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Monasteri aperti lungo la via Emilia Concerti, laboratori e visite guidate in oltre 30 luoghi sacri

 

PARMA - Da Parma a Reggio Emilia, da Modena a Ravenna, da Forlì a Rimini il 17 e il 18 ottobre torna l'appuntamento "Monasteri aperti", un'iniziativa della Regione Emilia Romagna in collaborazione con la Conferenza Episcopale e l'associazione dei Cammini, alla scoperta di oltre 30 luoghi sacri lungo la via Emilia. Oltre alle visite con esperti d'arte in luoghi che generalmente sono chiusi al pubblico, sono previsti alcuni eventi come il trekking lungo i cammini dei pellegrini, gli incontri con i frati e le suore di clausura, i concerti di organo e i laboratori di scrittura medievale. Per partecipare alla manifestazione è necessario prenotarsi (camminiemiliaromagna.it/monasteri-aperti-2020) e rispettare tutte le norme di sicurezza anticovid. Ecco alcuni dei monasteri da scoprire e le iniziative più interessanti cui partecipare.
    A Parma è possibile visitare il complesso monastico di san Giovanni Evangelista dove i docenti universitari illustreranno la storia e i tesori artistici del luogo sacro, nato attorno all'anno Mille. Per l'occasione si potranno ammirare anche i chiostri, la biblioteca e il restauro di alcuni affreschi. Le visite dureranno 45 minuti e sabato è previsto anche un tour serale. Il 18 ottobre nella cattedrale di San Donnino di Fidenza, nel cuore della via Francigena in provincia di Parma, si potrà assistere a un concerto serale di musica medievale con l'Ensemble Oktoechos. Sarà anche l'occasione per ammirare le facciate scultoree della chiesa e di visitare il ricco museo del Duomo. Sarà aperto al pubblico il Palazzo Vescovile di Reggio Emilia con i suoi tesori artistici, gli archivi storici e i preziosi musei del Palazzo della Chiesa: l'appuntamento è nel cuore della città emiliana e, accompagnati da una guida, ci si sposterà tra Palazzo dei Canonici ed Episcopio, la Cattedrale e il museo diocesano. Sempre nel centro storico si visita la Basilica della Ghiara dove una nuova illuminazione ha reso più visibili gli splendidi interni, gli affreschi delle alte volte e alcuni capolavori di pittura che rendono magnifica la basilica, meta di pellegrinaggio. Sull'Appennino reggiano si potrà entrare nell'abbazia di Marola, dove viveva l'eremita Giovanni, consigliere di Matilde di Canossa: il monastero benedettino si trova a Carpineti, a 33 chilometri da Reggio Emilia, ed è un luogo di pace meraviglioso, tutto da scoprire. A una cinquantina di chilometri da qui verso nord si arriva a Campagnola, sulle rive del Po, dove per l'occasione verrà aperta l'abbazia della Santissima Trinità, una semplice chiesa di campagna ricca però di storia e di atmosfera.
    Nel cuore di Modena tre sono gli eventi speciali in programma nell'abbazia millenaria dei Padri Benedettini di san Pietro: una visita guidata da una storica dell'arte dell'università di Bologna, che racconterà le committenze ordinate dai frati nel Rinascimento; un concerto alle 21 in collaborazione con l'Associazione "Amici dell'Organo Johann Sebastian Bach" con il cinquecentesco strumento a canne; domenica pomeriggio un viaggio nell'arte alla scoperta dello scultore cinquecentesco Antonio Begarelli e delle sue statue lignee presenti nell'abbazia. A Nonantola, in provincia di Modena, durante la visita guidata alla basilica abbaziale di san Silvestro, fondata nel 752 da Sant'Anselmo, e al museo Benedettino e Diocesano è possibile partecipare a un laboratorio di scrittura medievale. Il corso insegna le tecniche di base del codice manoscritto medievale: la produzione della pergamena, la fabbricazione degli inchiostri, la fascicolazione dei fogli, la legatura dei fascicoli per formare il codice, la miniatura e la scrittura con inchiostro e calamo. La visita guidata di tutto il complesso è in programma sabato e domenica e dura tre ore, ma anche sabato sera si potrà partecipare a una visita guidata alle epigrafi dell'abbazia.
    Quest'anno Comacchio, in provincia di Ferrara, festeggia i 400 anni della sua patrona, santa Maria in Aula Regia: il santuario a lei dedicato si trova in una chiesa barocca che si raggiunge passando sotto un porticato di142 arcate. In provincia di Ravenna Brisighella, considerato uno dei borghi più belli d'Italia, custodisce alcuni luoghi ricchi di arte, come la Collegiata san Michele Arcangelo del 1700 e la chiesa di santa Maria degli Angeli con il convento dell'Osservanza. Durante la visita si passerà sulla Via degli Asini, suggestiva strada medievale. La domenica, invece, è in programma la visita alla millenaria e affascinante Pieve del Tho con la cripta e i reperti archeologici. In provincia di Forlì verrà aperto alle visite l'eremo medievale di Montepaolo, la prima residenza di sant'Antonio da Padova quando dal Portogallo, dove nacque, arrivò in Italia nel 1221. E' un luogo sacro in cima a un colle tra i boschi, a sette chilometri da Dovadola.
    Il grande storiografo dell'arte Giorgio Vasari visse in un convento fuori Rimini, nell'abbazia di santa Maria Annunziata Nuova di Scolca, sul panoramico colle di Covignano. Qui dipinse la pala d'altare raffigurante l'Adorazione dei Magi, che si trova nel coro; sabato, dalle 10 alle 12, è possibile ammirarla in compagnia dell'abate. Sempre qui, su un colle che guarda il mare, c'è il santuario di santa Maria delle Grazie, custodito dai frati del convento che guideranno in una duplice visita alle 15.30 e alle 16.30.
    Nel centro di Rimini, invece, si entrerà nel monastero della Natività di Maria dove le Clarisse vivono in clausura, ma per l'occasione guideranno la visita. Nell'entroterra, a Santarcangelo di Romagna, si potrà entrare nel convento delle sante Caterina e Barbara accompagnati dalle suore che racconteranno come si vive in clausura. A una decina di chilometri si arriva a Villa Verucchio dove nel chiostro del convento francescano si potrà vedere il cipresso piantato da san Francesco, quando nel maggio del 1213 si fermò durante il suo cammino verso la Verna. Si potrà visitare anche il convento di santa Croce con i capolavori del Trecento riminese e, infine, a Pennabilli, piccolo borgo in cima alle colline, si potrà trascorrere una giornata tra monasteri, santuari e musei. Le tappe prevedono l'antico monastero di sant'Antonio da Padova delle monache agostiniane a ridosso delle antiche mura di cinta della Rocca dei Billi; il santuario della Madonna delle Grazie e il museo Diocesano del Montefeltro che raccoglie opere d'arte e oggetti di uso liturgico dal 400 a oggi. (ANSA).
   

