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Vezzano sul Crostolo (Reggio Emilia) fiera dell’Asparago selvatico: arte e cultura

Domenica 7 maggio alle ore 10,30 nella Sala civica del comune di Vezzano sul Crostolo, nell’ambito della fiera dell’Asparago selvatico, il sindaco Stefano Vescovi presenta il libro ‘Il Paese – La Vecchia La Bettola’.

Il volume è il quinto di una serie di ricerche fotografiche che indagano il territorio del Comune pedecollinare e che si ripropone di arrivare a dieci, ricerca che ha avuto fin da subito l’appoggio degli amministratori locali.

Dopo il primo dedicato a Pecorile con gli scatti di una decina di fotografi, il secondo ha puntato gli obiettivi di Stefano Meschieri e Marco Reverberi su Montalto, il terzo volume, con le immagini di Luigi Menozzi, ha rivolto lo sguardo al paesaggio ed infine il quarto, con le fotografie di Matteo Colla, è stato dedicato alle architetture di tutto il Comune.

La serie è curata da Giuseppe Maria Codazzi che per questa ricerca sui borghi de La Vecchia e de La Bettola ha affidato l’incarico ad Annunziata Davoli e Daniela Storchi, fotoamatrici, sì, ma con una passione per l’immagine che a volte si fa fatica a riscontrare in tanti professionisti.

Dopo il centro di Vezzano sul Crostolo il borgo di La Vecchia è forse il più conosciuto, un po’ perché sosta, spesso inevitabile, per un caffè, ma soprattutto per un fatto ben più tragico, l’eccidio della vicina Bettola.

Oggi ce lo ricorda la ‘Composizione monumentale’, noto a tutti come monumento ai Martiri. L’istallazione artistica fu progettata da Paolo Gallerani, Luciano Aguzzoli e Nino Squanza, e segna così bene nel tempo e nello spazio questo luogo della memoria.
Anticamente il borgo era un’estensione delle proprietà del feudo di Montalto, di proprietà della famiglia Canossa, noto soprattutto per i suoi mulini alimentati così bene dalla vicina corrente del torrente Crostolo.

Ma quella che oggi è la Statale 63, per di lì, ha iniziato a passarci solo nel XIX secolo e l’attuale sviluppo di La Vecchia è figlio di quella decisione.

“Quella riga quasi diritta – scrive Codazzi nella presentazione – tirata dagli ingegneri, per unire la pineta di Vezzano con il ponte della Bettola, Annunziata e Daniela l’hanno percorsa parecchie volte. Ci sono andate la mattina presto, quando la luce arriva da Montalto, per ritornarci alla sera, quando il sole se ne va a letto a Paderna. Si sono fermate a chiacchierare con la gente del posto, per fare un ritratto, per cogliere un particolare, ma anche per sottolineare luoghi nascosti ai più.

Hanno lasciato il loro sguardo scorrere lungo le colline e sulle rive scoscese dei calanchi, sulla striscia nera d’asfalto lasciata libera dalla neve, sulle pietre delle case e sull’acqua del torrente, per arrivare fino a ridosso di quel ponte, anche lui spettatore del terribile eccidio.”

“La Vecchia è unica – scrive il vicesindaco Paolo Francia nell’introduzione – e ovvia nel contempo. Una località come tante e come nessuna… Perché La Vecchia si nasconde timidamente, davanti al passaggio continuo di innumerevoli viaggiatori che ripetutamente la attraversano.

La strada è una lama che la divide, la ferisce e ne condiziona la vita. La strada corre dritta e induce il passante disinteressato a guardare sempre davanti a sé. Ma la vita, le persone, i vicoli, i sorrisi e l’identità sono ai lati della via e fioriscono verso il fiume e la collina, con riservatezza e decoro.”

laliberta.info

Il Libro. Come tutti i santi patroni d’Italia, anche Giovenale è particolarmente amato dai fedeli di Chia, in provincia di Viterbo


Scheda libro online >>> qui

Un legame secolare, inveterato, che affonda le radici nei primi anni di vita delle comunità cristiane a cavallo fra il Lazio e l’Umbria, che accolsero con affetto e devozione il medico africano nominato da papa Damaso I vescovo della diocesi di Narni. E la venerazione del “gregge pastorale nei confronti del Santo è tale da aver spinto Giuseppe Serrone, teologo e giornalista free lance, a ricomporre in un volume, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, la vita, le opere e il culto dell’uomo di fede.

Ma l’opera letteraria non raccoglie solo testimonianze relative a San Giovenale, con l’iconografia, le chiese a lui dedicate e il culto professato in suo onore a Chia, oltre che a Benevento, Cagliari e Fossano, ma costituisce anche un prezioso compendio della storia religiosa cittadina, grazie alla raccolta di notizie, documenti, atti ed anche bolle papali che rendono giustizia al glorioso passato della parrocchia laziale, sorta tra la fine del terzo e l’inizio del quarto secolo. Cenni speciali vengono poi riservati da Giuseppe Serrone alla prima visita pastorale a Chia, effettuata nel 1571, e allo statuto della Confraternita di San Rocco, sorta nel 1730. La parte relativa all’arte e all’architettura di matrice religiosa è stata invece illustrata da Angela Goletti, docente di Storia dell’Arte a Viterbo.

Annie Ernaux "Nei miei libri c'è tanto cinema italiano"

Premio Nobel a Festa Roma con docu nato da filmini famigliari

LIBRI DI ANNIE ERNAUX >>> /SCHEDA ONLINE DA AMAZON


(ANSA) - ROMA, 22 OTT - Il cinema italiano "è fra quelli che mi hanno più segnato e ispirato.

Penso a film come il posto di Olmi di cui parlo nel mio libro L'evento.

Un altro film molto importante per me è stato La strada di Fellini, che ho visto da giovane. Mi sono resa subito conto di quanto il cinema italiano parlasse attraverso il realismo. Mi colpiva molto di più di quello francese che trovavo spesso troppo al di sopra delle cose che raccontava e troppo parlato". Lo dice la scrittrice francese Annie Ernaux, premio Nobel per la letteratura 2022 alla Festa del Cinema di Roma, dove ha incontrato il pubblico dopo la presentazione di Annie Ernaux: I miei anni Super-8, documentario da lei realizzato insieme al figlio David Ernaux-Briot (con lei protagonista dell'incontro) che sarà distribuito prossimamente in Italia da I Wonder Pictures.
    Un viaggio nel tempo attraverso i filmini famigliari senza voce in super 8, girati dagli Ernaux tra il 1972 e il 1981, che prendono vita nel testo sul filo dei ricordi scritto dall'autrice, anche voce narrante. Il legame tra cinema italiano e letteratura della scrittrice c'è anche per uno dei suoi romanzi più celebri, Gli anni: "Una fonte d'ispirazione è stata Ballando ballando di Scola. Dopo aver visto il film mi è venuta l'idea di scrivere un libro con quel tipo di racconto, ma mi serviva la formula giusta. La scelta è stata di utilizzare quello che avevo sentito dire durante la mia infanzia".
    Arrivano anche le domande del pubblico, fra le quali una su quale libro di un altro autore avrebbe voluto scrivere: "Avrei risposto facilmente 30 anni fa, oggi è più difficile. E' come se invecchiando sentissi che il mio percorso sarebbe potuto essere solo in una direzione, un po' come in quel libro di Kafka (il processo, ndr) dove si apre per uno dei personaggi una porta destinata solo a lui. Tra i libri che ho ammirato di più ad esempio c'è Le cose di Georges Perec ma questo non vuol dire che avrei voluto scriverlo io". Fra le domande invece per il figlio della scrittrice c'è quella su come lui abbia reagito alla notizia del Nobel: "E' stata una cosa molto naturale non c'è voluto molto per abituarsi - dice sorridendo - anche perché lo considero pienamente meritato". (ANSA).

