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Il più antico sito francescano delle Marche giace nel più completo abbandono

Si trova nel comune di Acquaviva ed è forse stato fondato proprio da San Francesco
Di Nicola Rosetti
SAN BENEDETTO DEL TRONTO, 08 Gennaio 2013 - Anche se ai più non è noto, la nostra diocesi può vantare di avere nel suo territorio uno dei più antichi siti francescani della storia. Si tratta della chiesa di San Francesco e dell’annesso convento che si trovano nel comune di Acquaviva.
Purtroppo il sito, nonostante la sua importanza, versa in pessime condizioni.
Pare, ma non è certo, che questo complesso venne fondato proprio dal Poverello di Assisi che numerose volte visitò la terra marchigiana. Di certo la struttura è annoverata fra i 24 conventi che erano in possesso dell’ordine francescano nel 1228, cioè a due anni dalla morte del Santo
L’attuale struttura si innesta su una precedente di epoca bizantina (V-VI sec.). Attraverso una botola posta all’interno della chiesa è ancora possibile vedere le mura di fondazione risalenti a questo periodo
Nel 1653 Papa Innocenzo X, constatando che nel convento risiedevano pochi frati, ne decise la chiusura.
Attorno al convento caduto in disgrazia sorsero miti e leggende. Alcune fonti parlano di campane che suonavano senza essere attivate da nessuno e di lampade votive perennemente accese senza che venissero alimentate da olio nuovo.
Nel convento giunse in visita anche il malato Francesco Acquaviva d’Aragona, figlio del Duca di Atri, che guarito e divenuto cardinale, risollevò le sorti del convento con cospicue donazioni. I battenti del convento furono riaperti nel 1713 come anche ricorda una lapide posta su un muro esterno dell’edificio.
Nel 1865, a seguito delle leggi anticlericali del neonato stato italiano, il convento incamerato dal Regno e donato al comune di Acquaviva che in seguito lo restituì al demanio. Infine il convento venne venduto a privati.
Vista dall’esterno la chiesa presenta una semplice facciata a capanna. Il campanile a vela è dotato di due campane. L’interno è composto da una sola navata con abside quadrata, una particolarità molto rara, osservabile in genere nelle sole chiese appartenenti all’ordine cistercense.
Il convento invece è composto da vari piccoli ambienti dove i frati vivevano in comunità e fra questi particolarmente suggestivo è il chiostro a pianta quadrata. La parola chiostro deriva dal latino “claustrum” che vuol dire “chiuso” ed infatti esso esclude la vista verso l’esterno per indirizzare lo sguardo solo verso il cielo. Al centro del chiostro si trova un pozzo.
Allo stato attuale, solo la chiesa, di proprietà del comune di Acquaviva, ha potuto beneficiare di un intervento di restauro, mentre il convento giace nel più assoluto abbandono.
Speriamo che il Crocifisso parli ancora al cuore di qualcuno come un giorno fece con San Francesco e dica: “Va’ e ricostruisci la mia chiesa che è tutta in rovina”. La salvezza di questo complesso potrebbe venire da qualche imprenditore o da un privato del settore alberghiero che potrebbe riadibire la struttura, pur rispettandone i vincoli architettonici, in un luogo di recezione turistica.
(Articolo tratta da Àncora Online, il settimanale della Diocesi di San Benedetto del Tronto)

Capodanno dall’altra parte del mondo. Fuga in Polinesia, sulle isole di Moorea e Raiatea, per godersi il paradiso

