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Lago Maggiore LetterAltura 2010 Settimana di Apertura a Verbania

L’appuntamento con la settimana di apertura dell’edizione 2010 di Lago Maggiore LetterAltura, il festival di letteratura di montagna, viaggio e avventura, è a Verbania dal 23 al 27 giugno 2010. Diversi gli eventi, nel corso delle cinque giornate di festa, che coinvolgeranno gli appassionati di montagna, di libri, avventure ed esplorazioni.

L’inaugurazione ufficiale del festival è a Villa Rusconi Clerici mercoledì 23 giugno alle 17.30, con Michele Gazich in concerto: il violinista bresciano e la sua band allieteranno i presenti con uno spettacolo unico e inedito, costruito attorno alle sonorità della montagna.

Nelle giornate successive, fino al 27 giugno, Verbania sarà in festa dalle 10.00 del mattino fino alle 23.00 di sera con giochi e laboratori creativi rivolti ai bambini, letture ad alta voce, concerti e appuntamenti speciali. Nel Parco di Villa Maioni saranno allestiti un maxi scivolo e Vertical Games per i più piccini, alla Biblioteca Civica Ceretti si alterneranno letture, riflessioni e attività per adulti e bambini, come “Avventura di notte”, in programma giovedì 24 giugno: una divertente nottata alla scoperta della magia dei libri, rigorosamente senza mamma e papà!

Nel corso delle serate, in Piazza San Vittore e all’Arena di Verbania, saranno in scena concerti e spettacoli:

• Giovedì 24 giugno dalle 21.30 in Piazza San Vittore: concerto in onore di De Andrè, a dieci anni dalla sua scomparsa;
• Venerdì 25 giugno dalle 21.30 in Piazza San Vittore: musica e parole per celebrare Massimo Mila nel centenario della nascita;
• Sabato 26 giugno dalle 21.30 all’Arena di Verbania: spettacolo-concerto con parole di Erri De Luca e musica di Gianmaria Testa;
• Domenica 27 giugno dalle 19.00 in Piazza San Vittore: Fargaj - spettacolo teatrale realizzato e interpretato dagli allievi della Scuola Elementare di Casale Corte Cerro.

LetterAltura continua nei weekend di luglio nelle Valli dell’Ossola e del Lago Maggiore.
fonte: discoveryalps.it

Chia (Viterbo). Il rifugio di Pasolini


È la torre dove il regista, nella pace della campagna viterbese, si rifugiava negli ultimi anni della sua vita per scrivere e riflettere. Non lontano da qui girò nel 1964 anche qualche scena del "Vangelo secondo Matteo", uno dei suoi film più complessi e controversi nel quale riuscì pienamente a cogliere il mistero del sacro. Tante sono le curiosità, gli itinerari naturalistici e culturali in una terra dove regnò la civiltà etrusca

