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Villa Borghese tra parchi piu' affascinanti

C'é anche Villa Borghese tra i dieci parchi più affascinanti del mondo eletti dalla prestigiosa rivista tedesca 'Focus'. Accanto al 'polmone verde' della Capitale compaiono parchi celebri come Hyde Park a Londra o Central Park a New York. Citati anche il Prater di Vienna, il Parc Guell di Barcellona e i Giardini del Lussemburgo di Parigi.
Nell'ampio reportage viene sottolineato l'aspetto storico-culturale del parco di Villa Borghese che "offre all'interno dei suoi cinque chilometri quadrati di superficie attrattive spettacolari come fantastiche sculture, cascate e fontane''. "E, per chi non ne avesse ancora abbastanza dell'infinita offerta culturale di Roma, vale davvero la pena entrare nel museo e nella galleria di Villa Borghese per ammirare tesori artistici unici e inimitabili di grandissimi maestri come Leonardo da Vinci, Raffaello o Rubens'' spiega Focus che sottolinea: ''Peccato che Napoleone nel 1807 abbia portato al Louvre molte altre opere conservate nella galleria, altrimenti i capolavori conservati sarebbero stati ancora di più".
Gli altri parchi citati nell'articolo della rivista tedesca sono il Giardino inglese di Monaco, il Golden Gate Park di San Francisco, lo Stanley Park di Vancouver e l'Isola Margherita tra Buda e Pest, nella capitale ungherese.
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Dal Messico alla Cina negli hotel più alla moda dalla colazione all'aperitivo immersi in vasca


Si chiamano "swim-up bar" e sono diventati ormai una vera e propria moda nei resort più esclusivi di tutto il mondo: sono quei bar non già in riva al mare o a bordo piscina ma direttamente in acqua, che evitano al turista più pigro "l'onere" di dover abbandonare la vasca per concedersi un aperitivo o uno snack. L'importante è ricordarsi di bere e mangiare con moderazione, altrimenti uscire dalla piscina potrebbe risultare problematico. Ma c'è di più: arrivano anche i "ristoranti swim-up" con tanto di tavoli e sedie per metà in acqua, e non solo.

All'Hilton di Los Cabos, in Messico, come riportato dal Daily Meal, c'è ad esempio un sushi bar direttamente nella piscina 'infinity' del resort. Il Grand Wailea di Maui alle Hawaii ha addirittura una "activity pool", una mega-piscina costruita su sei livelli differenti, per nove vasche, dove gli ospiti possono fare di tutto: da una partita di pallavolo al drink. Lo swim-up bar è tra l'altro ricavato sotto una grotta artificiale. Sempre alle Hawaii, allo Sheraton Waikiki di Honolulu, il bar è nella piscina che si affaccia direttamente sull'oceano. Con poche bracciate si può ordinare la propria consumazione. La piscina del Tropicana di Las Vegas si spinge oltre: oltre allo swim-up bar ci sono anche due tavoli impermeabili per giocare a blackjack. La postazione è accompagnata da asciugamani per tenere le dita asciutte e anche di 'scatole' speciali in cui asciugare le banconote nel caso dovessero bagnarsi. Il Delano di Miami Beach in Florida ha tavoli e sedie da perfetto bistrot in acqua, con tanto di design d'autore. Il Water Salon è stato infatti concepito dall'architetto Philippe Starck. Sott'acqua gli altoparlanti trasmettono musica classica.

Al Ritz-Carlton di Grand Cayman non c'è nemmeno bisogno di nuotare per arrivare al bancone del bar al centro della piscina. È il personale che raggiunge gli ospiti con cocktail e snack. Se ci si vuole rilassare senza il rischio di essere disturbati da bambini chiassosi si può considerare il Riu Palace Macao a Punta Cana, Repubblica Dominicana, che è stato appena rinnovato e inaugurato come hotel 'bambini free', dove sono ammessi solo adulti. Anche in questo caso c'è lo swim-up bar che tra l'altro è stato ricavato proprio nell'area prima destinata ai più piccoli. Relax in acqua anche dall'altra parte del globo, allo Sheraton Sanya Haitang bay Resort nell'isola cinese di Hainan, dove seduti sugli sgabelli dentro la piscina si fa anche colazione.
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Alto Atlante, le montagne 'svizzere' del Marocco


(di Ida Bini)

Ad appena cento chilometri dall’esotica Marrakesh, viaggiando verso est, si scoprono pascoli verdi, boschi di eucalipti e lecci, laghetti alpini e mucche al pascolo; un paesaggio strano, insolito, sicuramente inaspettato rispetto a quello più stereotipato di deserto, suq e oasi a cui si è abituati in terra di Marocco. L’inconsueto paesaggio bucolico, più elvetico che africano, appartiene alla catena montuosa dell’Alto Atlante, che ospita vette altissime, anche sopra i 3mila metri, dove d’inverno si fa trekking ma si può anche sciare.

