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Verbania punta a diventare capitale della cultura Un dossier di 60 pagine per convincere la giuria, il Piemonte spera

 

Sono racchiuse in sessanta pagine le "qualità" con cui Verbania si candida a diventare Capitale italiana della cultura. Il dossier, che è stato presentato oggi pomeriggio a Villa Taranto, sarà presto sul tavolo della giuria che entro il 21 ottobre selezionerà le dieci città finaliste, tra cui sarà scelta la Capitale della cultura 2022.
    ''E' un lavoro fatto da tutto il territorio del Verbano Cusio Ossola, in collaborazione con tutti: associazioni, mondo economico, scuole, istituzioni'', spiega il sindaco di Verbania, Silvia Marchionini. ''Il filo rosso del progetto - aggiunge l'assessore comunale alla Cultura, Riccardo Brezza - è l'acqua del lago Maggiore, che ha influenzato lo sviluppo economico e identitario del Vco, favorendo l'insediamento industriale nell'Ottocento, accompagnato dallo sviluppo dei giardini e delle ville storiche. Ma è anche il paesaggio, la natura che diede origine allo sviluppo turistico dello scorso secolo e oggi è attrattore di una nuova fruizione che unisce ambiente e cultura, storia e nuove tecnologie. In questo dossier è racchiusa una sfida che ha una sola parola d'ordine: trasformazione, un messaggio per l'intero Paese. Se Matera aveva i suoi Sassi, Verbania ha tutto il suo territorio da mostrare''.
    A sostenere la candidatura di Verbania anche la Regione Piemonte. ''Noi ci siamo, dando il nostro sostengo a una candidatura che risveglierà l'intero territorio'' dice l'assessore regionale Valeria Poggio.
    ''Qui siamo seduti su un giacimento d'oro'', conclude il vescovo Franco Giulio Brambilla parlando della cultura, delle tradizioni, delle bellezze e della forza economica del Verbano Cusio Ossola. 

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Visita guidata alla Basilica di San Gaudenzio con #visitNovara



Dalla sacrestia dei canonici allo scurolo passando attraverso le cappelle del Santissimo Sacramento, di San Giorgio, della Natività e dell’Angelo Custode. Questo e molto altro ha avuto modo di apprezzare, nel pomeriggio di oggi, il nutrito gruppo che ha preso parte alla visita guidata “I tesori della Basilica di San Gaudenzio”. Terzo di cinque appuntamenti, promossi nell’ambito di #visitNovara – iniziativa nata dalla collaborazione tra Comune e Agenzia turistica locale alla scoperta delle strutture architettoniche cittadine – il tour è stato magistralmente guidato da Sonia Martelli, docente di arte al Liceo Scientifico Carlo Alberto e membro del Consiglio di amministrazione della Fabbrica Lapidea della Basilica di San Gaudenzio. Prossimi appuntamenti, il 30 novembre “Anteprima di ExpoRisorgimento” visita al Castello a cura dell’Associazione Amici del Parco della Battaglia; 7 dicembre “La storia del Castello Visconteo Sforzesco di Novara e la Maternità di Gaetano Previati nella mostra Divisionismo” al piano terra della fortezza.

