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Nel 2023 +10% turismo culturale in Toscana, a fare da traino i flussi intercontinentali

Il 2023 è stato un anno positivo per il turismo culturale in Toscana, con una crescita di quasi il 10% rispetto all’anno precedente. È quanto emerso dalle prime stime fatte del Centro studi turistici di Firenze presentante durante la X edizione di Tourisma. In occasione del panel ‘Toscana Terra Etrusca’, Alessandro Tortelli, direttore scientifico del Centro studi turistici ha detto che “è stato un anno molto positivo per il turismo culturale, grazie a un recupero molto importante dei flussi intercontinentali, Stati Uniti in primis. Non abbiamo ancora dati percentuali precisi, ma si arriva quasi a una crescita del 10% del 2023 sul 2022, per il solo turismo culturale in Toscana”.

Tortelli ha ricordato che “nel 2022 parlammo di ‘Toscana diffusa’ perché i piccoli comuni avevano già recuperato in maniera importante dopo il Covid, lì c’è un mantenimento nel 2023, ma c’è anche un recupero importante delle grandi città. Per il turismo delle grandi città è stato il primo anno di vera ripresa del turismo culturale”.

Guardando al futuro, ha poi continuato Tortelli, è evidente che sia “finita la bolla del Covid, i turismo internazionale aumenta, e il mercato italiano aumenta all’estero. Ma oggi abbiamo delle previsioni che preoccupano: l’inflazione che pesa sulle famiglie, una situazione politica internazionale che preoccupa, e poi i cambiamenti climatici che stanno cambiando le nostre vacanze”.

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Il turismo lento carta vincente per la Toscana





Per la seconda volta in tre anni e mezzo faccio uno strappo alla regola: invece di partire da una notizia ambientale che proviene dall’estero prendo spunto da un evento regionale. Che in realtà rimanda a uno più ampio: l’unico settore economico che cresce continuamente (e con % importanti) da decenni è il turismo; ogni anno si spostano nel mondo oltre un miliardo di persone.

Hanno parlato di turismo lento e di cammini sulla Francigena a un convegno svoltosi ieri a Monteriggioni tra numerosi sindaci e rappresentanti della Regione, anche in vista del 2025, anno del Giubileo, in cui ci si attende un aumento di visitatori. Analisi di varie problematiche (soprattutto gestionali), testimonianza di buone pratiche, confronto su potenziali ricadute a vari livelli; un’iniziativa complessivamente utile.
Dato che questo blog cerca di alimentare lo spirito critico sulle questioni ambientali, mi permetto di sollevarne alcune in merito:

– chi cammina lo fa di solito in mezzo alla campagna. In Toscana poco meno del 40% delle aziende è già biologico: è possibile portarlo al 100%, così che il sinonimo “Toscano= Biologico” diventi un dato di fatto? Secondo me sì. Magari ci vorranno altri 10 anni, interventi di sostegno diversi e molta assistenza tecnica, ma si può fare. Riuscire a essere la prima regione 100% Bio in Italia mi sembrerebbe una buona cosa anche per la sua valorizzazione turistica;

– il turismo equestre, tra le varie forme di vacanza, è rimasto il fiore mai sbocciato nelle campagne della regione. Per più motivi: tenere cavalli costa (pensate solo alle cure veterinarie e alla ferratura degli zoccoli) e per montarci sopra occorre una buona forma fisica, che con l’invecchiamento progressivo della popolazione viene meno (anche per questo motivo, negli USA, stanno calando gli iscritti ai golf club). Eppure molti terreni sono in abbandono e molti contributi UE sono finalizzati a mantenere prati e pascoli: cosa meglio quindi dei cavalli? Una riflessione seria sulle criticità e sulle potenzialità di questa nicchia di turismo lento sarebbe più che opportuna;

– chi cammina ammira il paesaggio e anche gli insediamenti umani. Avendo negli ultimi mesi ripreso a fare trekking (e avendo dato per 4 anni pareri sui Programmi di Miglioramento Agricolo Ambientale), anch’io ho fatto più attenzione ad alcuni aspetti, che ritengo preoccupanti. Esempio: è aumentata l’installazione di tettoie e altri piccoli annessi attorno ai casolari e ai borghi per vari fini (parcheggio auto, ripari vari). Il risultato è che, in alcuni casi, non si riesce più ad apprezzare la visione integrale del casolare o del borgo, “rosicchiata” da questi piccoli annessi. Non si capisce perché non possano essere spostati di 10-15 metri più lontani, e/o perché non siano schermati da piante;

– dal convegno è uscito un forte richiamo al coinvolgimento di associazioni del volontariato per contribuire a gestire il sistema della Francigena: ottimo. Ci rendiamo però conto che la pandemia e i ben 7 anni trascorsi per mettere a regime la (discutibile) riforma del terzo settore hanno creato ferite profonde? Anche qui occorre evitare i luoghi comuni e impegnarsi in modo forte e innovativo per facilitare la partecipazione delle persone. Che, tendenzialmente, possono trovare nella valorizzazione delle vie e dei luoghi dove vivono un fattore di identità e di attrazione notevole.

toscanachiantiambiente.it

Riva del Sole Resort & Spa, oasi di lusso e eleganza nel cuore della Toscana

 

Riva del Sole Resort & Spa annuncia l’apertura delle sue porte il prossimo giovedì 18 aprile per una nuova stagione 2024 per assaporare un’esperienza di relax, lusso e raffinatezza. Situato lungo la pittoresca costa toscana, il resort offre un rifugio esclusivo all’interno di una foresta di pini marittimi, promettendo un’esperienza indimenticabile tra natura e comfort.

Il resort toscano, di origine svedese, è dotato di una moderna area per conferenze, completamente attrezzata con le più recenti tecnologie, per soddisfare le esigenze di eventi aziendali, conferenze e riunioni. Con spazi ampi e versatile, il centro conferenze è progettato per accogliere eventi di ogni genere, garantendo un ambiente elegante e tecnologicamente avanzato.

Gli ospiti possono deliziarsi con una cucina straordinaria nei ristoranti del resort, offrendo una selezione culinaria variegata e raffinata. Dalle specialità locali alla cucina internazionale, i ristoranti e bar del resort sono pronti a soddisfare ogni palato.

Riva del Sole Resort & SPA vanta diverse opzioni di svago, tra cui piscine, un centro fitness completamente attrezzato e bar eleganti, garantendo il massimo relax per gli ospiti. Le camere e le suite dell’hotel offrono un ambiente lussuoso e confortevole, mentre le ville, alcune con jacuzzi privato, e gli appartamenti offrono una soluzione più semplice e intima.
Situato nelle vicinanze di un campo da golf prestigioso e offrendo la possibilità di passeggiate a cavallo, Riva del Sole Resort & SPA è la destinazione ideale per gli amanti dello sport di ogni tipo, del benessere e della natura.

Riva del Sole Resort & SPA si distingue per la sua incantevole spiaggia privata, dove gli ospiti possono godere di momenti di relax con vista panoramica sul mare. Con la possibilità di organizzare matrimoni in riva al mare, il resort offre uno scenario da sogno per celebrare il giorno più importante della vostra vita.

Riconosciuto con numerosi premi di lusso, di design e culinari, Riva del Sole Resort & Spa si posiziona al vertice delle destinazioni di prestigio, offrendo un’esperienza di soggiorno unica e indimenticabile.

