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A Viterbo un anno di eventi per ricordare Giulia Farnese

La manifestazione si chiama "Restitutio Memoriae: il mito di Giulia" e prevede una serie eventi culturali incentrati sulla figura di Giulia Farnese, in occasione del 500 centenario della sua morte.

    Giulia Farnese, conosciuta come Giulia la bella, è stata una delle figure più importanti del rinascimento, tanto da essere descritta come la preferita da Papa Alessandro IV Borgia.
    Dopo la morte di suo marito Orsino Orsini, nel 1500 divenne la signora di Carbognano, dopo regnò per 20 anni facendo prosperare il paese.
    Ed è proprio per celebrare il legame indissolubile che ancora lega la sua figura storica al piccolo Comune della Tuscia, che sono stati ideati una serie di eventi che si svolgeranno dal 23 marzo, al 29 dicembre. La presentazione dell'iniziativa è stata fatta ieri sera nella chiesa di Santa Maria a Carbognano, in provincia di Viterbo.
    A illustrare il programma della manifestazione, il Sindaco di Carbognano Agostino Gasbarri e Tiziana Lagrimino della società ST Sinergie che ha curato l'organizzazione degli eventi.
    In sala la soprintendente per la provincia di Viterbo e per l'Etruria meridionale Margherita Eichberg, il consigliere regionale Daniele Sabatini e il presidente della Provincia Alessandro Romoli.
    "Parliamo di una serie di eventi che si svolgeranno per tutto il 2024 - ha spiegato il sindaco Gasbarri - cultura, gastronomia, e momenti di riflessione storica, tutto questo per ricordare il personaggio storico di Giulia Farnese, e rivalutare il nostro territorio e le bellezze che ci sono nelle nostre terre, anche in vista del giubileo 2025". (Fonte: ansa.it)

Bolsena tra le 10 piccole città più belle d'Europa per Forbes

VITERBO - Bolsena, borgo in provincia di Viterbo a quasi due ore da Roma, è tra le dieci piccole città più belle d'Europa, secondo la rivista internazionale Forbes.

E' l'unico comune italiano in classifica.

Il riconoscimento viene dato per il lavoro di tutela ambientale, di valorizzazione della storia e delle tradizioni, ed è un premio che viene conferito anche per aver difeso e preservato il territorio. Tra le altre cittadine compaiono: Bibury in Inghilterra, Bonifacio in Francia, Cesky Krumlov in Repubblica Ceca, Cochem in Germania, Ericeira in Portogallo, Hall in Tirol in Austria, Reine in Norvegia, Ronda in Spagna e Sibiu in Romania. "Queste dieci gemme dimostrano che piccolo può essere bello", si legge su Forbes. Bolsena, che si è distinta, quindi, per il suo patrimonio artistico, paesaggistico e culturale, si trova alle sponde dell'omonimo lago di origine vulcanica "più grande d'Europa".

"Avremo sempre Parigi. E Amsterdam, Berlino e Roma. Ma il cuore dell'Europa si trova spesso nelle sue piccole città, non solo nelle sue vivaci capitali" si legge ancora sulla rivista

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

TURISMO, ENIT AL FIANCO DEI PATRIMONI UNESCO ITALIANI PER LA MACCHINA DI SANTA ROSA ATTESI MIGLIAIA DI TURISTI DEVOTI

Enit continua a sostenere i territori italiani e i comuni che rappresentano l’impalcatura identitaria dell’Italia riconosciuta anche tra i siti Unesco.

A settembre torno con una partnership speciale con il Sodalizio dei Facchini di Santa Rosa per unire il turismo culturale con quello religioso attraverso Un evento unico che restituisce uno spaccato d’Italia da far conoscere al mondo.

La macchina è dedicata alla patrona della città di Viterbo, appunto Santa Rosa. È l'avvenimento principale dell'anno cittadino, capace di catalizzare e monopolizzare l'attenzione dell'intera città e di attirare un sempre maggiore numero di turisti.

I Facchini, vestiti nella tradizionale divisa bianca con fascia rossa alla vita (il bianco simboleggia la purezza di spirito della patrona, il rosso i cardinali che nel 1258 traslarono il suo corpo), si recano in Comune dove ricevono i saluti delle autorità cittadine, poi vanno in visita a sette chiese del centro, infine in ritiro al convento dei Cappuccini, dove il capofacchino impartisce loro le ultime indicazioni sul trasporto.

Il sole tramonta circa un'ora prima del trasporto e la città si immerge nel buio della sera (tutte le luci pubbliche e private sono rigorosamente spente), con l'improvviso sfolgorare del gigantesco campanile che squarcia le tenebre.

Verso le ore 20 i Facchini, preceduti da una banda musicale (la banda di Vejano) che intona il loro inno (intitolato Quella sera del 3), partendo dal Santuario di Santa Rosa percorrono a ritroso il tragitto della Macchina, acclamati dalla folla, fino a raggiungere la Chiesa di S. Sisto, presso Porta Romana, accanto alla "mossa". Qui viene impartita loro dal vescovo la cosiddetta benedizione in articulo mortis, che prende in considerazione eventuali incidenti e pericoli.


“Enit non si sottrae mai alla promozione capillare dei territori, cercando di dare slancio e vigore agli appuntamenti della tradizione espressione dell’Italianità e del modo di vivere nostrano. Il folklore consente di diffondere i valori e la portata dell’ecosistema turistico poliedrico della nostra Penisola. Il turismo religioso è uno dei segmenti al centro della promozione turistica e sta regalando flussi sempre crescenti” dichiara Sandro Pappalardo consigliere Enit


“Quest’anno le celebrazioni saranno ancora più coinvolgenti con la partecipazione di Enit in prima linea a sostenere la promozione nazionale e internazionale di un evento già noto a livello globale ma che grazie ad una partnership con l’Agenzia Nazionale del Turismo e le proprie sede può amplificare i confini e la conoscibilità“ commenta Massimo Mecarini presidente Sodalizio Facchini di Santa Rosa.

fonte: comunicato stampa enit

La Sagra delle Castagne 2021 si conclude domenica 17 ottobre con due importanti appuntamenti

Da non perdere anche la Sagra della Castagna a Soriano nel Cimino in provincia di Viterbo , una manifestazione Storico Rievocativa che rinnova il suo appuntamento da più di 50 anni nel mese di ottobre.

La Sagra delle Castagne 2021 si conclude domenica 17 ottobre con due importanti appuntamenti. Al mattino (ore 10.30) il Cinema Florida ospita il Premio Nazionale Vojola d’oro, che Soriano assegna a personaggi originari del paese o ad esso legati particolarmente distintisi in vari settori. Quest’anno il riconoscimento è assegnato al giornalista Antonio Agnocchetti, organizzatore del Premio Nazionale Pietro Calabrese dedicato a calcio e giornalismo sportivo, all’attore Massimo Wertmüller, ormai sorianese d’adozione, ad Alvise Clarioni, ortopedico e primario negli ospedali di Colleferro e Paletrina e medico della Nazionale italiana di beach soccer. Presenta la cerimonia Valeria Biotti, giornalista e scrittrice. Nel pomeriggio gran finale con il Corteo Storico “Soriano e i suoi Rioni”, quest’anno ridotto a circa 350 figuranti rispetto agli oltre 700 abituali ma sempre in grado di infondere nel pubblico una grande suggestione.

