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Il senso del viaggio oggi su «Lettera internazionale»

Prende come motto una frase di José Saramago, «il viaggio non finisce mai, solo i viaggiatori finiscono», l'ultimo numero (104) della rivista «Lettera internazionale», approdata in libreria proprio in questi giorni. E se il viaggio è l'argomento dichiarato del primo dossier proposto dal periodico (all'interno del quale si possono leggere testi del filosofo George Santayana, e di alcuni grandi viaggiatori, da Pico Iyer a Julien Gracq, da Alberto Manguel a Henning Mankell), il tema ritorna anche negli altri materiali di «Lettera internazionale».
In particolare, nel dossier «L'uomo e l'altrove» viene messo in evidenza come il viaggio, per noi che abitiamo nei «paesi ricchi», sia diventato un semplice «spostamento fisico» che non comporta alcuno sforzo di adattamento particolare. Sforzo - cioè travaglio, travail, travel, questo in passato era il viaggio - che invece compiono coloro che sono parte degli inarrestabili flussi migratori della nostra epoca. Persone cui spesso manca l'altra idea di viaggio, come viaticum, voyage, viaje: «provvista per viaggiare». Sono le vittime del globalitarismo per le quali, scrive nel suo saggio Geometrie del potere il geografo Franco Farinelli, «lo Stato territoriale moderno centralizzato, così come lo conosciamo noi oggi, fondato sulla paralisi dei sudditi, non riesce a mettere a punto politiche minimamente decenti, perché si tratta di soggetti che per natura contraddicono il fondamentale comandamento dell'immobilità su cui si basa appunto questo modello di Stato» e di potere. Un tema ripreso nel suo Paesaggi planetari da Marc Augé, che parla della grande divisione del mondo tra i visitatori che guardano e a volte filmano o fotografano, e coloro che sono visitati, guardati, filmati o fotografati, interrogandosi su questo sguardo spaccato tra timore di vedere e desiderio di controllare.
ilmanifesto.it 25 Luglio 2010

Trionfo del turismo ecologico con un fatturato di 10 mld di euro

Cresce il turismo ecologico che raggiunge in Italia il valore di oltre 10 miliardi con un progressivo aumento del fatturato e delle presenze, anche per l'offerta di sistemazioni low cost in agriturismi o campeggi, uniche forme di alloggio vacanziero che rispettivamente tengono e aumentano secondo la fotografia scattata da Unioncamere-Isnart per l'Osservatorio Nazionale Turismo. E' quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che la vacanza nel verde nel 2010 è scelta dall'8% degli italiani, secondo l'indagine Swg. L'Italia può contare su ben 772 tra parchi e aree protette che coprono il 10% del territorio nazionale. I turisti ecologici cercano soprattutto il contatto con la natura (38%), ma anche relax e tranquillità (13,7%), le tradizioni culturali, folcloristiche ed enogastronomiche (12,6%), la possibilità di avere prezzi più bassi rispetto alle altre tipologie di turismo (10,3%) e, infine, sport (trekking, mountain bike, birdwatching, sci, equitazione, climbing) e attività all'aria aperta (9,9%), secondo il rapporto Ecotur. Significativa la presenza dei giovani tra i 16 ed i 30 anni, che sono ben il 23,2%.

il manifesto 25 Luglio 2010

A Macerata per lo Sferisterio Opera Festival

Nella suggestiva cornice dell'Arena Sferisterio il sipario si alza il 29 luglio con l'opera monteverdiana del "Vespro della Beata Vergine". Una settimana di appuntamenti che diventa un'ottima occasione per scoprire Macerata e la sua provincia, terra antica, di poeti illustri, raccolta fra mare, dolci colline e monti

Macerata torna protagonista dell'estate marchigiana con la stagione lirica dello Sferisterio Opera Festival (www.sferisterio.it) giunta alla quarantaseiesima edizione. Nella suggestiva cornice dell'arena che dà il nome alla kermesse il sipario si alzerà il 29 luglio con l'opera monteverdiana del "Vespro della Beata Vergine", preceduta dalla conferenza d'apertura tenuta da Massimo Cacciari e intitolata "A maggior gloria di Dio", che è anche il tema di quest'anno.