(di Ida Bini) Se volete cominciare l’anno nuovo dall’altra parte del mondo, negli incantevoli atolli della Polinesia francese, dovete avere a disposizione almeno 2.800 euro e dieci giorni di vacanza, salire su un aereo e viaggiare per 24 ore. Poi, atterrerete in paradiso. E’ un viaggio lungo e impegnativo, ma già dall’arrivo in aeroporto si capisce che sarà un’esperienza indimenticabile, che vale la pena fare almeno una volta nella vita. Anche una breve vacanza su una qualsiasi delle 118 isole dell’arcipelago, persino la più turistica e affollata, corrisponde esattamente all’idea che ognuno ha di quest’isole da sogno: lettini in riva a un mare caldo e cristallino, i piedi immersi nella sabbia che sembra velluto, negli occhi il sole che tramonta con il suono melodioso dell’ukulele che inonda il bungalow sotto le palme. Per ottimizzare i costi del viaggio nell’oceano Pacifico meridionale è consigliabile scegliere atolli raggiungibili via mare (i prezzi degli aerei interni sono piuttosto cari) e scegliere piccoli alberghi o pensioni invece dei resort da mille e una notte. Si parte da Tahiti, l’isola maggiore con l’aeroporto internazionale e da dove si raggiungono gli altri atolli. Papeete, esuberante capitale dell’isola, offre alcune belle spiagge, il museo Gauguin e il grande mercato dove acquistare perle nere, sacchetti di vaniglia e parei stampati con le tele più famose del pittore francese oppure farsi un tatuaggio tipicamente polinesiano. E’ bene regalarsi una sosta nei ristorantini ambulanti (vere roulotte) di place Vainete e provare il delizioso pesce alla griglia con il latte di cocco. Sull’isola vale la pena anche vedere la baia di Cook, dove venne girato il celebre film Gli ammutinati del Bounty e che stregò il grande attore Marlon Brando, la valle di Papenoo, ricca di cascate, e la route du Monoi, itinerario che permette di scoprire coltivazioni di fiori e laboratori che producono oli essenziali. Al molo della città partono i traghetti della Moorea Express che in mezz’ora raggiungono Moorea, incantevole isola con i castagni che si arrampicano sul monte Mouaputa e le strisce bianche di sabbia che contrastano con il mare color lapislazzulo e turchese, trasparente come una piscina. E’ amata dai surfisti e da chi cerca emozioni forti nuotando vicino agli squali, alle balene, ai delfini e tra i coralli. Sembra di trovarsi in mezzo all’acquario più grande del mondo tra pesci dai colori e dalle forme più incredibili. Imperdibile è un’escursione con gli specialisti del Moorea Dolphin Center che organizza gite guidate alla scoperta dei delfini. Prima di riprendere il mare con i traghetti della compagnia Vaeanu per raggiungere l’isola di Raiatea, è bene fare visita al Tiki Village, accurata riproduzione di un antico villaggio polinesiano per scoprire tradizioni e cultura mahoi e fare acquisti. Terra sacra del popolo Mahoi è proprio l’isola di Raiatea, che conserva i resti archeologici del più grande santuario dell’arcipelago: Marae Taputapuatea. La sacralità dell’isola, attraversata dall’unico fiume navigabile della Polinesia francese, pervade anche il paesaggio: montagne, baie profonde, spiagge bianche, crateri, cascate e preziosi tesori sottomarini, dai giardini di corallo alle grotte e ai relitti da scoprire. Eppure soltanto i sub più esperti possono addentrarsi nella grotta della piovra, sotto la barriera corallina, che regala emozioni indescrivibili. Prima di lasciare l’isola è bene attraversare le piantagioni di vaniglia e recarsi nella splendida baia di Faaroa, che ospita un giardino enorme, composito da alberi da frutta e fiori esotici. Un vero paradiso nell’isola di Raiatea che significa letteralmente “cielo dalla dolce luna”, nome incantevole tanto quanto la sua accogliente popolazione. Informazioni: www.tahiti-tourisme.it
ansa

“Vieni a Siracusa e riparti con il pieno anche a Capodanno e fino all’Epifania”



Comunicato Stampa - Siracusa, 28 dicembre 2012
Prorogata l’iniziativa fino al 6 gennaio 2012
   Vieni a Siracusa e riparti con il pieno anche a Capodanno e fino all’Epifania”

L’iniziativa denominata “Vieni a Siracusa e riparti con il pieno”, il cui termine era previsto per il 28 dicembre, è stata prorogata comprendendo il Capodanno  fino alla Epifania del 6 gennaio 2012.
L’iniziativa prevede per chi prenota sul portale www.siracusaturismo.net e soggiorna almeno 2 notti, presso le strutture ricettive convenzionate, di ricevere al momento del pagamento in hotel un buono carburante del valore di € 50,00, spendibile presso tutti i distributori italiani affiliati alla rete emittente. Il prezzo delle camere offerte dagli hotel  per l’iniziativa, a garanzia e per trasparenza nei confronti dei viaggiatori, è in parity rate con gli altri portali booking on line. Chi usufruirà dell’iniziativa “Vieni a Siracusa e riparti con il pieno”, potrà, inoltre, utilizzare le convenzioni stipulate con musei ed associazioni del territorio.
La proroga dell’iniziativa, ha dichiarato Seby Bongiovanni presidente del Consorzio Siracusa Turismo, nasce dalle richieste degli operatori nell’utilizzare al meglio il periodo festivo, considerando le chiusure delle scuole, consentendo alle famiglia di usufruire di questa iniziativa che lega le bellezze del nostro territorio alla convenienza dell’offerta sotto il profilo economico. L’iniziativa, conclude Bongiovanni, è stata mirata ad incrementare il turismo di vicinato e i primi dati confermano di aver raggiunto l’obbiettivo.

