Università Agraria di Chia, che si occupa costantemente di monitorare il parco e salvaguardarlo.

Mantenuto pulito e accessibile a tutti proprio dal Dominio Collettivo, tale percorso può regalare una passeggiata davvero unica al bordo del torrente e delle affascinanti cascate. Prendendo la corretta diramazione del percorso, per di più, si può giungere anche alla nota Torre di Pasolini (o “Torre di Chia” del “Castello di Colle Casale“), risalente a metà del XIII secolo e accessibile solo in alcuni particolari periodi dell’anno, o altrimenti ad aree archeologiche etrusche, prendendo altri sentieri.

Tutta la passeggiata è accompagnata da un’atmosfera particolarissima: le alte pareti rocciose, il perpetuo scorrere dell’acqua e la luce che s’infila tra le poche zone aperte di cielo, regalano delle emozioni incredibili date dall’immersione totale in una zona naturalistica unica nel suo genere. Peraltro, in base alla stagione in cui si visita il luogo è possibile scorgere una diversa forma delle Cascate, che cambia in base alla piovosità e alla temperatura dell’aria.
A coronare il tutto, delle piccole grotte sulle pareti rocciose scavate dagli etruschi per avere degli altari in cui venerare i propri dèi.

Ma la storia del luogo non finisce qui. In alcuni punti si rinvengono anche tracce di Medioevo, periodo nel quale il Torrente Castello era sfruttato per l’attività dei mulini: di questi antichi edifici ci sono ancora le tracce visibili, tanto da concedere al visitatore l’opportunità di entrarvi all’interno senza particolari difficoltà.

Si tratta insomma di un luogo meraviglioso, ricchissimo, già riconosciuto in passato da menti del calibro di Pier Paolo Pasolini, il quale scelse addirittura le Cascate come sfondo per il battesimo di Gesù nel film “Il Vangelo Secondo Matteo”, e che decise di acquistare la Torre proprio per avere un accesso preferenziale a quel “bosco di querce rosa” in cui le Cascate di Chia la fanno da padrone.

tusciatimes.eu


Salviamo Torre di Pasolini, Regione Lazio con Mibact

 

Per salvare la Torre di Chia, l'ultima dimora di Pasolini, si muovono Regione Lazio e Mibact.
    Dopo l'allarme degli eredi Pasolini che avevano annunciato di volere mettere in vendita il piccolo gioiello nella Tuscia, del quale lo stesso scrittore si innamorò mentre girava Il Vangelo Secondo Matteo, la Regione e il Ministero collaborano "per la salvaguardia e la tutela del sito". Una torre già bene tutelato dal Ministero per il suo valore culturale e entrata a fare parte della Rete delle Dimore storiche del Lazio dal 2017.
    Un valore, quello della Torre a Soriano del Cimino (Viterbo), che è anche memoria storica visto che proprio qui Pasolini scrisse Petrolio e Lettere luterane. E qui trascorse anche il suo ultimo capodanno. Inoltre nel torrente che scorre nei pressi della Torre furono girate le scene del battesimo di Gesù de Il Vangelo secondo Matteo.
    Pasolini acquistò poi la Torre nel 1970 e, proprio perchè voleva farne il suo eremo, si avvalse per la sistemazione dei luoghi e per il progetto dello scenografo Dante Ferretti.
    Insomma Pasolini non ne fece solo una casa, una dimora ma un rifugio e un posto dell'anima. Qui passava lunghi periodi solitari interrotti dalle visite degli amici come l'immancabile Laura Betti, Bernardo Bertolucci o Ettore Scola.
    Ma gli attuali proprietari, eredi Pasolini, non riescono più a sostenere i costi della Torre medioevale. Ci hanno provato, hanno raccontato a Repubblica, coinvolgendo le scuole o con altri progetti "Nel 1999 io e mio marito Vincenzo (Cerami, ndr) lo abbiamo restaurato con i soldi della sceneggiatura di La vita è bella. Negli anni abbiamo lavorato con associazioni culturali e lo Chateaubriand che portava i ragazzi a Chia per i campi estivi. Per un periodo ha vissuto lì lo scultore Richard Lippold", spiega la cugina di Pasolini Graziella Chiarcossi.
    Ma non è bastato. Così la decisione di venderlo. Ora il piano di salvataggio di Regione Lazio-Mibact. Per preservare anche il luogo del cuore di Pasolini. (ANSA).

Pasolini, 45 anni da morte, omaggi dal cinema a teatro e una dedica

Quarantacinque anni fa moriva Pier Paolo Pasolini: omaggio dal luogo della residenza pasoliniana la Torre di Chia (Viterbo)

Pasolini pirata romantico e profeta incompreso. Ricordo del poeta a quarant'anni dalla morte.....
Omaggio nel quarantesimo anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini di Giuseppe Serrone, scrittore, teologo e giornalista free lance dal titolo "E la luna t'accompagna": 
"Una strada: le radici che non avevano alberi sono le vere strade di un bosco. La luna dava spazio a una stella e il vento, respirando tra le foglie l'accarezzava e formava un triangolo senza base aperto verso l'infinito e la luna ti accompagna. Pietre e pietre: il tempo rovina le cose e il rumore dell'acqua riporta la melodia delle cose e il passo d'un uomo solo, sfiora la strada di radici. 
Pier Paolo come il candore di una foglia la tua penna scrive e il tuo occhio immagina scene di storie passate, tra rami e rami secchi, tra felci e querce, le fessure dei muri, le buche di un masso, trapassi irrequieti di ore proibite! 
Che cosa è il bene o il male? Forse la strada di un poeta o un artista o un regista si perde tra sogni e profeti di un tocco di blu! 
T'accompagna la luna, Pier Paolo, e come la stella ricevi la luce da storie mai scritte o frasi non dette racchiuse tra un ago e la freccia veloce, la mano d'un re, tradito e rinato." (di Giuseppe Serrone) 

