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Turismo, 1 italiano su 2 a casa per mancanza di soldi

(Teleborsa) - Roma, 22 lug - Estate 2010. Il 51,3% degli italiani va in vacanza, una quota in linea con il 2009. Il risvolto della medaglia è che il 46% resta a casa e ben 1 italiano su 2 non parte per mancanza di soldi.
"Si accresce, purtroppo, il solco tra chi può permettersi un periodo di vacanza estiva e chi no e seppur il giro d'affari si accresca del 20% esso è semplicemente dovuto da un lato alla fiammata inflazionistica di tutto ciò che consente la movimentazione turistica e dall'altro all'incremento (da 10 a 12) dei giorni di permanenza fuori casa". È questo il commento del Presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, alla lettura dei dati previsionali sul turismo estivo degli italiani.
Nella generalità dei casi la vacanza estiva degli italiani sarà "consumata" in località marine. La spesa stimata per la vacanza estiva (comprensiva di viaggio, vitto, alloggio e divertimenti) sarà di 853 Euro (rispetto ai 710 Euro del 2009) per un +20% rispetto all'estate scorsa. Tra le tipologie di soggiorno, scelte dagli italiani per trascorrere le proprie vacanze estive, l'albergo rimane il leader incontrastato, vedendo premiata, almeno in questo, l'accorta politica dei prezzi praticati in discesa.
repubblica.it

Turismo Religioso. L'Amiata si prepara a festeggiare il centenario della Croce sulla Vetta

L'Amiata si prepara a festeggiare il centenario dell'elevazione della Croce sulla vetta, avvenuta nel 1910. L’appuntamento è per domenica 25 luglio con una giornata che vedrà protagonista il Monte, sui due versanti senese e grossetano, e il suo patrimonio paesaggistico e naturalistico, con una serie di appuntamenti religiosi e culturali dalle ore 10 fino a sera, quando sarà eseguito, per la prima volta, l’Inno composto per lo speciale anniversario. A partire dalle ore 20 saranno presenti sulla Vetta anche le telecamere di TeleIdea, che riprenderanno in diretta la fase finale dei festeggiamenti.

Le celebrazioni sono organizzate sulla base di un protocollo d’intesa firmato lo scorso maggio per valorizzare l’Amiata e per rilanciare le politiche di promozione turistica del territorio con una stagione estiva ricca di iniziative: da pellegrinaggi a mostre, da concerti a escursioni fino alle degustazioni di prodotti tipici locali. Gli appuntamenti sono promossi sotto il coordinamento della Comunità montana Amiata Val d'Orcia, insieme alla Comunità montana dell’Amiata Grossetano, al Parco Museo delle Miniere dell’Amiata, al Comune di Abbadia San Salvatore, alla Società Macchia Faggeta, al Consorzio Forestale dell’Amiata, alle amministrazioni provinciali e alle Apt di Siena e di Grosseto.

Domenica 25 luglio. La giornata si aprirà alle ore 10 ad Abbadia San Salvatore con l'accoglienza nella Basilica del Santissimo Salvatore del Cardinale Angelo Comastri, Vicario generale per lo Stato della Città del Vaticano. Alla cerimonia saranno presenti Lorenzo Avanzati, sindaco di Abbadia San Salvatore; Giuliano Simonetti, presidente della Comunità montana Amiata Val d'Orcia e il Vescovo della Diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza, monsignor Roberto Cetoloni. Alle ore 12 seguirà la Santa Messa, officiata dal Cardinale Angelo Comastri sulla Vetta e accompagnata dalla Corale “G.P. da Palestrina” di Abbadia San Salvatore. All’apertura delle celebrazioni parteciperà anche Rosy Bindi, vicepresidente della Camera dei Deputati.

Le celebrazioni riprenderanno nel pomeriggio, a partire dalle ore 15.45, con l’intrattenimento musicale dell’Associazione culturale Formula Nuova Arcadia, che eseguirà alcune tra le più famose canzoni del “Festival Amiatino” degli anni Sessanta. Alle ore 17, poi, è prevista la Via Crucis sul tratto Pianello – Vetta. Alle ore 20 sarà la volta del concerto curato dall'Arcadia Wind Orchestra insieme alle corali “Arcadia Choir” e “G.P. da Palestrina” di Abbadia San Salvatore, “Giuseppe Verdi” di Arcidosso e “Padre C. Vestri” di Santa Fiora. Alle ore 21 la Croce sarà illuminata, per un suggestivo saluto dalla Vetta, prima della chiusura ufficiale della giornata con l’esecuzione dell’Inno alla Croce dell’Amiata per coro e orchestra, composto e diretto dal maestro Francesco Traversi.

Variazioni alla circolazione. In occasione della giornata di celebrazioni, la strada di collegamento con la Vetta sarà chiusa su entrambi i versanti dalle ore 9.30 alle ore 24 e l’accesso sarà consentito solo ai mezzi autorizzati e ai pullman turistici per permettere loro di far scendere e salire i visitatori. Per tutti gli altri visitatori, sarà possibile lasciare il proprio mezzo al Secondo Rifugio e al Primo Rifugio, sul versante senese, o al Prato della Contessa e Prato Macinaie, sul versante grossetano, per poi usufruire del bus navetta in servizio dalle ore 9.30 alle ore 24. Per l’intera giornata, sarà attivo anche l’impianto di seggiovia, con partenza dal Secondo Rifugio - Cantore e Prato delle Macinaie - Contessa.