Nella vita di ogni artista c'è un luogo dell'anima, un centro geografico tangibile dove l'ispirazione fluisce libera, aprendo la strada alla creatività. Per Pier Paolo Pasolini -scrittore, regista, poeta- questo luogo è stato Chia, un grumo di case così piccolo che per rintracciarlo su una carta stradale occorre una lente d'ingrandimento, ammesso che poi ci si riesca davvero, a trovarlo, perché non è cosa facile: bisogna guardare nella provincia di Viterbo, laddove già questa declina verso l'Umbria, e seguire idealmente la Statale 675 che da Orte va verso Vitorchiano.
Passata Bassano in Teverina e prima del bivio per Bomarzo con il suo antico bosco popolato da mostri di pietra, ecco un puntino e una scritta minuscola ad indicare il borgo, oramai semiabbandonato. "A Chia, Pasolini ha lasciato un ottimo ricordo.
Si recava spesso nelle case della gente, si intratteneva con loro, era gentile e disponibile. Fece molto per il paese, creò una squadra di calcio per i più giovani, istituì un premio per chi lo abbelliva...". A raccontare lo scrittore-regista nei suoi aspetti quotidiani, magari minimi, ma proprio per questo più veri è Giuseppe Serrone.
Lui non ha mai incontrato di persona Pasolini, ma la passione per questo luogo, che pare attrarre personaggi al di fuori degli schemi, li unisce al di là del tempo e dello spazio: "Quando arrivai a Chia sapevo ben poco di Pier Paolo... In realtà l'ho scoperto grazie ai racconti della gente, che tratteggiavano una personalità affabile e gentile, che mi ha subito incuriosito".
Giuseppe è stato parroco di Chia dal 1991 al 2001 ed è un prete dalle idee chiare, in grado di fare scelte impegnative come quella, tre anni fa, di metter su famiglia, di sposarsi e cambiare vita. "Non è stato facile, e proprio per aiutare i sacerdoti che come me hanno deciso di violare l'imposizione del celibato, ho fondato l'Associazione Sacerdoti Lavoratori Sposati...", racconta. La sede nazionale? Ovviamente, è a Chia (ndr oggi è spostata in altra sede per info: http://nuovisacerdoti.altervista.org).
Per la cronaca, solo in Italia, secondo l'Associazione, gli ex preti sposati sarebbero circa 8-10.000, addirittura 100.000 nel mondo, cifre non proprio trascurabili, che possono offrire materia di riflessione mentre camminiamo nei vicoli del borgo, così malinconicamente affascinante, in cui le case restaurate stanno fianco a fianco con i ruderi carichi di secoli, nelle cui fondamenta sono evidenti tracce etrusche. Su diverse porte scardinate, sui mattoni, sul legno modellato dal tempo, la mano gentile di un abitante del borgo ha scritto, con grafia regolare e senza lasciare firma, poesie, testi di canzoni, frasi in libertà.
Aggirandosi in questo Parnaso silenzioso, dove anche i muri sanno farsi leggere, ci si ritroverà necessariamente nella parte alta del colle, tra i ruderi del Castello con di fronte un ampio panorama, e ci si renderà conto che Chia è costruita proprio nella classica "collocazione etrusca", sulla cima di un altipiano circondato da profonde e selvagge forre, da cui sale il rumore dei torrenti che nel medioevo muovevano le macine dei mulini, di cui ancora oggi restano testimonianze. È un mondo umido e nebbioso, romantico, dove la realtà cede facilmente all'immaginazione.
Così il ruscello che passa sotto Chia per scorrere verso quel che rimane del Castello di Colle Casale -solo un'altissima torre- può tramutarsi, nel fiume Giordano, dove Gesù fu battezzato. Come? Grazie alla trasposizione cinematografica che Pasolini fece del Vangelo secondo Matteo, da cui ottenne contemporaneamente uno dei suoi massimi capolavori, ma anche il film più controverso e contestato della sua carriera.
"Il film l'ho girato-e con Cristo!/ L'ho trovato, Cristo, l'ho rappresentato!" scrisse poi, ma in realtà non fu facile reperire i finanziamenti, gli attori e, soprattutto le location. "Agli inizi della primavera 1964 il Vangelo entrò in lavorazione. Le prime inquadrature girate furono quelle del battesimo di Gesù -e il Giordano venne "trovato" fra Orte e Viterbo in una fessura scavata da un torrente in mezzo a rocce aspre e selvagge", racconta lo scrittore Enzo Siciliano, grande amico di Pasolini, che nel film interpreta il ruolo di Simone- nel suo Vita di Pasolini (Giunti, Firenze - 1995).
E prosegue: "In quell'occasione Pier Paolo scoprì la Torre di Chia di cui letterariamente si innamorò e decise di acquistarla, ma l'acquisto gli riuscì dopo pochi anni". Era allora, ed è ancora, un luogo così ricco di storia e di fascino che il regista non poteva non rimanerne attratto, forse spinto dal desiderio di una vita diversa, più rilassata: "Ebbene ti confiderò, prima di lasciarti,/ che io vorrei essere scrittore di musica,/ vivere con degli strumenti/ dentro la torre di Viterbo che non riesco a comprare/ nel paesaggio più bello del mondo, dove l'Ariosto/ sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta/ Innocenza di querce, colli, acque e botri,/ e lì comporre musica/ l'unica azione espressiva/ forse, alta, e indefinibile come le azioni della realtà", scrisse nel 1966.
Solo nel novembre 1970 il sogno potè avverarsi: Pasolini costruì allora, ai piedi della Torre, una casetta con grandi vetrate, un luminoso studio e una cucina. Negli ultimi tre anni della sua vita visse a tempo pieno a Chia, lavorando ad un romanzo, Petrolio (Einaudi), rimasto incompiuto.
Nel pieno di un autunno cupo e triste, infatti, dopo essere rientrato da un viaggio a Parigi, si sedette ancora una volta alla guida dell'amata Alfa Romeo GT, per sfrecciare verso Roma, la città che più di ogni altra ha saputo raccontare con cruda profondità (basti pensare a Ragazzi di vita, il suo primo romanzo, uscito 50 anni fa, nel 1955). Gli amici che lo incontrarono dissero che era di umore molto malinconico e pensieroso.
Sul Corriere della Sera del 2 Novembre del 1975, quella che era stata una vita di creatività, passione, amore per la letteratura e il cinema, si trasformò di colpo in drammatica una notizia di cronaca: "Pier Paolo Pasolini è stato ucciso. È accaduto stanotte a Ostia, a Duecento metri dal mare.
La scena del delitto è uno sterrato deserto su cui sorgono delle squallide casupole abusive, quasi delle baracche...". Sono passati trent'anni da quel giorno: è questa l'occasione migliore per tornare nei "luoghi di Pasolini" alla ricerca della bellezza che tanto l'aveva colpito ed in cui ancora è possibile avvertire se non la sua presenza, almeno l'eco della sua straordinaria personalità.
(9 giugno 2005)
di Marco Scataglini - larepubblica.it (viaggi)

