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Viaggi Liguria, Al Palazzo Ducale di Genova lo charme di Franco Maria Ricci


Sette sale, ognuna delle quali intitolata alle principali collane della sua casa editrice per scoprire l'opera di Franco Maria Ricci, che si è inaugurata a Palazzo Ducale di Genova e che è un sigillo importante nell'anno in cui la città, dove vissero i suoi avi, è capitale del libro.


    La mostra (dal 20 aprile al 30 giugno, Loggia degli Abati) è un viaggio attraverso le opere di una figura importante, perché Franco Maria Ricci non era solo l'editore che ha dato vita al marchio più prestigioso dell'editoria moderna, ma è stato grafico, collezionista e anche visionario, visto che ha concepito il Labirinto in bambù più grande del mondo, al cuore del quale si trovano sia la redazione della casa editrice che la sua vasta collezione d'arte.

La mostra "Franco Maria Ricci. L'Opera al Nero", organizzata dalla Fondazione Franco Maria Ricci in collaborazione con Palazzo Ducale, diventa un omaggio a un cultore della bellezza e maestro di stile, che è stato punto di riferimento per il gusto italiano e internazionale. "Opera al nero perché il nero è una caratteristica evidente nelle opere di Ricci - spiega il curatore Pietro Mercogliano -. Lui aveva l'abitudine di far comparire le immagini dal nero che non era qualcosa di funereo ma di elegante, il colore della vita, perché li comprendeva tutti, e sul quale amava far spiccare le figure".
    Un percorso che riprende il suo famoso labirinto nel quale, oltre alla sua grande opera bibliografica, si trovano anche alcuni capolavori della sua collezione. "C'è un frammento di Adolfo Wilt, la madre, che era parte di un'opera più ampia distrutta nei bombardamenti - spiega il curatore - ma è esposta anche la Testa di tigre di Ligabue, la Regina di Saba di Erté, le statuine crisoelefantine di gusto decò e due vanitas, immagini di teschi che ricordavano la caducità della vita". Una mostra che ben si integra nell'offerta di Genova Capitale del Libro. 

ansa.it

A Venezia riapre Palazzo Diedo con Janus


VENEZIA - Nel grande androne a pianoterra ci sono le porte d'acqua che fanno da filtro al rumore unico della città, mentre dalle finestre dei piani affacciati sulla fondamenta i tetti di Venezia paiono quasi portati dalla luce abbagliante dentro le stanze con parte dei soffitti coperti da un'arte che parla la lingua dell'oggi ma si confronta con il passato.

È a uno spazio aperto al continuo divenire dell'arte, a una creatura viva in dialogo con la vitalità mai spenta di Venezia, quello che il collezionista e filantropo Nicolas Berggruen pensa quando parla del presente e del futuro di palazzo Diedo.

Un palazzo a cinque piani del XVIII secolo realizzato da Andrea Tiralli per la famiglia Diedo, passato poi al Comune per diventare scuola elementare poi sede del Tribunale di Sorveglianza: chiuso per un decennio, è stato acquisito alcuni anni fa da Berggruen. Oggi, dopo due anni quasi di restauro, con gli ultimi ritocchi ancora in corso, il palazzo, sede della fondazione benefica creata dal collezionista per approfondire i rapporti tra l'arte contemporanea e i secoli passati, tra Oriente e Occidente, è stato riaperto per ospitare l'esposizione "Janus" (Giano). La mostra riunisce i lavori, temporanei e in parte permanenti, ideati da undici artisti in diretto rapporto con l'architettura dell'edificio e in dialogo con le tradizioni dei mestieri d'arte veneziani. L'esposizione, dal 20 aprile al 24 novembre, le stesse date della Biennale d'Arte, è stata l'occasione per aprire le porte, per dare il segno iniziale - è stato ricordato - di un palazzo vivo. Lo spirito è chiaro: non idee museali, ma luogo di produzione, di incontri, di residenze per artisti chiamati a operare in loco e in stretto contatto con la realtà lagunare. L'assaggio è una esposizione che presenta lavori di personalità come Urs Fischer - splendido il riflesso della luce veneziana sulle 600 gocce di vetro soffiato, "Omen" - Mariko Mori, Ibrahim Mahatma, Sterling Ruby, Jim Shaw, Liu Wei, Aya Takano. Sospesi nel tempo e nello spazio i monocromi che paiono fatti di luce di Hiroshi Sugimoto (c'è anche una teca con il libro di Newton del 1704 che dà il titolo alle opere). Ipnotici i lavori di Lee Ufan (suo su un soffitto un'opera permanente e sui soffitti le fermanti anche di altri artisti coinvolti nella mostra). Se Holler opera sulla scala e Ruby sull'illuminazione dell'androne, Pietro Golia, quasi a simboleggiare il divenire di un palazzo dell'arte, ha fissato per novembre la realizzazione di un lavoro-pavimento veneziano al pianoterra.
    Intanto, per tutta la durata della mostra, ci saranno nella sala i sacchi con il materiale e gli operai che lo faranno.
    L'esposizione si articola anche in due progetti speciali: uno dell'artista Rhea Dillon l'altro della Polaroid Foundation "20x24". 

ansa.it


Molise. Da Regione 1,2 mln per promozione culturale e turistica

 

Ammontano ad per 1 milione e 200mila euro le risorse Fsc destinate a interventi a sostegno delle società e degli enti di promozione culturale e turistica in Molise. La Giunta regionale, infatti, ha approvato la scheda dell’intervento e nel contempo ha demandato al Direttore del competente Servizio regionale la predisposizione del relativo Avviso pubblico.

Sarà dunque finanziato il sostegno alle società e agli enti culturali e di promozione turistica, nell’ambito dell’attività annuale, anche attraverso il supporto alla realizzazione di eventi e manifestazioni di valenza regionale, interregionale e nazionale. L’Avviso è rivolto a società ed enti culturali e di promozione turistica che operano anche non esclusivamente in Molise, purché la loro sede legale sia sul territorio molisano e le loro attività siano relative alla valorizzazione delle peculiarità del patrimonio culturale molisano.

I settori di riferimento di questi enti, anche in forma integrata, sono i seguenti: artistico e tradizioni (spettacolo, musica, manifestazioni folkloristiche e di costume, cinema), artigianato tipico (mercatini, fiere, mostre, laboratori) e valorizzazione delle risorse culturali, paesaggistiche, ambientali, naturali ed enogastronomiche locali.

travelnostop.com

Capitali o città d’arte, dove andranno gli italiani per i Ponti?

 

Con la primavera tornano i ponti e gli italiani si organizzano per ritagliarsi una vacanza tra giorni di ferie, feste comandate e weekend. Quali sono le mete e le date preferite per le partenze tra 25 aprile e primo maggio? eDreams ha indagato sulle destinazioni più prenotate e sulla durata dei viaggi per italiani ed europei nelle prossime settimane.

Oltre alle capitali e metropoli europee che non passano mai di moda – su tutte spiccano Barcellona, Parigi e Amsterdam – quest’anno le prenotazioni dall’Italia puntano forte anche sulla capitale albanese, Tirana. Le prime italiane in classifica sono invece Catania e Roma.
Per quanto riguarda la durata, ben il 37% dei connazionali ha scelto di concedersi una vacanza di 3 giorni mentre il 15% unirà le due festività per un break di 6 o 7 giorni. Ma quali sono le date più popolari per la partenza? I giorni più gettonati sono il 25 aprile (scelto dal 30% del campione) e il 26 (22%).

Secondo la tradizione, questi primi ponti di primavera saranno anche un’ottima occasione per i turisti e viaggiatori stranieri che verranno a scoprire le meraviglie nostrane. Anche nel 2024, la primavera sembra il periodo ideale per ammirare in particolare le città d’arte. Tra il 25 aprile e il primo maggio quest’anno – secondo eDreams – sceglieranno una vacanza in Italia prevalentemente i francesi (30%), seguiti dagli spagnoli (19%) e dai tedeschi (18%). Complessivamente quasi la metà dei turisti che visiteranno il nostro Paese ha prenotato un soggiorno di 3 o più giorni (il 27% di 3 giorni e il 26% di quattro), leggermente più alta degli italiani la percentuale di chi imposterà l’out of office per 6 o 7 giorni, del 19%. Le date più congeniali per la partenza degli europei saranno il 26 e 25 aprile.
Quanto alle destinazioni più amate, gli stranieri stilano così la loro top 5 delle città d’arte italiane: in testa Roma seguita da Milano, poi Venezia, Napoli e Firenze.

travelnostop.com


Salone del Mobile e Miart, il business si intreccia con arte e design

 


L’arte e il design continuano a intrecciarsi con il business. Durante la settimana dedicata alla fiera del Salone del Mobile e dell’arte moderna e contemporanea (Miart), gli studi Clearwater International, La Scala Società tra Avvocati e Lca diventano degli spazi dedicati alle mostre di famosi artisti.

Gli uffici di Clearwater International ospiteranno fino al 31 maggio la mostra “Se tutto bruciasse” di Alessandro Calabrese, a cura di Francesca Interlenghi e in collaborazione con la galleria d’arte contemporanea Viasaterna. L’artista, da sempre interessato a esplorare il complesso sistema delle relazioni umane, sembra rielaborare in chiave artistica i valori di cui lo studio Clearwater si fa portavoce, tra questi la trasparenza, la fiducia, la collaborazione, il reciproco rispetto, la flessibilità nell’affrontare il cambiamento e il costante impegno nel coltivare le imprese.

Il progetto di Calabrese, un’installazione neon site-specific, raccoglie 12 opere fotografiche, che indagano il modo di produzione delle immagini, la loro proliferazione bulimica, il tema dell’inconscio tecnologico e il ruolo del caso nel processo di esecuzione.

“Vogliamo che i nostri uffici non siano solo un luogo di lavoro, ma anche uno spazio di contaminazione e scambio di idee. Per questo, in occasione della Milano Art Week 2024, abbiamo accolto tra le nostre mura l’arte contemporanea, capace di stimolare innovazione, progresso e benessere all’interno e all’esterno dell’azienda” spiega Alexandre Perrucci, managing partner di Clearwater International in Italia.
Le altre mostre durante il Salone del Mobile e Miart

Dal 19 aprile presso l’Auditorium Piero Calamandrei di La Scala Società tra Avvocati, sarà possibile visitare la riedizione della mostra fotografica di Giacomo Infantino, dal titolo “Eden e Realtà – Il difficile rapporto tra uomo e natura”, nata per incoraggiare una riflessione sulla percezione dell’identità delle giovani generazioni attraverso i social network, toccando tematiche quali solitudine, marginalizzazione, bullismo e body shaming. L’obiettivo dell’artista è disaminare i rapporti sociali tra le nuove generazioni e, parallelamente, sperimenta la percezione del paesaggio, con una riflessione sul rapporto tra uomo, natura e sostenibilità.

Lo studio legale Lca omaggerà l’artista la fotografa Letizia Battaglia testimone femminile della cronaca siciliana tra gli anni Settanta e Novanta con la mostra “Storie di libertà ritrovata“, disponibile fino al 13 aprile. La mostra è realizzata in collaborazione con l’Archivio Letizia Battaglia, la Galleria Francesco Pantaleone Arte Contemporanea, Arte Generali e Apice e si colloca all’interno di Law is Art!, il progetto di Lca nato con lo scopo di promuovere l’arte contemporanea nel contesto
milanese e italiano.

Lo studio di consulenza Accuracy sponsorizza, durante la Milano Art Week, la mostra fotografica “Contemporary Museum Watching” di Alex Trusty, che raccoglie alcuni scatti realizzati dall’artista nell’arco di dieci anni in oltre 80 musei, esposti per la prima volta al pubblico nell’ “Appartamento dei Principi” del Palazzo Reale.

Anche Banca Investis promuove l’iniziativa “The Sign Week” che offre un percorso insolito nelle diverse forme del design con la firma di cinque artisti e creativi. Fino al 19 aprile, il gruppo darà la possibilità ai clienti, banker e stakeholder di scoprire l’inedita veste della sua sede milanese. Il racconto promosso durante le mostre promuove le caratteristiche distintive del gruppo: l’olismo, la personalizzazione, la cultura, il territorio e l’innovazione.

The Sign Week prevede cinque appuntamenti per cinque diverse esperienze, sia fisiche che digitali, dedicate a differenti espressioni di creatività, raccontate attraverso le opera dell’artista Elena Salmistraro, Taketo Gohara, Angelini Design, Monogrid specializzato nel settore di Ai e Marco Assaggia per la food culture.
Fonte: dealflower.it

Nuova Passeggiata Archeologica di Roma, un mega anello pedonale

 

Una passeggiata unica al mondo congiungerà via dei Fori Imperiali con gli altri percorsi intorno al Colle Palatino, intercettando l'itinerario ciclo-pedonale di via di San Gregorio, via dei Cerchi, via di San Teodoro e delle salite e discese del Colle Capitolino, e sarà caratterizzata da un incremento degli spazi e dei servizi dell'area, percorsi ciclo-pedonali, aree verdi e balconate.

Il progetto verrà realizzato dallo studio romano Labics che si è aggiudicato il concorso internazionale, per il quale sono state presentate 23 proposte progettuali, per la realizzazione di un grande anello pedonale.

Il progetto riprende l'idea della Passeggiata di fine Ottocento del ministro Baccelli. "Sono da sempre assertore della modernizzazione e della valorizzazione del patrimonio culturale come ci impone la Costituzione, allo stesso tempo la mia preoccupazione era che il progetto salvaguardasse il valore della storia: i Fori non nascono oggi, ma già con papa Alessandro VII era stato abbozzato il primo progetto di passeggiata sui Fori Imperiali. Possiamo dire che la via e la visione prospettica è stata storicizzata quindi il progetto dovrà armonizzarsi con questi criteri", ha detto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano in occasione dello svelamento del progetto vincitore del bando.
    Con questo progetto, ha aggiunto il sindaco di Roma. Roberto Gualtieri, "la via e i Fori si riconciliano: il percorso sarà un luogo piacevole dove passeggiare e dove poter anche indugiare per godersi la vista sui Fori. E lo sarà per i turisti ma anche per i romani" che potranno riappropriarsi di un luogo per vivere la bellezza della città eterna.

ansa.it

Da Degas a Renoir, l'Impressionismo in mostra a Roma


A150 cinquant'anni dalla prima mostra ufficiale, quella organizzata dal fotografo Nadar il 15 aprile 1874 a Parigi, arriva a Roma Impressionisti - L'alba della modernità, antologica che celebra il movimento al Museo storico della fanteria, dal 30 marzo al 28 luglio, con oltre 160 opere di 66 artisti, tra i quali spiccano Degas, Manet, Renoir e l'italiano De Nittis.

"Una mostra dal taglio particolare, inedito, realizzata appositamente per questo luogo", spiega Vincenzo Sanfo, membro del comitato scientifico diretto da Vittorio Sgarbi e composto anche dall'ex direttore del Musée du Petit Palais e Membre Ecole du Louvre, Gilles Chazal, e dall'ex direttrice del Musée de Chartres e Musée Paul Valeéry, Maithé Vallès-Bled.

Divisa in tre sezioni (Da Ingres a L'Ecole de Barbizon, i fermenti dell'Impressionismo; L'Impressionismo; e L'eredità dell'Impressionismo), la mostra, prodotta da Navigare srl, abbraccia un arco temporale che va dall'inizio dell'Ottocento, con opere di Ingres, Corot, Delcroix e Doré, tutte provenienti da collezioni private italiane e francesi, arrivando agli eredi Toulouse-Lautrec, Permeke, Derain, Dufy e Vlamininck, per concludersi al 1968 con un'acquaforte di Pablo Picasso, omaggio a Degas e Desboutin. Ma non solo. Accanto alle opere poco conosciute dei grandi protagonisti, come Pissarro, Degas, Cézanne, Sisley, Monet, Morisot e Renoir, spiccano anche le tele di artisti comprimari come Bracquemond, Forain, Lepic, Millet, Firmin-Girad e il Lecomte del Bateau sur la riviere scelto come immagine simbolo della mostra. E ancora, ecco un insolito focus sul disegno, le incisioni e le tecniche di stampa, così fortemente influenzate dell'avvento della fotografia. "Gli impressionisti - racconta Chazal - abbandonano la pittura accademica dei grandi quadri storici e iniziano a ritrarsi l'un l'altro o a immortalare momenti di vita quotidiana. Hanno una visione della pittura molto meno aulica".

In quest'ottica va letta anche la collezione di libri, lettere e oggetti personali, come la teiera del servizio di Monet. "L'impressionismo non è un movimento, ma una condizione umana che nasce quando la pittura della realtà è sconfitta dall'invenzione della fotografia - commenta Sgarbi -. È la vita, la possibilità di rappresentare stati d'animo. È fatta per dirci quello che la realtà ci provoca dentro. Per questo non finirà mai. Non a caso un impressionista tragico come Van Gogh parla di sé, ma parla al mondo. L'impressionismo è una condizione dello spirito, questo vuol dire la mostra. Quello che fino a quel momento non contava, come la teiera del servizio di Monet, impensabile ad esempio nei dipinti del Tiepolo, improvvisamente con gli impressionisti diventa soggetto e momento eterno. Portare gli Impressionisti e questa mostra a Roma, città per tradizione così lontana da Parigi, e al Museo della Fanteria non è solo sperimentare luoghi nuovi - conclude il critico -. È portare la vita, perché gli impressionisti sono la fine della guerra. E conquistare uno spazio di guerra con una mostra d'arte che espone una teiera, è portare la pace".

ansa.it

'Festa del Maggio', ad Accettura si sceglie l'albero più bello

 

Dal 18 al 21 maggio si terrà la festa del Maggio di Accettura (Matera), un rito centenario che si ripete ogni anno nei giorni di Pentecoste. E' stata definita "tra le 47 feste più belle del Mediterraneo" secondo l'itinerario "Les fetes du Soleil" patrocinato dall'Unesco. La festa pagana "viene dedicata a San Giuliano, un giovane dalmata che cercava di diffondere la sua fede con coraggio e che, per questo, venne torturato e giustiziato a Sora".
    In un comunicato diffuso dal Comitato Feste è specificato che "dall'archivio di Accettura si rileva che il culto di San Giuliano è cominciato a manifestarsi nel 1725, anno in cui san Giuliano divenne protettore del paese" e che "la prima domenica dopo Pasqua, quest'anno il 7 aprile, si tiene il primo appuntamento della lunga e complessa sagra del Maggio che culmina nelle manifestazioni della domenica di Pentecoste e si conclude il giorno del Corpus Domini".
    All'alba "dalle campagne del paese, massari e boscaioli convengono verso il bosco di Montepiano, una cerreta di circa mille ettari, a pochi chilometri dall'abitato. I maggiaioli più esperti, seguiti dai curiosi, si aggirano per il bosco; scrutano le chiome, testano i tronchi, stabiliscono ad occhio l'altezza e alla fine scelgono l'albero più bello e più dritto che sarà tagliato e trasportato in paese il 28 maggio. Contestualmente sono scelti altri cerri che faranno da corteo durante il trasporto e serviranno per innalzare il Maggio. Definite le scelte, gli alberi sono contrassegnati con un puntone a forma di martello su cui è incisa la sigla Sgm (San Giuliano Martire).
    Intanto, si prendono accordi per la domenica successiva (14 aprile) per la scelta della Cima, il più aggraziato agrifoglio della foresta di Gallipoli".

ansa.it

Arte. La storia millenaria del dente maligno (e perché Michelangelo lo mise a Gesù)

Marco Bussagli estende lo studio sul “mesiodens”, l’incisivo del Buonarroti, rintracciando le origini e il significato di una malformazione fisica che diventò simbolo di peccato e corruzione
Il “San Sebastiano” di Silvestro dell’Aquila: particolare del “terzo dente”

Il “San Sebastiano” di Silvestro dell’Aquila: particolare del “terzo dente” - WikiCommon

Nel 2014 lo storico dell’arte Marco Bussagli pubblicò con Medusa un libro a dir poco sorprendente. Si intitolava I denti di Michelangelo. Sembra uno scherzo ma era invece una cosa molto seria. Guardando il Giudizio della Sistina non si può non notare che i diavolacci nelle loro grotte esibiscono un dentone al centro proprio della bocca. Siccome questi esseri sono stati raffigurati in maniera intenzionalmente brutta, non desta stupore questa bizzarria. Ma l’autore continuò a guardare le immagini della Cappella Sistina e notò che anche figure bellissime come le Sibille mostrano questo dente incisivo in mezzo ai quattro normali. Riassumendo, lo vede nei personaggi lontani dalla grazia di Dio, come un segno di bruttezza morale (talvolta incolpevole) raffigurata attraverso questa bruttezza fisica.

All’odontoiatria è nota la presenza in alcune persone di una anomalia anatomica consistente in qualche dente in più rispetto ai trentadue normali. Si chiamano “denti soprannumerari” e tra queste esiste anche il dentone oggetto di questo studio, detto mesiodens. A Bussagli venne a quel punto una curiosità infrenabile e comprensibile: se è così, Cristo non dovrebbe avere il mesiodens per nulla al mondo. E andò a guardare la bocca semiaperta di Gesù nella Pietà Vaticana. Sorpresa! C’era il mesiodens! Tutta la teoria crollava di colpo, e poi Michelangelo, così attento all’anatomia, come aveva potuto farsi sfuggire una cosa del genere? Ma... e se l’avesse fatto apposta? Da uomo colto, Bussagli conosce bene il Nuovo Testamento e non tardò a imbattersi nella tremenda frase di san Paolo: «Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio» (2Cor 5:21). Isaia, aggiungo io, al capitolo 53: «Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti». Cristo si assume i nostri peccati e li può redimere perché li ha fatti propri. Ecco la ragione del dente. Ed ecco la profonda sapienza di Michelangelo.

L’autore non tardò a domandarsi se era una trovata di Michelangelo o si poteva vedere in altri autori, pure di altre epoche. E allora intraprese una delle ricerche più pazzesche che io conosca. Naturalmente non poteva girare tutte le chiese e i musei del mondo a guardare in bocca i soggetti. Ma immaginiamo che potesse disporre di una sorta di enciclopedia dove ci fossero le fotografie di tutte le opere d’arte conosciute. Ed egli, paziente, la sfogliò pagina per pagina. Solo che un’opera del genere non esiste. Immaginarsi quindi il lavoro. I risultati sono raccolti nel densissimo libro Il male in bocca. La lunga storia di un’iconografia dimenticata (Medusa, pagine 376, euro 35,00). Il mesiodens si trova costantemente dalle prime sculture greche fino agli ultimi secoli, sempre come segno di malvagità o d’imperfezione. È impressionante la mole di esempi che Bussagli riporta, al punto che forse è più un libro di consultazione che di lettura. Le Gorgone, il Marsia Rosso, i ciclopi, i centauri, tutti hanno il dente superfluo. Anche nei capitelli medievali abbonda. E poi tanti altri artisti più recenti, non solo il Buonarroti. Ora, tutta l’estetica occidentale sul corpo umano deriva dalla kalokagathia greca e in particolare la simmetria è dogma. Non c’è alcuna possibilità che queste anomalie siano nate casualmente. La cosa più sorprendente è che nessuno degli storici dell’arte, quindi dall’Ottocento in qua, lo abbia mai notato. Nell’ambito dell’iconografia, Marco Bussagli si è guadagnato un riconoscimento storico.

Di Cristo abbiamo già detto. Non è stato solo Michelangelo a inserire il mesiodens nella bocca del Redentore, ma tanti altri, anche artisti pressoché sconosciuti, come Romualdo da Candeli nel 1471 e Giovanni Teutonico nel 1470-1480. E via di seguito. Interessante è che il dente compaia anche nelle figure di alcuni santi. L’unica spiegazione possibile è che alluda alla loro identificazione con Cristo, al fatto che, uniti a lui, siano stati in qualche modo con lui “corredentori”.

avvenire.it

Il programma di eventi culturali al Salone del Mobile.Milano 2024



Dal 16 al 21 aprile la Manifestazione ispira e innova grazie a un ricco palinsesto di Talk, Tavole Rotonde e installazioni site-specific. Ecco il programma completo

Uno degli elementi che caratterizzano la 62ª edizione del Salone del Mobile.Milano è l’approccio neuroscientifico, a partire dal rinnovato layout espositivo progettato da Lombardini22 per migliorare l'esperienza di visita attraverso l'analisi delle reazioni neurologiche, emotive e percettive dei visitatori ai diversi percorsi, collocazione e distribuzione delle aree espositive e di sosta. Ma non basta. Dal momento che il cervello è spronato a uscire dalla propria “comfort zone” dall’arte, dalla cultura e dall’estetica, la proposta culturale sarà diffusa per coinvolgere il visitatore lungo l’intero percorso espositivo.
Le aziende che partecipano al Salone del Mobile.Milano organizzeranno eventi negli spazi di Rho Fiera e in città durante l'intero periodo della manifestazione.

Tre grandi installazioni al Salone del Mobile.Milano 2024

La prima, "lnteriors by David Lynch. A Thinking Room" (padiglioni 5-7) è un omaggio reso al Salone da David Lynch, il celebre regista dell'inconscio. Due "stanze del pensiero" speculari, con la curatela di Antonio Monda, sono immaginate come porte simboliche da attraversare per immergersi nella Manifestazione. Con esse, il Salone del Mobile.Milano riflette, in modo originale e immaginifico, sulla produzione di interni e su quanto questa sia in relazione profonda con l'interiorità.

“Under the Surface”, la seconda installazione progettata e realizzata da Accurat, Design Group Italia ed Emiliano Ponzi per il Salone Internazionale del Bagno (padiglione 10) riflette su etica, sostenibilità, tecnologia ma anche potere, fascino e fragilità dell'acqua. A che punto è il design dell'arredobagno rispetto alla sostenibilità idrica. Ideata a forma di isola sommersa, l'installazione vuole suggerire un racconto visivo, evocativo, educativo per prendere coscienza dell'impatto ambientale delle nostre pratiche quotidiane legate all'acqua. I riflessi di luce, che si muovono e cambiano incessantemente, rappresenteranno i dati sul consumo globale d'acqua mentre, attraverso l'uso innovativo di data-visualization dinamica, verranno raccontati i progressi tecnologici e manifatturieri legati alla salvaguardia idrica nel campo dell'arredobagno.

Al centro di EuroCucina, invece, si apre "All You Have Ever Wanted to Know About Food Design in Six Performances", un grande palcoscenico che ospita sei food magazine indipendenti internazionali e che, insieme ad artisti, designer e chef provenienti da tutto il mondo, presenteranno una visione inedita e originale sul presente e futuro degli ingredienti che la natura ci offre. Il tutto avverrà tra riflessioni, esposizioni, talk e tasting experience, che si susseguiranno giorno dopo giorno; animeranno il dibattito sul binomio cibo-progetto le riviste. Le sei esperienze vogliono essere un'esortazione a superare i confini e ad aprire nuove strade per l'avanzare di sperimentazioni in campo alimentare che facciano la differenza per il futuro dell'uomo su questo pianeta. Le installazioni, situate nell’Arena Food Design (padiglione 2-4), saranno visitabili per tutto l'orario di apertura, mentre le esperienze di food tasting e le presentazioni dei progetti e delle visioni editoriali, che le accompagnano, si svolgeranno live alle ore 14.30.

Il programma di Talk e Tavole Rotonde

Un nuovo programma di Talk e Tavole Rotonde, dal titolo "Drafting Futures. Conversations about Next Perspectives", curato da Annalisa Rosso, raccoglie alcune delle personalità più interessanti del nostro tempo, con l’intento di rendere evidente come progetto, design e architettura siano in grado di comprendere il presente e immaginare il futuro, aprire nuove strade, trovare soluzioni, vagliare il possibile, attivando intuito e immaginazione. I Talk del mattino si terranno alle ore 11.00 nell'Arena "Drafting Futures" (Padiglione 14) disegnata da Formafantasma recuperando le sedute della precedente edizione, coperte da una moquette stampata con disegni astratti, il cui pattern ricorda gli scarabocchi che si fanno quando impegnati a riflettere o durante una conversazione. La partecipazione ai Talk dà diritto a due crediti formativi agli iscritti all’Ordine degli Architetti italiani, per iscriversi è sufficiente compilare il form all’interno dell’evento dedicato.

Al centro del palcoscenico, si alterneranno: Francis Kéré, architetto, fondatore Kéré Architects, la cui attività è caratterizzata da una profonda sensibilità verso la sostenibilità e l'inclusività sociale, intervistato dalla giornalista Giulia Ricci (17 aprile, ore 11.00-13.00); John Pawson CBE, architetto, che converserà con Deyan Sudjic OBE, autore, divulgatore, curatore di architettura e design (18 aprile, ore 11.00-13.00); Jeanne Gang, FAIA, FRIBA, socia fondatrice Studio Gang, che mette al centro della sua pratica le esigenze delle persone e del pianeta, in dialogo con Johanna Agerman Ross, capo curatore “Conran Foundation” del Design Museum di Londra (19 aprile, ore 11.00-13.00); Hans Ulrich Obrist, direttore artistico della Serpentine Gallery, che intervisterà Maria Porro, Presidente del Salone del Mobile.Milano (20 aprile, ore 11.00-13.00).

Le Tavole Rotonde affronteranno, invece, alcuni degli argomenti cruciali per l'attualità del design e dell'architettura, come l'uso dell'intelligenza artificiale, il rapporto tra nautica e progetto e le novità del settore hospitality. Inoltre, proprio nell'Arena, verrà inaugurato il nuovo progetto di Biblioteca del Salone del Mobile, anch'essa su progetto di Formafantasma, che raccoglierà, su suggerimento dei relatori di questa e delle future edizioni della Manifestazione, volumi destinati a migliorare le nostre azioni e le prospettive future. “Nautica e design: le influenze positive del Made in Italy” (16 aprile, ore 16.00), in collaborazione con il Salone Nautico Internazionale di Genova, vedrà un confronto tra progettisti e aziende per capire come il ruolo del design stia diventando sempre più cruciale nello sviluppo dell’industria nautica. “Form Follows Formulation: Maria Cristina Didero in conversation with Aesop” (17 aprile, ore 16.00) vedrà protagonista il celebre marchio australiano di skincare di alta qualità, tra design e customer experience. “Il comparto arredo, eccellenza del Made in Italy: investimenti strategici e vantaggi competitivi per lo sviluppo internazionale della filiera” (18 aprile, ore 16.30) a cura di Intesa Sanpaolo: un panel dove i temi della sostenibilità e degli investimenti verranno inquadrati come drive strategici per lo sviluppo del settore. “New Shapes of Hospitality” (19 aprile, ore 16.00) sarà un appuntamento dedicato a un settore che sta evolvendo rapidamente, alla scoperta di nuove opportunità e mercati da sviluppare. “The Present and Future of Artificial Intelligence” (20 aprile, ore 16.00): un momento di incontro dedicato al significato dell’IA per le discipline dell’architettura e della progettazione, per capire se sarà solo un ulteriore strumento al servizio del settore o se potenzialmente possa avere un impatto molto più ampio e di rottura.

Il Bookshop Corraini Mobile, per gli amanti della lettura

Dopo il successo del debutto dello scorso anno, anche quest’anno accanto all’Arena sarà allestito il Bookshop Corraini Mobile, a cura di Corraini Edizioni, che vedrà esposta e in vendita, un'ampia selezione di pubblicazioni internazionali dedicate al mondo del design, dell'arte, dell’illustrazione, con qualche incursione in quelli del cibo e del food design, rappresentativa di oltre 110 editori. Non mancheranno i libri per bambini, manifesti e grafiche in tiratura limitata, ceramiche, piccoli oggetti d'arte e pezzi unici, curiosità e rarità. In un’ottica di progettazione a tutto tondo, si tratta di uno spazio che, dialogando con le installazioni e l'allestimento della Fiera, diventa parte integrante dell'esposizione.
Fonte: salonemilano.it

Biennale. Il Padiglione Vaticano a Venezia: l’arte intreccia cultura e società

 
Calle di ingresso, Padiglione della Santa Sede presso la casa di reclusione femminile Venezia-Giudecca - Marco Cremascoli, 2024

La visita di papa Francesco a Venezia del prossimo 28 aprile «sarà un momento storico». Infatti sarà il primo Pontefice a visitare la Biennale. E questo «dimostra chiaramente la volontà della Chiesa di consolidare un dialogo fecondo e ravvicinato con il mondo delle arti e della cultura». Lo ha ribadito con forza e argomenti il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’educazione, presentando ieri in sala stampa vaticana il Padiglione della Santa Sede alla prossima Biennale di Venezia, sul tema “Con i miei occhi”, visitabile dal 20 aprile al 24 novembre su appuntamento. «Non è un caso - ha fatto notare il porporato portoghese - che la Santa Sede abbia scelto di presentare il suo padiglione alla Biennale di Venezia – nell’anno in cui questa celebra la sua sessantesima edizione – in un luogo apparentemente inaspettato, come lo può essere il Carcere femminile dell’Isola della Giudecca».

E «non è certo un caso che il titolo del padiglione, “Con i miei occhi”, voglia focalizzare la nostra attenzione sull’importanza di come, responsabilmente, concepiamo, esprimiamo e costruiamo il nostro convivere sociale, culturale e spirituale». Infatti «viviamo in un’epoca, marcata dal predominio del digitale e dal trionfo delle tecnologie di comunicazione a distanza, che propongono uno sguardo umano sempre più differito e indiretto, correndo il rischio che esso rimanga distaccato dalla realtà stessa». Così la contemporaneità «preferisce metaforizzare lo sguardo», invece «vedere con i propri occhi conferisce alla visione uno statuto unico, poiché ci coinvolge direttamente nella realtà e ci rende non spettatori, ma testimoni».

Ed è proprio questo è ciò che «accomuna l’esperienza religiosa con l’esperienza artistica», difatti «nessuna delle due smette di valorizzare l’implicazione totale e anticonformista del soggetto». Il cardinale de Mendonça a questo proposito ha sottolineato che l’anno in cui la Biennale Arte celebra il suo sessantesimo anniversario segna anche i 60 anni dalla prima esibizione del film Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, proiettato per la prima volta a Venezia. E lo ha fatto con un richiamo alla consonanza tra i temi pasoliniani e il tema della misericordia, a partire dal capitolo 25 del Vangelo di Matteo, «uno dei testi biblici più commentati da Papa Francesco e che possiamo certamente associare alle linee portanti del Suo pontificato».

A questo proposito il porporato ha rimarcato che le opere di misericordia «non sono temi teorici», ma «testimonianze concrete», che «obbligano a rimboccarsi le maniche per alleviare la sofferenza». «A noi, dunque, - ha spiegato - è richiesto di rimanere vigili come sentinelle, perché non accada che, davanti alle povertà prodotte dalla cultura del benessere, lo sguardo dei cristiani si indebolisca e diventi incapace di mirare». E questo vale anche per gli artisti. Da qui la scelta del luogo che ospiterà il Padiglione vaticano. Luogo del tutto eccezionale e «apparentemente inaspettato»: il Carcere femminile dell’Isola della Giudecca. Idea nata dall’esigenza di tradurre nella pratica le parole del Papa, a partire soprattutto dal suo Discorso agli artisti, pronunciato il 23 giugno scorso nella Cappella Sistina, dove li invitava a non dimenticare i poveri, chi vive condizioni di vita durissime, che non hanno voce per farsi sentire e quindi invitandoli a «farvi interpreti del loro grido silenzioso». Tra questi i carcerati.

Nel corso della conferenza stampa il cardinale de Mendonça ha rivelato che quando ha mostrato a papa Francesco il progetto del padiglione, Francesco - prendendo spunto dal tema scelto - gli ha risposto: «Andrò anche io con i miei occhi». Il prefetto del Dicastero per la Cultura ha poi ringraziato le «autorità italiane per la loro indispensabile collaborazione», e «in particolare» il ministero della Giustizia nella persona del capo dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria nazionale, Giovanni Russo. Ringraziamento esteso ai curatori Bruno Racine e Chiara Parisi, «che formano una squadra straordinaria che, ne sono certo, elaborerà una proposta ispiratrice». Quindi il grazie a «coloro che stanno collaborando alla realizzazione del padiglione: COR architetti, e in particolare l’Architetto Roberto Cremascoli». E poi ha espresso gratitudine al «principale partner», la banca Intesa-San Paolo. Ed infine il grazie al Patriarcato di Venezia guidato da monsignor Francesco Moraglia, «con il quale intrattengo una stretta ed amichevole collaborazione». Alla conferenza stampa hanno partecipato Russo, i curatori Racine e Parisi, e Paolo Maria Vittorio Grandi, Chief Governance Officer di Intesa Sanpaolo.

«Il carcere è un luogo inaspettato, ma dove l’attesa è una condizione permanente», ha detto il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia. «Il nostro compito – ha proseguito Russo descrivendo l’emozione provata alla notizia della visita di Francesco, primo papa a visitare la Biennale – è quello di aiutare i detenuti, in questo caso le detenute, a ricostruire il proprio vissuto dopo gli errori che, per svariate ragioni, sono stati compiuti nella loro vita precedente. Le detenute sono state chiamate non solo ad ospitare, ma anche a collaborare attivamente alla costruzione del Padiglione, e ciò ha avuto un importante ruolo riparativo, un modo per vivere in concreto la generosità, la solidarietà, e tutti quei valori che sono tipici del cristianesimo e che loro nella loro vita passata avevano per ragioni diverse calpestato».

Per Bruno Racine «trovare un luogo che sia già in sé un messaggio» è stata la prima sfida che si è dovuta raccogliere per il Padiglione della Santa Sede, allestito alla Giudecca che prima di essere un carcere è stato il Convento delle Convertite, e oggi è «il luogo simbolico di una proposta artistica, ma anche relazionale» tra artisti e detenute, a cui il visitatore potrà accedere lungo un percorso guidato dalle detenute stesse. E questa «sarà un’esperienza per gli artisti, le detenuti e i visitatori, che dovranno capire che attraversano un confine, in sintonia con il tema generale della Biennale, “Stranieri ovunque”». Da parte sua Chiara Parisi, che intervistiamo in questa pagina, ha parlato della «doppia creatività» degli artisti e delle detenute, che ha portato frutti come un docufilm girato nel carcere, a cui hanno partecipato una ventina di detenute, ed opere ispirate alle foto di famiglia delle recluse o a poesie scritte da loro.

Tra gli artisti che animano lo spazio della Biennale allestito dalla Santa Sede c’è anche Maurizio Cattelan, che 25 anni dopo la sua opera esposta sempre qui alla Biennale del 1999, dal titolo Mother, realizzerà un’altra opera ispirata alla figura materna. Nel 1999 l'opera di Cattelan La Nona Ora, provocatoria statua raffigurante Giovanni Paolo II colpito da un meteorite, aveva suscitato critiche e imbarazzi nel mondo cattolico. «Quella di Cattelan - ha spiegato Parisi - non è un arte provocatoria, lui lavora sui tabù, è molto malinconico e ha una diffidenza per cui mai accetta inviti e invece ha detto sì in modo spontaneo». «Una poetessa europea ha scritto che “l’iconoclasta ricostruisce l’icona”», ha commentato il cardinale de Mendonça. «A volte - ha precisato - interrogativi che possiamo in un primo momento giudicare come radicali sono modi di ricostruire la visione del sacro, e questo fa parte dell’incontro della Chiesa con il mondo artistico, le sue categorie, le sue logiche». Perché – ha puntualizzato – «non è che la Chiesa si aspetti che gli artisti siano cassa di risonanza immediata dei suoi valori e delle sue idee, un dialogo è polifonia, incontro nell’inatteso, ma un vero incontro».

Oltre a Cattelan gli altri artisti coinvolti sono Bintou Dembélé, Simone Fattal, Claire Fontaine, Sonia Gomes, Corita Kent, Marco Perego & Zoe Saldana, Claire Tabouret. Tranne Corita Kent, scomparsa nel 1986, tutti saranno a Venezia per curare e allestire le proprie opere. «Gli artisti sono toccati dall’estrema disponibilità di papa Francesco», ha testimoniato Parisi, precisando che sono ottanta le detenute che a titolo volontario collaborano con l’allestimento del Padiglione e fanno da guida ai visitatori. «Sicuramente si apriranno per loro molti benefici penitenziari», ha assicurato Russo, spiegando che la selezione delle detenute è stata fatta con la direzione del carcere e che si è registrata «una grandissima adesione, con alcune esclusioni solo per motivi sanitari o di sicurezza».

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A Milano arte ed emozioni a The Prism Core Center. Viaggio meditativo e sperimentale

 

Apre a Milano, a piazza Napoli 22, The Prism Core Center, il nuovo spazio permanente di The Prism, un progetto artistico e di ricerca di Stefano Simontacchi, a cura di Marco Senaldi.

È un luogo di scambio e di sperimentazione, a ingresso gratuito, nato per creare connessioni con il pubblico, aperto alla città e ai visitatori, per stimolarne la consapevolezza e lo spirito di ricerca.

Il centro ospita la nuova sala espositiva 'Emotional Journey', che accoglie un percorso composto da opere inedite attinenti alle emozioni, e il 'Project Revelation', un itinerario unico nel suo genere che si sviluppa attraverso sette sale in cui lo spettatore, guidato dalla voce dell'artista, è protagonista di un viaggio meditativo grazie alle opere esposte, all'utilizzo del suono, della luce, del colore e di una precisa simbologia. Il centro vuole essere introspezione e condivisione, dove fermarsi e dedicarsi del tempo, sempre più necessario in un tessuto urbano in perenne movimento. Da un lato, lo spazio propone una fruizione intima dell'arte esposta, che incoraggia il visitatore a una ricerca introspettiva e individuale; dall'altro è luogo di scambio e di incontro grazie a una ricca programmazione di appuntamenti, tra talk, presentazioni di libri, workshop e laboratori aperti al pubblico.
    "The Prism Core Center proietta in una nuova dimensione che va oltre il concetto di mostra - commenta Stefano Simontacchi, ideatore di The Prism -. È il cuore pulsante di un'esperienza in continuo divenire dove creazione, esposizione, interazione e scambio si fondono dando origine a un'opera d'arte vivente".
    "The Prism Core Center esiste per fare fruire l'energia che muove il mondo - prosegue Simontacchi -. Tantissime persone vengono e davanti a un'opera piangono, sorridono, si emozionano e poi ritornano per condividere l'esperienza con il partner, gli amici o i figli. È questa energia la vera protagonista qui".

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La mostra a Forlì. Preraffaelliti: l’arte del passato per parlare dell'uomo moderno

 

Ford Madox Brown, “Deposizione”, 1868 (particolare) - Forlì, Musei San Domenico


Con oltre 300 opere ai Musei San Domenico di Forlì un’esposizione scruta la lezione dei pittori inglesi, di Morris e Ruskin

L’obiettivo, confessato o sottinteso, dei Musei San Domenico di Forlì, è sempre stato quello di dire l’ultima parola, quella definitiva, sugli artisti e i movimenti presentati, sui temi affrontati. A volte l’obiettivo è stato raggiunto e riconosciuto da attestati prestigiosi a livello internazionale quale il Global Fine Art Awards che ha premiato le mostre L’Eterno e il Tempo tra Michelangelo e Caravaggio (2019) e Ulisse. L’arte e il mito (2021). Altre volte i riconoscimenti internazionali sono mancati, ma non quelli di gran parte della critica nostrana e anche il riscontro del pubblico è stato sempre lusinghiero.

Così che anche in questa occasione, come del resto nelle precedenti, non ci si è risparmiati nello sforzo organizzativo e nell’impiego di risorse finanziarie per mettere in piedi una rassegna che lasciasse un’impronta. E la mostra Preraffaelliti. Rinascimento moderno (fino al 30 giugno; maxi catalogo Dario Cimorelli Editore), recentemente inaugurata dopo una preparazione che ha richiesto più di tre anni, con un monumentale allestimento che presenta trecentocinquanta opere (si va dalle tele, alle sculture, dai gioielli, agli oggetti d’arredo), parecchie delle quali escono eccezionalmente da prestigiosi musei e da esclusive collezioni private, un segno di sicuro lo lascerà. Almeno per un quinquennio.

Sì, perché da un po’ di tempo a questa parte le mostre sui Preraffaelliti si confezionano a scadenza quinquennale. Questa di oggi, infatti, segue la mostra Preraffaelliti. Amore e desiderio tenuta a Milano nel 2019 che a sua volta veniva dopo Preraffaelliti. L’utopia della bellezza realizzata nel 2014 a Torino. Dunque il tema è stato ampiamente indagato e allora quali sono i punti di interesse di questa avvincente quanto impegnativa esposizione? Li sottolinea Gianfranco Brunelli, direttore generale delle grandi mostre dei Musei San Domenico, che ha coordinato la rassegna curata da un nutrito gruppo di studiosi italiani e stranieri.

«Quella che viene raccontata, ampiamente come non mai, è la storia di un movimento che non rappresenta un ritorno reazionario agli stili del passato, ma un progetto visionario capace sia di rendere le opere che ne nacquero qualcosa di decisamente moderno, sia di restituire forza e presenza alla tradizione italiana. Per questo, per la prima volta viene affiancata una consistente rappresentanza di artisti italiani, tra cui opere di antichi maestri, alle opere britanniche, ma anche opere di artisti italiani di fine Ottocento ispirate ai precursori d’oltre manica, così da creare una sintesi tra le diverse esperienze della Gran Bretagna e dell’Italia».

Dunque siamo a metà del XIX secolo quando si sta schiudendo il mondo del futuro con la caotica e sorprendente rivoluzione industriale alle porte. Perfettamente consapevoli di vivere un momento storico irripetibile che ribalta e accelera ogni aspetto della società, uniti da un comune sentire ostile alla società formalistica e arida che sembra dominare l’Inghilterra e in sintonia con la filosofia purista di John Ruskin, un terzetto di artisti decide che l’arte deve farsi foriera di un cambiamento di stile e di contenuti in opposizione alle alienanti contraddizioni della nascente produzione industriale.

Dove trovare ispirazione, strumenti e valori per affrontare tale compito? Nell’antichità, nel passato. Un passato più fantastico che storico, più sognato che reale. L’arte deve forgiare un nuovo alfabeto e la bellezza è la grande sorgente a cui abbeverarsi, una pozione magica che avrebbe nutrito spirito e mente con la sua purezza e sincerità. Una bellezza da rintracciare in momenti storici precisi, a partire dall’arte italiana pre-rinascimentale per arrivare fino alla linea di confine rappresentata da Raffaello che è l’emblema del cortigiano, di colui che pone la sua indubbia eccellenza al servizio del potere.

Un’autentica rivoluzione agli occhi della tradizione accademica dell’Inghilterra vittoriana. I tre, sui vent’anni, John Everett Millais, Dante Gabriel Rossetti e William Hunt (ai quali la mostra dedica ampi focus con opere iconiche) fondano nel 1848 la confraternita dei Preraffaelliti che elegge come riferimenti Old Masters del Medioevo e del primo Rinascimento quali Cimabue, Beato Angelico, Sandro Botticelli, Filippo Lippi, Luca Signorelli, che aprono il percorso espositivo. Un percorso che si allarga alla seconda generazione preraffaellita che comprende William Morris, Edward Burne-Jones, Frederic Leighton, George Frederic Watts (presenti con vere e proprie personali: di Burne-Jones ci sono oltre venticinque opere) che con una rilettura formale dell’intero Cinquecento gettano lo sguardo fino all’area veneta di Veronese e Tiziano e realizzano lavori di sorprendente originalità visiva e di perfezione estetica, contraddistinte da una messa a fuoco nitida e dall’attenzione al dettaglio in ogni punto della superficie.

Blu oltremare, rosso carminio, verde pavone (è il colore utilizzato nell’allestimento) sono i pigmenti principali della tavolozza preraffaellita, stesi in macchie nette a mosaico e mai velati, sulla tela preparata con il bianco per mantenere i colori abbaglianti, dalle tonalità stridenti e dissonanti. A condurre il movimento all’interno del Novecento è la terza generazione dei Preraffaelliti influenzati dai giganteschi arazzi (sono in mostra) di Burne-Jones dedicati al Santo Graal presentati alla Esposizione Universale di Parigi del 1900.

L’esposizione ha il merito di soffermarsi su questo periodo, quasi mai o raramente approfondito, e di offrire l’occasione di apprezzare l’opera di artisti quali John William Waterhouse, Robert Anning Bell, Charles Haslewood Shannon, poco conosciuti, ma che reggono benissimo il confronto con i loro più affermati colleghi delle generazioni precedenti. Così come è altrettanto apprezzabile l’attenzione che viene riservata, al termine del percorso espositivo, alla fascinazione che gli artisti italiani di fine Ottocento (tra questi Giulio Aristide Sartorio e Adolfo De Carolis) subiscono per il “Rinascimento moderno” d’oltre Manica.

avvenire.it

Pisa celebra nascita Galileo con cinque giorni di eventi

 

Cinque giorni di iniziative per rendere omaggio a Galileo Galilei. Dal 15 al 20 febbraio la città di Pisa celebra la giornata in cui lo scienziato nacque, nel 1564, con un ricco programma di eventi curato da Comune, Soprintendenza, Direzione regionale musei della Toscana, Museo Nazionale di Palazzo Reale, Normale, Archivio di Stato, Università di Pisa, Museo degli Strumenti di Fisica-Ludoteca Scientifica (Sistema Museale di Ateneo), Museo della Grafica, Ego – Osservatorio Gravitazionale Europeo, in collaborazione con altre associazioni del territorio.

“Le giornate galileiane – sottolinea l’assessore al Turismo, Paolo Pesciatini – iniziate nel 2019 ogni anno aumentano il numero delle iniziative, assumendo oltre al carattere di divulgazione e trasferimento delle conoscenze, quello di attrazione turistica. Quest’anno ricorrono i 460 anni dalla nascita di Galileo. Il programma è ricchissimo e comprende osservazioni astronomiche dalla torre del Cantone e dalle Mura, esperimenti galileiani, laboratori, itinerari ludici e Lego in Logge dei Banchi, incontri alla Gipsoteca, mostre all’Archivio di Stato, concerti dedicati alla musica del tempo e alle opere del padre Vincenzo e performance teatrali di quadri viventi che coinvolgono i musei cittadini. Questi ultimi realizzati da ‘Tableaux Vivants’ e dedicati alla figura di Artemisia Gentileschi, figlia del pisano Orazio: prima donna ammessa nel 1616 all’Accademia delle Arti e del disegno di cui era membro anche Galileo dal 1613 con il quale instaurò una corrispondenza epistolare”.

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Il Sassetta riunisce i capolavori di pittura senese del '400

Grande protagonismo al Museo di San Pietro all'Orto di Massa Marittima (Grosseto) per Stefano di Giovanni detto il Sassetta (1392-1450), il più importante pittore senese del primo '400 a cui è dedicata una mostra dal 14 marzo al 14 luglio.

La rassegna riunisce 50 opere coeve e ci sono degli inediti fra cui, per la prima volta in pubblico, una Madonna con Bambino scoperta di recente dallo storico Alessandro Bagnoli sotto una pesante ridipintura di un'opera proveniente dalla pieve di San Giovanni Battista a Molli di Sovicille (Siena).

 Il restauro di Barbara Schleicher ha restituito a piena leggibilità la Madonna con Bambino 'coperta' da altri colori di un altro soggetto mariano. Bagnoli ha riconosciuto questo capolavoro del Sassetta partendo dal particolare degli occhi. La mostra, curata da Bagnoli, parte da un pretesto simile a quello di una precedente dedicata a Ambrogio Lorenzetti cioè la presenza a Massa di un'opera dell'artista. A San Pietro infatti c'è un Arcangelo Gabriele del Sassetta, piccola tavola un tempo fra le cuspidi di una pala d'altare. Insieme all'Angelo sono esposte opere prestate da musei ed altri enti di cui 26 dello stesso Sassetta mentre le altre sono di artisti del solito contesto senese fra cui il Maestro dell'Osservanza, Sano di Pietro, Giovanni di Paolo, Pietro Giovanni Ambrosi e Domenico di Niccolò dei Cori. Mancherà, però, la Vergine Annunciata, protagonista della stessa pala dell'Angelo, che non è stata fatta tornare, neanche per il tempo della mostra, dalla Yale University Art Gallery a New Haven.
    Il Sassetta, a Siena dal 1423 al 1450, immise i fermenti del Rinascimento nella grande tradizione trecentesca senese. A Massa Marittima fra i suoi capolavori sono visibili, una Madonna con Bambino dell'Opera di Siena, la Madonna delle Ciliegie, i Quattro Protettori, i Quattro Dottori della Chiesa, Sant'Antonio bastonato dai diavoli, Ultima cena. Esposti per la prima volta due profili di artisti 'sassetteschi': Nastagio di Guasparre, noto come Maestro di Sant'Ansano, e il Maestro di Monticiano.
    Altri' mai visti' sono un gentile Sant'Ansano, una Flagellazione, una scultura con le Stigmate San Francesco.

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Le mostre di Capodanno, dalla Colonna Traiana a Cattelan

(di Marzia Apice) Sono tanti ed eterogenei per stili, temi e tecniche i progetti espositivi da visitare in questa ultima settimana del 2023, dal focus su Galileo Galilei a quello sulla Colonna Traiana fino alle suggestioni di Cattelan.
    ROMA - Al Parco Archeologico del Colosseo La Colonna Traiana.
    Il racconto di un simbolo, organizzata e promossa dal Parco archeologico del Colosseo e dal Museo Galileo - Istituto e Museo di Storia della Scienza con la curatela di Alfonsina Russo, Federica Rinaldi, Angelica Pujia e Giovanni Di Pasquale.

In programma fino al 30 aprile, il progetto si propone di documentare il processo di costruzione della Colonna e con esso la fatica e la potenza muscolare di centinaia di uomini che contribuirono a realizzare questo capolavoro, presentando i principali strumenti antichi utilizzati per l'estrazione dei blocchi di marmo, per il trasporto su imbarcazione e per la messa in opera, assieme ai modelli ricostruttivi delle macchine da cantiere dell'epoca (gru, torri, ruote), realizzati da Claudio Capotondi, novello "Maestro delle Imprese di Traiano".
    FIRENZE - Fino al 28 gennaio, nella Sala delle Udienze di Palazzo Vecchio, la mostra Divini Bambini, a cura di Sergio Risaliti: nel percorso tre sculture (un Bambino benedicente in gesso dipinto, l'altro in posa di piccolo Re del Mondo in legno dipinto e dorato, il terzo disteso supino in terracotta policroma) realizzate tra il XV e il XVIII secolo, provenienti dal Complesso di Santa Maria Novella, dal Museo d'arte sacra e religiosa Beato Angelico di Vicchio e dalla Chiesa Cattolica Parrocchiale S. Maria a Settignano.

    FIRENZE - "Splendori celesti. L'osservazione del cielo da Galileo alle onde gravitazionali" è allestita fino al 17 marzo nell'ex dormitorio di Santa Maria Novella. In occasione dei 400 anni dalla pubblicazione del Saggiatore di Galileo - il libro che ha posto i fondamenti del moderno concetto di scienza, basato sull'osservazione e sulla sperimentazione - la mostra (in collaborazione con EGO, l'Osservatorio Gravitazionale Europeo) racconta la rivoluzionaria concezione galileiana della scienza e le fondamentali scoperte dello scienziato toscano, in modo da coinvolgere i visitatori di tutte le età. Per raggiungere questo obiettivo l'allestimento spettacolarizza le osservazioni telescopiche di Galileo attraverso installazioni immersive, realizzate dal noto studio milanese camerAnebbia.
    BRESCIA - A Palazzo Martinengo di Villagana fino al 20 gennaio Ospiti a palazzo. Figure in posa e al naturale, a cura di Lucia Peruzzi: la mostra costituisce un approfondimento sul genere artistico del ritratto, soffermandosi in particolare sullo sviluppo che ha avuto tra il Cinquecento e il Settecento e mettendo a confronto dipinti di scuole ed epoche diverse.
    ODERZO - Si intitola Vetro vero - Carlo Scarpa il focus espositivo voluto dalla Fondazione Oderzo Cultura, allestito fino al 17 marzo: la mostra riunisce 30 opere iconiche da tempo non visibili al pubblico, provenienti dal Museo delle Rarità del Castello di Monselice, e rappresentative delle differenti tecniche e lavorazioni progettate da Scarpa, poste in un dialogo ideale con i preziosi esempi di vetri antichi custoditi al Museo Archeologico Eno Bellis e con le creazioni moderne dalla Collezione Attilia Zava - Museo del vetro d'artista connesse a grandi personalità internazionali dell'arte del Novecento come Pablo Picasso, Max Ernst e Jean Arp.
    CREMONA - Fino al 14 gennaio sarà possibile visitare al Battistero di San Giovanni Battista l'opera Ego di Maurizio Cattelan: il grande coccodrillo tassidermizzato collocato al centro del Battistero è stato realizzato appositamente in occasione della prima edizione di Cremona Contemporanea - Art Week, a cura di Rossella Farinotti.
    MILANO - Alla Fondazione Elpis Stelle che sorreggono altre stelle di Lucia Cantò, a cura di Giovanni Paolin e Sara Maggioni. Il progetto si concentra in particolare su due aspetti che caratterizzano la produzione più recente dell'artista: il vaso come presenza significante in uno spazio e le possibili modalità di collaborazione con una comunità temporanea.

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