“Nonostante le difficoltà legate alla pandemia – afferma Antonio Tempesta, presidente dell’Ente Sagra delle Castagne – abbiamo messo su un’edizione ricca di momenti culturali e rievocativi, con punte di eccellenza come il Premio Vojola d’oro. Oltre a riprendere le nostre tradizioni, proseguiamo con decisione nella promozione turistica, con importanti media e giornalisti di primo piano che seguono gli eventi. Trasmettiamo gli appuntamenti anche in streaming e raccomandiamo ai visitatori di partecipare alla Sagra nel rispetto delle norme anti Covid-19”. Per le manifestazioni in piazza, le tribune sono a capienza limitata e non sarà possibile assistere in piedi senza aver acquistato il biglietto. Si potrà inoltre mangiare nelle taverne delle contrade solo su prenotazione. Per ulteriori informazioni: www.sagradellecastagne.com


fonte: lextra.news

(segnalazione post a cura di Giuseppe Serrone e Albana Ruci - Turismo Culturale)

Salviamo Torre di Pasolini, Regione Lazio con Mibact

 

Per salvare la Torre di Chia, l'ultima dimora di Pasolini, si muovono Regione Lazio e Mibact.
    Dopo l'allarme degli eredi Pasolini che avevano annunciato di volere mettere in vendita il piccolo gioiello nella Tuscia, del quale lo stesso scrittore si innamorò mentre girava Il Vangelo Secondo Matteo, la Regione e il Ministero collaborano "per la salvaguardia e la tutela del sito". Una torre già bene tutelato dal Ministero per il suo valore culturale e entrata a fare parte della Rete delle Dimore storiche del Lazio dal 2017.
    Un valore, quello della Torre a Soriano del Cimino (Viterbo), che è anche memoria storica visto che proprio qui Pasolini scrisse Petrolio e Lettere luterane. E qui trascorse anche il suo ultimo capodanno. Inoltre nel torrente che scorre nei pressi della Torre furono girate le scene del battesimo di Gesù de Il Vangelo secondo Matteo.
    Pasolini acquistò poi la Torre nel 1970 e, proprio perchè voleva farne il suo eremo, si avvalse per la sistemazione dei luoghi e per il progetto dello scenografo Dante Ferretti.
    Insomma Pasolini non ne fece solo una casa, una dimora ma un rifugio e un posto dell'anima. Qui passava lunghi periodi solitari interrotti dalle visite degli amici come l'immancabile Laura Betti, Bernardo Bertolucci o Ettore Scola.
    Ma gli attuali proprietari, eredi Pasolini, non riescono più a sostenere i costi della Torre medioevale. Ci hanno provato, hanno raccontato a Repubblica, coinvolgendo le scuole o con altri progetti "Nel 1999 io e mio marito Vincenzo (Cerami, ndr) lo abbiamo restaurato con i soldi della sceneggiatura di La vita è bella. Negli anni abbiamo lavorato con associazioni culturali e lo Chateaubriand che portava i ragazzi a Chia per i campi estivi. Per un periodo ha vissuto lì lo scultore Richard Lippold", spiega la cugina di Pasolini Graziella Chiarcossi.
    Ma non è bastato. Così la decisione di venderlo. Ora il piano di salvataggio di Regione Lazio-Mibact. Per preservare anche il luogo del cuore di Pasolini. (ANSA).

Pasolini, 45 anni da morte, omaggi dal cinema a teatro e una dedica

Quarantacinque anni fa moriva Pier Paolo Pasolini: omaggio dal luogo della residenza pasoliniana la Torre di Chia (Viterbo)

Pasolini pirata romantico e profeta incompreso. Ricordo del poeta a quarant'anni dalla morte.....
Omaggio nel quarantesimo anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini di Giuseppe Serrone, scrittore, teologo e giornalista free lance dal titolo "E la luna t'accompagna": 
"Una strada: le radici che non avevano alberi sono le vere strade di un bosco. La luna dava spazio a una stella e il vento, respirando tra le foglie l'accarezzava e formava un triangolo senza base aperto verso l'infinito e la luna ti accompagna. Pietre e pietre: il tempo rovina le cose e il rumore dell'acqua riporta la melodia delle cose e il passo d'un uomo solo, sfiora la strada di radici. 
Pier Paolo come il candore di una foglia la tua penna scrive e il tuo occhio immagina scene di storie passate, tra rami e rami secchi, tra felci e querce, le fessure dei muri, le buche di un masso, trapassi irrequieti di ore proibite! 
Che cosa è il bene o il male? Forse la strada di un poeta o un artista o un regista si perde tra sogni e profeti di un tocco di blu! 
T'accompagna la luna, Pier Paolo, e come la stella ricevi la luce da storie mai scritte o frasi non dette racchiuse tra un ago e la freccia veloce, la mano d'un re, tradito e rinato." (di Giuseppe Serrone) 

Pier Paolo Pasolini

 Chia, mentre gira le prime sequenze del Vangelo Secondo Matteo, Pasolini visita un fortilizio medioevale abbandonato. Se ne innamora. È la primavera del 1964. Nel 1966 scrive che vorrebbe andare a vivere dentro quella Torre che non può comprare, "nel paesaggio più bello del mondo, dove l’Ariosto sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta innocenza di querce, colli, acque e botri". Al Poeta sembra che in quel luogo incantato la natura abbia giocato a fare il verso all’arte, illusa innocenza d’un cosmo perfetto e gioioso. L’acquisto del diruto immobile si realizza nell’autunno 1970. Pasolini vi soggiornerà spesso negli ultimi anni di vita. Spedirà da lì non poche delle sue Lettere Luterane: l’estrema denuncia dell’apocalisse antropologica (le aberranti derive culturali indotte dal potere neocapitalista sul tessuto più intimo della vita nazionale, sul millenario patrimonio artistico, sul paesaggio agrario e sulla forma delle città). Intimamente connessa e necessaria a questo tema sarà l’appassionata, profetica invocazione del Processo alla corrotta casta democristiana, colpevole d’un "errore di interpretazione politica che ha avuto conseguenze disastrose nella vita del nostro paese". 
Nella vita di ogni artista c'è un luogo dell'anima, un centro geografico tangibile dove l'ispirazione fluisce libera, aprendo la strada alla creatività. Per Pier Paolo Pasolini - scrittore, regista, poeta - questo luogo è stato Chia, un grumo di case così piccolo che per rintracciarlo su una carta stradale occorre una lente d'ingrandimento, ammesso che poi ci si riesca davvero, a trovarlo, perché non è cosa facile: bisogna guardare nella provincia di Viterbo, laddove già questa declina verso l'Umbria, e seguire idealmente la Statale 675 che da Orte va verso Vitorchiano. 
«A Chia, Pasolini ha lasciato un ottimo ricordo. Si recava spesso nelle case della gente, si intratteneva con loro, era gentile e disponibile. Fece molto per il paese, creò una squadra di calcio per i più giovani, istituì un premio per chi lo abbelliva...». A raccontare lo scrittore-regista nei suoi aspetti quotidiani, magari minimi, ma proprio per questo più veri è Giuseppe Serrone. 
Lui non ha mai incontrato di persona Pasolini, ma la passione per questo luogo, che pare attrarre personaggi al di fuori degli schemi, li unisce al di là del tempo e dello spazio: «Quando arrivai a Chia sapevo ben poco di Pier Paolo... In realtà l'ho scoperto grazie ai racconti della gente, che tratteggiavano una personalità affabile e gentile, che mi ha subito incuriosito». 

fonte: 9 giugno 2005 - di Marco Scataglini - larepubblica.it 


 

Sono passati 45 anni da quel 2 novembre 1975, nel quale all'idroscalo di Ostia, è stato ucciso Pier Paolo Pasolini. Fra le iniziative per rendere omaggio al poeta e regista c'è il debutto del documentario: In un futuro aprile - Il giovane Pasolini di Francesco Costabile e Federico Savonitto, distribuito online dalla Tucker Film puntando sul circuito digitale dei cinema italiani di qualità.