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Toscana, Umbria e non solo per una vacanza rurale a Pasqua

 

Il fine settimana di Pasqua rappresenta un’occasione speciale per concedersi una breve vacanza dal ritmo lento e rilassato della primavera. Con i suoi territori ricchi di cultura e natura, l’Italia dei piccoli borghi e dei sentieri naturalistici è tra le mete preferite dai viaggiatori italiani e stranieri.
A confermare il trend positivo per le vacanze rurali lungo lo Stivale sono i dati raccolti da Feries – leader italiano nella ricettività extralberghiera online – relativi alle previsioni di viaggio per il weekend di Pasqua attraverso i suoi due portali  Agriturismo.it e CaseVacanza.it. Tra le regioni preferite dagli utenti che hanno scelto un soggiorno extraurbano ci sono la Toscana al primo posto, seguita dall’Umbria (in forte crescita rispetto al 2023 con il 58% delle ricerche in più) e la Lombardia. Secondo le rilevazioni di Feries la durata media dei soggiorni per la prossima festività tocca le cinque notti per una spesa di circa 530 euro per 4 persone. In particolare, gli agriturismi segnano un forte interesse da parte dei turisti stranieri (con il 45% delle richieste) e un amento della presenza dei gruppi di almeno 10 persone (+5% rispetto al 2023).
Tra l’affascinante Val d’Orcia e l’originale Valnerina, passando da un più classico Lago di Como e un’inedita Liguria, fino alla Costiera Amalfitana e al sud della Sardegna da scoprire fuori stagione, Agriturismo.it e CaseVacanza.it propongono sei destinazioni rurali che uniscono armoniosamente bellezze naturali, sano relax, buona cucina e gite alla scoperta di spettacolari attrazioni storico-culturali. 

La magia della Val d’Orcia
Attraversata da bianche strade di campagna protette da lunghi filari di pioppi, costellata di piccoli borghi incantati e caratterizzata dalla presenza costante nel suo paesaggio di dolci e dorate colline, la Val d’Orcia è pura magia, uno degli angoli più preziosi della Toscana.
Pienza, Montalcino con la vicina Abbazia di Sant’Antimo e Bagni Vignoni sono i borghi più noti di questa splendida terra dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
Tra cucina tipica, cantine, camere con vista sul morbido paesaggio collinare, l’agriturismo è il posto giusto dove alloggiare e dove, perché no, godere anche di un gustoso pranzo pasquale. Poderuccio a Castiglione d’Orcia è uno dei tanti meravigliosi agriturismi della zona.
Per chi preferisce uno spazio più esclusivo e isolato, si può optare per una casa vacanza, come questo casale con giardino vicino a Pienza.

Pace e relax in Valnerina
La Valnerina è una stretta valle tra i monti dell’Umbria sud-orientale. Tra paesaggi naturali incontaminati e borghi, la valle percorsa dal fiume Nera è uno degli angoli più selvaggi dell’Umbria e anche uno dei più belli. Un trekking all’interno del Parco dei Monti Sibillini, sotto le sue cime e in mezzo ai suoi verdi boschi, darà grandi soddisfazioni a chi ama le passeggiate ad alta quota. Tra i borghi spicca su tutti il suggestivo Castelluccio di Norcia. Luogo di favole, leggende e tradizioni, il paese si erge su una solitaria collina in mezzo a una vasta pianura che già a Pasqua, con la primavera appena iniziata, potrebbe dipingersi coi suoi fiori dai mille colori.
Una casa vacanza nel verde della Valnerina, come questo splendido casale ristrutturato situato tra il castello e il pittoresco borgo di Bazzano, è l’ideale per respirare al meglio la natura selvaggia e la pace di quest’angolo di Umbria.
Per chi preferisce l’accoglienza dell’agriturismo, c’è l’agriturismo Santa Serena nel verde Parco dei Monti Sibillini.

L’inizio della primavera sul Lago di Como
Il lago di Como è un grande classico, ancora più speciale a Pasqua con il primo caldo dell’anno, i favolosi giardini delle ville (Carlotta e Camilla solo per citarne due), cittadine da cartolina e le vette delle Prealpi lombarde ancora innevate.
I borghi sul lago, alto o basso Lario, sponda di Lecco o di Como poco cambia, sono molti. Due su tutti: Rezzonico e Varenna. Altrettante le meraviglie naturali, come l’isola Comacina, parco naturale ed archeologico o l’orrido di Bellano. Per gli amanti del trekking tre le vette da raggiungere, dove la fatica sarà ricompensata dalla vista meravigliosa sulle acque lacustri e sui suoi borghi: Monte Generoso, Monte Grona e i Piani d’Erna (raggiungibili anche dai più pigri a bordo di una spettacolare funivia).
Per scoprire il Lago di Como, si può scegliere una casa vacanze vista lago (come questo appartamento ad Argegno) o un agriturismo affacciato sul lago e sulle montagne circostanti, come l’agriturismo Poppo a Bellano.

A Imperia e dintorni in una Liguria inedita
La Liguria non è solo le Cinque Terre o Genova (e dintorni): ogni suo punto è magnifico. Sceglierla a inizio primavera, quando il clima è più mite e la natura rinasce dopo il rigido inverno, è un’occasione davvero speciale.
Nella Riviera di Ponente, la provincia di Imperia è una meta tutta da scoprire a iniziare dal capoluogo, bellissima città sul mare. E non mancano borghi storici come Cervo, affacciato sul mare e vicino alle spiagge sabbiose di San Bartolomeo al Mare, Apricale, che si trova invece nell’entroterra di Bordighera arroccato sulla cima di una montagna o Dolceacqua che, tra il suo iconico Ponte Vecchio e il Castello dei Doria, offre tante sorprese ai suoi visitatori. Oltre al mare le montagne liguri sono uno spettacolo da togliere il fiato agli appassionati e non solo. Il Parco delle Alpi Liguri è una meraviglia incontaminata da scoprire.
In un agriturismo – vista mare come Cà de Runde a Ospedaletti – si possono assaggiare i piatti tipici a base di pesce immersi nella rigogliosa natura ligure.
Chi viaggia in gruppo o con la famiglia, può optare per una casa vacanza in uno dei borghi o delle cittadine della zona, come questa spaziosa villa a Sanremo con una bella terrazza vista mare.

L’incanto della Costiera Amalfitana
In primavera la Costiera Amalfitana mostra il meglio di sé. Senza la folla estiva un viaggio alla (ri)scoperta di una delle coste più famose d’Italia e del mondo permette di immergersi nelle sue bellezze paesaggistiche, architettoniche, culturali e gastronomiche. Estesa per 40km da Vietri sul Mare a Positano, è un susseguirsi di borghi: Cetara, Maiori, Minori, Ravello, Scala, Atrani, Furore e Conca dei Marini. Ma, soprattutto, Amalfi, cuore geografico e storico della Costiera. Basta perdersi tra i vicoli per scoprire con lentezza la sua architettura e le sue viste panoramiche. Per chi cerca la natura incontaminata ci sono la meravigliosa riserva Valle delle Ferriere o il Sentiero degli Dei, nella top ten dei sentieri più belli al mondo. Molte anche le grotte che si aprono in vari punti del litorale, come la Grotta dello Smeraldo, per citare la più famosa.
Le case vacanze disponibili, di lusso (come questa villa a San Cosma) o più economiche, per due o per gruppi sono moltissime, così come gli agriturismi a picco sulle splendide acque campane, come il Villa Divina a Vietri Sul Mare.

Il Sud Sardegna tra mare e cultura
Tra spiagge, isole e borghi storici, il Sud Sardegna è la destinazione giusta per vivere una Pasqua diversa dalle altre.
Nella parte più meridionale, dalle isole di San Pietro e Sant’Antioco fino a Porto Corallo, si avvicendano spiagge dall’anima tropicale. Carloforte è un bellissimo comune sull’Isola di San Pietro. Iglesias, regina delle rievocazioni medievali, accoglie fra miniere e antiche chiese. Pula, con le sue animate piazzette e il patrimonio artistico dell’area archeologica di Nora offrono l’occasione di riflettere sulle civiltà del passato. Perla del Sud è Villasimius. Poco distante Capo Carbonara, che con le isole dei Cavoli e di Serpentara è stata nominata area marina protetta
Senza dimenticare Cagliari, il capoluogo dell’Isola al centro del Golfo degli Angeli, città di bellezze artistiche che si rincorrono fra le vie dei quartieri storici.
Nell’entroterra sardo l’agriturismo Su Cappeddu a Villa San Pietro offre ogni comfort, esperienze e consigli per visitare i dintorni, oltre a un’ottima cucina. Per soggiornare in una casa vacanza in riva al mare, isolata da tutto e tutti, si può scegliere questa villa con giardino privato a Torre delle Stelle.

