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Viaggio nella street art europea, murales e graffiti in 7 città

ROMA - Affreschi, stencil e murales giganteggiano sui palazzi, lungo le strade, nelle stazioni delle metropolitane e sui muri delle città: sono le opere spontanee di talentuosi artisti e writers di tutto il mondo che, muniti di bombolette di vernice e di adesivi artistici, esprimono la propria protesta o il proprio disagio. La loro arte – oggi un vero movimento riconosciuto e in continua evoluzione - si chiama, appunto, street art e coinvolge pittori e graffitari che spesso da un’iniziale clandestinità raggiungono una fama internazionale e spazi museali più convenzionali.
Il caso più eclatante è quello di Keith Haring, geniale street writer statunitense: il suo linguaggio, che ricorda quello della grafica pubblicitaria, è entrato nell’immaginario collettivo del XX secolo e le sue opere, popolate da personaggi stilizzati e bidimensionali, sono esposte nei più grandi musei d’arte moderna e contemporanea. I primi writers usciti dall’anonimato e diventati famosi sono stati il parigino Xavier Prou, in arte Blek Le Rat, che usa lo stencil figurativo per creare opere provocatorie, e l’inglese Bansky che, dai primi graffiti sperimentali di Bristol, dove documentava la povertà della condizione umana e criticava la manipolazione mediatica della società occidentale, realizzò opere in tutto il mondo, persino sul muro che divide Israele e la Cisgiordania.
Altri nomi di spicco sono il brindisino Mr Wany, attivo già dai primi anni Novanta e che ora tiene corsi d’arte urbana; Os Gêmeos, due gemelli brasiliani che raffigurano persone in grandi opere colorate; il marchigiano Blu, che nel 2000 ha cominciato a dipingere sui muri di Bologna e, raggiunta una fama internazionale, oggi partecipa a mostre e a eventi; Ericailcane, writer di Belluno che ha realizzato graffiti e installazioni in tutto il mondo, inserendo i suoi murales nel mercato dell’arte contemporanea. E, ancora, Eron, attivo già dagli anni Novanta tra Rimini e Bologna; il milanese Bros, che ha tappezzato la città con i suoi caratteristici omini cubici colorati e ora espone in diverse mostre, e Sten & Lex, due artisti di strada che da Roma hanno raggiunto una fama mondiale. Negli ultimi anni quest’arte pubblica, che molti all’inizio consideravano ai limiti dell’atto vandalico, spesso è usata come strumento di riqualificazione degli spazi urbani più degradati, sostenuto e promosso dalle stesse istituzioni. 
Ecco un tour metropolitano per ammirare la street art in sette città d’Europa.
Roma
Tor Marancia, Quadraro, Pigneto, San Basilio e Ostiense sono i quartieri di Roma dove l’arte di strada ha trovato modo di esprimersi; qui gli appassionati di street art possono trovare i murales, i tag e gli stencil più belli della capitale: dalle geometrie di Moneyless, lo pseudonimo dell’artista irlandese Mark Boyle, alle installazioni del tedesco Clemens Behr; dai colori accesi del californiano MoMo ai graffiti dei romani Hitnes e Sten & Lex; dalle iconografie bizantine di Mr. Klevra, che colora le strade del quartiere Ostiense, ai celebri murales dell’artista sudafricano William Kentridge lungo il Tevere. Il luogo simbolo dell’arte urbana a Roma, però, è Tor Marancia, dove nel 2015 20 artisti internazionali hanno dato vita a “Big City Life”, uno spazio creativo con 22 murales monumentali, promosso dall’associazione culturale “999contemporary” e finanziato dal Comune per riqualificare il degradato quartiere popolare. Il progetto riguarda in particolare undici palazzine al civico 63 di via di Tor Marancia: qui giganteggiano i murales di artisti come l’argentino Jaz o il francese Seth con il suo famoso “Bambino redentore” che si arrampica verso l’alto, verso il futuro; del newyorkese Gaia che è diventato il simbolo del quartiere e dei murales in stile art nouveau di Diamond. Nella via parallela Galeazzo Alessi sovrasta una palazzina il tributo che Nicola Verlato ha reso a Per Paolo Pasolini: “Hostia” è il titolo del murales, ora soprannominato “la cappella Sistina di Tor Pignattara” che racconta la scomparsa dello scrittore e regista. Per scoprire tutte le zone e le opere di arte urbana è possibile consultare il sito turistico ufficiale di Roma (www.turismoroma.it), nella sezione “itinerari a tema”, dove si trovano 15 proposte di tour con 150 strade interessate e ben 330 opere catalogate, alla scoperta della migliore street art capitolina. Tra le opere ci sono anche i murales dedicati a Francesco Totti, personaggio molto amato nella capitale che custodisce molte opere a lui dedicate: il dipinto con lo sfondo giallorosso, risalente al 2001 - anno dello scudetto romanista - in vicolo del Pozzuolo al Rione Monti; quello che campeggia su due piani della scuola Pascoli di via Sibari, a Porta Metronia, quartiere dove è nato e cresciuto il campione; e il recentissimo murale vicino a piazza Navona.