Il viaggio su queste montagne permette di scoprire luoghi seducenti e un po’ misteriosi ma soprattutto forti contrasti come le ampie vallate color smeraldo interrotte da profonde gole rocciose, simili a canyon americani, erose dal vento caldo del Sahara.

L’itinerario, da fare rigorosamente con un fuoristrada per la presenza di lunghi tratti non asfaltati, parte da Tizi n’Tichka, a 2.260 metri, il passo più alto del Paese, e attraversa il villaggio berbero di Telouet, che sorge su un altopiano coloratissimo tra campi coltivati. Il centro abitato sorge tra alte pareti rocciose color rosso acceso, erose dal vento che lasciano intravedere le pareti fortificate delle abitazioni tra la terra. Prima di lasciare il villaggio è bene visitare la Casbah di Glaoui, il palazzo del sultano, con le stanze finemente decorate e un bellissimo cortile.

La strada prosegue tra le gole delle miniere di sale, di cui una visitabile dopo qualche chilometro di tornanti, ed entra nella valle di Aït Bouguemez dove sorge il bellissimo villaggio di Aït Benhaddou, dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità. E’ un labirinto di viuzze strette tra case di paglia e fango, costruite secondo la tecnica pisé (o della terra battuta) con argilla umida compatta, che sale sopra una collina da dove si ammira, oltre le montagne, il deserto del Sahara in uno spettacolo suggestivo ed emozionante. L’antico ksar (villaggio fortificato) regala una fortezza di sabbia rossa con vista sul deserto. E’ un luogo davvero magico che ha ispirato registi e scrittori: da David Lean che lo scelse per girare Lawrence d’Arabia a Franco Zeffirelli che vi ambientò Il Gesù di Nazareth; da Ridley Scott per Il Gladiatore a Robert Aldrich per girarvi le scene di Sodoma e Gomorra. Qui vengono realizzati film western e biblici, proprio per il terreno rossastro, per le torrette fortificate e le piccole case cadenti che fanno da perfetto sfondo naturale.

L’itinerario tra le montagne con mille tornanti e tante carovane di cammelli prosegue per Ouarzazate, la porta del Sud, dove si trovano la bella Taourirt e dal 1983, gli studi cinematografici Studios Atlas (www.studiosatlas.com), i più grandi del mondo, da visitare assolutamente per ripercorrere la storia del cinema internazionale. Qui sono stati girati film legati al deserto come L’ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese e Il tè nel deserto di Bernardo Bertolucci, solo per citare i due più famosi.

La città di Ouarzazate, incastonata tra la valle del Dra, è circondata da montagne bellissime e alte: qui le strade, le gole, le valli appartengono a un paesaggio quasi primordiale, incontaminato, come se il tempo si fosse fermato del tutto. Grazie alla nascita degli studios cinematografici, però, la cittadina è diventata molto turistica: lungo il viale principale – boulevard Muhammed V - ci sono negozi, alberghi di lusso, caffè e ristoranti. Rappresenta un’oasi di modernità in uno spazio davvero lontano dal mondo. Fuori città, in direzione di Tinerhir, si trova la Casbah Taorirt, un interessante edificio monumentale trasformato in complesso turistico, spesso usato come location per i film.

Da qui il percorso scende verso Zagora, lungo il corso del fiume Dra, e attraversa un paesaggio completamente diverso: verdissimo con le alte montagne tutte intorno che ricordano le Highlands scozzesi, mentre filari di palme si stagliano all’orizzonte. Dopo aver fatto tappa nella città di Agdz, ai piedi del Jebel Kissane, si viaggia verso l’oasi di Tamnougalt, un tempo capitale della regione e ora abitata da pochi berberi che commerciano in datteri e pascolano capre. Anche Zagora con la bellezza dei suoi scenari naturali, la quiete del deserto, i cieli blu e con il ksar dell’XI secolo costruito oltre il fiume, contribuisce a rendere ancor più affascinante questa zona del Marocco, che siamo abituati a vedere nei film ma che qui è davvero reale.
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Il Festival del tango: la Buenos Aires dei giovani

Una carrellata di luoghi e suggestioni per chi approccia la capitale argentina in modo disinvolto

(di Eugenia Romanelli)