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Al via prenotazioni online per l’Isola di Montecristo: 23 date

 

Dopo il via alle prenotazioni online per le visite dell’Isola di Gorgona, si aprono anche quelle per l’Isola di Montecristo. Si potrà prenotare online la visita guidata all’Isola di Montecristo per l’anno 2024 dalle ore 9 di sabato 27 gennaio, il calendario sarà on line, sul sito: https://www.parcoarcipelago.info/montecristo

Sono previste 23 date a partire dal 17 marzo. La prenotazione è nominativa e comporta il pagamento immediato con carta di credito sul sito di prenotazione.
La visita, organizzata dall’Ente Parco Nazionale Arcipelago Toscano in accordo e con il supporto operativo del Reparto Carabinieri Biodiversità di Follonica, prevede la partenza da Piombino Marittima e lo scalo a Porto Azzurro (Isola d’Elba); in due casi – 18 maggio e 14 giugno – le partenze sono programmate con partenza ed arrivo a Porto S. Stefano, con scalo all’Isola del Giglio.

Anche per il 2024, al fine di agevolare le prenotazioni dedicate ai residenti nelle isole dell’Arcipelago Toscano si possono prenotare online anche i 100 posti riservati al costo di € 60 a persona. Attenzione però, i residenti potranno esercitare la prelazione prenotando entro il 6 marzo 2024; se entro quella data non saranno stati prenotati tutti i 100 posti a costo agevolato, quelli rimasti liberi saranno resi disponibili a costo pieno per tutti.
Ogni data del calendario consente la visita a 75 persone. Il costo dell’escursione è di euro 130 € a persona comprensivo di trasporto marittimo a/r e del servizio Guida. Età minima dei partecipanti 12 anni. In caso di condizioni meteo avverse saranno proposte date di recupero.

Si raccomanda di leggere le informazioni dettagliate sulle modalità di visita, sulla tipologia di escursione, sul calendario completo e sulle regole di comportamento disponibili sul sito di prenotazioni: https://www.parcoarcipelago.info/montecristo/
Per ogni ulteriore richiesta di chiarimento si può contattare Info Park tel. 0565 908231 e-mail info@parcoarcipelago.info

L’orario dell’ufficio Info park:
– fino al 31 marzo LUN-SAB 9/15 e DOM 9/13
– dal 1° aprile al 31 ottobre LUN-DOM 9/19.

Montecristo è una delle isole più importanti per la tutela della biodiversità dell’Arcipelago Toscano e del Mar Tirreno, un luogo straordinario e fragile dal punto di vista ambientale, un vero e proprio santuario della natura la cui fruizione, da sempre contingentata, richiede il rispetto di specifiche regole di comportamento e modalità organizzative gestite dall’Ente Parco, in stretto accordo con il Reparto Carabinieri per la Biodiversità di Follonica. Riconosciuta Riserva Naturale Statale con D.M. del 4 marzo 1971 e Riserva Naturale Biogenetica diplomata dal Consiglio d’Europa nel 1988, l’Isola di Montecristo è inserita nel perimetro sia del Parco Nazionale Arcipelago Toscano, sia della Riserva della Biosfera “Isole di Toscana” nell’ambito del Programma MAB dell’UNESCO, nonché nel Santuario Internazionale per la protezione dei Mammiferi Marini Pelagos.

(photo credits @R.Ridi)

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‘Romantic Escape’ all’Hotel Botticelli di Firenze

 

Ogni anno inizia la corsa ai regali per San Valentino con il pensiero di trovare il pensierino perfetto per il proprio lui o la propria lei. In vista di San Valentino, perché non regalare al partner un romantico soggiorno a Firenze? 

Firenze è una città non troppo grande da girare a piedi mano nella mano, con angoli unici e indimenticabili come il Lungarno, ma anche capace di stupire con il suo lato underground e moderno. Regalare un weekend di relax al proprio partner è una coccola che esce dai confini materiali della classica scatola di cioccolatini da condividere per trasformarsi in un’esperienza magica, un momento da vivere insieme. Una fuga dal quotidiano che parla quindi di intimità, complicità, bellezza e unicità: il tempo trascorso insieme varrà molto di più di un oggetto fisico, la dolcezza dei gesti quotidiani attribuirà al regalo ricevuto un fascino particolare, trasformando la routine di due giorni di pausa in momenti ricchi di passione.

E per vivere al meglio la visita della città del Giglio, il viaggio romantico inizia dall’Hotel Botticelli: struttura 4 stelle, situata in pieno centro storico, a pochi passi dai monumenti e dai luoghi più iconici. L’eleganza e la raffinatezza delle camere ‘Double Classic’ e ‘Superior’ assicurano comfort assoluto in ambienti caratteristici, arredati in tipico stile toscano. Ogni sistemazione conserva intatto il fascino dell’antico edificio in cui l’hotel sorge: il Palazzetto già Serragli, risalente alla seconda metà del ‘500 che offre uno scorcio romantico, impreziosito da elementi d’epoca per regalare un’esperienza di coppia ancora più intima e senza tempo.

Prezzo da 156,00 euro a camera nella settimana di San Valentino, comprensivo di prima colazione con prodotti dolci e salati servita nella sala dedicata o direttamente in camera.

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Il Sassetta riunisce i capolavori di pittura senese del '400

Grande protagonismo al Museo di San Pietro all'Orto di Massa Marittima (Grosseto) per Stefano di Giovanni detto il Sassetta (1392-1450), il più importante pittore senese del primo '400 a cui è dedicata una mostra dal 14 marzo al 14 luglio.

La rassegna riunisce 50 opere coeve e ci sono degli inediti fra cui, per la prima volta in pubblico, una Madonna con Bambino scoperta di recente dallo storico Alessandro Bagnoli sotto una pesante ridipintura di un'opera proveniente dalla pieve di San Giovanni Battista a Molli di Sovicille (Siena).

 Il restauro di Barbara Schleicher ha restituito a piena leggibilità la Madonna con Bambino 'coperta' da altri colori di un altro soggetto mariano. Bagnoli ha riconosciuto questo capolavoro del Sassetta partendo dal particolare degli occhi. La mostra, curata da Bagnoli, parte da un pretesto simile a quello di una precedente dedicata a Ambrogio Lorenzetti cioè la presenza a Massa di un'opera dell'artista. A San Pietro infatti c'è un Arcangelo Gabriele del Sassetta, piccola tavola un tempo fra le cuspidi di una pala d'altare. Insieme all'Angelo sono esposte opere prestate da musei ed altri enti di cui 26 dello stesso Sassetta mentre le altre sono di artisti del solito contesto senese fra cui il Maestro dell'Osservanza, Sano di Pietro, Giovanni di Paolo, Pietro Giovanni Ambrosi e Domenico di Niccolò dei Cori. Mancherà, però, la Vergine Annunciata, protagonista della stessa pala dell'Angelo, che non è stata fatta tornare, neanche per il tempo della mostra, dalla Yale University Art Gallery a New Haven.
    Il Sassetta, a Siena dal 1423 al 1450, immise i fermenti del Rinascimento nella grande tradizione trecentesca senese. A Massa Marittima fra i suoi capolavori sono visibili, una Madonna con Bambino dell'Opera di Siena, la Madonna delle Ciliegie, i Quattro Protettori, i Quattro Dottori della Chiesa, Sant'Antonio bastonato dai diavoli, Ultima cena. Esposti per la prima volta due profili di artisti 'sassetteschi': Nastagio di Guasparre, noto come Maestro di Sant'Ansano, e il Maestro di Monticiano.
    Altri' mai visti' sono un gentile Sant'Ansano, una Flagellazione, una scultura con le Stigmate San Francesco.

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La memoria di Manzoni tra i grandi di Santa Croce a Firenze

FIRENZE- La memoria di Alessandro Manzoni, accanto a quella di Dante, è da oggi custodita con quella dei 'Grandi di Santa Croce' a Firenze.

Stamani, nella celebre basilica francescana, le città di Firenze e di Milano insieme hanno inaugurato l'iscrizione dedicata all'autore dei Promessi Sposi nel ricordo del giorno - il 7 novembre del 1628 - in cui il romanzo ha il suo inizio con la narrazione dell'incontro tra Don Abbondio e i bravi.