Pier Paolo Pasolini

 Chia, mentre gira le prime sequenze del Vangelo Secondo Matteo, Pasolini visita un fortilizio medioevale abbandonato. Se ne innamora. È la primavera del 1964. Nel 1966 scrive che vorrebbe andare a vivere dentro quella Torre che non può comprare, "nel paesaggio più bello del mondo, dove l’Ariosto sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta innocenza di querce, colli, acque e botri". Al Poeta sembra che in quel luogo incantato la natura abbia giocato a fare il verso all’arte, illusa innocenza d’un cosmo perfetto e gioioso. L’acquisto del diruto immobile si realizza nell’autunno 1970. Pasolini vi soggiornerà spesso negli ultimi anni di vita. Spedirà da lì non poche delle sue Lettere Luterane: l’estrema denuncia dell’apocalisse antropologica (le aberranti derive culturali indotte dal potere neocapitalista sul tessuto più intimo della vita nazionale, sul millenario patrimonio artistico, sul paesaggio agrario e sulla forma delle città). Intimamente connessa e necessaria a questo tema sarà l’appassionata, profetica invocazione del Processo alla corrotta casta democristiana, colpevole d’un "errore di interpretazione politica che ha avuto conseguenze disastrose nella vita del nostro paese". 
Nella vita di ogni artista c'è un luogo dell'anima, un centro geografico tangibile dove l'ispirazione fluisce libera, aprendo la strada alla creatività. Per Pier Paolo Pasolini - scrittore, regista, poeta - questo luogo è stato Chia, un grumo di case così piccolo che per rintracciarlo su una carta stradale occorre una lente d'ingrandimento, ammesso che poi ci si riesca davvero, a trovarlo, perché non è cosa facile: bisogna guardare nella provincia di Viterbo, laddove già questa declina verso l'Umbria, e seguire idealmente la Statale 675 che da Orte va verso Vitorchiano. 
«A Chia, Pasolini ha lasciato un ottimo ricordo. Si recava spesso nelle case della gente, si intratteneva con loro, era gentile e disponibile. Fece molto per il paese, creò una squadra di calcio per i più giovani, istituì un premio per chi lo abbelliva...». A raccontare lo scrittore-regista nei suoi aspetti quotidiani, magari minimi, ma proprio per questo più veri è Giuseppe Serrone. 
Lui non ha mai incontrato di persona Pasolini, ma la passione per questo luogo, che pare attrarre personaggi al di fuori degli schemi, li unisce al di là del tempo e dello spazio: «Quando arrivai a Chia sapevo ben poco di Pier Paolo... In realtà l'ho scoperto grazie ai racconti della gente, che tratteggiavano una personalità affabile e gentile, che mi ha subito incuriosito». 

fonte: 9 giugno 2005 - di Marco Scataglini - larepubblica.it 


 

Sono passati 45 anni da quel 2 novembre 1975, nel quale all'idroscalo di Ostia, è stato ucciso Pier Paolo Pasolini. Fra le iniziative per rendere omaggio al poeta e regista c'è il debutto del documentario: In un futuro aprile - Il giovane Pasolini di Francesco Costabile e Federico Savonitto, distribuito online dalla Tucker Film puntando sul circuito digitale dei cinema italiani di qualità.

    www.iorestoinsala.it, che lo renderà disponibile nelle programmazioni virtuali di 50 sale italiane.
    L'appuntamento è fissato per lunedì 2 novembre e la visione sarà introdotta, alle 20.30, dai due registi, collegati in live streaming via Zoom e intervistati dal critico Federico Pontiggia. Il film non fiction racconta Pasolini e la sua giovinezza friulana. Assieme a Costabile e Savonitto, la ripercorre il cugino del poeta, Nico Naldini, qui nella sua ultima intervista, nella quale ricorda come "l'arrivo dei Pasolini a Casarsa all'inizio dell'estate, dopo un soggiorno al mare, era per me il momento più felice dell'anno". Per l'anniversario, inoltre sulla piattaforma Chili Tv dal 2 novembre sarà disponibile "Pasolini prossimo nostro", documentario diretto da Giuseppe Bertolucci (2006) che racchiude la lunga intervista del giornalista tedesco Gideon Bachmann con Pasolini, il cast e la troupe di "Salò o le 120 giornate di Sodoma", sul set del film. "Il documentario (che ha debuttato nel 2006 alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia in Orizzonti Doc) - spiega il produttore Angelo Draicchio - ha la valenza di un definitivo testamento intellettuale" Infine, tra le altre iniziative, quella del che il 2 di novembre alle 18 proporrà in live streaming dal palcoscenico del teatro a platea vuota la lezione-concerto con e l'enfant prodige del violino, Clarissa Bevilacqua e il musicologo Roberto Calabretto. Insieme celebreranno la passione del cineasta per Johann Sebastian Bach con l'esecuzione della Suite BWV 1001 per violino solo, in un evento realizzato in collaborazione con il Centro Studi Pasolini di Casarsa. (ANSA).
   