Parlare di Buenos Aires in poche righe è un'impresa ardua, come anche consigliare cosa vedere, dato che da vedere c'è tutto. Ma una rassegna sulla città vista con gli occhi dei più giovani è possibile e per questo la carrellata a seguire sarà utilissima a chi approccia la capitale argentina in modo disinvolto e colloquiale. Partendo dall'obelisco, il monumento più rappresentativo di Buenos Aires costruito nel 1930 per commemorare il terzo anniversario dell'indipendenza del paese (di notte è una visione memorabile), si possono percorrere le due principali arterie della città, Calle Corrientes e Calle 9 Julio (considerata la strada più lunga del mondo). Sulla Avenida Corrientes si trova la maggior parte dei teatri della città ed è il cuore della vita notturna e bohemien, con librerie, bar, caffè, pasticcerie e pizzerie: nacque qui il famoso tango di Carlos Gardel (vedi articoli correlati). La Avenida 9 de Julio invece vanta importanti luoghi storici come l'Ambasciata Francese, il Teatro Colon, Piazza Costituzione. Ovviamente non si può mancare nemmeno Plaza de Mayo, la più famosa di Buenos Aires, altro punto strategico per cominciare il tour dei principali luoghi di interesse della città, tra cui la cattedrale, la Banca nazionale e la Casa Rosada (il palazzo presidenziale), oltre che luogo simbolo dei momenti politicamente più importanti per il paese. Qui, da notare c'è anche il Cabildo, edificio coloniale che spesso passa inosservato, al confronto con la Casa Rosada: sembra una chiesa, è stato un carcere, ma è l'edificio da dove si amministrava il paese durante la colonizzazione spagnola fino al 1822 (all'interno c'è un piccolo museo sulla sua storia e sulla rivoluzione di Maggio). Calle Florida invece è la strada dello shopping, con grandi catene di abbigliamento: percorrendola tutta, si arriva alla leggendaria Plaza de San Martín.

Anche Piazza Italia, per tutti altri motivi, è un luogo da non perdere: all'altezza del 4000 di Av. Santa Fe, nel quartiere Palermo, dove terminano anche l'Av. Sarmiento e la Av. Las Heras, si trova davanti alla Sociedad Rural Argentina, il giardino Zoologico e Botanico. E' uno dei luoghi di ritrovo degli studenti della città (punto di incontro il monumento a Garibaldi), da dove partì, nel 1894, il primo tram elettrico di Buenos Aires: la polvere di mattone dei camminamenti poeticamente contrasta con il verde intenso delle piante e arboli che la circondano.

Il quartiere cinese (Barrio Chino) invece è un viaggio nel viaggio: sviluppato intorno alla Calle Arribeños e all'Avenida Juramento, vicino alle Barrancas de Belgrano, è il cuore delle comunità immigrate dalla Cina e dalla Corea e vi si trovano cibi e ristoranti tipici, un tempio buddista, panetterie cinesi, erboristerie, studi di agopuntura e auricultura, e cianfrusaglie varie. Altra curiosità è poi il quartiere di San Telmo, dove ha sede uno dei più antichi e meglio conservati mercati della capitale argentina: tra stradine di ciottoli e case coloniali si possono trovare incredibili negozi di antiquariato. Sempre per chi ama le chicche, ogni domenica mattina, nelle strade Calles Calles Güemes e Vito Dumas a Vicente López, sulla riva del fiume de la Plata, a Gran Buenos Aires della Repubblica Argentina, tutti a naso in su per il Batoco, acronimo di "Barriletes a Toda Costa" (Aquiloni a Tutta Costa): obiettivo costruirli e farli volare, e anche contribuire alla loro ricerca e al disegno.

Sempre nell'ottica di una gita fuori porta, vale la pena la Laguna di Chascomus, a 100 chilometri da Buenos Aires: con ottimi camping, è perfetto per un relax assoluto (sulla strada si può fare una sosta a Atalaya, dove si vendono le migliori mezzelune argentine). Oppure una passeggiata al Rio della Plata: camminando lungo avenida Libertador, svoltando in una strada verso il fiume, si incrocia la ferrovia dalla costa e, passato il fiume, si trovano spiagge con vista mozzafiato. Ma gli amanti della natura potranno trovare anche in città vere e proprie distese di verde, sia al Giardino Botanico (luogo piacevolissimo), sia nel minuscolo giardino giapponese della città: le piante ovunque, tanti piccoli ponti e i pesci nelle lagune artificiali fanno dimenticare di trovarsi in una grande metropoli (il biglietto comprende un the nella casa da tè).

Per niente triste, poi, il bellissimo cimitero della Recoleta: nel pieno centro del signorile quartiere omonimo, è una incredibile città di morti illustri con strade, viali, addirittura piazze, statue in marmo, cripte signorili e sarcofaghi aperti, tra Presidenti, attori, militari, ricchi, etc (la tomba di Evita è certamente un must, difficilissima da scovare tra l'altro). Tutt'altro spirito invece lo stadio del Boca Junior, dove a lungo giocò Maradona e dove si concentra più di mezza città ogni volta che si esibisce la squadra Xeneize (le partite del River Plate sono una sorta di religione per gli abitanti): si trova in uno dei quartieri più pittoreschi della città, La Boca, antica zona industriale di marinai molto caratteristica perché le case sono pitturate in mille colori con la vernice che avanzava delle navi (attenzione ad allontanarsi dalle vie principali: il quartiere, anche se oggi molto visitato, è pur sempre molto povero e gli scippi sono abbastanza frequenti). Sempre per gli appassionati, altro stadio da vedere è il Velez Sarsfield (nel sobborgo di Liniero, è il più grande in città): ospita le partite del Club Atlético Vélez Sársfield ed è stata sede di alcune partite dei Campionati Mondiali di Calcio del 1978.