L'edizione 2010 celebra infatti il quarto centenario della morte di Padre Matteo Ricci, "maceratese, gesuita, missionario in Cina, scienziato, letterato, uomo di fede - spiega il direttore artistico Pier Luigi Pizzi - In suo onore il Festival aprirà con il Vespro della Beata Vergine di Monteverdi, pubblicato nel 1610". La manifestazione propone come filo conduttore degli spettacoli la contrapposizione delle forze del bene e del male. All'arena Sferisterio saranno rappresentate "Faust", "La forza del destino" e "I Lombardi alla prima Crociata", mentre nel palcoscenico raccolto del Teatro Lauro Rossi sarà la volta di "Juditha triumphans" e "Attila", con l'ultimo spettacolo in cartellone il 10 agosto.

Una settimana di appuntamenti e serate suggestive che diventa un'ottima occasione per scoprire Macerata e la sua provincia, terra antica, di poeti illustri, ma anche incastonata in una cornice naturale d'eccezione, raccolta fra il mare, dolci colline e monti. Tante le bellezze architettoniche della città che meritano una visita, a cominciare dal palco principale dell'Opera Festival. Progettato in stile neoclassico da Ireneo Aleandri, lo Sferisterio è un'arena aperta costruita su iniziativa privata nel corso degli anni Venti del XIX secolo. Originariamente fu pensato come uno stadio all'aperto per il gioco del Pallone col bracciale, poi - a partire dal 1871 - fu occasionalmente utilizzato per rappresentazioni teatrali, ma è solo dal 1914 che cominciò ad essere utilizzato per l'opera.

Non è meno prezioso il Teatro Lauro Rossi, in piazza della Libertà, sede di due degli spettacoli dell'Opera Festival maceratese. L'edificio risale al XVIII secolo e ha un'elegante sala a tre ordini di palchi restituita dall'ultimo restauro nell'originario aspetto settecentesco: stucchi, finti marmi policromi nei toni argento-azzurro, verde e oro lo rendono un gioiello dell'arte del Settecento, considerato unico in Italia.

Tante altre le perle storiche che si possono osservare in città, come la cinta muraria, esempio del mutamento della concezione militare dal XV al XVI secolo: non più una cortina che impedisca la penetrazione e l'offesa, ma cinta bastionata che sia in grado anche di offendere con efficacia gli assalitori. Di rilievo anche l'area archeologica Helvia Ricina, nei pressi di Villa Potenza, i cui ritrovamenti dell'età preistorica documentano la vita nella zona già in tempi antichissimi.

Centro della città è piazza della Libertà, su cui si aprono edifici pubblici e monumentali. Il lato settentrionale è dominato dall'austero palazzo della Prefettura, edificio in cotto antica residenza dei legati pontifici, con un portale marmoreo del 1509. Nel lato orientale della piazza si può invece ammirare la chiesa di San Paolo, costruita tra il 1623 e il 1655, con facciata grezza, in cotto. A destra della chiesa, sotto un voltone, si entra al palazzo dell'Università, edificio seicentesco che un tempo ospitava il collegio Barnabiti. Da ammirare anche l'ariosa loggia dei Mercanti e la Torre dell'Orologio.

Caratteristico il palazzo dei Diamanti, oggi di proprietà della Banca d'Italia, e così chiamato per il taglio delle pietre della facciata che riprende quella ideata da Biagio Rossetti per l'omonimo palazzo di Ferrara. Fra gli edifici più importanti della città figura anche Palazzo Ricci, sede della Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia, dalla facciata in cotto che si sviluppa su quattro piani il primo dei quali decorato esternamente a bugnato. Il palazzo ospita una notevole raccolta di dipinti e sculture dei più importanti artisti italiani del Novecento. Suggestivi i sotterranei, dove vengono allestite mostre. Nel cuore della città sorge anche il settecentesco Palazzo Buonaccorsi, sede dell'Accademia di Belle Arti fino al 1997 e oggi dimora delle collezioni comunali.

Tra gli edifici religiosi ricordiamo anche la Cattedrale, costruita nel 1459-1464 (il campanile fu eretto nel 1467-1478) con l'interno caratterizzato dalle grandi colonne binate che dividono le tre navate e la crociera a cupola, e la basilica Santa Maria della Misericordia, che nasce invece da un'antica cappella votiva eretta nel 1447, in un solo giorno, per allontanare il pericolo della peste.

