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Gli Italiani alla scoperta del Grande Nord: Brevini ne parla a LetterAltura

La sfinge dei ghiacci. Gli italiani alla scoperta del grande Nord
Autore Brevini Franco
Prezzo € 34,00

Pur essendo un paese notoriamente di santi, poeti e navigatori, pochi sanno che l'Italia ha dato i natali a numerosi viaggiatori boreali. Franco Brevini, professore di letteratura italiana all'Università di Bergamo e giornalista che collabora con il Corriere della Sera e Panorama, ha deciso di raccontare le avventure di molti di loro per sottrarle all'oblio che immeritatamente le ha inghiottite.
Qualche mese fa ha dato alle stampe per i tipi di Hoepli La sfinge dei ghiacci (prendendo a prestito il titolo da Jules Verne), un'antologia di testi di viaggiatori italiani che a partire dal Trecento si sono spinti sempre più a nord, fino a raggiungere il Polo. Ma non è soltanto una raccolta di documenti: è il tentativo di un nuovo approccio al Nord, a questo mondo ancora in gran parte sconosciuto per i connazionali. Brevini ci è arrivato un po' per caso e poi si è sorpreso sempre di più nel constatare il ruolo di apripista che hanno giocato molti Italiani. Dalle sue ricerche è uscita un'immagine inedita di viaggiatori boreali, degna di essere il fondamento di una nuova consapevolezza e base di un rinnovato spirito di identità nazionale.
Polemicamente l'autore ha fatto notare che il cinema nazionale snobba da sempre l'enorme materiale di vicende epiche (e tragiche) che hanno visto come protagonisti viaggiatori italiani, tanto che il film su Nobile e il dramma della sua Tenda Rossa è stato prodotto dai Russi.
Ma perché si andava a Nord? Il motivo, ha spiegato Brevini, era lo stesso per il quale Cristoforo Colombo aveva spinto le sue caravelle a Occidente, ovvero tentare di raggiungere l'Oriente attraverso una nuova via. Il premio in palio erano le preziosissime spezie, di cui gli Arabi detenevano il monopolio della commercializzazione. Gli Europei volevano a tutti i costi saltare questi costosi intermediari e arrivare direttamente alle fonti di produzione.
I viaggi alla ricerca di passaggi a nord-ovest e nord-est furono tra le imprese più inutili, dispensiose e tragiche dell'intera storia dell'umanità. Portarono però come conseguenza un notevole accrescimento di conoscenze sulle regioni boreali che non erano in realtà le mete di questi viaggi, almeno finché non iniziò una nuova epoca, quella dei viaggi come avventure gratuite, motivate solo da interessi di natura scientifica e non di carattere commerciale. Ai mercanti seguirono poi gli antropologi, tra cui va menzionato almeno il monzese Mantegazza, fondatore dell'antropologia italiana. Anche in questo campo gli Italiani si distinsero e le loro imprese meriterebbero di essere ricordate nelle aule delle scuole.
Brevini ha sottolineato a questo punto un aspetto sorprendente: lo sfruttamento dei luoghi dell'estremo nord è stato molto precoce, precedendo addirittura il raggiungimento del Polo Nord. Il turismo, è il caso di dire, ha incalzato e spinto i viaggi d'esplorazione. La sfinge dei ghiacci è dunque il racconto di un viaggio durato sette secoli, le cui motivazioni sono cambiate radicalmente nel corso del tempo. E se il suo percorso è stato lastricato di disgrazie, non sono però mancati episodi quasi comici. Nobile, per esempio, dovette ricorrere a un espediente "imbarazzante" per orientarsi nel suo viaggio verso il Polo. Non potendo contare sulla strumentazione di bordo che si era già rivelata inaffidabile, non trovò niente di meglio che seguire il percorso della ferrovia per sapere dove si trovasse: quando dall'alto individuava una stazione, scendeva dal dirigibile per capire in che paese fosse finito.
Nel video qui sotto Brevini parla dei fratelli Zeno, precursori involontari delle esplorazioni nel Grande Nord.
Saul Stucchi - alibionline