    www.iorestoinsala.it, che lo renderà disponibile nelle programmazioni virtuali di 50 sale italiane.
    L'appuntamento è fissato per lunedì 2 novembre e la visione sarà introdotta, alle 20.30, dai due registi, collegati in live streaming via Zoom e intervistati dal critico Federico Pontiggia. Il film non fiction racconta Pasolini e la sua giovinezza friulana. Assieme a Costabile e Savonitto, la ripercorre il cugino del poeta, Nico Naldini, qui nella sua ultima intervista, nella quale ricorda come "l'arrivo dei Pasolini a Casarsa all'inizio dell'estate, dopo un soggiorno al mare, era per me il momento più felice dell'anno". Per l'anniversario, inoltre sulla piattaforma Chili Tv dal 2 novembre sarà disponibile "Pasolini prossimo nostro", documentario diretto da Giuseppe Bertolucci (2006) che racchiude la lunga intervista del giornalista tedesco Gideon Bachmann con Pasolini, il cast e la troupe di "Salò o le 120 giornate di Sodoma", sul set del film. "Il documentario (che ha debuttato nel 2006 alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia in Orizzonti Doc) - spiega il produttore Angelo Draicchio - ha la valenza di un definitivo testamento intellettuale" Infine, tra le altre iniziative, quella del che il 2 di novembre alle 18 proporrà in live streaming dal palcoscenico del teatro a platea vuota la lezione-concerto con e l'enfant prodige del violino, Clarissa Bevilacqua e il musicologo Roberto Calabretto. Insieme celebreranno la passione del cineasta per Johann Sebastian Bach con l'esecuzione della Suite BWV 1001 per violino solo, in un evento realizzato in collaborazione con il Centro Studi Pasolini di Casarsa. (ANSA).
   

Alla festa dell'olio a Vetralla

VETRALLA - Sarà Vetralla quest’anno ad aprire il gran festival delle Feste dell’Olio di Oliva della Tuscia. Anticipando quello che è il calendario ufficiale che di solito si snoda fra novembre e dicembre, la Festa dell’Olio Novello a Vetralla si terrà quest’anno dal 27 al 29 ottobre.
Il motivo è stato dettato da motivi organizzativi, ma nulla cambierà rispetto a quanto programmato negli scorsi anni. Il calendario degli eventi sarà sempre molto ricco così come sarà sempre lo stesso lo scopo principale della manifestazione che è quello di promuovere e far apprezzare l’Olio Extravergine di Oliva DOP della Tuscia - prodotto di eccellenza della cultura agricola vetrallese - e far degustare il prodotto in tutte le sue utilizzazioni. In programma figurano infatti visite guidate ai frantoi con degustazioni della nuova produzione di olio extravergine di oliva e mini corsi di assaggio, finalizzati al riconoscimento dei suoi principali pregi e difetti.
A questo scopo, venerdì 27 alle ore 16,00, nella Sala Consiliare del Comune, ci sarà anche l'incontro-dibattito, aperto a tutti, "Olio Extravergine d’Oliva: Re del benessere e della Tavola" nel corso del quale esperti nutrizionisti, produttori, giornalisti e marketing manager si soffermeranno sulle qualità organolettiche dell’Olio di Extravergine d’Oliva, su come riconoscere un prodotto eccellente da uno meno buono e sulle sue applicazioni salutari, gastronomiche, cosmetiche, etc..
La vera novità di quest’anno è data però dal workshop “Visituscia Si…V’Olio” che vedrà i produttori locali confrontarsi con operatori italiani e stranieri, ai fini di una azione promo-commerciale dell’Olio Extravergine d’Oliva DOP della Tuscia sui mercati nazionali ed esteri.
La manifestazione tuttavia non è finalizzata soltanto al prodotto finale, ma ha lo scopo anche di valorizzare l’olivicoltura in tutte le sue fasi: dalla potatura della pianta, al trattamento del frutto per arrivare alla sua raccolta e molitura. E verranno affrontate anche problematiche di ordine quotidiano come la lettura di una etichetta, la sua conservazione e il suo utilizzo in cucina o in campo medico.
Sarà un coinvolgimento totale che vedrà impegnati anche i ragazzi delle scuole elementari e medie che si cimenteranno in un concorso: attraverso un elaborato su supporto cartaceo o digitale, grafico-artistico o poetico-narrativo, gli studenti dovranno rappresentare l’ulivo e l’olio extravergine in modo congruo ed originale.
Nel Lazio gli Oli DOP sono quattro e ben due appartengono alla provincia di Viterbo: il Canino e il Tuscia. Nel corso dei vari convegni programmati si parlerà anche della produzione 2017 che non dovrebbe essere particolarmente ricca a causa della siccità e del caldo record, al contrario della qualità che si preannuncia eccellente.
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Magia e mistero nel Parco dei Mostri di Bomarzo


Un luogo tanto antico quanto attuale. Un grande bosco che sembra un giardino incantato in cui si incastonano personaggi e storie dal fascino surreale e grottesco in grado di entusiasmare personaggi del calibro Dalì e di Goethe che richiamarono l'attenzione sul sito in un periodo in cui era stato quasi del tutto dimenticato ed abbandonato. Il Bosco Sacro di Bomarzo, noto come Parco dei Mostri, sorge alle porte del borgo di Bomarzo, a una manciata di chilometri da Viterbo ed è uno di quei luoghi in grado di far sognare grandi e piccini trasportandoli in una dimensione senza tempo dove strane figure ed architetture impossibili fanno capolino dal folto di un bosco lussureggiante.

Progettato a metà del XVI secolo dall'architetto Pirro Ligorio per volere del principe Pier Francesco Orsini, detto Vicino Orsini, che lo dedicò alla moglie Giulia Farnese, il parco, chiamato anche Villa delle Meraviglie, è un tripudio di arte e di natura che garantisce piacevoli ore di evasione a cavallo tra storia e leggenda. Creature mitologiche si alternano a figure mostruose, a personaggi enigmatici e architetture da vertigini che creano una particolare sensazione, quasidestabilizzante, in cui curiosità e meraviglia si fondono alla perfezione. Camminando per il bosco si incontrano draghi, animali esotici, antiche divinità che interagiscono con soggetti misteriosi, com la donna ammantata che si innalza dal guscio di una mastodontica testuggine.

Ogni tappa del viaggio nel Bosco Sacro riserva un sorpresa. Bellissimo l'elefante con la torre in groppa, il pegaso rampante tra gli alberi, il ninfeo ad emiciclo, le imponenti sculture di Nettuno e della Ninfa dormiente, le sirene ed i draghi. Straniante la sensazione che si prova camminando nella casa pendente costruita su un masso inclinato. La costruzione è certamente una delle più improbabili ed allo stesso tempo affascinanti di tutto il Parco il cui simbolo indiscusso è, però certamente il monumentale volto dell'Orco la cui bocca spalancata cela una cavità allestita con tavolo e bancali in pietra.