https://www.sdnovarese.it

Maraini-Rossini in scena al lago Maggiore

 © ANSA

ARONA (NOVARA) - Un Rossini stanco e invecchiato, ma sempre appassionato. Un pianoforte, inseparabile appendice del suo vivere con la musica, quasi un'amante irresistibile e travolgente. E sullo sfondo, il lento sciabordio delle onde. Così il lago Maggiore si trasforma nel Golfo di Napoli per Ma se mi toccano, spettacolo scritto da Maurizio De Giovanni per il festival Il Teatro sull'Acqua, la kermesse diretta da Dacia Maraini, che torna ''in scena'' ad Arona (NO) dal 5 al 9 settembre, con un'anteprima, martedì 4, per il nuovo romanzo della scrittrice, ''Tre donne'', con il presidente dei Librai italiani Paolo Ambrosini. In tutto, cinque giorni di spettacoli, da La scortecata di Emma Dante a La centaura della Maraini, versione itinerante lungo le mura antiche. E poi il Teatro in villa con Davide Enia in Scena dalla frontiera, dal romanzo Appunti per un naufragio. Più i ''dialoghi'' che quest'anno vedranno protagonisti Massimo Cacciari e Maria Pia Veladiano su Le parole e il sacro, il Premio Strega Giovani Lia Levi sugli ottant'anni delle Leggi razziali del '38, Alessandro Robecchi, il risorgimento siciliano di Simona Lo Iacono, le origini di Adelphi con Cristina Battocletti e ancora Daria Bignardi, Paolo Giordano e Marco Balzano. Evento clou del festival, la nuova produzione del Teatro sull'acqua, con un testo scritto appositamente per l'acqua e messo in scena senza teatro, graticci o scenografie, se non la bellezza del lago. Un evento unico al mondo, paragonabile solo all'Opéra on the Lake a Bregenz, in Austria, e al Teatro delle Marionette d'Acqua di Hanoi, in Vietnam. Quest'anno a rispondere alla chiamata è Maurizio De Giovanni, il papà del Commissario Ricciardi e dei Bastardi di Pizzofalcone, con Ma se mi toccano, spettacolo diretto da Herve Ducroux dedicato a Rossini (prove generali il 4 settembre, poi in prima nazionale dal 5 all'8). A chiamare in scena il Maestro del Guglielmo Tell è la stessa Maraini. Rossini, interpretato da Edoardo Siravo evoca la Napoli del suo San Carlo di inizio '800. Ed ecco che dal nulla, nel Porto Antico di Arona. il Teatro si materializza: la prima da allestire, improbabili impresari (Massimo Pagano), le audizioni (con le soprano Leonora Tess, Federica Pieropan, Valentina Garavaglia e Virginia Mcintyre e il baritono Daniele Piscopo), un pianista (Arduino Speranza), le arie cantate dalle donne al mercato. E poi tutta un'umanità sgangherata e ''truculenta'' fatta di pescatori, mercanti, marinai, costruttori di macchine teatrali. Il Festival, parte del progetto Le Vie d'Acqua - I Festival del Lago Maggiore, prosegue poi tra gli under 35 di The hard way to under stand each other, il Delirio Bizzarro che la coppia Carullo e Minasi ha costruito sugli incontri con pazienti di strutture psichiatriche, l'arte di strada e il Teatro à la carte di Franco Acquaviva nei ristoranti della città. Chiude nel programma Fuori Festival, domenica 23 settembre, l'incontro con Gino Strada e Shirin Ebadi, avvocato, premio Nobel per la Pace 2003 e prima donna musulmana a ottenere questo riconoscimento. 
ansa

I santuari della diocesi di Novara

Alla scoperta dei luoghi di fede, di devozione e di arte.

Guida storico/artistica che presenta i più dei cento santuari e Sacri Monti presenti nel vasto territorio della diocesi di Novara che si estende dalla pianura fino a raggiungere il Monte Rosa, comprendendo i laghi Maggiore, d’Orta e di Mergozzo. Prefazione di mons. Franco Giulio Brambilla. 

"In riva al Lago Maggiore un messaggio d'amore"... Cannobbio, Mons. Fasola e il Santuario della Santissima Pietà

Giovanni Paolo II e Mons. Fasola


GLI AMICI DEL SERVO DI DIO DI MONS. FRANCESCO FASOLA e la Parrocchia S. Antonio di Piazza Armerina hanno ORGANIZZANTO UN CONVEGNO A CANNOBIO (VB) Sabato 7 Ottobre 2017 dalle ore 9,30 presso l'Hotel il Portico dal tema ‘‘ In ascolto del Padre con il suo Servo Francesco’’. 
Un piccolo dipinto su pergamena (cm. 27,5 X 30), raffigurante Cristo in Pietà tra Maria e Giovanni evangelista, custodito  a Cannobio

Il 31 marzo 2006 nella Basilica Cattedrale di Messina l’arcivescovo Giovanni Marra aprì in forma solenne il processo diocesano per la canonizzazione del Servo di Dio Francesco Fasola, arcivescovo di Messina e archimandrita del SS. Salvatore, dal 1963 al 1977.

