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Viaggio nell'arte di tutto il mondo Bellezza e diversità insegnate ai bambini, da preistoria a oggi

Viaggio nell'arte © ANSA


ROMA - Le pitture rupestri di 35000 anni fa nelle grotte di arenaria di Nawarla Gabarnmang in Australia; i geroglifici dell'antico Egitto; Atene come culla della democrazia e la grandezza dell'Impero Romano. E poi il Rinascimento a Firenze e il fermento culturale di Timbuctù; l'Impressionismo francese a fine '800, l'opera d'arte totale dei primi del '900 a Vienna e la cultura rivoluzionaria degli anni '20 in Russia, la scena del jazz newyorchese negli anni '50 e la caduta del muro di Berlino.
E' una lunga e sorprendente avventura nella creatività il libro per bambini e ragazzi"VIAGGIO NELL'ARTE DI TUTTO IL MONDO E DI TUTTI I TEMPI" DI AARON ROSEN (GALLUCCI, PP.144, 18.70 EURO). In 30 tappe, l'autore racconta con un linguaggio fresco e semplice i momenti principali dell'arte attraverso l'evolversi delle epoche, dagli albori dell'uomo ai giorni nostri, incontrando popoli e civiltà. A spingere Rosen ad affrontare un'impresa così ambiziosa la convinzione che "qualunque cultura in qualunque epoca merita di essere studiata" e che quello proposto nel libro è solo uno dei tanti possibili itinerari da compiere per scoprire il mondo dell'arte, ricordando che ogni opera non è mai slegata dal contesto che l'ha prodotta. Accanto al racconto accattivante della storia di culture, movimenti artistici, monumenti e grandi personaggi, non mancano piccoli flash su ideologie, politica e religione e intersezioni con altri linguaggi, come il cinema, la letteratura, la musica e l'architettura.
A colpire occhi e immaginazione ci pensano poi le illustrazioni di Lucy Dalzell insieme alle fotografie delle opere d'arte, dal David di Michelangelo al Fregio di Beethoven di Klimt, mentre i termini più difficili sono spiegati in un glossario a fine libro. In questo lunghissimo e appassionante viaggio, i più piccoli avranno a disposizione una vera miniera di informazioni ma anche di meraviglie: potranno rendersi conto di quanta bellezza, diversità e profondità di pensiero sono state prodotte nella storia dell'umanità, dalla preistoria a oggi. Un patrimonio a portata di mano che aspetta solo di essere scoperto, non soltanto sui libri però: l'invito di Rosen è infatti quello di ammirare l'arte dal vivo, viaggiando il mondo in lungo e in largo, armandosi di curiosità e magari di matita e quaderno, per disegnare e portare la bellezza sempre con sé.
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Il rito del tè nel mondo dalla Cina all’Inghilterra