E' intelligente farsi capitare anche una visita a Piazza delle Nazioni Unite (quartiere di Palermo) per vedere la Floralis Generica dell'architetto Eduardo Catalano: misura quasi 20 metri di altezza e pesa circa 18 tonnellate, ha sei petali di alluminio e acciaio ed è istallata in un parco di quattro ettari pieno di alberi misti. Il fiore, eretto su uno specchio d'acqua, apre i suoi petali durante il giorno e li chiude durante la notte e cambia colore con la posizione del sole. Suggestioni simili anche per il Madero Port di Calatrava (ponte pedonale rotante costruito in Spagna e inaugurato nel 2001), oltretutto ottima occasione per visitare il quartiere moderno di Buenos Aires e ammirare l'Hotel Faena di Philippe Starck, gli edifici progettati da Cesar Pelli (Torres Petronas, Kuala Lumpur), il Museo della Fondazione Fortabat.
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Al Maxxi l'Italia di Le Corbusier


(di Nicoletta Castagni)
Le suggestioni d'Italia nella formazione e nell'intero percorso creativo del grande architetto, pittore e scultore Le Corbusier riaprono il 18 ottobre la stagione autunnale di mostre del Maxxi. Esposte fotografie, disegni, acquarelli e dipinti realizzati dal maestro svizzero, naturalizzato francese, considerato il più influente rappresentante del Movimento Moderno e uno dei padri dell'urbanistica contemporanea.
L'importante rassegna, intitolata 'L'Italia di Le Corbusier' e curata da Marida Talamona, è stata organizzata da Maxxi Architettura in collaborazione con la Fondation Le Corbusier di Parigi. E anticipa di qualche settimana l'esposizione di Maxxi Arte 'The Refusal of Time' di William Kentridge, in prima italiana dopo Documenta 13 di Kassel, una vera e propria esplosione di musica, immagini, ombre cinesi. Due mostre di richiamo per il museo romano che, commissariato a maggio dal Mibac, continua a vivere un momento delicato. Proprio per settembre è prevista la presentazione del bilancio da parte del commissario Antonia Pasqua Recchia, il cui mandato è di quattro mesi. Intanto il Maxxi non chiude per ferie (sarà aperto tutto agosto, compreso il 15) e pensa alla sempre molto attesa rassegna di architettura, questa volta incentrata sul ruolo svolto dall'Italia nella formazione artistica e nella concezione architettonica di Le Corbusier. Il percorso espositivo si articolerà in quattro sezioni tematiche e cronologiche, a partire dai quattro viaggi compiuti nel Bel Paese tra il 1907 e il 1923, quando l'Italia è soprattutto un oggetto di studio per il giovane architetto affascinato dallo spirito costruttivo della civiltà romana.
A raccontare questa fase, materiali come l'orologio disegnato e realizzato per l'Esposizione Internazionale di Milano del 1906, gli acquerelli del viaggio in Toscana del 1907, i disegni architettonici di Pompei, Roma e Villa Adriana, Pisa e della Certosa di Ema (1911). Ecco quindi l'interesse per la pittura, gli scambi tra Purismo e Metafisica con opere di Carrà, Severini, Morandi, per poi proseguire con gli anni '30 che vedono un ulteriore intensificarsi dei rapporti tra Le Corbusier e gli architetti razionalisti italiani, nonche' con industriali di spicco da Agnelli e Olivetti e i tentativi di ottenere un incarico dal Duce. Esposte qui le sei tavole a colori con le quali l'architetto illustra a Milano le sue proposte urbanistiche, i disegni per Roma, Sabaudia e Pontinia inviati a Giuseppe Bottai e i fogli del piano per Addis Abeba. La mostra si conclude con il progetto per il Centro di Calcolo elettronico Olivetti a Rho e quello per l'Ospedale di Venezia (non realizzati), testimoniati da disegni e modelli originali in legno
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Immersioni, al top parco sommerso Baia


Il sito italiano indicato da Travel&Leisure come uno dei più interessanti per i sub

Il Parco archeologico sommerso di Baia a Pozzuoli al top fra i siti più interessanti per le immersioni in luoghi 'speciali' come quelli in cui si trovano antiche rovine, relitti delle grandi guerre e perfino opere d'arte. A stilare la classifica è il sito americanoTravel&Leisure che mette il sito italiano in testa alle immersioni più 'cool' del pianeta.

Non solo barriere coralline, specie variopinte di pesci o il brivido di incontri 'ravvicinati' (ma in sicurezza) con gli squali: mari e oceani custodiscono anche attrazioni che non sono opera di madre natura ma recano la firma dell'uomo. È il caso del Parco archeologico di Baia appunto, una passeggiata in una sorta di Pompei sommersa. Accessibile anche con immersioni di difficoltà bassa, l'area comprende resti di un intero complesso termale, la Villa dei Pisoni del I secolo a.C., la villa a Protiro con i suoi mosaici di piastrelle bianche e nere.

Travel&Leisure cita anche un altro sito italiano, quello dello specchio d'acqua antistante l'abbazia di San Fruttuoso, tra Portofino e Camogli in Liguria, dove si trova il Cristo degli Abissi, posta a ricordo dei morti in mare e di quanti al mare hanno dedicato la propria vita. La statua vi fu posata nel 1954 per iniziativa di Duilio Marcante ed è diventata una delle immersioni più famose del mondo. Ogni anno, alla fine di agosto, nella baia si svolge una cerimonia con la benedizione delle acque, la processione alla luce delle torce, l'immersione dei subacquei che raggiungono il Cristo e vi depongono una corona di alloro.

Per i provetti sub le opzioni indicate dal sito americano sono tante in tutto il mondo. C'è il Museo d'Arte subacqueo di Cancún, in Messico, dove ammirare in muta – o in alternativa in barca con fondo trasparente – oltre 400 opere dello scultore britannico Jason de CairesTaylor che coralli e abitanti del mare ormai stanno rimodellando. Si trova invece a 25 metri sotto il Mare cinese orientale il controverso e misteriosomonumento di Yonaguni, scoperto per caso nel 1987 da sub che monitoravano squali martello. Si tratta di una formazione che assomiglia a una piramide la cui origine però non è ancora chiara: per alcuni studiosi si tratta di un'opera ancestrale dell'uomo, per altri è una formazione geologica naturale anche se rara.

Sott'acqua si può trovare perfino un ufficio postale, nel santuario marino di Hideaway Island a Vanuatu. La notizia è che "l'ufficio" funziona: per 4 dollari si può inviare una cartolina 'water proof' in tutto il mondo. Chi ama l'atmosfera 'sub' può anche decidere di soggiornare nel Jules Undersea Lodge, in Florida. Si tratta un'ex stazione di ricerca sottomarina degli anni Settanta adibita ad albergo. Vi si organizzano anche matrimoni: location unica assicurata. Se gli abissi sono la vostra passione farà al caso vostro anche il ristorante sottomarino Ithaa alle Maldive.
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In vacanza a Santa Maria di Leuca, tra spiagge, cale e grotte e un santuario tutto da scoprire


(di Ida Bini)
Per raggiungere Santa Maria di Leuca, nell’estrema punta meridionale del Salento, si attraversa una terra color rosso scuro, punteggiata di fichi d’India e bianchi muretti a secco, nascosti tra filari d’ulivi secolari. Il profumo del mare è ovunque, anche se non si vede. Quando si arriva in prossimità della bella cittadina pugliese si ha la sensazione di scendere, di viaggiare verso la fine d’Italia: una luce accecante avvolge la città con il suo porto, la piazza e il santuario, il belvedere e il lungomare che regala nello stesso giorno la possibilità di ammirare alba e tramonto, ma su due mari diversi, lo Ionio e l’Adriatico.
Santa Maria di Leuca abbraccia due litorali diversi, due versanti con caratteri opposti: sabbioso e aperto quello ionico; ricco di scogli, insenature e grotte quello adriatico. E’ più facile arrivare in città dall’entroterra che dal mare: Leuca, infatti, si trova all’incrocio di forti correnti e la navigazione qui è spesso burrascosa; la stessa scelta delle spiagge più tranquille e riparate dipende solo dal vento, se spira tramontana oppure scirocco.
Punto di partenza per visitare la città è la grande piazza centrale con il santuario di Santa Maria de Finibus Terrae: sorge in alto, sopra il porto, e regala una vista mozzafiato sul mare, con punta Meliso e punta Ristola che segnano i confini dell’insenatura. Il santuario, che sorge su un tempio dedicato alla dea Minerva – c’è ancora l’ara dei sacrifici – venne visitato e benedetto da san Pietro, che passò per la città pugliese diretto a Roma nel 43 dopo Cristo. Secondo i racconti dei vecchi pescatori salentini, dunque, quella di Leuca sarebbe la prima chiesa della cristianità. Distrutta e ricostruita cinque volte, è sempre stata meta di pellegrini, che si raggruppano sul piazzale immenso della chiesa, con al centro un gioco d’arcate e un faro alto quasi 50 metri. Il 15 agosto è il giorno in cui si festeggia Santa Maria, la madonna di Leuca, la sua santa protettrice, e lo si fa con una solenne processione a mare da Castrignano del Capo (di cui Santa Maria di Leuca è in realtà la frazione più grande) alla marina di San Gregorio e con appuntamenti in città che si anima di sagre – la più attesa è quella del pesce fritto – e di manifestazioni sul lungomare, con gli immancabili fuochi d’artificio finali sull’acqua.
Per recarsi al porto si scende la lunga scalinata, realizzata in periodo fascista, che affianca la cascata, opera dell’acquedotto pugliese, il più grande d’Europa, attiva con tre balzi soltanto a Pasqua e il 15 agosto per la festa patronale. Ai suoi piedi c’è il lungomare - pieno di localini, ristoranti, di case dei pescatori e delle estrose ville ottocentesche - che arriva al piccolo porto turistico: è da qui che ci si imbarca per arrivare alle cale, alle grotte e alle spiagge più belle dei dintorni e per ammirare i fondali, ricchi di alghe rosse e verdi e popolati da saraghi, aragoste e ricciole. Il versante adriatico ha il mare color smeraldo e la costa rocciosa bucherellata di grotte, fiordi e insenature: le alte falesie sprofondano fino a 50 metri vicino alla costa ma ogni tanto la roccia lascia spazio a deliziose calette dove fermarsi a fare il bagno.
Bellissime sono la grotta dello Spruzzo, dove le onde si infrangono formando uno zampillo d’acqua; della Vora con la luce che arriva fino in profondità; e del Laghetto, nel fiordo di Ciolo, che sfocia in uno specchio di acqua dolce. Sulla costa sorgono località marine molto belle da visitare, come il delizioso borgo di Tricase, Castro, famosa per la grotta Zinzulusa, e Santa Cesarea Terme, rinomata stazione termale dal 1899. E, ancora, Porto Badisco, insenatura naturale profonda e immersa tra i fichi d’india e la macchia mediterranea, e la bellissima città di Otranto, famosa per il castello aragonese e le sue spiagge sabbiose, attrezzate e comode, come l’incantevole Baia dei Turchi. Il versante ionico, invece, lascia spazio a spiagge sabbiose circondate da dune e dalla macchia mediterranea, dove la sera gli stabilimenti si trasformano in ristorantini e luoghi per le feste sull’arenile: Torre San Gregorio, Torre Vado e la spiaggia libera di Pescoluse, nota come “le Maldive del Salento” per la trasparenza dell’acqua e la presenza di bianchi gigli di mare tra le dune. Anche sul versante ionico ci sono alcune suggestive grotte; le più belle sono la grotta del Fiume, dove il mare diventa color verde-acqua, e la grotta delle Tre Porte, caratterizzata da tre monumentali ingressi. Più a nord si estende la lunga baia di Gallipoli, che va da Lido Pizzo, frequentato dai nudisti e amato dalle celebrità, a Punta della Suina con due piccole spiagge attrezzate e un bar sulla terrazza panoramica in cui fermarsi a mangiare frise profumate e succose; la baia è un susseguirsi di stabilimenti dove prendere un aperitivo e godersi il tramonto o dove bere qualcosa la sera ascoltando buona musica.
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Montagne Rocciose, nelle terre dei Nativi


Il richiamo sacro della natura, tra praterie, picchi 'maledetti', antiche tradizioni

(di Stefania Passarella)

L'estate sulle Montagne Rocciose degli Usa, nella cosiddetta "altra America" nel nord-ovest del Paese abbracciata dagli Stati di Wyoming, Idaho, Montana, South Dakota, si declina principalmente nei tour dei grandi parchi, Yellowstone in testa, nel mettersi alla prova in sessioni adrenaliniche di rafting e rodeo o in attività più rilassanti come la pesca e le escursioni a bordo di lama o cavalli. Ci sono però dei luoghi in cui il richiamo della natura, gli orizzonti sconfinati di praterie e montagne diventano sacri. Sono le riserve dei Nativi, dei Lakota o dei Shoshone tanto per citarne alcuni, in cui sopravvivono la cultura degli "Indiani", i loro rituali, l'artigianato. È anche qui che la vera America prende forma.

Le riserve che si possono visitare sono diverse e se non si prende parte a itinerari organizzati da tour operator ma si preferisce il 'fai da te' è sempre bene programmare in anticipo tappe e spostamenti. Magari con l'ausilio di guide o agenzie del posto, contribuendo all'economia locale. Diversi gli spunti di percorsi a tema su questo versante delle Rockies.

Nel Montana, il quarto Stato più grande degli Usa dopo Alaska, Texas e California, giunsero le prime tribù indiane dopo il lungo passaggio dall'Asia per lo stretto di Bering. È soprannominato Big Sky Country ed effettivamente quel che più affascina i visitatori sono i suoi panorami montani, l'orizzonte indefinito. In molte aree il cellulare nemmeno prende, per la gioia di chi ha bisogno di essere costretto a staccare la spina. Nelle sue praterie in tempi antichissimi cacciavano i bufali i progenitori degli Indiani Salish (500 D.C.), poi giunsero nel XVI secolo i Flathead e poi ancora i Shoshone nel '600, i Crowlungo le sponde dello Yellowstone River. Nel '700 fu la volta dei Black Feet. Attualmente ci sono sette riserve per 12 diverse tribù, delle quali però una, laLittle Shell Band di Chippewa, è ancora "senza terra" in attesa del riconoscimento delle autorità federali. Il territorio delle riserve è il 9% dello Stato. I siti storici delle riserve sono il National Bison Range, rifugio che si estende per 8mila ettari di terreno nellaFlathead Reservation, il Little Bighorn Battlefield National Monument nella Crow Reservation. Una delle maggiori celebrazioni indiane del Montana è il Crow Fair Powwow Rodeo, che quest'anno è in programma dal 15 al 20 agosto, ma anche il Rocky Boy's Annual Powwow (dal 2 al 5 agosto) o la Fort Belknap Mid-Winter Fair a Fort Belknap Agency.

