di Ida Bini
Lunghe spiagge dorate dalla sabbia impalpabile si succedono a falesie
rocciose e a prati gialli, ondulati, dove le case in pietra bianca si
nascondono tra il verde dei pini e dei fichi secolari a ombrello. E’
Formentera, la più piccola e modaiola isola spagnola delle Baleari che
accoglie viaggiatori da tutto il mondo nei suoi piccoli, deliziosi
borghi - La Savina, San Ferran, Sant Francesc, Es Calò, El Pilar, Es
Pujols – e nei suoi tantissimi locali con terrazze o pergolati coperti
da buganvillee, dove godersi il tramonto o il fresco della notte, dove
sorseggiare un buon bicchiere di vino o un cocktail ghiacciato,
ascoltando ogni genere di musica, sempre in compagnia di gente ospitale.
Ovunque ci si incontra nei coloratissimi chiringuitos sulla sabbia,
nei piccoli ristoranti terrazzati davanti al mare e nei localini che
affollano i centri abitati. Ogni spiaggia e ogni caletta hanno un locale
di riferimento, un bar o un chiosco preferito dove trascorrere serate
divertenti o momenti di puro relax. Il locale più famoso dell’isola è lo
storico Piratabus, chiosco tra mare e dune, ricavato da un vecchio
autobus sgangherato dove da 40 anni si bevono birra e mojitos e si gioca
a bocce fino al tramonto. Lo stravagante locale si trova sulla sabbia
di Migjorn, la spiaggia più lunga di Formentera, con dune, ginepri e una
passerella di legno che corre parallela al mare, sempre increspato dal
vento. L’idea di trasformare un vecchio autobus di linea in un bar venne
a Pascual e Pablo, due giovani hippy che negli anni Settanta si
trasferirono sull’isola in cerca di avventure e che dal 1983 gestiscono,
assieme all’amica tedesca Edith, il chiringuito che negli anni si è
modificato in una vera struttura in legno.
L’atmosfera di libertà e di leggerezza che si respirava – come oggi
d’altronde – sull’isola, attirò numerosi stranieri, inglesi e americani
in particolar modo, che negli anni Sessanta e Settanta popolarono le sue
case, ancora prive di comodità. Formentera divenne presto, come la
vicina Ibiza, un centro hippy di grande richiamo, un buen retiro per
artisti, musicisti e scrittori. Gruppi rock storici come i Pink Floyd, i
Led Zeppelin e i King Crimson (quest’ultimi composero il brano
Formentera lady), ma anche musicisti come Bob Dylan, Jimi Hendrix e
Chris Rea scelsero la piccola e selvaggia isola per scrivere brani
musicali e trascorrere del tempo in totale isolamento.
Il francese Babet Schroeder girò il cult movie More sul tema di
droghe e sesso negli anni Settanta dopo aver passato molti mesi
sull’isola. In quegli anni gli artisti avevano il loro quartier generale
in un piccolo bar, Fonda Pepe, nel centro della cittadina di Sant
Ferran, poco illuminato e senza servizi. L’unica attrattiva erano le
buone birre che si servivano senza tanti fronzoli; eppure quel bar
divenne il locale più cool del momento, un luogo strapieno di artisti e
di giovani in cerca di creatività, dove al bancone ci si spingeva tra
l’autore di Blowin’ in the wind e il geniale chitarrista nero, reduce da
Woodstock. Il locale esiste ancora ed è frequentato da hippies
nostalgici non più giovanissimi, che di giorno vendono oggetti
artigianali al mercatino de El Pilar de La Mola e la sera si riuniscono
nel locale per rivivere le emozioni di un tempo.
Anche il Blue Bar, sulla spiaggia di Migjorn, nacque in quegli anni:
stessa atmosfera e stessa genuinità ma adesso il locale offre un tocco
di new age in più. Tra gli storici chioschi avviati nei primi anni
Settanta c’è anche il divertente Bartolo, a Calò des Mort, colorato e
accogliente. La mancanza di un aeroporto e la scarsa attività
alberghiera hanno reso la piccola isola spagnola una terra ancora poco
sfruttata dal turismo di massa. Certo è che la bellezza delle sue
spiagge - platja de ses Illetes, Levant, S’Espalmador, Cala Saona e
platja de s’Alga, solo per citarne alcune - e la trasparenza del mare
attirano ogni estate tantissimi viaggiatori in cerca di quella stessa
atmosfera di libertà e di accoglienza. Molti preferiscono vivere nelle
case prese in affitto e sono ancora tanti gli artisti, gli architetti o
gli attori che amano soggiornarvi tutto l’anno in incognito. Il designer
francese Philippe Starck non nasconde il suo amore per l’isola e passa
da un locale all’altro e da una spiaggia all’altra in motorino, come
tutti i turisti qui a Formentera; alloggia in alberghi immersi nel verde
o direttamente sulla spiaggia, come l’Hostal Rafalet, a Es Caló, o Es
Pas, agriturismo di lusso recuperato da una vecchia casa colonica.
Per la notte ci sono tante soluzioni anche per chi vuole spendere
poco, come l’hostal Centro a Sant Francesc, l’hostal Sa Volta, davanti
alla spiaggia di Es Calò, o l’hostal Can Rafalet, con poche camere,
semplici ma proprio sulla sabbia. Se di notte c’è solo l’imbarazzo della
scelta, di giorno ci si ritrova da Real Playa, a Migjorn, per mangiare
la paella migliore e a buon mercato di Formentera; oppure, spendendo un
po’ di più, da Es Molí de Sal per le ottime aragoste fritte o alla
piastra. Sempre sulla spiaggia di Migjorn si può mangiare da Sa
Platgeta, ristorante immerso nella pineta con vista mare e, poco più
avanti, l’elegante ma ottimo Vogamari. In realtà, per stuzzichini,
insalate e assaggi tipici spagnoli (tapeo) ogni chiringuito,
possibilmente a due passi dall’acqua, è perfetto. Due ottimi indirizzi
per fare uno spuntino in città, a San Francesc, sono Ca na Pepa, bar e
ristorante a pochi passi dalla piazza centrale, o Es Mares, l’elegante
bar dell’omonimo albergo, per frullati e succhi di frutta a la carte.
Un appuntamento imperdibile sull’isola è il momento del tramonto, da
trascorrere al faro di cabo de Barbaria, o da Big Sur, locale trendy
sulla strada che porta da Es Pujols a La Savina, a ridosso della
spiaggia di Ses Illetes. Tanti sono i locali dove godersi il tramonto,
come Flipper & Chiller, a Migjorn, per cocktail, musica chill out e
massaggi; o Chezz Gerdi, a Es Pujols, beach club da cui si può accedere
direttamente dal mare. Qui, a Es Pujols, parte la vera notte di
Formentera in una miriade di localini, discoteche e bar dove bere e
ascoltare musica dal vivo. Non prima, però, di essersi rifocillati da
Pinatar, ristorante specializzato in piatti locali, o da Avaradero, per
una cena romantica, indimenticabile come la piccola isola delle Baleari.