Info: 0931-1756232   393.3310175  e-mail: redazione@siracusaturismo.net       www.siracusaturismo.net 

segnalazione web a cura di Giuseppe Serrone turismoculturale@simail.it

Il piatto festivo? La polenta taragna

Debbo tornare indietro di almeno 30 anni, quando giovane studente universitario andavo a Pagnona, a casa di un amico che aveva la nonna con l'osteria. La Valsassina io l'ho conosciuta così, prendendo
il pullman che da Lecco portava fin su, prima a Premana, che era il paese dei coltelli, e poi a Pagnona che guardava il monte Legnone. Una gita in mezzo a una civiltà che cercava di rimanere se stessa, dove il piatto della festa era la polenta taragna, buonissima, mentre fuori nevicava con abbondanza. Ricordo ancora, a memoria, i nomi di due paesi minuscoli, Avano e Tremenico (saranno paesi o frazioni, a me poco importa, perché ogni aggregazione umana ha la sua dignità) sui quali poi si imbastivano leggende. Che nostalgia la Valsassina, che voglia di prendere l'auto e fare una gita, magari per andare a Moggio (e da lì c'è una strada che esonda nel Bergamasco fino a Taleggio) dove c'è la Cascina Coldognetta di Attilio ed Eliana Locatelli. È una vera e propria oasi di pace, dove dalla metà degli Anni Ottanta si dedicano con passione alla trasformazione di mirtilli neri, ribes, fragoline e rosa canina. Nel laboratorio realizzano gelatine, sciroppi (come il Capriccio di bosco, sciroppo di frutti rossi a produzione limitata), succhi di frutta, tisane, caramelle. Hanno costruito anche un agriturismo "bioclimatico", nel massimo rispetto dell'ambiente, immerso nel verde di prati e boschi. E qui ovviamente si mangia anche il Taleggio, che è una delle sublimazioni del formaggio italiano. I nuovi allevatori non hanno dimenticato le antiche regole dell'allevamento del bestiame che prevedono, tra l'altro, il trasferimento estivo delle mandrie sugli alpeggi alle quote più alte. Quella del Taleggio è storia che risale al X-XI secolo e tracce di questo cacio si trovano già nel 1344, nella lista dei cibi per l'incoronazione di Papa Clemente VI nonché al banchetto di nozze di Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti in Cremona. Il mio produttore preferito è Beri di Primaluna che fa un formaggio dalla consistenza pastosa e dal sapore pieno. Ottimo, insomma per cucinare una polenta taragna come si deve. Per questo ci vogliono farina gialla
e farina di grano saraceno per 350 grammi ciascuna, poi della toma per 100 grammi, burro con 250 grammi e Taleggio per almeno 200 grammi; sale, salvia e aglio quanto basta. Il procedimento è semplice: miscelando le due farine, si prepara la polenta con acqua salata in modo da tenerla morbida. Dopo 40 minuti di cottura si aggiungono i formaggi tagliati a pezzetti e si amalgama in modo che si sciolgano completamente (circa 10 minuti). A parte si fa rosolare il burro con la salvia e l'aglio per unirli alla polenta un minuto prima di servire. E per finire, i dolci tipici della Valsassina, tra cui i caviadini (tipici di Cortabbio) oppure i sassetti della Valsassina che si mostrano come biscottini con mandorle, ottimi col vino. Da citare anche il Dolce Grigna, realizzato come gli antichi dolci con fichi secchi, noci, frutta candita e uva sultanina. Un dolce del recupero che fa il verso alla torta di pane (pane raffermo, amaretti sbriciolati, uvetta, cannella, uova, ma talvolta anche mele, cioccolato o cacao). Infine la "Miascia", preparata anticamente col latte della mucca che ha appena partorito, zucchero e farina di mais. È o non è una nostalgia questa Valsassina?
avvenire.it