(segnalazione web a cura di Turismo Culturale - https://viagginews.blogspot.com/

Intervista. Alex Cittadella: «Nel cielo delle Alpi la verità dell'uomo»

 

A colloquio con lo storico e scrittore friulano: «Chi ha vissuto queste valli ne ha sempre tratto cultura e insegnamento. Oggi lo sfruttamento e la crisi ambientale ci dicono che non è più così»

Lo scrittore Alex Cittadella

Lo scrittore Alex Cittadella

«Un mondo affascinante e fantastico», quello delle Alpi, osservato con l’occhio indagatore dello storico ma anche con lo sguardo incantato di un bambino: sin dall’infanzia Alex Cittadella, 42 anni, docente nelle scuole superiori e dottore di ricerca in Storia moderna al Dipartimento di studi umanistici e del patrimonio all’Università di Udine, ha iniziato ad amare le montagne grazie alla madre friulana e al papà bellunese. «Le Alpi in particolare, e la natura in generale, sono sempre state una passione nutrita dal legame affettivo, ma anche estetico: faccio camminate in tutte le stagioni, anche se prediligo quelle meno turistiche. E poi sono lo sfondo che vedo ogni giorno dalle finestre, un punto di riferimento costante», racconta Cittadella nella sua casa a Pasian di Prato, in provincia di Udine. Da pochi giorni è in libreria con Il cielo delle Alpi. Da Ötzi a Reinhold Messner, edito da Laterza in collaborazione con il Cai (Club alpino italiano), che definisce «un’intensa camminata lungo il tempo e lo spazio per immergersi nel clima alpino attraverso lo sguardo di alcuni affascinanti personaggi storici». Infatti l’autore racconta come protagonisti del passato e del presente abbiano convissuto con le trasformazioni dell’arco montuoso. E lo fa scegliendo di assumere in alcuni capitoli la prima persona, tanto che le tappe percorse so- migliano a scalate interiori colme di empatia.

Perché questa scelta stilistica?

Una sfida d’immedesimazione che può piacere o no, insolita anche per l’editore, con l’obiettivo di avvicinare questi personaggi ai lettori, di sentirli più contemporanei, facendo capire il loro modo di costruire e di approcciarsi alla natura, che si ricostruisce dai reperti ritrovati. Quando ho cominciato a scrivere, mi è venuto di raccontare dall’interno Ötzi (vissuto nel Neolitico oltre 5.300 anni fa e ritrovato mummificato nel ’91 nella Val Senales, ndr), ma anche il condottiero cartaginese Annibale che valicò le Alpi nel 218 a.C. e il popolo dei Walser che ancora vive a 2 mila metri sul Monte Rosa. Entrando nelle loro epoche, volevo esprimere la soggettività del loro vissuto nel percepire la natura esterna, il loro rapporto intimo e più genuino con l’ambiente circostante, nella loro veste di testimoni diretti di un mondo prezioso, enigmatico e affascinante. Sotto quel cielo delle Alpi che, per chiunque percorra la nostra più elevata catena montuosa in auto, in bicicletta o a piedi, lungo il fondovalle, sui costoni o sulle cime, appare come una finestra sull’infinito, uno sguardo sull’eternità.

Ha scelto di indagare anche le Alpi di scrittori come Mario Rigoni Stern e Pierluigi Cappello, di esploratori come Walter Bonatti e Reinhold Messner, di artisti come Leonardo da Vinci.

Le Alpi sono al centro della riflessione pittorica di Leonardo: con lui si apre un percorso nuovo di attenzione e osservazione del clima alpino dal punto di vista naturalistico e artistico. Gli faranno da successori de Saussure con il suo approccio radicalmente scientifico e William Turner, che si innamorerà così profondamente dei paesaggi e del clima da trascorrere diversi soggiorni di studio sulle Alpi, producendo centinaia di disegni, acquerelli e opere artistiche in un periodo segnato dalle imprese di Napoleone Bonaparte. Giovanni Segantini, con la sua resa della luce e dei colori dell’Engadina e dei Grigioni, è autore di alcuni fra i dipinti di alta montagna più innovativi e rilevanti della storia dell’arte. Fino all’amore di Rigoni Stern per l’Altipiano di Asiago e ai versi di Pierluigi Cappello, capaci di esprimere l’interiorità più profonda del cielo sopra le Alpi Carniche. Gli alpinisti Bonatti e Messner hanno levato un grido intenso e accorato in difesa dell’ambiente primigenio della maestosa catena, mantenendo sempre un atteggiamento di assoluto rispetto nei suoi confronti.

Di recente la tragedia della Marmolada ci ha messo davanti agli effetti drammatici del riscaldamento globale: questa presa di coscienza c’è stata anche in passato per altri disastri ambientali? Pecchiamo di scarsa lungimiranza?

Gli ultimi 150 anni hanno determinato una svolta epocale nella storia climatica della Terra: l’azione dell’uomo sta determinando il più repentino e profondo mutamento climatico che il nostro pianeta abbia conosciuto da centinaia di migliaia di anni. Rispetto ai cambiamenti precedenti, ora il ruolo dell’uomo è assolutamente accertato e determinante. In passato, invece, le persone guardavano alle vette con una reverenza quasi sacrale, avevano un rapporto rispettoso e diretto con l’ambiente anche quando i ghiacciai avanzavano distruggendo pascoli e paesi: si sentivano parte di quell’ambiente e capivano che se lo avessero utilizzato male avrebbero avuto delle conseguenze negative. Sapevano di dover mantenere alti pascoli e boschi in determinate condizioni perché le generazioni successive potessero utilizzarli. Nell’epoca contemporanea concretamente si fa poco, nonostante i dati siano devastanti, come i climatologi ci ricordano da 40-50 anni. Eppure sfruttiamo il territorio per un profitto immediato, senza ragionare a livello comunitario. Spero molto che a partire dalle scuole si incida sulle nuove generazioni, più sensibili nei confronti dell’ambiente.

Avvenire

Gadda e Piccioni, l'arte dell'amicizia In un volume lettere e testi dei due grandi

 

 CARLO EMILIO GADDA LEONE PICCIONI ''COL NUOVO SOLE TI DISTURBERO'.

Scritti, lettere, detti memorabili'' (SUCCEDEOGGI LIBRI, pag. 264, euro 22,00).