A spasso con Totò e Pier Paolo Pasolini…

“Pronto Totò? Sono Pier Paolo Pasolini”.

L’intellettuale chiama il principe Antonio De Curtis e da Napoli lo porta a Tuscania, sul set di Uccellacci e uccellini.
Inizia dalla chiesa di santa Maria Maggiore la seconda passeggiata dell’anno del cinema, un viaggio alla scoperta della Tuscia come terra di set cinematografici.
Dopo l’Otello di Orson Welles Antonello Ricci racconta il film di Pier Paolo Pasolini. Ad accompagnarlo, oltre l’editore Davide Ghaleb, le storie di Michela e Pietro Benedetti, di Olindo Cicchetti e Sara Grimaldi. In sottofondo le percussioni di Roberto Pecci della Banda del racconto.
“L’assurdo Totò, l’umano Totò, il matto Totò, il dolce Totò nella storia Uccellacci e uccellini raccontata da Pier Paolo Pasolini, con l’innocente e furbetto Davoli Ninetto”. La passeggiata inizia con le parole della canzone che apre la pellicola.
Totò e il figlio Ninetto vagano per le campagne intorno Roma. Durante il loro cammino incontrano un corvo, “un intellettuale di sinistra – diciamo così – di prima della morte di Palmiro Togliatti”. L’uccello narra loro la storia dei frati Ciccillo (alias Totò) e Ninetto (interpretato dall’attore calabrese Davoli) cui san Francesco ordina d’evangelizzare falchi e passerotti.
Inizia il film nel film, ambientato a Tuscania. E le bellezze della cittadina della Tuscia fanno da sfondo a varie scene della pellicola.
E’ sulle immagini del complesso di san Pietro che il corvo incontra i due protagonisti. E’ su quelle della chiesa di santa Maria Maggiore che fra Ciccillo si inginocchia e fa voto di non muoversi finché non sarà riuscito a parlare con i falchi. E’ davanti le rovine di colle del Rivellino che Totò parla con i rapaci.
E’ sullo sfondo del centro storico di Tuscania che i popolani lo deridono chiamandolo fra Cicoria. E’ sul lastricato del complesso di san Pietro che fra Ninetto, esausto dopo tanto tempo dedicato alla preghiera, si concede qualche minuto di spensieratezza giocando a campana. Ed è nel cortile della stessa chiesa che i passerotti parlano con fra Ciccillo.
E’ di nuovo sullo sfondo del centro storico che i frati incontrano san Francesco. Gli annunciano di essere riusciti a parlare con le due classi di uccelli ma di non aver messo fine alle loro feroci rivalità.
Ma perché Pasolini ha scelto proprio Tuscania? “Per la luce – spiega Ricci -. Una luce pura e senza tempo, lievissima e fredda, mentale, povera e magra. Una luce speciale che ogni giorno, da mezzogiorno al tramonto, inonda e incendia il tufo di san Pietro e santa Maria Maggiore”.
Sabato 18 giugno la terza passeggiata, questa volta in notturna. Appuntamento a Bagnoregio, sul set della Strada di Federico Fellini.
Raffaele Strocchia - Tuscia web 

Giornata nell’ambito di 2016 – anno del cinema
Viterbo città del mare – Tuscia terra di Orson Welles, Pasolini, Fellini
Un’iniziativa Tusciaweb
, in collaborazione con università degli studi della Tuscia
 e Tuscia Film Fest
Con il patrocinio del Comune di Viterbo

Soriano Nel Cimino: La “disastrosa” storia del borgo di Chia

Nel 1996 fu raggiunto un accordo tra il Comune di Soriano nel Cimino, nella persona del Sindaco Alessandro Pizzi, e l’istituto case popolari per il recupero dell’antico borgo di Chia. Il progetto, presentato alla Regione Lazio per ottenere relativi finanziamenti (costo stimato: circa 7,5 miliardi di lire) era finalizzato alla creazione di un’edilizia residenziale di tipo pubblico, mediante la realizzazione di 25-28 alloggi, di attrezzature sociali e di infrastrutture urbane. Erano inoltre previsti il consolidamento della rupe tufacea su cui sorge il Castrum e la creazione di percorsi pedonali e di un accesso veicolare, con la realizzazione di un parcheggio a ridosso della cittadella. Il progetto fu portato a conoscenza della popolazione di Chia da rappresentanti del Comune e dello IACP nel corso di una visita guidata al borgo svoltasi il 14/09/1996 ed organizzata dal Comitato “Amici di Chia”.
A distanza ormai di vent’anni, nonostante i finanziamenti ricevuti a più riprese dalla Regione Lazio, l’ATER ha effettuato a Chia solo una minima parte degli interventi previsti: messa in sicurezza della rupe, demolizione delle strutture ritenute pericolanti, parziale realizzazione di una strada di accesso. Si è inoltre provveduto ad una precaria messa in sicurezza del borgo mediante antiestetici bandoni, una soluzione che da provvisoria è divenuta definitiva e da anni deturpa un sito medievale, meta frequente di visitatori. Benché sia stato più volte richiesto di installare strutture protettive in legno o comunque consone al luogo, le lamiere divelte dal vento sono state recentemente sostituite da bandoni identici, alcuni dei quali peraltro sono già crollati, determinando situazioni di pericolo in quanto taglienti. Per di più, in mancanza di una manutenzione ordinaria, nell’area racchiusa dalla struttura, si è sviluppato un groviglio di vegetazione infestante rifugio di topi e vipere.
Alcune Associazioni operanti nella frazione di Chia hanno ripetutamente fatto presente all’Ente preposto la condizione di crescente degrado in cui da tempo versa il borgo, nel quale non di meno i volontari stanno organizzando attività culturali e predisponendo spazi adeguati all’incontro ed allo scambio di esperienze creative. Un esposto firmato da numerosi abitanti di Chia e dei paesi limitrofi è stato inoltrato all’ATER ma, nonostante ripetuti impegni verbali, fino ad oggi non è stato possibile risolvere un problema ormai decennale.
fonte: occhioviterbese.it