Gli altri appuntamenti. Le celebrazioni per il centenario della Croce dell’Amiata andranno avanti fino al mese di dicembre con numerose iniziative in programma ad Arcidosso; Santa Fiora; Piancastagnaio e nella frazione di Saragiolo. Tra gli appuntamenti, saranno proposti pellegrinaggi, mostre, concerti, ma anche escursioni e degustazioni di prodotti tipici locali per valorizzare l’Amiata e le sue ricchezze culturali, paesaggistiche ed enogastronomiche.

Luglio. Sabato 24 luglio, dalle ore 8 alle ore 20, Abbadia San Salvatore sarà animata da un’edizione straordinaria del mercatino “Polvere e Tarli in Piazza”, in Viale Roma, mentre sotto i portici del Comune saranno esposti i quadri che hanno partecipato al concorso di pittura “La Croce del Monte Amiata”. Alle ore 21, poi, sarà premiato il dipinto vincitore nella Sala del Consiglio. Giovedì 29 luglio a Santa Fiora si svolgerà la Festa delle Sante Flora e Lucilla, patrone del paese, e alle ore 17 è prevista la Santa Messa e la processione con i figuranti vestiti in abiti medievali. Sabato 31 luglio Abbadia San Salvatore ospiterà il musical "I semi della Pace”, mentre sabato 31 luglio e domenica 1 agosto a Piancastagnaio ci sarà la Festa della famiglia al Santuario della Madonna di San Pietro. Domenica 1 agosto anche Santa Fiora sarà animata dall’XI Festival Santa Fiora in Musica, con il concerto alle ore 21.30 nella Chiesa Sant'Agostino dal titolo “CHOPENIANA” Pianista, eseguito da Nazzareno Carusi con le musiche di Listz e Chopin.

Agosto. Lunedì 2 agosto a Saragiolo, frazione di Piancastagnaio, sarà la volta della tradizionale Festa del Perdono di Assisi al Leccio delle Ripe, con le confessioni alle ore 16.30 e la Santa Messa alle ore 17.30. Giovedì 5 agosto a Santa Fiora si svolgerà la Festa della Madonna della Neve, con la processione che partirà alle ore 21 dalla Chiesa della Peschiera e, a seguire, la Santa Messa nella Pieve delle Sante Flora e Lucilla. Da venerdì 6 a domenica 8 agosto l’Amiata senese sarà animata da un doppio appuntamento per riscoprire le tradizioni religiose e storiche della zona. A Piancastagnaio si svolgerà la quarta edizione della mostra-scambio Rosso Cinabro, dedicata alla memoria mineraria, mentre ad Abbadia San Salvatore sarà la volta del Viaggio dello Spirito, inserito quest’anno nelle Veglie Francigene, manifestazione promossa dalla Regione Toscana, dall’Associazione Toscana Vie Francigene e dall’Associazione Europea Vie Francigene per rievocare il fascino del Medioevo e della via di pellegrinaggio che attraversa la Toscana.

Sabato 7 agosto per le vie di Abbadia è prevista anche la processione della Statua di Padre Pio, mentre la giornata di domenica 8 agosto nel capoluogo badengo si aprirà alle ore 10 con la mattinée con brani su arie celebri per bande e orchestre di fiati, con la partecipazione della Filarmonica “G. Puccini” di Abbadia San Salvatore, la Banda “P. Mascagni” di Iolo Prato, la Corale “G. Verdi” di Arcidosso e la Corale di Lucca. Il concerto sarà diretto dal Maestro Alessio Stabile. Alle ore 10.45, poi, seguirà la presentazione nella Chiesa di Santa Croce dell'affresco dell'Altare di Padre Pio a ricordo del Centenario, eseguito dalla pittrice Francesca Capitini.

Lunedì 9 agosto, alle ore 21, è previsto un nuovo appuntamento ad Abbadia San Salvatore con il concerto finale eseguito dalla Filarmonica “G. Puccini” di Abbadia San Salvatore, dalla Banda “P. Mascagni” di Iolo Prato, dalla Corale “G. Verdi” di Arcidosso e dalla Corale di Lucca, diretti dal Maestro Alessio Stabile. Da sabato 21 a domenica 29 agosto, poi, Abbadia ospiterà la mostra fotografica "La montagna e le sue risorse", allestita presso la sede della Società Macchia Faggeta, in Via della Pace, 70.

Il calendario di celebrazioni per il centenario della Croce si chiuderà con un doppio appuntamento ad Abbadia San Salvatore, in programma il 27 novembre e il 12 dicembre, con la Missione Popolare.

La storia della Croce
La Croce dell’Amiata è un monumento in ferro battuto alto 22 metri, eseguita tra il 1900 e il 1910 dalle officine senesi Zalaffi, su incarico dell’Episcopato toscano per attuare le indicazioni di Papa Leone XIII sulle celebrazioni dell’Anno Santo del 1900. Il Pontefice, infatti, propose di innalzare segni della redenzione sulle montagne più alte d’Italia. L’opera fu completata grazie al contributo di generosi benefattori e alla tenacia degli abitanti locali che, ogni giorno, dopo il turno di lavoro, portavano, in spalla, pezzi di ferro fino alla vetta. La Croce fu inaugurata il 18 settembre 1910.