    ''Carlo Emilio Gadda, una delle più forti personalità di scrittore continuamente inventivo e, per i molteplici aspetti proposti, difficilmente afferrabile e catalogabile, con quella sua tutta nuova e antica lingua letteraria che mescola i dialetti con l'uso di parole antiche felicemente recuperate.
    Scrittore al confronto del quale ben pochi autori del '900 possono tenergli testa, in niente invecchiato, in niente destinato ormai agli scaffali o alla erudizione, ma incalzante, profeta acuto, 'lento all'ira' ma terribile nella distruzione polemica, così come di un continuo inoltrarsi nella evocazione lirica e nella esaltazione dei sentimenti''. Parola di Leone Piccioni, che di Carlo Emilio Gadda molto ha scritto, molto ha conosciuto, come autore e come uomo, in studio e in amicizia come traspare mirabilmente da queste belle pagine (anche inedite) raccolte per volontà delle famiglie in un prezioso volume introdotto da Emanuele Trevi e curato da Silvia Zoppi Garampi. Queste ultime pagine le scrive Piccioni quando oramai Gadda non c'è più, in occasione del centenario della sua nascita, ed era scomparso già esattamente da un ventennio ma non ancora tumulato nel cimitero acattolico di testaccio a Roma dove arriverà - secondo le sue volontà - solo nel 2000. Nel volume sono raccolte le lettere tra il grande critico e promotore culturale, studioso e attivo partecipe della costruzione dell'orizzonte politico della cultura attraverso quotidiani come Il Popolo e riviste come L'Approdo, poi soprattutto la Rai (di cui arrivò ad essere vicedirettore generale) e lo scrittore, tanto ''particolare'' umanamente quanto enorme artisticamente come Carlo Emilio Gadda. La corrispondenza ritrovata riguarda il periodo che va dal 1950 al 1971, nella seconda parte del volume ci sono 22 testi scritti da Piccioni tra il 1950 e il 1992 più due interviste a Gadda. Oltre trent'anni di distanza corrono tra i due uomini ma questo non li rende meno vicini, nella consapevolezza soprattutto del più giovane - mai messa in dubbio - del valore dell'autore della Cognizione del dolore, del Pasticciaccio, de l'Adalgisa. Ma il prezioso Piccioni ha tante anime - quanto servirebbero oggi!- ha grande fiuto di critico ed è capace di scovare talenti come fece con lo stesso Gadda che già a partire dalle primissime prove pubblicate, quasi clandestinamente, recensì sempre entusiasticamente e fu capace di sostenerlo nella vita oltrechè nell'arte. Qui ''Il lettore potrà per suo conto provare: si metterà con questo libro (I viaggi la morte ndr) a contatto con Carlo Emilio Gadda. Ma è avvertito: non creda di andare a fare una passeggiatina - scrive Piccioni - in giardino soltanto. Gadda è autore complesso, suscita problemi, sommuove drammi, esplode in polemica, dà calibrate prove della sua erudizione, affonda il dito nei dibattitti culturali del momento, è in possesso di una grande vena ironica, crede nel 'maccheronico' e nel 'barocco'''. Oltre ovviamente l'interesse dal punto di vista critico queste pagine sono affascinanti perchè mostrano un modo di fare cultura in modo solido costruendo un orizzonte reale di riferimento attraverso i programmi culturali ad esempio e anche i premi letterari che qui hanno un ruolo centrale nella fortuna di Gadda con il grande sostegno di Piccioni ma anche nel suo sostentamento quotidiano. Piccioni è tra coloro che arrivano a creare un premio apposta, il Premio degli editori, nel 1957 quando Il Pasticciaccio non ottiene per varie motivazioni la fortuna che a loro avviso avrebbe meritato. Insomma cultura, vita, generosità nella costruzione della fortuna di un autore in cui si crede fino in fondo. (ANSA).


Cultura: 10 poeti italiani del Novecento da leggere assolutamente

Proprio per soddisfare la curiosità di chi legge e ama le poesie, abbiamo preparato una lista di 10 poeti italiani del Novecento, alcuni più noti (perché spesso studiati a scuola), e altri meno conosciuti (ma non per questo meno importanti). Certo, questa nostra breve selezione non ha la pretesa di essere esaustiva (ci sarebbero moltissimi altri nomi da citare e ricordare), ma ha la speranza di diffondere un po’ di bellezza e di meraviglia, se è vero che, come diceva Walt Whitmanla poesia salverà il mondo.

E se poi a qualcuno venisse voglia di approfondire altre figure di questo periodo storico, rimandiamo alla lettura di una nuova raccolta, Il verso giusto. 100 poesie italiane (collana i Robinson/Letture, Laterza), scritta dal grande linguista e filologo Luca Serianni, che ha scelto cento poesie del Novecento per valore assoluto, rappresentatività e, naturalmente, gusto personale.

eugenio montale Getty novembre 2020

Satura, Eugenio Montale

  Nato a Genova nel 1896 da una famiglia di commercianti, Eugenio Montale (Premio Nobel nel 1975) inizia a frequentare fin da giovanissimo gli ambienti culturali e letterari. La sua prima raccolta di liriche, Ossi di seppia, risale al 1925, e subito si fa notare per l’originalità del linguaggio e dei temi trattati. A questa pubblicazione seguono poi Le occasioni, in cui è evidente l’adesione alla poetica dell’ermetismo, La bufera e altroLa farfalla di Dinard e Auto da fé. È nel 1971 che esce Satura, che contiene gli Xenia, un gruppo di liriche dedicate al ricordo della moglie, Drusilla Tanzi, deceduta nel 1963, e chiamata con l’appellativo affettuoso di “mosca”. Tra queste compare la celebre Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale, una poesia dal sapore diarisitico e prosaico, che esprime tutto il dolore della perdita e della mancanza attraverso un linguaggio scorrevole e diretto. Giorgio Caproni

Il seme del piangere, Giorgio Caproni

È il 1912 quando Giorgio Caproni nasce a Livorno. Ancora bambino si trasferisce a Genova con la famiglia, e qui compie i suoi studi. Diventa maestro elementare e inizia a pubblicare i primi volumi di poesia, tutti rivolti alla ricerca di una musicalità della parola, come tipico della sua scrittura: è il periodo in cui nascono Come un’allegoriaBallo a FontanigordaFinzioni e Cronistoria. Dal 1945 si stabilisce a Roma dove continua a insegnare e a scrivere. Nel 1959 esce Il seme del piangere, centrato sulla costruzione del personaggio della madre defunta, Annina. Sempre caro gli fu infatti il tema del lutto e della comunicazione con essenze invisibili (morti, ricordi, figure fantasmagoriche), uniche possibili interlocutrici con cui affrontare la tranisitorietà e la provvisorietà della vita umana.

Antonia Pozzi

Desiderio di cose leggere, Antonia Pozzi

È sempre del 1912 Antonia Pozzi, poeta di origini milanesi, venuta a mancare all’età di ventisei anni, quando decide di togliersi la vita avvelenandosi con barbiturici. Ipersensibile, dolce e dotata di un’intelligente brillante: l’autrice ha attraversato un’esistenza piena di conflitti, dapprima quello con il padre, che le vieta di proseguire una relazione amorosa con il suo insegnante di italiano, e poi quello religioso. Praticamente sconosciuta al grande pubblico per molto tempo, Antonia Pozzi ha lasciato più di trecento composizioni, mai pubblicate in vita. Tutte le sue poesie sono state raccolte e pubblicate postume in diverse antologie, attraverso le quali possiamo conoscere la voce unica, “leggera, pochissimo bisognosa di appoggi, che tende a bruciare le sillabe nello spazio bianco della pagina“, come scrisse Eugenio Montale.  