Bologna, l’equiturismo scopre la romantica leggenda dell’abbadessa Lucia

Continuano gli appuntamenti del Progetto Turismo Equestre della Fise Emilia Romagna, che domenica 27 giugno propone un trekking all’interno del Parco Regionale dei Gessi e dei Calanchi dell’Abbadessa. L’escursione interesserà i comuni di San Lazzaro di Savena e Ozzano Emilia e come di consueto il percorso sarà rilevato con Gps e trasferito su cartografia della Regione Emilia Romagna.

La partenza è fissata per le 9 dal Gese (Gruppo Emiliano Sport Equestri) di San Lazzaro di Savena, alle porte di Bologna. Lungo i campi e le antiche strade in sasso intorno a San Lazzaro il gruppo raggiungerà la località di Pizzo Calvo con la sua caratteristica chiesa. Guadato il fiume Idice e attraversata la via Idice in località Cà de’Mandorli si entrerà nel comune di Ozzano Emilia. Attraverso i terreni della Facoltà di Veterinaria dell’Università di Bologna, in località Tolara, si risalirà la collina godendo di un panorama mozzafiato sui Calanchi Bolognesi, incorniciati da boschetti e campi coltivati. Salendo ancora lungo i terreni di Collegio di Spagna, fino al suggestivo Castello degli Spagnoli, si prenderà un sentiero che scende veloce e che in questa stagione è invaso dalle ginestre e dal loro profumo. Il sentiero conduce a una suggestiva valletta boscosa proprio ai piedi dei Calanchi dell’Abbadessa. Durante il Medioevo tutto il territorio era caratterizzato da piccoli centri abitati sparsi sui rilievi, in genere fortificati e riuniti intorno a un castello o a una pieve. San Pietro di Ozzano, uno dei fortilizi a difesa della via Emilia, ad esempio ebbe origine dagli abitanti di Claterna che, dopo la distruzione della città nel V secolo, si rifugiarono sulla vicina collina.

Poco oltre si incontra la pieve di Pastino, che esisteva già nell'XI secolo; decaduta nel XV secolo e sopravvissuta solo come oratorio, fu poi trasformata in abitazione civile. Non lontano dalla pieve, sorgeva il monastero femminile di Santa Cristina, nelle vicinanze del lungo crinale tra i calanchi noto come Passo della Badessa. Del monastero, demolito nel 1769, rimane memoria soltanto nella figura dell'abbadessa Lucia, poi Beata Lucia da Settefonti. Una romantica leggenda vuole che Lucia, dopo la morte, abbia miracolosamente salvato dalla prigionia in Terrasanta un giovane della nobiltà bolognese, che era solito risalire l'impervio crinale fino alla chiesa per intravvederla durante le funzioni religiose. I ceppi che imprigionavano il giovane e la salma di Lucia sono conservati nella vicina chiesa di Sant’Andrea, mentre a circa un chilometro di strada asfaltata, si possono vedere i ruderi del campanile di Settefonti, ultime vestigia dell’omonima abbazia che diede vita alla leggenda dell’abbadessa Lucia.