L'attuale disposizione delle sculture in basalto, con ogni probabilità scolpite da Simone Moschino,non rispecchia, con ogni probabilità, quella delle origini. All'epoca del suo allestimento il Parco contava, probabilmente, ancora più figure andate eprdute nel corso del tempo. I reali motivi della sua realizzazione non sono stati ancora scoperti ma c'è chi ritiene che si trattasse di una sorta di percorso iniziatico. Qualunque significato più o meno nascosto si celi dietro il suo progetto, la Villa delle Meraviglie rimane un luogo dalle suggestioni incantate in cui godere della bellezza di un bosco di conifere e latifoglie di ben tre ettari con un tocco di magia e di mistero.

turismo.it

“In cammino sulle vie dell’esilio” da Viterbo a Soriano

Viterbo – Dopo l’edizione settembrina della manifestazione“In cammino sulle vie dell’esilio di Santa Rosa”, domenica 4 dicembre prossima si ripeterà la rievocazione dell’esilio di Santa Rosa attraverso l’itinerario naturalistico religioso di rara bellezza tra boschi, sorgenti e castelli medioevali.
Una manifestazione organizzata dall’associazione Take Off, che serve a rievocare ogni anno l’esilio subito dalla Santa Patrona di Viterbo avvenuto il 4 dicembre del 1251.
Si camminerà lungo la tratta cheda Viterbo porta a Soriano nel Cimino, passando dalle Sorgenti Acquaspasa costeggiando la chiesetta della Santissima Trinità all’interno dei boschi.
Questa camminata coincide con il 765esimo anniversario dell’esilio di Santa Rosa iniziato, secondo le fonti storiche più autorevoli (descritto anche sulla Vita I), il giorno dell’antivigilia di San Nicola nell’anno 1250.
L’iniziativa, tra i diversi aspetti religiosi, storici e naturalistici, serve a comprendere il sacrificio che fece Santa Rosa, gravemente malata, nel tratto di circa sedici chilometri che va da Viterbo a Soriano nel Cimino, a poco più di due mesi dalla sua morte, avvenuta il 6 marzo 1251.
Un itinerario che si snoda quasi interamente lungo i sentieri all’interno dei boschi dei Monti Cimini, attraverso un percorso che, anche a causa della stagione quasi invernale, potrebbe rivelarsi di media difficoltà.
In ogni caso si partirà comunque, come dovette fare Santa Rosa insieme alla sua famiglia più di sette secoli e mezzo fa.
Per questo motivo si consiglia, a tutte le persone che vorranno partecipare, di munirsi di abbigliamento adeguato idoneo per le basse temperature con impermeabile e copricapo per ripararsi in caso di pioggia, di pantaloni lunghi, di scarponcini chiusi antiscivolo e di un bastone.
Si consiglia di portare anche un cambio d’indumenti nell’evenienza ci si possa bagnare con la pioggia o con il sudore.
L’appuntamento è domenica 4 dicembre prossimo alle 8 nella basilica di San Francesco a Viterbo. Partenza dopo la lettura della Preghiera del Pellegrino e la benedizione impartita dal parroco padre Agostino Mallucci ofm.
Nei locali adiacenti la basilica verrà offerta una colazione e lungo il percorso verranno distribuiti acqua e pasticcini.
Il pranzo sarà al sacco oppure prenotabile alla partenza (panino e bevanda). Per il ritorno da Soriano nel Cimino, nel primo pomeriggio, sono previsti o mezzi propri o l’uso del trenino Met.Ro. (ex Roma Nord).
Chiunque sia intenzionato ad usufruire di quest’ultimo mezzo dovrà munirsi anticipatamente del biglietto oppure prenotarlo prima della partenza.
Tuscia Web 

A spasso con Totò e Pier Paolo Pasolini…

“Pronto Totò? Sono Pier Paolo Pasolini”.

L’intellettuale chiama il principe Antonio De Curtis e da Napoli lo porta a Tuscania, sul set di Uccellacci e uccellini.
Inizia dalla chiesa di santa Maria Maggiore la seconda passeggiata dell’anno del cinema, un viaggio alla scoperta della Tuscia come terra di set cinematografici.
Dopo l’Otello di Orson Welles Antonello Ricci racconta il film di Pier Paolo Pasolini. Ad accompagnarlo, oltre l’editore Davide Ghaleb, le storie di Michela e Pietro Benedetti, di Olindo Cicchetti e Sara Grimaldi. In sottofondo le percussioni di Roberto Pecci della Banda del racconto.
“L’assurdo Totò, l’umano Totò, il matto Totò, il dolce Totò nella storia Uccellacci e uccellini raccontata da Pier Paolo Pasolini, con l’innocente e furbetto Davoli Ninetto”. La passeggiata inizia con le parole della canzone che apre la pellicola.
Totò e il figlio Ninetto vagano per le campagne intorno Roma. Durante il loro cammino incontrano un corvo, “un intellettuale di sinistra – diciamo così – di prima della morte di Palmiro Togliatti”. L’uccello narra loro la storia dei frati Ciccillo (alias Totò) e Ninetto (interpretato dall’attore calabrese Davoli) cui san Francesco ordina d’evangelizzare falchi e passerotti.
Inizia il film nel film, ambientato a Tuscania. E le bellezze della cittadina della Tuscia fanno da sfondo a varie scene della pellicola.
E’ sulle immagini del complesso di san Pietro che il corvo incontra i due protagonisti. E’ su quelle della chiesa di santa Maria Maggiore che fra Ciccillo si inginocchia e fa voto di non muoversi finché non sarà riuscito a parlare con i falchi. E’ davanti le rovine di colle del Rivellino che Totò parla con i rapaci.
E’ sullo sfondo del centro storico di Tuscania che i popolani lo deridono chiamandolo fra Cicoria. E’ sul lastricato del complesso di san Pietro che fra Ninetto, esausto dopo tanto tempo dedicato alla preghiera, si concede qualche minuto di spensieratezza giocando a campana. Ed è nel cortile della stessa chiesa che i passerotti parlano con fra Ciccillo.
E’ di nuovo sullo sfondo del centro storico che i frati incontrano san Francesco. Gli annunciano di essere riusciti a parlare con le due classi di uccelli ma di non aver messo fine alle loro feroci rivalità.
Ma perché Pasolini ha scelto proprio Tuscania? “Per la luce – spiega Ricci -. Una luce pura e senza tempo, lievissima e fredda, mentale, povera e magra. Una luce speciale che ogni giorno, da mezzogiorno al tramonto, inonda e incendia il tufo di san Pietro e santa Maria Maggiore”.
Sabato 18 giugno la terza passeggiata, questa volta in notturna. Appuntamento a Bagnoregio, sul set della Strada di Federico Fellini.
Raffaele Strocchia - Tuscia web 

Giornata nell’ambito di 2016 – anno del cinema
Viterbo città del mare – Tuscia terra di Orson Welles, Pasolini, Fellini
Un’iniziativa Tusciaweb
, in collaborazione con università degli studi della Tuscia
 e Tuscia Film Fest
Con il patrocinio del Comune di Viterbo

Soriano Nel Cimino: La “disastrosa” storia del borgo di Chia

Nel 1996 fu raggiunto un accordo tra il Comune di Soriano nel Cimino, nella persona del Sindaco Alessandro Pizzi, e l’istituto case popolari per il recupero dell’antico borgo di Chia. Il progetto, presentato alla Regione Lazio per ottenere relativi finanziamenti (costo stimato: circa 7,5 miliardi di lire) era finalizzato alla creazione di un’edilizia residenziale di tipo pubblico, mediante la realizzazione di 25-28 alloggi, di attrezzature sociali e di infrastrutture urbane. Erano inoltre previsti il consolidamento della rupe tufacea su cui sorge il Castrum e la creazione di percorsi pedonali e di un accesso veicolare, con la realizzazione di un parcheggio a ridosso della cittadella. Il progetto fu portato a conoscenza della popolazione di Chia da rappresentanti del Comune e dello IACP nel corso di una visita guidata al borgo svoltasi il 14/09/1996 ed organizzata dal Comitato “Amici di Chia”.
A distanza ormai di vent’anni, nonostante i finanziamenti ricevuti a più riprese dalla Regione Lazio, l’ATER ha effettuato a Chia solo una minima parte degli interventi previsti: messa in sicurezza della rupe, demolizione delle strutture ritenute pericolanti, parziale realizzazione di una strada di accesso. Si è inoltre provveduto ad una precaria messa in sicurezza del borgo mediante antiestetici bandoni, una soluzione che da provvisoria è divenuta definitiva e da anni deturpa un sito medievale, meta frequente di visitatori. Benché sia stato più volte richiesto di installare strutture protettive in legno o comunque consone al luogo, le lamiere divelte dal vento sono state recentemente sostituite da bandoni identici, alcuni dei quali peraltro sono già crollati, determinando situazioni di pericolo in quanto taglienti. Per di più, in mancanza di una manutenzione ordinaria, nell’area racchiusa dalla struttura, si è sviluppato un groviglio di vegetazione infestante rifugio di topi e vipere.
Alcune Associazioni operanti nella frazione di Chia hanno ripetutamente fatto presente all’Ente preposto la condizione di crescente degrado in cui da tempo versa il borgo, nel quale non di meno i volontari stanno organizzando attività culturali e predisponendo spazi adeguati all’incontro ed allo scambio di esperienze creative. Un esposto firmato da numerosi abitanti di Chia e dei paesi limitrofi è stato inoltrato all’ATER ma, nonostante ripetuti impegni verbali, fino ad oggi non è stato possibile risolvere un problema ormai decennale.
fonte: occhioviterbese.it