Nel magma, Mario Luzi

Mario Luzi nasce a Firenze nel 1914. Si laurea in letteratura francese e inizia a insegnare in varie scuole, medie e superiori, e poi presso l’Università di Firenze. Esordisce con la raccolta di poesie La barca, nel 1935, nel pieno degli anni dell’ermetismo, che condiziona all’inizio molto il suo stile di scrittura. Si sposta però poi verso espressioni più aperte, colloquiali e discorsive, in un raro equilibro fra recitativo e canto. È di molto tempo più tardi una delle sue opere più memorabili, Nel magma, del 1963, da cui emerge tutto il suo tratto malinconico e drammatico: i versi si esprimono in una forma più ampia e immediata, assumendo le forme di un pensiero poetante su istanze essenziali della natura e sugli interrogativi dell’umano.

Pier paolo pasolini

Poesia in forma di rosa, Pier Paolo Pasolini

Nato a Bologna nel 1922, Pier Paolo Pasolini è uno degli intellettuali più splendenti del Novecento. Romanziere, poeta, giornalista, regista, drammaturgo, pubblica all’età di vent’anni la sua prima raccolta, Poesie a Carsara, che confluiranno poi nel volume La meglio gioventù, e poi ancora ne L’usignolo della chiesa cattolica. Nel 1947 si iscrive al Partito comunista ed esercita un’attiva militanza politica, nel frattempo inizia a insegnare, ma quasi subito viene sospeso dal mestiere ed espulso dal PCI perché accusato di corruzione di minori. Si trasferisce quindi a Roma ed entra a contatto con la vita del sottoproletrariato: è questo il momento in cui viene alla luce uno dei suoi romanzi più celebri, Ragazzi di vita, e a seguire, Una vita violenta. Intanto inizia a lavorare come sceneggiatore cinematografico, ma non abbandona la scrittura di versi: escono Le ceneri di GramsciLa religione del mio tempo e Poesia in forma di rosa. Quest’ultima è un vero e proprio romanzo autobiografico in versi che – osservava l’autore in un’intervista – “racconta punto per punto i progressi del mio pensiero e del mio umore” in quegli anni. È in questa antologia che compare l’indimenticabile Supplica a mia madre: “Sei insostituibile. Per questo è dannata alla solitudine la vita che mi hai data”. Tutte le poesie (>>>Pasolini in offerta su Amazon)   (Giovanni Giudici - Tutte le poesie in offerta su Amazon)

La vita in versi, Giovanni Giudici

Poeta prolifico, poeta del quotidiano: Giovanni Giudici nasce a Le Grazie (La Spezia) nel 1924. Come Pasolini, anche lui si dedica all’attività politica e intanto si guadagna da vivere come giornalista. Lavora per molto tempo nell’ambito pubblicitario della Olivetti e si afferma come autore con L’educazione cattolica e La vita in versi, due raccolte che mostrano la capacità dell’autore di rappresentare il reale, con assoluta grazia, delicatezza e semplicità. Quest’ultimo, in particolare, è un libro che esprime alla perfezione il disagio dell’intellettuale e dell’uomo rispetto ai modi di vita del neocapitalismo nella Milano del boom, e soprattutto l’urgenza di vivere di poesia come unica via per sopravvivere davvero: “Inoltre metti in versi che morire è possibile a tutti più che nascere. E in ogni caso l’essere è più del dire”.  

Gli strumenti umani, Vittorio Sereni

Anche Vittorio Sereni, nato a Luino (Varese) nel 1925, condivide con i colleghi poeti il mestiere dell’insegnante. Durante gli anni della maturità, si trasferisce a Milano e frequenta circoli letterari che fanno capo alla rivista Corrente. Nel 1941 viene pubblicato il suo primo libro, Frontiera, ma è del suo terzo volume che vogliamo parlarvi, Gli strumenti umani, opera che segna in Italia il definitivo superamento della corrente ermetica e l’apertura verso un modo di scrittura sospeso ed errante, continuamente forato dai disvelamenti, epifanie, segreti ed ombre.  Una poesia fatta di bisbiglii, voci e vibrazioni, dove la tradizione viene conservata e rielaborata per aprire la strada alla sperimentazione degli anni successivi.

Laborintus, Edoardo Sanguineti

Tra i più noti nomi del gruppo ’63, Edoardo Sanguineti nasce a Genova nel 1930. Docente di letteratura italiana e studioso di Dante, è un critico e poeta della neoavanguardia. Le sue opere di versi sono il manifesto della sperimentazione poetica di cui parlavamo poc’anzi, mostrando la disgregazione del linguaggio e del senso. Come la prima, Laborintus, del 1956, raccolta audace ed estrema, che rivela già la vocazione profonda di quello che Romano Luperini definisce “l’ultimo intellettuale del Novecento”.  

La Terra Santa, Alda Merini

Nata nel 1931, il 21 marzo, in primavera, come fa notare in una delle sue poesie più celebri: Alda Merini è milanese doc, ed è proprio nel capoluogo lombardo che cresce e studia, appassionandosi fin da subito alla poesia. Esordisce infatti all’età di 15 anni, grazie ad un’insegnante delle medie che ne scova e ne apprezza il talento. La raccolta La Terra Santa (Scheiwiller), del 1979, la rivela come grande autrice e segna l’inizio del suo successo, con un’opera che racconta l’esperienza vissuta in ospedale psichiatrico. In questo volume, la scrittrice utilizza la vicenda dell’esodo del popolo ebraico in Terra Santa come metafora del periodo trascorso in manicomio, tracciandolo con toni esasperati, e ossessivi che restituiscono una sensazione di tormento e claustrofobia. Con La Terra Santa, Alda Merini vince nel 1993 il Premio Librex Montale.   poeti italiani novecento

Cento quartine e altre storie d’amore, Patrizia Valduga

Poetessa e traduttrice, Patrizia Valduga nasce a Castelfranco Veneto nel 1953. Studia medicina, ma cambia percorso per intraprendere gli studi letterari. Vive a Milano e si dedica allo studio di Mallarmé, Valery, Donne, Molière, Céline, Cocteau e Shakespeare. Intanto si afferma come autrice, attratta da una poesia che molto ha a che fare con il teatro: la sua raccolta Cento quartine e altre storie d’amore è del 1997 e ospita cento quartine che raccontano, senza censure, quello che succede fra un uomo e una donna nel “tempo reale” di un incontro d’amore. Nel finale, mille versi per raccontare la metamorfosi di una sopraffazione erotica in un’esperienza o visione iniziatica: due storie diversissime e complementari, racchiuse entrambe nello spazio di una sola notte.

C'è sempre un motivo per cui si parte per un viaggio.