Descrizione Libro:
Non tutti sanno che gli italiani hanno svolto un ruolo determinante nella corsa verso il Polo Nord. Dal Duca degli Abruzzi a Umberto Nobile, il nostro contributo è stato assolutamente decisivo, sia nello stabilire primati di latitudine insuperati per anni, sia nella conquista vera e propria dei fatidici 90°, compiuta, come pare ormai accertato, non da Peary né da Cook, ma appunto dai generale italiano nei 1926 insieme ad Amundsen a bordo del dirigibile Norge. Prima di loro però, fin dal XIV secolo, altri italiani si erano spinti per ragioni commerciali o per desiderio di scoperta verso queste estreme regioni del pianeta; l'emisfero settentrionale è stato percorso da moltissimi italiani curiosi e avventurosi: agenti segreti del papa, scienziati, viaggiatori, e persine giornalisti come Montanelli e Malaparte.


Lago Maggiore LetterAltura: Dai monti al lago: omaggio a Piero Chiara Marilisa Dulbecco e Franco Manzoni dialogano con Bambi Lazzati




Piero Chiara raccontato dai suoi personaggi, quelli del bar di Luino, tanto familiari a chi vive sul Lago Maggiore. Uno spaccato dell’universo-provincia, con le sue virtù e le sue debolezze. È l’omaggio che due amanti delle opere dello scrittore, Marilisa Dulbecco e Franco Manzoni, in dialogo con Bambi Lazzati, Direttore del Festival del Racconto Premio Chiara, hanno voluto riservare al maestro e presentare al pubblico di LetterAltura.

Quando Domenica, 27 Giugno 2010
Dalle 11:00 alle 12:00
Dove Verbania, Casa Ceretti
Con la partecipazione di:

Bambi Lazzati, Marilisa Dulbecco, Franco Manzoni

scheda libro su ibs

Libro segnalato da "Turismo Culturale"
I due Meridiani dedicati a Piero Chiara ne offrono l'intera produzione narrativa, suddivisa tra romanzi e racconti. Il primo volume raccoglie i dieci romanzi, pubblicati presso la Arnoldo Mondatori nell'arco di un quarto di secolo, tra il 1962 ("Il piatto piange") e il 1987 ("Saluti notturni dal Passo della Cisa", postumo di qualche mese). I testi si attengono all'ultima versione approvata dall'autore. Il secondo volume accoglie tutte le raccolte "per adulti" pubblicate in vita: "Dolore del tempo" (1959, di cui alcuni testi riapparsi nelle raccolte successive vengono lì presentati, nella versione definitiva licenziata dall'autore), "Con la faccia per terra e altre storie" (1965), "L'uovo al cianuro e altre storie" (1969), "Sotto la Sua mano" (1974), "Le corna del diavolo e altri racconti" (1977), "Viva Migliavacca! E altri 12 racconti" (1982), "Il capostazione di Casalino e altri 15 racconti" (1986); a queste si aggiungono una raccolta di racconti per ragazzi, diventati un classico per diverse generazioni, "Le avventure di Pierino al mercato di Luino" (1980), una selezione di racconti postumi e inediti e, in appendice, "Itinerario svizzero" (1950) scritto giovanile e "itinerante" nel suo Canton Ticino.

tutti i libri di Piero Chiara





Da Stefano Benni a Erri De Luca è la montagna degli scrittori di scena oggi a ”Letteraltura” quale penultimo giorno con i grandi personaggi del festival dedicato ai libri che si occupano dei monti e dell'alpinismo. Domani in programma l’incontro con l’autore di «Necropoli» Boris Pahor, che alle 12,15 racconterà la sua lotta contro i regimi totalitari. Tra gli ospiti di domani anche il giornalista e scrittore Gad Lerner e tanti altri personaggi. Chiuderà il festival il direttore de La Stampa, Mario Calabresi, che alle 18 ricorderà, insieme a Enrico Franceschini i lunghi viaggi compiuti negli Stati Uniti.(radionews.it)