Giornate Farnesiane, la Tuscia si mette in mostra 24 e 25 ottobre apertura gratuita di palazzi e dimore antiche

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di Marzia Apice
 ansa
Dal Palazzo del Drago di Bolsena al Castello Orsini di Vasanello, dal Giardino della Rocca di Capodimonte ai palazzi della famiglia Farnese a Caprarola e Gradoli, fino alle rovine della distrutta città di Castro: la Tuscia si mette in mostra e svela al pubblico le meraviglie del suo territorio con leGiornate Farnesiane, in programma il 24 e il 25 ottobre.

In questa due giorni dedicata alla storia e all'arte saranno protagoniste e visitabili gratuitamente le dimore pubbliche e private appartenute ai Farnese, celebre famiglia la cui importanza si estende in diverse regioni italiane.

La dinastia che ha dato i natali a Papa Paolo III ha infatti regnato sul Ducato di Castro nella Tuscia ma anche sui Ducati di Parma e Piacenza arricchendo ogni territorio con splendidi palazzi che sono gioielli del nostro patrimonio. Senza contare il ruolo svolto dai Farnese durante il Rinascimento attraverso le committenze artistiche e l'intensa attività di mecenatismo, con pregevoli opere d'arte di pittura e scultura che sono confluite poi nella collezione del Museo Archeologico di Napoli.

Per il pubblico un'occasione per curiosare in luoghi preziosi in cui il tempo sembra essersi fermato a centinaia di anni fa, e nei quali abitualmente l'accesso non è consentito. A costituire il programma delle Giornate Farnesiane, promosse dall'Associazione Dimore Storiche - Sezione Lazio, una serie di visite guidate che si svolgeranno dal mattino al pomeriggio e che, oltre a mostrare la bellezza degli edifici, avranno un duplice obiettivo: da un lato quello di raccontare l'affascinante storia lungo i secoli della storica dinastia, dall'altro quello di testimoniare l'impegno con cui ancora oggi i privati proprietari degli antichi palazzi preservano e custodiscono beni che dal punto di vista culturale sono importanti per l'intera comunità nazionale e internazionale.

Per l'occasione, l'Associazione ha realizzato una guida con testi a cura di Giada Lepri e fotografie di Alessandro Celani che sarà a disposizione del pubblico nei luoghi della manifestazione. Al Castello Ruspoli di Vignanello (sabato ore 18.30), a Palazzo Farnese di Ischia di Castro (domenica ore 12.30) e al Castello di Vasanello (domenica, ore 16) saranno inoltre previsti concerti di clavicembalo del Maestro Luca Purchiaroni che eseguirà musiche farnesiane da lui trascritte.

Quarant'anni fa moriva Pier Paolo Pasolini: omaggio dal luogo della residenza pasoliniana la Torre di Chia (Viterbo)

Pasolini pirata romantico e profeta incompreso. Ricordo del poeta a quarant'anni dalla morte.....
Omaggio nel quarantesimo anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini di Giuseppe Serrone, scrittore, teologo e giornalista free lance dal titolo "E la luna t'accompagna": 
"Una strada: le radici che non avevano alberi sono le vere strade di un bosco. La luna dava spazio a una stella e il vento, respirando tra le foglie l'accarezzava e formava un triangolo senza base aperto verso l'infinito e la luna ti accompagna. Pietre e pietre: il tempo rovina le cose e il rumore dell'acqua riporta la melodia delle cose e il passo d'un uomo solo, sfiora la strada di radici. 
Pier Paolo come il candore di una foglia la tua penna scrive e il tuo occhio immagina scene di storie passate, tra rami e rami secchi, tra felci e querce, le fessure dei muri, le buche di un masso, trapassi irrequieti di ore proibite! 
Che cosa è il bene o il male? Forse la strada di un poeta o un artista o un regista si perde tra sogni e profeti di un tocco di blu! 
T'accompagna la luna, Pier Paolo, e come la stella ricevi la luce da storie mai scritte o frasi non dette racchiuse tra un ago e la freccia veloce, la mano d'un re, tradito e rinato." (di Giuseppe Serrone) 

Pier Paolo Pasolini

 Chia, mentre gira le prime sequenze del Vangelo Secondo Matteo, Pasolini visita un fortilizio medioevale abbandonato. Se ne innamora. È la primavera del 1964. Nel 1966 scrive che vorrebbe andare a vivere dentro quella Torre che non può comprare, "nel paesaggio più bello del mondo, dove l’Ariosto sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta innocenza di querce, colli, acque e botri". Al Poeta sembra che in quel luogo incantato la natura abbia giocato a fare il verso all’arte, illusa innocenza d’un cosmo perfetto e gioioso. L’acquisto del diruto immobile si realizza nell’autunno 1970. Pasolini vi soggiornerà spesso negli ultimi anni di vita. Spedirà da lì non poche delle sue Lettere Luterane: l’estrema denuncia dell’apocalisse antropologica (le aberranti derive culturali indotte dal potere neocapitalista sul tessuto più intimo della vita nazionale, sul millenario patrimonio artistico, sul paesaggio agrario e sulla forma delle città). Intimamente connessa e necessaria a questo tema sarà l’appassionata, profetica invocazione del Processo alla corrotta casta democristiana, colpevole d’un "errore di interpretazione politica che ha avuto conseguenze disastrose nella vita del nostro paese". 
Nella vita di ogni artista c'è un luogo dell'anima, un centro geografico tangibile dove l'ispirazione fluisce libera, aprendo la strada alla creatività. Per Pier Paolo Pasolini - scrittore, regista, poeta - questo luogo è stato Chia, un grumo di case così piccolo che per rintracciarlo su una carta stradale occorre una lente d'ingrandimento, ammesso che poi ci si riesca davvero, a trovarlo, perché non è cosa facile: bisogna guardare nella provincia di Viterbo, laddove già questa declina verso l'Umbria, e seguire idealmente la Statale 675 che da Orte va verso Vitorchiano. 
«A Chia, Pasolini ha lasciato un ottimo ricordo. Si recava spesso nelle case della gente, si intratteneva con loro, era gentile e disponibile. Fece molto per il paese, creò una squadra di calcio per i più giovani, istituì un premio per chi lo abbelliva...». A raccontare lo scrittore-regista nei suoi aspetti quotidiani, magari minimi, ma proprio per questo più veri è Giuseppe Serrone. 
Lui non ha mai incontrato di persona Pasolini, ma la passione per questo luogo, che pare attrarre personaggi al di fuori degli schemi, li unisce al di là del tempo e dello spazio: «Quando arrivai a Chia sapevo ben poco di Pier Paolo... In realtà l'ho scoperto grazie ai racconti della gente, che tratteggiavano una personalità affabile e gentile, che mi ha subito incuriosito». 

fonte: 9 giugno 2005 - di Marco Scataglini - larepubblica.it 

4 Settembre, Viterbo il trasporto della "macchina di Santa Rosa"

 
La macchina di Santa Rosa
 
Tv2000 giovedì 4 settembre alle ore in occasione delle celebrazioni dedicate a Santa Rosa, trasmetterà il trasporto della "macchina di Santa Rosa" a Viterbo. La "macchina" viene trasportata a spalla da circa 100 facchini per le vie del centro storico. La “macchina” è illuminata da moltissime luci ed è alta circa trenta metri e pesa circa cinque tonnellate.