Il 17 giugno 1944, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, la Croce fu abbattuta dai bombardamenti tedeschi in ritirata. Il restauro iniziò subito e il simbolo amiatino venne nuovamente inaugurato il 24 agosto 1946, con un discorso radiofonico tenuto da Papa Pio XII, durante il quale vennero accese anche le mille lampadine presenti sulla struttura in ferro. Pochi anni anni fa, nel 1996, venne celebrato anche il 50esimo anniversario della rielezione della Croce, con la lettura di un messaggio inviato da Papa Giovanni Paolo II e l’impartizione della sua benedizione apostolica.
fonte: sienafree.it

Sicilia, una storia da raccontare

Alla scoperta di storia, cultura, archeologia ed enogastronomia di Catania e Siracusa

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Sicilia una, cento, mille storie da raccontare, tutte diverse e tutte coinvolgenti. Affascinanti come le sue città che sembrano cesellate da artisti famosi. Città che affondano le proprie origini in culture diverse che affiorano ad ogni passo, si intrecciano e poi spariscono. Città accomunate dal barocco che, per dirla con le parole di Vincenzo Consolo, scrittore e saggista siciliano, crea “quell’impareggiabile bellezza, quella inaudita musica di ricci, di volute, di adagi e forti, di vuoti e pieni, degna di Mozart”.







A cominciare da Catania, la città dell’Etna, in costante rapporto con un vulcano che sembra quasi controllarla dall’alto dei suoi 3 mila e passa metri, e che in passato le ha inferto anche pesanti ferite, scaricando le sue colate di lava fin dentro le mura cittadine. E di questo rapporto di odio amore con il vulcano più imponente d’Europa, ne rimane traccia nei colori dominanti di molti suoi palazzi, il grigio della lava ed il bianco della pietra calcarea.
Comunque Catania, città antica, prima medievale e barocca poi è viva e vitale di giorno come di notte.
Da Porta Uzeda costruita nel 1695 in onore del viceré spagnolo Giovanni Francesco Paceco, si arriva in Piazza Duomo con al centro la bella Fontana dell’Elefante, simbolo della città, composta da un elefante scolpito da un monoblocco di nera pietra lavica, che sorregge un obelisco egizio coperto di geroglifici dedicati al culto di Iside, che nella mitologia egizia era la dea della maternità e della fertilità. Di fronte la Cattedrale, con la bella facciata in barocco siciliano opera dell’architetto Gian Battista Vaccarini, dedicata alla patrona Sant’Agata. Sul lato sud della piazza si può ammirare il Palazzo dei Chierici, sede dell’Arcivescovado mentre la parte settentrionale è interamente occupata dal Palazzo Senatorio, l’attuale municipio. Assolutamente da vedere anche via Garibaldi con i suoi palazzi settecenteschi, via dei Crociferi, la cosiddetta via delle chiese e Palazzo Biscari dai mirabili fregi esterni.



Anche a Siracusa la storia traspare da ogni angolo. I secoli passati hanno lasciato tracce limpidissime del loro passaggio, come riconosciuto dall’Unesco che nel 2009 ha dichiarato Siracusa e l’area delle vicine necropoli rupestri di Pantalica, patrimonio storico dell’Umanità inserendole, al pari di Noto la capitale del “barocco”, nella World Heritage List.
Siracusa, la magica Aretusa, è una città di mare, verso cui si allunga con l’isolotto di Ortigia, il centro storico della città, che mostra senza soluzioni di continuità, tutte le epoche che ha attraversato, dalla nascita ai giorni nostri.
Nella parte alta dell’isola, la Cattedrale, simbolo della storia di Siracusa di cui racconta le fasi più salienti. Poco distante un reticolo di viuzze porta alla parte antica, ornata da chiese e palazzi sontuosi, che ne fanno un gioiello veramente raro. Molto interesante via della Maestranza, fra le più antiche di Ortigia, impreziosita da edifici nobiliari quali Palazzo Impellizzeri, con la facciata dominata da volti umani e motivi floreali e Palazzo Interlandi Pizzuti. Verso la fine della via si incontra il quartiere della Giudecca con le case ammassate le une alle altre che all’impovviso si aprono su anguste viuzze.
A Siracusa si trova anche il Santuario della Madonna delle Lacrime una monumentale struttura di forma conica che domina la città. Costruito a ricordo del miracoloso evento che vide nel 1953 fragili lacrime umane scorrere sulle gote di una effige in gesso della Vergine Maria, posta al capezzale di due coniugi siracusani, è oggi meta di pellegrini da ogni parte del mondo.



Un’isola da gustare
La Sicilia possiede uno straordinario patrimonio enogastronomico, specchio fedele della storia del territorio. La sua cucina è universalmente conosciuta come schietta ed autentica, grazie alle sue antiche e gustose ricette, dove la genuità ne è elemento cardine. Tanti i prodotti tipici frutto del lavoro di piccoli produttori che fanno della qualità il loro biglietto da visita. Dal vino all’olio extravergine di oliva, dalla pasta ai formaggi, dai pesti alle conserve ortolane, dai biscotti alle marmellate, dalla frutta secca al miele, dal pistacchio al lardo, per finire con le gelatine, i dolci ed i dessert. Per valorizzare appieno questo immenso patrimonio è nato il progetto “Le vie dei sapori”, gestito dalla cooperativa Agronica di Palermo (www.agronica.com), in avanzata fase di svolgimento, il cui obiettivo è lo sviluppo del settore enogastronomico e la costruzione di itinerari turistici in grado di valorizzare tipicità e tradizioni di questa parte d’Italia per coniugare aspetto e sostanza, colori e sapori, forme espressive e tradizioni popolari.
Le aziende che hanno aderito sono fra le più significative del territorio e comprendono, per citarne solo alcune, l’azienda vinicola Benanti e l’azienda agricola Aragona entrambe di Catania, il Consorzio di tutela del pistacchio verde di Bronte, l’azienda agricola Cottanera di Castiglione di Sicilia, le cantine Gulino anch’esse di Siracusa dove viene prodotto un ottimo Pretiosa, un vino bianco elegante, strutturato e ricco di profumi e l’azienda Drago Sebastiano (www.dragoconserve.it) pure di Siracusa, che da ottant’anni opera nella conservazione di prodotti ittici, quali tonno e sgombro al naturale ed all’olio d’oliva. Questi pesci da sempre presenti nella tipica cucina tradizionale siciliana, sono caratteristici della dieta mediterranea. I prodotti dell’azienda Drago si sposano in maniera pressochè perfetta con i vini della cantina Principe di Corleone-Pollara (www.principedicorleone.it), fra cui in particolare l’armonioso Chardonnay, il vivace Fidelio Inzolia ed il classico bianco dal profumo fine e delicato.