Quarant'anni fa moriva Pier Paolo Pasolini: omaggio dal luogo della residenza pasoliniana la Torre di Chia (Viterbo)

Pasolini pirata romantico e profeta incompreso. Ricordo del poeta a quarant'anni dalla morte.....
Omaggio nel quarantesimo anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini di Giuseppe Serrone, scrittore, teologo e giornalista free lance dal titolo "E la luna t'accompagna": 
"Una strada: le radici che non avevano alberi sono le vere strade di un bosco. La luna dava spazio a una stella e il vento, respirando tra le foglie l'accarezzava e formava un triangolo senza base aperto verso l'infinito e la luna ti accompagna. Pietre e pietre: il tempo rovina le cose e il rumore dell'acqua riporta la melodia delle cose e il passo d'un uomo solo, sfiora la strada di radici. 
Pier Paolo come il candore di una foglia la tua penna scrive e il tuo occhio immagina scene di storie passate, tra rami e rami secchi, tra felci e querce, le fessure dei muri, le buche di un masso, trapassi irrequieti di ore proibite! 
Che cosa è il bene o il male? Forse la strada di un poeta o un artista o un regista si perde tra sogni e profeti di un tocco di blu! 
T'accompagna la luna, Pier Paolo, e come la stella ricevi la luce da storie mai scritte o frasi non dette racchiuse tra un ago e la freccia veloce, la mano d'un re, tradito e rinato." (di Giuseppe Serrone) 

Pier Paolo Pasolini

 Chia, mentre gira le prime sequenze del Vangelo Secondo Matteo, Pasolini visita un fortilizio medioevale abbandonato. Se ne innamora. È la primavera del 1964. Nel 1966 scrive che vorrebbe andare a vivere dentro quella Torre che non può comprare, "nel paesaggio più bello del mondo, dove l’Ariosto sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta innocenza di querce, colli, acque e botri". Al Poeta sembra che in quel luogo incantato la natura abbia giocato a fare il verso all’arte, illusa innocenza d’un cosmo perfetto e gioioso. L’acquisto del diruto immobile si realizza nell’autunno 1970. Pasolini vi soggiornerà spesso negli ultimi anni di vita. Spedirà da lì non poche delle sue Lettere Luterane: l’estrema denuncia dell’apocalisse antropologica (le aberranti derive culturali indotte dal potere neocapitalista sul tessuto più intimo della vita nazionale, sul millenario patrimonio artistico, sul paesaggio agrario e sulla forma delle città). Intimamente connessa e necessaria a questo tema sarà l’appassionata, profetica invocazione del Processo alla corrotta casta democristiana, colpevole d’un "errore di interpretazione politica che ha avuto conseguenze disastrose nella vita del nostro paese". 
Nella vita di ogni artista c'è un luogo dell'anima, un centro geografico tangibile dove l'ispirazione fluisce libera, aprendo la strada alla creatività. Per Pier Paolo Pasolini - scrittore, regista, poeta - questo luogo è stato Chia, un grumo di case così piccolo che per rintracciarlo su una carta stradale occorre una lente d'ingrandimento, ammesso che poi ci si riesca davvero, a trovarlo, perché non è cosa facile: bisogna guardare nella provincia di Viterbo, laddove già questa declina verso l'Umbria, e seguire idealmente la Statale 675 che da Orte va verso Vitorchiano. 
«A Chia, Pasolini ha lasciato un ottimo ricordo. Si recava spesso nelle case della gente, si intratteneva con loro, era gentile e disponibile. Fece molto per il paese, creò una squadra di calcio per i più giovani, istituì un premio per chi lo abbelliva...». A raccontare lo scrittore-regista nei suoi aspetti quotidiani, magari minimi, ma proprio per questo più veri è Giuseppe Serrone. 
Lui non ha mai incontrato di persona Pasolini, ma la passione per questo luogo, che pare attrarre personaggi al di fuori degli schemi, li unisce al di là del tempo e dello spazio: «Quando arrivai a Chia sapevo ben poco di Pier Paolo... In realtà l'ho scoperto grazie ai racconti della gente, che tratteggiavano una personalità affabile e gentile, che mi ha subito incuriosito». 

fonte: 9 giugno 2005 - di Marco Scataglini - larepubblica.it 

Pasolini - La Forma della città: l'Italia è tutta da salvare! (video)


Un breve estratto dal video prodotto per la RAI nel 1974 del programma di approfondimento culturale "Io e ... " in cui Pier Paolo Pasolini parla della "Forma della città" mostrando già allora una sensibilità estetica e culturale altissima che nemmeno oggi è pienamente facente parte del nostro esistente culturale. 