Torre Alfina - Si svolgerà dal 9 al 17 agosto Al via la Sagra delle pappardelle al cinghiale

Torre Alfina - Il Castello

Torre Alfina - Torre Alfina, uno dei borghi più belli d’Italia e frazione del Comune di Acquapendente, si appresta a vivere un’estate ricca di eventi. “Festa e poesia nel borgo più bello che ci sia” è il titolo del calendario di appuntamenti che si inaugura con la 25esima edizione della Sagra delle pappardelle al cinghiale dal 9 al 17 agosto per chiudersi con la 254esima Festa della Madonna del Santo Amore dal 5 al 7 settembre. A partire dal 9 agosto, quindi, Torre Alfina ospiterà la Sagra delle pappardelle al cinghiale, uno degli appuntamenti gastronomici più attesi di tutto il territorio; ogni sera apertura degli stand dalle 19. Inoltre, dal 10 al 16 agosto intrattenimenti serali: il 10 agosto alle 22 “Varietà al Caffè” con la Compagnia teatrale Retropalco; il 12 agosto alle 22 “Dance Show” con Daniel Danza 2000; il 14 agosto alle 22 “Sfilata della Rosa”, Torre Alfina Fashion con Gfa Abbigliamento; il 16 agosto alle 22 “Dance Entertainment” con Riccardo Piermattei. Dal 29 al 31 agosto, poi, appuntamento con “Il Borgo della Poesia”. Il 29 agosto alle 18 inaugurazione del Borgo della Poesia e della Via della Poesia presso il Largo Chiesa Madonna del Santo Amore; alle 19.00 presso il Salone Luzzi al Castello di Torre Alfina apertura della mostra “IncontrArti a Torre Alfina” con presentazione sceneggiata e la presenza dei calchi delle quattro stagioni (portali del castello) dell’ebanista Tito Corsini di Siena; alle 21.30 nella Piazzetta della Comunità si terrà la lettura del Manoscritto della Traslazione in costume d’epoca ed a seguire lo spettacolo di teatro itinerante “Il Bullo Generoso”. Il 30 agosto alle 18 appuntamento con il Brindisi della Rosa nella Piazzetta della Comunità; alle ore 18.30 cerimonia di premiazione del concorso La Rosa d’Oro “Una Rosa per Alda” con la partecipazione di Emanuela Carniti figlia di Alda Merini; alle 19.00 happy hour offerto dal bar la Piazzetta. Il 31 agosto alle ore 18.00 presso il Terrazzo Sarchioni appuntamento con “Versi e Sorbetti”, degustazione di gelato artigianale e reading di poesia e narrativa con la presentazione di libri. Infine, dal 5 al 7 settembre si terrà la 254esima Festa della Madonna del Santo Amore: il 5 settembre alle 21 performance teatrale itinerante con la compagnia Massimiliano Bruno; il 6 settembre alle 17 mercatino di San Bartolomeo, alle 21 solenne processione della Traslazione in costume d’epoca e alle 22.30 serata Salsera by Ezechiele; il 7 settembre alle 11.30 celebrazione della S.S. Messa Solenne in onore della Madonna del Santo Amore, alle 12.30 ritorno della Sacra Immagine della Madonna alla chiesa a Lei dedicata, alle ore 17.00 mercatino di San Bartolomeo ed a finire alle 17.30 gara di dolci con degustazione di dolci e vino.
tusciaweb.eu

Gita ai laghi nel Viterbese

(di Ida Bini) 


Secondo l’Enit, l’agenzia nazionale del turismo, per il lungo ponte di fine aprile è previsto un forte aumento di viaggiatori stranieri – spagnoli e tedeschi tra le presenze più numerose - nel nostro Paese, in particolare nelle città d’arte, prima tra tutte Roma, tappa imperdibile anche per la programmata canonizzazione di due Papi – Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II - e per le numerose attrattive artistiche e monumentali. Cresce anche la presenza di connazionali in visita alla capitale, così come è in aumento il numero di persone che organizzano brevi escursioni fuori porta. Per chi abita nel Lazio, per esempio, è un must la gita al mare, sul litorale tirrenico, e ai Castelli per godere di passeggiate artistiche e della buona tavola. Piacevoli e rilassanti sono anche le passeggiate ai laghi e alle terme del Viterbese: tutto il territorio romano è circondato da laghi d’origine vulcanica, punteggiati da borghi legati alla storia del papato e delle nobili famiglie capitoline che hanno lasciato in eredità edifici monumentali, dimore da sogno, manieri e ville degne di visite.

A nord della capitale l’acqua è presente un po’ ovunque: laghi, torrenti, terme e piscine naturali ricoprono il territorio laziale fino all’Umbria e alla Toscana. Il primo lago importante che si incontra viaggiando per una quarantina di chilometri da Roma è Bracciano, che domina dall’alto con il castello Orsini Odelscalchi, ricco di affreschi, arredi preziosi e armature, spesso scelto dai vip per celebrare feste e matrimoni. Ai piedi delle mura del castello, nel seicentesco edificio di proprietà Odescalchi, si trova l’enoteca Vino e Camino, per una gustosa sosta sotto magnifici archi e volte a crociera, ammirando la piazza e il borgo medievale di Bracciano.

E’ piacevole passeggiare sul lungolago e rilassarsi ai tavoli dei numerosi ristorantini e agriturismo – Casale Valle degli Etruschi e La Mucca Golosa sono due ottimi indirizzi - dove si degustano specialità lacustri come il risotto al luccio o gli spaghetti con gamberi e coregone. Nei dintorni del lago sono segnalate alcune zone archeologiche d’epoca etrusca da visitare, assieme a romantici borghi, a chiese e collegiate antiche e alle terme apollinari di Vicarello, che risalgono all’età romana. Una passeggiata indimenticabile è quella che si fa nel bosco di Silva Mantiana, 5 chilometri a nord ovest di Bracciano: su un’area di circa 580 ettari si snodano sentieri e itinerari di diversa durata e difficoltà, che si percorrono a piedi, in bicicletta e persino a cavallo. Superata la cittadina di Bracciano si arriva a Vigna di Valle, che ospita un museo dell’Aeronautica Militare con quattro hangar giganteschi, e poco più in là ad Anguillara Sabazia, un tempo luogo di villeggiatura dei nobili romani, dove si concentrano bellissime dimore patrizie e, su una rupe a picco sul lago, il castello Orsini. Oltre a ospitare famose sorgenti d’acqua effervescente, Anguillara è conosciuta per un villaggio neolitico risalente a circa 8mila anni fa, sommerso dalle acque del lago in località La Marmotta. A pochi chilometri in direzione est si trova il piccolo lago di Martignano, anch’esso d’origine vulcanica che appartiene al parco regionale di Bracciano. Frequentato dagli amanti di canoa e trekking, il piccolo lago è privo di centri abitati e proprio il suo essere incontaminato è stato sfruttato per ambientazioni cinematografiche e televisive.