DANIELA COLLU, 'VOLEVO SOLO CAMMINARE' (A. Vallardi, pp. 176 - 14,90 euro). C'è sempre un motivo per cui si parte per un viaggio. Ancora di più, forse, se si sceglie di farlo da soli, a piedi, sul Cammino di Santiago di Compostela. ''Io - racconta all'ANSA Daniela Collu - avevo 15 giorni 'liberati' da un lavoro che avevo rifiutato. Quel tempo volevo riempirlo di qualcosa che avesse senso. Non solo una vacanza, ma un'esperienza''. In tutto 370 chilometri in 11 giorni, sui passi dei pellegrini che nel Medioevo erano diretti dalla tomba dell'Apostolo Giacomo il Maggiore (sulle strade francesi e spagnole oggi Patrimonio Unesco), con uno zaino di sette chili sulle spalle, che ora la Collu, classe 1982, conduttrice televisiva, speaker radiofonica e autrice del blog Stazitta, racconta in ''Volevo solo camminare'', divertente vademecum-diario di bordo personale, edito da A. Vallardi.
''Non sono una super sportiva, ne' avevo motivazioni religiose a spingermi'', racconta lei, atea patentata, natura-resistente, camminatrice poco convinta e, per chi lo sospettasse, neanche in crisi sentimentale. '''Non fa per me, come mi salta in mente?', me lo sono ripetuta mille volte prima di partire - ammette - Fino a che ho trovato una motivazione più semplice di quanto si possa pensare: lo faccio semplicemente perché ho le gambe. Sono partita pensando che non ce l'avrei fatta. Ma mi sono lanciata e ho fatto bene''. Ecco allora che il libro raccoglie, con grande ironia, il ''suo'' Cammino di Santiago, scelto, riflette, ''forse un po' per vigliaccheria: non avendo mai sperimentato un'esperienza del genere è un percorso molto ben segnalato e organizzato''. Primo passo, il bagaglio. Indispensabili per la ''sopravvivenza'' di piedi, ginocchia e schiena, alcune piccole accortezze, dalle scarpe giuste allo zaino tattico. ''Per questioni di tempo io ho percorso 'solo' un pezzo del cammino francese, da Leon da Santiago di Compostela - prosegue l'autrice - Non si prenota niente. Sai da dove parti e sai dove arrivi.
Tutto quello che c'è in mezzo è una sorpresa, nel bene e nel male. Basta concentrarsi sul proprio corpo, puntare sul proprio coraggio, aggiungere un pizzico di incoscienza e scopri, ad esempio, di avere una piccola parte avventurosa, anche se sei nata e cresciuta a Roma. Quando viaggi da solo, poi, sei davvero tu il metro della tua esperienza. Non hai ritmi, esigenze o umori altrui cui adattarti''. Sul cammino si recupera il ritmo, il senso della distanza, il passo giusto, e si respira a pieni polmoni, fino a sentire un vento nuovo dentro. Soprattutto si incontrano persone e storie che diventano importanti almeno quanto la freccia che ti accompagna al traguardo. Come Domenico e Vittorio, catanesi di 70 e 76 anni, uno cieco e l'altro sua guida da sempre. O Falk, che sul cammino di Santiago ha incontrato la futura madre di suo figlio; Leon e Luigi, diventati inseparabili; Simone che ha ''il dono della socialità'' e arriva sempre con il rimedio giusto a ogni problema. ''Siamo stati gli uni per gli altri compagni silenziosi e rumorosissimi - racconta la Collu - Siamo stati fidanzati e amici quando quelli erano troppo lontani, siamo stati famiglia quando bisognava farsi carico della stanchezza e del dolore fisico. Questi ragazzi sono stati per me il motivo e il motore dell'arrivo a Santiago. Oggi - prosegue la Collu - ho il camminare come linguaggio. Non ragiono più in tempo, ma in distanze: 'quanto ci vuole per arrivare? Sono solo cinque chilometri '. Ed è come se ogni viaggio si adattasse a me.
Accetterei anche di andare a dormire per venti giorni nella foresta amazzonica. Soprattutto - conclude - sto cercando di capire quando avrò tempo per gli altri 500 chilometri del Cammino che mi mancano''. (ANSA)

segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone Turismo Culturale

L'Italia misteriosa in un Atlante Dalla Porta Magica a Roma alla montagna degli Ufo in Val di Susa

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 FRANCESCO BONGIORNI E MASSIMO POLIDORO, ATLANTE DEI LUOGHI MISTERIOSI D'ITALIA (BOMPIANI, PP 157, EURO 25,00). Luoghi insoliti, misteriosi, sorprendenti come la "salita in discesa" di Martina Franca, la Cattedrale vegetale ai piedi del Monte Arera, la Porta magica di Roma e Musinè (il Monte dell'Asino) verso la Val di Susa, considerato la montagna degli Ufo. Località magiche, enigmatiche, magari a due passi da casa nostra, di cui in tanti casi ignoriamo l'esistenza, tutte da scoprire e che aprono alla meraviglia delle narrazioni che le accompagnano. A spingerci verso questo viaggio inedito è l'"Atlante dei luoghi misteriosi d'Italia" di Massimo Polidoro, scrittore e divulgatore, presenza fissa a 'Superquark', con le illustrazioni di Francesco Bongiorni. Il volume, pubblicato da Bompiani, arriva nelle nostre librerie il 31 ottobre. Andando a scovare dimore impossibili, oggetti stravaganti, castelli, isole, musei, strani personaggi e animali come il tatzelwurm, una specie di rettile delle Alpi, si trovano storie di ogni tipo. "Alcune vere e verificabili; altre verosimili; altre ancora del tutto false, ma credute vere per tanto tempo e dunque doppiamente affascinanti" spiega Polidoro.
    Dall'Italia Nord-Occidentale a quella Insulare, dalla Valle d'Aosta alla Sardegna, il volume, accompagnato da illustrazioni tra pittura e fumetti, ci porta in una via anonima, senza sbocco, che si trova percorrendo la statale 172 da Taranto a Martina Franca. Qui al chilometro 59, in località Ormini, svoltando a destra ci si trova in una strada in discesa dove la forza di gravità sembra non funzionare più, per cui un auto in folle sale verso l'alto. La stessa cosa accade anche lanciando una palla o un sasso che invece di scendere risalgono la pendenza. Le ipotesi sono tante e c'è chi parla addirittura di una base extraterrestre nascosta nel sottosuolo. Quello che è certo, fa notare l'autore, è che "non si tratta di un fenomeno magnetico".
    Ci sono voluti 1.800 pali di abete, 600 rami di castagno, 6000 metri di rami di nocciolo, uniti da legno flessibile, picchetti, chiodi e corde intrecciate per costruire la Cattedrale vegetale che sorge in provincia di Bergamo, ai piedi del monte Arera.
    "Gioco coi rami" diceva il suo autore, l'artista Giuliano Mauri, morto nel 2009, che ha costruito con i rami, ricorda Polidoro, "palazzi da fiaba, ponti profumati ed edifici vegetali. Opere stupefacenti, integrate nel ciclo naturale e, di conseguenza, destinate a scomparire". Restando in Lombardia, ecco Consonno, la Las Vegas fantasma della Brianza. E a Milano, "che ci fa - si chiede l'autore del libro - nella rinascimentale Cappella Portinari, collegata alla Basilica di Sant'Eustorgio, il blasfemo dipinto di una Madonna con le corna?".
    Il Piemonte ci regala la Sacra di San Michele, sul monte Pirchiriano, a 962 metri d'altitudine, un eremo la cui origine è avvolta nel mistero, che servì come modello a Umberto Eco per l'ambientazione de 'Il nome della rosa'. E poi via alla scoperta del cavallo d'oro nel sottosuolo di Novara, dell'antro della Sibilla Cumana in Campania della quale Trimalcione raccontava: "a certi maschietti che le chiedevano 'Sibilla , che vuoi?' lei rispondeva: 'Morire, voglio'". Leggenda vuole che ogni cinque anni, il 21 giugno, torni a farsi sentire al Castello di Montebello di Torriana, in provincia di Rimini, il fantasma di Azzurrina, una bambina albina scomparsa appunto il 21 giugno del 1375. Una leggenda di cui non ci sono tracce, ne riferimenti bibliografici fino al 1989, "quando il castello venne aperto al pubblico a pagamento", sottolinea l'autore del libro. E c'è un fantasma, ma questa volta di una volpe, anche nel Castello di Strozzavolpe nei pressi di Luco, nel comune di Poggibonsi. In questo "Grand Tour dell'Italia più insolita e nascosta, accessibile a tutti e capace di regalare momenti di meraviglia, sorpresa, sconcerto e divertimento" ci sono palazzi maledetti come Ca' Dario a Venezia, sepolcri leggendari come quello dei re Magi a Milano o di Dracula a Napoli. E che dire della leggenda di Re Artù che, a sorpresa, ha lasciato il suo segno a Chiusdino, in provincia di Siena, dove è conservata una spada conficcata nella roccia forse appartenuta a Galvano, uno dei cavalieri della Tavola Rotonda.