Macerata non è solo arte e cultura, i dintorni e la sua provincia sono ricchi di bellezze naturali non intaccate dall'azione dell'uomo. Vere oasi di relax e paradisi per chi ama escursioni e birdwatching sono ad esempio i parchi dei Monti Azzurri e dei Monti Sibillini, ma anche la riserva naturale dell'Abbadia di Fiastra e l'oasi di Cingoli. Una terra da esplorare anche dal punto di vista enogastronomico, con la ricca proposta di vini e carni locali, ma non solo, tutta da gustare.

Ansa

Angeli per viaggiatori, community per turismo 2.0

Niente spiegazioni imparate a memoria, con itinerari prestabiliti e sempre uguali - la chiesa, il monumento, il museo - ripetute al turista di turno da guide pagate a caro prezzo, magari attraverso un impersonale auricolare. La vacanza in città diventa alternativa, con una guida tutta speciale: una persona del posto, contattata sul web, disposta gratuitamente a fare da cicerone. Un modo per visitare i luoghi meno turistici e più veri, e partecipare alla vita della città almeno per qualche giorno da viaggiatori e non da turisti. Tutto con un semplice click, grazie agli "Angeli per viaggiatori".

L’idea è partita da Napoli, dove è nata la prima community "Angeli per Viaggiatori" (ora con un profilo anche su Facebook) attiva nel capoluogo campano, e "in rodaggio" in molte altre città italiane. Il meccanismo è semplice: ci si registra gratuitamente e si entra a far parte della community, si consulta così l’elenco dei profili degli "angeli" registrati. A questo punto si contatta quello più adatto alle proprie esigenze al quale chiedere semplici dritte sulla città o un incontro per una visita guidata o anche solo per prendere un caffè e girovagare negli angoli più suggestivi e meno battuti dal turismo di massa.

L’iniziativa è nata dall’intuizione di Stefano Consiglio, docente di Organizzazione aziendale all’Università Federico II di Napoli, «un giorno, mentre la città era in piena emergenza-spazzatura», racconta all’Adnkronos.

«Ero in autobus - ricorda Consiglio - e ho visto che c’erano delle turiste spagnole preoccupate di non scendere alla fermata giusta della metropolitana. Erano talmente disorientate che alcune persone spontaneamente hanno cominciato a dare loro informazioni. A prendersi cura di loro. Da qui ho pensato che la gente ha voglia di riappropriarsi della propria città e, perchè no, mostrarne e condiverne le bellezze con i turisti. Così è nato il progetto della community, sviluppato grazie al contributo di docenti universitari, amici, studenti, esperti del settore, e del laboratorio di idee ’Kublaì».

Dunque uno scambio di informazioni e di conoscenze. Gli angeli, infatti, attraverso la community, illustrano i luoghi che meritano di essere visitati, i ristoranti dove vale la pena mangiare, i musei da non perdere, le passeggiate che bisogna assolutamente fare, le fregature e i posti da evitare nella città in cui vivono, rispondendo alle domande dei viaggiatori. Non solo. I visitatori esprimono i propri giudizi sull’esperienza vissuta, sulla gentilezza e sulle capacità degli angeli di dare consigli di viaggio, sulla qualità degli alberghi in cui hanno alloggiato, sulla bellezza dei posti che hanno visitato e sulla bontà dei prodotti che hanno mangiato e comprato.

Ora «stiamo promuovendo una raccolta fondi con un programma di sponsorizzazione aperto a soggetti pubblici e privati - conclude Consiglio - per promuovere la nostra iniziativa, ovvero far sapere ai turisti che esiste l’opportunità di fare un turismo diverso dal solito».
lastampa.it

Quest'estate viaggio fuori rotta. Itinerari e letture per una vacanza fuori dai circuiti turistici. Senza rinunciare all'emozione.

Vicino o lontano, ma soprattutto insolito: è questa la parola d’ordine del nuovo modo di viaggiare. Lontano dalle formule tutto compreso, vicino a suggestioni culturali, ispirato sempre più da buoni libri e festival di qualità. I nuovi percorsi partono dalle pagine scritte per riportare il lettore a quel modo di conoscere il mondo che era dei pellegrini e dei viaggiatori lenti, guidati a volte da un romanzo, e sempre da una grande storia. Perché il senso del viaggio è anche il senso della letteratura, come nelle parole del grande scrittore-viaggiatore Paul Theroux: «Arrivare solo come uno spettro in un paese sconosciuto, al calare della notte, attraverso le campagne coperte di boschi, a centinaia di miglia dalla metropoli».