Giuseppe Serrone, responsabile fondatore e direttore del nostro portale di Turismo Culturale, ha scritto tra l'altro (sul Viale della Torre di Chia...) un testo di omaggio nell'anniversario della morte di Pasolini dal titolo "E la luna t'accompagna": 
"Una strada: le radici che non avevano alberi sono le vere strade di un bosco. La luna dava spazio a una stella e il vento, respirando tra le foglie l'accarezzava e formava un triangolo senza base aperto verso l'infinito e la luna ti accompagna. Pietre e pietre: il tempo rovina le cose e il rumore dell'acqua riporta la melodia delle cose e il passo d'un uomo solo, sfiora la strada di radici. 
Pier Paolo come il candore di una foglia la tua penna scrive e il tuo occhio immagina scene di storie passate, tra rami e rami secchi, tra felci e querce, le fessure dei muri, le buche di un masso, trapassi irrequieti di ore proibite! 
Che cosa è il bene o il male? Forse la strada di un poeta o un artista o un regista si perde tra sogni e profeti di un tocco di blu! 
T'accompagna la luna, Pier Paolo, e come la stella ricevi la luce da storie mai scritte o frasi non dette racchiuse tra un ago e la freccia veloce, la mano d'un re, tradito e rinato." (di Giuseppe Serrone) 

XVIII Edizione del Presepe Vivente di Chia Nei giorni 26 e 29 dicembre e 1, 5 e 6 gennaio 2014

Per il diciottesimo anno consecutivo, durante le feste natalizie il piccolo borgo medievale di Chia si impegna in una rappresentazione profondamente suggestiva del Presepe Vivente, che ha visto negli anni un crescendo di notorietà e numero di visitatori, che a migliaia lo visitano ogni anno durante le varie rappresentazioni, tanto da diventare uno dei presepi più importanti e apprezzato della provincia, un appuntamento irrinunciabile durante le feste natalizie.
Il presepe vivente, "fondato quando era Parroco don Giuseppe Serrone" (ndr),  è ambientato tra i ruderi della chiesa medievale di San Giovenale in un sito archeologico nel quale regnò la civiltà Etrusca e dove sono ancora visibili numerose testimonianze dell'epoca.
In questo scenario straordinario, tra le grotte e le tombe, lungo un percorso campestre, quasi tutti gli abitanti del paese daranno vita a una riproduzione di Betlemme, ricreando antiche botteghe artigiane, taverne e tante tappe in cui il visitatore può assaporare l'atmosfera vissuta all'epoca, tanto reali che vi sembrerà di tornare indietro nel tempo .
Durante l'itinerario, inoltre, sarà anche possibile degustare sfiziosi prodotti tipici locali, che vi saranno offerti.
La natura incontaminata, illuminata da luci soffuse, fuochi e fiaccole accese faranno da contorno allo scenario che vi farà vivere la magia della nascita di Gesù.
Le rappresentazioni si svolgeranno nei giorni 26 e 29 dicembre e 1°, 5 e 6 gennaio 2014. Ingresso dalle ore 17:00 alle 19:30 
fonte: tratto da viterbonews24.it

Presepe vivente Chia sui luoghi pasoliniani (Chia di SORIANO NEL CIMINO) - dal 26 dicembre al 6 gennaio

Presepe vivente 26, 28 Dicembre 2014 1, 4, 6 Gennaio 2014 - A partire dalle ore 17,00 sino alle ore 19,30 (circa). Durante le feste natalizie il piccolo borgo medievale di Chia si impegna in una rappresentazione profondamente suggestiva del Presepe Vivente. Nell'area di San Giovenale, zona di grande interesse archeologico, tra i ruderi della chiesa medievale omonima, tra le grotte e le tombe, lungo un percorso campestre, quasi tutti gli abitanti del paese danno vita ad una riproduzione surreale, ricreando antiche botteghe artigiane, taverne e tante tappe in cui il visitatore può assaporare l'atmosfera vissuta in quel tempo. A cura del Comitato festeggiamenti di S. Giovenale.

La fondazione del presepe vivente risale al 1996 quando era parroco don Giuseppe Serrone, uno dei progettisti dell'iniziativa, impegnato nella promozione del territorio attraverso la pubblicazione di due volumi storici sulla parrocchia di Chia editi dalla Libreria Editrice Vaticana.

1) San Giovenale e il castello di Chia, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1997, euro 15,49 (+ euro 6 spese di spedizione posta prioritaria e imballaggio) scheda libro

2) Il Santarello, la Fornacchia e Santa Lucia, frazioni di Maria. Itinerario religioso storico artistico, tra Soriano e Vitorchiano Orte e Bagnoreggio, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1999, p. 190, euro 7,75 (+ euro 6 spese di spedizione posta prioritaria e imballaggio). scheda libro



Don Giuseppe Serrone e' stato anche uno dei promotori della valorizzazione della presenza di Pier paolo Pasolini a Chia.

