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Il turismo en plen air: l'appuntamento è per il Salone del Camper, in programma dall'8 al 16 settembre a Parma




Portandosi dietro la "casa" come una chiocciola. Il turismo en plen air,  nonostante la crisi economica e i troppi vincoli che esistono nel  nostro Paese per chi ha scelto di passare le vacanze in camper o in  caravan, è una realtà dinamica e interessante. Ogni anno, secondo i dati  del Ciset (Centro Internazionale di Studi sull'Economia Turistica  dell'Università Ca' Foscari di Venezia), sono 5,6 milioni i turisti en  plen air che visitano il nostro Paese, di cui 3 milioni di italiani e  2,6 milioni provenienti da altri Paesi. Cifre interessanti, considerando  anche che il turista itinerante, se da una parte non spende soldi in  strutture alberghiere, dall'altra spesso acquista beni e servizi  "altri".
In Italia, esiste dal 1977 Apc, l'Associazione dei produttori Caravan e  Camper, che rappresenta 41 aziende con con un fatturato complessivo di  600 milioni di euro, di cui il 58% destinato all'export.


 Quest'anno, Apc  ha presentato il primo Rapporto sul turismo en plen air. I dipendenti  del settore sono 4mila, a cui se ne aggiungono altri 3mila della  filiera; in totale vengono prodotti nel nostro Paese circa 13mila camper  all'anno. L'associazione, oltre a rappresentare gli interessi  dell'industria del caravanning made in Italy, si propone anche di  tutelare i diritti di chi viaggia in camper e in caravan. E proprio su  questo fronte c'è sicuramente molto da fare nel nostro Paese. Basta per  esempio considerare che in Italia ci sono circa 8.100 Comuni e soltanto  600 aree di sosta camper comunali attrezzate. La stessa Apc fin dal 2001  ha realizzato iniziative come il bando «I Comuni del Turismo all'Aria  Aperta», attraverso il quale sono state realizzate 26 aree di sosta  comunali.
Per quanto riguarda le immatricolazioni di camper nuovi, la domanda ha  continuato a crescere fino al 2007 quando il settore ha raggiunto il suo  massimo, con quasi 15mila unità immatricolate, una cifra raggiunta  senza mai beneficiare di alcun sostegno. Con l'avvento della crisi,  tuttavia, la domanda interna ha vissuto un calo fino alle circa 7mila  unità registrate nel 2011. In Italia, il mercato delle caravan ha una  dimensione piuttosto contenuta: nel 2011 sono state immatricolate 1.699  unità, con un calo del 5,7% rispetto all'anno precedente. Maggior  tenuta, invece, ha dimostrato il mercato dei camper usati: nel 2011 la  vendita di veicoli ricreazionali usati ha interessato 21.409 unità, con  un calo di solo 1,2% rispetto al 2010.
Se guardiamo al parco circolante, i Paesi con più alta densità di camper  e caravan ogni 10mila abitanti sono quelli del Nord e del Centro  Europa. L'Italia si posiziona alla metà della classifica europea per  quanto riguarda i possessori di camper mentre è in fondo per i caravan.
Dall'indagine del Ciset è possibile anche tracciare un identikit del  camperista italiano: età media 39 anni, svolge in media 4 viaggi  all'anno, il 50% delle volte recandosi al mare, il 21% in aree diverse,  il 14% in montagna. Età più alta invece per i camperisti francesi e  tedeschi: 47-48 anni.
Paolo Bicci, presidente Apc, sottolinea come in Italia, pur essendoci un  importante flusso turistico en plen air, si debbano ancora potenziare  le strutture: «Come associazione, abbiamo tra i compiti promuovere il  cosiddetto "camper style". In Italia c'è sicuramente carenza di aree  attrezzate, anche perché esiste il falso mito che il camperista non  spenda sul territorio. Certo, la spesa è più bassa rispetto a quella di  chi risiede in albergo: in media 50-55 euro al giorno per persona. Ma in  genere il turista plen air rimane più giorni, e inoltre i viaggi in  camper sono destagionalizzati e si preferisce spesso stare fuori dai  giri turistici tradizionali, cercando della "piccola grande Italia". E  il camperista spesso spende tanto in prodotti locali». Tra le iniziative  di Apc ci sono anche accordi per la diffusione del camper style: «Per  esempio - ricorda Bicci - abbiamo fatto due accordi con Federparchi e  Terranostra: noi offriamo la realizzazione di alcuni camper services e  le associazioni si sono impegnate a mappare aree per ricevere camper e  consentire la sosta gratuita per una notta negli agriturismi».
L'appuntamento è per il Salone del Camper, in programma dall'8 al 16  settembre a Parma. «In quell'occasione - ricorda Bicci - venderemo un  voucher che, per 99 euro, consente di "provare" un camper dal venerdì  sera al lunedì mattina».