Dall’Appennino alla musica sulle Dolomiti, ai grandi racconti attorno al mondo, ecco alcuni consigli di viaggio e di lettura fuori dalle solite rotte.

ITALIA SCONOSCIUTA. Sottoterra, nel cuore dell’Appennino, i tunnel dei treni ad alta velocità. In superficie boschi silenziosi, vecchie case, alberi antichi. E’ qui che si arrampica Il sentiero degli dei di Wu Ming 2 (Ediciclo), racconto di un viaggio a piedi tra Bologna e Firenze, in cinque giorni contro la mezz’ora della TAV. Completo di cartine, il libro è anche una riscoperta di luoghi simbolici della storia italiana, dalla linea gotica alle ferite della guerra partigiana. E un Paese nascosto svela anche Giuseppe Ortolano con la guida 101 luoghi insoliti in Italia da vedere almeno una volta nella vita (Newton Compton): un viaggio dalle pinete della Val d’Aosta alle miniere in Sardegna, camminando sulle orme dei Promessi sposi sul fiume Adda e di Mario Rigoni Stern sull’altopiano di Asiago. Le Dolomiti, entrate l’anno scorso nella lista dei beni patrimonio dell’Umanità Unesco, sono invece protagoniste del Festival “I suoni delle Dolomiti”: fino al 27 Agosto, montagne, boschi e laghi sono lo splendido palcoscenico per decine di concerti e appuntamenti culturali. Tra i tanti, le esibizioni di Nicolò Fabi (18 luglio), Orchestra di Piazza Vittorio (22 luglio) e Carmen Consoli (27 agosto). Da non perdere anche Erri de Luca (sabato 17 luglio), Moni Ovadia (31 luglio) e Paolo Rossi (8 agosto). Info: www.isuonidelledolomiti.it

LE VIE DEI PELLEGRINI. Il cammino come percorso dell’anima, come quello dei pellegrini medioevali. Se i viaggiatori sono cambiati, le strade sono le stesse, come la sorpresa degli incontri lungo il sentiero. Gli itinerari dei pellegrini nel Contado Fiorentino (Le Lettere), a cura di Renato Stopani, porta i pellegrini moderni lungo le antiche vie Romee, in sei itinerari che partendo da Firenze incrociano la via Francigena e gli altri grandi percorsi del cammino religioso in Italia. Curiosità sugli antichi pellegrinaggi medioevali si trovano invece in L’altra Francigena (Le Lettere), dalle locande all’abbigliamento dei viandanti. I pellegrini in bicicletta troveranno utili consigli e tutte le tappe dettagliate in Guida al cammino di Santiago di Compostela in bicicletta (Terre di mezzo Editore): 800 km da Roncisvalle a Santiago, lungo l’antico tracciato medievale.

A TEMA. In viaggio inseguendo una passione: parte da una misteriosa bottiglia difettosa in un’enoteca di Parigi, per arrivare ai vitigni brasiliani e alle cantine della Borgogna, Le vie del vino dell’enologo Jonathan Nossiter (Einaudi), reportage che incrocia il vino con letteratura, arte e cinema. Gli appassionati di volo troveranno invece il loro paradiso al nuovissimo Volandia, il museo del volo dell’aeroporto di Malpensa: un affascinante percorso con cinque sezioni tematiche, 30 velivoli e mille modellini, attraverso la storia dell’aviazione mondiale (www.museoareonautica.it). Mentre l’affascinante saggio di Guido Cossard, Cieli perduti (Utet), guida il lettore alla scoperta del cielo e delle stelle, in un itinerario ideale tra i luoghi prediletti fin dall’antichità per l’osservazione degli astri.

LOW COST. Basso costo non vuol dire viaggi banali, e per scoprirlo basta sfogliare Turisti in braghe di tela – Oltre 100 consigli e proposte per andare in vacanza nonostante la crisi di Sara Ragusa (Terre di mezzo Editore), con consigli e itinerari “su misura” per viaggiatori curiosi e squattrinati. Non resterete delusi, tra l’ospitalità nelle case dei pescatori e nei fari in Croazia, il villaggio ecologico di Torri Superiore in Liguria, i Festival in giro per l’Europa. Oltre alle grandi capitali, sempre con un occhio al portafoglio.