Il rifugio è la torre dove il regista, nella pace della campagna viterbese, si rifugiava negli ultimi anni della sua vita per scrivere e riflettere. Non lontano da qui girò nel 1964 anche qualche scena del Vangelo secondo Matteo, uno dei suoi film più complessi e controversi nel quale riuscì pienamente a cogliere il mistero del sacro. Tante sono le curiosità, gli itinerari naturalistici e culturali in una terra dove regnò la civiltà etrusca.

Scrive Marco Scataglini su "la Repubblica viaggi" «Su diverse porte scardinate, sui mattoni, sul legno modellato dal tempo, la mano gentile di un abitante del borgo ha scritto, con grafia regolare e senza lasciare firma, poesie, testi di canzoni, frasi in libertà. Aggirandosi in questo Parnaso silenzioso, dove anche i muri sanno farsi leggere, ci si ritroverà necessariamente nella parte alta del colle, tra i ruderi del Castello con di fronte un ampio panorama, e ci si renderà conto che Chia è costruita proprio nella classica "collocazione etrusca", sulla cima di un altipiano circondato da profonde e selvagge forre, da cui sale il rumore dei torrenti che nel medioevo muovevano le macine dei mulini, di cui ancora oggi restano testimonianze. È un mondo umido e nebbioso, romantico, dove la realtà cede facilmente all'immaginazione. Così il ruscello che passa sotto Chia per scorrere verso quel che rimane del Castello di Colle Casale - solo un'altissima torre - può tramutarsi nel fiume Giordano dove Gesù fu battezzato. Come? Grazie alla trasposizione cinematografica che Pasolini fece del Vangelo secondo Matteo, da cui ottenne contemporaneamente uno dei suoi massimi capolavori, ma anche il film più controverso e contestato della sua carriera. "Il film l'ho girato-e con Cristo!/ L'ho trovato, Cristo, l'ho rappresentato!" scrisse poi, ma in realtà non fu facile reperire i finanziamenti, gli attori e, soprattutto le location. "Agli inizi della primavera 1964 Il Vangelo entrò in lavorazione. Le prime inquadrature girate furono quelle del battesimo di Gesù - e il Giordano venne 'trovato' fra Orte e Viterbo in una fessura scavata da un torrente in mezzo a rocce aspre e selvagge", racconta lo scrittore Enzo Siciliano, grande amico di Pasolini, che nel film interpreta il ruolo di Simone, nel suo Vita di Pasolini (Giunti, Firenze 1995). E prosegue: "In quell'occasione Pier Paolo scoprì la Torre di Chia di cui letteralmente si innamorò e decise di acquistarla, ma l'acquisto gli riuscì dopo alcuni anni". Era allora, ed è ancora, un luogo così ricco di storia e di fascino che il regista non poteva non rimanerne attratto, forse spinto dal desiderio di una vita diversa, più rilassata: "Ebbene ti confiderò, prima di lasciarti,/ che io vorrei essere scrittore di musica,/ vivere con degli strumenti/ dentro la torre di Viterbo che non riesco a comprare/ nel paesaggio più bello del mondo, dove l'Ariosto/ sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta/ Innocenza di querce, colli, acque e botri,/ e lì comporre musica/ l'unica azione espressiva/ forse, alta, e indefinibile come le azioni della realtà", scrisse nel 1966. Solo nel novembre 1970 il sogno poté avverarsi: Pasolini costruì allora, ai piedi della Torre, una casetta con grandi vetrate, un luminoso studio e una cucina. Negli ultimi tre anni della sua vita visse a tempo pieno a Chia, lavorando a un romanzo, Petrolio (Einaudi), rimasto incompiuto. Nel pieno di un autunno cupo e triste, infatti, dopo essere rientrato da un viaggio a Parigi, si sedette ancora una volta alla guida dell'amata Alfa Romeo GT, per sfrecciare verso Roma, la città che più di ogni altra ha saputo raccontare con cruda profondità (basti pensare a Ragazzi di vita, il suo primo romanzo, pubblicato nel 1955). Gli amici che lo incontrarono dissero che era di umore molto malinconico e pensieroso. Sul Corriere della Sera del 2 Novembre del 1975, quella che era stata una vita di creatività, passione, amore per la letteratura e il cinema, si trasformò di colpo in drammatica una notizia di cronaca: "Pier Paolo Pasolini è stato ucciso. E' accaduto stanotte a Ostia, a duecento metri dal mare. La scena del delitto è uno sterrato deserto su cui sorgono delle squallide casupole abusive, quasi delle baracche...". Sono passati trent'anni da quel giorno: è questa l'occasione migliore per tornare nei "luoghi di Pasolini" alla ricerca della bellezza che tanto l'aveva colpito ed in cui ancora è possibile avvertire se non la sua presenza, almeno l'eco della sua straordinaria personalità».
Nella vita di ogni artista c'è un luogo dell'anima, un centro geografico tangibile dove l'ispirazione fluisce libera, aprendo la strada alla creatività. Per Pier Paolo Pasolini - scrittore, regista, poeta - questo luogo è stato Chia, un grumo di case così piccolo che per rintracciarlo su una carta stradale occorre una lente d'ingrandimento, ammesso che poi ci si riesca davvero, a trovarlo, perché non è cosa facile: bisogna guardare nella provincia di Viterbo, laddove già questa declina verso l'Umbria, e seguire idealmente la Statale 675 che da Orte va verso Vitorchiano.