Ormai da diversi anni era sorto un gruppo, costituito da laici e da preti delle diocesi di Agrigento, Caltagirone e Messina, chiamato “Amici di mons. Francesco Fasola”, allo scopo di mantenere vivo il ricordo di quello che fu uno dei vescovi più significativi nella seconda metà del sec. XX.

Questo gruppo è stato il Comitato promotore dell’apertura della causa.

Brillante Relatore dell'evento di Sabato 7 Ottobre 2017 è stato  S.E. Mons. Ignazio Zambito Vescovo Emerito di Patti. Sentito e partecipato anche l'intervento di S.E. Mons. Calogero Peri Vescovo di Caltagirone. Un saluto ai  partecipanti è stato rivolto da S.E. Mons. Giovanni MORETTI Arciv. tit. di Vartana nato a Meina (NO), Diocesi di Novara, da don Bruno Medina rettore del Santuario, da don Luigi Cerutti Vicario episcopale per il settore del Clero della diocesi di Novara, da don Salvatore Gentile parroco di Maggiora e Cureggio, dal Sindaco di Maggiora (VB) Giuseppe Fasola.

Alle Ore 12:00 presso il Santuario della SS. Pietà è stata celebrata l'Eucaristica. 


Responsabili del Comitato e del Convegno sono  Ettore e Ada Paternicò. L'assistente spirituale il Sacerdote Umberto Pedi


NOTE BIOGRAFICHE (di don Mario Perotti - in vescovidisicilia.com/)

Mons. Francesco Fasola nacque a Maggiora (No) il 23 febbraio 1898 e fu battezzato il giorno successivo. Entrato in seminario, dopo la scuola elementare, ricevette il diaconato il 26 marzo 1921 e l’ordinazione sacerdotale il 26 giugno dello stesso anno. Nel 1929, dopo essere stato coadiutore a Galliate, entrava nella congregazione degli oblati dei Santi Gaudenzio e Carlo, ricoprendo incarichi diocesani, che lo hanno visto impegnato per l’Azione Cattolica.
Durante l’episcopato di mons. Ossola, svolse il ruolo di provicario generale con il compito di visitare la diocesi, rendendosi presente soprattutto dove esisteva qual- che difficoltà.
Era dotato di grande umanità, di ottimismo e di capacità comunicativa, anche con i ragazzi, che sapeva attirare con un linguaggio semplice ma coinvolgente. Il Vescovo mons. Gilla Vincenzo Gremigni acconsentì alla sua nomina a vescovo coadiutore di Agrigento. Fu consacrato a Novara il 2 maggio 1954 e raggiunse la diocesi siciliana il 20 giugno dello stesso anno. Successivamente il 22 gennaio 1961 venne trasferito come vescovo a Caltagirone; infine il 15 settembre 1963 divenne arcivescovo di Messina.
Erano gli anni del Concilio e il Vescovo Fasola con grande impegno e serietà cercò di promuovere la conoscenza del Concilio e la sua applicazione in diocesi. Il 30 luglio 1977 rinunciava alla diocesi, ritirandosi a Novara. Infine il 1 luglio 1988 entrava nella pace del Signore.

Quanto sia vivo il suo ricordo nelle diocesi che videro il suo ministero, lo si evince dal bollettino degli Amici ed anche dalle biografie che lo riguardano. Ave Gaglio è stata la prima a raccogliere le notizie biografiche, intitolando la sua opera: “Grazie, Padre”, ora più compiutamente denominata: “Mons. Francesco Fasola, un Vescovo Padre” (III edizione, Messina 1998). Ultima sua pubblicazione, edita nel febbraio 2006, è intitolata “Ricordando l’Arcivescovo Servo di Dio Mons. Francesco Fasola”. Altre quattro biografie, di cui qualcuna con discreto successo editoriale, furono pubblicate in Sicilia e a Maggiora. Ultima pubblicazione, in ordine di tempo, il profilo biografico stilato per la causa di canonizzazione, Messina 2005.