Come arrivare: l’aereo è il mezzo ideale. Bologna è collegata a Catania con quattro voli giornalieri, due di Meridiana ed altrettanti garantiti da Alitalia. Per il centro città si può utilizzare il comodo servizio Alibus in partenza dall’aeroporto ogni 20 minuti. Poi da Catania a Siracusa si può noleggiare un auto.
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Dove dormire:  Villa Renna 96015 Francofonte (SR) - ctr. Bafù tel: 095 7880003, cell.339-1022492 fax: 095 7880003 email: info@villarenna.it  Info: http://www.villarenna.it/
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Isole della Sicilia

Vulcaniche come Pantelleria. O luminose e con spiagge candide come Favignana. Ma tutte circondate da un mare che non teme confronti. Dalle Eolie alle Egadi, le 7 perle da scoprire al largo dell'Isola Madre, tra dammusi, localini, trattorie e prodotti della natura. Da gustare e da comprare

Capperi, che Sicilia!

Difficile fare una scelta. Anche perché tutte vantano un mare strepitoso. E ognuna, a modo suo, offre qualche cosa di speciale. A partire dai capperi di Pantelleria. Loro, le isole siciliane, vanno giustamente fiere di mostrare, in una piccola porzione di Mare Nostrum, un'infinità di scenari e di ricchezze naturali. Ne abbiamo selezionate sette: quattro nere, per la loro comune origine vulcanica, e tre bianche, per la loro luminosità accecante e il candido colore delle case. Ma tutte unite dalla qualità della loro gastronomia.

FUOCO E VENTO
Sono sorelle di mare, vento e fuoco. L'origine vulcanica le accomuna nella travagliata genesi, che ha lasciato impronte nel paesaggio e nel cromatismo scuro di rocce e terra. Non è un caso quindi che Pantelleria sia chiamata la Perla Nera del Mediterraneo. Gli scogli scuri come la pece, l'assenza totale di spiagge sabbiose e un mare blu cobalto che intimorisce per l'immediata profondità la rendono un'isola non facile. Nel capoluogo merita una sosta il bar Aurora, affacciato sul porto, che propone un'impareggiabile granita al gelso. Per il soggiorno, scegliete il Club Levante: 13 camere in antichi dammusi con vista mozzafiato su Cala Levante, la più bella dell'isola. Dominata dall'Arco dell'Elefante, imponente scultura naturale, è fra i pochi luoghi a permettere una facile discesa in mare, come la vicina Cala Tramontana e la Balata dei Turchi. Arrivate fino a Scauri, sul versante sudovest dell'isola, e cenate nell'antico "jardino" arabo, con albero d'arancio centrale, del ristorante La Nicchia. Da provare, la bresaola di tonno, la caponata di melanzane tiepida con le mandorle tostate e i gamberoni con purea di patate ai capperi e crema di olive nere. Il tutto accompagnato da una meditata carta dei vini pantesca e siciliana con circa 140 etichette. Infine, chi vuole scoprire l'anima contadina deve spingersi verso l'interno, dove un'infinito succedersi di muretti a secco racchiude coltivazioni di capperi e uva zibibbo. Qui, a farla da padroni sono gli scenari drammatici degli antichi vulcani Gelfiser e Monte Gibele e i fitti boschi di pini della Montagna Grande, rifugio ideale nelle giornate più calde.

Lontana, quasi alla deriva nel Mediterraneo, Ustica appare come un miraggio. Parte emersa di un vulcano sottomarino, ha un aspetto roccioso e spigoloso. In piazza Umberto I, il salotto dell'isola, fermatevi ai tavoli della Trattoria da Mario Giapé. Potrete assaggiare gli ottimi spaghetti con le lenticchie. E vedere la sfilata degli habitué, soprattutto subacquei, attratti dai ricchi fondali, tutelati dal 1986 con l'istituzione di una Riserva Marina, la prima nata in Italia. Il modo migliore per andare alla scoperta di questa piccola isola è noleggiare uno scooter e girovagare tra coste frastagliate ricche di grotte, baie e spiagge nere di ciottoli, come Cala Sidoti, perfetta per nuotare fino al tramonto.