Focus on turismo e sostenibilità. Principi, strumenti, esperienze

Focus on turismo e sostenibilità. Principi, strumenti, esperienze


Il volume affronta alcuni temi centrali del dibattito in corso tra istituzioni e operatori sullo sviluppo sostenibile e responsabile del turismo. Nella prima parte vengono esaminati i principi base della sostenibilità applicata al turismo, anche attraverso esperienze e buone pratiche realizzate in ambito internazionale. Nella seconda parte sono presentati i risultati di due indagini, condotte dagli studenti del Master in Management del Turismo dell'Università IULM sulla percezione degli italiani del tema e sulla comunicazione adottata dagli operatori. Le due analisi dimostrano il cruciale ruolo della cultura, intesa come conoscenza e consapevolezza, nell'impegnativo percorso verso un turismo sostenibile. La terza parte raccoglie esperienze emerse durante il forum "Turismo e sostenibilità", organizzato dall'Università IULM, di alcuni ottimi, sebbene isolati, casi di successo nell'attivazione di processi di sostenibilità, al fine di valutarne le possibilità di applicazione in altri contesti. Il volume è destinato a manager e imprenditori di aziende del turismo, a operatori di istituzioni che hanno la responsabilità dello sviluppo turistico del territorio e a docenti e studenti di corsi universitari sui temi del turismo e dell'ambiente.
Focus on turismo e sostenibilità. Principi, strumenti, esperienzeTitoloFocus on turismo e sostenibilità. Principi, strumenti, esperienze
Prezzo€ 13,00
Dati2008, 112 p.
CuratoreDe Carlo M.; Caso R.

La guida al turismo culturale. Dalla formazione all'attività professionale

Negri Arnoldi Francesco; Tagliolini Barbara - La guida al turismo culturale. Dalla...


Le guide turistiche sono figure fondamentali per il ruolo di mediazione e di divulgazione che svolgono, ma oggi sono ingiustamente relegate ai margini delle attività di promozione dei beni culturali. Questo agile manuale vuole contribuire alla valorizzazione di questa importantissima figura, sia per quanto riguarda la preparazione teorica sia per l'attività pratica della guida al turismo culturale. Esso fornisce inoltre utili indicazioni per facilitare l'accesso alle principali fonti di informazione, agli ordinamenti legislativi vigenti, alle istituzioni e alle strutture amministrative competenti in materia.
La guida al turismo culturale. Dalla formazione all'attività professionaleTitoloLa guida al turismo culturale. Dalla formazione all'attività professionale
AutoreNegri Arnoldi FrancescoTagliolini Barbara
Prezzo
Sconto 30%
€ 8,89
(Prezzo di copertina € 12,70 Risparmio € 3,81)

Fascino Twilight, nella penisola di Washington.

Fascino Twilight, nella penisola di Washington

L'ultimo capitolo della saga è re di incassi al cinema ma business anche per settore turismo

(di Stefania Passarella)

Re di incassi nei botteghini nordamericani e in testa ai film più visti delle ultime settimane anche in Italia, Breaking Down 2 conferma la passione dei giovani per Twilight, saga cinematografica tratta dagli omonimi romanzi di Stephanie Meyer. Vero cult per teenager e non solo, l'amore fra Bella Swan e il vampiro Edward Cullen – alias la tormentata coppia Kristen Stewart e Robert Pattinson – fa sognare anche chi viaggia, alla ricerca dei luoghi conosciuti nei libri e nei film.

Su tutti si è alzato il sipario su Forks: prima del 2005 era un'anonima cittadina della Penisola di Washington (mappa) ma da quando Meyer vi ha ambientato Twilight nulla è stato più come prima. La storia d'amore del vampiro e della bella umana si intreccia con i luoghi della città, pare fra le più piovose degli Stati Uniti e in perfetta sintonia con lo stato d'animo dei Cullen. Il 'pellegrinaggio' di giovanissimi alla ricerca dei luoghi dei protagonisti è schizzato in particolare fra il 2008 e il 2009 con l'uscita del primo film tratto dai romanzi di Meyer e prosegue ancora oggi. Secondo quanto dichiarato a media americani da Marcia Bingham, direttore della Chamber of Commerce di Forks, nell'area i turisti arrivati grazie a libri e film sono oltre 200mila, mentre prima della saga non erano che poche centinaia.

Tante le tappe per gli appassionati: la Forks High School dove Edward e Bella si incontrano, il negozio dove lei lavora part time, i boschi di Second Beach dove si riuniscono i licantropi, le abitazioni dei Cullen (un B&B) e di Charlie Swan (un'abitazione privata). Nella città sul mare di Port Angeles c'è il ristorante Bella Italia dove la coppia cena per il primo appuntamento. Forks ha inaugurato un Twilight Visitors Center e ha creato perfino lo Stephanie Meyer Day in onore dell'autrice, giorno che è stato fissato al 12 settembre, il compleanno di Bella. Tutta la Olympic Peninsula promuove tour a tema mentre le cittadine che sono nominate nel romanzo pullulano di locali con gadget e souvenir legati ai vampiri e agli altri protagonisti come il licantropo Jacob.

Le scene del film, in particolare del primo, sono state girate per lo più nei dintorni di Portland, in Oregon, con qualche set allestito anche negli Stati di Washington e della California. La versione cinematografica di Forks è Vernonia, sul fiume Nehalem a nordovest di Portland. L'abitazione di Bella e di suo padre nel film si trova a Saint Helens, al confine con lo Stato di Washington. La scuola che diventa la Forks High School è ricostruita nella città di Kalama. La spiaggia dei surfisti “La Push” che realmente esiste nello Stato di Washington è ambientata a Indian Beach, Ecola State Park ed è pure “cinematograficamente” famosa perché vi sono state girate le scene di Point Break. L'hotel di Phoenix dove Bella si rifugia dopo la fuga da Forks nella pellicola è a Santa Clarita, nella California meridionale. L'albergo trasformato in set è l'Hyatt Valencia.

I viaggi da twilighters o la Twivacation è un fiore all'occhiello di tanti operatori e agenzie che operano nella Olympic Peninsula, ma non solo. Per l'uscita dell'ultimo capitolo una proposta ad hoc arriva da Wimdu.it, piattaforma di social travel, che tra le sue soluzioni ha aggiunto soggiorni ispirati alla saga dei vampiri, perfino una luna di miele a tema. Tra le location che si possono prenotare ci sono la Miller Tree Inn a Forks, alias la casa dei Cullen, decorata con repliche e cimeli della pellicola, e la villa di Paraty, vicino Rio de Jainero, dove sono state girate alcune scene della luna di miele di Bella ed Edward in Breaking Dawn parte prima. Per i fan più sfegatati si può soggiornare nell'abitazione di un'appassionata della saga a Colorado Springs che ha fondato una sua compagnia di visite guidate a tema vampiresco.
ansa

Iran: cosa vedere nella festivita' piu' sacra per gli sciiti

(di Rodolfo Calo')
Un periodo da tener presente per programmare un viaggio in Iran e’ la festivita’ islamica dell’Ashura e le sue flagellazioni simboliche, sacrifici cruenti e millenarie devozioni che si possono vivere a Teheran per almeno cinque giorni in un caleidoscopio di immagini, suoni ed emozioni.  
 IL CONTESTO STORICO-RELIGIOSO: La celebrazione, improntata al lutto, ''e' la piu' sacra per gli sciiti e cade il decimo giorno del mese di Moharram nel calendario lunare islamico, data che sul calendario occidentale muta di anno in anno'', ha ricordato ad AnsaViaggi un'antropologa e giornalista che vive in Iran da oltre un decennio, Tiziana Ciavardini. ''Il nome di Ashura, che significa ''decimo'', commemora il martirio di Hussein, il loro Imam pi' venerato, nipote del profeta Maometto, che secondo la tradizione fu ucciso e decapitato nel Settimo secolo'', assieme a decine di suoi seguaci, ''contribuendo a creare la scissione dai sunniti'', il ramo maggioritario dell'islam, ha aggiunto Ciavardini.
DOVE VIVERE L'ASHURA A TEHERAN: Culminata domenica scorsa, la prossima Ashura cadra’ tra il 13 e 14 novembre prossimi e Teheran, ad esempio nella orientale piazza Taslihat o nella piu' centrale Imam Hussein con la sua omonima moschea, e’ un punto di osservazione privilegiato perche’ l’Iran e' l'unico Paese musulmano a stragrande maggioranza sciita.
LE AUTOFLAGELLAZIONI: Il simbolo piu’ noto a Teheran e nel nord del paese sono le autoflagellazioni delle spalle compiute con mazzi di catenelle dette ''Zanjjr'', mentre nel sud ci si percuote soprattutto il petto con la mano. ''L'autoflagellazione e' stata proibita in Iran dalla Guida Suprema Ali Khamenei e sostituita con la donazione di sangue'', ricorda ancora l'antropologa. Anche se qualche autoflagellazione clandestina con torsi nudi e spalle arrossate si puo' vedere nel chiuso di qualche garage, in strada sono spariti gli autolesionismi operati un tempo con spade e coltelli percossi sulla testa e gli uomini - per lo piu' giovani - che si battono la schiena sono vestiti, di scuro. Qualcuno porta anche una kefiah sulle spalle chiaramente per non rovinarsi maglia o giubbotto dando l'illusione di parteggiare per Gaza. Anche se e' difficile misurare il grado di devozione, il fascino delle due o tre ore di processioni serali e diurne e' dato dagli assordanti suoni sovrapposti creati da percussioni che danno il ritmo alle frustate: per ognuna delle molte confraternite, c'e' in genere almeno una grancassa e vari tamburi, che si mescolano a sonagli del Khuzestan, piatti e trombette. Voci tenorili intonano inni che rievocano il martirio di Hussein attraverso altoparlanti montati su pickup o trabicoli a spinta, tutti dotati di riflettori che di sera sparano luci abbacinanti. L'aria e' spesso pregna di una sorta di incenso contro il malocchio, l’ ''espand'' sparso da bracieri mobili. I gruppi di una ventina di ''zanjirzanan'' sono preceduti da bandiere nere con versetti del Corano ricamati in color oro o da un grande stendardo, l'alamat, fregiato di pennacchi, spade e simboli metallici portato sul collo da un unico fedele che procede barcollando per lo sforzo. Nella tarda mattina e primo pomeriggio del giorno dell'Ashura, culmine della festivita', con un po' di fortuna si puo' assistere al rogo di tende date alle fiamme a ricordo del massacro. Alcuni devoti si cospargono capo, volto e vestiti di fango per simboleggiare la morte dell'imam, invocato battendosi il petto. All'ora canonica si svolgono preghiere in strada e di sera si accendono candele un po' ovunque in un intrico di simbologie dalle molteplici interpretazioni.
I SACRIFICI E LE DONAZIONI: Intorno alle processioni si compiono sacrifici, spettacolo sconsigliato a sensibilita' animaliste: pecore, agnelli e vitellini si vedono dapprima vivi a gli angoli delle strade o nelle aiuole e poi macellati sul marciapiede o decapitati in pozze di sangue dove qualcuno intinge un dito per trarre buona sorte. L'esaudimento di desideri viene anche dal mangiare, gratis, i pasti preparati dalle confraternite: fra l’altro il khoresht (uno stufato di carne, patate e fagioli), l’adas polo (riso allo zafferano, lenticchie e uva passa), un budino allo zafferano detto o "Shol-El Zard" , caramelle. Col freddo viene offerto del te, d'estate uno sciroppo d'arancia. Cammelli e cavalli, almeno come segnalano conoscitori delle celebrazioni, spiccano nelle Ta'zieh, rappresentazioni in costume eseguite per strada o nei teatri delle Case della cultura rievocando in maniera sobria, alquanto statica, dilettantesca e lamentosa, ma tra vere lacrime di vari spettatori, la morte di Hussein.
UNA GRANDE SAGRA: Nel complesso Teheran e tutto l’Iran si trasforma in un’unica sagra in cui i ragazzi si occhieggiano eccitati per poter tirar tardi liberamente e i banchetti vendono fave lesse e cavoli rossi. Ovunque luminarie verdi e garage, negozi e abitazioni trasformate in ''hosseinye'', le sedi delle Heyat (''gruppi'', ossia confraternite) addobbate di nero e verde, causa di ingorghi. Su molti cavalcavia le bandiere sono nere e per strada grandi cartelloni riproducono la figura di Hussein col volto di luce. Altarini luminosi, molto meno numerosi che non ai tempi della guerra Iran-Iraq da un milione di vittime degli anni Ottantata, segnalano la morte di giovane nel palazzo vicino. E chi ha un bimbo piccolo lo veste di bianco con una fascetta verde in testa per rievocare il sacrificio di Asghar, il figlio di Hussein, morto a sei mesi col padre: nel centro di Teheran c’e’ addirittura un raduno di questi lattanti. E nelle cantine di vari palazzi i condomini si ritrovano per girare a turno, in enormi calderoni, l'halim: un polentone dolciastro con carne da offrire alle confraternite.
ansa