Barcellona
E’ la città spagnola che, da sempre, più si presta alle novità e alle trasgressioni; le stesse originalissime opere di Antonio Gaudí, simbolo della città catalana, erano inizialmente provocatorie e incomprese, proprio come molti talenti che oggi colorano Barcellona con murales, graffiti e piccoli tag sulle saracinesche. Spesso sono gli stessi proprietari di negozi e bar della città che commissionano i lavori a giovani writers. L’artista più famoso e che sta lavorando in tutto il mondo è Francisco de Pajaro, street writer che ha trasformato i rifiuti urbani in arte creativa con il progetto “Art is Trash”: l’artista spagnolo, infatti, disegna su sacchetti di plastica e materassi abbandonati in strada. Ora Francisco espone in gallerie e musei e ha divulgato il suo concetto di arte: da “opere” da buttare a capolavori da ammirare. Altri writers locali emergenti sono: Zosen Bandido, Santa Sudaka e Andrea Btoy. I luoghi migliori dove ammirare la street art a Barcellona sono il Túnel de Mundet, che è diventato una specie di galleria d’arte di strada, e Poblenou, ex quartiere industriale con edifici dismessi oggi pieni di opere interessanti. Anche passeggiando nei quartieri Born, Gotico e Raval si possono ammirare i disegni sulle saracinesche dei locali. Sul sito barcelonastreetstyletour.com è possibile farsi guidare in un giro a piedi o in bicicletta tra le migliori opere della città.

Marsiglia
Se Parigi ha fatto scuola a un’intera generazione di writers e graffitari, da Aérosol negli anni ’80 all’associazione Le Mur di Jean Faucheur, Marsiglia è una delle città francesi più interessanti per scoprire nuovi talenti e correnti artistiche. Nella città portuale più vivace del Mediterraneo francese si passa dalle opere che ricoprono i muri del Panier, vecchio quartiere caratterizzato da strade strettissime, all’irriverente tripudio di colori di cours Julien. Qui si apre il quartiere più trendy di Marsiglia, vivace e cosmopolita, dove si susseguono murales, stencil, gallerie d’arte all’aperto, concept stores, palazzi e saracinesche colorati. A Notre Dame du Mont merita una visita “Seize Galerie”, una galleria d’arte gestita da un gruppo di designer appassionati di arte di strada, che espone interessanti opere di writers e disegnatori urbani.

Bristol
Se a Londra negli anni ’90 i quartieri Camden e East London e Leake Street a Waterloo sono stati una fucina di talentuosi artisti di strada, è a Bristol che è nato il più famoso dei writers, il grande Bansky. Oggi nella città inglese l’arte di strada non è più una minaccia per le autorità locali: adesso che la street art è considerata un beneficio culturale ed economico non ci sono più i divieti e, anzi, si organizzano eventi pubblici in nome dell’arte urbana. Gli ammiratori e gli imitatori di Banksy sono tantissimi e provengono da tutto il mondo, come il belga Roa, il brindisino Andrea Sergio, in arte Mr Wany, ma anche i bristoliani Jody e Nick Walker, che hanno lasciato celebri murales un po’ ovunque in città, soprattutto a Nelson Street. Questa strada con i suoi edifici a più piani ospita “See No Evil”, il più grande progetto di street art britannico, che coinvolge i migliori artisti di graffiti che hanno trasformato la strada in una vera attrazione turistica. Va anche ricordato che a North Street, dal 29 al 31 luglio, si svolge “UpFest”, il più grande evento interamente dedicato alla street art e ai graffiti.