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ISTANBUL - Salato, freddo, con foglie di menta, con cardamomo o con anice stellato: ci sono mille modi per bere il tè, bevanda ricavata dall’infuso di foglie di Camellia sinesi Kuntze con l’aggiunta di spezie, erbe ed essenze. Nata nel III secolo nella Cina meridionale è la bevanda più conosciuta e popolare al mondo, soprattutto in Oriente dove originariamente veniva preparata con foglie cotte a vapore, pestate in un mortaio e ridotte a un panetto che veniva poi bollito con riso, zenzero, sale, buccia di arancia, spezie, latte e a volte cipolle. Nei secoli la bevanda si è diffusa con ingredienti e modi diversi di prepararla: ogni Paese, infatti, ha un modo riconoscibile di degustarla, spesso con cerimonie e riti tradizionali che meritano di essere conosciuti. Ed’ proprio dalla Cina che partiamo per un viaggio intorno al rito del tè.
Secondo un’antica leggenda l’uso del tè venne scoperto nel 2737 dall’imperatore cinese Shen Nung, a cui cadde incidentalmente una foglia di tè in una tazza d’acqua calda. Da allora il tè divenne una bevanda popolare e diffusa, accompagnata da un rito molto suggestivo che si chiama Gongfu Cha. E’ un modo raffinato di servire il tè seguendo regole precise: si riempie metà teiera in ceramica di foglie di tè, si versa acqua calda sulle foglie e dopo qualche istante si getta la prima infusione su un vassoio di legno dotato di un serbatoio; quindi si ripete l’operazione gettando acqua bollente sulle foglie già ammorbidite e si sorseggia il tè come un liquore in minuscole tazze di ceramica sottile, quasi trasparente. Generalmente si ripetono fino a 6 operazioni sulle stesse foglie di tè e ogni infusione risulta diversa dalla precedente; gli intenditori amano in modo particolare la seconda e la terza, perché risultano essere le più equilibrate. In Cina le varietà di tè sono tantissime, anche se quella verde è la più diffusa: il Long Jing è senza dubbio il miglior tè, apprezzato per il suo carattere tostato e il sapore fruttato, mentre il Pi Lo Chun è una varietà molto rara, prodotta da germogli lanuginosi e da giovani foglie che si trovano solo nelle montagne del Dong Ting. Sono popolari anche la varietà ai fiori di ibisco, giglio e gelsomino, profumatissima e dall’aroma delicato.
Ancor più affascinante è la cerimonia del tè che si fa in Giappone: la Chado o Cha no yu, un rito secolare influenzato dal Buddismo Zen, codificato da Sen no Rikyu, famoso maestro del tè, che ha dato vita a una vera arte meditativa basata sui concetti di armonia, rispetto, purezza e tranquillità. La raffinata cerimonia, sviluppata nel corso del XV secolo, si svolge all’interno di piccoli edifici di legno situati in giardini ricchi di acqua e di rocce, e coinvolge sia chi prepara il tè sia gli ospiti, che seguono precise regole di abbigliamento e di etichetta. La casa del tè, infatti, comprende una sala da cerimonia, una stanza per la preparazione e una piccola sala d’attesa. Per il rito, che tradizionalmente dura 4 ore, si usano la ciotola chawan, il contenitore chaire, il frullino di bambù chasen e il dosatè di bambù chashaku. Nella prima parte viene servito un pasto leggero di sette portate e nella seconda si servono il tè denso koicha e quello più leggero usucha; in questa seconda parte il maestro del tè lava il frullino e la tazza e li asciuga lentamente con un fazzoletto, quindi prende il contenitore del tè, preleva la polvere di tè verde, e versa un mestolo d’acqua bollente in una ciotola e lo mescola con il frullino fino a ottenere una schiuma finissima, chiamata “schiuma di giada”. Mentre il cerimoniere mette la ciotola vicino al braciere con il bollitore dell’acqua, l’ospite si avvicina con un inchino e prende la ciotola mettendola sul palmo della mano sinistra e dopo aver bevuto un sorso, pulisce il punto della tazza da cui ha bevuto e passa la ciotola ad altri ospiti. Tra le tante varietà di tè, la più diffusa in Giappone per la tradizionale cerimonia è la matcha, polvere di tè verde nota per le sue proprietà antiossidanti; le altre sono il bancha, profumato e digestivo, e il sencha, perfetto per accompagnare il sushi.
Restando in Oriente, in Tibet si beve il Po Cha, tè nero Pemagul con burro e sale, raccolto in grandi termos colorati. I tibetani amano mescolare una noce di burro di yak, sale, zenzero e latte alle foglie di tè sminuzzate, macerate e versate poi nell’acqua bollente. L’uso insolito del grasso è quasi un’esigenza per la popolazione che vive in alta quota e deve affrontare le rigidissime temperature dell’Himalaya.