Nel South Dakota vivono complessivamente 58mila Nativi, principalmente delle tribùDakotaLakota e Nakota o la Grande Nazione Sioux come vennero erroneamente chiamate dall'uomo bianco. È l'unico Stato che offre una via panoramica a tema, laNative American Scenic Byway, che attraversa le nove riserve dello Stato disseminate per lo più lungo il percorso del fiume Missouri. Il percorso è lungo 600 chilometri e coincide con l'antica Historic Hiwhway 1860, da Chamberlain a Fort Thompson. Attraversa la Lower Brule ReservationFt. Pierre e la Cheyenne River Sioux Tribe Reservation e termina a Standing Rock Sioux Tribe Reservation.

Buone notizie per chi punta sul turismo sostenibile: nel South Dakota le tribù dei Lakota e Dakota si sono unite nel '93 in un'Alleanza Tribale per il Turismo, la Alliance of Tribal Tourism Advocates (ATTA, www.attatribal.com), organizzazione non-profit che promuove il turismo come opportunità di sviluppo e crescita economica per i Nativi, mantenendo il rispetto di tradizioni e cultura. Ogni itinerario presuppone l'esperienza di una guida Nativa, la partecipazione a celebrazioni e narrazioni di leggende, l'incontro con artisti Nativi, l'assaggio di specialità gastronomiche, l'incontro diretto con gli appartenenti alle tribù. Proposte di itinerari organizzati anche suwww.nativediscovery.org. Chi desidera avvicinarsi ai Nativi in modo unico puòsoggiornare nelle tende, nei Tepee, da luglio e fino a settembre. Di proprietà dei Nativi anche l'albergo del Casinò Fort Randall. Nelle Black Hills, oltre al monumento dedicato al Capo guerriero Crazy Horse, "Cavallo Pazzo", da segnalare anche un nuovo museo, inaugurato a Wall: è dedicato al massacro di Wounded Knee avvenuto nel 1890 nella riserva indiana Sioux di Pine Ridge.

L'Idaho lo abbiamo conosciuto di recente per la Allen Sun Valley Conference che ha riunito i guru della comunicazione globale e alla quale ha partecipato anche il premier italiano Mario Monti. È lo Stato "gemma" per gli statunitensi, per i suoi paesaggi esclusivi, ed è qui che si trovano alcune delle località sciistiche più rinomate. Anche nell'Idaho vivono tribù di Nativi, quelle dei laghi: Shoshone Bannock e Shoshone Paiutee quelle delle pianure: Coeur D'Alene, Nez Percè e Kootenai. Famosa la statua che ritraeSacajawea, la nativa Shoshone guida salvifica degli esploratori Lewis e Clark verso l'Oceano Pacifico all'inizio dell'Ottocento (www.sacajaweacenter.org). Nella terra deiNez Percè si visita invece l'omonimo parco storico nazionale. C'è anche un ufficio del turismo ad hoc: www.nezperce.org. Un'attività complementare può essere quella del rafting nel famoso Hells Canyon, il più profondo degli Usa, che si può praticare da maggio a ottobre sulle acque dello Snake River.

Nel Wyoming si trova la Wind River Reservation, una delle più grandi aree degli Usa in cui vivono gli Indiani, oggi circa 7mila appartenenti per due terzi agli irriducibili Arapahoe un terzo ai Shoshone. Il Forte Washakie fu costruito per proteggere i Shoshonedagli attacchi feroci degli Arapaho e di altre tribù. Oggi è un minuscolo paese sede della centrale operativa del Bureau of Indian Affairs. Tra i siti sacri per i Nativi c'è l'inconfondibile Devils Tower, una formazione geologica unica che fu anche il primo sito ad essere dichiarato monumento nazionale per volere del presidente Roosevelt. Secondo una leggenda lakota il Grande Spirito salvò portandole in cima al monte sette bambine che raccoglievano fiori e che furono minacciate da orsi: i solchi sui lati del monte sarebbero le incisioni degli artigli degli animali mentre cercavano invano di arrampicarsi. Alcune tribù considerano anche un sacrilegio le scalate compiute dai turisti e dagli sportivi. Aperto al pubblico tra giugno e settembre è il sito storico nazionale di Medicine Wheel, sacro ai Nativi e meraviglia per gli archeologi. Secondo gli studiosi il complesso (visto dall'alto ha l'aspetto di una ruota, ricorda in qualche modo Stonehenge) è opera dei Nativi preistorici che lo costruirono almeno mille anni fa. Oggi è ancora il luogo in cui si svolgono cerimonie religiose.
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Sperlonga, mare e acheologia


Riconoscimenti al gioiello arroccato a ridosso del Circeo, a metà strada tra Roma e Napoli

(di Ida Bini)

Per il nono anno consecutivo al mare di Sperlonga, in provincia di Latina, unico nella regione Lazio, è stata assegnata la “bandiera blu d’Europa”, riconoscimento internazionale che premia le località turistiche balneari, rispettose del proprio territorio e dell’ambiente. Quest’anno a Sperlonga, inoltre, è stata conferita la certificazione di avvalersi - insieme ad altri sette comuni italiani - del titolo di “borgo più bello d’Italia”. Il vero motivo che spinge a visitare Sperlonga, a metà strada tra Roma e Napoli, è la capacità del borgo di unire un mare da sogno a una tradizione storico-artistica davvero unica con musei, gallerie d’arte lungo le stradine che si inerpicano verso il centro, e scorci mozzafiato. Non è un caso che artisti, scrittori e intellettuali come Albert Camus, Arthur Miller, Natalia Ginzburg e Andy Warhol, e attrici di fama internazionale come Marlene Dietrich e Brigitte Bardot scelsero Sperlonga come luogo d’ispirazione e rifugio dorato, affascinati dalla sua accoglienza, dalla luce, dalle case bianche tra gli stretti vicoli con archi e scale, dalle sue spiagge sabbiose e dalle grotte naturali.

La spiaggia di Sperlonga è una striscia di sabbia soffice lunga dieci chilometri, che costeggia la strada degli alberghi e delle case estive, dove ci si gode il tramonto sull’arenile. Superato il borgo bianco che si arrampica in alto, la spiaggia prende il nome di Angolo fino alla grotta di Tiberio mentre, oltre il promontorio del Ciannito, il tratto sabbioso - più stretto e tortuoso e ombreggiato dalla riserva naturale dei monti Aurunci - si chiama Bazzano ed è circondato da una rigogliosa e profumata flora mediterranea. L’ultimo tratto di spiaggia è conosciuto con il nome di lido delle Bambole, sul quale si apre l’omonima grotta. E’ pieno di caverne, di spelonche, questo tratto di costa: sono cavità naturali che anticamente riparavano i cittadini dalle incursioni dei pirati, rase al suolo nel Cinquecento. In particolare è la grotta di Tiberio la vera, grande attrattiva di Sperlonga: qui l’imperatore fece costruire nel primo secolo d.C. una villa che degradava verso il mare. Oggi si visitano la grotta e alcuni resti della costruzione imperiale, mentre i prestigiosi frammenti di sculture e gli oltre 10mila reperti artistici, ritrovati dopo gli scavi archeologici compiuti nel 1955 durante la costruzione della via Flacca, sono custoditi nell’attiguo Museo archeologico nazionale. Nei pressi della storica villa di Tiberio è stata creata dal WWF Italia un’oasi (infatti si chiama Oasi Blu) di mare e arenile di circa 11 ettari che comprende anche un piccolo promontorio di macchia mediterranea dove è possibile fare percorsi naturali didattici.

Altrettanto affascinante è la piazzetta di Sperlonga, piccola, romantica, intima con i tavolini dei locali per il rito pomeridiano dell’aperitivo e dei ristorantini sul selciato e i muri tappezzati di bouganville. Il centro del borgo arroccato è un labirinto di stradine bianche fiancheggiate da boutiques, laboratori artigianali e piccole gallerie d’arte. Lo sguardo, che arriva fino al mare tra un arco e una scalinata, è interrotto dagli alti pini marittimi e dalle barche ancorate in rada.
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Ikea lancia catena hotel low cost

Alberghi 'low cost' ma con design nel segno della 'filosofia' Ikea. E' questo il nuovo progetto del colosso svedese dell'arredamento che ha annunciato la realizzazione di una catena di hotel in Europa.

Anticipata dal Financial Times, la notizia e' stata confermata da Harald Muller, manager di Inter Ikea, intervistato dal quotidiano svedese Svenska Dagbladet. Non ancora specificato l'ammontare dell'investimento che, secondo le stime di esperti citati dalla stampa tedesca, si dovrebbe aggirare intorno al miliardo di euro.

Il progetto prevede la realizzazione di cento hotel che pero', ha sottolineato Muller, non recheranno ne' il logo Ikea, ne' saranno arredati con i prodotti e i mobili 'fai da te' dell'azienda. Una catena di 'Budget Designer Hotel', cosi' e' stata definita dal manager, che punta a intercettare la domanda sia di chi viaggia per lavoro, sia dei turisti anche 'low cost'.

Il mercato ''prioritario'', ha detto Muller, e' la Germania ed e' proprio qui che il primo albergo sara' completato nel 2013.

La catena sara' gestita da un operatore alberghiero internazionale. Saranno hotel pratici ed economici, assicura Muller, in zone centrali delle citta'. Sara' eliminato ''tutto cio' che e' superfluo'', come i ristoranti ad esempio, mentre si puntera' su pratiche snelle e veloci per check in e check out, una buona colazione e internet veloce.

Muller ha confermato ''piani ambiziosi'' del gruppo nel settore immobiliare anche per quanto riguarda la costruzione di alloggi per studenti.
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