In diocesi di Novara il ricordo di Mons. Fasola rimane vivo tra i preti ed i laici che con lui hanno vissuto la stagione iniziale di ripresa dell’Azione Cattolica, dopo il periodo bellico.
In particolare ricorda con riconoscenza e devozione il Padre Francesco il senatore Oscar Luigi Scalfaro, che fu presidente dell’Azione Cattolica di Novara.
Mons. Fasola è stato un uomo che si è donato senza misura. Amava tutti perché amava Dio, con tutti sapeva stare e tutti stavano bene con lui. Coinvolgeva ed era capace, quando era necessario, di una sottile e francescana ironia; aveva acutezza di intelligenza indagatrice, ma sapeva dosare le sue intuizioni con una grande carica di amabilità e di benevolenza; sapeva ascoltare e tacere; si immedesimava nelle sofferenze altrui, era pronto a condividere e si proponeva di farlo anche se non richiesto; era delicato e attento nel non far pesare le sue croci sugli altri.
La sua umanità, appassionata e piena di calore, era nutrita dalla comunione con Cristo e dalla devozione a Maria, a cui l’aveva iniziato il venerabile don Silvio Gallotti.
Ebbe anche difficoltà e incomprensioni, soprattutto nei tempi non facili del dopo Concilio e della contestazione sessantottesca. Non ha mai barattato la verità, annunciando la parola in modo forte e chiaro, con semplicità e fermezza. Si è espresso con la voce, con gli scritti e con delle scelte concrete. Il suo stesso corpo parlava quando con le braccia aperte sembrava voler raccogliere tutti in un abbraccio.
Il suo volto solare, con un sorriso schietto e pulito, con le dita delle mani sempre in movimento, erano segni inequivocabili del suo slanciarsi verso gli altri con una pienezza dell’amore di Dio che lo riempiva. L’immagine più vera fu quella del Pastore, conosceva tutti per nome, chiedeva, anche a distanza di anni, notizie di persone che non aveva mai dimenticato. Riusciva per la sua umanità a rendere ordinario lo straordinario. Celebrava con una dignità che lo distingueva e con lui era facile l’incontro nel dialogo con Dio. La vicinanza a Dio non l’ha mai però allontanato da nessuno tra gli uomini.

Anche la Diocesi di Novara deve gioire per questa iniziativa di grazia che è cominciata a Messina. Il vescovo Mons.Corti ha scritto all’arcivescovo di Messina: “Ringrazio il Signore per questo evento di grazia. Le nostre Chiese possono affidarsi alla sua intercessione, mentre sono sospinte ad imitarne lo zelo pastorale, la grande umanità, la generosa dedizione”.
L’archivio storico diocesano ha già messo a disposizione, tramite Padre Adriano Erbetta degli Oblati dei Santi Gaudenzio e Carlo, diversi documenti autenticati che riguardano il servo di Dio (tratto da vescovidisicilia.com).

Santuario SS. Pietà Cannobio (VB)

Il Santuario della SS. Pietà di Cannobio sorge sul LAGO MAGGIORE, a tre Km. dal confine con la Svizzera.
All'inizio del 1500, là dove oggi sorge il Santuario, continuava la cortina di case e di palazzi che formavano e formano la facciata a lago dell'antico Borgo di Cannobio. In una di queste case abitava la famiglia di Tommaso Zaccheo.
Proprio nella sua casa, nell'inverno del 1522, sono avvenuti dei fatti miracolosi che hanno poi dato origine alla costruzione del Santuario.
Un piccolo dipinto su pergamena (cm. 27,5 X 30), raffigurante Cristo in Pietà tra Maria e Giovanni evangelista, custodito oggi entro una nicchia ricavata al centro dell'altare maggiore, sotto la tavola di Gaudenzio Ferrari, si trovava allora appeso alla parete della camera superiore. Nei giorni 8, 9, 10 e 28 gennaio1522 e poi nei successivi 4 e 27 febbraio, la pergamena fu vista sanguinare. Le ferite del corpo di Gesù si sono ravvivate e gocce di sangue sono scese dal quadretto sulla cassapanca che si trovava sotto. La seconda sera, 9 gennaio, una piccola costola sanguinante, proporzionata al Cristo del dipinto, è uscita dal costato ferito ed è caduta sulla tovaglia sottostante. Fu raccolta in un calice e portata in processione nella Chiesa parrocchiale, dove ancora oggi è custodita, in un prezioso reliquiario che il card. Federico Borromeo ha donato nel 1605. I panni macchiati dal sangue sono rinchiusi nell'urna posta sotto la mensa dell'altare maggiore del Santuario.
Due anni dopo il miracolo si è costituita la cosiddetta “Confraternita della Devozione” che ristrutturò le stanze superiori di casa Zaccheo, ricavandone una piccola cappella.
In questa cappella celebrò la sua penultima messa S. Carlo Borromeo e fu proprio lui a chiedere la costruzione di un grande Santuario per onorare il miracolo lì avvenuto.
Ne affidò il progetto al Tibaldi che per la realizzazione si servì di maestranze locali, dirette dai Beretta di Brissago. Dal 1575 al 1614, con il solo sostegno finanziario di borghigiani e devoti si lavorò per l'erezione della struttura, che poi lungo il 1600 fu arricchita di stucchi, affreschi e tele, fino a raggiungere lo splendore di oggi. 
La facciata del Santuario è più recente; è opera di Febo Bottini che la volle in puro granito rosa di Baveno. Fu completata nel 1908 e nobilitata da alcuni elementi di ornato: le statue del fastigio (due Angeli con i simboli della passione, lancia e spugna), ed il medaglione bronzeo ingentilito da due leggiadri putti che reggono una ghirlanda di nobilissima fattura, opera del cannobiese Luigi Branca. Nel medaglione è raffigurata, interpretandola, l'effigie miracolosa della Santa Pietà.
Di buona fattura è pure il portale ligneo con le due raffigurazioni della Pietà e della Vergine del Rosario. Molto bello è il tiburio, gemello di Madonna di Ponte a Brissago e di Madonna di Campagna, a Pallanza.