Il tè delle 5 del pomeriggio è il rito più diffuso e popolare tra le tradizioni britanniche: ogni giorno in Gran Bretagna si bevono 120 milioni di tazze. Citato per la prima volta nel 1660, il tè è diventato una consuetudine pomeridiana, grazie alla settima duchessa di Bedford che nel XIX secolo la fece diventare una vera istituzione. Il rito dell’afternoon tea venne subito accompagnato da regole di etichetta e dalla nascita di accessori e utensili, come le scatole in cui conservare le foglie fragranti, gli infusori, le zuccheriere, le lattiere, le teiere e i servizi da tè in porcellana o d’argento. Per accompagnare il tè, sono nati dolci alla marmellata, piccoli sandwich come quelli famosissimi al cetriolo, muffin e crumpets, succulenti frittelle. Oggi il rito del tè pomeridiano è presente in ogni famiglia inglese anche se la bevanda viene consumata a ogni ora, quasi sempre accompagnato dal latte. La preparazione del tè segue cinque regole, adatte alla varietà più diffusa in Inghilterra, quella nera in foglie spezzate, una miscela proveniente da Ceylon e dall’Africa: si riscalda la teiera con acqua bollente, si aggiunge un cucchiaino di tè per persona più uno per la teiera, si versa l’acqua calda sulle foglie e si tiene in infusione da tre a cinque minuti; infine si mescola e si serve.
In Marocco la cerimonia del tè è una parte imprescindibile della cultura dell’ospitalità nordafricana: ovunque, nei locali o per strada, si assiste al bellissimo rito del tè verde cinese Gunpowder, fresco e dissetante, un’aromatica miscela di foglie di menta e addolcita da 5 zollette di zucchero. Rifiutare un bicchiere di tè, in Marocco, è una vera offesa all’ospitalità locale. La tradizione del tè caldo marocchino è legata alla cultura nomade dei beduini, che da secoli utilizzano questa bevanda per dissetarsi e far fronte agli sbalzi termici delle regioni desertiche. La cerimonia Atay Naa Naa è accompagnata da gesti lenti e ben calcolati che generalmente il capo famiglia svolge a fine pasto o durante la giornata in alti bicchieri decorati posti su un grande vassoio cesellato. Nella preparazione si mette un po’ di tè verde in due teiere di metallo dalla forma panciuta e con un lungo beccuccio, i Barrad; poi si aggiunge una tazza di acqua bollente e si versa in un bicchiere che si tiene da parte, errouh o anima del tè. Quindi si versa di nuovo acqua bollente nella teiera e si risciacquano le foglie per toglierne lo sfondo amaro; in ogni teiera si aggiungono foglie di menta, un grosso pezzo di pan di zucchero, l’anima del tè e l’acqua bollente. Dopo pochi minuti di infusione, si mescola l’infuso, lo si passa in un bicchiere e poi di nuovo nella teiera; dopo averlo assaggiato, si alza la teiera ad almeno un metro dai bicchieri e si versa il tè da offrire agli ospiti. Il tè viene accompagnato da squisiti dolci e generalmente viene offerto in tre bicchieri. I nomadi del deserto, invece, usano per il rito piccole teiere in metallo smaltato, riempite di foglie di tè, acqua e zucchero.
La tradizionale teiera in Russia è il samovar, letteralmente “che bolle da sè”: inventato agli inizi del Settecento, è un grande bollitore, simile a una caldaia, che contiene diversi litri d’acqua per la preparazione del tè. Spesso nei romanzi veniva descritto come fonte di calore attorno al quale la famiglia si riuniva e come momento di convivialità. Viene ancora usato, soprattutto nelle zone rurali, ma se un tempo un pezzo di carbone di legna veniva acceso nella parte centrale del samovar, oggi è elettrico con un concentrato di tè nella parte superiore e un termostato che regola la temperatura dell’acqua a seconda dei diversi tipi di miscela. Quando l’acqua comincia a bollire viene versata da un piccolo rubinetto sul profumatissimo concentrato di foglie di tè, preparato nella piccola teiera collocata al di sopra del samovar. Il tè viene bevuto zuccherato in tazze o bicchieri con sottopiatti e, secondo un’antica tradizione, si beve tenendo una zolletta di zucchero tra i denti e sorseggiando la bevanda.
Il tè in India si chiama chai e si beve arricchito con cannella, cardamomo, pepe nero e chiodi di garofano e addolcito con latte caldo e zucchero, talvolta con zenzero fresco grattugiato. E’ probabilmente la bevanda più diffusa, introdotta dagli inglesi agli inizi dell’800, e si consuma caldissima in bicchierini di vetro, altre volte in ciotole di terracotta, nelle case, nei locali e persino per strada. D’altronde l’India è con la Cina uno dei produttori mondiali maggiori di tè, in particolare di masala chai, un tè nero aromatizzato con spezie. In realtà la pianta del tè era presente nel Paese da millenni, ma l’infuso di foglie veniva usato solo come medicinale; dal 1830 gli inglesi lo diffusero come bevanda e soprattutto lo resero uno dei prodotti più redditizi dell’economia coloniale del Regno.
Anche in Turchia il tè è una bevanda molto diffusa: il cay, tè nero dal gusto e dall’aroma forti proveniente dalle regioni del Mar Nero, viene servito in bicchieri decorati a forma di tulipano. Anche la teiera è particolare e decorata: è divisa in due e dalla parte superiore il tè scende verso il basso dove viene diluito con acqua bollente.
In Sudamerica, soprattutto in Argentina e in Uruguay, la bevanda più diffusa è il mate, un infuso di foglie, seccate e sminuzzate, con un procedimento simile a quello del tè. Il consumo di mate è un rito quotidiano: si beve caldissimo, sorseggiandolo da una cannuccia di metallo infilata in un fiaschetto a forma di zucca dopo i pasti o durante la giornata.

EICMA, IL SUCCESSO DELLA 76ª EDIZIONE CORRE ANCHE SUL WEB

Il presidente Dell’Orto: “La qualità dei contenuti digitali prodotti conquista sempre più utenti ed è un servizio per le aziende che espongono”



Milano, 14 nov. – Il successo di EICMA 2018 conquista anche la rete. La settimana milanese più importante al mondo per gli appassionati delle due ruote non è stata scandita solo dal numero di anteprime presentate, padiglioni attraversati e prodotti toccati con mano, ma anche dalla quantità di emozioni digitali suscitate. La 76ª Edizione dell’Esposizione Internazionale Ciclo, Motociclo e Accessori, chiude infatti i battenti a Fiera Milano-Rho con numeri record anche sul web.

Nei giorni di EICMA l’ufficio stampa e la redazione on line hanno scattato 10mila foto, girato oltre 47 ore di filmati prodotti in sei stazioni di editing, pubblicato sul sito web dell’evento espositivo 160 news, diffuso 15 comunicati stampa istituzionali, editato 52 footage video degli stand e percorso oltre 250 km all’interno del quartiere fieristico. Contenuti che anche attraverso le piattaforme social e digital ufficiali hanno raggiunto tantissimi appassionati ed addetti ai lavori. Sono infatti più di 900mila le visite al sito eicma.it e oltre 20mila i download dell’applicazione dedicata. E a stupire sono anche i numeri che riguardano l’attività sui canali social di EICMA: 1,3 milioni di utenti raggiunti e oltre 6,4 milioni di visualizzazioni dei post su Facebook e più di 850mila impression su YouTube, con 200mila minuti di visualizzazioni e quasi 58mila spettatori unici.

Grande successo anche per il canale Instagram, che durante la manifestazione ha fatto segnare un più 72% nel numero di follower, raggiungendo con le immagini e i video postati oltre 750mila persone e totalizzando circa 2,5 milioni di impression. Una tendenza confermata anche dalla popolarità ottenuta attraverso più di cento stories pubblicate sul social network di proprietà Facebook, che hanno totalizzato quasi un milione di impression.


“I social, e più in generale la rete, non solo hanno reso globale la competizione per coinvolgere nuovi utenti, ma – ha commentato il presidente di EICMA Andrea Dell’Orto - sono stati al contempo causa ed effetto dell’affermazione di un pubblico di appassionati sempre più esigente, che siamo riusciti ad ingaggiare e conquistare con la qualità dei contenuti prodotti. Approcciare il web con la qualità è una sfida avvincente e rappresenta un vantaggio anche per le imprese che scelgono EICMA per esporre i loro prodotti. Il successo digitale di questa edizione ci riempie di soddisfazione, perché segniamo un'altra tappa importante nel potenziamento della nostra strategia digitale”. 

Enit, Italia al top per le presenze extra Ue 'Leonardo Da Vinci "vende come Nike", valorizzare Dante'


Turismo italiano continua a mietere successi anche grazie a grandi assi nella manica come Leonardo da Vinci, Dante e Raffaello. L'Italia è al primo posto tra i Paesi dell'area Schengen per presenze di provenienza extra Ue (+8,3% sul 2016) e in seconda posizione, nella stessa area, per presenze estere totali nel 2017. Le notti internazionali, pari a 124 milioni, crescono del 2,3% nei primi 7 mesi 2018 sull'anno precedente.

    Anche la spesa turistica di provenienza estera, circa 23 miliardi, aumenta del 4,9% sempre considerando gennaio-luglio 2018 rispetto al 2017. A scattare la fotografia sul turismo internazionale in Italia è l'Enit al World Travel Market di Londra, dove l'Agenzia Nazionale del Turismo è intervenuta insieme a 16 regioni più Roma Capitale, 1500 operatori.
    L'Italia per il prossimo triennio punta sulla crescita a valore e sulla sostenibilità e sulla campagna #cherishItaly, live in the moment, protagonista in questi giorni a Londra, che invita ad accarezzare ciò che il nostro Paese ha da offrire.
    Il pubblico inglese in particolare può essere definito un cliente affezionato all'Italia: Veneto, Campania e Lombardia sono le prime tre scelte di viaggio per il turista inglese che predilige soprattutto permanenze in strutture ricettive alberghiere, alimentando quello che si conferma essere un flusso stabile.
    Wtm 2018 è stata anche occasione per Enit di presentare i primi risultati di uno studio sul potenziale dell'offerta turistica e culturale: dalle interviste agli operatori turistici emerge che i centenari di Leonardo, Raffaello e Dante sono tre grandi attrattori così come di tutti gli eventi, i luoghi, le opere ad essi collegati: Leonardo Da Vinci "vende come Nike", Dante da valorizzare maggiormente, Raffaello ancora da avvicinare ai sogni del turista internazionale. Grazie ai centenari si stima un aumento del 2% della spesa turistica in Italia.
    Nello stand italiano, uno dei più estesi e frequentati di tutta la manifestazione, c'è stato anche il lancio della Virtual Reality e di un evento all'interno della London National Gallery con visita guidata alla straordinaria mostra dedicata a Giovanni Bellini e Andrea Mantegna, alla presenza del direttore del prestigioso museo, l'italiano Gabriele Finaldi.
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Ecco la nuova guida Londra al femminile

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TORINO - Un percorso fuori dalle rotte segnate da tutte le guide, uno sguardo 'dietro l'angolo' in una Londra che non è solo quella di Piccadilly, dello shopping in New Bond Street e degli spettacoli di Convent Garden. E' la nuova guida Londra al femminile della blogger alessandrina Elisa B. Pasino, pubblicata da Morellini Editore. Arriva dopo il fortunato 'New York al femminile' ed è stata presentata al Circolo dei Lettori di Torino.
    "Londra è la New York d'Europa, in cui trovi le innovazioni e i negozi e le belle case in mattoni e con le scale come nel Village e come nel Brooklyn, ma ce l'hai appena al di là della Manica, non dell'Oceano", osserva Pasino, direttrice del magazine I like. L'autrice ti accompagna tra negozi vintage e saloni di bellezza glamour, nei luoghi da selfie e in quelli 'imperdibili' come i dieci vecchi cinema. Con grande attenzione ai dettagli. Tra le curiosità l'ostello per sole donne, il pub in cui è stata ricostruita la casa di Bridget Jones e le location di Shakespeare in love. (ANSA).