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LetterAltura viaggia sull'acqua e sale in battello

Presentata nei giorni scorsi, la XII edizione di LetterAltura, festival della letteratura di montagna, viaggi e avventura spiegherà le vele dal 27 al 30 settembre. "Racconti sull'acqua e viaggi in battello" il tema scelto quest'anno, prove di galleggiamento in mari sempre più difficili per le associazioni di promozione culturale. Grazie però alle numerose collaborazioni con enti e associazioni, LetterAltura è riuscita a costruire un programma corposo che agli incontri con gli autori abbina mostre, visite ed esperienze sul territorio, appuntamenti riservati ai bambini, proiezioni e da quest'anno anche un concorso letterario aperto a tutti sul tema Viaggi in battello (informazioni e dettagli del programma su www.associazioneletteraltura.com). 

Cuore pulsante del festival letterario, sarà il Maggiore: sede degli incontri, dei punti di accoglienza e, nel foyer, la libreria gestita da Libraccio, l'edicola con pubblicazione sulla montagna e gli stand dei partner e degli sponsor tra cui: il Parco della Val Grande, il CAI, il CNR ISE, Amnesty International. 

Giovedì 27 settembre con l'inaugurazione delle mostre nel foyer, salpa il Festival (ore 17). Seguiranno il momento dei saluti (ore 17.30), la musica de Il Bandino (ore 18), il brindisi di augurio sul terrazzo del Cem (ore 19).

Il fotografo Ignacio Maria Coccia e il giornalista Matteo Tacconi, sono gli autori de reportage dedicato all'Adriatico "Mare corto", allestito in forma di mostra fino a sabato 28. I due (ore 20.30) incontreranno il pubblico attraverso una conversazione condotta da Roberto Spagnoli. A seguire le proiezioni di due film dal repertorio di Corto e Fieno, il Festival del Cinema Rurale del Lago d’Orta, due film che documentano due diverse situazioni umane, in luoghi sulla Terra dove l’acqua è poca. 

Venerdì 28 giornata intensa. mattinata dedicata ai più giovani con laboratori e proposte di Cnr, Casa del lago e Cooperativa pescatori. Alle 14.30 nel foyer, il pianoforte di Alessio Lucchini che eseguirà temi barocchi e rinascimentali ispirati all'acqua. Riroveremo il maestro anche in apertura delle giornate di sabato e domenica. 

Alle 15 lo storico Leonardo Parachini parlerà delle rogge che son dal medioevo caratterizzavano i borghi di Intra e Pllanza, mentre alle 16 aprirà la mostra proposta da Fins terrae di opere ispirate al mondo liquido. Alle 17 il festival si sposta a Palazzo Flaim con l'incontro promosso dall'ordine degli Architetti "Open cities" con Alessandro Scandurra, uno degli architetti italiani di nuova generazione più interessanti. Seguirà, alle 18.30 nel foyer del Maggiore, l'apertura della mostra dedicata ai suoi progetti. 

L'idrovia da Venezia a Locarno è il filo conduttore dell'incontro (ore 19) con l'architetto Elisabetta Bianchessi; mentre a Villa Giulia apre la mostra realizzata da Fotoclub e Navigazione su "Battelli e Acque". Sempre a Villa Giulia, alle 21, di scena l'attrice ticinese Stefania Mariani con "Endurance. Storia di un viaggio straordinario", narrazione dedicata all'esploratore polare Ernest Shackleton. 

E arriva la giornata di sabato 29, che si apre alle 9.30 nel foyer del teatro con l'incontro curato dai ricercatori dell'Ise Cnr dedicato a "Il mondo segreto dei laghi alpini"; alle 10.30 lo studioso Paolo Dolcini presenterà "La Vega brilla ancora a Nord-Est", pubblicazione dedicata all'epopea del "passaggio a nord est". Alle 12, uno degli eventi centrali del Festival, l'incontro con lo storico Alessandro Barbero su la battaglia di Lepanto (prenotazione obbligatori, ingresso gratuito); sono invece i torrenti alpini i protagonisti del libro inchiesta di Elisa Corazzini "Radici liquide", che sarà presentato alle ore 15; alle 16 Emanuele Bompan e Marirosa Iannelli, autori di "Water grabbing" parleranno de le guerre per l'acqua.Hans Tuzzi, autore de "Il vento dell'oceano" incontrerà il pubblico alle 17 per parlare del suo giallo ambientato su un transatlantico. La poesia di Fabio Pusterla di scena alle ore 18, mentere alle ore 21 nella sala teatrale arriva il teologo e filosofo Vito Mancuso, a parlare del messaggio spirituale dell'acqua. 

E arriva domenica 30, ultima giornata per questa ediozne 2018 di LetterAltura, ad aprire gli incontri con gli autori sarà, alle 10 nel foyer "Rais. La solitudine della libertà", il libro di Simone Perotti che racconta l’incredibile vicenda di un pirata del Mediterraneo, Dragut Rais, kapudan pascià di tutta la flotta ottomana. Alle 11 l'incontro è con Cristina Cattaneo; l’anatomopatologa più nota in Italia parla del triste compito di restituire un'identità agli annegati nel Mediterraneo. Esperienza che riporta nel libro "Diritti annegati". Si cambia scenario alle ore 12, quando il giornalista Enrico Martinet intervisterà le guide valdostane Marco Camandona e François Cazzanelli, alpinisti reduci da una serie di scalate sulle cime e i ghiacciai immacolati dell’Himalaya. Alle 14.30 il festival si sposta a Villa Giulia, per l'incontro con Annalisa Porporato e Franco Voglino gli autori del libro "Passeggiate in battello. Nord  Italia, Savoia e Svizzera". Sempre a Villa Giulia, alle 15.30 "Filosofia e acqua" con Fracesca Rigotti, mentre alle 16.30 reading di e con Antonio Pascale "Il viaggio del Sapiens". 