Berlino
E’ il muro il simbolo della street art a Berlino: dopo la caduta e la riunificazione della città, i graffitari hanno riempito il muro di colori, disegni e messaggi di libertà. E’ proprio da allora che l’intera città è stata invasa da writers, creativi e artisti provenienti da tutto il mondo che hanno trovato ispirazione e tanti luoghi dove potersi esprimere. Da Mitte a Friedrichshain, passando per Kreuzberg, i murales e gli stencil giganteggiano in ogni quartiere; merita una visita la “Eastside Gallery”, la galleria a cielo aperto di Mühlenstrasse, la più bella e ricca di storia del mondo, lunga un chilometro e 300 metri, che conserva frammenti del muro con graffiti e disegni di artisti internazionali: da Blu a El Bocho, artista di Francoforte; dal berlinese Xoooox, famoso per i suoi stencil che poi ha esportato ovunque, al brasiliano Francisco Silva, in arte Nunca.

Lisbona
Nella capitale portoghese murales e graffiti sono disseminati tra i quartieri periferici e il centro; lungo i ripidi vicoli del vivace quartiere di Bairro Alto c’è persino un museo a cielo aperto. E’ il “Museu Efémero” dove le opere sono in continua evoluzione; gli artisti infatti le modificano, le sostituiscono o le eliminano in corso di realizzazione. Sempre in questa zona c’è un laboratorio sperimentale dedicato alla street art: si chiama “Gau – galleria d’arte urbana” e tutela le opere dei numerosi writers locali e internazionali che transitano per Lisbona; simbolo dello spazio creativo è l’imponente ponte del 25 aprile, sospeso sull’estuario del fiume Tago e completamente ricoperto di opere. E’ qui che lavorano e si incontrano famosi talenti come il torinese Pixel Pancho e gli artisti locali Vhilis e Tamara Alves. Murales storici, risalenti ai primi anni Novanta, si ammirano nella zona di Amoreiras, mentre nel quartiere di Mouraria le pareti e gli edifici sono ricoperti di vecchie foto stampate. Merita una visita anche il palazzo abbandonato di avenida Fontes Pereira de Melo con alcuni dei più famosi murales urbani.

Łódź 
Nella città polacca l’arte di strada fa parte di un grande progetto culturale di riqualificazione urbanistica, che vede la partecipazione di writers e creativi di tutto il mondo. Dal 2009 la fondazione “Urban Forms Gallery”, nel cuore di Łódź, ha installato una trentina di murales sui palazzi della città, trasformando lo spazio creativo anche in un’attrazione turistica. Il modo migliore per ammirarli è scaricare la mappa dal sito della fondazione e cercare tutte le opere. Łódź è il luogo più creativo e alternativo del Paese, la prima città dove artisti internazionali - Os Gêmeos dal Brasile, Aryz dalla Spagna e Remed &The Arts dalla Francia - si sono esibiti assieme a talenti locali Sainer e Bezt, in arte Etam Cru.

ansa

Mare, Emilia Romagna star con Sardegna


(ANSA) - ROMA, 13 GIU - Emilia Romagna, Sardegna e Veneto sono le tre regine della classifica generale sull'offerta mare italiana. La Sardegna è in testa al ranking anche per quanto riguarda la regione più famosa e quella con le migliori spiagge.
    La Puglia svetta nella top delle regioni più trendy. Emerge dalla ricerca Panorama Turismo - Mare Italia di Jfc che prevede un incremento complessivo delle presenze del +4,7% e degli arrivi del +4,8%. Positivo anche il dato relativo al fatturato del comparto balneare (+4.5%).
    Quanto alle singole destinazioni vince, come più accogliente e ospitale, Rimini seguita da Jesolo e Riccione. Forte dei Marmi è considerata la località più di tendenza e alla moda, seguita da Cervia-Milano Marittima e Riccione. Quella più "rilassante e tranquilla" è Castiglione della Pescaia, seguita da Campo nell'Elba e da Numana. La località considerata più divertente e giovanile è Gallipoli, seguita da Porto Cesareo e Jesolo. La più conveniente è Alba Adriatica, poi Roseto degli Abruzzi e Gatteo a Mare.La più costosa è Porto Cervo, seguita da Forte dei Marmi e da Capri. Infine la località balneare "più comunicata e vista in tv" è l'Isola di Capri, poi Rimini e Cervia-Milano Marittima.

Albania è pronta a lanciare la sua sfida per diventare regina del turismo



TIRANA - Ha voltato pagina con piglio deciso dopo decenni d'isolamento e ora vuole svelare i suoi segreti all'Europa, ma senza cadere nella trappola del turismo di massa.
    Inserita dalla Rough Guides tra le dieci destinazioni top nel 2016, l'Albania strizza l'occhio all'Italia. Il potenziale non sfugge agli operatori del settore e il piccole Paese dei Balcani - una superficie uguale a quella del Piemonte e della Valle d'Aosta - figura, per la prima volta, nei cataloghi estivi del gruppo Alpitour che debutta con località balneari, come Valona e Saranda e con due tour storici proposti dal brand Francorosso per la fascia medio-alta. Presto sarà on line la piattaforma digitale per la vendita servizi turistici dell'Albania nel mondo: albaniatravel.com, portale incoming multilingue.
    I numeri fanno già intravedere la svolta. "Nel 2016 - spiega il ministro del Turismo, Milva Ekonomi - c'è stato un boom di turisti: 4,3 milioni, il 15% in più del 2015. Il settore è uno dei più importanti con un giro d'affari di 1,5 milioni di euro, il 7% del Pil nazionale. Il fatturato delle agenzie di viaggio è aumentato del 23%, quello degli alberghi del 7%". A crescere sono i flussi da Paesi vicini come Kosovo, Montenegro e Macedonia, ma aumentano anche i viaggiatori da Germania, Polonia, Russia e Italia. Ai turisti offre natura incontaminata, rovine millenarie, una gastronomia in cui si mischiano sapori orientali e occidentali, gente affabile. Tre località sono patrimonio mondiale dell'Unesco: il sito archeologico di Butrinto e i centri storici di Berat e Argirocastro. Lo sforzo è anche quello di ricostruire la memoria storica del Paese.
    L'emblema è il Bunk'art di Tirana, centro culturale creato in un bunker antiatomico costruito ai tempi della dittatura comunista e curato dal giornalista italiano Carlo Bollino. Bunker di cemento, che il regime ha costruito negli anni '70 e '80 temendo un'invasione, si vedono ovunque, sulle spiagge e in montagna. Dal 2014 candidata a entrare nella Ue, l'Albania è un grande cantiere. Dappertutto si costruiscono strade, palazzi, ospedali e scuole, con l'aiuto degli stranieri, molti italiani, allettati da incentivi come la riduzione dell'Iva dal 20 al 6% per le strutture alberghiere. L'attenzione all'ambiente c'è: "Abbiamo abbattuto 20.000 costruzioni abusive. Non vogliamo che la costa sia cementificata", spiega Artan Gaci, capogruppo del Partito Socialista in Parlamento e sottosegretario al commercio estero. A Tirana, cuore pulsante del cambiamento, nel 1991 circolavano 17 auto perché il regime di Enver Hoxha proibiva il traffico privato, ora sono 170.000, in gran parte Mercedes.
    "Gestire il traffico è una sfida", spiega l'entusiasta sindaco Erion Veliaj, 38 anni, star fra i 300.000 bambini della città.
    "A Tirana - racconta - ci sono 103 cantieri pubblici, alcuni grandi come quello per il nuovo stadio, altri più piccoli: oltre 100 milioni saranno investiti dai privati per fare 20 scuole". A due settimane dalle elezioni politiche, che dovrebbero portare alla conferma del premier Edvin Kristaq Rama, l'Albania è pronta a lanciare la sua sfida per diventare regina del turismo. (ANSA).
   