Fotografia Via Emilia, andata e ritorno in foto

Lo chiamano “festival” e in effetti ha tutte le caratteristiche di una kermesse coinvolgente fatta di concerti, feste, incontri programmati e casuali, e mostre naturalmente (a decine nel circuito ufficiale, a centinaia in quello Off). Il tutto spalmato in spazi prestigiosi del centro storico, ma anche in luoghi occasionali, come case private o negozi. Reggio Emilia in questi giorni è totalmente coinvolta in questofestival che è Fotografia Europea (sedi varie, sino al 10 luglio). La manifestazione (catalogo Silvana), giunta alla sua undicesima edizione, è curata da Diane Dufour, Elio Grazioli e Walter Guadagnini, e ruota attorno al tema “La via Emilia. Strade, viaggi, confini” nella sua accezione più ampia. Vuole infatti offrirsi come riflessione che, partendo dall’antica arteria romana, intende approdare alle vie del mondo contemporaneo, ai luoghi di transito e di confine, alle nuove frontiere geografiche e sociali. 

L’indagine si collega, a trent’anni di distanza, alla storica mostra “1986. Esplorazioni sulla via Emilia”, curata da Luigi Ghirri, che segnò un ripensamento della rappresentazione del territorio, ma anche del linguaggio della fotografia e della figura dell’autore. Quella esposizione viene ora rievocata, a cura di Laura Gasparini, con una selezione di opere esposte in quella occasione di fotografi quali, oltre a Ghirri, Gabriele Basilico, Olivo Barbieri, Vittore Fossati, Guido Guidi, Mimmo Jodice. Il clima culturale dell’epoca in cui è maturato il loro lavoro di ricerca, iniziato nel 1984, sull’emergenza della scomparsa graduale del paesaggio, della forte urbanizzazione, dell’inquinamento e della cementificazione che produce la perdita di identità dei luoghi stessi e delle comunità che vi abitano, è documentato attraverso numerosi materiali storici, dal catalogo alle maquette di preparazione, ai provini a contatto. La via Emilia divenne un paradigma di esplorazioni territoriali che da quel momento non si realizzarono più attraverso la riproposizione dei luoghi più noti e diventata un’altra cosa. 

All’epoca era una delle arterie fondamentali del nord Italia, oggi è una strada quasi secondaria, scelta per spostamenti brevi, verso la quale il grande traffico ha voltato le spalle in favore della viabilità autostradale e dell’alta velocità ferroviaria. Dunque, quella che non più di qualche decennio fa era il simbolo della struggente orizzontalità e laboriosità della Pianura padana, ora pare poco più di un asse di collegamento di quella che può essere considerata una unica grande città che va da Piacenza a Rimini. Questa nuova situazione è oggetto della mostra “2016. Nuove esplorazioni”, a cura di Dufour, Grazioli e Guadagnini i quali hanno inteso prendere le mosse dalla valutazione su cosa avesse significato il progetto di Ghirri del 1986 all’interno della cultura fotografica del periodo e quale rapporto esso potesse avere con la realtà odierna. 

E siccome è una realtà in continua mutazione, richiede un linguaggio fotografico elastico e duttile che sia capace di portare a sintesi immagini provenienti dai più diversi ambiti, create con gli strumenti più differenti, composte secondo le più diverse modalità. Così che anche là dove la fotografia sembra rispondere alla sua vocazione più documen-taria, o comunque di prelievo dal reale, questa possibilità viene messa immediatamente in discussione attraverso strategie che vanno dall’intervento surreale di Alain Bublex alla narratività straniata di Antonio Rovaldi, agli assemblaggi di Lorenzo Vitturi, passando attraverso la memoria di Sebastian Stumpf, in un continuo gioco di spiazzamenti e suggestioni. Allora la via Emilia da oggetto di ripresa diventa soggetto di azione, protagonista di un viaggio sorprendente, tra realtà e immaginazione, tra documentazione e invenzione come capita con i lavori di Stefano Graziani, di Davide Tranchina o di Paolo Ventura.
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