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A Fumane festival del Libro di Viaggio

VERONA - Arriva, dall'8 al 10/6, il primo Festival interamente dedicato al libro di viaggio e di avventura, anzi al viaggio "in quanto" avventura, scoperta, scambio, conoscenza. Si intitola "Sullestrade" e nasce grazie all'iniziativa è di un ex libraio, Giorgio Chiavegato che ha realizzato il suo sogno grazie al sindaco di un piccolo Comune della Valpolicella, Fumane (a 18 km da Verona) che gli ha aperto le porte e offerto ospitalità. In tutto tre giorni di incontri di tanti scrittori ospiti. E poi conferenze su Conrad e Simenon (il mistero dell'africa nera), un concerto di musica portoghese, Laboratori per piccoli viaggiatori, mostre fotografiche, mostre mercato di libri di viaggio. Non manca uno spazio interamente autogestito dai giovani del selfpublishing, ovvero di chi ormai al di fuori dei circuiti tradizionali investe nell'autopubblicazione. Programma e dettagli sulla pagina FB sullestrade o sul sito www.sullestrade.it.

Giornata del libro, 10 case vacanza e una libreria per celebrarla

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Leggere è un po’ come viaggiare. A pensarci bene infatti un libro ha il potere di creare legami, allargare gli orizzonti, far scoprire mondi lontani e superare confini geografici e mentali. E il tutto senza prendere aerei, treni, macchine o navi, ma comodamente seduti nel salotto di casa. Ma se il salotto di casa non fosse il nostro?
Per i viaggiatori che sono anche inguaribili lettori e che non partono senza un buon libro in valigia Airbnb ha selezionato, in occasione della Giornata Mondiale del Libro del 23 aprile, 10 case con librerie bellissime in tutto il mondo per una vacanza dedicata esclusivamente (o quasi) alla lettura e al relax.
Villa Maraviglia, Milano - Tra Brera e il Castello Sforzesco, al primo piano di un palazzo storico della vecchia, questo appartamento è un rifugio di fine ‘800. Con la sua terrazza fiorita è un rifugio calmo e luminoso dove godersi una buona lettura.
Ttekceba Retreat, Australia - Un posto magico arredato con cura dal proprietario con mobili e opere d’arte collezionate nei suoi viaggi intorno al mondo. Qui trova spazio la libreria con vista su un giardino lussureggiante, un rifugio nel verde dove rilassarsi circondati da arte, letteratura e natura.
Home in Kaunas, Lituania - Una casa in legno di inizio ‘900 ospita, nel sottotetto, una confortevole mansarda dove rifugiarsi con un buon libro inebriati dal profumo e dal calore del legno.
Love & Life Bem, Budapest, Ungheria - Un appartamento di classe affacciato sul Danubio con vista panoramica su Budapest. Dalle ampie finestre la luce naturale filtra nel salotto creando l’atmosfera perfetta per immergersi nella lettura.
Quiet Private Retreat in Palo Alto, California - Letteralmente ogni parete della zona notte di questo appartamento in California è tappezzata di libri. Una vera chicca per i più romantici è la piccola nicchia rialzata con divano, accanto alla finestra, dove appollaiarsi per leggere e rilassarsi.
Under the roofs of Warsaw, Polonia - Sotto i tetti di Varsavia, al quarto piano di un palazzo nel cuore della città c’è la mansarda di Anna. Se nella sua libreria non doveste trovare quello che trovate, a soli 5 minuti a piedi si raggiunge l’antico e bellissimo edificio che ospita la libreria dell’Università di Varsavia. Un must see!
42 Terrace Guest House, Missouri - La piccola villetta verde di Susan e Julian è pronta ad accogliervi a Kansas City. Una dimora calda e intima che i proprietari hanno ristrutturato con amore e pazienza per conservarne il fascino storico. Ne è una testimonianza l’antica libreria in legno a muro.
Villa Flavia, Italia - Sogni d’oro e ricchi di fantasia aspettano gli ospiti di Villa Flavia, in Umbria. Qui le pareti della camera da letto padronale sono totalmente coperte da una libreria in legno a muro dove trovare libri per davvero tutti i gusti!
Exquisito Apartamento, Spagna - Più minimalista, questa casa Airbnb Plus a Barcellona sfrutta la libreria come elemento d’arredo della zona giorno. I libri sono in questo caso il tocco di colore che mancava in una casa dove domina il bianco.
Fab View in the Center of Athens, Grecia - Uno scorcio del soggiorno della casa di Ira ad Atene, con angolo-studio per concentrarsi e perdersi tra le pagine della sua nutrita libreria.
E se invece di rifugiarvi in una casa con libreria poteste vivere sopra una libreria e prenderla in gestione per tutta la durata del vostro soggiorno?! E’ possibile! Succede in Scozia, con The Open Book una curiosa iniziativa dove gli ospiti che prenotano il soggiorno possono lavorare nella libreria sottostante.
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Al via IV edizione 'Torino che legge' Dal 16 aprile. Pinto 'nel dna della città c'è il libro'


TORINO - Una ventina di giorni prima del Salone del Libro, Torino darà il via ad un altro evento importante per la promozione della lettura, la quarta edizione di 'Torino che legge', dal 16 al 23 aprile, formula che vede lavorare insieme tutto il mondo del libro, dal Forum del Libro alle librerie, alle Biblioteche civiche, dalle Circoscrizioni al Comune, alla Fondazione per la Cultura.
    A presentare il programma, 300 incontri che coinvolgono 78 scuole e laboratori, 31 biblioteche, 27 librerie e 73 associazioni, sono stati oggi, all'Urban Center, di fronte al Municipio, Rocco Pinto, infaticabile fondatore del Forum del Libro e l'assessora alla Cultura del Comune di Torino, Francesca Leon. "Nel dna di questa città c'è il libro - ha detto Pinto - in questa piazza nel 1861 c'erano tre librerie e oggi Torino è la città con più librerie indipendenti". Leon ha annunciato che entro ottobre verrà firmato il Patto per la Lettura, con tutti i tanti soggetti che in città si occupano di libri, compreso il Salone del Libro".(ANSA).

Al Salone del Libro Lingotto Torino torna Superfestival

Torna al Salone del Libro di Torino, nel 2018, il Superfestival, format ideato insieme alla Grande Invasione di Ivrea con l'obiettivo di raccogliere per la prima volta in un'unica casa i principali festival italiani. Le iscrizioni sono aperte.
    Quest'anno la manifestazione ha stretto una partnership anche con ItaliaFestival, organismo in seno all'Agis che riunisce 30 dei maggiori festival italiani. Un nuovo patto di collaborazione che verrà presentato in un incontro pubblico, il 30 ottobre, al Teatro Squarzina di Roma.
    Alla sua prima edizione, il Superfestival ha raccolto al Lingotto 80 festival culturali provenienti da 18 regioni italiane; ha ospitato la premiazione del riconoscimento europeo Effe Label; e ha animato i giorni del Salone con 40 incontri con autori di fama internazionale come Richard Ford, Jonathan Lethem, Jan Brokken, Alessandro Baricco, Chris Bachelder, Paolo Rumiz e tantissimi altri.(ANSA).
   