Scoperto uno stadio romano nei sotterranei di Aosta

AOSTA - Non solo un teatro e un anfiteatro, le terme e un foro, ma Aosta romana aveva anche un piccolo stadio, proporzionato alle dimensioni della città e dedicato alle attività sportive. L'ipotesi, formulata già negli anni Ottanta dagli archeologi della Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Valle d'Aosta, è stata rafforzata da successivi ritrovamenti nei sotterranei del museo archeologico e nell'antistante piazza Roncas, che è oggetto in questi mesi di un intervento di riqualificazione urbanistica.
    Quella che è rimasta per alcuni decenni una congettura è stata ora ufficializzata in una conferenza pubblica dall'archeologa Alessandra Armirotti. La struttura sportiva aveva una dimensioni di 75 per 35 metri, con spalti sui due lati e un'esedra, un piccolo emiciclo con la tribuna principale, nella parte Ovest.Un Circo Massimo in miniatura che risalirebbe alla seconda metà del primo secolo d.c., nel periodo in cui Augusta Pretoria, la Roma delle Alpi fondata nel 25 a.c in epoca augustea, si nobilitò attraverso un processo di 'monumentalizzazione' che portò alla costruzione di numerose infrastrutture per lo svago della popolazione urbana. (ANSA).

Le cipolle rosse una potente arma contro il cancro

Le cipolle rosse sono una potente arma anticancro. In particolare, rispetto agli altri tipi, sono le più efficaci nell'uccidere le cellule cancerogene del tumore al colon, oltre che di quello al seno. A evidenziarlo uno studio della University of Guelph, in Canada, pubblicato sulla rivista Food Research International.
   
La ricerca ha testato cinque diversi tipi di cipolle che crescevano in Ontario, una regione canadese, scoprendo che una varietà chiamata 'Ruby ring onion', che appunto è rossa, si è rivelata la più efficace contro il cancro. Merito di un alto contenuto di quercetina, un tipo di flavonoide che ha potere antiossidante, e di antociani (o antocianine), che danno il colore rosso e che arricchiscono l'azione antitumorale della quercetina stessa. "Abbiamo trovato che le cipolle sono eccezionali nell'uccidere le cellule tumorali - spiega uno dei ricercatori, Abdulmonem Murayyan. "Le cipolle - prosegue - attivano percorsi che incoraggiano le cellule tumorali a subire la morte cellulare. Promuovono un ambiente sfavorevole per le cellule tumorali e disturbano la comunicazione tra le stesse, cosa che ne inibisce la crescita". Lo studio è stato effettuato ponendo a diretto contatto le cellule tumorali del cancro al colon con l'estratto di quercetina di cinque tipi diversi di cipolle. E di recente gli studiosi hanno anche riscontato che le cipolle sono efficaci anche nel tumore al seno. Il prossimo passo saranno dei trial direttamente sull'uomo. I ricercatori sono anche a lavoro su un metodo di estrazione della quercetina libero da sostanze chimiche, che consenta di utilizzarne le proprietà nella nutraceutica e sotto forma di pillole.
   
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Un'alleanza per un Mediterraneo pulito

Proteggere il mare dall'inquinamento, non solo depurando le acque reflue domestiche e industriali ma anche governando la rete di raccolta di acque pluviali che, soprattutto con forti piogge o alluvioni, è aggredita da detriti e rifiuti. Sono gli obiettivi dell'alleanza fra la città di Marsiglia e il gruppo Suez che fanno della città francese un modello di riferimento per tutto il Mediterraneo. 

Gli oceani sono minacciati da un inquinamento senza precedenti e per l'80% i rifiuti arrivano da terra e dall'attività umana. Il Mediterraneo, con la sua superficie ridotta, è particolarmente vulnerabile a questa aggressione: si stimano infatti 500 tonnellate di plastiche e 250 miliardi di micro-plastiche. Le città costiere hanno quindi un ruolo fondamentale nel prevenire l'inquinamento marino.

L'area metropolitana di Marsiglia (Aix-Marseille Provence) - con i suoi 50 chilometri di litorale è il più grande parco balneare europeo - ha puntato molto sulla qualità del mare. La città di Marsiglia con le sue 21 spiagge e due milioni di bagnanti all'anno punta a diventare capitale euromediterranea all'avanguardia della tecnologia di servizi gienico sanitari. E ha un alleato, il gruppo industriale Suez, che da 30 anni con la controllata Seramm si occupa del Servizio d'igiene gestendo raccolta e trattamento delle acque reflue e piovane, contenendo il rischio di inondazioni durante forti piogge. Attività che assicurano un'alta qualità igienico sanitaria del mare. Ma Seramm ha abbracciato anche un'altra missione: rivitalizzare e arricchire la biodiversità di flora e fauna marina della baia Cortiou di Marsiglia e del Parco nazionale des Calanques. E i primi risultati si stanno vedendo. 