«A Chia, Pasolini ha lasciato un ottimo ricordo. Si recava spesso nelle case della gente, si intratteneva con loro, era gentile e disponibile. Fece molto per il paese, creò una squadra di calcio per i più giovani, istituì un premio per chi lo abbelliva...». A raccontare lo scrittore-regista nei suoi aspetti quotidiani, magari minimi, ma proprio per questo più veri è Giuseppe Serrone.

Lui non ha mai incontrato di persona Pasolini, ma la passione per questo luogo, che pare attrarre personaggi al di fuori degli schemi, li unisce al di là del tempo e dello spazio: «Quando arrivai a Chia sapevo ben poco di Pier Paolo... In realtà l'ho scoperto grazie ai racconti della gente, che tratteggiavano una personalità affabile e gentile, che mi ha subito incuriosito».
Giuseppe è stato parroco di Chia dal 1991 al 2001 ed è un prete dalle idee chiare, in grado di fare scelte impegnative come quella, tre anni fa, di metter su famiglia, di sposarsi e cambiare vita. "Non è stato facile, e proprio per aiutare i sacerdoti che come me hanno deciso di violare l'imposizione del celibato, ho fondato l'Associazione Sacerdoti Lavoratori Sposati...", racconta. La sede nazionale? Ovviamente, è a Chia. Giuseppe Serrone ha scritto tra l'altro (sul Viale della Torre di Chia...) un testo di omaggio nell'anniversario della morte di Pasolini


Un ricordo per Pasolini
di Giuseppe Serrone
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L'anniversario dell'uccisione di Pasolini è passato quasi sotto silenzio.
Sono stato per anni parroco di Chia, luogo dove Pasolini ha risieduto nell'ultimo periodo della sua vita, nel Castello di Colle Casale a Chia.

Desideravo segnalare l'anniversario e un mio testo di omaggio a Pasolini che trascrivo:
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Una strada: le radici che non avevano alberi sono le vere strade di un bosco. La luna dava spazio a una stella e il vento, respirando tra le foglie l'accarezzava e formava un triangolo senza base aperto verso l'infinito e la luna ti accompagna. Pietre e pietre: il tempo rovina le cose e il rumore dell'acqua riporta la melodia delle cose e il passo d'un uomo solo, sfiora la strada di radici.

Pier Paolo come il candore di una foglia la tua penna scrive e il tuo occhio immagina scene di storie passate, tra rami e rami secchi, tra felci e querce, le fessure dei muri, le buche di un masso, trapassi irrequieti di ore proibite!

Che cosa è il bene o il male? Forse la strada di un poeta o un artista o un regista si perde tra sogni e profeti di un tocco di blu!

T'accompagna la luna, Pier Paolo, e come la stella ricevi la luce da storie mai scritte o frasi non dette racchiuse tra un ago e la freccia veloce, la mano d'un re, tradito e rinato."

(scritto sul Viale della Torre di Chia, l'ultima residenza di Pasolini).
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Giuseppe Serrone

Chia (Viterbo). Il rifugio di Pasolini


È la torre dove il regista, nella pace della campagna viterbese, si rifugiava negli ultimi anni della sua vita per scrivere e riflettere. Non lontano da qui girò nel 1964 anche qualche scena del "Vangelo secondo Matteo", uno dei suoi film più complessi e controversi nel quale riuscì pienamente a cogliere il mistero del sacro. Tante sono le curiosità, gli itinerari naturalistici e culturali in una terra dove regnò la civiltà etrusca