Segnalazione Libri
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Descrizione Libro "Necropoli"
Campo di concentramento di Natzweiler-Struhof sui Vosgi. L'uomo che vi arriva, una domenica pomeriggio insieme a un gruppo di turisti, non è un visitatore qualsiasi: è un ex deportato che a distanza di anni è voluto tornare nei luoghi dove era stato internato. Subito, di fronte alle baracche e al filo spinato trasformati in museo, il flusso della memoria comincia a scorrere e i ricordi riaffiorano con il loro carico di dolore e di rabbia. Ritornano la sofferenza per la fame e il freddo, l'umiliazione per le percosse e gli insulti, la pena profondissima per quanti, i più, non ce l'hanno fatta. E come fotogrammi di una pellicola, impressa nel corpo e nell'anima, si snodano le infinite vicende che parlano di un orrore che in nessun modo si riesce a spiegare, ma insieme i tanti episodi di solidarietà tra prigionieri, di una umanità mai del tutto sconfitta, di un desiderio di vivere che neanche in circostanze così drammatiche si è mai perso completamente.

pagina web a cura di Giuseppe Serrone


Sognando terre diverse


Oggi tutti sanno che la terra è un pianeta rotondo, in costante movimento nello spazio. Ma «prima», come se la immaginavano gli uomini la terra? Piatta come un vassoio, rettangolare, a forma di pera, oppure cava? Aprite il libro e imbarcatevi in un viaggio attraverso il tempo e le culture per scoprire, in questo museo delle terre immaginate, una miniera di fantasia e di poesia.

acquista il libro su ibs

Sognando terre diverse con Guillaume Duprat
a cura di Alexander Karelin
Venerdì, 25 Giugno 2010

Sognando terre diverse con Guillaume Duprat L’illustratore francese Guillaume Duprat ne ha scoperte tante e le ha disegnate ne “Il libro delle terre immaginate” edito in Italia da L’Ippocampo nel 2009. Certo questo non vuol dire che di terre immaginate non ce ne sono più!

Nel pomeriggio di venerdì, nel parco di Villa Maioni, con l’aiuto linguistico di Katia Rossi, Guillaume Duprate propone ai bambini di Verbania e dintorni di crearne delle altre, anche se tutti i bambini sanno che la terra è una sfera. (Infatti – solo gli adulti sembra che abbiano ancora dubbi su questo).

E lui, che di terre immaginate ha fatto un libro, ha poi raccontato, usando i disegni creati dai ragazzi, come diversi popoli dei cinque continenti immaginassero la terra prima che l’esploratore Ferdinando Magellano compisse il primo viaggio intorno al globo, fornendo la prova definitiva che la terrà altro non è che una sfera – cosa che i filosofi greci ipotizzavano quasi duemila anni prima.

Ci furono i popoli africani che immaginavano la terra come un triangolo o gli aborigeni australiani che la vedevano come un labirinto fatto di corridoi infiniti, percorrendo i quali, il sole e la luna apparivano nel cielo... e allora perché non sognare un’altra terra, anche se si sa che è una sfera?!

letteraltura.it
segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone

Nei libri c'è tutto, anche per viaggiare: lo scopri a Verbania per LetterAltura 2010


Nei libri c’è.... Tutto!
a cura di Alexander Karelin
Venerdì, 25 Giugno 2010

Nei libri c’è.... Tutto! “E questa che nave è?”, chiede ai ragazzi seduti attorno a lui, aprendo un altro libro e facendone uscire una fantastica caravella con le vele rattoppate e un mare in tempesta.

“Una barca a vela”, risponde uno dei bambini.

“Eh sì, mica è una barca a motore! Certo che ha le vele! Ma come si chiama?”, insiste. Fino a quando qualcuno dice “La perla nera” (dopo “Nave dei pirati” e tanti altri nomi).

E quindi si passa al prossimo libro, quello sulle mummie, a un altro sui faraoni e poi a un altro ancora che parla degli insetti...

Perché nei libri, come dice Sergio Guastini, c’è tutto!

Ci vuole solo un po’ di magia e di fantasia – “merce” che ha in abbondanza – per coinvolgere tutti nella sua infinita avventura nel mondo dei libri, un’avventura che condivide con passione e dedizione con chiunque abbia voglia di ascoltare e, soprattutto, partecipare. Che gusto c’è in un avventura se non hai con chi condividerla?