INTORNO AL MONDO. Vicino è bello, ma resta intatto il mito del grande viaggio, tra popoli sconosciuti e Paesi remoti. E dove non arriva il viaggiatore, riesce da sempre la letteratura. Come in L’odissea di Elizabeth March (Einaudi), storia di una donna di umili origini che, nata in Inghilterra nel Settecento, viaggiò nel Mediterraneo e nell’Atlantico, fino ad essere rapita dal sultano del Marocco e ritrovarsi piccola pedina nel grande scacchiere della storia. Ma il vero capolavoro della letteratura di viaggio, e non solo, è Un treno fantasma verso la stella dell’Est, l’ultimo libro di Paul Theroux (Baldini Castaldi Dalai), che ripercorre lo stesso viaggio fatto a 30 anni da Londra al Giappone e ritorno, attraverso la Turchia, il Caucaso, l’India. Tutto in treno, per viaggiare davvero. Sbirciando il retro di esistenze minime, «Gli aspetti significativi della vita di un Paese, la miseria che gli aerei sorvolano».

Michela Gelati - famigliacristiana.it

Viaggi ai luoghi della fede: Montserrat, la Regina sugli abissi che dispensa grazie

I LUOGHI DELLA FEDE
Montserrat, la Regina sugli abissi che dispensa grazie


Da Monistrol la strada sale in stretti tornanti. È un’apparizione improvvisa, a una curva, il massiccio di Montserrat: splendido, tanto che accosti, ti fermi, per restare a guardare. Una schiera di guglie color oro, una accanto all’altra come sorelle; le forme più bizzarre – bambole, frati, teschi. Ma tutte arrotondate, limate da milioni d’anni di vento; da quando, qui, le acque del mare si ritirarono, e lasciarono indietro questo conglomerato di roccia, come un immenso trono. Come se si aspettasse una regina. In cima, il santuario. La facciata degli anni Quaranta, dura, d’impronta littoria, fa pensare a una fortezza. Ma in fondo alla navata centrale, in alto, c’è la cappella della Vergine. È nera e bella, austera; vestita d’oro, il Bambino in braccio. Nella mano destra regge il cosmo. Senza alcuno sforzo; come se naturalmente le appartenesse.

I pellegrini dalle prime ore del mattino si incolonnano. Quanti, pensi stupita, e sì che è un giorno feriale. Ragazzi, bambini, settantenni e fanciulle in short. Non t’aspettavi, nella Spagna di Zapatero, un’ora di coda, un lunedì mattina, per la Vergine di Montserrat. La messa delle undici, poi il Salve Regina delle voci bianche della antica Escholania. Ora la grande chiesa è stracolma. La limpidezza vertiginosa delle voci infantili nella penombra lucente di ori; poi, i cinquanta bambini in veste nera lasciano l’altare, ordinati, in fila – le braccia nascoste sotto la cotta bianca, come ali riposte. La processione dei pellegrini riprende: dalla navata li vedi lassù davanti alla Vergine, che sfilano, e la accarezzano con una mano. C’è chi, soprattutto i ragazzi, si ferma solo un istante, e chi indugia, come non volendo andar via, come volendo spiegarsi, e insistere. Forse, ti viene il pensiero, quell’attardarsi è il segno di un dolore, è l’implorare ostinato una grazia.

Grazie, ne fa questa Madonna catalana, venerata dall’880. Quando dei pastori videro una sera una luce sopra a una grotta. Tornarono insieme ad altri, e anche gli altri videro la luce. Dentro a un antro ostruito dai detriti trovarono una immagine della Vergine. Oltre mille anni fa. Le leggende affondano nel buio del tempo, si intrecciano, si sovrappongono.

Era, quella Madonna, la icona che secondo un’altra tradizione i cristiani di Barcellona avevano nascosto 170 anni prima, per salvarla all’avvicinarsi dei Turchi? Quelli che nascosero quella Madonna, narra la leggenda, furono tutti uccisi in un’imboscata dell’invasore. Chi indicò allora ai pastori, quasi due secoli dopo, la grotta?

Era da sempre, il massiccio svettante sulla aspra dolcezza della Catalogna, un posto singolare. Un posto da eremiti, che amavano il silenzio e le rocce del Montserrat. Così lunari, in alto, verso Saint Jeroni; così diverse ciascuna dall’altra, tanto che un monaco solitario poteva bene affezionarsi a ognuna, e chiamarla, ti immagini, per nome, nel gran silenzio rotto solo dal vento nelle gole. Fu anzi da uno di quegli eremi che nacque il monastero di Montserrat, nell’undicesimo secolo, generato dall’abbazia di Ripoll. Il filo della fede qui non si è mai interrotto. Quando l’esercito napoleonico salì fin qui e incendiò e rase al suolo ogni muro, la storia forse sembrò finita. Ma i monaci sono tornati. Ancora oggi qui ci sono i benedettini. Sono in settanta. Il più vecchio ha 96 anni e a settembre arriverà un novizio ventenne. La storia continua.