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Salone del Libro di Torino 30° SALONE: I NUMERI, I TEMI, LE SEZIONI

«L’immagine dell’edizione numero trenta è un libro che scavalca un muro: non è, chiaramente, di questi tempi, un'immagine neutrale. Non è un'immagine oleografica, perché la cultura - per chi la intende come la intendiamo noi - non è un oggetto da mettere in vetrina ma una forza viva, trasformativa, che modifica il paesaggio circostante, che qualche volta cambia addirittura le carte in tavola, o le regole del gioco, che non ti lascia come ti aveva preso, che ti consente di fare esperienza».

È con queste parole che il direttore editoriale Nicola Lagioia battezza il suo primo Salone Internazionale del Libro di Torinol’edizione numero trenta della manifestazione che dal 18 al 22 maggio 2017 celebra il prestigioso traguardo “anagrafico” scavalcando il perimetro della tradizionale e sempre vasta offerta editoriale per sconfinare in una programmazione culturale a tutto tondo che caratterizzerà per cinque giorni l’intero territorio cittadino.

I numeri del 30° Salone
I numeri offrono la prima panoramica di ciò che avverrà nei 45 mila metri quadri di superficie espositiva dei padiglioni del Lingotto Fiere: circa 11 mila i metri quadri commerciali (il 10% in più dello scorso anno) allo stato attuale occupati da 424 titolari di stand (nel 2016 erano 338), a cui si sommano i 9 stand dei progetti speciali. Complessivamente il trentesimo Salone del Libro propone ad oggi 1.060 case editrici, dando vita a un programma che conta circa 1.200 appuntamenti disseminati nelle 30 sale a disposizione del pubblico, che vanno dai 600 postidella più grande, la Sala Gialla, ai 20 dei laboratori didattici.
Il totale delle case editrici è rappresentato dalle 390 con stand proprio, da altri 360 editori italiani e stranieri ospitati da stand di colleghi, dalle presenze di 10 fra case discografiche ed editori musicali accolti nell’area ad essi dedicata e da quelle inserite nei 12 spazi regionali di Piemonte, Toscana (regione ospite), Basilicata, Calabria, Friuli, Lazio, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria e Valle d’Aosta, oltre all’area di Matera 2019, e nei tre stand internazionali di CinaRomania e Marocco, che insieme accolgono all’incirca ulteriori 300 realtà editoriali dei loro territori.

Le sezioni tematiche
Ispirato nelle sue sezioni tematiche dal filo conduttore “Oltre il confine”, come recita il titolo di quest’anno, magistralmente illustrato da Gipi nell'immagine guida, il programma intessuto per l’edizione 2017 da Nicola Lagioia con i quattordici consulenti del Salone e lo staff della Fondazione per il Libro, si apre verso nuove dimensioni sia in termini di contenuti, sia dal punto di vista degli spazi fisici e degli orari, caratterizzando in tal senso la consueta passerella di grandi autori e protagonisti della scena culturale italiana e internazionale.
Varcando la soglia del trentesimo Salone del Libro di Torino sarà il pubblico stesso ad essere condotto “oltre il confine”: per scoprire il volto autentico degli Stati Uniti con la sezione “Another side of America”; per incontrare donne che stanno cambiando il mondo, protagoniste di “Solo noi stesse”; per lasciarsi sorprendere dai reading di“Festa Mobile”; per affacciarsi sul futuro con gli appuntamenti de “L’età ibrida”; per conoscere l’Italia che risorge dal terremoto, ospite della programmazione “Il futuro non crolla”; per riconsiderare il vero valore del cibo e dell’alimentazione negli spazi di “Gastronomica”; per imbattersi nell’arte e nell’illustrazione di grandi maestri con “Match. Letteratura vs Arte”; per confrontarsi con la letteratura di frontiera dei “Romanzi Impossibili”; per trovare settantuno festival culturali italiani riuniti nel “Superfestival”; per farsi trasportare dalle sonorità dello spazio“Music’n’Books”; per assaporare la quiete autentica entrando dentro “L’isola del silenzio”; per far crescere i propri figli e nipoti con un libro in mano grazie al “Bookstock Village”; per superare i confini della fantasia con le iniziative per Tolkien e King. Ma ancora, per udire le mille lingue della letteratura mondiale, per celebrare grandi personaggi ed eventi del passato di cui ricorrono gli anniversari, per fermarsi ad ascoltare l’autore più amato, per approfondire gli argomenti di chi ha fatto dell’editoria il proprio mestiere.
E poi, per vivere l’evento al di là dei padiglioni del Lingotto e dei suoi orari di apertura, perché il Salone si dilata popolando l’intero territorio cittadino con un fitta serie di incontri, concerti, reading, esibizioni, feste ecc. per animare ogni giorno e fino a tarda sera le location più suggestive del capoluogo subalpino. È il programma delSalone Off, che mai come quest’anno, in cui il Salone chiude i battenti alle ore 20, diventa un elemento integrante del programma della manifestazione, invadendo Torino ed espandendosi in altre 15 località del territorio provinciale e regionale. Oltre 150 luoghi coinvolti nei modi più disparati: alcune sono location insolite, come quelle occupate dal programma esterno di “Festa Mobile” (fra i tanti, la mongolfiera di Borgo Dora o ilSommergibile Andrea Provana al Parco del Valentino), oppure vere e proprie sedi distaccate del Salone come l’area dell’Ex-Incet per i concerti serali. Fra gli eventi fuori sede anche le “Narrazioni Jazz” organizzate con la Città di Torino, il cui concerto della serata di mercoledì 17 maggio all’Auditorium del Lingotto inaugurerà il Salone con“Jass. Ovvero quando il jazz parlava siciliano” (accesso gratuito con possibilità di prenotare il ticket a 5 euro).
L’Ibf - International Book Forum, l’area professionale per la compravendita dei diritti editoriali, occuperà quest’anno le sale del Museo Carpano di Eataly dove i 370 gli operatori dell’editoria ad oggi iscritti - di cui 128 stranieri da 29 Paesi, daranno vita a contrattazioni e appuntamenti commerciali. Ad essi si aggiunge la presenza di40 realtà italiane e internazionali del comparto dell’audiovisivo di Book to Screen, sezione che Ibf dedica alleproduzione televisive, cinematografiche e new media, con alcuni dei marchi più importanti del settore a livello mondiale.

I consulenti per le sezioni del Salone

Andrea Bajani, consulente per Romanzi Impossibili; Giulia Blasi, consulente per i workshop sulla scrittura digitale; Ilide Carmignani, consulente per il ciclo L’AutoreInvisibile; Giuseppe Culicchia, consulente per Festa Mobile; GiorgioGianotto, consulente per L’età ibrida e Prospettive digitali; Alessandro Grazioli, supporto al coordinamento editoriale e di comunicazione; Alessandro Leogrande, consulente per la parte relativa agli anniversari; Loredana Lipperini, consulente per le due feste per J.R.R. Tolkien e Stephen King, per l’approfondimento Il futuro non crolla e per Solo noi stesse insieme a Valeria Parrella; Valeria Parrella, consulente per Solo noi stesse insieme a Loredana Lipperini; Vincenzo Trione, consulente per Match, arte vs letteratura; Fabio Geda ed Eros Miari, consulenti per il programma bambini e ragazzi del Bookstock Village; Mattia Carratello e Rebecca Servadio, consulenti per il progetto IBF-International Book Forum.
salonedelibro.it

segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone