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Priante lancia idea per task force paesi alpini su montagna

 

“La montagna è il prodotto perfetto per mettere a terra scelte di sostenibilità ambientale e sociale, centrale per contribuire a destagionalizzare e a sviluppare le aree interne in maniera credibile e duratura. Ho proposto un tavolo permanente di lavoro tra paesi alpini e dei Pirenei per studiare assieme buone pratiche di prodotto e di promozione del turismo montano e del benessere”. Lo ha detto Alessandra Priante, presidente Enit SpA, nel corso del 12° Congresso Mondiale del turismo nella neve, della montagna e del benessere organizzato dall’UN TOURISM ad Andorra per potenziare la formazione, lo sviluppo sostenibile e la creazione di posti di lavoro nel settore del turismo montano.

In apertura del Congresso, dopo l’intervento del primo ministro di Andorra Xavier Espot Zamora, Priante ha partecipato al panel di alto livello con il Ministro del Turismo di Andorra Jordi Torres e la Segretaria di Stato per il Turismo spagnolo e Presidente di Turespaña, Rosanna Murillo, per parlare di strategie di sviluppo e promozione che diano un valore aggiunto alle destinazioni di montagna.

Protagonista del dibattito la montagna che in Italia muove flussi notevoli se si pensa che i visitatori internazionali per la vacanza in montagna in Italia nel 2022 (ultimo dato disponibile) indicano oltre 3 milioni di viaggiatori (+125,1% sul 2021), per un totale di circa 19 milioni di pernottamenti (+88,9% sul 2021) per una spesa complessiva di 2,7 miliardi di Euro (+159,2% sul 2021). Fonte: Ufficio Studi ENIT su dati Banca d’Italia.

Il ranking dei mercati di origine per numero di pernottamenti per le vacanze in montagna in Italia nel 2022 vede in testa la Germania, i Paesi Bassi e la Francia, seguiti da Belgio, Austria, Regno Unito, poi Svizzera, Danimarca, Repubblica Ceca e Polonia.

“La sostenibilità ambientale, sociale ed economica è una sfida che dobbiamo affrontare con urgenza, considerando i cambiamenti climatici in corso e l’esaurimento delle risorse naturali. È necessario adottare pratiche sostenibili in tutti i settori, compreso il turismo, per preservare il nostro territorio e garantire un futuro migliore alle generazioni future. L’innovazione, poi, è essenziale per rimanere competitivi sul mercato e creare nuove opportunità di sviluppo. Il settore turistico, in particolare, può beneficiare enormemente delle nuove tecnologie e delle soluzioni innovative per migliorare l’esperienza dei visitatori, aumentare la redditività delle imprese e ridurre l’impatto ambientale”, sostiene la Priante.

Il viaggio benessere sostenibile ha le componenti del turismo del benessere (cibo sano, esercizio fisico e relax), ma apporta anche benefici all’ambiente promuovendo un approccio eco-compatibile attraverso il riutilizzo delle risorse, il riciclo e la rigenerazione. I viaggiatori sono più informati e consapevoli degli impatti ambientali in tutto il mondo. Sono alla ricerca di esperienze che possano avvantaggiarli lasciando un impatto positivo sulla società.

“Questo sarà un gran contributo per lo sviluppo del lato turistico nell’ambito Milano-Cortina 2026, un evento che si stima porterà benefici diretti e indiretti per oltre il 92 per cento delle imprese che operano nel settore montano e che porterà ad un aumento dell’occupazione per oltre 13 mila unità lavorative. All’aumento di valore aggiunto e occupazione corrisponderà, infine, un incremento nel livello del reddito, stimato pari a circa 320 milioni di euro, di cui 225 milioni all’interno al settore. Questa sfida richiede il coinvolgimento di tutti e un impegno concreto verso la creazione di un territorio più sostenibile, inclusivo e prospero” conclude Priante.

Turismo, il sorpasso della montagna su spiagge e mare

 

Il trend del ritorno del turismo d'oltralpe in Friuli Venezia Giulia,  cominciato nel post pandemia, si conferma anche nel 2023 e oggi il turista tedesco appare attratto non più solo dal mare e dalle spiagge ma anche dall'entroterra e dalle montagne della regione per una vacanza sempre più all'aria aperta tra natura, tradizione e cultura. 

Stando ai dati elaborati da PromoturismoFVG nell'ultimo anno c'è stato il sorpasso di montagna e città in termini di aumento di presenze di tedeschi: solo l'ambito turistico del Tarvisiano, Sella Nevea e Passo Pramollo nel 2023 ha registrato un aumento di presenze di turisti dalla Germania di oltre il 20% rispetto al 2022, bene anche la Carnia al più 18% e l'ambito Piancavallo-Dolomiti friulane al più 6%. 

Col segno più pure le città con in testa Pordenone al più 16%, seguita da Trieste, Udine e Gorizia che oscillano tra il più 7 e il più 12%.

Il mare ha invece consolidato la forte crescita del 2022. 

La media sempre dell'ultimo anno segna un aumento del tre per cento di turisti tedeschi in regione pari a oltre un milione e 400 mila presenze. “I numeri sono il frutto della strategia messa in campo negli ultimi anni, che punta a rendere maggiormente attrattivi i territori nelle diverse stagioni dell'anno”, spiega l'assessore regionale al turismo Sergio Emidio Bini dalla più grande fiera dei viaggi e del tempo libero della Baviera, in corso a Monaco dove il Friuli Venezia Giulia è presente con un proprio stand allestito da Promoturismo e da 13 operatori del territorio. 

Oggi, giornata clou, l'incontro fuori salone con 190 fra giornalisti e operatori del settore per promuovere le potenzialità del territorio considerando le caratteristiche dell’utenza tedesca che - ricorda Bini -  ha un alto potere d’acquisto e per il 70% si affida ad agenzie viaggi e tour operator per prenotare la propria vacanza. 

Dalla fiera, intanto, Bini ha annunciato anche il dato previsionale per l'avvio dell'estate del 2024 rispetto al 2023: già più 10% di prenotazioni negli alberghi di Lignano e più 8 in quelli di Grado.

rainews.it

Deserto Italia, la crisi climatica in mostra al Muse di Trento


 TRENTO - Alpi senza neve, fiumi senz'acqua, laghi ai minimi, ma anche intense piogge ed esondazioni: tra siccità e alluvioni gli impatti della crisi climatica sono ormai realtà e l'Italia ne è già particolarmente esposta, anche perché si trova nell'hotspot climatico del bacino Mediterraneo. La mostra fotografica Deserto Italia di Stefano Torrione, che verrà inaugurata al Museo delle Scienze di Trento il 16 giugno - in occasione della Giornata mondiale della desertificazione e della siccità - racconta attraverso 22 scatti in bianco e nero che ruotano attorno al concetto di deserto, i paesaggi italiani da nord a sud del Paese in cui sono state più evidenti le 'ferite' inferte dal clima.

La mostra sarà visitabile fino al 20 agosto 2023.
    Nel corso del 2022, Stefano Torrione ha perlustrato a piedi le aree glaciologiche, fluviali e lacustri, fotografando le zone più significative. In formato 16/9 e con il linguaggio austero del bianco e nero, gli scatti evidenziano gli effetti sul territorio del riscaldamento globale e affrontano il tema della "sofferente bellezza", come segno del paesaggio colpito dalla siccità.
    Il lavoro di ricerca fotografica sul paesaggio italiano di Stefano Torrione è ancora in corso e si concluderà alla fine di questo anno. Al centro del lavoro e della ricerca dell'autore, il concetto di "deserto": deserto sono i ghiacciai che si ritirano e si spaccano, deserto sono i fiumi che si asciugano lasciando emergere i letti sabbiosi, deserto sono i laghi che si abbassano facendo affiorare fondali rocciosi. Dal naturale all'artificiale, la ricerca si estende anche ai deserti causati dall'uomo o per i quali il fattore antropico è determinante, come ad esempio le zone di grandi incendi o degli impianti sciistici dismessi. 

ansa.it

Reggio Emilia, al via il progetto del Cai “In montagna con il cuore”

 


Un progetto rivolto ai soci Cai con precedenti patologie cardiovascolari stabilizzate che vuole offrire la possibilità di partecipare ad escursioni sociali pensati su appositi tracciati idonei a persone affette da tali malattie. L’iniziativa è promossa dalle Sezione Cai di Reggio Emilia e Bismantova di Castelnovo ne’ Monti sarà presentata lunedì 22 maggio presso la sede del Cai Reggio Emilia

REGGIO EMILIA – Verrà presentato lunedì 22 maggio alle 21,00 nella sede del Cai in via Caduti delle Reggiane 1 H a Reggio Emilia il progetto “In montagna con il cuore”, rivolto ai soci del Cai con precedenti patologie cardiovascolari stabilizzate per effettuare escursioni sociali adatte a tutti. L’iniziativa è promossa dalle Sezione Cai di Reggio Emilia e Bismantova di Castelnovo ne’ Monti in collaborazione con la Commissione medica regionale del Cai Emilia-Romagna. Il progetto verrà presentato da Gianni Zobbi, cardiologo, e da Anna Maria Ferrari, medico e componente della Commissione medica regionale del Cai.

Le malattie cardiovascolari sono molto frequenti nella popolazione adulta e probabilmente interessano anche molti soci del Cai. La prevenzione e la terapia di tali malattie si basa fondamentalmente sull’adozione di stili di vita sani, oltre all’uso di farmaci ove necessario. Una idonea attività fisica può dare benefici sia di tipo fisico che psicologico, ma spesso dopo l’insorgere di una patologia cardiovascolare molti tendono a limitarla per timore di effetti negativi sulla malattia. Una sorta di timore, misto a pigrizia e soprattutto ad una diversa considerazione di sé stessi talora come “malati” che limita oltre il necessario e a cui la sanità non sempre dà risposte adeguate.

Il progetto vuole offrire ai propri soci con patologie cardiovascolari stabilizzate e con requisiti di idoneità alla attività motoria valutati da clinici, la possibilità di partecipare ad escursioni sociali del Cai, realizzate su specifici percorsi escursionistici a bassa e media quota e con dislivelli contenuti, idonei anche per persone affette da tali malattie. Il progetto dovrebbe stimolare una idonea attività fisica nei soci cardiopatici stabilizzati, coinvolgendo anche le famiglie e gli amici, migliorando la sensazione di sentirsi attivi e la socializzazione.

stampareggiana.it

Veneto. Viaggio nella cucina autentica di malghe e rifugi nelle montagne del Consorzio Turistico Tre Cime Dolomiti


Un territorio tutto da scoprire, anche dal punto di vista del gusto. Parliamo del Consorzio Turistico Tre Cime Dolomiti in Veneto. Le Dolomiti Bellunesi infatti custodiscono ricette e tradizioni culinarie che si tramandano da generazioni, che si servono di ingredienti del posto e rispettano la naturale stagionalità dei prodotti. In montagna, l’esperienza gastronomica per eccellenza si vive in malghe e rifugi. Qui infatti, la fatica della salita è ripagata da un panorama spettacolare e una cucina autentica e genuina. Mentre gli escursionisti esperti che percorrono il famoso Marmarole Runde possono appoggiarsi ai bivacchi. Qui la cucina è fai da te, ma l’esperienza è magica!

La conoscenza di un luogo passa anche attraverso la sua cucina tradizionale e quando si parla di montagna uno dei posti migliori per assaggiare i piatti tipici è proprio la malga. Immersa nel verde tra pascoli e boschi, utilizza per lo più ingredienti del posto, oltre che prodotti di propria produzione, garantendo genuinità e sapori inconfondibili. 

È il caso anche di due realtà che si trovano nel territorio del Consorzio Turistico Tre Cime Dolomiti: Malga Maraia e Malga Popena, entrambe gestite dalla Cooperativa Agricola Auronzo. 

Oltre alla gestione, condividono l’atmosfera familiare, accogliente e soprattutto lo stile: un connubio fra tradizione e modernità che nasce dall’utilizzo di materiali di recupero armoniosamente affiancati a materiali contemporanei. 

Circondata dai pascoli, ai piedi dei Cadini di Misurina, Malga Maraia regala un meraviglioso panorama sulle Marmarole. Qui si assapora un’ottima cucina, genuina e tradizionale, a base di prodotti locali: dai taglieri di salumi e formaggi alle grigliate di carne, fino ai dolci. I prati tutt’intorno, con collinette e rivoli che le attraversano, invitano a passeggiate distensive e a pedalate nella natura approfittando dei numerosi percorsi a disposizione, ben segnalati. 

Lungo la strada che porta alle Tre Cime di Lavaredo e Monte Piana si trova invece Malga Popena. Il luogo ideale per dedicarsi una sosta golosa, assaggiare la cucina tipica del posto e magari acquistare i prodotti di malga: salumi, formaggi, confetture, miele, tisane. Molto apprezzata anche dalle famiglie, i bambini qui trovano tanti animali da fattoria tra cui: maiali, conigli, oche, asini e capre. Un’esperienza che rimarrà nel cuore dei piccini. 

Sono due i rifugi del Consorzio Turistico Tre Cime Dolomiti che sorgono proprio sulle famose vette, simbolo delle montagne bellunesi. A 2.330 metri di altitudine sorge il Rifugio Auronzoche risale addirittura ai primi del 900. È raggiungibile a piedi o in auto grazie a una strada panoramica che permette di pregustare il paesaggio dominato dalle tre guglie. È tappa ideale per gli escursionisti che, dopo essersi rifocillati, ripartono per una nuova camminata il giorno successivo, seguendo l’Alta Via n. 4 di Grohmann o le altre numerose escursioni presenti. Ma è anche una sosta apprezzata per chi vuole dedicarsi un’esperienza culinaria genuina, salendo comodamente in auto senza fatica. Il rifugio ha sottoscritto infatti la Carta di Assicurazione della Qualità che rappresenta l’impegno nel preparare piatti della cucina tipica cadorina e bellunese, utilizzando il più possibile prodotti delle aziende agricole, allevamenti e caseifici locali, secondo stagionalità e tradizione. Per una pausa piena di gusto consigliamo un panino caldo con salsiccia e formaggio.

Dal Rifugio Auronzo, camminando per 20 minuti circa, si raggiunge il vicino Rifugio Lavaredo, a 2.344 metri s.l.m. Chi fa l’anello intorno alle Tre Cime li passa entrambi, godendosi il panorama su questo spettacolo della natura da angolazioni diverse. Il Rifugio Lavaredo fu costruito nel 1954 dalla guida Francesco Mazzetta e oggi è un ottimo punto di partenza per arrampicate ed escursioni. Must della cucina: il gulash.


Poco più di 10 km uniscono i 3 rifugi che sorgono nella catena montuosa dei Cadini di Misurina, che sovrasta il Lago di Misurina. Famosi per le guglie appuntite, raggiungono i 2.839 metri di altitudine. Proseguendo l’Alta Via n. 4 di Grohmann, dal Rifugio Auronzo si raggiunge per primo il Rifugio Fratelli Fonda Savio, a 2.360 metri s.l.m. Gestito dalla famiglia Pörnbacher, è intitolato ai tre fratelli Piero, Paolo e Sergio, morti durante la Seconda Guerra Mondiale, figli del partigiano Antonio Fonda-Savio e di Letizia Svevo, figlia del famoso scrittore Italo Svevo. È meta di riferimento per corsi d’introduzione di roccia a cura del Summit-Club e della scuola di alpinismo ÖAV, oltre che per la sua gastronomia. 

A 2.106 metri s.l.m. si incontra il Rifugio Col De Varda, raggiungibile anche con la seggiovia. La terrazza panoramica dà sul lago di Misurina e regala uno stupendo panorama che spazia dalle Marmarole al Sorapiss, dalla Marmolada alle Tofane, dal Cristallo fino alla Torre dei Scarperi. Un piatto da provare: gnocchi di patate ripieni di speck e rucola serviti con formaggio fuso.

Eccezionale vista sulle cime dolomitiche anche dal Rifugio Città di Carpi a 2.110 metri s.l.m., gestito dalla famiglia Molin. Viene scelto anche per le numerose attività tecnico sportive che qui si possono praticare, oltre all’escursionismo naturalmente, dall’arrampicata all’alpinismo, dalle vie ferrate allo scialpinismo in inverno. E ancora speleologia e corsi su topografia e orientamento. Patate alla cadorina preparate con cipolla rossa e speck croccante. 

Il territorio del Consorzio Turistico Tre Cime Dolomiti è fortemente legato anche ai tragici eventi della Prima Guerra Mondiale combattuta in questi luoghi. È il caso del Monte Piana, un museo a cielo aperto con trincee e appostamenti, dove sorge anche il Rifugio Bosi, a 2.205 metri di altitudine, dedicato appunto al Maggiore Angelo Bosi comandante della 3 armata. Il piatto da non perdere qui è la zuppa di farro.

È uno dei pochi raggiungibili solo a piedi: è il Rifugio Carducci, i cui rifornimenti arrivano direttamente in elicottero e a spalla! La posizione però è senza dubbio spettacolare: sulla Croda dei Toni sul Monte Popera, a un’altitudine di 2.297 metri, ci si gode il panorama sulle Dolomiti Bellunesi e si parte per escursioni e ferrate, tra cui Roghel, Cengia Gabriella e Croda dei Toni. Da non perdere: canederli di ortica ripieni di gorgonzola serviti con crema di formaggi e noci.

 

I rifugi di Auronzo, Lozzo e Vigo di Cadore

Proseguiamo la nostra carrellata di panorami e sapori spostandoci verso Auronzo, Lozzo e Vigo di Cadore. Sul gruppo delle Marmarole, a 1.585 metri s.l.m. si trova il Rifugio Monte Agudoraggiungibile anche in seggiovia. Il panorama dà sulla Val d’Ansiei e Auronzo. La cucina casalinga permette di degustare, tra gli altri, le tagliatelle con sugo di porcini, galletti e salsiccia.

Verso Lozzo di Cadore, nel Pian de Buoi a 1.969 metri d’altitudine, si trova il Rifugio Ciareido che domina dalla Croda Paradiso i pascoli dell’altipiano. Nelle vicinanze numerose vie attrezzate per arrampicate di ogni grado di difficoltà, ideali anche per corsi roccia. Must della gastronomia: torta Ciareido con cioccolato fuso, magari accompagnata da una grappa artigianale.

Verso Vigo di Cadore troviamo infine il Rifugio G. Fabbro a 1.783 metri s.l.m., in posizione panoramica sull’Altopiano di Razzo. È il posto ideale per provare un grande classico: il tagliere di salumi e formaggi, abbinato a una specialità del posto, il frico. Si tratta di un tortino a base di patate, formaggio e cipolla assolutamente da provare. 

Un giaciglio per riposare, un tavolo con le panche, una stufa per accendere un fuoco e qualcosa da mangiare che altri escursionisti hanno lasciato nei passaggi precedenti. Fuori: solo natura, un panorama solitamente d’incanto. Si presentano così i bivacchi, luoghi incustoditi sempre aperti, che offrono un rifugio temporaneo lungo il percorso. Niente gastronomia dunque, ma c’è sicuramente qualcosa di magico nel trascorrere la notte in questi luoghi solitari, ospiti della natura

Sono due in particolare quelli che si incontrano nel territorio del Consorzio Turistico Tre Cime Dolomiti: il Bivacco Fanton e il Bivacco Tiziano- Toso. Entrambi danno conforto, insieme ad altri numerosi rifugi, agli escursionisti che intraprendono il Marmarole Runde, percorso ad anello che gira attorno al gruppo montano delle Marmarole appunto. Oltre 40 km da percorrere in 3-5 giorni per godersi queste aspre e selvagge montagne che hanno ispirato il pittore Tiziano. 

A Forcella Marmarole a quota 2.667 metri si trova il nuovo Bivacco Fanton, inaugurato nel 2021. Adagiato sul crinale, dall’architettura originale, offre un balcone panoramico su Auronzo di Cadore. In località Col de Val Longa, invece, a 2.246 metri s.l.m. si trova il Bivacco Tiziano - Toso. Mette a disposizione 8 posti letto, più 9 aggiuntivi su richiesta. 

Lento, sostenibile, consapevole. Lo slow tourism si applica alla montagna e caratterizza la filosofia del Consorzio Turistico Tre Cime Dolomiti in Veneto. Qui, nel cuore delle Dolomiti Bellunesi, la vacanza è autentico relax che nasce da paesaggi ancora incontaminati, dove la natura è la vera protagonista. 

Non è la montagna delle catene alberghiere, delle piste affollate, dei grandi numeri. È la terra delle Tre Cime di Lavaredo, di Auronzo e Misurina. Un paradiso naturale dove trovare la propria dimensione e il giusto ritmo, assaporare accoglienza e genuinità. Per una vacanza che rigenera.  

 

Info: Consorzio Turistico Tre Cime Dolomiti

Fonte: comunicato stampa

- Segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone e Albana Ruci turismoculturale@yahoo.it

https://viagginews.blogspot.com/

Südtirol/Alto Adige: proteggere la natura con il programma “Montagna da vivere”


In vacanza si sfuggono le abitudini di tutti i giorni. Ma senza accorgersene si creano nuovi rituali che si ama ripetere proprio perché diversi dai soliti. D’altra parte le abitudini, quando consapevoli, contribuiscono a ridurre sensibilmente il livello di stress, trasmettono tranquillità e sicurezza. Lo sanno bene gli albergatori dei Vitalpina® Hotels Südtirol/Alto Adige che nelle loro proposte inseriscono alcuni rituali nella natura caratteristici della vacanza firmata, appunto, Vitalpina. Rituali che rendono unica l’esperienza nella montagna altoatesina. 

1. Rituale Vitalpina: escursioni guidate 

Ogni struttura dei Vitalpina Hotels si impegna a far conoscere il territorio altoatesino agli ospiti accompagnandoli in escursioni guidate attraverso la natura. Un rituale quasi quotidiano, dal momento che sono garantite almeno 3 esperienze alla settimana. In compagnia di guide esperte e dotati dell’attrezzatura necessaria, ci si può dedicare completamente al momento presente. 

Struttura dei Vitalpina, il Naturhotel Lüsnerhof ****S di Luson in Valle Isarco propone per tutta l’estate 2023 la “Settimana delle escursioni”. L’offerta comprende: 7 pernottamenti in ¾ pensione, 7 escursioni guidate, 1 libro per le escursioni e l’esperienza benessere dei Bagni Alpini con ingresso alla grotta salina. Il tutto a partire da 980 euro a persona.

2. Rituale Vitalpina: respiro consapevole 

Struttura dei Vitalpina, l’Artnatur Dolomites**** di Siusi allo Sciliar, nelle Dolomiti, propone dal 31 luglio al 28 agosto 2023 il pacchetto “Estate sotto lo Sciliar”. L’offerta comprende: 7 pernottamenti in mezza pensione, 5 escursioni guidate, libero utilizzo della Spa e Mobilcard Alto Adige. Inoltre compresa nel pacchetto 1 escursione Respirare Vitalpina ispirata ai 4  elementi: acqua, fuoco, terra e aria. Il tutto a partire da 1.147 euro a persona.  

3. Rituale Vitalpina: benessere naturale 

Un rituale Vitalpina da non perdere è quello dedicato al benessere naturale. Sono i prodotti della terra, infatti, i migliori ingredienti per trattamenti wellness. Tra questi, la mela e il ginepro rappresentano la perfetta combinazione di principi alpini e mediterranei. La mela con le sue 13 vitamine è un ottimo ricostituente, con effetto rigenerante sulla pelle e i tessuti. Il ginepro invece è sinonimo di lunga vita e ha proprietà disinfettanti e rinforzanti sulle vene. 

Struttura dei Vitalpina, l’Erlebnishotel Waltershof**** a San Nicolò in Val d’Ultimo (nel Meranese) propone per tutta l’estate 2023 il pacchetto “Vitalpina Respira”. 7 pernottamenti in mezza pensione, 3 escursioni guidate, 1 massaggio Vitalpina di gambe e schiena a base di mela e ginepro1 peeling Vitalpina al fieno altoatesino. Il tutto a partire da 885 euro a persona. 

Montagna da vivere al lago

Continua anche per l’estate 2023 il programma dei Vitalpina Hotels “Montagna da vivere”. Il concetto ruota attorno all’esperienza consapevole della natura con tutti i sensi. Chi vive la montagna, infatti, si muove nella natura e percepisce tutte le sue influenze. Solo ascoltando attentamente se stessi in relazione con gli elementi naturali ci si può lasciare completamente alle spalle lo stress della vita quotidiana. Non solo il bosco, quindi, ma anche una vetta o un altro luogo energetico diventano adatti all’ascolto di se stessi

Il programma, completato con diversi esercizi incentrati sul corpo e sui sensi, è adatto a chiunque voglia abbandonarsi totalmente alla natura, per staccare dalla vita quotidiana. Ma c’è di più. Durante il programma, i partecipanti sono sollecitati a chiedersi come poter, anche nella propria quotidianità, far del bene alla natura. In questo modo l’esperienza diventa l’occasione per riflettere e sensibilizzare sull’importanza di proteggere la natura in modo concreto e attivo

Un luogo energetico non deve per forza essere una cima. Un altro esempio? Il lago. Ammirare le cime che si riflettono sull’acqua con i piedi in ammollo è il miglior modo per rilassarsi e al tempo stesso fare il pieno di energia positiva. Ammirare le cime che si riflettono sull’acqua con i piedi in ammollo è il miglior modo per rilassarsi e al tempo stesso fare il pieno di energia positiva

La struttura dei Vitalpina Das Gerstl Alpine Retreat ****S di Malles, nel meranese, propone la “Settimana dei laghi di montagna” dal 9 al 16 luglio 2023. Il pacchetto comprende: 7 pernottamenti in mezza pensione con merenda pomeridiana, 3 escursioni rispettivamente al lago di Fölla nella valle di Slingia, al lago di Upi a 2.552 metri d’altitudine, al lago di Rassas a 2.634 metri. Inoltre 1 massaggio a gambe e piedi per rilassarsi dopo la fatica (25 min) e un regalo di arrivederci. Il tutto a partire da 1.400 euro a persona.

Classico altoatesino: mezzelune con spinaci 

Cucina gourmet e sana alimentazione, anche in questo caso all’insegna della sostenibilità. Sono concetti sempre più importanti per le strutture dei Vitalpina Hotels che anche nella gastronomia si impegnano a dare il massimo per il benessere dei propri ospiti.   

Obiettivo condiviso anche dal Wander Vital Hotel Magdalenahof**** di Valle di Casies, struttura dei Vitalpina Hotels, che si serve di ingredienti vitali, regionali, freschi, provenienti direttamente dal proprio orto. Una cucina raffinata con erbe e ortaggi locali, genuina con tante delizie fatte in casa, dal pane alla pasta. Un esempio? Le famose Mezzelune ripiene di spinaci, note come Schlutzkrapfen altoatesini.

Ingredienti per l’impasto: 150 g di farina di segale, 100 g di farina di frumento, 1 uovo, 50-60 ml di acqua tiepida, 1 cucchiaio di olio, sale.

Ingredienti per ripieno: 150 g di spinaci cotti (circa 300 g di spinaci freschi), 50 g di cipolla, 1/2 spicchio d'aglio, 1 cucchiaio di burro, 100 g di formaggio cagliato, 1 cucchiaio di parmigiano grattugiato, 1 cucchiaio di erba cipollina, 1 pizzico di noce moscata.

Ingredienti per servire: parmigiano grattugiato, burro marrone, erba cipollina tritata.

Preparazione
Mescolare i due tipi di farina, disporli a forma di corona su una spianatoia e salarli. Sbattere l'uovo con l'acqua tiepida e l'olio, versare al centro dell'anello di farina e impastare dall'interno verso l'esterno per formare una pasta liscia. Coprire l'impasto e lasciarlo riposare per 30 minuti. 

Tritare finemente gli spinaci, soffriggere la cipolla e l'aglio nel burro, aggiungere gli spinaci e lasciare raffreddare leggermente. Aggiungere il formaggio cagliato, il parmigiano e l'erba cipollina, condire con noce moscata, sale e pepe e mescolare bene. 

Stendere la pasta in modo sottile con una macchina per la pasta. Lavorare l'impasto il più rapidamente possibile per evitare che si secchi. Con un tagliabiscotti rotondo e liscio, ritagliare delle foglie di circa 7 cm di diametro. Distribuire il ripieno al centro con un cucchiaio piccolo. Inumidire il bordo con acqua e piegare la pasta a mezzaluna. Premere immediatamente i bordi con le dita. Cuocere gli Schlutzkrapfen in acqua salata e servire. Spolverare con il parmigiano e servire con burro marrone ed erba cipollina.

Tempo di cottura: 3-4 minuti.

Vacanza attiva e sostenibile nella natura

“Montagna è vita” è lo slogan dei Vitalpina® Hotels Südtirol/Alto Adige. Una convinzione saldamente radicata nelle strutture, una trentina, che appartengono al gruppo. I Vitalpina Hotels non sono solo un punto di partenza da dove andare in autonomia alla scoperta della montagna o dello stile di vita alpino. Gli albergatori stessi sono amanti della montagna e spesso anche guide alpine o escursionistiche, che conoscono benissimo il territorio e amano condividere con i propri ospiti la passione per l’attività outdoor. Oltre a fornire tutte le informazioni e la consulenza necessarie, propongono almeno tre escursioni guidate a settimana, alle quali cercano di partecipare personalmente. 

Ma la natura dell’Alto Adige si ritrova anche all’interno degli hotel: nelle stanze realizzate con materiali naturali locali, nell’atmosfera tipica e nei trattamenti Spa e wellness a base di prodotti autoctoni. E naturalmente a tavola, nelle specialità culinarie dai sapori alpini e mediterranei, dove le materie prime locali e stagionali giocano un ruolo di primo piano. Molti albergatori inoltre, per un convinto principio di sostenibilità, fanno uso di alimenti autoprodotti o comunque provenienti dalle immediate vicinanze.

Fin dalla loro fondazione, i Vitalpina Hotels hanno fatto della sostenibilità un punto cardine. Tutti gli hotel sono caratterizzati da metodi di costruzione sostenibili e a risparmio energetico, nonché ecologici e privi di sostanze inquinanti. Riscaldano con materie prime rinnovabili, usano materiali naturali e tipi di legno locali per i loro interni, prestano attenzione ai percorsi brevi di trasporto, prodotti che risparmiano imballaggi ed evitano i rifiuti. Da gennaio 2021 hanno aderito uniformemente al "Patto per la neutralità climatica 2025" - il primo gruppo alberghiero in assoluto. In questo modo, tutte le strutture associate si impegnano a ridurre significativamente le loro emissioni attraverso misure concrete entro i prossimi tre anni e a renderle climaticamente neutrali a lungo termine.

Tutto questo per un semplice motivo: far sì che anche le future generazioni possano godere delle meraviglie di questo paradiso naturale chiamato Alto Adige.

Fonte: Comunicato Stampa

Vacanze invernali in montagna per 12 milioni di italiani

La neve del Trentino Alto Adige, seguita da quella di Lombardia e Valle d'Aosta e poi di Piemonte, Veneto e Friuli: sono 12 milioni gli italiani che scelgono la montagna nel primo trimestre di quest'anno: 7,5 milioni fanno soggiorni di una settimana o un periodo un po' più breve, per i restanti 4,5, si tratta invece di escursioni giornaliere.

ansa


Da Cervinia a Zermatt in funivia per tutto l'anno. A luglio apre il collegamento, 'traversata anche in carrozzella'

 

Da una parte all'altra del Cervino per tutto l'anno, anche senza sci o attrezzatura da neve: il collegamento continuo tra Cervinia e la località svizzera di Zermatt, auspicato da più di 80 anni, diventerà realtà dal primo luglio prossimo.
    Quel giorno è prevista l'entrata in funzione in terra elvetica di una nuova funivia trifune tra Testa Grigia (3.458 metri di quota), lungo il confine con l'Italia, e il Piccolo Cervino (3.821 mt).

L'impianto consentirà di completare il collegamento tra le due località tramite impianti di risalita.
    Il dislivello di 363 metri sarà coperto in quattro minuti: le dieci cabine, che vantano un design Pininfarina, garantiranno la capacità di trasportare 1.300 persone l'ora. La traversata di 1,6 km sopra il ghiacciaio del Teodulo verrà fatta in sospensione, dato che non sono stati necessari tralicci. Il costo è stato di 45 milioni di franchi svizzeri, per un'opera la cui apertura era stata inizialmente prevista per la stagione invernale 2021/2022.
    Una prima parte del collegamento è stata inaugurata nell'autunno del 2018 con la funivia tra Trockener Steg (2.923 metri) e il Piccolo Cervino (3.821 metri), costata 60 milioni di franchi.
    L'intero percorso tra Cervinia e Zermatt "può essere facilmente percorso anche in sedia a rotelle" annuncia la società Zermatt Bergbahnen Ag, che gestisce gli impianti svizzeri. (ANSA).

(segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone)

Intervista. Alex Cittadella: «Nel cielo delle Alpi la verità dell'uomo»

 

A colloquio con lo storico e scrittore friulano: «Chi ha vissuto queste valli ne ha sempre tratto cultura e insegnamento. Oggi lo sfruttamento e la crisi ambientale ci dicono che non è più così»

Lo scrittore Alex Cittadella

Lo scrittore Alex Cittadella

«Un mondo affascinante e fantastico», quello delle Alpi, osservato con l’occhio indagatore dello storico ma anche con lo sguardo incantato di un bambino: sin dall’infanzia Alex Cittadella, 42 anni, docente nelle scuole superiori e dottore di ricerca in Storia moderna al Dipartimento di studi umanistici e del patrimonio all’Università di Udine, ha iniziato ad amare le montagne grazie alla madre friulana e al papà bellunese. «Le Alpi in particolare, e la natura in generale, sono sempre state una passione nutrita dal legame affettivo, ma anche estetico: faccio camminate in tutte le stagioni, anche se prediligo quelle meno turistiche. E poi sono lo sfondo che vedo ogni giorno dalle finestre, un punto di riferimento costante», racconta Cittadella nella sua casa a Pasian di Prato, in provincia di Udine. Da pochi giorni è in libreria con Il cielo delle Alpi. Da Ötzi a Reinhold Messner, edito da Laterza in collaborazione con il Cai (Club alpino italiano), che definisce «un’intensa camminata lungo il tempo e lo spazio per immergersi nel clima alpino attraverso lo sguardo di alcuni affascinanti personaggi storici». Infatti l’autore racconta come protagonisti del passato e del presente abbiano convissuto con le trasformazioni dell’arco montuoso. E lo fa scegliendo di assumere in alcuni capitoli la prima persona, tanto che le tappe percorse so- migliano a scalate interiori colme di empatia.

Perché questa scelta stilistica?

Una sfida d’immedesimazione che può piacere o no, insolita anche per l’editore, con l’obiettivo di avvicinare questi personaggi ai lettori, di sentirli più contemporanei, facendo capire il loro modo di costruire e di approcciarsi alla natura, che si ricostruisce dai reperti ritrovati. Quando ho cominciato a scrivere, mi è venuto di raccontare dall’interno Ötzi (vissuto nel Neolitico oltre 5.300 anni fa e ritrovato mummificato nel ’91 nella Val Senales, ndr), ma anche il condottiero cartaginese Annibale che valicò le Alpi nel 218 a.C. e il popolo dei Walser che ancora vive a 2 mila metri sul Monte Rosa. Entrando nelle loro epoche, volevo esprimere la soggettività del loro vissuto nel percepire la natura esterna, il loro rapporto intimo e più genuino con l’ambiente circostante, nella loro veste di testimoni diretti di un mondo prezioso, enigmatico e affascinante. Sotto quel cielo delle Alpi che, per chiunque percorra la nostra più elevata catena montuosa in auto, in bicicletta o a piedi, lungo il fondovalle, sui costoni o sulle cime, appare come una finestra sull’infinito, uno sguardo sull’eternità.

Ha scelto di indagare anche le Alpi di scrittori come Mario Rigoni Stern e Pierluigi Cappello, di esploratori come Walter Bonatti e Reinhold Messner, di artisti come Leonardo da Vinci.

Le Alpi sono al centro della riflessione pittorica di Leonardo: con lui si apre un percorso nuovo di attenzione e osservazione del clima alpino dal punto di vista naturalistico e artistico. Gli faranno da successori de Saussure con il suo approccio radicalmente scientifico e William Turner, che si innamorerà così profondamente dei paesaggi e del clima da trascorrere diversi soggiorni di studio sulle Alpi, producendo centinaia di disegni, acquerelli e opere artistiche in un periodo segnato dalle imprese di Napoleone Bonaparte. Giovanni Segantini, con la sua resa della luce e dei colori dell’Engadina e dei Grigioni, è autore di alcuni fra i dipinti di alta montagna più innovativi e rilevanti della storia dell’arte. Fino all’amore di Rigoni Stern per l’Altipiano di Asiago e ai versi di Pierluigi Cappello, capaci di esprimere l’interiorità più profonda del cielo sopra le Alpi Carniche. Gli alpinisti Bonatti e Messner hanno levato un grido intenso e accorato in difesa dell’ambiente primigenio della maestosa catena, mantenendo sempre un atteggiamento di assoluto rispetto nei suoi confronti.

Di recente la tragedia della Marmolada ci ha messo davanti agli effetti drammatici del riscaldamento globale: questa presa di coscienza c’è stata anche in passato per altri disastri ambientali? Pecchiamo di scarsa lungimiranza?

Gli ultimi 150 anni hanno determinato una svolta epocale nella storia climatica della Terra: l’azione dell’uomo sta determinando il più repentino e profondo mutamento climatico che il nostro pianeta abbia conosciuto da centinaia di migliaia di anni. Rispetto ai cambiamenti precedenti, ora il ruolo dell’uomo è assolutamente accertato e determinante. In passato, invece, le persone guardavano alle vette con una reverenza quasi sacrale, avevano un rapporto rispettoso e diretto con l’ambiente anche quando i ghiacciai avanzavano distruggendo pascoli e paesi: si sentivano parte di quell’ambiente e capivano che se lo avessero utilizzato male avrebbero avuto delle conseguenze negative. Sapevano di dover mantenere alti pascoli e boschi in determinate condizioni perché le generazioni successive potessero utilizzarli. Nell’epoca contemporanea concretamente si fa poco, nonostante i dati siano devastanti, come i climatologi ci ricordano da 40-50 anni. Eppure sfruttiamo il territorio per un profitto immediato, senza ragionare a livello comunitario. Spero molto che a partire dalle scuole si incida sulle nuove generazioni, più sensibili nei confronti dell’ambiente.

Avvenire

Dolomiti. Messner: «Le montagne sgretolate dal caldo, ma non possiamo abbandonarle»

 Ieri un nuovo crollo, si è staccata una parete del Monte Pelmo. L’alpinista: «La sofferenza delle Alpi non è una sorpresa: è il permafrost che non tiene più. Chiuderle non è la soluzione»

Reinhold Messner, il primo alpinista al mondo a conquistare tutti gli “8mila”, ben 14, in un'immagine d'archivio - Boato

Un mese fa il distacco di una calotta di ghiaccio sulla Marmolada che ha causato 11 morti, negli stessi giorni il crollo di uno spigolo roccioso della Moiazza, sopra Agordo e poi in Val Fiscalina, laterale dell’alta Val Pusteria. Ieri mattina è toccato al Monte Pelmo, denominato per la sua forma "El caregon del Padre eterno": una frana di rocce e sassi da quella stessa pareti in cui, il 31 agosto 2011, un analogo crollo investì due soccorritori che si stavano calando per aiutare due alpinisti incrodati. Nessun danno, per fortuna, né a persone né a cose. «Abbiamo sentito un forte boato, mentre in rifugio si faceva colazione – testimonia il gestore del rifugio Mario Fiorentini –, siamo usciti ed abbiamo visto una immensa nuvola di polvere. Là sotto, per fortuna, non transita alcun sentiero». Sono intervenuti il Soccorso alpino, i vigili del fuoco. Un altro incubo è passato. «Sabato, passando di là, avevo notato due distacchi recentissimi». Chi parla è Reinhold Messner, il primo alpinista al mondo a conquistare tutti gli “8mila”, ben 14.

Prima il ghiacciaio della Marmolada, adesso il Pelmo. Le Dolomiti stanno andando in pezzi?
Nessuna sorpresa. Questa è la storia delle montagne e delle Dolomiti in particolare. Cinquant’anni fa avevo visto la possibilità di fare una via nuova, sul Pelmo: ho rinunciato a seguito di distacchi, anche quella volta.

Il 31 agosto del 2011 c’erano già stati due morti...
È una parete molto esposta al cambiamento ghiaccio-non ghiaccio, caldo-non caldo. È tutto conseguenza del permafrost, quella specie di collante che tiene unità la roccia. Con le temperature che ci sono state, anche ai 3mila metri, il permafrost si scioglie, si abbassa di quota, non riesce a tenere insieme questi materiali. Cadono pezzi grandi come case, alti anche come un grattacielo. È di nuovo la dimostrazione che il caldo globale fa crollare le nostre montagne.

Secondo le rilevazioni di questi giorni dell’Arpa veneto il permafrost si è abbassato di un metro.
Il permafrost sulle Dolomiti, per la verità, è da anni che sta cedendo. Solo facendo un giro lungo le strade e osservando le pareti ho riscontrato in almeno un centinaio di queste ultime un distacco o un cedimento. Dieci giorni fa dalla parete nord del Civetta è sceso un pezzo, alto 400 metri, largo 50 metri e profondo altri 50. Una torre enorme. La polvere giù in valle, ad Alleghe, l’hanno vista per una settimana. E non sono certo gli alpinisti a distruggere le montagne.

Perché qualcuno lo sostiene?
Qualcuno sì. La distruzione invece arriva dalle grandi città, dal traffico, dalle emissioni in atmosfera provocate dalle grandi città. Non facciamo del male alla montagna, anche se mettiamo un po’ di chiodi per salire.

Dopo la tragedia della Marmolada c’è chi ha subito proposto di chiuderla, la montagna. Bandierine rosse, semafori… Lei che ne pensa?
Sciocchezze. Le montagne devono restare libere e chi le frequenta deve essere consapevole dei rischi a cui va incontro. Ci sono fior fiore di bollettini che informano quotidianamente. Non mancano le guide che segnalano anche le fragilità.

I cambiamenti climatici lei li ha visti coi suoi occhi, non solo in Italia.
Sono una realtà sotto gli occhi di tutti. Usiamo da 150 anni l’energia fossile ad un prezzo troppo basso, siamo diventati abbastanza ricchi con questa economia e adesso ne subiamo le conseguenze. Il caldo globale è fatto più o meno da noi. Però bisogna anche vivere, bisogna andare avanti. Non si può dire: adesso il mondo crolla e abbandoniamo la montagna. Dobbiamo fare in modo di sopravvivere, riscoprendo la sostenibilità. Non è saggio fare una casa e dopo vent’anni buttarla giù e farla di nuovo perché costa troppa energia. Ecco perché sul Monte Elmo sto realizzando un museo in un edificio dove quarant’anni fa c’è stato un grande investimento. Perché abbatterlo e ricostruire? No, risparmiamo cemento armato, acciaio, energia. Sul monte Rite, sopra Cibiana, in Cadore, abbiamo recuperato, sasso dopo sasso, un forte della Prima guerra mondiale e l’abbiamo trasformato in un altro museo. Ai piedi delle Dolomiti ci sono decine di migliaia di case vuote. Perché non riattarle e metterle sul mercato dell’ospitalità, magari come albergo diffuso?

Le prossime Olimpiadi come possono trasformarsi in una opportunità?
Si dice che i prossimi saranno i Giochi della sostenibilità ambientale, ma anche sociale ed economica. Si colga questa opportunità, anche sul piano degli investimenti: anziché mettere 20 milioni nel villaggio olimpico, in parte da smantellare, perché non si recupera un pari valore di edifici abbandonati e lo si trasforma in camere per ospiti ed atleti?

Avvenire

Cinque sentieri di montagna dalla Liguria alla Sicilia Trekking guidato con il Club Alpino Italiano e Tramundi

 

 Per incentivare il turismo lento e sostenibile e permettere di scoprire a piedi le aree meno conosciute del nostro Paese, la start up travel Tramundi organizza passeggiate guidate ad alta quota in collaborazione con il CAI, il Club alpino italiano, lungo 5 sentieri di montagna insoliti. E' un'occasione per conoscere il territorio in modo tranquillo e piacevole per tutti con guide turistiche locali, sempre nel massimo rispetto delle norme di sicurezza.

I 5 sentieri, che vanno dai pendii della Liguria fino a quelli della Sicilia passando per i laghi del Lazio e i panorami mozzafiato della penisola sorrentina e delle Murge, si percorrono accompagnati dal tour operator digitale, che organizza il viaggio in ogni suo aspetto.

Dal 4 dicembre, o comunque non appena sarà possibile fare escursioni fuori dal proprio comune, si può partecipare al trekking nelle Murge pugliesi: da Bari a Cisternino, passando per Alberobello, il cammino è una continua scoperta tra natura, antiche tradizioni e storia, come quella custodita nel Castel del Monte o nel museo archeologico nazionale di Ruvo di Puglia.

Dal 5 dicembre si cammina lungo il sentiero di montagna della penisola sorrentina, a due passi dal mare in una natura caratterizzata dalla macchia mediterranea e da un territorio ricco di siti patrimonio dell'Umanità. La passeggiata alla scoperta dei monti che dominano la Costiera Amalfitana, che in alcuni punti superano i 1.200 metri d'altezza, regala scorci mozzafiato sul Tirreno, assaggi di prodotti tipici e visite a luoghi unici come l'affascinante Positano.

Dal 6 dicembre si scoprono i monti della Liguria: si parte da Colla Craiolo e si arriva a Barbagelata attraverso i bellissimi paesaggi del parco naturale regionale d'Aveto. Il percorso, recuperato grazie al Cai, conduce fino a 1.684 metri di quota, sfiorando il confine con l'Emilia-Romagna e camminando in una delle aree verdi più importanti dell'Appennino Ligure.

Sempre dal 6 dicembre è possibile passeggiare nella Sicilia occidentale: Trapani, Scopello, Erice e Segesta sono solo alcune delle tappe previste dal sentiero Italia Cai che attraversa riserve naturali e aree montane incontaminate tra l'entroterra e la costa della Sicilia.

Infine dal 16 dicembre partono le camminate tra i laghi del Lazio: da Cervara a Staffoli, seguendo il confine immaginario che separa la regione laziale dall'Abruzzo, il sentiero Cai è un saliscendi di emozioni alla scoperta, tra gli altri, del lago del Salto, il più ampio bacino idroelettrico regionale, e di borghi come Cervara e Collalto Sabino.

Per maggiori informazioni: tramundi.it.

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Arte e tradizioni in Val del Biòis. Escursioni nei boschi tra chiese, musei e dipinti votivi

 

 La Val del Biòis, nel cuore delle Dolomiti bellunesi, è un paradiso naturale da scoprire con passeggiate panoramiche e percorsi in quota adatti a tutti gli escursionisti. La valle, una delle più autentiche delle Dolomiti, si estende per una ventina di chilometri da passo san Pellegrino a Cencenighe Agordino ed è circondata dalle cime più famose ed emozionanti dell'arco dolomitico veneto: Marmolada, Civetta, le Pale di san Martino. Immersi in una natura straordinaria i suoi tanti borghi sono ricchi di tradizioni legate al territorio e di tesori artistici che impreziosiscono la scoperta. Canale d'Agordo, Cencenighe, Falcade e Vallada Agordina sono le località più famose, perfette basi di partenza per fare escursioni nella natura e lungo itinerari tematici; tra questi il più interessante è La valle coi Santi alle finestre, che permette di scoprire i dipinti votivi che adornano le facciate delle case tradizionali, i tabià. Le opere d'arte popolare nascono dall'antica usanza degli abitanti della Valle di manifestare la propria fede e devozione attraverso la rappresentazione pittorica dei santi sui muri delle proprie abitazioni, o la costruzione di capitelli votivi dedicati ai santi benefattori e collocati lungo le strade. Le opere risalgono a un periodo che va dalla metà del XVII secolo alla metà del 1800 ed erano commissionate dalle famiglie per chiedere protezione da malattie o pestilenze, per preservare la casa da danneggiamenti e calamità oppure come ringraziamento per le grazie ricevute. I dipinti votivi, tutti perfettamente restaurati, fanno parte del ricco patrimonio storico, artistico e culturale della valle bellunese; si trovano ovunque ma meritano di essere scoperti soprattutto quelli nel territorio di Canale d'Agordo dove sono presenti 31 dipinti murali, alcuni riuniti in un unico edificio del 1640, la Casa delle Regole. Nei dintorni sono presenti altri 13 affreschi distribuiti tra le località di Feder, Fregona, Carfon, Gares e Colcergnan. A Vallada Agordina, invece, sono presenti 15 dipinti murali, a cui vanno aggiunti quelli della chiesa di san Simon, un antichissimo edificio religioso dedicato a san Simone e Giuda Taddeo, oggi monumento nazionale grazie a un ciclo di affreschi cinquecenteschi di Paris Bordone, allievo del Giorgione. Altri dipinti murali sono presenti nelle frazioni di Andrich, Mas, Sachet e Celat.
    A Falcade, inoltre, è presente il museo Augusto Murer, dedicato al rinomato scultore bellunese: è un interessante percorso artistico che comincia già dal giardino del museo con una trentina di opere in bronzo realizzate da Murer a partire dagli anni Cinquanta. All'interno, su due piani, si possono ammirare più di cento sculture lignee e in bronzo nonché monumenti, opere sacre, disegni, quadri ad olio e opere grafiche. Il museo, realizzato dopo la morte dell'artista nel 1985, prende il posto dello studio costruito in mezzo ai boschi delle montagne Agordine; disegnato dall'architetto Giuseppe Davanzo nel 1972, la struttura museale ospita anche mostre di artisti contemporanei.
    Sempre a Falcade è possibile percorrere un altro itinerario tematico: è la Via dedicata all'ufficiale inglese Bill Tilman, 200 chilometri che raccontano la tragedia dei conflitti mondiali e che uniscono le Dolomiti alle Prealpi attraverso paesaggi mozzafiato. A Cencenighe, invece, si può seguire l'itinerario "El Troi de le Ial", dove gli antichi "iàl" erano grandi spazi ricavati nel bosco usati per le carbonaie.
    Infine, nella Val di Zoldo, adiacente valle bellunese, c'è un'altra tappa artistica molto interessante: la chiesa di san Floriano di Pieve con l'Altare delle Anime, realizzato nel XVII secolo da Andrea Brustolon, il grande scultore bellunese noto come "il Michelangelo della scultura in legno" per la sua capacità di donare alle figure la vitalità dei bronzi ellenici.
    Tipico esempio del gusto barocco dell'artista con un risultato maestoso e scenografico, l'Altare delle Anime rappresenta il trionfo della morte, della sofferenza e del dolore che vengono rappresentati dall'artista con sculture dinamiche e dettagliate.
    Al posto delle classiche colonne si trovano due telamoni - sculture con figure maschili - alti 128 centimetri, affiancati da scheletri e ossa che annunciano la morte incombente, mentre in alto la figura di Maria sorregge il Cristo morente. La pala, eseguita da Agostino Ridolfi, illustra l'Annunciazione e san Michele Arcangelo con le anime oranti nel purgatorio.
    La Val di Zoldo, conosciuta anche come il "respiro delle Dolomiti", offre escursioni e passeggiate tra le montagne di Pelmo e Civetta tra boschi fiabeschi e antiche tradizioni. Qui, infatti, lungo le vie del ferro abitavano i "ciodarot": nella metà del '500 il borgo di Zoldo contava 1700 abitanti e ben tre altoforni per la fusione del ferro, una decina di forni per la produzione di acciaio e un numero imprecisato di fusinèle, le fucine che sfruttavano la corrente del torrente Maè e che fabbricavano più di 400 tonnellate di chiodi e attrezzi di lavoro all'anno. La Valle, infatti, riforniva la Serenissima di chiodi di ogni forma e dimensione, che ancora oggi si possono ammirare nel museo del ferro e del chiodo a Forno di Zoldo; la visita è un modo per capire come vivevano e lavoravano i valligiani ma anche per scoprire storie e tradizioni del territorio bellunese.
    Per maggiori informazioni: www.infodolomiti.it (ANSA).