A Vulcano e a Stromboli il respiro del vulcano è qualcosa di palpabile, sempre presente. Vulcano è un ribollire di acque sulfuree e soffioni, dove il nero delle rocce laviche si fonde con il giallo dei sedimenti di zolfo e con il grigio di spiagge e pareti. Il colpo d'occhio migliore si ha a Capo Grillo, dove lo sguardo spazia su Vulcanello, Lipari, Salina. E se riuscite a sfidare il tanfo nauseabondo delle acque sulfuree, fate un salutistico tuffo nella Pozza dei Fanghi. Per sentire invece il profumo di fiori selvatici e l'intenso odore del mare, soggiornate al Therasia Resort, a picco sulle scogliere della penisola di Vulcanello. È costruito interamente con pietra lavica dell'Etna, cotto siciliano, legno di cedro. Per soddisfare i piaceri del palato, fermatevi alle Cantine Stevenson, ristorante che prende il nome dal viaggiatore inglese che nel 1870 acquistò la maggior parte dei terreni isolani per estrarne lo zolfo cui abbinò, per passione, la coltivazione dei primi vigneti. Il locale, ricavato dagli antichi magazzini del vino di Stevenson, oltre a proporre piatti tradizionali con tocchi creativi, è anche un'enoteca e wine bar.

Chi sceglie Stromboli deve convivere con i brontolii, le esplosioni e gli sbuffi del vulcano. Che si ripetono da 160 mila anni più o meno ogni 15 minuti; di notte poi lo show degli zampilli di lava incandescente che illuminano il cielo è ancora più spettacolare. Qui viene chi ama i ritmi di una volta: si circola a piedi, manca l'illuminazione pubblica nelle stradine e la sera si cammina con le torce elettriche. Ma per assaporare fino in fondo l'atmosfera antica dell'isola, spingetevi a Piscità, sul versante nordest. Qui si trova La Locanda del Barbablù, un autentico ex ostello marinaro che propone un ristorante con ricercati piatti della tradizione siciliana e sei camere arredate con mobili d'epoca ricollocati negli ambienti d'origine. Per intenditori.

LE ISOLE BIANCHE A PORTATA DI PIEDE
Le tre bianche sono le Egadi, di fronte a Trapani. E se vale il detto "piccolo è bello", allora Levanzo, fra le tre, è la più bella. Solo sei chilometri quadrati, dove tutto è a portata di piede. Perché qui, auto, moto e biciclette sono interdette ai turisti. Il profilo roccioso e aspro fa da quinta naturale all'unico paese, Cala Dogana, che con le sue case bianchissime si apre a mezzaluna sul porto. Stretti in un dedalo di vicoli e stradine si trovano i pochi negozi dell'isola, come la Grotta del Genovese, che propone colorati parei, vestiti e borse di stoffa, ed è anche il punto di prenotazione (obbligatoria) per visitare la grotta preistorica a cui ha rubato il nome, considerata fra le più importanti al mondo per le pitture e le incisioni neolitiche-paleolitiche.
In paese ci sono solo due bar: scegliete il Romano per l'aperitivo e per la posizione panoramica sulla spiaggia, l'Arcobaleno per il gelato: 13 varietà, tra cui i gusti di gelsomino, cannella e ricotta. E se cercate qualche cosa di più sostanzioso, fermatevi al Paradiso, albergo-ristorante molto semplice a conduzione familiare, che propone ottime specialità siciliane di mare servite sulla grande terrazza fronte porto. Per completare una vacanza all'insegna del relax soggiornate in campagna, al residence Lisola: sette piccoli e curati appartamenti ognuno con giardino-veranda privati, e una piscina a sfioro, inaugurata quest'anno. Dal residence, una passeggiata di 15 minuti porta al mare, a Cala Minnola, una delle spiagge più belle dell'isola. Bianchissima. Alle sue spalle un'ampia pineta, rifugio ideale durante le ore più calde della giornata.

Approdando a Favignana, si capisce subito che qui è il tonno a farla da padrone. Già vicino al porto si staglia l'imponente silhouette della tonnara, costruita nell'Ottocento dalla famiglia Florio, che diventò uno dei più grandi stabilimenti d'Europa, dove si compiva l'intero ciclo della lavorazione, dalla pesca all'inscatolamento. Oggi è un magnifico esempio di archeologia industriale. Di fianco, a pochi metri dal mare, c'è il rustico ristorante Gli Amici del Mare. Ricavato da un locale della tonnara, delizia i suoi ospiti con cuscus, pasta con bottarga, tonno all'agrodolce e grigliate miste di pesce. Passeggiando nelle stradine del paese, è ancora il pregiato thunnus a richiamare l'attenzione fra scatolette, vasetti e confezioni varie. Il negozio migliore, La Casa del Tonno, ovviamente. E il bianco? È quello delle sue ampie spiagge sabbiose. Come Calamoni, Lido Burrone, Cala Rossa e Cala del Pozzo, rifugio perfetto quando soffia lo scirocco.

Nessuna isola più di Marettimo, tuttavia, merita il soprannome di bianca. Le sue case candide con le persiane blu ricordano i paesini ellenici, stretti tra la montagna e il mare. Da non perdere, il periplo dell'isola in barca, che permette di scoprire il tesoro naturalistico nascosto dell'isola: le grotte. Pare siano 400, fra emerse e sommerse, accessibili solo dal mare, e dai nomi curiosi: Cammello, Tuono, Perciata, Bombarda. L'appartata Marettimo merita anche il premio per l'aperitivo più raffinato e sfizioso delle isole sicule: quello del wine-bar Baia del Sole, che propone una selezione di gustose porzioni di sushi e pesce affumicato. Sono preparati dalla vicina pescheria La Torre che, a richiesta, confeziona anche piatti d'asporto. Il tutto annaffiato dai migliori vini siciliani. E dai loro intensi profumi.