Risaliti alla pieve di Pastino il gruppo si dirigerà verso l’agriturismo Dulcamara di fronte a Villa Torre, sede del Museo archeologico del Parco Regionale dei Gessi e dei Calanchi dell’Abbadessa. Superato l’agriturismo s’imboccherà via del Pilastrino, una strada bianca che offre un panorama incredibile: nelle giornate limpide il Monte Cimone sembra talmente vicino da poterlo toccare e c’è chi dice che si può vedere anche il mare. Di sicuro via del Pilastrino conduce all’osteria la Palazzina e ai rinomati tortelloni della signora Claudia. Rifocillati, cavalli e cavalieri si rimetteranno in marcia. Superata la chiesa sconsacrata della Campanella, il sentiero di fitta vegetazione si apre su un calanco di emozionante bellezza che domina tutta la valle dell’Idice. Costeggiando Castel de’Britti e, guadato l’Idice, si procederà lungo la riva sinistra del fiume fino a Rio Zena, e subito oltre a La Mura San Carlo con il complesso architettonico dell’antico seminario di San Camillo, a meno di due chilometri dal Gese.



Altimetria: dagli 88 metri del Gese ai 230 metri di Villa Torre fino ai 328 metri della Palazzina (slm).



Le iscrizioni avranno termine il 21 giugno. Per ulteriori informazioni: Lanfranco Longhi cell 338 3187025.

L’organizzazione si riserva il diritto di modificare il programma o di annullarlo in caso di maltempo o giustificate motivazioni. Sono disponibili dalla sera precedente box presso le strutture del circolo e l’organizzazione può fornire indirizzi di alberghi o B&B della zona. Sono graditi abbigliamento e bardature consoni all’equitazione di campagna, nel rispetto delle proprie discipline. Sono richieste le certificazioni sanitarie previste per gli equidi ed il possesso di patente Fise o parificate.

Nella stessa giornata il Parco ha in calendario la visita guidata alle Grotte del Farneto: ore 9,30/11,00. E’ necessaria la prenotazione. Gli eventuali accompagnatori interessati possono rivolgersi al numero telefonico 051 6254821.

www.emilia-fise.it

WE HAVE A DREAM. Per un realismo visionario: Gli artisti e i loro progetti per lo Spazio Gerra

L’artista slovena Marjetica Potrč è intensamente impegnata a esplorare le condizioni di vita e l’espansione urbana contemporanea, oltre alla tensione tra sviluppo urbano e crisi sociale, come l’incremento della povertà e la crisi ecologica, che sono un riflesso dei conflitti esistenti nel nostro tempo globalizzato.
Per lo Spazio Gerra la Potrč presenterà per la prima volta in Italia il progetto “Florestania”, nato da un suo soggiorno di due mesi nel territorio di Acre in Amazzonia nel 2006, durante il quale l’artista ha conosciuto e studiato il modello alternativo di sostenibilità realizzato dalla comunità locale della regione Acre. Un modello innovativo perché coniuga un uso sostenibile delle risorse naturali dell’Amazzonia secondo la sapienza locale con le nuove tecnologie più sofisticate di comunicazione, di sostenibilità energetica e di autonomia culturale e economica; un modello che si avvale tanto del sapere locale che del sapere globale, non demonizzando la globalizzazione ma mettendone a frutto le potenzialità in luoghi lontani dalle grande città.
Un modello d’identità locale e globale che Potrč mette in relazione alle strategie messe in atto nei Balcani negli anni Novanta dalle comunità locali per fronteggiare il crollo del sistema politico-economico-culturale centralista. E che ricorda molto l’Unione Europea nella deregulation e nelle continue trasformazioni territoriali, culturali, politiche, in cui l’identità europea globale va ricercata nell’equilibrio tra le molte identità locali.

