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Specchio di una cultura rurale, da sempre gli spaventapasseri hanno colpito l’immaginazione collettiva. Un singolare museo nel Trentino

Fin da quando ha appreso l’arte di coltivare la terra, l’uomo s’è posto il problema di come preservare sementi e raccolti dall’ingordigia degli uccelli granivori. Risale così alle epoche più remote l’uso di porre a guardia dei campi quei fantocci che, pur nella varietà delle forme e dei materiali usati, sostanzialmente sono rimasti uguali a sé stessi fino ai nostri giorni.
 
 
Presenze inquietanti o ironiche, severe o bonarie, a volte clownesche, gli spaventapasseri hanno rappresentato da sempre un elemento immancabile del paesaggio agreste, nel quale spiccano quasi totem di chissà quale culto ancestrale. Esprimendo, di volta in volta, la fantasia, l’estro, gli umori di chi li ha costruiti, non si sa con quanta speranza di ottenere un risultato reale.
 
Già, perché viene da chiedersi: assolvono veramente questi simulacri alla funzione per cui son nati? La loro fortuna millenaria starebbe a confermarlo. E tuttavia tocca anche vedere passeracei pascolare spavaldamente in certi orti e frutteti: per essi, l’innocuo spauracchio di turno sembra divenuto – ironia della sorte – più che altro un segnale di sicuro banchetto!
 
Ma il contadino cosa non sopporta; e più o meno di buon grado, finisce sempre per perdonare questo suo alter ego di più basse condizioni, compagno affezionato che gli attenua la solitudine campestre. Quando non si ostini, invece, a difendere il proprio raccolto ricorrendo a deterrenti più efficaci, si tratti pure di banali sacchi di plastica che in nulla ricordano il buon
vecchio fantoccio di una volta.
 
Insomma non toccateci gli spaventapasseri, testimoni muti e immobili dell’avvicendarsi delle stagioni e delle fatiche umane, specchio delle nostre tradizioni più tenaci; per non parlare del posto di rilievo che occupano anche nella letteratura, specie quella favolistica!
Tutto però ci si sarebbe aspettato tranne che questi effimeri surrogati dell’uomo, esposti alle intemperie e destinati ad essere sostituiti col tempo, diventassero oggetto di un originale museo – “La Casa degli Spaventapasseri” – sorto nel 2006 a Marter (frazione di Roncegno Terme, in provincia di Trento): una sessantina di esemplari esposti nei suggestivi locali di un ex mulino.
 
Artefice dell’iniziativa è il reporter e giornalista Flavio Faganello, il più noto e sensibile fotografo trentino, che per oltre vent’anni ha percorso gli angoli più riposti della sua incantevole regione per fotografare gli ultimi esemplari di spaventapasseri e, in non pochi casi, recuperarne alcuni ormai in età “pensionabile”. E lo ha fatto da vero innamorato che è riuscito a cogliere, paradossalmente, l’“anima” di queste combinazioni talvolta originalissime di colori, forme, rumori, movimenti. Con immagini che, accompagnando gli esemplari in mostra, trasmettono intatto il misterioso fascino, l’afflato poetico che si sprigiona da questi umili “signori dei campi”. Guardare per credere.

di Oreste Pallotti - cittanuova.it