E per fortuna di bambini – piccoli e grandi – con cui lanciarsi in un viaggio dell’immaginario nei mondi delle fiabe ce ne sono a Verbania, a quest’edizione di LetterAltura. E perché? Perché nei libri c’è tutto!

letteraltura.it

libro segnalato da Turismo Culturale

Ambiente, turismo e competitività sostenibile. Come rendere la tutela ambientale un moltiplicatore di sviluppo locale € 25,00

Descrizione:
La tutela ambientale e le aree naturali protette sono comunemente viste come un limite allo sviluppo dell'economia del territorio. Questo libro vuole ribaltare la visione comune, dimostrando come, all'opposto, e specialmente in momenti di crisi generale, l'istituzione di aree protette rappresenti un moltiplicatore di sviluppo e di ricchezza per il territorio, soprattutto grazie alla leva turistica. Secondo la ricerca svolta dall'Istituto per la competitività (l-com), su incarico del Ministero dell'Ambiente, le Aree Protette italiane sono divenute, con alcuni casi di eccellenza, il luogo privilegiato di sintesi tra sostenibilità e competitività, vista la duplice necessità di promuovere, da una parte, lo sviluppo delle comunità locali e, dall'altra, di proteggere territori ad elevato pregio ambientale. Ambiente, turismo e competitività, di conseguenza, non sono più termini in contrasto tra loro ma possono divenire parole chiave (in perfetta armonia) di una diversa governance ambientale. Pur nell'assenza di un tessuto normativo omogeneo e di strumenti economici coerenti volti a integrare territorio e popolazione, la ricerca evidenzia, infatti, anche attraverso un'analisi comparata, come la tutela ambientale sia un importante moltiplicatore di sviluppo locale. Proteggere l'ambiente, dunque, sembra essere la via migliore per arricchire un territorio. Anche in termini economici.

LetterAltura: un festival di asini

Descrizione libro
Dell'asino spesso si ride e il riderne diventa occasione di derisione. Ma che cosa sappiamo in realtà di questo animale? Ecco un pamphlet incentrato sulla figura dell'asino e sui suoi rapporti con la filosofia e la cultura. C'è un universo per così dire "asinino" che può rivelare molto. L'asinità è, in effetti, uno stereotipo culturale che, affondando nel mito e nella favola, ha ispirato anche molti. Dall'"Asino d'oro" di Apuleio a Nietzsche e fino al Ciuchino di Shrek un'originalissima rassegna su ontologia, metamorfosi, razionalità, sessualità e voce dell'asino. Presentazione di Paolo Cristofolini.

VER­BA­NIA, 25 giu­gno- Asini e fi­lo­so­fi è que­sto il ti­to­lo di un in­te­res­san­te libro di Fran­ce­sca Ri­got­ti (do­cen­te dell'U­ni­ver­si­tà di Lu­ga­no) e Giu­sep­pe Pu­li­na (di­ret­to­re della ri­vi­sta “Mneme Am­men­tos”) edito da In­ter­liea che sarà pre­sen­ta­to sa­ba­to alle ore 17.45, alla Villa Pa­ria­ni di Ver­ba­nia all'in­ter­no della ma­ni­fe­sta­zio­ne “Let­te­rAl­tu­ra” che quest'anno rende o­mag­gio a que­sto pre­zio­so a­ni­ma­le che ha af­fa­sci­na­to fi­lo­so­fi e scrit­to­ri.

La fi­lo­so­fia dell’asino in­te­sa non come la dot­tri­na di pen­sie­ro di tale a­ni­ma­le, ma il tipo di ri­fles­sio­ni che l’asino ha su­sci­ta­to nel fi­lo­so­fo. Dall’Asino d’oro di A­pu­leio a Nie­tzsche, fino al Ciu­chi­no di Shrek. Un’o­ri­gi­na­lis­si­ma ras­se­gna su “on­to­lo­gia, ra­zio­na­li­tà, ses­sua­li­tà e voce dell’asino, cam­pio­ne at­tua­lis­si­mo dell’i­bri­di­smo e gran­de pro­ta­go­ni­sta di me­ta­mor­fo­si”.