L’artista argentino Tomas Saraceno riprende il filo di una lunga tradizione di architettura e urbanistica radicale e visionaria, soprattutto attenta ai principi di sostenibilità, flessibilità, indeterminatezza, nomadismo, leggerezza, smaterializzazione. Il suo lavora si posiziona a metà tra immaginazione e realtà, favola e scienza, responsabilità e irresponsabilità. Le sue opere sono oggetti/veicoli/installazioni, spesso da fruire attivamente, che riflettono sulla condizione abitativa umana.
Saraceno presenterà nello Spazio Gerra un progetto installativo con una scultura aerostatica inedita (prodotta dal Gerra) e una selezione del suo lavoro recente, composto da scultura aerostatica di palloni trasparenti, da un wall-drawing raffigurante un paesaggio urbano abitato da alcune di queste unità mobili sospese in cielo - che rappresentano micromondi parallelli che espandono gli spazi della città - e dalla serie di fotografie in bianco e nero “Hoy” sulle similitudini tra natura e antropizzazione.


Tomas Saraceno nasce a San Miguel de Tucumàn in Argentina nel 1973. La sua formazione è divisa fra Rotterdam, Francoforte, Venezia e Buenos Aires. Il suo lavoro aspira a colmare il divario fra scienza ed arte: la sua conoscenza dei principi di fisica, chimica ed architettura ritorna nei suoi lavori attraverso l’utilizzo di tecnologie nuove per realizzare città sospese nell’aria, unità organiche di un vivere ecosostenibile. Sue installazioni permanenti sono presenti in Giappone al Towada Arts Center ed in Germania all’EPO di Monaco. Numerose le personali a lui dedicate fra Stati Uniti ed Europa, fra le quali l’esposizione del 2006 alla Barbican Art Centre di Londra, alla Pinksummer Gallery di Genova nel 2007, e alla Tanya Bonakdar Gallery di New York nel 2008.

L’artista ed architetto slovena Marjetica Potrč nasce a Lubiana nel 1953. Il suo lavoro interdisciplinare include progetti site-specific, dipinti e ricerca nei campi del design e dell’architettura. Il suo lavoro documenta ed interpreta l’architettura contemporanea attenta all’utilizzo di energie pulite. I suoi lavori sono esposti in numerose gallerie di Stati Uniti e d’Europa. Ha esposto alla Biennale di San Paolo in Brasile nel 1996 e nel 2006, alla manifestazione Skulptur. Projekte in Münster in Germania nel 1997 e alla Biennale di Venezia nel 2003. Nel 2005 espone in FarSites presso il San Diego Museum of Art. Il Guggenheim di New York le ha dedicato una personale nel 2001, così come la Max Protetch Gallery di New York nel 2002, 2005 e 2008, la Nordenhake Gallery di Berlino, 2003 e 2007, e la Barbican Art Gallery di Londra nel 2007.
Numerosi i premi e riconoscimenti dal Pollock-Krasner Foundation (1993 e 1999); vince lo Hugo Boss Prize 2000, organizzato dal Guggenheim Museum; e il Caracas Urban Think Tank, Venezuela (2002); riceve inoltre riconoscimenti dal Vera List Center for Arts and Politics Fellowship presso The New School in New York (2007).
(pagina web a cura di Giuseppe Serrone turismoculturale@simail.it )

Reggio Emilia, Spazio Gerra: WE HAVE A DREAM. Per un realismo visionario


REGGIO EMILIA
SPAZIO GERRA
Fotografia e immagine contemporanea
(scarica il manifesto in pdf)

WE HAVE A DREAM. Per un realismo visionario
a cura di Luca Molinari, Marinella Paderni e Pier Luigi Sacco

arte: progetti site specific Marjetica Potrč, Tomas Saraceno
architettura: mediateca in progress e workshop
economia della cultura: distretti culturali evoluti e dismissioni creative




11 ottobre - 30 novembre 2008
Inaugurazione venerdì 10 ottobre ore 19
Sabato 11 ottobre ore 17 incontro con Marjetica Potrč