L'apposizione dell'iscrizione è stata promossa nell'ambito delle celebrazioni per i 150 anni della morte di Manzoni. "Le città di Milano e Firenze, luoghi mentali del suo ascolto - si legge nell'iscrizione - consacrano la memoria di Alessandro Manzoni unita a quella del Divin nostro Poeta, padre della lingua che i Promessi Sposi hanno fatta italiana affidandola a un'intera società". La memoria di Manzoni e Dante si unisce a quella di altri grandi personaggi della letteratura e della cultura italiana come Vittorio Alfieri, Niccolò Machiavelli, Ugo Foscolo, Michelangelo Buonarroti, Galileo Galilei, Gioacchino Rossini e Leon Battista Alberti.
    "Il significato di questa giornata è altissimo - ha dichiarato Cristina Acidini, presidente dell'Opera di Santa Croce -. Il ricordo perenne di Alessandro Manzoni, collocato accanto al monumento di Dante, rafforza il valore unificante della missione di Santa Croce, luogo simbolico della memoria condivisa del Paese. Ad Alessandro Manzoni e a Dante dobbiamo il patrimonio di una lingua bellissima che accomuna l'Italia, sulle loro opere, che restano di straordinaria attualità, si fonda la cultura del nostro Paese". La vicesindaca e assessora alla cultura di Firenze Alessia Bettini ha parlato di "ponte tra il passato glorioso rappresentato dai grandi italiani che fanno parte del pantheon di Santa Croce e il futuro che da quegli ideali e da quella gloria vuole trarre ispirazione". Per l'assessore alla cultura di Milano Tommaso Sacchi "è un ulteriore tassello del rapporto tra le due città". "È ben giusto che la memoria di Manzoni sia consacrata a S.Croce, fra le urne dei forti, accanto al cenotafio di Dante", dice Mauro Novelli, presidente del Centro nazionale studi manzoniani. 
   

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'Mezz'aria' a Pistoia, le opere si ascoltano o ci si entra dentro Fino al 25 luglio in Palazzo Fabroni una mostra 'blu''Mezz'aria' a Pistoia, le opere si ascoltano o ci si entra dentro. Fino al 25 luglio in Palazzo Fabroni una mostra 'blu'

PISTOIA - Opere da vedere, ma anche da camminarci sopra o da infilarvisi dentro. O da ascoltare.

È anche questo 'Mezz'aria. La strana apertura della ricerca sonora', mostra che sarà inaugurata al Museo del Novecento e del Contemporaneo di Pistoia il 19 maggio (ore 19) e potrà essere visitata fino al 25 luglio. "Una sperimentazione - spiega l'assessore alla cultura Benedetta Menichelli - di varie forme di arte tra cui suono, performance, installazioni, foto, che si inserisce a pieno titolo nella linea programmatica del dialogo fra i diversi linguaggi della contemporaneità avviata da tempo dal Museo del Novecento di Pistoia". Il progetto espositivo è a cura di Nub e di Gabriele Tosi ed è realizzato da Nub Project Space in collaborazione con il Comune di Pistoia. "Mezz'aria - spiega Tosi - è una riflessione sull'oggetto sonoro e su come questo abita lo spazio in maniera immateriale e invita le persone in visita ad essere attraversato. Ci sono opere da calpestare e opere da attivare, ma non in maniera tecnologica, anzi reclamando il ruolo del corpo nel contatto con l'opera stessa, che trascende dalla tecnologia per come siamo abituati a pensarla oggi". L'esposizione si presenta di colore blu. I curatori sono intervenuti sull'architettura in maniera immateriale, facendo in modo che la luce che filtra dalle finestre (volutamente mantenute aperte, lasciando liberi gli affacci sulla città e sul giardino) colorasse le 11 sale.
    Rendere la luce visibile e percepibile coincide con la forte volontà, che anima l'intero progetto, di rendere vivibile e tangibile l'esperienza sonora, presentando in modo accessibile e stimolante anche per non addetti ai lavori le ricerche degli autori Marco Baldini, Elena Biserna, Luca Boffi, Andrea Borghi, Francesco Cavaliere, Stefano De Ponti, Nicola Di Croce, Giulia Deval, Alessandra Eramo, Renato Grieco, Riccardo La Foresta, Enrico Malatesta, Chiara Pavolucci, Leandro Pisano, Diana Lola Posani e Francesco Toninelli. 

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Il progetto a Lucca. Arte e fede, il "tesoro" dei martiri del Giappone


Interpretare la cultura cristiana in Giappone è un percorso accidentato: ogni ragionamento analitico di stampo cartesiano è destinato a cercare invano spiegazioni razionali per situazioni che trovano invece radici profonde nell’invisibile. Entrare in dialogo con la cultura cristiana nel Sol Levante significa confrontarsi con una realtà complessa, in cui non si trova un soggetto che funga da centro dominante, ma convivono una pluralità di situazioni, con sensazioni, emozioni e percezioni che cambiano in relazione al modo in cui ciascun individuo percepisce in un dato momento, chi si trova dinanzi e il luogo in cui si colloca. Tutto ciò che a noi occidentali appare come una condizione statica, costituisce invece un processo dinamico, proprio della tradizione culturale giapponese, radicato nello strettissimo rapporto con la natura e la comunità. La comprensione della cultura cristiana in Giappone presenta pertanto difficoltà interpretative; del resto con questo stesso problema si sono confrontati i numerosi missionari occidentali che a partire dalla metà del XVI secolo sono giunti nel grande arcipelago “dove sorge il sole”. Il geografo tedesco Ferdinand von Richthofen (1833-1905) nell’opera Tagebucher aus China (1877), descrive come il primo incontro tra Oriente e Occidente avvenne lungo la Via della Seta, rete di strade che si stendevano dai paesi dell’area Mediterranea a tutto il continente asiatico, deviando anche nel sud dell’India e raggiungendo talvolta il Giappone. Su queste rotte alcuni Italiani compirono imprese epiche, come quella di fra Giovanni da Pian del Carpine, francescano umbro, che nell’aprile 1245, su incarico di papa Innocenzo IV, iniziò il suo itinerario in Oriente per convertire i mongoli; come il viaggio dei commercianti veneziani Matteo e Niccolò Polo e del figlio di quest’ultimo, Marco; come le eroiche avventure del gesuita abruzzese Alessandro Valignano, che arrivò in Giappone nel 1579, e del domenicano Angelo di Bernardino Orsucci, nato a Lucca l’8 maggio 1573 e morto martire a Nagasaki nel 1622. Questi primi incontri hanno creato i presupposti per instaurare una prima importante “rete di scambi”; i rapporti da essi inaugurati hanno fatto sì che la Via della Seta sia ancora rimasta come sinonimo storico dell’incontro tra Occidente e Oriente.
Già alla fine del XVI secolo diversi missionari italiani avevano intrapreso spedizioni oltreoceano; tra questi anche l’Orsucci: dopo lunghe permanenze tra Messico e Filippine, nell’agosto del 1618 era giunto a Nagasaki per soccorrere le comunità locali, sottoposte a feroce persecuzione. L’editto emanato da Toyotomi Hideyoshi il 24 luglio 1587 aveva anche bandito i missionari cristiani, onde evitare che diffondessero la loro “perniciosa dottrina”. Nonostante i numerosi tentativi di dialogo intrapresi dagli ordini religiosi presenti in Giappone, supportati anche dalle lettere che giungevano dalla Santa Sede, il martirio (attraverso crocifissioni o raffinate forme di tortura) fu l’unico esito del contrasto dei signori feudali giapponesi con le comunità cristiane. Ebbe da qui inizio il lungo cammino del “cristianesimo nascosto”, che in parte continua ancora oggi, nonostante le proibizioni siano state abolite nel 1873 dall’imperatore Meiji. Nel 2018 il valore immateriale di questa straordinaria eredità religiosa è stato riconosciuto Patrimonio dell’Umanità. Trascorsi 470 anni dalla morte di Francesco Saverio (1552-2022), 400 anni dalla sua canonizzazione e dal martirio di Angelo Orsucci (1622-2022), a pochi anni dal viaggio apostolico di sua santità Francesco in Giappone (novembre 2019), il progetto “Thesaurum Fidei. Missionari martiri e cristiani nascosti in Giappone: 300 anni di eroica fedeltà a Cristo” ripercorre il complesso e travagliato cammino del “cantiere missionario” nel Sol Levante. Promosso dall’arcidiocesi di Lucca all’indomani del viaggio diocesano nella prefettura di Nagasaki (settembre 2022), intende ridare voce a quanti hanno donato la propria vita per la fede e la diffusione del Vangelo in Giappone, attraverso un convegno storico e una mostra, visitabile in questo mese di maggio. “Thesaurum fidei” darà modo di approfondire gli studi e di far conoscere al grande pubblico l’opera religiosa e diplomatica svolta dai missionari che, pagando anche con la vita, hanno consentito di tessere un filo che, più forte che mai, continua ad unire il mondo intero. Sarà presentata anche la straordinaria esperienza evangelica dei kakure kirishitan (cristiani nascosti), durata 250 anni (sette generazioni) e capace di tramandare la fede cattolica e la memoria dei màrtiri e dei luoghi degli imprigionamenti e delle uccisioni. Tutto ciò aiuterà a riflettere sul valore e sul significato che il cristianesimo ha avuto ed ha oggi nel Sol Levante, e sulle prospettive dell’azione evangelizzatrice che ancora continua, attraverso tanti missionari laici e religiosi, impegnati a diffondere la parola di Cristo.
avvenire.it