Nella vita di ogni artista c'è un luogo dell'anima, un centro geografico tangibile dove l'ispirazione fluisce libera, aprendo la strada alla creatività. Per Pier Paolo Pasolini -scrittore, regista, poeta- questo luogo è stato Chia, un grumo di case così piccolo che per rintracciarlo su una carta stradale occorre una lente d'ingrandimento, ammesso che poi ci si riesca davvero, a trovarlo, perché non è cosa facile: bisogna guardare nella provincia di Viterbo, laddove già questa declina verso l'Umbria, e seguire idealmente la Statale 675 che da Orte va verso Vitorchiano.
Passata Bassano in Teverina e prima del bivio per Bomarzo con il suo antico bosco popolato da mostri di pietra, ecco un puntino e una scritta minuscola ad indicare il borgo, oramai semiabbandonato. "A Chia, Pasolini ha lasciato un ottimo ricordo.
Si recava spesso nelle case della gente, si intratteneva con loro, era gentile e disponibile. Fece molto per il paese, creò una squadra di calcio per i più giovani, istituì un premio per chi lo abbelliva...". A raccontare lo scrittore-regista nei suoi aspetti quotidiani, magari minimi, ma proprio per questo più veri è Giuseppe Serrone.
Lui non ha mai incontrato di persona Pasolini, ma la passione per questo luogo, che pare attrarre personaggi al di fuori degli schemi, li unisce al di là del tempo e dello spazio: "Quando arrivai a Chia sapevo ben poco di Pier Paolo... In realtà l'ho scoperto grazie ai racconti della gente, che tratteggiavano una personalità affabile e gentile, che mi ha subito incuriosito".
Giuseppe è stato parroco di Chia dal 1991 al 2001 ed è un prete dalle idee chiare, in grado di fare scelte impegnative come quella, tre anni fa, di metter su famiglia, di sposarsi e cambiare vita. "Non è stato facile, e proprio per aiutare i sacerdoti che come me hanno deciso di violare l'imposizione del celibato, ho fondato l'Associazione Sacerdoti Lavoratori Sposati...", racconta. La sede nazionale? Ovviamente, è a Chia (ndr oggi è spostata in altra sede per info: http://nuovisacerdoti.altervista.org).
Per la cronaca, solo in Italia, secondo l'Associazione, gli ex preti sposati sarebbero circa 8-10.000, addirittura 100.000 nel mondo, cifre non proprio trascurabili, che possono offrire materia di riflessione mentre camminiamo nei vicoli del borgo, così malinconicamente affascinante, in cui le case restaurate stanno fianco a fianco con i ruderi carichi di secoli, nelle cui fondamenta sono evidenti tracce etrusche. Su diverse porte scardinate, sui mattoni, sul legno modellato dal tempo, la mano gentile di un abitante del borgo ha scritto, con grafia regolare e senza lasciare firma, poesie, testi di canzoni, frasi in libertà.
Aggirandosi in questo Parnaso silenzioso, dove anche i muri sanno farsi leggere, ci si ritroverà necessariamente nella parte alta del colle, tra i ruderi del Castello con di fronte un ampio panorama, e ci si renderà conto che Chia è costruita proprio nella classica "collocazione etrusca", sulla cima di un altipiano circondato da profonde e selvagge forre, da cui sale il rumore dei torrenti che nel medioevo muovevano le macine dei mulini, di cui ancora oggi restano testimonianze. È un mondo umido e nebbioso, romantico, dove la realtà cede facilmente all'immaginazione.
Così il ruscello che passa sotto Chia per scorrere verso quel che rimane del Castello di Colle Casale -solo un'altissima torre- può tramutarsi, nel fiume Giordano, dove Gesù fu battezzato. Come? Grazie alla trasposizione cinematografica che Pasolini fece del Vangelo secondo Matteo, da cui ottenne contemporaneamente uno dei suoi massimi capolavori, ma anche il film più controverso e contestato della sua carriera.
"Il film l'ho girato-e con Cristo!/ L'ho trovato, Cristo, l'ho rappresentato!" scrisse poi, ma in realtà non fu facile reperire i finanziamenti, gli attori e, soprattutto le location. "Agli inizi della primavera 1964 il Vangelo entrò in lavorazione. Le prime inquadrature girate furono quelle del battesimo di Gesù -e il Giordano venne "trovato" fra Orte e Viterbo in una fessura scavata da un torrente in mezzo a rocce aspre e selvagge", racconta lo scrittore Enzo Siciliano, grande amico di Pasolini, che nel film interpreta il ruolo di Simone- nel suo Vita di Pasolini (Giunti, Firenze - 1995).
E prosegue: "In quell'occasione Pier Paolo scoprì la Torre di Chia di cui letterariamente si innamorò e decise di acquistarla, ma l'acquisto gli riuscì dopo pochi anni". Era allora, ed è ancora, un luogo così ricco di storia e di fascino che il regista non poteva non rimanerne attratto, forse spinto dal desiderio di una vita diversa, più rilassata: "Ebbene ti confiderò, prima di lasciarti,/ che io vorrei essere scrittore di musica,/ vivere con degli strumenti/ dentro la torre di Viterbo che non riesco a comprare/ nel paesaggio più bello del mondo, dove l'Ariosto/ sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta/ Innocenza di querce, colli, acque e botri,/ e lì comporre musica/ l'unica azione espressiva/ forse, alta, e indefinibile come le azioni della realtà", scrisse nel 1966.
Solo nel novembre 1970 il sogno potè avverarsi: Pasolini costruì allora, ai piedi della Torre, una casetta con grandi vetrate, un luminoso studio e una cucina. Negli ultimi tre anni della sua vita visse a tempo pieno a Chia, lavorando ad un romanzo, Petrolio (Einaudi), rimasto incompiuto.
Nel pieno di un autunno cupo e triste, infatti, dopo essere rientrato da un viaggio a Parigi, si sedette ancora una volta alla guida dell'amata Alfa Romeo GT, per sfrecciare verso Roma, la città che più di ogni altra ha saputo raccontare con cruda profondità (basti pensare a Ragazzi di vita, il suo primo romanzo, uscito 50 anni fa, nel 1955). Gli amici che lo incontrarono dissero che era di umore molto malinconico e pensieroso.
Sul Corriere della Sera del 2 Novembre del 1975, quella che era stata una vita di creatività, passione, amore per la letteratura e il cinema, si trasformò di colpo in drammatica una notizia di cronaca: "Pier Paolo Pasolini è stato ucciso. È accaduto stanotte a Ostia, a Duecento metri dal mare.
La scena del delitto è uno sterrato deserto su cui sorgono delle squallide casupole abusive, quasi delle baracche...". Sono passati trent'anni da quel giorno: è questa l'occasione migliore per tornare nei "luoghi di Pasolini" alla ricerca della bellezza che tanto l'aveva colpito ed in cui ancora è possibile avvertire se non la sua presenza, almeno l'eco della sua straordinaria personalità.
(9 giugno 2005)
di Marco Scataglini - larepubblica.it (viaggi)