Viaggiando in direzione nord, verso Viterbo, si arriva al lago di Vico, anch’esso riserva naturale: interamente circondato da un canneto, il lago ha una strana forma a ferro di cavallo e alterna zone paludose e deliziosi prati. Prima di rientrare a Roma è bene arrivare fino alle terme di Viterbo, vere e proprie Spa e piscine a cielo aperto, pubbliche e private, le cui sorgenti sono quasi tutte sulfuree e presentano una temperatura dell’acqua tra i 35 e i 60 gradi. Sono terme pubbliche le Masse di san Sisto, con tutti i servizi e tre piscine, una d’acqua sulfurea calda, una fredda e una tiepida, in campagna tra i resti archeologici della zona tra Viterbo e Vetralla. Piacevoli e assolutamente gratuite le terme del Bullicame, a poco più di 2 chilometri da Viterbo, con un paio di vasche. Più famose le terme dei Papi, strutture private che offrono, accanto alle cure tradizionali, anche trattamenti estetici rigeneranti con i fanghi, cure dermatologiche e inalazioni. Qui, come alle Masse di san Sisto, è possibile fare il bagno anche tutta la notte, sotto le stelle.
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Trecento viaggiatori sul trenino verde Veio-Tuscia

Legambiente Castelnuovo di Porto insieme a Legambiente Lazio e in collaborazione con Atac ha realizzato oggi la prima edizione del Trenino Verde Veio-Tuscia, un viaggio da Roma Flaminio a Viterbo con il patrocinio della Regione Lazio e dell’Ente Regionale Parco di Veio.
Un’esperienza straordinaria pensata allo scopo di incentivare l’uso del treno per conoscere e valorizzare le realtà paesaggistiche e rurali in una giornata di turismo sostenibile ma anche di richiesta di miglioramento della tratta durante il servizio per i pendolari.
“C’è bisogno di promuovere e incentivare iniziative di riscoperta della bellezza del territorio anche attraverso la ferrovia e con modalità di turismo sostenibile, iniziando in tal modo la riqualificazione della tratta che da Roma Flaminio porta a Viterbo – dichiara Roberto Scacchi, direttore di Legambiente Lazio -, una linea con un servizio per i pendolari non certo di alto livello, ma con potenzialità straordinarie dovute anche allo splendido paesaggio che attraversa. Oggi abbiamo voluto realizzare questo viaggio insieme alla Regione Lazio e all’Atac proprio perché crediamo che anche dalla bellezza del territorio e in momenti come questo i cittadini, le istituzioni, i gestori possano e debbano insieme attivare la spinta necessaria per un netto miglioramento delle condizioni di viaggio.”
Durante il percorso gli oltre cento presenti hanno seguito le spiegazioni delle guide storiche sull’importanza dei luoghi attraversati, inoltre si sono alternati interventi di pro-loco, associazioni e cittadini dei comuni limitrofi al tragitto che, partendo da Piazzale Flaminio o salendo man mano, hanno portato avanti una promozione turistica e culturale con brevi letture e intermezzi musicali. I partecipanti all’arrivo a Viterbo hanno poi potuto seguire la visita guidata del centro storico a cura del circolo Legambiente Viterbo.
“Abbiamo voluto mostrare che il treno Roma-Civita Castellana-Viterbo non è solo ritardo, disservizio, incuria e incidenti, ma anche bellezza del territorio – commenta Mita Pippa, presidente del circolo Legambiente Castelnuovo di Porto – pensiamo infatti che il rilancio della linea passi dalla riscoperta della bellezza che attraversa e dal considerare il treno un bene comune da rispettare. Le amministrazioni lungo la tratta facciano poi tutto quanto è possibile per mettere in sicurezza una ferrovia intorno la quale si è cementificato troppo e male, con pessime condizioni nelle aree parcheggio intorno alle fermate e drammatiche situazioni nei passaggi a livello che vanno assolutamente risolte perché abbiamo visto troppi drammi consumarsi a causa di standard di sicurezza inesistenti.”
Allo splendido viaggio del Trenino Verde, oltre ai 300 viaggiatori di Legambiente, hanno partecipato la consigliera regionale Cristiana Avenali, gli esponenti dell’amministrazione di Fabrica di Roma, dell’Ente Regionale Parco di Veio e di Atac.
Legambiente Lazio

Terme, benessere e piacere etrusco

Fino a qualche tempo fa ci si potevano bagnare solo i Papi, oggi sono aperte a tutti: le terme della Tuscia viterbese si concentrano nell’area che si estende a nord dei Monti Cimini sino alla catena dei Volsini. Dalla Città dei Papi a Saturnia, quindi, passando per il ‘Bagnaccio’. La zona che si estende a nord di Viterbo è ricca di sorgenti sulfuree di origine vulcanica. Alcune libere e perse tra i campi di mais, altre all’interno di strutture ricettive convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale, ce n’è per tutti i gusti, tasche e orari.
Le ‘Terme dei Papi’ sono tra le più note di Viterbo. Aperte tutto l’anno e con una grande piscina scoperta, si trovano poco fuori la cinta muraria medievale. Il complesso termale, che ospita un albergo ed un ristorante, è specializzato in cure inalatorie, fangoterapia, ‘Grotta’ e cure per vasculopatie periferiche. La convenzione con l’SSN ne rende libero l’accesso se muniti di ricetta e ticket sanitario. (http://www.termedeipapi.it/index.php?zn=infoutili&subzn=&page=1)

Il ‘Bagnaccio’ è, invece, del tutto differente. Queste erano ‘pozze naturali’ d’acqua solfurea perse nella campagna. Recentemente ristrutturate, sono state date in concessione regionale ad un’associazione omonima che ne cura pulizia e mantenimento. La campagna circostante, adibita a parcheggio, le rende meta ideale per i camper e la strada in terra bianca, unica via d’accesso, ne impedisce l’affollamento.

Ancora più a nord, nell’entroterra grossetano, l’acqua delle terme di Saturnia sgorga da tremila anni ad una temperatura costante di 37 gradi. Famose per la suggestiva cascata offrono numerose possibilità di svago come il vicino campo da golf e ristoranti gourmet. (http://www.termedisaturnia.it/it/)
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Presepe vivente Chia sui luoghi pasoliniani (Chia di SORIANO NEL CIMINO) - dal 26 dicembre al 6 gennaio

Presepe vivente 26, 28 Dicembre 2014 1, 4, 6 Gennaio 2014 - A partire dalle ore 17,00 sino alle ore 19,30 (circa). Durante le feste natalizie il piccolo borgo medievale di Chia si impegna in una rappresentazione profondamente suggestiva del Presepe Vivente. Nell'area di San Giovenale, zona di grande interesse archeologico, tra i ruderi della chiesa medievale omonima, tra le grotte e le tombe, lungo un percorso campestre, quasi tutti gli abitanti del paese danno vita ad una riproduzione surreale, ricreando antiche botteghe artigiane, taverne e tante tappe in cui il visitatore può assaporare l'atmosfera vissuta in quel tempo. A cura del Comitato festeggiamenti di S. Giovenale.

La fondazione del presepe vivente risale al 1996 quando era parroco don Giuseppe Serrone, uno dei progettisti dell'iniziativa, impegnato nella promozione del territorio attraverso la pubblicazione di due volumi storici sulla parrocchia di Chia editi dalla Libreria Editrice Vaticana.

1) San Giovenale e il castello di Chia, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1997, euro 15,49 (+ euro 6 spese di spedizione posta prioritaria e imballaggio) scheda libro

2) Il Santarello, la Fornacchia e Santa Lucia, frazioni di Maria. Itinerario religioso storico artistico, tra Soriano e Vitorchiano Orte e Bagnoreggio, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1999, p. 190, euro 7,75 (+ euro 6 spese di spedizione posta prioritaria e imballaggio). scheda libro



Don Giuseppe Serrone e' stato anche uno dei promotori della valorizzazione della presenza di Pier paolo Pasolini a Chia.

Il rifugio è la torre dove il regista, nella pace della campagna viterbese, si rifugiava negli ultimi anni della sua vita per scrivere e riflettere. Non lontano da qui girò nel 1964 anche qualche scena del Vangelo secondo Matteo, uno dei suoi film più complessi e controversi nel quale riuscì pienamente a cogliere il mistero del sacro. Tante sono le curiosità, gli itinerari naturalistici e culturali in una terra dove regnò la civiltà etrusca.