Parole in controluce sul tema del viaggio


di Gian Maria Annovi
SAGGI Da Anne Carson un testo che fonde critica e lirismo
Parole in controluce sul tema del viaggio
LIBRI: ANNE CARSON, ANTROPOLOGIA DELL'ACQUA, DONZELLI, PP. 165, EURO 24
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Nata in Canada nel 1950, Anne Carson è da tempo considerata tra le maggiori voci poetiche in lingua inglese. Nonostante alcune traduzioni poetiche siano comparse, soprattutto grazie a Antonella Anedda, su blog e riviste, in Italia Anne Carson è conosciuta dal grande pubblico solo per il romanzo Autobiografia del Rosso (Bompiani, 2000), che rifacendosi alla lontana ai miti greci (Carson è una raffinata latinista e grecista e ha insegnato in prestigiose università nordamericane) racconta le sofferte vicende di un mostro moderno, Gerione, giovane alato dalla pelle rosso fuoco. Se Bompiani non avesse eliminato dalla copertina il sottotitolo originale, anche i lettori italiani sarebbero avvertiti che questo libro stranissimo e splendido, considerato come una vera rivelazione letteraria da Susan Sontag e Alice Munro, è «un romanzo in versi»: un'opera di poesia.
Che poesia sia però un termine assai fluido nel caso di questa scrittrice, lo prova il bellissimo libro appena pubblicato da Donzelli nella sua collana di saggi: Antropologia dell'acqua, curato e tradotto dalle poetesse Antonella Anedda e Elisa Biagini e dall'italianista Emmanuela Tandello. Così come Autobiografia non è propriamente un romanzo, Antropologia dell'acqua - che costituisce solo la parte quinta della più ampia raccolta Plainwater: Essays and Poetry (Knopf, 1995) - non è davvero un saggio, tanto che la prima parte che lo compone, Tipi di acqua, pubblicato inizialmente nel 1987, venne poi inclusa in The Best American Poetry of 1990, attirando per la prima volta l'attenzione del pubblico americano.
Il fascino del lavoro di Anne Carson risiede proprio nell'eleganza e naturalezza con cui la sua scrittura, «felicemente inclassificabile», fonde lirismo e metodo critico, prosa diaristica e linguaggio accademico, incrostandosi come una conchiglia di materiali provenienti dalle fonti più disparate. È un'operazione che Carson conduce a freddo, come immersa nelle profondità del lago al centro dell'ultima sezione del volume, Margini d'acqua. Un saggio di mio fratello sul nuoto che, descrivendo il moto del fratello nuotatore, scomparso misteriosamente, traccia il confine liquido tra parola e assenza, tra respiro e apnea esistenziale.
Antropologia dell'acqua è una riflessione sui «fragili meccanismi che ci salvano dall'annegare», ma letto in controluce, quasi fosse stato scritto con pioggia su carta di riso, attraverso la decostruzione del tema classico del viaggio, si rivela anche un trattato postmoderno sull'amore: un'ordalia dell'acqua per la devozione filiale e amorosa. Così come l'antica cortigiana cinese Lady Cheng, una delle figure evocate nella seconda sezione, Solo per il brivido, Anne Carson si diverte a disegnare mappe di parole che resistono all'oggettività e pongono il lettore di fronte a continue domande sulle proprie convinzioni e percorsi mentali.
Da un lato troviamo il viaggio in macchina fino al confine occidentale estremo dell'America, dall'altro il pellegrinaggio a piedi verso Santiago di Compostela, che si conclude però simbolicamente a Finisterre, un tempo considerato la fine del mondo conosciuto. Anne Carson è interessata agli estremi e il suo mondo ha margini fatti d'acqua, dove la parola è flusso e il pensiero pozza: l'acqua - scrive - «è qualcosa che non si può trattenere. Come gli uomini». Antropologia dell'acqua è infatti poesia che si fa anche ricerca epistemologica dell'altro amoroso, qualcosa che - per chi lo incontra - proprio come un pellegrino, è sempre xenos, ospite e straniero allo stesso tempo.
Che anche il linguaggio viva il rischio di questa doppia condizione, lo rivela l'attenzione con cui Anne Carson descrive l'Alzheimer del padre, le cui parole, prive di riferimento alla realtà, sono come le mappe della cortigiana: tracciano cammini che solo qualcuno completamente perso nella propria solitudine può percorrere. Allo stesso tempo, proprio il liquefarsi della lingua paterna è ciò che la porta a ridefinire la propria identità femminile, a emanciparsi da modi espressivi che altrimenti non conoscerebbero il senso del fluire. Grazie alle attente traduzioni di Anedda, Biagini e Tandello, anche il pubblico italiano può ora lasciarsi sommergere dalla lingua di questa scrittrice straordinaria.

Il Codacons: fate causa alla Consob. La replica: Viaggi del Ventaglio in black list dal 2005

ROMA (17 luglio) - Dopo il fallimento dei Viaggi del Ventaglio, il Codacons sollecita i clienti ad adire a vie legali contro la Consob «che doveva segnalare il default della società quotata in Borsa e che da mesi compiva operazioni sospette di bancarotta», consigliando a chi ha già acquistato un pacchetto vacanze di chiedere «il rimborso alla società e di inserirsi nella procedura fallimentare in tribunale, oltre che chiedere il rimborso al fondo di garanzia». Il Codacons «non esclude un'azione risarcitoria anche contro il ministero del turismo perché la Brambilla fa chiacchiere sul turismo ma non fa nulla per controllare prima dell'estate se chi vende pacchetti turistici abbia solidità patrimoniale».
La Consob: Viaggi del Ventaglio era dal 2005 nella black list. Circostanza, che è di per sè un campanello di allarme per investitori e risparmiatori. Lo fanno notare ambienti della Commissione, dopo la nota del Codacons. Nella black list entrano le società in grave crisi finanziaria o con problemi di continuità aziendale, quindi proprio quelle a rischio fallimento, che vengono così sottoposte anche ad un «regime di trasparenza rafforzato». Hanno infatti l'obbligo di aggiornare il mercato con un comunicato mensile sull'evoluzione della situazione. Inoltre, Consob ha per due volte impugnato i bilanci della società, nel 2005 e nel 2006.
ilmessaggero.it

Matrimonio di pellegrini a Santiago de Compostela

Vivere quel giorno senza preoccuparsi del vestito, del ricevimento, degli invitati, per ritornare ad un esperienza spirituale umile e semplice. Un blog raccoglie le loro storie

Il giorno del matrimonio è per il credente il momento in cui la sua comunione con la persona amata viene consacrata davanti a Dio e, come tale, esso assume per chi lo vive un intenso valore spirituale. Per cogliere appieno il significato di questa scelta alcune coppie, già da anni, celebrano il loro matrimonio al termine di un pellegrinaggio verso luoghi significativi per la cristianità.

Tra le mete preferite da questi “sposi pellegrini” c’è la città di Santiago de Compostela nella regione spagnola della Galizia che fin dal Medioevo è stata la destinazione ultima di un cammino di forte esperienza religiosa.
«Nel fascino del cammino di Santiago – dice Francesco Dragoni, il primo ad essersi sposato a Santiago - si colloca la storia di tanti sposi pellegrini. Desiderio comune a tutti è vivere le nozze in completa intimità con se stessi e con Dio, aggirando le convenzioni sociali e le prosaicità che in genere circondano la celebrazione del matrimonio, anche di quello religioso».

Il giorno del matrimonio spesso si accompagna a preoccupazioni per il ricevimento, gli invitati, la lista dei regali, l’abito e le bomboniere col risultato di mortificarne il senso religioso della celebrazione a favore di una mondanità dilagante anche nelle scelte forti della vita. «Sono in tanti – sottolinea Francesco - a manifestare disagio verso un simile modo di intendere il matrimonio e che desiderano invece più sobrietà. Celebrare le nozze al termine del cammino di Santiago è certamente una rottura rispetto alla tradizione, ma non si tratta di mera insofferenza verso la prosaicità che circonda il giorno delle nozze. Dietro la decisione di sposarsi a Santiago c’è la volontà degli sposi di tenere la consacrazione del loro rapporto affettivo isolata dal resto del mondo in modo da assaporare in maniera esclusiva i sentimenti, la semplicità, il profondo significato del momento senza dar peso all’esteriorità» .

Per cui questi sposi convolano a nozze vestiti come tutti i giorni, davanti al solo sacerdote officiante ed al massimo qualche altro presente, spesso un pellegrino conosciuto sul cammino o qualche diretto parente. Si vuol sottolineare che la celebrazione pur coinvolgendo amici e familiari nella gioia, alla fine è un momento che riguarda unicamente i futuri coniugi.
“In questo gesto non c’è nessun atteggiamento egoista o snob, per tenere alla larga parenti ed amici che si aspettano nozze tradizionali – ribadisce Francesco. L’affetto e la stima rimangono immutati e non vengono minimamente scalfiti dalla scelta di un matrimonio pellegrino, solo si assapora in confidenza sentimenti e sensazioni irripetibili».

Il cammino verso Santiago, diventa pure un esame della vita di coppia, che nel corso degli anni, potrà presentare insidie e difficoltà ma è col sostegno reciproco che potranno superarsi. L’avercela fatta, durante il cammino, trasmette fiducia e forza anche per le eventuali prove del futuro.

Ma chi sono nella quotidianità questi sposi pellegrini? «Non sono degli originali, ma persone la cui vita non è diversa da quella della maggior parte di noi, a conferma che si possono compiere scelte coerenti senza bisogno di essere dei superuomini o degli strambi». Ogni coppia che si è già sposata a Santiago porta un bagaglio di solidarietà, che gli è stata espressa lungo il cammino, ma che li fa sentire uniti anche con tutti gli altri che come loro hanno perseguito questa scelta. Da qui l’idea di un blog (http://ilcamminodeglisposi.blogspot.com), creato dai pionieri di quest’esperienza: Francesco e Michela Dragoni di Grosseto, oggi anche genitori della piccola Irene.

Nelle pagine web sono ospitate tante storie di coppie pellegrine: Marco e Monica da Bergamo Fabio e Laura di Piacenza, Maristella e Christian da Verona, Filippo e Tania da Nuraghe , Dino e Nadia di Brebbia (Va) , Claudia e Ivano di Alessandria, Lorenzo e Francesca di San Lucido, Diego e Stella di Ivrea, Diana e Mario e molti altri. C’è poi una sezione dedicata alle indicazioni pratiche per quanti vogliono seguirli in questa scelta.

«Alcuni degli sposi pellegrini – conclude Francesco -, pur risiedendo in varie regioni d’Italia, dalla Toscana alla Calabria, dal Piemonte alla Sardegna, e non essendosi mai incontrati direttamente, si scrivono cartoline d’auguri, si fanno presenti per i nuovi matrimoni. Attraverso la mail si stabilisce un legame forte anche per il supporto ricevuto da persone apparentemente estranee, ma accomunate dalla stessa esperienza.

Decisivo per questi sposi pellegrini si è rivelato il ruolo dei parroci, che hanno caldeggiato le autorizzazioni, evidenziando le genuine esigenze spirituali che animavano i richiedenti. Qualche parroco è addirittura volato in Spagna per celebrare il matrimonio dei suoi fedeli e star loro vicino in quel giorno e persino l’arcivescovo di Oristano, mons. Ignazio Sanna, ha voluto celebrare la funzione di due sposi sardi Filippo e Tania, nella cattedrale di Santiago de Compostela.
cittanuova.it

Turismo online: France.fr bissa l'Odissea di Italia.it?



I tempi francesi non sono quelli italiani ed è probabile che il governo non abbia sprecato tante risorse come gli esecutivi impegnati sul sito del nostro Paese. Restano comunque ampi margini di peggioramento. È curioso che la sfortuna del turismo online non abbia confini.

France.fr cerca perciò di bissare il fallimento di Italia.it, dichiarando che il downtime sia causa del “successo” ottenuto in pochi giorni. Messaggio poi sostituito da uno più sobrio.

Chianti: vinoterapia benessere stupendo



Se l'emozione è una delle variabili più ricercate per un viaggiatore, la vinoterapia sta diventando un fenomeno ricercatissimo e di grande suggestione, perché lega benessere e relax, salute e voglia di sentirsi coccolati.

Ecco perché a Gaiole nel cuore del Chianti, il relais Castellare de' Noveschi (Siena) si sta ritagliando una pagina importante dell'ospitalità in Toscana, grazie a questo trattamento multisensoriale, che rappresenta la ciliegina sulla torta di un'ospitalità impeccabile.

Nel centro di Vinoterapia, gli ospiti del relais potranno infatti «abbandonarsi tra le braccia di Bacco» immergendosi nei tini di rovere pieni di acqua calda minerale, arricchita da estratti di uva fresca, mosto e oli biologici. L'aspetto romantico, molto ricercato dalle coppie, è che il «Bagno al Vino» può essere fatto anche insieme, degustando al bicchiere di Chianti prodotto nella tenuta.

Ricavato da una torre di avvistamento del XIII secolo, avamposto del borgo medievale di San Sano, Castellare è uno scrigno di bellezze (come la meravigliosa camera a forma di botte dove tutto richiama il mondo enologico), natura incontaminata e anfitrioni come il giovane patron Federico Minghi, capace di guidarvi alla scoperta di formidabili artigiani del gusto, piccoli produttori di olio, carni, paste e vini, il cui unico credo è l'eccellenza assoluta.

Su questo fronte lo stesso Minghi si è mosso proprio con un imprenditore bergamasco, Leonardo Pellini, noto nel Senese nel comparto bomboniere ed articoli da regalo, dando vita a una Champagnerie che è la vera novità dell'anno per la città di Siena (ha sede in via Monna Agnese): una bomboniera ai piedi del Duomo che già si candida a diventare luogo di eccellenza per chi ama scoprire le piccole maison che hanno fatto grande il terroir di Reims.

Tornando al Castellare, affiliato di Charming Hotels & Resorts, network internazionale che riunisce alberghi indipendenti e di fascino presenti nelle più suggestive località del mondo, le virtù dell'uva e del vino vengono anche utilizzate per l'estetica, grazie alla creazione in loco di creme ed emulsioni vellutate e inebrianti, in grado, insieme alla vinoterapia, di ricreare nei visitatori il giusto equilibrio tra corpo e psiche, abbandonando finalmente ansie e stress.

Per informazioni: tel: +39 0577 306058 fax: +39 0577 307842 info@castellaredenoveschi.com  Località San Sano 12- 53013- Gaiole in Chianti (Siena)

La Svizzera punta sul turismo






BERNA - Il governo svizzero vuole rafforzare il turismo, settore di primaria importanza soprattutto per le regioni alpine, che sta perdendo terreno da alcuni anni. Per contrastare questa tendenza il Consiglio federale ha varato una nuova strategia di crescita destinata a sfruttare meglio le potenzialità esistenti.

L'industria turistica contribuisce al prodotto interno lordo nella misura del 3% circa. Con un totale di 151.000 posti a tempo pieno, questo ramo economico dà lavoro a circa il 4,2% della popolazione attiva in Svizzera. Da alcuni anni il comparto sta però perdendo colpi. Una tendenza che minaccia soprattutto le regioni alpine, per le quali rimane ancora oggi d'importanza vitale.

MIGLIORARE L'OFFERTA TURISTICA
Con una nuova strategia di crescita il Consiglio federale vuole sfruttare in modo più efficace le potenzialità turistiche nazionali e riguadagnare quote di mercato nell'area alpina, tenendo conto dei principi dello sviluppo sostenibile. La nuova strategia mira a creare posti di lavoro di qualità elevata e aumentare il valore aggiunto delle regioni. Per le aziende turistiche si devono ottenere le migliori condizioni quadro possibili e l'attrattiva dell'offerta turistica deve essere migliorata in modo mirato. Il governo ha inoltre avviato una procedura di consultazione concernente la revisione della legge federale che promuove l'innovazione e la collaborazione nel turismo.