Tante e sin­go­la­ri le ri­fles­sio­ni che com­pon­go­no il libro, una tra tante è l' “in­can­to di un ra­glio”:Il verso dell’asino può pro­dur­re in chi l’a­scol­ta un’eco sug­ge­stio­nan­te. Ru­vi­do, pos­sen­te, vi­sce­ra­le, il ra­glio non la­scia in­dif­fe­ren­te. […] Di que­sto fa pa­ro­la il prin­ci­pe Myškin, pro­ta­go­ni­sta de L’i­dio­ta di Do­stoe­v­skij, nel ri­cor­do dei suoi primi gior­ni in Sviz­ze­ra. “Mi ri­cor­do che riu­scii a strap­par­mi a quel­lo stato di tor­po­re una sera a Ba­si­lea, al no­stro in­gres­so in Sviz­ze­ra, quan­do venni sve­glia­to dal ra­glio di un asino sul mer­ca­to della città. Quel ra­glio d’asino mi colpì straor­di­na­ria­men­te, chis­sà per­ché, e mi piac­que mol­tis­si­mo; da quell’i­stan­te, all’im­prov­vi­so, fu come se tutto mi tor­nas­se chia­ro in testa””.

Fa­mo­so è il pa­ra­dos­so dell'asino di Gio­van­ni Bu­ri­da­no lo­gi­co fran­ce­se del XIVV se­co­lo che si oc­cu­pò dell'a­na­li­si della vo­lon­tà umana: un asino che posto tra due cu­mu­li di fieno per­fet­ta­men­te u­gua­li e alla stes­sa di­stan­za non sa sce­glie­re quale i­ni­zia­re a man­gia­re mo­ren­do di fame nell'in­cer­tez­za.

Un’altra in­te­res­san­te con­si­de­ra­zio­ne nasce dall’asino come pro­ta­go­ni­sta di car­toon e film d’a­ni­ma­zio­ne: “Sul gran­de scher­mo l’asino gua­da­gna in si­cu­rez­za e de­ter­mi­na­zio­ne, sino a ra­sen­ta­re qual­che volta la sfron­ta­tez­za. Man­tie­ne sem­pre in sé la dolce gof­fag­gi­ne che anche agli occhi dei bam­bi­ni sa tra­sfor­mar­lo in un a­ma­bi­le qua­dru­pe­de. In real­tà, non è una vera tra­sfor­ma­zio­ne, per­ché l’asino non è un a­ni­ma­le ca­ma­leon­ti­co e op­por­tu­ni­sta. Quasi sem­pre l’asino è il ter­mi­na­le, il punto ad quem di un pro­ces­so in­vo­lu­ti­vo […] l’asino è sem­pre asino, per­ché, per usare le pa­ro­le di Gior­da­no Bruno, è più fa­ci­le “i­na­si­nir­si” che “i­nu­ma­nir­si”, e que­sto vale anche nel fan­ta­sti­can­te mondo dell’a­ni­ma­zio­ne”.

L'al­lean­za tra asini e uo­mi­ni è an­ti­ca: e­qui­ni ad­do­me­sti­ca­ti che en­tra­ro­no nella vita quo­ti­dia­na dei no­stri avi. “L'asino- ha scrit­to Vin­cen­zo Par­di­ni in un ar­ti­co­lo su Tut­to­Li­bri- è l'a­ni­ma­le della pace, il ca­val­lo della guer­ra. Mite, col­la­bo­ra con l'uomo che, non sem­pre, pro­prio per­ché uomo, ne ha ap­prez­za­to le doti. Te­nu­to dalle fa­mi­glie per sod­di­sfa­re le e­si­gen­ze del quo­ti­dia­no in mon­ta­gna por­ta­va le some, in pia­nu­ra trai­na­va il bar­roc­cio o po­te­va es­se­re a­di­bi­to a far gi­ra­re le ma­ci­ne dei mu­li­ni, le­ga­to alla loro stan­ga, il muso ben­da­to, af­fin­ché non ve­des­se.”

Ma c'era anche chi lo usava come ca­val­ca­tu­ra: Gesù Cri­sto entrò a Ge­ru­sa­lem­me a dorso di un asino, Ro­bert Louis Ste­ven­son nel 1878 (per il suo viag­gio nelle Ce­ven­ne) si av­val­se di un'asina di nome Mo­de­sti­ne, Gia­co­mo Puc­ci­ni era so­li­to spo­star­si, per rag­giun­ge­re la sua villa di Chia­tri, a dorso di un asino di Mar­ti­na Fran­ca.

L'Asino è stato og­get­to di culto o mezzo di sa­cri­fi­cio nell'an­ti­chi­tà clas­si­ca o­rien­ta­le ed a­fri­ca­na: l'a­do­ra­zio­ne dell'asino (o­no­la­tria) da parte degli Ebrei nel de­ser­to, nell'an­ti­co E­git­to è l'a­ni­ma­le totem del dio Seth. Nella Roma im­pe­ria­le l’o­no­la­tria fu stru­men­ta­liz­za­ta dai pa­ga­ni come prova ul­te­rio­re di scher­no nei con­fron­ti dei primi Cri­stia­ni e dei Giu­dei. Un asino sarà pre­sen­te nella man­gia­to­ia in cui na­sce­rà Gesù Bam­bi­no.

Tanti anche gli asini della let­te­ra­tu­ra a par­ti­re dall'Asino d'oro di A­pu­leio, per pas­sa­re all'asina Ba­laam dell'An­ti­co Te­sta­men­to, o a Ca­di­chon, l'eroe delle “Me­mo­rie d'un asino” della con­tes­sa di Ségur o il pic­co­lo e dolce Pla­te­ro pro­ta­go­ni­sta del libro del poeta spa­gno­lo Juan Ramon Ji­mé­nez, fino a Bal­tha­zar, l'asino pro­ta­go­ni­sta del film "Au ha­sard Bal­tha­zar" di Ro­bert Bres­son.

Non pos­sia­mo poi di­men­ti­ca­re che l'e­qui­no diede il nome a un fa­mo­so set­ti­ma­na­le sa­ti­ri­co che tra la fine dell’Ot­to­cen­to e la prima guer­ra mon­dia­le con i suoi “ragli” ha cer­ca­to di far male a po­ten­ti e pre­po­ten­ti. Nato nel 1892, pochi mesi dopo la fon­da­zio­ne del PSI, e a lungo e­spres­sio­ne della po­li­ti­ca dei so­cia­li­sti e degli a­nar­chi­ci "L'Asino", fon­da­to da Guido Po­drec­ca e Ga­brie­le Ga­lan­ta­ra, aveva sotto la te­sta­ta una frase che ne spie­ga­va il ti­to­lo: “Come l’asino è il po­po­lo: umile, pa­zien­te, ba­sto­na­to”. Per anni i pun­tua­li ar­ti­co­li di Po­drec­ca e le pun­gen­ti vi­gnet­te di Ga­lan­ta­ra, hanno nar­ra­to fatti e mi­sfat­ti di un’I­ta­liet­ta, non molto di­ver­sa da quel­la dei no­stri tempi.

Già a Car­ta­gi­ne l'asino era usato in forma ca­ri­ca­tu­ra­le. Sin da quei tempi la sua con­si­de­ra­zio­ne spre­gia­ti­va ed of­fen­si­va è ge­ne­ral­men­te en­tra­ta nell'uso di quasi tutti i paesi, par­ti­co­lar­men­te eu­ro­pei. L'uomo, assai di rado ri­co­no­scen­te, l'ha so­ven­te ad­di­ta­to a e­sem­pio di ca­par­bie­tà e i­gno­ran­za di­men­ti­can­do­si che con quell'e­qui­no tanto di­sprez­za­to, con la sua u­mil­tà e ca­par­bie­tà ha con­tri­bui­to a crea­re la no­stra ci­vil­tà.

lo schermo.it

pagina web a cura di Giusppe Serrone