E il respiro di Montserrat ha i ritmi della preghiera benedettina. Alle 7 e trenta le lodi, poi la messa, il rosario, i vespri. Guardi i monaci seduti nel coro della chiesa. Cantano. «<+corsivo>Luminis fons, lux et origo lucis<+tondo>», recita l’inno questa sera, mentre fuori il sole tramonta. Come un cerchio, la preghiera monastica compie l’arco del giorno, e attende l’alba. Non ci sono più invece, sulle cime, gli eremiti. Ma il visitatore che sale a Saint Joan e più oltre, fra le rocce spoglie e i lecceti, si imbatte ancora in piccole cappelle, o in grotte o rovine, dove per secoli uno dopo l’altro dei monaci hanno vissuto. Restano, di quelle capanne, quattro mura davanti all’abisso. È estate, eppure fa quasi freddo. Com’era l’inverno degli eremiti, quando la nebbia attorno cancellava ogni cosa? Te li immagini magri e ischeletriti come il san Geronimo di Caravaggio esposto al museo dell’abbazia. Di cosa vivevano quegli uomini? Di preghiera, radici e dell’eco delle campane, come una voce amica che arriva fin quassù.

Strano posto, davvero, consideri fra te, mentre contempli queste cime misteriose come Dolomiti, ma più domate, soggiogate dal tempo. Da qui in alto Montserrat pare il luogo di un confronto titanico fra la roccia, la materia opaca e gibbosa lasciata dalla Creazione, e il nulla, davanti; il luogo della lotta fra la materia e il nulla. Un uomo normale, qui, prova un po’ di paura; ha l’istinto di tornare a valle, fra i suoi simili, nel caldo delle case degli uomini. Ma in questo incrocio di abissi una Madonna si è insediata, domina e regina; di quella mole di pietra ha fatto un trono. E in una storia infinita di lotte, distruzioni, cacciate, guerre, gli uomini continuano a tornare dalla regina di Montserrat. Tornano, a domandare.

Fuori dal santuario e anche accanto alla Santa Cova, la grotta del ritrovamento, c’è il libro dei pellegrini: pagine e pagine di parole scritte fitte. Ci sono gli ex voto: noti nel cesto un ciuccio, e la fotocopia di un compito di trigonometria, e degli scarponi da montagna, lisi. Che grazie fa la Madonna di Montserrat? Sorride padre Josep-Enric Parrellada, ex rettore del santuario: «Prima di tutto, la grande grazia di andare avanti nella fatica quotidiana. Noi benedettini siamo chiamati ad accogliere i pellegrini come accoglieremmo Cristo. Poi la gente torna a casa, e racconta cosa ha visto; e c’è una rete di fede che si allarga da qui, una rete che non si vede, ma opera». Oltre due milioni di persone ogni anno. Pellegrini o turisti? Padre Parellada crede poco alla distinzione: chi può sapere, risponde, che cos’ha nel cuore il visitatore apparentemente più distratto?

Già, la questione è il cuore. Cosa domanderà il giovane padre che allunga la sua bambina di due anni più vicina che può, proprio addosso alla Vergine? E la vecchia signora sola, ultima a andarsene questa sera, dopo i vespri? E cosa dice in realtà il grande organo della basilica, sotto le mani nervose di un organista sconosciuto? Nella navata buia e semivuota prima del rosario, in quelle note avverti inquietudine e domanda; sembra un discorso, e vorresti restare lì fino a notte a ascoltare, e forse, pensi, capiresti allora la lingua di Montserrat.

Fuori ora la notte va riempiendo lo strapiombo, i pellegrini se ne sono andati, e resta solo il vento. Fa freddo. L’unico tepore viene dai mille ceri accesi accanto alla chiesa, come un esercito schierato e implorante. Là in fondo, in alto sopra all’altare, sola, scintilla d’oro la Vergine nera. È così regale e in pace, col mondo in una mano e il Bambino nell’altra; di ogni cosa, fra la materia e l’abisso, regina.
Marina Corradi - avvenire.it