Reggio Emilia, ottobre 2008

We have a dream. Per un realismo visionario è un progetto espositivo multicuratoriale che indaga un aspetto nuovo e radicale della contemporaneità, l’emergere in anni recenti di un realismo visionario con modelli di pensiero e pratiche alternative di sostenibilità del mondo a fronte di una globalizzazione indifferenziata e di sistemi di vita culturali, economici e ambientali che stanno mostrando la loro insostenibilità.
Le utopie del Movimento Moderno si sono infrante, le città e gli spazi del vivere vanno ripensati, adattati, come pure i sistemi di vita delle comunità. Il vuoto lasciato è stato sostituito da realtà periferiche, da pratiche urbane spontanee e da collettivi collaterali alla cultura ufficiale che sperimentano forme alternative, che offrono modelli convertibili dal locale al globale, quali architetture spontanee e flessibili, piccole economie informali, sistemi d’agricoltura urbana, dismissioni creative.

Condividendo uno stesso realismo visionario nei confronti del presente e di scenari futuri, i tre curatori – lo storico d’architettura contemporanea Luca Molinari, il critico d’arte Marinella Paderni e l’economista della cultura Pier Luigi Sacco - hanno ideato un progetto espositivo dove arte, architettura, economia e riflessione critica danno espressione a nuove pratiche insorgenti e a una dimensione utopico-visionaria come risorsa di sviluppo locale e globale.

Per cogliere adeguatamente i contesti esistenti, oggi si fa necessaria la capacità di anticipare nuovi scenari, di rappresentare questo slancio visionario - come quando si ha un sogno da realizzare, ma un sogno non più personale bensì un sogno collettivo, plurale e estremamente vicino ai bisogni effettivi del nostro imminente futuro. We have a dream coglie questa capacità di aprirsi ad una realtà visionaria in grado di disegnare visioni in cui l’immaginazione e l’inventiva trovino il loro radicamento nella realtà sociale, instaurando pratiche di rinnovamento creativo dei comportamenti sociali all’altezza di accogliere insieme sia l’anima dei luoghi sia le nuove esigenze dell’umanità quali la flessibilità, il nomadismo, la smaterializzazione dei “corpi solidi” in forme e architetture leggere, partecipative più sensoriali e meno rigide, più umane e meno coercitive.

La mostra, promossa dal Comune di Reggio Emilia Assessorato Cultura, aperta nello spazio Gerra dall’ 11 ottobre al 30 novembre 2008 ( inaugurazione venerdì 10 ottobre ore 19)si compone dell’intervento site-specific degli artisti Marjetica Potrč e Tomas Saraceno. L’artista slovena Marjetica Potrč per lo Spazio Gerra presenterà per la prima volta in Italia il progetto “Florestania”, nato da un suo soggiorno di due mesi nel territorio di Acre in Amazzonia nel 2006, durante il quale l’artista ha conosciuto e studiato il modello alternativo di sostenibilità realizzato dalla comunità locale della regione Acre.
L’artista incontrerà il pubblico sabato 11 ottobre alle ore 17 nello Spazio Gerra.
L’argentino Tomas Saraceno proporrà una scultura aerostatica inedita (prodotta dal Gerra) e una selezione del suo lavoro recente, composto da una scultura aerostatica di palloni trasparenti, da un wall-drawing raffigurante un paesaggio urbano abitato da alcune unità mobili sospese in cielo e dalla serie di fotografie in bianco e nero “Hoy” sulle similitudini tra natura e antropizzazione.

Lo spazio architettura sarà organizzato come un vero e proprio laboratorio in cui il visitatore potrà incontrare ogni settimana “menù” di video e pubblicazioni differenti che lo aiutino a costruire una personale geografia delle esperienze in corso d’opera tra realtà e visione sugli scenari internazionali contemporanei.

Lo spazio economia della cultura presenterà una panoramica di materiali e di esperienze che possono essere considerati espressioni di un nuovo realismo visionario nell’approccio allo sviluppo locale fondato sulla cultura, tra cui alcuni festival che si propongono come esempi di iniziative fondate sul coinvolgimento integrale della comunità locale in eventi culturali di portata internazionale.
Sono previsti lungo l’arco della mostra tre workshop con autori e personaggi che lavorano sui confini tra architettura, geografia, arte, suono per verificare direttamente la complessità di un tema che sta cambiando il nostro modo di progettare e guardare alla realtà.