Per la depurazione delle acque reflue della rete di Marsiglia (1.947 chilometri, 86 milioni di metri cubi all'anno, una delle più importanti di Francia) in città dal 1987 è in servizio l'impianto di depurazione Géolide che attraverso una rete di tubature collegate ai fiumi Huveaune, Jarret e Aygalades serve 800.000 marsigliesi e 200.000 abitanti di 16 comuni vicini. Dapprima utilizzato per il trattamento fisico chimico e dal 2008 per quello biologico, l'impianto costato 230 milioni di euro e dal 2013 gestito da Seramm - come hanno spiegato il ceo Yves Fagherazzi e il direttore dell'impianto Bruno Triboulet in un incontro con i giornalisti - consente di elimare il 92% di sostanze inquinanti da cui vengono ricavati dei fanghi poi trattati in una struttura a circa 6 chilometri di distanza per essere trasformati e venduti a imprese locali per la produzione di energia. Ma nonostante sia una struttura altamente performante non è in grado di sopportare eventi pluviali eccezionali che capitano 50-60 giorni all'anno, e quindi di ridurre l'inquinamento di Marsiglia e del suo mare. 

Così nel 2014 Suez attraverso Seramm ha cominciato la costruzione del bacino di raccolta di acque reflue e pluviali Ganay, il più grande interrato in Europa, (a qualche centinaio di metri di distanza da Geolide) inaugurata con sei mesi di anticipo nel marzo 2017 che - dopo alcuni mesi di test - dal 2018 eviterà ogni anno lo sversamento in mare di un milione di metri cubi di acque reflue non trattate e di dimezzare i rifiuti nel parco nazionale des Calanques, ha spiegato Hervé Madiec, direttore Acqua di Suez per l'area mediterranea. A 30 metri di profondità - sotto lo stadio di calcio in erba sintetica in costruzione - 56 metri di diametro e collegato a un tunnel di 300 metri, questo enorme serbatoio ha una capacità di 50 000 metri cubi e può raccogliere due milioni di metri cubi per anno di acque reflue. Un'opera costata 54 milioni di euro. Obiettivo primario è gestire in tempo reale situazioni pluviali eccezionali. In caso di alluvione, l'acqua confluirà nel bacino Ganay per essere stoccata sino a 50mila metri cubi anzichè finire in mare. Dall'impianto Geolide si decide il ritmo e l'opportunità di svuotare il serbatoio Ganay cosa che, in caso la pioggia smetta, può avvenire in 24 ore. Insomma, un vero modello per le città del Mediterraneo. 

Dunque mare più pulito per le 21 spiagge marsigliesi. Che tuttavia vengono analizzate quotidianamente, ha spiegato la delegata comunale all'igiene, salute e sicurezza della città di Marsiglia Monique Daubet incontrando i giornalisti sulla spiaggia Bains des dames, attraverso controlli di biologia molecolare. Il campionamento viene fatto verso le 5 del mattino e dopo circa tre ore c'è già una risposta (anzichè le usuali 48 ore). I risultati, come le condizioni meteo, la temperaura dell'acqua e la forza e direzione del vento sono consultabili in tempo reale sullo smartphone con una app "Marseille Infos Plages" lanciata da Seramm, l'area metropolitana Aiz-Marseille-Provence e la città di Marsiglia. 

Il biologo nella direzione di ingegneria ambientale di Suez Acqua Eric Blin assicurato che "la vita marina è migliorata". Attraverso il progetto pilota Re-Cyst sono state reimpiantati manualmente in una quarantina di punti del Parco nazionale des Calanques ciuffi di alghe endemiche Cystoseira, che indicano il buono stato ecologico delle acque costiere poco profonde ma che scompare a causa delle attività umane, per stimolare la ripresa di flora e fauna marine.
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