- Segnalazione web a cura di https://viagginews.blogspot.com

Florovivaismo da 2,8 mld,+5% valore alla produzione nel 2021

 

Toscana, Liguria, Sicilia, Lombardia, Lazio, Puglia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte guidano nell'ordine la classifica delle regioni italiane che registrano il più alto valore alla produzione del settore florovivaistico nazionale, cresciuto del 5% nel 2021 rispetto all'anno precedente.

Un valore che nel 2021 ha sfiorato i 2,8 miliardi di euro (il 4,6% della produzione a prezzi di base dell'agricoltura italiana), "il dato più alto delle ultime annate prese in esame". Lo segnala Myplant & Garden, Salone internazionale del Verde (FieraMilano-Rho, 22-24 febbraio 2023) commentando l'andamento registrato dal settore nel 2021: "Produzioni italiane ed export da record.

Le classifiche delle Regioni e le sfide da affrontare".

Sulla base delle certificazione Istat Myplant & Garden ricorda che la produzione di fiori e piante in vaso nel 2021 è stata pari a quasi 1,3 miliardi di euro (+5,1% rispetto al 2020), generata per il 39% dalle regioni del Nord-Ovest e per il 35% da quelle del Sud e delle isole. La produzione dei vivai, pari a 1,5 miliardi di euro (+4,9%), deriva per il 60% dalle regioni centrali. Le realtà produttive italiane sono concentrate soprattutto in 4 regioni: Liguria, che ha il primato delle aziende che coltivano fiori in piena aria, Toscana e Lombardia, dove sono presenti le principali attività vivaistiche ornamentali arbustive e forestali, Campania, dove le aziende sono specializzate soprattutto nella coltivazione di fiori in coltura protetta. La Toscana mantiene il primato delle produzioni vivaistiche nazionali, con un fatturato alla produzione di 816 milioni di euro (+4% sulla media 2019-2020).

Le produzioni floricole, invece, vedono la Liguria al vertice con 386 milioni di euro (+4,6% sul biennio precedente). L'Italia conferma il ruolo di esportatore netto del prodotto orto-florovivaistico: anche nel 2021 il valore alla produzione dell'export ha raggiunto i 1143 milioni di euro (903 nel 2020).


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San Casciano come Riace, dall'acqua emergono 24 bronzi di epoca etrusca e romana. Il più grande deposito di statue dell'Italia antica. Gli archeologi: 'Una scoperta che cambierà la storia'

 


Adagiato sul fondo della grande vasca romana, il giovane efebo, bellissimo, sembra quasi dormire.

Accanto a lui c'è Igea, la dea della salute che fu figlia o moglie di Asclepio, un serpente arrotolato sul braccio.

Poco più in là, ancora in parte sommerso dall'acqua, si intravvede Apollo e poi ancora divinità, matrone, fanciulli, imperatori. Protetto per 2300 anni dal fango e dall'acqua bollente delle vasche sacre, è riemerso in questi giorni dagli scavi di San Casciano dei Bagni, in Toscana, un deposito votivo mai visto, con oltre 24 statue in bronzo di raffinatissima fattura, cinque delle quali alte quasi un metro, tutte integre e in perfetto stato di conservazione. "Una scoperta che riscriverà la storia e sulla quale sono già al lavoro oltre 60 esperti di tutto il mondo" annuncia in anteprima all'ANSA l'archeologo Jacopo Tabolli, il giovane docente dell'Università per Stranieri di Siena, che dal 2019 guida il progetto con la concessione del ministero della Cultura e il sostegno anche economico del piccolo comune. Un tesoro "assolutamente unico", sottolinea, che si accompagna ad una incredibile quantità di iscrizioni in etrusco e in latino e al quale si aggiungono migliaia di monete oltre ad una serie di altrettanto interessanti offerte vegetali. Insediato da una manciata di giorni, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha già visitato il laboratorio di restauro che ha appena accolto le statue e ora applaude: "Un ritrovamento eccezionale che ci conferma una volta di più che l'Italia è un paese fatto di tesori immensi e unici.La stratificazione di diverse civiltà è un unicum della cultura italiana", si appassiona il responsabile del Collegio Romano.

"La scoperta più importante dai Bronzi di Riace e certamente uno dei ritrovamenti di bronzi più significativi mai fatti nella storia del Mediterraneo antico", commenta accanto a lui il dg musei del MiC Massimo Osanna, che ha appena approvato l'acquisto del palazzo cinquecentesco che ospiterà nel borgo di San Casciano le meraviglie restituite dal Bagno Grande, un museo al quale si aggiungerà in futuro un vero e proprio parco archeologico. Luigi La Rocca, direttore generale per l'archeologia, condivide l'entusiasmo e sottolinea "l'importanza del metodo usato in questo scavo", che come è stato per le scoperte più recenti di Pompei, anche qui ha visto all'opera "specialisti di ogni disciplina, dagli architetti ai geologi, dagli archeobotanici agli esperti di epigrafia e numismatica".

Realizzate con tutta probabilità da artigiani locali, le 24 statue appena ritrovate - spiega Tabolli affiancato dal direttore dello scavo Emanuele Mariotti e da Ada Salvi della Soprintendenza- si possono datare tra il II secolo avanti Cristo e il I dopo. Il santuario, con le sue piscine ribollenti, le terrazze digradanti, le fontane, gli altari, esisteva almeno dal III secolo a.C. e rimase attivo fino al V d.C., racconta, quando in epoca cristiana venne chiuso ma non distrutto, le vasche sigillate con pesanti colonne di pietra, le divinità affidate con rispetto all'acqua. È anche per questo che, rimossa quella copertura, gli archeologi si sono trovati davanti un tesoro ancora intatto, di fatto “il più grande deposito di statue dell’Italia antica e comunque l’unico di cui abbiamo la possibilità di ricostruire interamente il contesto”, ribadisce Tabolli.

Disposte in parte sui rami di un enorme tronco d’albero fissato sul fondo della vasca, in molti casi appunto ricoperte di iscrizioni, ricoperte spesso di uova ("un mistero ancora tutto da studiare" sottolinea Tabolli) le statue come pure gli innumerevoli ex voto, arrivano dalle grandi famiglie del territorio e non solo, esponenti delle élites del mondo etrusco e poi romano, proprietari terrieri, signorotti locali, classi agiate di Roma e addirittura imperatori. Qui, a sorpresa, la lingua degli etruschi sembra sopravvivere molto più a lungo rispetto alle date canoniche della storia, così come le conoscenze etrusche in fatto di medicina sembrano essere riconosciute e accettate come tali anche in epoca romana.

Un grande santuario che sembra raccontarsi, insomma, come un luogo unico anche per gli antichi, una sorta di bolla di pace, se si pensa, come spiega Tabolli, "che anche in epoche storiche in cui fuori infuriano i più tremendi conflitti, all'interno di queste vasche e su questi altari i due mondi, quello etrusco e quello latino, sembrano convivere senza problemi". Chissà, ragiona l'archeologo, forse perché fin dalle origini il nume qui è sempre rimasta l'acqua con la sua divinazione, la sua forza, il suo potere: "Qui passa il tempo, cambia la lingua, cambiano persino i nomi delle divinità, ma il tipo di culto e l'intervento terapeutico rimangono gli stessi". Il cantiere adesso si chiude, riprenderà in primavera. L'inverno servirà per restaurare, studiare, capire. "Sarà un lavoro di squadra, com'è stato sempre finora", sorride orgoglioso Tabolli. Università, ministero, comune, specialisti di altri atenei del mondo. Tutti insieme, con l'occasione unica per scrivere un capitolo integralmente nuovo della storia antica.
ansa
(segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone - Turismo Culturale)

Uffizi, dall'1 novembre biglietti scontati

 

 Entrano in vigore le tariffe di bassa stagione alle Gallerie degli Uffizi di Firenze valide dal 1 novembre fino al 28 febbraio: per gli Uffizi si pagheranno 12 euro anziché 20, per Palazzo Pitti 10 euro anziché 16.
    A Palazzo Pitti, spiega una nota, è inoltre già attiva una ulteriore agevolazione: chi entra prima delle 9,25 paga la metà del prezzo (dal 1 novembre 5 euro). Nel biglietto è inclusa anche la possibilità di accedere gratis per i successivi cinque giorni al museo Archeologico e al museo dell'Opificio delle Pietre dure, secondo gli accordi validi già da qualche anno.
    Sempre disponibili i PassePartout annuali ad accesso completo di tutto il complesso museale. "In questo momento così particolare - commenta il direttore delle Gallerie Eike Schmidt - ci sono, comprensibilmente e giustamente, poche persone in giro, e questo vale anche per i musei. Dunque è il momento migliore per visitare Uffizi e Palazzo Pitti in totale quiete e relax, godendo appieno di una esperienza contemplativa e di immersione totale nell'arte e da novembre tutto questo sarà possibile farlo praticamente a metà prezzo. È un'occasione da non perdere".
    (ANSA).

Ritratto Bernardino Nocchi entra in collezione Uffizi

 

FIRENZE - L'autoritratto giovanile del pittore settecentesco Bernardino Nocchi (Lucca 1741 - Roma 1812) entra a far parte della collezione delle Gallerie degli Uffizi di Firenze: l'acquisto è stato presentato oggi a Lucca, nell'ambito di Lucca Comics and Games.
    Lucchese di nascita e formazione, nel 1769 Nocchi si trasferì a Roma dove prevalentemente operò grazie a importanti committenti, tra cui la corte pontificia e l'alta curia romana.
    Nell'ambito della pittura lucchese del Settecento, spiega una nota del museo, la figura di Nocchi può essere senz'altro considerata la più rilevante nella generazione di artisti successiva a quella di Pompeo Batoni. Nell'autoritratto appena acquistato dagli Uffizi il pittore mostra in primo piano gli strumenti del mestiere: la tavolozza, i pennelli ancora intrisi di colore, e un dipinto cui sta lavorando. "Alla galleria degli autoritratti degli Uffizi - ha detto il direttore delle Gallerie Eike Schmidt - si aggiunge un importante protagonista dell'arte toscana del settecento. Con il suo autoritratto, Bernardino Nocchi porta agli Uffizi una testimonianza ulteriore di quella grande stagione artistica romana agli albori del neoclassicismo, in cui erano tuttavia ancora vivi gli ultimi fuochi della pittura seicentesca". "Bernardino Nocchi - ha commentato il sindaco di Lucca Alessandro Tambellini - con il suo autoritratto diventa un ambasciatore importante fra Lucca e Firenze, fra gli Uffizi, uno dei maggiori musei del mondo, e Lucca Comics & Games che ben rappresenta un vitale e diffuso ramo della produzione artistica contemporanea". Per la presidente di Lucca Crea Francesca Fazzi, "l'arte non ha solo un grande valore culturale, ma è anche un potente motore per la promozione e l'immagine del nostro territorio e della Toscana". (ANSA).

#Toscana Uffizi, in autunno trittico di mostre superstar

 

FIRENZE - Trittico di mostre top per l'autunno delle Gallerie degli Uffizi di Firenze che propone una rassegna sul ruolo della donna nell'antichità romana, un'opera di Joseph Wright of Derby appena arrivata la notte scorsa da Londra e la mostra dedicata al Ritratto di Papa Leone X con i due nipoti, opera di Raffaello appena tornata dalle Scuderie del Quirinale dove è stato una delle star della mostra per il cinquecentenario della morte dell'Urbinate.

"Queste tre iniziative si collocano bene nella filosofia espositiva degli Uffizi - spiega il direttore Eike Schmidt - La mostra sulle donne romane è infatti la decima negli ultimi anni che noi dedichiamo a temi femminili; le altre due si collegano invece all'argomento della ricerca e delle scienze naturali, con un approccio multidisciplinare che va a tutto vantaggio delle competenze umanistiche". La stagione autunnale della Gallerie degli Uffizi si apre il prossimo 6 ottobre a Palazzo Pitti con la mostra dal titolo 'Wright of Derby. Scienza ed arte' a cura di Alessandra Griffo (fino al 24 gennaio 2021): l'opera è 'Esperimento su di un uccello inserito in una pompa pneumatica' del 1768 e viene per la prima volta presentato in Italia, grazie a un accordo di scambio con la National Gallery di Londra. Questo dipinto a lume di candela è diventato un'icona della storia della scienza e in quest'epoca segnata dalla pandemia si impone all'attenzione del pubblico con imprevisti accenti di attualità.

Sempre Palazzo Pitti accoglierà la rassegna dedicata a 'Raffaello e il ritorno del Papa Medici: restauri e scoperte' a cura di di Marco Ciatti e Eike Schmidt (dal 27 ottobre 2020 al 31 gennaio 2021). Dopo il restauro dell'Opificio delle Pietre dure e l'esposizione nella grande mostra organizzata alle Scuderie del Quirinale a Roma, il 'Ritratto di Papa Leone X con i cardinali Giulio de' Medici e Luigi de' Rossi' torna a casa a Firenze. La mostra ne documenta il restauro e interpreta le analisi scientifiche del dipinto. Infine il trittico di mostre si chiude con l'iniziativa dedicata alla donne. 'Imperatrici, matrone, liberte - Volti e segreti delle donne romane' è il titolo della mostra a cura di Novella Lapini in programma agli Uffizi dal 3 novembre al 14 febbraio. La mostra pone a confronto gli opposti modelli che caratterizzano la rappresentazione femminile nel mondo romano articolandosi in tre sezioni: gli exempla femminili negativi, i modelli positivi ed infine il ruolo pubblico concesso alle matrone. Le opere esposte sono sculture, epigrafi, gemme e disegni.

Ansa

A Vetulonia Goya in Italia

Francisco Goya 

Due opere inedite di Goya sono protagoniste di un importante evento culturale al Museo Civico Archeologico Isidoro Falchi di Vetulonia. Si tratta di Goya in Italia. Due capolavori tra luce ed ombra che consente al pubblico di ammirare per la prima volta due opere recentemente attribuite al pittore. Ricordiamo infatti che tra il 1770 e il 1771 Francisco Goya soggiornò in Italia per circa 14 mesi: fu un’esperienza molto feconda, che lo portò a contatto con il vivace ambiente artistico di Roma, dove conobbe Giovan Battista Piranesi, Johann Heinrich Fussli e i numerosi pittori spagnoli di stanza nell’Urbe e si lasciò ispirare da maestri del passato come Raffaello, Bernini, Veronese, Reni, Guercino, Rubens. L’avventura terminò in modo rocambolesco con un improvviso ritorno in Spagna e con il pittore braccato dalla polizia pontificia per aver rapito una ragazza di Trastevere destinata al convento. 

PERCHE' ANDARE

Curata dallo storico dell’arte ed esperto di Goya Daniel José Carrasco de Jaime e da Lorenza Mochi Onori, ex direttrice della Galleria Nazionale di Palazzo Barberini la mostra mette in scena l'opera “Iam tandem Italiae fugentes prendimus oras” una grande tela con cui Goya partecipò al concorso indetto per il 1771 dall’Accademia di Belle Arti di Parma. Del dipinto sembrava non essere rimasta traccia, fino alla recentissima attribuzione arrivata grazie allo studio approfondito del Cuaderno italiano dell’artista. A quest’opera che all'epoca riscosse giudizi lusinghieri, grazie ai quali al rientro in patria l’artista ottenne prestigiose committenze, viene affiancato un altro inedito fresco di attribuzione. Si tratta del “Ritratto di Don Miguel Cayetano Soler”, che testimonia la straordinaria capacità dell’artista di trasferire sulla tela non solo l’aspetto esteriore dei suoi modelli con guizzi di luce e dettagli carichi di significato, ma anche e soprattutto la loro psicologia.

DA NON PERDERE

Ricordiamo che le opere saranno poi esposte dall’8 al 30 settembre al Polo Espositivo Clarisse Arte di Grosseto, gestito dalla Fondazione Grosseto Cultura. La mostra è resa possibile da Viveterna s.r.l.s., brand impegnato attraverso la progettazione di residenze di lusso nella valorizzazione del paesaggio toscano, in particolare del panoramico promontorio di Castiglione della Pescaia. Viveterna crede nella cultura e nel sociale, e proprio da questi valori è nata l’idea di mettere a disposizione del pubblico due inediti capolavori di Goya, e di destinare il denaro raccolto in occasione degli eventi privati e pubblici collegati alla mostra alla Fondazione dell’Ospedale Pediatrico Meyer. L’occasione di sostegno è rappresentata da un progetto di eccellenza del Meyer, nato per sviluppare cure innovative sul fronte della neuro-oncologia.

Goya in Italia. Due capolavori tra luce e ombra
Fino al 7 settembre 2019 
Luogo: Vetulonia, Museo Civico Archeologico Isidoro Falchi
Info: www.fondazionemeyer.it

fonte: turismo.it

segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone Turismo Culturale

San Gimignano: cultura, vino e turisti mordi e fuggi

Una veduta di San Gimignano

Si svela al culmine dell’arrampicata. Là dove l’erta vigna di Cellole regala i suoi grappoli più pesanti, fra i tralci di Vernaccia s’intravede la Manhattan della Valdelsa. La chiamano così per via delle tredici torri che ne disegnano lo skyline. Un patrimonio dell’umanità talmente sfruttato dall’industria turistica che l’Unesco ha chiesto di introdurre il numero chiuso. Un borgo talmente tuscan style che una multinazionale ha deciso di costruirne una copia esatta in Cina, dentro una megalopoli da 33 milioni di abitanti. Letizia ti porta fin quassù per dimostrare che a San Gimignano non si campa solo di turismo: «Ci siamo anche noi, con il nostro olio e soprattutto con il nostro vino» rivendica la presidente del Consorzio che tutela l’unico grande bianco in questa terra di grandi rossi.
Il Chianti è oltre la collina. Dal lato opposto, verso l’Aretino, si trovano i caveau del Brunello. Letizia Cesani avverte però che “la Vernaccia è un vitigno autoctono e non un semplice ”percento“ di Sangiovese. Storicamente è la prima Doc italiana e affonda le radici nella preistoria”. Non bluffa mica. La conformazione calcarea dei suoli prediletti da questa varietà d’uva dipende dai fossili dispersi nel terreno, un letto di conchiglie depositate milioni di anni fa, dal ritirarsi del Mediterraneo. Più vicino, ma già nel Duecento, re, papi e mercanti bramavano questo bianco dal sapore di mare e di mandorla, che cresce su colline di tufo, tosche e prima ancora etrusche, scoperte verso la fine degli anni Sessanta dai turisti inglesi e americani, ormai sazi di Firenze e in cerca di altre madonne e crocifissi usciti dalla sgorbia dei maestri rinascimentali. Cinquant’anni dopo, eccoci in un borgo medievale talmente perfetto da sembrare una quinta teatrale e dove invece ogni muro è autentico e tutti sono al servizio dell’industria turistica.
A San Gimignano si entra da porta San Giovanni. Non è l’unico accesso, ma è più vicino ai parcheggi, una delle entrate più cospicue del Comune. Via san Giovanni è come via dei Calzaiuoli a Firenze. Anche qui si è persa l’anima artigiana del centro storico. Una bottegaia esibisce orgogliosa burattini di Pinocchio “made in Italy” e sottolinea che non sono cinesi, perché quelli “costano la metà ma la differenza la si nota”. In realtà, il trionfo dellow cost non è regolato solo dalle infallibili leggi della concorrenza: dipende dal livello culturale del turista, che è quel che è. Va a ruba, ad esempio, la pasta multicolori, quella che trovi su ogni bancarella, da Roma a Como, da Venezia a Gaeta: pipe aromatizzate agli spinaci, rigatoni color di zucca e fusilli al nero di seppia... In un angolo, a due euro al pacco sono in vendita i pici, pasta tipica del Senese, che forse per il nome poco commendevole vengono scelti dai pochissimi che s’intendono di Aglione – rigorosamente della Valdichiana – e Cinta senese, indispensabile per il ragù.
Nella città delle cento torri – erano 74 e ne sono rimaste 13 – il turismo è la principale fonte di reddito. Sarebbe l’unica se non fosse per la Vernaccia di Letizia e degli altri vitivinicoltori che, coltivando 730 ettari di colline, producono ogni anno poco più di cinque milioni di bottiglie, metà delle quali destinate all’export, soprattutto negli Usa. È grazie alla campagna che la circonda – vino, olio e zafferano generano un giro d’affari di 40 milioni di euro –, che San Gimignano ha ancora un popolo e un’identità. Con tante incognite, certo. Adottare l’assetto agronomico a maglia fitta, gestendo seminativi e arboricoltura in funzione dell’ecosistema, permette di offrire allo sguardo incantato del visitatore la tipica cartolina toscana – che alterna campi di grano, vigne e boschi in piccoli appezzamenti punteggiati di casolari – ma ha dei costi. In questa campagna che un tempo era soggiogata dalle famiglie turrite di San Gimignano si è fatta una scelta che si paga: conservare le produzioni locali e coltivarle con il metodo biologico, rinunciando alla chimica in campo e anche a una parte del raccolto.
Per contro, la turistificazione del centro storico ha portato ad espellere gli abitanti – ne sono rimasti 700 sui 7700 residenti nel Comune, in pratica San Gimignano abita tutta fuori porta – e a trasformare questo gioiellino dell’urbanistica medievale in un outlet dell’arte. Evoluzione che nessuno, in città, si sente di condannare, perché, come raccontano, “prima del turismo qui si faceva la fame”. Il boom turistico è stato un volano per tutti ed oggi San Gimignano offre 5.240 posti letto, in pratica uno ogni abitante. Anche qui, però, la maggioranza dei turisti è come la marea: arriva al mattino e prima del tramonto se ne va. I visitatori che ogni anno accedono a San Gimignano sono 3 milioni mentre gli arrivi negli alberghi si fermano poco sopra quota 180mila (488mila permanenze).
La riqualificazione del turismo è il primo obiettivo del Comune che tenta di instillare qualche goccia di cultura nel cranio dei “lanzichenecchi” del terzo Millennio, quelli che ogni giorno espugnano il Palazzo Comunale, scorrazzano nella sala di Dante, senza aver la minima idea dell’ambasciata che vi condusse il Sommo Poeta, transitano indifferenti di fronte alla Maestà di Lippo Menni senza collegarla minimamente a quella senese di Simone Martini, sciamano nella Pinacoteca – tanti saluti a Benozzo Gozzoli e al Pinturicchio – per infilarsi nella torre grossa, con il solo desiderio di fotografare la città dall’alto. Il day trip si conclude nella Collegiata, dove, sotto un dipinto del Ghirlandaio, giace Santa Fina, cui i sangimignanesi sono devotissimi (ma i lanzichenecchi non lo sanno): per il 90% degli escursionisti la visita alla città toscana termina qui, malgrado gli sforzi del Comune di valorizzare il convento di Sant’Agostino e quello di San Domenico, attraverso mostre e concerti. Registrano invece il tutto esaurito i musei privati della tortura e della pena di morte, che con la storia della città non c’entrano assolutamente nulla, ma entrano – chissà perché – nei pacchetti dei tour operator.
«Il nostro tentativo è destagionalizzare il flusso turistico arricchendo il cartellone delle manifestazioni culturali anche nella bassa stagione e costruire delle reti con le frazioni e i comuni vicini – spiega l’assessore alla cultura Carolina Taddei –; in particolare con Volterra e Poggibonsi, che condividono con noi la cultura della società rurale toscana, perché per convincere il turista a prolungare la sua permanenza in questo territorio dobbiamo fargli scoprire le immense ricchezze naturali della campagna».
Quest’anno il programma delle manifestazioni per la “bella stagione” termina a metà ottobre, con un rinnovato investimento nella lirica, che ha vissuto la sua stagione aurea in piazza Duomo fino agli anni Novanta. Un cartellone ad hoc sarà proposto per i mesi invernali. Non è tutto. C’è il rinnovato interesse per la via Francigena e per la via del Sale che permettono di fare rete con Casole d’Elsa, Colle di Val d’Elsa, Poggibonsi, Monteriggioni e Radicondoli. E c’è soprattutto la scommessa dell’Unesco, che ha scelto San Gimignano per farne un modello di turismo sostenibile: esiste già un portale ( visitworldheritage.com ) dove “le dolci colline ricoperte di filari di viti, tetti in terracotta e torri fortificate” sono proposte ai globe-trotter come una meta da non perdere. «Il sito è in inglese – rivela la Taddei – e sarà tradotto presto in cinese, ma non in italiano, e questa per noi è un’indicazione chiara: si lavora sul turismo internazionale, che è stata la nostra prima vocazione e rappresenta il nostro futuro, per crescere in qualità». E in pernottamenti.
da Avvenire

Eizenstein e la Corazzata Potemkin sbarcano agli Uffizi Firenze

FIRENZE - Prima mostra 'di cinema' agli Uffizi: l'esposizione fino al 7 gennaio, è dedicata al padre della Corazzata Potemkin Sergej Eizenstein, nel centenario della Rivoluzione russa.
Estetica del grande schermo, storia e disegno si fondono dunque nella rassegna 'La rivoluzione delle immagini', dedicata al cineasta russo ed accolta al primo piano della galleria fiorentina. E per la prima volta vengono esposti 72 lavori grafici, provenienti dall'archivio Statale di Letteratura e Arte di Mosca (Rgali), realizzati da Eizenstein tra gli anni 30 e il 1948, anno della sua sua morte.
Ci sono disegni ispirati ai grandi classici del Rinascimento, come Leonardo, Giotto, di tematica religiosa, così come rappresentazioni espressioniste di soggetti della mitologia e del pantheon greco; infine, raffigurati a comporre sequenze di stampo prettamente cinematografico, bozzetti di figure in movimento, tratteggiate nello stile di Matisse.
ansa

Turismo: Toscana, 'patria' turismo sostenibile

 Non basta la ricerca di "più turisti", ma la nuova frontiera del turismo in aree particolarmente gettonate come la Toscana è quella della diversificazione dell'offerta e dell'organizzazione di un turismo che riesca a far scoprire le aree più suggestive della Regione o che soddisfi le scelte "verticali" di visitatori sempre più esigenti e attenti alla sostenibilità, evitando il fenomeno dell' "overturism" in alcune città e zone della Toscana. Durante i mesi estivi, il rapporto residenti-turisti a Firenze, ad esempio, diventa di circa due a uno e 3 turisti su 4 si concentrano ad Accademia, Uffizi e Palazzo Pitti. La Firenze Card ha incoraggiato la visita ai musei considerati 'minori' ma è diventata anche uno strumento per saltare le code (anche se solo da una minoranza, dato che in media gli utilizzatori visitano almeno 6 musei). Sono questi, ad esempio, alcuni dei principali risultati di una ricerca presentata all'edizione 2017 di Sharing Tuscany, il seminario di approfondimento sui principali trend del turismo internazionale organizzato da Regione Toscana Toscana Promozione Turistica come anteprima al Buy Tuscany. La ricerca, unica nel suo genere, analizza i movimenti dei turisti a Firenze provando a capire dove si concentrano nei vari momenti della giornata, quanti effettivamente affollano la città, da dove provengono e dove vanno dopo, quanto si fermano e cosa visitano durante il loro soggiorno. Lo studio prova a fare una fotografia quanto possibile accurata sui comportamenti dei visitatori a Firenze utilizzando come base i dati delle tracce digitali e quelli provenienti dalle reti mobili. Il gruppo di studio, che fa parte del programma di Data Science for Social Good avviato dall'Università di Chicago nel 2013, ha deciso di scegliere Firenze considerando le peculiarità e l'impatto che il movimento turistico ha generato nel suo centro storico negli ultimi anni. Dati raccolti grazie alla partnership con Toscana Promozione e alla collaborazione con il Comune di Firenze. "Un utilizzo di questi dati - ha commentato l'assessore regionale al turismo Stefano Ciuoffo - permetterebbe ad esempio ai musei, e ad altri luoghi di grande interesse turistico, di gestire in modo migliore i flussi durante la giornata, di decongestionare i momenti di punta e di creare un sistema per dare questo tipo di informazione al pubblico e cercare così di indirizzarli verso i luoghi meno affollati. Ad esempio attraverso la creazione di app o dando informazioni sul web per suggerire itinerari alternativi, con vantaggi reciproci. Oppure per pianificare al meglio la visita in determinati luoghi minimizzando i tempi di attesa".
ansa

Toscana: le rose sbocciano nel Roseto Fineschi



Realizzato a partire dal 1967 dal professore di Clinica Ortopedica nonchè chirurgo di Papa WojtylaGianfranco Fineschi, il Roseto Botanico "Gianfranco e Carla Fineschi" di Cavriglia, in provincia diArezzo, è oggi il roseto privato più grande d'Europa. Situato a soli 50 chilometri da Firenze, questo incantevole giardino sfoggia migliaia di rose regalando scorci carichi di colori, profumi e forme sorprendenti che, ogni anno, si arricchiscono di nuovi esemplari non ponendo mai fine al suo ampliamento e alla sua crescita. Varcando i suoi cancelli che, ogni anno, si aprono al pubblico su prenotazione a cavallo dei mesi di maggio e di giugno, si gode immediatamente della sensazione di visitare un vero e proprio museo a cielo aperto dedicato alla regina per eccelenza dei fiori.

E considerando la sua estensione, la sua struttura, la ricchezza degli esemplari e la loro disposizione, di fatto non ci si allontana di molto dalla realtà. Sono, infatti, oltre 6.500, tra specie e varietà, le rose custodite all'interno di questo giardino variopinto. Tutte disposte con rigore tassonomico per volere del suo fondatore, che le distribuì in sezioni in base alle regole della loro classificazione apponendo ai piedi di ognuna una targhetta illustrativa recante il nome della rosa, l'anno di introduzione, ed il nome del suo creatore. Tali criteri hanno guidato l'allestimento del roseto sin dalle sue origini ed ancora oggi, che la cura del giardino è affidataalle figlie e alla sorella del fondatore, ne determinano l'organizzazione.

In questo luogo dal fascino irresistibile, tutti i segreti di questo fiore vengono svelati e si potrà imparareconoscere e disitnguere i diversi tipi di rose dal profumo, dallo stelo, dalle foglie, dalle spine e dalle bacche. Si scoprirà la storia di questo fiore, la sua evoluzione nel tempo e nello spazio, ma anche le numerosevarietà ottenute attraverso le ibridazioni. Il tutto attraverso un suggestivo percorso per tappe che prende il via proprio dalle specie più antiche e porta alla scoperta di tutti gli esemplari suddivisi in tre grandi gruppi: le rose antiche, le specie di rosa (o rose botaniche) e le rose moderne.

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