SPAZIO GERRA
Fotografia e immagine contemporanea
Piazza XXV aprile 2 - Reggio Emilia

WE HAVE A DREAM. Per un realismo visionario
a cura di Luca Molinari, Marinella Paderni e Pier Luigi Sacco
artisti: Marjetica Potrč, Tomas Saraceno
11 ottobre - 30 novembre 2008
da martedì a venerdì ore 18-23, sabato e domenica ore 10-23 ( lunedì chiuso)

Info: tel 0522 455716 / 456635 email roberta.conforti@municipio.re.it
http://www.musei.re.it/

Ufficio stampa Comune di Reggio Emilia - Assessorato alla Cultura
Patrizia Paterlini cell. 348 8080539
tel. 0522 456532 fax 0522 433266 patrizia.paterlini@municipio.re.it
(pagina web a cura di Giuseppe Serrone turismoculturale@simail.it )

Lo Spazio Gerra: creatività a Reggio Emilia

Lo Spazio Gerra è uno spazio creativo della città di Reggio Emilia (7.120 presenze sono state registrate nei primi due giorni di apertura del Centro per la fotografia e l’immagine contemporanea nei primi giorni di Maggio 2008).

(il video dell'inaugurazione dello Spazio Gerra)

L’edificio crea nuove connessioni e percorsi di attraversamento della città. E’ un luogo della cultura aperto al confronto tra le arti e la vita. Il nuovo edificio, aperto dalle 12 alle 23 con ingresso gratuito, è già integrato a pieno nella città, per la quale è stato pensatocome luogo di incontro, di esposizioni, scambio fra artisti e centro di elaborazione di modelli culturali. Una struttura innovativa anche sul piano architettonico e urbanistico: si presenta come un diaframma trasparente, che si lascia attraversare dallo sguardo, grazie a un sistema di vetrate in grado di creare connessioni visive fra interno ed esterno. E’ stato ideato così per riconnettere e riaprire spazi urbani pubblici fra loro diversi e non comunicanti, fino a ieritagliati fuori da cortine murarie, nel cuore storico di Reggio. Un esempio è il giardino fiorito sul retro del centro Gerra, incastonato fra i teatro Cavallerizza e Ariosto: ora anche questo luogo sarà più vissuto come un altro nuovo ambiente restituito alla città. “Lo Spazio Gerra – ha detto il sindaco Graziano Delrio – è di grande bellezza, simbolico della cura che l’Amministrazione porta verso la nostra città e dell’idea di città che ci ha accompagnato in questi anni. L’immobile è stato donato da Anna Maria Ternelli Gerra, che veramente molto sta facendo per Reggio Emilia, in memoria di un artista che la città ricorda con affetto, il pittore Marco Gerra. Questa è una creatura molto attesa, un luogo molto pensato ed elaborato sia nell’architettura, sia nel rapporto con la città attorno. E’ segno tangibile dell’estensione dell’effetto città, inserendosi nella ristrutturazione urbanistica della zona nord del centro tra i teatri, i musei, il percorso delle piazze, i viali diconnessione recuperati, i giardini pubblici e il giardino fiorito tra il Gerra e la Cavallerizza”. “Uno Spazio – ha proseguito il sindaco – trasparente e attraversabile, sicuro e bello. Non è un deposito di opere ma una piattaforma di pensiero, di scambi e di relazioni culturali. Unluogo d’incontro: per questo c’è una foresteria-atelier che può ospitare artisti, per scambiare idee e pensieri diversi, perché solo così possiamo crescere come comunità e come persone. Un pensiero nato nell’Amministrazione, da più sensibilità e più menti, con generosità e amore per la città, con il contributo di tanti: il dirigente della Città storica, architettoMassimo Magnani, le riflessioni con l’architetto Gianfranco Varini. Un pensiero che hapreso corpo nel progetto dell’architetto Christian Gasparini”.Anche la mano e la professionalità dei giovani progettisti, a cui spesso l’Amministrazione comunale si rivolge (ad esempio per la riqualificazione degli spazi pubblici nelle Ville) hacontribuito alla creazione dello Spazio Gerra. Grazie quindi ad Alessandro Ardenti e Cristiana Campani.