Franco Sarcina - ilsole24ore.com

segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone e Albana Ruci - turismoculturale@simail.it

La Valle d'Aosta in maximongolfiera

Si sorvolano anche le cime delle Alpi e i ghiacciai
 In 20 su una mongolfiera, più pilota e co-pilota, per ammirare dall'alto le bellezze naturali della Valle d'Aosta, dalle più alte cime delle Alpi fino ai ghiacciai e alle grandi foreste di conifere. E' la proposta della Charbonnier Mongolfiere, società specializzata in voli e con una lunga esperienza alle spalle. Il decollo avviene all'alba dal centro valle e il pallone aerostatico si alza fino ad ottenere una vista panoramica delle imponenti montagne che fanno da cornice alla regione. Il volo dura circa un'ora. Si parte sorvolando Aosta, con il suo centro storico ricco di vestigia romane, per poi dirigersi verso la catena alpina osservando il Gran Paradiso, la catena del Monte Bianco, le Grandes Jorasses, il Grand Combin, il Cervino e il massiccio del Monte Rosa. Per i più esigenti nel cesto si può anche consumare uno spuntino o il pranzo, ammirando il panorama.
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L'arte si compra anche in hotel

Dall'Italia agli Usa, gli alberghi si affidano ad artisti locali per abbellire le camere

Dall'Italia agli Usa spopola fra gli alberghi la tendenza di abbellire camere, suite e spazi comuni con dipinti e disegni di artisti locali. Un modo per distinguersi, rendere il soggiorno più accogliente per i clienti e valorizzare la cultura del posto. Una 'moda' che comincia a trasformarsi in vero e proprio business visto che sempre più spesso agli ospiti che lo desiderano è consentito acquistare le opere esposte.

Insomma per chi non resiste al souvenir direttamente dall'hotel, e non si intendono asciugamani o campioni di sapone e creme corpo da 'trafugare' in valigia, c'è un'idea in più. Tutto si può comprare, non solo i soffici accappatoi dei cinque stelle ma anche il quadro appeso sulla parete del letto. Senza contare che spesso le opere prodotte da artisti locali ritraggono la località turistica che si sta visitando e quindi si candidano a 'ricordino' perfetto della vacanza.

Una tendenza che già si fa spazio in Italia, dove gli alberghi ospitano anche mostre e workshop di artisti, e che va forte soprattutto negli Stati Uniti. Ecco qualche esempio. Aperto da poco, l'hotel Omni Dallas ha arredato stanze, hall e altri spazi della sua avveniristica struttura con circa 6.500 opere d'arte di 150 artisti locali. Opere 'texane' che se gli ospiti gradiranno potranno acquistare e portare con sé. La 'collezione', secondo quanto detto al Los Angeles Times dal managing director dell'hotel Ed Netzhammer, "può vantare una quantità d'arte maggiore di tante gallerie e musei del Paese" oltre a rendere "più divertente e interessante" l'esperienza dei clienti. Anche il Lancaster Arts Hotel in Pennsylvania vende gli oggetti d'arte che abbelliscono camere e corridoi e addirittura mette in vendita alcuni dei mobili usati, rigorosamente opera di artisti e artigiani locali. Chi soggiorna al Renaissance Arts Hotel di New Orleans, proprietà del Marriott, può chiedere al personale come acquistare gli oggetti che compongono l'arredamento, dai quadri alle sculture in vetro del bagno.

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Manarola fra i borghi più colorati al mondo

La cittadina nella classifica di Budget Travel. All'estero media celebrano Cinque Terre

(di Stefania Passarella)

Dopo le immagini del disastro causato dall'alluvione dello scorso autunno, il fascino delle Cinque Terre risorge anche all'estero. Budget Travel, magazine specializzato in dritte su vacanze alla portata di tutti i portafogli, consiglia il pittoresco angolo dello Stivale come uno dei luoghi più "colorati" al mondo, peculiarità per cui vale un viaggio.

Ci sono città nel mondo "che non hanno bisogno di accendere neon per illuminare il paesaggio", spiega la rivista, ma dall'Italia all'Argentina ci sono cittadine che "fanno del colore il loro tratto distintivo". Patrimonio Unesco, ricorda Budget Travel, le cinque località di Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso sono un caleidoscopio di colori. In particolare viene segnalato l'antico centro di Manarola, l'ideale per far sì che le foto della propria vacanza assumano tutte le tonalità "tranne quelle sbiadite del beige". La tavolozza spazia dal blu del mare al rosso, giallo, verde delle casupole che spuntano sulla rocca.

Già "in piedi" in primavera dopo l'alluvione di ottobre scorso, il Parco nazionale delle Cinque Terre ha consolidato per quest'estate la ripresa della promozione turistica. Risorti i borghi a picco sul mare e riaperta pian piano la rete di sentieri nota in tutto il mondo per i percorsi mozzafiato. Sforzi apprezzati anche dai media stranieri specializzati in viaggi e turismo.

Gadling.com, uno dei maggiori travel blog, spiegava a fine luglio che le Cinque Terre dovrebbero essere meta di un viaggio soprattutto per aver mantenuto un fascino d'altri tempi e uno stile semplice. "La zona – si legge sul sito – non ha ceduto al mondo delle imprese, mentre le sue colline terrazzate, le abitazioni variopinte, i negozietti offrono la possibilità di sperimentare la vita reale della riviera italiana". A coronare questo mix per Gadling sono poi le prelibatezze culinarie del posto (uve, olive, pesto) e la possibilità di effettuare escursioni. Per l'Irish Times un viaggio alle Cinque Terre è uno dei modi per fare esperienza della Dolce Vita in Italia, mentre un cronista di The Chronicle Herald che ha visitato la via dell'Amore quest'estate definisce i borghi delle Cinque Terre luoghi "sospesi nel tempo". Condé Nast Traveler loda il lavoro degli italiani in particolare per la ricostruzione di Vernazza.
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Villa Borghese tra parchi piu' affascinanti

C'é anche Villa Borghese tra i dieci parchi più affascinanti del mondo eletti dalla prestigiosa rivista tedesca 'Focus'. Accanto al 'polmone verde' della Capitale compaiono parchi celebri come Hyde Park a Londra o Central Park a New York. Citati anche il Prater di Vienna, il Parc Guell di Barcellona e i Giardini del Lussemburgo di Parigi.
Nell'ampio reportage viene sottolineato l'aspetto storico-culturale del parco di Villa Borghese che "offre all'interno dei suoi cinque chilometri quadrati di superficie attrattive spettacolari come fantastiche sculture, cascate e fontane''. "E, per chi non ne avesse ancora abbastanza dell'infinita offerta culturale di Roma, vale davvero la pena entrare nel museo e nella galleria di Villa Borghese per ammirare tesori artistici unici e inimitabili di grandissimi maestri come Leonardo da Vinci, Raffaello o Rubens'' spiega Focus che sottolinea: ''Peccato che Napoleone nel 1807 abbia portato al Louvre molte altre opere conservate nella galleria, altrimenti i capolavori conservati sarebbero stati ancora di più".
Gli altri parchi citati nell'articolo della rivista tedesca sono il Giardino inglese di Monaco, il Golden Gate Park di San Francisco, lo Stanley Park di Vancouver e l'Isola Margherita tra Buda e Pest, nella capitale ungherese.
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Dal Messico alla Cina negli hotel più alla moda dalla colazione all'aperitivo immersi in vasca


Si chiamano "swim-up bar" e sono diventati ormai una vera e propria moda nei resort più esclusivi di tutto il mondo: sono quei bar non già in riva al mare o a bordo piscina ma direttamente in acqua, che evitano al turista più pigro "l'onere" di dover abbandonare la vasca per concedersi un aperitivo o uno snack. L'importante è ricordarsi di bere e mangiare con moderazione, altrimenti uscire dalla piscina potrebbe risultare problematico. Ma c'è di più: arrivano anche i "ristoranti swim-up" con tanto di tavoli e sedie per metà in acqua, e non solo.

All'Hilton di Los Cabos, in Messico, come riportato dal Daily Meal, c'è ad esempio un sushi bar direttamente nella piscina 'infinity' del resort. Il Grand Wailea di Maui alle Hawaii ha addirittura una "activity pool", una mega-piscina costruita su sei livelli differenti, per nove vasche, dove gli ospiti possono fare di tutto: da una partita di pallavolo al drink. Lo swim-up bar è tra l'altro ricavato sotto una grotta artificiale. Sempre alle Hawaii, allo Sheraton Waikiki di Honolulu, il bar è nella piscina che si affaccia direttamente sull'oceano. Con poche bracciate si può ordinare la propria consumazione. La piscina del Tropicana di Las Vegas si spinge oltre: oltre allo swim-up bar ci sono anche due tavoli impermeabili per giocare a blackjack. La postazione è accompagnata da asciugamani per tenere le dita asciutte e anche di 'scatole' speciali in cui asciugare le banconote nel caso dovessero bagnarsi. Il Delano di Miami Beach in Florida ha tavoli e sedie da perfetto bistrot in acqua, con tanto di design d'autore. Il Water Salon è stato infatti concepito dall'architetto Philippe Starck. Sott'acqua gli altoparlanti trasmettono musica classica.

Al Ritz-Carlton di Grand Cayman non c'è nemmeno bisogno di nuotare per arrivare al bancone del bar al centro della piscina. È il personale che raggiunge gli ospiti con cocktail e snack. Se ci si vuole rilassare senza il rischio di essere disturbati da bambini chiassosi si può considerare il Riu Palace Macao a Punta Cana, Repubblica Dominicana, che è stato appena rinnovato e inaugurato come hotel 'bambini free', dove sono ammessi solo adulti. Anche in questo caso c'è lo swim-up bar che tra l'altro è stato ricavato proprio nell'area prima destinata ai più piccoli. Relax in acqua anche dall'altra parte del globo, allo Sheraton Sanya Haitang bay Resort nell'isola cinese di Hainan, dove seduti sugli sgabelli dentro la piscina si fa anche colazione.
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Alto Atlante, le montagne 'svizzere' del Marocco


(di Ida Bini)

Ad appena cento chilometri dall’esotica Marrakesh, viaggiando verso est, si scoprono pascoli verdi, boschi di eucalipti e lecci, laghetti alpini e mucche al pascolo; un paesaggio strano, insolito, sicuramente inaspettato rispetto a quello più stereotipato di deserto, suq e oasi a cui si è abituati in terra di Marocco. L’inconsueto paesaggio bucolico, più elvetico che africano, appartiene alla catena montuosa dell’Alto Atlante, che ospita vette altissime, anche sopra i 3mila metri, dove d’inverno si fa trekking ma si può anche sciare.

Il viaggio su queste montagne permette di scoprire luoghi seducenti e un po’ misteriosi ma soprattutto forti contrasti come le ampie vallate color smeraldo interrotte da profonde gole rocciose, simili a canyon americani, erose dal vento caldo del Sahara.

L’itinerario, da fare rigorosamente con un fuoristrada per la presenza di lunghi tratti non asfaltati, parte da Tizi n’Tichka, a 2.260 metri, il passo più alto del Paese, e attraversa il villaggio berbero di Telouet, che sorge su un altopiano coloratissimo tra campi coltivati. Il centro abitato sorge tra alte pareti rocciose color rosso acceso, erose dal vento che lasciano intravedere le pareti fortificate delle abitazioni tra la terra. Prima di lasciare il villaggio è bene visitare la Casbah di Glaoui, il palazzo del sultano, con le stanze finemente decorate e un bellissimo cortile.

La strada prosegue tra le gole delle miniere di sale, di cui una visitabile dopo qualche chilometro di tornanti, ed entra nella valle di Aït Bouguemez dove sorge il bellissimo villaggio di Aït Benhaddou, dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità. E’ un labirinto di viuzze strette tra case di paglia e fango, costruite secondo la tecnica pisé (o della terra battuta) con argilla umida compatta, che sale sopra una collina da dove si ammira, oltre le montagne, il deserto del Sahara in uno spettacolo suggestivo ed emozionante. L’antico ksar (villaggio fortificato) regala una fortezza di sabbia rossa con vista sul deserto. E’ un luogo davvero magico che ha ispirato registi e scrittori: da David Lean che lo scelse per girare Lawrence d’Arabia a Franco Zeffirelli che vi ambientò Il Gesù di Nazareth; da Ridley Scott per Il Gladiatore a Robert Aldrich per girarvi le scene di Sodoma e Gomorra. Qui vengono realizzati film western e biblici, proprio per il terreno rossastro, per le torrette fortificate e le piccole case cadenti che fanno da perfetto sfondo naturale.

L’itinerario tra le montagne con mille tornanti e tante carovane di cammelli prosegue per Ouarzazate, la porta del Sud, dove si trovano la bella Taourirt e dal 1983, gli studi cinematografici Studios Atlas (www.studiosatlas.com), i più grandi del mondo, da visitare assolutamente per ripercorrere la storia del cinema internazionale. Qui sono stati girati film legati al deserto come L’ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese e Il tè nel deserto di Bernardo Bertolucci, solo per citare i due più famosi.

La città di Ouarzazate, incastonata tra la valle del Dra, è circondata da montagne bellissime e alte: qui le strade, le gole, le valli appartengono a un paesaggio quasi primordiale, incontaminato, come se il tempo si fosse fermato del tutto. Grazie alla nascita degli studios cinematografici, però, la cittadina è diventata molto turistica: lungo il viale principale – boulevard Muhammed V - ci sono negozi, alberghi di lusso, caffè e ristoranti. Rappresenta un’oasi di modernità in uno spazio davvero lontano dal mondo. Fuori città, in direzione di Tinerhir, si trova la Casbah Taorirt, un interessante edificio monumentale trasformato in complesso turistico, spesso usato come location per i film.

Da qui il percorso scende verso Zagora, lungo il corso del fiume Dra, e attraversa un paesaggio completamente diverso: verdissimo con le alte montagne tutte intorno che ricordano le Highlands scozzesi, mentre filari di palme si stagliano all’orizzonte. Dopo aver fatto tappa nella città di Agdz, ai piedi del Jebel Kissane, si viaggia verso l’oasi di Tamnougalt, un tempo capitale della regione e ora abitata da pochi berberi che commerciano in datteri e pascolano capre. Anche Zagora con la bellezza dei suoi scenari naturali, la quiete del deserto, i cieli blu e con il ksar dell’XI secolo costruito oltre il fiume, contribuisce a rendere ancor più affascinante questa zona del Marocco, che siamo abituati a vedere nei film ma che qui è davvero reale.
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Il Festival del tango: la Buenos Aires dei giovani

Una carrellata di luoghi e suggestioni per chi approccia la capitale argentina in modo disinvolto

(di Eugenia Romanelli)

Parlare di Buenos Aires in poche righe è un'impresa ardua, come anche consigliare cosa vedere, dato che da vedere c'è tutto. Ma una rassegna sulla città vista con gli occhi dei più giovani è possibile e per questo la carrellata a seguire sarà utilissima a chi approccia la capitale argentina in modo disinvolto e colloquiale. Partendo dall'obelisco, il monumento più rappresentativo di Buenos Aires costruito nel 1930 per commemorare il terzo anniversario dell'indipendenza del paese (di notte è una visione memorabile), si possono percorrere le due principali arterie della città, Calle Corrientes e Calle 9 Julio (considerata la strada più lunga del mondo). Sulla Avenida Corrientes si trova la maggior parte dei teatri della città ed è il cuore della vita notturna e bohemien, con librerie, bar, caffè, pasticcerie e pizzerie: nacque qui il famoso tango di Carlos Gardel (vedi articoli correlati). La Avenida 9 de Julio invece vanta importanti luoghi storici come l'Ambasciata Francese, il Teatro Colon, Piazza Costituzione. Ovviamente non si può mancare nemmeno Plaza de Mayo, la più famosa di Buenos Aires, altro punto strategico per cominciare il tour dei principali luoghi di interesse della città, tra cui la cattedrale, la Banca nazionale e la Casa Rosada (il palazzo presidenziale), oltre che luogo simbolo dei momenti politicamente più importanti per il paese. Qui, da notare c'è anche il Cabildo, edificio coloniale che spesso passa inosservato, al confronto con la Casa Rosada: sembra una chiesa, è stato un carcere, ma è l'edificio da dove si amministrava il paese durante la colonizzazione spagnola fino al 1822 (all'interno c'è un piccolo museo sulla sua storia e sulla rivoluzione di Maggio). Calle Florida invece è la strada dello shopping, con grandi catene di abbigliamento: percorrendola tutta, si arriva alla leggendaria Plaza de San Martín.

Anche Piazza Italia, per tutti altri motivi, è un luogo da non perdere: all'altezza del 4000 di Av. Santa Fe, nel quartiere Palermo, dove terminano anche l'Av. Sarmiento e la Av. Las Heras, si trova davanti alla Sociedad Rural Argentina, il giardino Zoologico e Botanico. E' uno dei luoghi di ritrovo degli studenti della città (punto di incontro il monumento a Garibaldi), da dove partì, nel 1894, il primo tram elettrico di Buenos Aires: la polvere di mattone dei camminamenti poeticamente contrasta con il verde intenso delle piante e arboli che la circondano.

Il quartiere cinese (Barrio Chino) invece è un viaggio nel viaggio: sviluppato intorno alla Calle Arribeños e all'Avenida Juramento, vicino alle Barrancas de Belgrano, è il cuore delle comunità immigrate dalla Cina e dalla Corea e vi si trovano cibi e ristoranti tipici, un tempio buddista, panetterie cinesi, erboristerie, studi di agopuntura e auricultura, e cianfrusaglie varie. Altra curiosità è poi il quartiere di San Telmo, dove ha sede uno dei più antichi e meglio conservati mercati della capitale argentina: tra stradine di ciottoli e case coloniali si possono trovare incredibili negozi di antiquariato. Sempre per chi ama le chicche, ogni domenica mattina, nelle strade Calles Calles Güemes e Vito Dumas a Vicente López, sulla riva del fiume de la Plata, a Gran Buenos Aires della Repubblica Argentina, tutti a naso in su per il Batoco, acronimo di "Barriletes a Toda Costa" (Aquiloni a Tutta Costa): obiettivo costruirli e farli volare, e anche contribuire alla loro ricerca e al disegno.

Sempre nell'ottica di una gita fuori porta, vale la pena la Laguna di Chascomus, a 100 chilometri da Buenos Aires: con ottimi camping, è perfetto per un relax assoluto (sulla strada si può fare una sosta a Atalaya, dove si vendono le migliori mezzelune argentine). Oppure una passeggiata al Rio della Plata: camminando lungo avenida Libertador, svoltando in una strada verso il fiume, si incrocia la ferrovia dalla costa e, passato il fiume, si trovano spiagge con vista mozzafiato. Ma gli amanti della natura potranno trovare anche in città vere e proprie distese di verde, sia al Giardino Botanico (luogo piacevolissimo), sia nel minuscolo giardino giapponese della città: le piante ovunque, tanti piccoli ponti e i pesci nelle lagune artificiali fanno dimenticare di trovarsi in una grande metropoli (il biglietto comprende un the nella casa da tè).

Per niente triste, poi, il bellissimo cimitero della Recoleta: nel pieno centro del signorile quartiere omonimo, è una incredibile città di morti illustri con strade, viali, addirittura piazze, statue in marmo, cripte signorili e sarcofaghi aperti, tra Presidenti, attori, militari, ricchi, etc (la tomba di Evita è certamente un must, difficilissima da scovare tra l'altro). Tutt'altro spirito invece lo stadio del Boca Junior, dove a lungo giocò Maradona e dove si concentra più di mezza città ogni volta che si esibisce la squadra Xeneize (le partite del River Plate sono una sorta di religione per gli abitanti): si trova in uno dei quartieri più pittoreschi della città, La Boca, antica zona industriale di marinai molto caratteristica perché le case sono pitturate in mille colori con la vernice che avanzava delle navi (attenzione ad allontanarsi dalle vie principali: il quartiere, anche se oggi molto visitato, è pur sempre molto povero e gli scippi sono abbastanza frequenti). Sempre per gli appassionati, altro stadio da vedere è il Velez Sarsfield (nel sobborgo di Liniero, è il più grande in città): ospita le partite del Club Atlético Vélez Sársfield ed è stata sede di alcune partite dei Campionati Mondiali di Calcio del 1978.

E' intelligente farsi capitare anche una visita a Piazza delle Nazioni Unite (quartiere di Palermo) per vedere la Floralis Generica dell'architetto Eduardo Catalano: misura quasi 20 metri di altezza e pesa circa 18 tonnellate, ha sei petali di alluminio e acciaio ed è istallata in un parco di quattro ettari pieno di alberi misti. Il fiore, eretto su uno specchio d'acqua, apre i suoi petali durante il giorno e li chiude durante la notte e cambia colore con la posizione del sole. Suggestioni simili anche per il Madero Port di Calatrava (ponte pedonale rotante costruito in Spagna e inaugurato nel 2001), oltretutto ottima occasione per visitare il quartiere moderno di Buenos Aires e ammirare l'Hotel Faena di Philippe Starck, gli edifici progettati da Cesar Pelli (Torres Petronas, Kuala Lumpur), il Museo della Fondazione Fortabat.
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Al Maxxi l'Italia di Le Corbusier


(di Nicoletta Castagni)
Le suggestioni d'Italia nella formazione e nell'intero percorso creativo del grande architetto, pittore e scultore Le Corbusier riaprono il 18 ottobre la stagione autunnale di mostre del Maxxi. Esposte fotografie, disegni, acquarelli e dipinti realizzati dal maestro svizzero, naturalizzato francese, considerato il più influente rappresentante del Movimento Moderno e uno dei padri dell'urbanistica contemporanea.
L'importante rassegna, intitolata 'L'Italia di Le Corbusier' e curata da Marida Talamona, è stata organizzata da Maxxi Architettura in collaborazione con la Fondation Le Corbusier di Parigi. E anticipa di qualche settimana l'esposizione di Maxxi Arte 'The Refusal of Time' di William Kentridge, in prima italiana dopo Documenta 13 di Kassel, una vera e propria esplosione di musica, immagini, ombre cinesi. Due mostre di richiamo per il museo romano che, commissariato a maggio dal Mibac, continua a vivere un momento delicato. Proprio per settembre è prevista la presentazione del bilancio da parte del commissario Antonia Pasqua Recchia, il cui mandato è di quattro mesi. Intanto il Maxxi non chiude per ferie (sarà aperto tutto agosto, compreso il 15) e pensa alla sempre molto attesa rassegna di architettura, questa volta incentrata sul ruolo svolto dall'Italia nella formazione artistica e nella concezione architettonica di Le Corbusier. Il percorso espositivo si articolerà in quattro sezioni tematiche e cronologiche, a partire dai quattro viaggi compiuti nel Bel Paese tra il 1907 e il 1923, quando l'Italia è soprattutto un oggetto di studio per il giovane architetto affascinato dallo spirito costruttivo della civiltà romana.
A raccontare questa fase, materiali come l'orologio disegnato e realizzato per l'Esposizione Internazionale di Milano del 1906, gli acquerelli del viaggio in Toscana del 1907, i disegni architettonici di Pompei, Roma e Villa Adriana, Pisa e della Certosa di Ema (1911). Ecco quindi l'interesse per la pittura, gli scambi tra Purismo e Metafisica con opere di Carrà, Severini, Morandi, per poi proseguire con gli anni '30 che vedono un ulteriore intensificarsi dei rapporti tra Le Corbusier e gli architetti razionalisti italiani, nonche' con industriali di spicco da Agnelli e Olivetti e i tentativi di ottenere un incarico dal Duce. Esposte qui le sei tavole a colori con le quali l'architetto illustra a Milano le sue proposte urbanistiche, i disegni per Roma, Sabaudia e Pontinia inviati a Giuseppe Bottai e i fogli del piano per Addis Abeba. La mostra si conclude con il progetto per il Centro di Calcolo elettronico Olivetti a Rho e quello per l'Ospedale di Venezia (non realizzati), testimoniati da disegni e modelli originali in legno
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Immersioni, al top parco sommerso Baia