Pronta classifica comuni turisticamente sostenibili

Per il terzo anno consecutivo in Italia l'Osservatorio Nazionale sulla Spesa Pubblica e il Turismo Sostenibile, promosso dall'Ebnt, l'Ente Bilaterale Nazionale Turismo, ha prodotto congiuntamente all'Ires (Istituto di Ricerche Economiche e Sociali) Nazionale, all'Upi l'Unione Provincie Italiane e alla Provincia di Rimini, la classifica dei comuni capoluogo più turisticamente sostenibili in relazione alla spesa pubblica locale e alla specifica caratterizzazione socioeconomica e ambientale.
Il lavoro si è avvalso di un datawarehouse predisposto ad hoc, in collaborazione con il Network degli Osservatori sui Bilanci degli Enti Locali, e di un modello di valutazione "partecipata" della performance delle Amministrazioni. In sintesi, il lavoro dell'Osservatorio consente di mettere in relazione la qualità, la quantità, l'efficacia dei flussi di spesa pubblica destinata al turismo con l'evoluzione dell'economia turistica, e della caratterizzazione sociale e ambientale locale, supportando le amministrazioni pubbliche al miglioramento dell'efficacia e dell'efficienza della spesa indirizzata alla valorizzazione turistica sostenibile dei territori.
Nel breve termine, l'attività dell'Osservatorio consente il benchmarking dell'efficienza dei flussi finanziari turistici destinati a generare comportamenti virtuosi da parte degli Enti Locali. Nel lungo periodo, si pone l'obiettivo di generare un aumento degli investimenti destinati al settore del turismo e al suo sviluppo sostenibile e di contribuire a una spesa pubblica trasparente, più efficace, più efficiente che metta in rete il sistema turistico italiano. Il progetto è stato realizzato dal gruppo di ricerca coordinato organizzativamente da Lucia Anile, vice-presidente EBNT e formato da Elena Battaglini responsabile Area di Ricerca Ambiente e Territorio IRES, Laura Serpolli di IRES e dal professor Francesco Truglia di ISTAT.
ansa

Viaggi, l'ispirazione arriva da Facebook e blog

Microsoft launches Windows 8 Phone 
Blog, social network, siti di recensioni online e applicazioni che consentono di pianificare e vivere la vacanza dalla A alla Z: le nuove tecnologie hanno un impatto sempre maggiore sui viaggi. Lo afferma una ricerca realizzata da Redshift Research per Text 100 dalla quale emerge che la maggior parte dei turisti si affida principalmente a Facebook per la scelta della vacanza, mentre un europeo su tre cerca consigli su blog di viaggi.

Condotta ad ottobre scorso su un campione di 4.600 persone in tutto il mondo (in Europa sono stati considerati Danimarca, Francia Spagna, Svezia e Gran Bretagna), la ricerca evidenzia che nonostante resista il ruolo centrale dei consigli di parenti e amici per le decisioni in materia di viaggi (al 63%)
le ricerche sui social media sono decisive: l'87% di chi ha meno di 34 anni usa Facebook per scegliere la propria destinazione, mentre più della metà del campione utilizza per questo scopo Twitter, Pinterest e altri servizi simili.

Durante la vacanza
il 68% degli intervistati usa i propri dispositivi mobili (dal tablet allo smartphone) per restare in contatto con amici e familiari, il 43% per fare fotografie e il 20% per restare aggiornati. L'88% sceglie di portare con sé un dispositivo Wi-Fi o 3G e, mentre più della metà del campione (52%) condivide immagini o video del viaggio mentre è ancora in villeggiatura, il 25% già ne scrive una recensione. Quasi la metà degli intervistati (il 49%) afferma che utilizzerebbe di più i social media se in viaggio avesse accesso a una connessione Wi-Fi gratuita.
ansa