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Una poesia per Mons. Fasola e sull'evento di Cannobbio

In riva al lago Maggiore

un messaggio d'amore..

porta la storia d'un Padre

con l'affetto di madre

Nacque a Maggiora

e non vedeva l'ora

d'esser a Dio consacrato

un sogno tanto amato

realizzato

fino ad esserne consumato

dal Piemonte partito

la Sicilia come mito

tutti amava

e sognava

partecipe dell'altrui dolore

con la speranza nel cuore

una Chiesa

con la mano tesa

a portar misericordia nuova

e superar la prova

un canto trova

accende un barlume

come un lume

bagliore nelle sere

alla ricerca di cose vere...


a cura di Giuseppe Serrone



11 Ottobre 2017 - Turismo Culturale








Da Novara al Monte Rosa, ecco gli itinerari del vescovo Brambilla

Quattro i percorsi suggeriti: lettera aperta ai villeggianti che sceglieranno di trascorrere le ferie in Diocesi
Il vescovo a Macugnaga: è tra gli itinerari consigliati ai turisti

NOVARA
«In queste terre troverete l’accoglienza della nostra gente, il frutto della laboriosità locale, i prodotti dell’artigianato, i capolavori della cultura e del genio italiano, la memoria di una storia gloriosa, che ha fatto da cerniera fra Piemonte e Lombardia».  

Non è il messaggio di qualche guida turistica o agenzia di promozione del territorio. A dare il benvenuto ai turisti, alla vigilia dei mesi estivi, è infatti monsignor Franco Giulio Brambilla. In un’inusuale veste di «cicerone», il vescovo di Novara scrive una lettera aperta ai villeggianti che sceglieranno di trascorrere le ferie in Diocesi. 

Nel documento non ci sono solo saluti. Monsignor Brambilla propone quattro percorsi di cultura, arte e spiritualità, che idealmente si dipanano dalla Cupola Antonelliana percorrendo un itinerario che chiama «dal riso al Rosa»: la prima direttrice è la costa d’oro del Lago Maggiore che scende da Cannobio fino ad Arona, punteggiata da tanti campeggi e strutture recettive di primario valore internazionale. La seconda «ci introduce nella corona della Val d’Ossola, che si ramifica in sette valli, diverse ed egualmente capaci di attrarre per i loro scenari montani famosissimi». La terza è la conca del lago d’Orta, con il gioiello dell’Isola san Giulio. Infine il quarto percorso è la verde Valsesia, che arriva ai piedi del Monte Rosa. Per l’accoglienza si è mosso l’Ufficio di pastorale del turismo, con agili brochure che saranno distribuite nelle parrocchie e una guida in cinque lingue per seguire la messa.  
lastampa.it