Il sito italiano indicato da Travel&Leisure come uno dei più interessanti per i sub

Il Parco archeologico sommerso di Baia a Pozzuoli al top fra i siti più interessanti per le immersioni in luoghi 'speciali' come quelli in cui si trovano antiche rovine, relitti delle grandi guerre e perfino opere d'arte. A stilare la classifica è il sito americanoTravel&Leisure che mette il sito italiano in testa alle immersioni più 'cool' del pianeta.

Non solo barriere coralline, specie variopinte di pesci o il brivido di incontri 'ravvicinati' (ma in sicurezza) con gli squali: mari e oceani custodiscono anche attrazioni che non sono opera di madre natura ma recano la firma dell'uomo. È il caso del Parco archeologico di Baia appunto, una passeggiata in una sorta di Pompei sommersa. Accessibile anche con immersioni di difficoltà bassa, l'area comprende resti di un intero complesso termale, la Villa dei Pisoni del I secolo a.C., la villa a Protiro con i suoi mosaici di piastrelle bianche e nere.

Travel&Leisure cita anche un altro sito italiano, quello dello specchio d'acqua antistante l'abbazia di San Fruttuoso, tra Portofino e Camogli in Liguria, dove si trova il Cristo degli Abissi, posta a ricordo dei morti in mare e di quanti al mare hanno dedicato la propria vita. La statua vi fu posata nel 1954 per iniziativa di Duilio Marcante ed è diventata una delle immersioni più famose del mondo. Ogni anno, alla fine di agosto, nella baia si svolge una cerimonia con la benedizione delle acque, la processione alla luce delle torce, l'immersione dei subacquei che raggiungono il Cristo e vi depongono una corona di alloro.

Per i provetti sub le opzioni indicate dal sito americano sono tante in tutto il mondo. C'è il Museo d'Arte subacqueo di Cancún, in Messico, dove ammirare in muta – o in alternativa in barca con fondo trasparente – oltre 400 opere dello scultore britannico Jason de CairesTaylor che coralli e abitanti del mare ormai stanno rimodellando. Si trova invece a 25 metri sotto il Mare cinese orientale il controverso e misteriosomonumento di Yonaguni, scoperto per caso nel 1987 da sub che monitoravano squali martello. Si tratta di una formazione che assomiglia a una piramide la cui origine però non è ancora chiara: per alcuni studiosi si tratta di un'opera ancestrale dell'uomo, per altri è una formazione geologica naturale anche se rara.

Sott'acqua si può trovare perfino un ufficio postale, nel santuario marino di Hideaway Island a Vanuatu. La notizia è che "l'ufficio" funziona: per 4 dollari si può inviare una cartolina 'water proof' in tutto il mondo. Chi ama l'atmosfera 'sub' può anche decidere di soggiornare nel Jules Undersea Lodge, in Florida. Si tratta un'ex stazione di ricerca sottomarina degli anni Settanta adibita ad albergo. Vi si organizzano anche matrimoni: location unica assicurata. Se gli abissi sono la vostra passione farà al caso vostro anche il ristorante sottomarino Ithaa alle Maldive.
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