Alla realizzazione dell’opera hanno lavorato inoltre il dirigente dei Lavori pubblici ingegner Alfredo Di Silvestro, gli ingegneri Lorenzo Serri e Paolo Guidetti; i tecnici Filippo Franceschini, Luciano Canei e Daniele Uva. “E’ uno dei progetti culturali più ambizioni, perseguiti e realizzati dal Comune di Reggio negli ultimi anni – spiega l’assessore alla Città storica, Mimmo Spadoni – Estendere l’effetto città e riconnetterne gli spazi, riqualificando un vecchio immobile e offrendo, nello stesso tempo, l’opportunità di fruire di un nuovo spazio, quasi una nuova dimensione per la cultura e le relazioni, sono i risultati ottenuti con questo intervento. L’edificio stesso si configura come percorso, che crea connessione urbana, ma anche come spazio pubblico pensato come il salotto di casa. Lo Spazio Gerra è uno snodo fisico e relazionale, si inserisce a pieno titolo fra gli interventi di ristrutturazione urbanistica della zona nord della città storica, grazie ai quali assumono un nuovo volto e divengono rinnovati luoghi di incontro le piazze, il viale Allegri e la sede universitaria dell’antico foro Boario. E’ un percorso architettonico come pochi in Italia, un ‘corto circuito’ nel tessuto culturale e storico-artistico più radicato e profondo della città”. Descrizione dell’edificio - La veranda, area aperta del ristorante a piano terra, diventa elemento di mediazione fra piazza ed edificio e la sua copertura trasparente l’ingresso coperto. - All’interno, a piano terra, l’atrio caratterizzato da un grande videowall (in collaborazione con il progetto sperimentale BluTu) con possibilità di interazione da parte degli utenti. Vi è una sala di incontro e informazione affidata a display multimediali. - Al primo piano una sala polivalente per conferenze, proiezioni, esposizioni e terrazzatrasformabile in caffetteria all’aperto. È previsto inoltre al primo piano uno spazio perospitare giovani artisti che lavoreranno in città e che creeranno così occasioni di scambio e confronto con la città. - Al secondo piano spazi espositivi temporanei con laboratorio multimediale. Qui trova spazio anche la sala di documentazione sul progetto Fotografia Europea, con possibilità di consultazione degli archivi delle edizioni passate e messa a disposizione del patrimonio artistico che negli anni è entrato a far parte delle collezioni comunali. - Al terzo piano ulteriori aree espositive temporanee e uffici. Lo Spazio Gerra si estende su una superficie di 500 metri quadrati. Le funzioni – Un nuovo luogo per la cultura e le relazioni Così come l'innovativa forma architettonica dell’edificio ridefinisce l’identità del luogo, creando nuovi percorsi di attraversamento della città storica, così il progetto culturale, che ne ha accompagnato la definizione, intende farne un luogo della cultura cittadina aperto al confronto tra le arti e la vita, spazio per incontri e consuetudini, ma anche laboratorio diidee e progettualità. Fondamentale la dimensione internazionale, che lo rende luogo vocato ad accogliere esperienze e progetti di altri Paesi, attraverso rapporti diretti con artisti e operatori di cultura. Lo Spazio Gerra diventa per la città icona privilegiata dei suoi progetti legati alla cultura della contemporaneità come appunto FotografiaEuropea, ma anche Invito a… e più in generale della linea progettuale che sostiene gli interventi di riqualificazione della città storica e del territorio circostante. Inserito nel sistema museale cittadino, Spazio Gerra accompagnerà i dibattiti e i confronti intorno al progetto di restauro e nuovo allestimento di palazzo San Francesco e opererà in stretta connessione con Officina delle arti, luogo di produzione delle arti del Comune di Reggio Emilia.Spazio Gerra si porrà anche come luogo di incontro per i giovani. Saranno individuate proposte di coinvolgimento e partecipazione con il mondo della scuola. La possibilità di utilizzo del wireless e l’interazione con le strutture tecnologiche presenti all’interno della struttura, creano già ulteriori occasioni di incontro.
fonte: