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Sulle tracce di Oetzi a 25 anni dal ritrovamento Una mostra e un tour in Val Senales per l’uomo "venuto dal ghiaccio"

Escursioni guidate, esposizioni aperte al pubblico e visite didattiche con passeggiate: sono solo alcune delle manifestazioni previste per il venticinquennale dal ritrovamento della mummia di Similaun.
Il 19 settembre di 25 anni fa la pacifica regione altoatesina di Val Senales passò alla storia per il ritrovamento casuale di un corpo mummificato, risalente a più di 5mila anni fa. Durante un’escursione a 3.210 metri d’altezza, nei pressi del sentiero che dal rifugio Similaun porta al Giogo di Tisa, due turisti tedeschi videro un corpo mummificato, restituito dal ritiro dei ghiacciai, che risultò dopo veloci indagini la più importante scoperta archeologica del secolo. Il corpo, perfettamente conservato dal ghiaccio con accanto della corteccia di betulla, apparteneva a un pastore preistorico, informalmente chiamato Oetzi, vissuto all’età del rame, oggi conservato in una cella frigorifera accessibile al pubblico nel museo archeologico dell’Alto Adige di Bolzano.
Per celebrarne il ritrovamento sono state organizzate alcune iniziative speciali, tra cui numerose escursioni guidate nei luoghi del ritrovamento e la mostra Heavy Metal - Come il rame cambiò il mondo. L’esposizione, aperta al pubblico nel museo archeologico di Bolzano fino al 14 gennaio, ripercorre la storia del rame attraverso le attrezzature ritrovate accanto al corpo mummificato di Oetzi, in particolare una preziosa ascia che lo distingueva come importante personalità.
L’esperienza più affascinante, tuttavia, è l’escursione sui luoghi del ritrovamento, organizzata lungo due percorsi: l’Ötzi Glacier Tour, in programma il 20 e il 27 settembre, e la salita alla punta della Vedretta, a 3.269 metri, seguendo il sentiero archeologico, prevista per il 16, il 23 e il 30 settembre. Tra le iniziative per le famiglie sono previste visite guidate all’archeoParc Schnalstal di Madonna di Senales, un museo didattico all’aperto che presenta in modo semplice e divertente il modo di vivere degli uomini di 5mila e 300 anni fa. 
ansa

Love, quando l'arte riflette sull'amore

Le molte facce dell'amore raccontate dagli artisti più famosi della scena internazionale: è la mostra allestita dal 29 settembre al 19 febbraio a Roma, negli spazi del Chiostro del Bramante. Esposte circa 40 opere, fra cui installazioni di grandi dimensioni, realizzate da protagonisti del contemporaneo quali Andy Warhol, Tom Wesselmann, Gilbert & George, Robert Indiana,Vanessa Beecroft, Francesco Clemente, Marc Quinn e molti altri. Con il titolo 'Love. L'arte incontra l'amore', la rassegna prodotta e organizzata da Dart - Chiostro del Bramante e Arthemisia Group (sponsor Generali Italia), è curata da Danilo Eccher che ha selezionato lavori particolarmente significativi, spesso frutto di sperimentazioni in grado di toccare le corde più profonde. ''Quello dell'amore, spiega Eccher - è un tema dagli aspetti attrattivi, ma presenta molti trabocchetti e affrontandolo si corre il rischio di restare in superficie e far cadere la scelta su opere scontate''. Evitare derive carammellose ha quindi voluto dire, prosegue il critico, ''indagare questo sentimento sotto aspetti diversi. 'Love' non è una mostra che offre risposte, soluzioni, guide di comportamento, bensì propone sfaccettature, lezioni particolari di un tema infinito''. L'invito per i visitatori, aggiunge Eccher, sarà così di ''riconoscere nelle opere esposte i dettagli dell'amore che sono propri''. E il percorso espositivo inizia ''inevitabilmente'' con 'Love', l'installazione di Robert Indiana del '64, dagli anni '60 l'icona dell'amore, di forza dirompente e al tempo stesso di una disarmante semplicità. ''Un semplice nome che affila la propria presenza scenica, declinando la recita nel soffice accostamento dei colori, nella sinuosità delle lettere, nel garbato ingombro dello spazio. La parola che diventa figura, con la stessa eleganza della calligrafia araba, ma con la forza imponente di un concettualismo impronunciabile''. La sua influenza è stata grande, sottolinea il curatore, che ha riservato a Wesselmann la sala successiva, con l'immagine di un amore sensuale, un elegante erotismo sussurrato, mai esibito, mentre Ragnar Kjartansson testimonia un sentimento intimo, segreto, inesprimibile, che si rivela con la teatralità dell'arte, lo spettacolo dell'immagine. E se Francesco Clemente esprime l'amore come figura immaginifica, attraverso la visionarietà di figure simboliche in bilico fra magie orientali e accenni mitologici, l'installazione 'Infinity room' di Yayoi Kusama è una vera e propria esperienza sensoriale. Evoca ''uno spazio ripetuto all'infinito, un caotico gioco di specchi nel quale ci si deve immergere'', respirare la solitudine di un ambiente in cui ''è l'arte che sovrasta, che avvolge, che genera lo sgomento per una realtà assolutamente visionaria''. L'opera dell'artista giapponese quasi novantenne, così densa di energia, potrà essere visitata per soli 30 secondi alla fine del percorso che si snoderà negli spazi rinascimentali del Chiostro. ''Lo stesso azzardo richiesto da Kusama - dice Eccher - è compiuto da Gilbert & George nella 'messa a nudo' dagli artisti stessi, sono loro che devono subire le deformazioni operate dal computer, sono i loro corpi a essere sfigurati dall'intreccio delle immagini''. A loro il critico, incontrandoli alcuni mesi fa, aveva chiesto di scegliere liberamente l'aspetto dell'amore al momento più importante. ''In tempo di Brexit - racconta - Gilbert & George hanno scelto l'amore per la patria e le immagini del loro lavoro si riempiono dei colori dell'Union Jack''. Mentre la portoghese Joana Vasconcelos ha voluto la struggente voce di Amalia Rodriguez per soffiare su un cuore gigante facendolo girare attorno alla sua immagine e lasciando sfocare gli inutili utensili di plastica che lo costituiscono. A documentare l'eterna oscillazione fra la grandezza di un amore assoluto e la fragile quotidianità del suo essere. Ecco quindi il volto di Marilyn immortalato da Andy Warhol, volto della bellezza contemporanea per antonomasia, lo sguardo di amori difficili, l'espressione di segreti inconfessati, l'icona di una complessità che travolge i sentimenti e le esistenze.
ansa

Nudi e ironia con Helmut Newton a Palazzo Ducale

Ironico, surreale, graffiante alla caccia del bello a Villa d'Este come a Montecarlo, è un Helmut Newton privato quella della mostra "Fotografie", prima a Venezia ora a Palazzo Ducale di Genova fino al 22 gennaio. Curata dal direttore della Fondazione Newton, Matthias Harder e da Denis Curti, la mostra presenta oltre 200 scatti del fotografo di origine tedesca, alcuni a grandezza reale, pubblicati nei tre volumi 'White Woman' (1976), 'Sleepless Nights' ('78) e 'Big Nudes' (1981). "Negli anni Settanta Newton entra nel mondo della moda - spiega Curti - sono gli anni di Avedon e Klein e Newton ha la capacità di passare da una foto descrittiva a una foto ispirazionale, abbandonando gli studios e scattando foto di moda in strada o nei grandi alberghi. Ma soprattutto realizza scatti privati, non destinati alle riviste, che poi lui pubblicherà nei suoi libri monografici". E così ecco Charlotte Rampling nuda di tre quarti in un grand hotel ad Arles ("la sua prima foto di nudo, un nudo consapevole con un fotografo complice", dice Harder) e poi le modelle di notte in Rue Aubriot a Parigi, la serie a Villa d'Este e i finti omicidi sulla Croisette, Lolou de la Falaise ma anche Luis Azzaro che accettò di farsi ritrarre nudo, steso in un gran letto, in mezzo a tre modelle vestitissime (era il 1974). La sobrietà del bianco delle volte e il grigio della pietra del Sottoportico di Palazzo Ducale valorizzano in maniera particolare l'ultima sezione in bianco e nero "Big Nudes', modelle ritratte a Brescia e in interni, prima nude, poi vestite (o viceversa) nella stessa identica posa.
ansa

A Mantova arriva Festivaletteratura 2016 in 40 spazi tra storici e dimore

MANTOVA - Immersa nel blu, il colore del suo Festival. Sarà così Mantova a settembre 2016, quello in cui festeggia i vent'anni del Festivaletteratura che, oltre ad aver annullato le distanze tra chi scrive e chi legge senza confondere i ruoli, ha cambiato anche il modo di vivere la città aprendo al pubblico piazze e palazzi storici. Oltre quaranta i luoghi del Festival nell'edizione del ventennale, dal 5 all'11 settembre. Novità assoluta sono gli spazi occupati fino a non molti anni fa dalla più antica sala cinematografica della città, l'ex-cinema Bios di via Calvi che sarà la sede degli incontri della 'Biblioteca Elegante' con oltre 300 rari volumi cartacei e un centinaio digitalizzati dedicati alla seduzione della moda nella letteratura. Tornano anche, dopo una lunga assenza le Cantine di Vincenzo Gonzaga, che ospiteranno le installazioni e gli incontri sui videogames e Palazzo d'Arco, con in particolare le sale dedicate alle collezioni naturalistiche.
    Sarà un trionfo di blu sui totem alle porte d'accesso dei vari incontri, sui manifesti appesi ai muri, sulle bandiere che sventolano alle finestre e sulle magliette dei preziosi volontari,il Festival in quest'anno speciale precede i cinque giorni della manifestazione con un'anteprima del festival, che il 3 settembre vedrà Jonathan Safran Foer e il suo nuovo romanzo 'Eccomi' (Guanda) a Piazza Castello insieme a Marcello Fois e il giorno dopo una grande parata per le vie del centro storico con i migliaia di volontari che hanno reso possibile il Festival, accompagnati dalla Banda Città di Mantova. Dalla sua nascita il Festival ha aperto agli incontri 160 luoghi creando una mappa di Mantova completamente nuova e per i vent'anni la città si dimostra ancora più generosa e accogliente. Riprende anche la vecchia abitudine di entrare in spazi privati e di recuperare alcuni luoghi fino ad oggi mai utilizzati in centro storico. Spiccano i giardini di alcune dimore storiche mantovane: i giardini di Casa della Beata Osanna Andreasi, quelli di Casa Delfini e poi i giardini di Casa Cazzoli e di Casa Baguzzi e infine quello di Palazzo Cavriani che diventa il punto di partenza dell'evento 'Passeggiando con le statue' in un percorso all'alba fra queste presenze silenziose, le statue, accompagnati dalla scrittrice Chicca Gagliardo e dall'esperto di storia mantovana Giacomo Cecchin.
    Tra i luoghi storici aperti negli anni al pubblico grazie al Festivaletteratura, di cui sono diventati il simbolo: Palazzo Ducale e Palazzo d'Arco, il Museo Diocesano e la Chiesa di Santa Paola. Anche l'uso delle piazze come scenario di incontri, da piazza Concordia a piazza Erbe a Piazza Mantegna, con il Festivaletteratura si è trasformata in una consuetudine.
    Scenario di eventi letterari anche luoghi naturalistici come il Bosco della Fontana, ora molto più conosciuto e ammirato.
    (ANSA).

Stati Uniti, tutte le novità dal gossip immobiliare

C'è chi va e chi viene, chi scappa dai ricordi e chi, invece, cerca un nuovo nido d'amore in quanto è pronto ad allargare la famiglia. Il gossip immobiliare non ha segreti, ecco i vip pronti a fare la valigia e mettere in vendita le proprie, molto poco umili, dimore.

Si vola negli Stati Uniti e la prima tappa di questo viaggio che porta a fare la spola tra una casa e l'altra è New York: qui vive Adam Levine, il frontman dei Maroon 5 che, essendo prossimo alla paternità in quanto il suo angelo biondo, la top model Behati Prinsloo è incinta, ha deciso di traslocare in una casa più a misura di famiglia. Nonostante i suoi 250 metri quadri di spazio, ad aprile Adam aveva messo in vendita il bellissimo loft di Soho per 5.5 milioni di dollari et voilà, non ha dovuto attendere molto in quanto è stato venduto senza nemmeno trattare sul prezzo.

Nessuna difficoltà invece per Bruce Willis: l’attore, infatti, sembra essere divenuto un mago del real estate e, in un brevissimo arco di tempo, è riuscito a piazzare il suo appartamento nell'Upper West Side, sito nel condominio El Dorado, per 13 milioni di dollari. Chi è il facoltoso acquirente? Si tratta di Armen Avanessians di Goldman Sachs Asset Management.

Dopo diversi anni che era sul mercato, nonché innumerevoli ribassi, Richard Gere ha "svenduto" a 36.5 milioni di dollari, Strongheart Manor, la magnifica villa di North Haven, sulla East Coast, composta da 12 camere da letto, 12 bagni, saloni, sala da pranzo e cucina, il tutto circondato da 6 ettari di parco privato con laghetto, piscina, campo da basket e molo privato.
La vita è bella a Bel Air, il quartiere più esclusivo del Westside di Los Angeles: qui basta guardarsi intorno per rendersi conto di essere in un paradiso a cinque stelle data la ricca presenza di dimore vistose. Proprio qui, infatti, si trova la magnifica villa d’infanzia di Paris Hilton costruita da Richard Hilton, nipote del fondatore della catena alberghiera Hilton, Conrad. Ebbene sì, la dimora è in vendita e, ovviamente, non si tratta di una qualsiasi casa: basta pensare ai proprietari per capire cosa si prospetta all'orizzonte. La villa, articolata su due piani di meraviglie, è inserita in un polmone verde che conta oltre mezzo acro di terreno e vanta una superficie totale di 700 mq e si divide tra grandi zone living, una sala da pranzo, una cucina, cinque camere e sette bagni oltre ad una piscina con tanto di spa e una palestra.

Nessun compratore per la villa californiana di La Quinta di Sylvester Stallone, sita all’interno del Golf Club Madison: due piani di paradiso sono caratterizzati da grandi zone living, una cucina con sala da pranzo, quattro camere e cinque bagni ma non è tutto, ad aggiungersi alla lista una biblioteca, uno studio e un giardino con tanto di piscina, idromassaggio, una cucina all’aperto con zona pranzo sotto il porticato e una piccola cascata. Se la richiesta iniziale era di 4.9 milioni di dollari, il prezzo è stato ribassato a 3.625 milioni di dollari ma, a quanto pare, non è proprio alla portata di tutti.
Tempi duri anche per la villa di Las Vegas di Michael Jackson ribattezzata "Villa Thriller": parliamo di una meravigliosa abitazione che, in realtà, non è mai stata di proprietà del cantante visto che la prese in affitto, dal 2007, fino a pochi mesi prima della sua morte. Si parla di 2.255 metri quadrati di superficie, con tanto di 7 camere da letto, 12 bagni, varie zone living e, a completare la proprietà, una cappella medievale a due piani e un caveau privato. La villa è in vendita a 9.500.000 di dollari.
turismo.it

Tra le ninfee di Monet a Parma

A partire da oggi scogliere e ninfee, protagoniste delle serie più conosciute di Monet, sono al centro di un interessante mostra che rimarrà aperta fino all'11 dicembre presso la Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo. L'esposizione intitolata  Monet. Quelle Ninfee che anticiparono l'Informale vuole indagare su come alcuni dei capolavori del pittore francese, abbiano anticipato il tema della serialità, un tema che nel '900 sarà proprio della Pop Art, rappresentando così una profezia dell’Informale. Alla fine dell’Ottocento Monet si dedicò inaffti alle famose “serie”, in cui uno stesso soggetto veniva ripetuto più volte in momenti o condizioni atmosferiche differenti. Lo scopo era quello di fermare il tempo, reo di nascondere il segreto dramma della fugacità delle cose, restituendo loro valore poetico.
Perchè andare
Il percorso espositivo che prende le mosse dalla tela "Falaises à Pourville, soleil levant", affianca opere provenienti dall'Italia e dgli Stati Uniti a quelle conservate nelle collezioni della Fondazione per indagare il processo creativo del padre dell'Impressionismo, che una volta rivoluzionata la pittura del suo tempo, riesce a precorrere i movimenti, ispirando i maestri dell'Informale e dell'Astrazione. Le Ninfee, infatti, ciclo che racconta l’ultima ossessione di Monet, si collocano a metà tra la pittura di paesaggio e una nuova pittura decorativa con aspetti artificiosi, quasi astratti, che hanno nella costruzione spaziale la loro novità. I toni cromatici, ora, non esprimono più solo le metamorfosi della luce e dei riflessi, ma sono mezzi che trascendono la realtà per creare qualcosa di completamente inedito, sovratemporale e intangibile.
Da non perdere
Tra le opere presenti in mostra segnaliamo “Falaise du Petit Ailly à Varengeville”, proveniente dalla collezione Tanzi, in cui l’alba, indagata dal vero, illumina di rosa le rocce, quinte teatrali vaporose, che creano tagli asimmetrici col mare, in cui l’acqua con i suoi colori costituisce il mezzo per eccellenza riflettente su cui concentrare gli studi sulla fusione atmosferica, e sopratutto “Le Bassin des Nympheas” del 1904, proveniente dal Denver Art Museum, in cui lo stagno e nuovamente l’acqua stimolano inaspettate sensazioni visive, poiché dissolvono forme e materia, di cui le ampie e aggiornate pennellate sono dimostrazione concreta. 
MONET. Quelle ninfee che anticiparono l'Informale
Dal 3 settembre all' 11 dicembre 2016
Luogo: Fondazione Magnani Rocca, Mamiano di Traversetolo - Parma
Info: 0521 848327
Sito: www.magnanirocca.it
turismo.it