Dai pascoli ai boschi variopinti, è momento foliage a Cortina

 

 E' una montagna piena di colori, dai pascoli d'alta quota ai boschi variopinti, quella delll'autunno a Cortina, dove il foliage dipinge il paesaggio di mille tinte e sfumature. Le giornate in quota acquisiscono il ritmo dell'andatura delle greggi e delle mandrie di ritorno dagli alpeggi estivi, in attesa della tradizionale Festa del Desmonteà, che celebra proprio il rientro del bestiame dai pascoli.
    L'autunno è la stagione ideale per passeggiate ed escursioni all'interno del Parco Naturale delle Dolomiti. Lo scenario è caldo, una tavolozza di rossi, arancioni, gialli e colori più bruni, ed è forse il periodo migliore per visitare luoghi come il Lago di Federa, Croda da Lago, il bosco di larici di Larieto.
    O, per i più allenati, l'escursione dei Tre Laghi, un giro ad anello di circa 5 ore per ammirare il Lago Pianozes, il Lago d'Ajal e il Lago Federa. La partenza è presso il meraviglioso Lago Pianozes, dall'acceso colore verde, circondato da un fitto bosco e sul quale si affaccia lo chalet di un un rinomato ristorante. Il clima è ancora mite, e in attesa del primo freddo si può camminare suoi pascoli e verso le malghe godendo dello spettacolo del foliage, fino a sera, quando il tramonto tinge di rosa le Dolomiti ampezzane. (ANSA).

Settimane bianche, Covid ha frenato annata eccezionale

  La pandemia ha fatto tirare il freno a quella che sarebbe potuta essere una stagione di montagna invernale e settimane bianche davvero performante, anche perché il lockdown ha coinciso anche con la presenza di piste eccellenti, temperature perfette e abbondante innevamento nella maggior parte delle località dell'arco alpino. A differenza di altri comparti del settore turistico - ad esempio le città d'arte, messe completamente in ginocchio dal Covid 19 - quello invernale ha potuto lavorare nei due periodi clou della stagione, vale a dire a Natale-Capodanno e a Carnevale. Purtroppo, proprio quando la stagione era ancora pienamente attiva e diverse destinazioni stavano segnando interessanti incrementi di presenze e fatturato (tra il +8% e il +17%), gli impianti hanno dovuto chiudere: dal 10 marzo le destinazioni montane si sono spente portando il dato di fine stagione in negativo, con riduzioni a doppia cifra. Emerge dal consuntivo 2019/2020 di Skipass Panorama Turismo di Jfc. Complessivamente, questa stagione invernale ha segnato una riduzione delle presenze - dato nazionale - del -19,1%, con una riduzione degli arrivi ancora più marcata, pari al -20,9%. Per quanto riguarda il fatturato dell'intero comparto - nel suo complesso territoriale - lo stesso ha registrato un decremento leggermente inferiore, pari al -16,3%. Sulla base di questi indicatori di carattere generale, il consuntivo della stagione invernale 2019/2020 risulta quindi nettamente inferiore rispetto alla passata stagione invernale, con variazioni in negativo decisamente rilevanti. Secondo Skipass Panorama Turismo si attesta a 3 miliardi 751 milioni di euro il fatturato del sistema ospitale nella sua complessità di strutture ricettive alberghiere ed extra alberghiere con un decremento del -18,7%, pari a una perdita di fatturato (rispetto alla passata stagione invernale) di 862,8 milioni. E' di 3 miliardi 891 milioni di euro il fatturato dei servizi quali noleggio attrezzature, maestri di sci, skipass ed impianti di risalita vari, etc., vale a dire i servizi collegati alla pratica delle discipline sportive sulla neve con un calo del -14,9%, pari ad una perdita di fatturato di 681,4 milioni. E' pari a 1 miliardo 69 milioni l'ulteriore fatturato generato da altri servizi quali ristorazione, commercio, attività ricreative e di divertimento. Il decremento in questo caso è del -12,5%, pari ad una perdita di fatturato di 152,7 milioni. Il fatturato complessivo di questo importante sistema economico è sceso a quota 8 miliardi 712 milioni, segnando una perdita complessiva pari a 1 miliardo 696 milioni (-16,3%). Per quanto riguarda le presenze, le medesime sono calate complessivamente del -19,1%, con una più marcata riduzione per quanto riguarda i flussi stranieri (-22,1%) rispetto al decremento segnato dalle presenze nazionali, che hanno chiuso la stagione invernale con un -15,9%. (ANSA).

turismo / Ansa



Montagna: Franco Collé firma record salita-discesa Monte Rosa

L'ultratrailer Franco Collé - due volte vincitore del Tor des Gèants - ha stabilito il nuovo record di salita e discesa dal Monte Rosa partendo dal centro di Gressoney La Trinité. Il tempo finale è stato di 4h30'45". Il record è stato realizzato partendo alle 4.30 di mattina per raggiungere i 4.554 metri di Capanna Margherita dopo essere transitato al rifugio Mantova, alla capanna Gnifetti e al Colle del Lys (31 chilometri in totale). Collé ha costruito il suo primato durante la discesa, recuperando il lieve ritardo accumulato nella salita rispetto al precedente record di Bruno Brunod. "La neve nell'ultimo tratto dal Colle del Lys alla Capanna Margherita era polverosa e mi ha creato molte difficoltà - racconta Collé -, ma superato il giro di boa, dal Colle del Lys in giù, le condizioni erano ottimali. Ciò mi ha permesso di fare una ottima performance". Alla fine è arrivato a valle con un tempo di 14'15" inferiore a quello di Brunod. "Il Monte Rosa per me è una montagna magica, ogni giorno quando apro le finestre vedo questa vetta imponente e il Margherita è un po' il suo simbolo. Da tre anni questa idea mi balenava per la testa, ma non sono mai riuscito a concretizzarla. Ho deciso praticamente all'ultimo ed è andata bene. Ho trovato una bella mattinata, anche se le difficoltà non sono mancate". (ANSA).