Scrive Marco Scataglini su "la Repubblica viaggi" «Su diverse porte scardinate, sui mattoni, sul legno modellato dal tempo, la mano gentile di un abitante del borgo ha scritto, con grafia regolare e senza lasciare firma, poesie, testi di canzoni, frasi in libertà. Aggirandosi in questo Parnaso silenzioso, dove anche i muri sanno farsi leggere, ci si ritroverà necessariamente nella parte alta del colle, tra i ruderi del Castello con di fronte un ampio panorama, e ci si renderà conto che Chia è costruita proprio nella classica "collocazione etrusca", sulla cima di un altipiano circondato da profonde e selvagge forre, da cui sale il rumore dei torrenti che nel medioevo muovevano le macine dei mulini, di cui ancora oggi restano testimonianze. È un mondo umido e nebbioso, romantico, dove la realtà cede facilmente all'immaginazione. Così il ruscello che passa sotto Chia per scorrere verso quel che rimane del Castello di Colle Casale - solo un'altissima torre - può tramutarsi nel fiume Giordano dove Gesù fu battezzato. Come? Grazie alla trasposizione cinematografica che Pasolini fece del Vangelo secondo Matteo, da cui ottenne contemporaneamente uno dei suoi massimi capolavori, ma anche il film più controverso e contestato della sua carriera. "Il film l'ho girato-e con Cristo!/ L'ho trovato, Cristo, l'ho rappresentato!" scrisse poi, ma in realtà non fu facile reperire i finanziamenti, gli attori e, soprattutto le location. "Agli inizi della primavera 1964 Il Vangelo entrò in lavorazione. Le prime inquadrature girate furono quelle del battesimo di Gesù - e il Giordano venne 'trovato' fra Orte e Viterbo in una fessura scavata da un torrente in mezzo a rocce aspre e selvagge", racconta lo scrittore Enzo Siciliano, grande amico di Pasolini, che nel film interpreta il ruolo di Simone, nel suo Vita di Pasolini (Giunti, Firenze 1995). E prosegue: "In quell'occasione Pier Paolo scoprì la Torre di Chia di cui letteralmente si innamorò e decise di acquistarla, ma l'acquisto gli riuscì dopo alcuni anni". Era allora, ed è ancora, un luogo così ricco di storia e di fascino che il regista non poteva non rimanerne attratto, forse spinto dal desiderio di una vita diversa, più rilassata: "Ebbene ti confiderò, prima di lasciarti,/ che io vorrei essere scrittore di musica,/ vivere con degli strumenti/ dentro la torre di Viterbo che non riesco a comprare/ nel paesaggio più bello del mondo, dove l'Ariosto/ sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta/ Innocenza di querce, colli, acque e botri,/ e lì comporre musica/ l'unica azione espressiva/ forse, alta, e indefinibile come le azioni della realtà", scrisse nel 1966. Solo nel novembre 1970 il sogno poté avverarsi: Pasolini costruì allora, ai piedi della Torre, una casetta con grandi vetrate, un luminoso studio e una cucina. Negli ultimi tre anni della sua vita visse a tempo pieno a Chia, lavorando a un romanzo, Petrolio (Einaudi), rimasto incompiuto. Nel pieno di un autunno cupo e triste, infatti, dopo essere rientrato da un viaggio a Parigi, si sedette ancora una volta alla guida dell'amata Alfa Romeo GT, per sfrecciare verso Roma, la città che più di ogni altra ha saputo raccontare con cruda profondità (basti pensare a Ragazzi di vita, il suo primo romanzo, pubblicato nel 1955). Gli amici che lo incontrarono dissero che era di umore molto malinconico e pensieroso. Sul Corriere della Sera del 2 Novembre del 1975, quella che era stata una vita di creatività, passione, amore per la letteratura e il cinema, si trasformò di colpo in drammatica una notizia di cronaca: "Pier Paolo Pasolini è stato ucciso. E' accaduto stanotte a Ostia, a duecento metri dal mare. La scena del delitto è uno sterrato deserto su cui sorgono delle squallide casupole abusive, quasi delle baracche...". Sono passati trent'anni da quel giorno: è questa l'occasione migliore per tornare nei "luoghi di Pasolini" alla ricerca della bellezza che tanto l'aveva colpito ed in cui ancora è possibile avvertire se non la sua presenza, almeno l'eco della sua straordinaria personalità».
Nella vita di ogni artista c'è un luogo dell'anima, un centro geografico tangibile dove l'ispirazione fluisce libera, aprendo la strada alla creatività. Per Pier Paolo Pasolini - scrittore, regista, poeta - questo luogo è stato Chia, un grumo di case così piccolo che per rintracciarlo su una carta stradale occorre una lente d'ingrandimento, ammesso che poi ci si riesca davvero, a trovarlo, perché non è cosa facile: bisogna guardare nella provincia di Viterbo, laddove già questa declina verso l'Umbria, e seguire idealmente la Statale 675 che da Orte va verso Vitorchiano.

«A Chia, Pasolini ha lasciato un ottimo ricordo. Si recava spesso nelle case della gente, si intratteneva con loro, era gentile e disponibile. Fece molto per il paese, creò una squadra di calcio per i più giovani, istituì un premio per chi lo abbelliva...». A raccontare lo scrittore-regista nei suoi aspetti quotidiani, magari minimi, ma proprio per questo più veri è Giuseppe Serrone.

Lui non ha mai incontrato di persona Pasolini, ma la passione per questo luogo, che pare attrarre personaggi al di fuori degli schemi, li unisce al di là del tempo e dello spazio: «Quando arrivai a Chia sapevo ben poco di Pier Paolo... In realtà l'ho scoperto grazie ai racconti della gente, che tratteggiavano una personalità affabile e gentile, che mi ha subito incuriosito».
Giuseppe è stato parroco di Chia dal 1991 al 2001 ed è un prete dalle idee chiare, in grado di fare scelte impegnative come quella, tre anni fa, di metter su famiglia, di sposarsi e cambiare vita. "Non è stato facile, e proprio per aiutare i sacerdoti che come me hanno deciso di violare l'imposizione del celibato, ho fondato l'Associazione Sacerdoti Lavoratori Sposati...", racconta. La sede nazionale? Ovviamente, è a Chia. Giuseppe Serrone ha scritto tra l'altro (sul Viale della Torre di Chia...) un testo di omaggio nell'anniversario della morte di Pasolini


Un ricordo per Pasolini
di Giuseppe Serrone
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L'anniversario dell'uccisione di Pasolini è passato quasi sotto silenzio.
Sono stato per anni parroco di Chia, luogo dove Pasolini ha risieduto nell'ultimo periodo della sua vita, nel Castello di Colle Casale a Chia.

Desideravo segnalare l'anniversario e un mio testo di omaggio a Pasolini che trascrivo:
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Una strada: le radici che non avevano alberi sono le vere strade di un bosco. La luna dava spazio a una stella e il vento, respirando tra le foglie l'accarezzava e formava un triangolo senza base aperto verso l'infinito e la luna ti accompagna. Pietre e pietre: il tempo rovina le cose e il rumore dell'acqua riporta la melodia delle cose e il passo d'un uomo solo, sfiora la strada di radici.

Pier Paolo come il candore di una foglia la tua penna scrive e il tuo occhio immagina scene di storie passate, tra rami e rami secchi, tra felci e querce, le fessure dei muri, le buche di un masso, trapassi irrequieti di ore proibite!

Che cosa è il bene o il male? Forse la strada di un poeta o un artista o un regista si perde tra sogni e profeti di un tocco di blu!

T'accompagna la luna, Pier Paolo, e come la stella ricevi la luce da storie mai scritte o frasi non dette racchiuse tra un ago e la freccia veloce, la mano d'un re, tradito e rinato."

(scritto sul Viale della Torre di Chia, l'ultima residenza di Pasolini).
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Giuseppe Serrone