L'autoritratto di Giotto in Esaù respinto da Isacco



Leonardo firmò la Gioconda nascondendo nel ritratto più enigmatico della storia l'iniziale del suo nome nonché la data di composizione del dipinto, il 1501, e addirittura l'intera scritta 'Gioconda'. Ma non fu il solo. Lo stesso usavano fare in quel secolo Giorgione e Raffaello. E quasi duecento anni prima anche Giotto riempiva i suoi affreschi di scritte celate, iniziali, cifre. Il segreto? Una tecnica di scrittura nascosta nata come sorta di incancellabile autentica delle opere e tramandata di bottega in bottega, forse come protezione dai falsi, per oltre 700 anni, tanto che la conoscevano e la praticavano persino Klimt e Picasso.
Da anni al lavoro sulla sua scoperta che nel tempo lo ha portato a mettere a punto un personale metodo di analisi, l'artista e studioso trevigiano Luciano Buso torna ora a Giotto, con una nuova rivelazione, questa volta su Esaù respinto da Isacco, grande affresco della Basilica Superiore di Assisi (misura 3 metri per 3) dai più attribuito al Maestro di Isacco e tradizionalmente datato tra il 1291 ed il 1295. Niente affatto, sostiene Buso che quell'affresco ha studiato palmo a palmo negli ultimi dieci anni: "L'autore è Giotto, che lo firmò nel 1315 e vi inserì, nascondendolo, anche un suo probabile autoritratto". Di queste scoperte Buso parlerà oggi in un convegno ad Assisi nella Domus Pacis Santa Maria degli Angeli dove illustrerà anche la sua teoria sulle firme e sulle figure celate nell'arte. Lo studio su Esaù respinto da Isacco, spiega, cominciò nel 2008-2009. Fu in quegli anni, racconta, che individuò il primo volto di un demone semi celato "tra le pieghe del lenzuolo rosso sotto il corpo di Isacco". Un anno dopo la pubblicazione dell'anteprima del suo studio una studiosa di gran nome, Chiara Frugoni, individuò il secondo demone con un corno, nascosto tra le nuvole nelle scene centrali del ciclo della Vita di Francesco nella Basilica di Assisi. Scoperte che si susseguirono con l'individuazione, firmata in questo caso da Giuliano Pisani, di una serie di volti celati nell'azzurrite di alcuni affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni. Le ultime scoperte di Buso riguardano invece l'affresco di Esaù, con l'individuazione della firma di Giotto (ce ne sono due, spiega, una estesa, "Giottus", e l'altra con le sue iniziali, GB per Giotto da Bondone). Alla quale si aggiungono le date, anche in questo caso due (1315 per esteso e 15), che posticipano di 25 anni la realizzazione dell'opera, e "moltissime figure aliene dalla scena principale rappresentata". Quanto a queste altre figure ritrovate, scrive Buso, "alcune rappresentano volti demoniaci con addirittura il corno, altre paiono rappresentare un re e una regina dell'epoca".
Ma non solo. Perché tra le tante figure "aliene", sostiene Buso, c'è un volto che sembra proprio essere un autoritratto di Giotto. "Si trova in alto a sinistra, proprio sopra la tenda con la fascia azzurra", dice, vicino alla grande data '15'. "Il volto reca a cappello la data e questo mi ha indotto a pensare che esso rappresenti qualcuno di importante, ritenuto dall'artista trecentesco degno di attenzione". Quel volto, sottolinea, sembra riportare "una certa somiglianza" con un ritratto di Giotto eseguito nel XVI secolo. E l'abitudine di nascondere un proprio piccolo autoritratto all'interno dell'opera, fa notare Buso, è una cosa che si ritrova in altri grandi, da Michelangelo a Giorgione. "La presenza del presunto autoritratto - argomenta lo studioso - andrebbe a modificare la storia dell'affresco di Esaù e insieme ad altri particolari sottolineati nella mia ricerca, suggerirebbe in modo definitivo che l'artista abbia dipinto l'affresco proprio all'interno della Basilica, cosa che in passato era stata messa in dubbio".
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EICMA: DUCATI, BREMBO E MIVV GLI STAND PIÙ BELLI DELLA 76° EDIZIONE


I tre brand italiani premiati ieri all’Alcatraz nella serata di EICMALAND dal Presidente Dell’Orto


Milano, 11 nov. – Il pubblico ha votato, e deciso: gli stand più belli della 76° Edizione dell’Esposizione Internazionale Ciclo, Motociclo e Accessori sono quelli di Ducati, Brembo e Mivv. Sono questi i vincitori del concorso “Visita EICMA 2018 e vota il tuo stand preferito, potrai vincere fantastici premi”, il web contest collegato al biglietto d’ingresso. Tre le categorie, suddivise per metratura degli stand - fino a 50 metri quadrati, da 51 a 199 mq e oltre i 200 mq – e, soprattutto, la volontà degli organizzatori di premiare la creatività e l’impegno delle aziende nell’allestimento dei loro spazi espositivi.

I tre brand hanno ricevuto il riconoscimento ieri sera all’Alcatraz di Milano direttamente dalle mani del Presidente di EICMA Andrea Dell’Orto nell’ambito di EICMALAND, il primo grande party dedicato alle due ruote. La notte di EICMA ha visto la partecipazione dei protagonisti dell’industria di settore, addetti ai lavori, ma anche tanto pubblico e appassionati intrattenuti dai dj set di Street Clerks, Djette e Dj Molella.

A ritirare i premi il direttore marketing di Ducati Patrizia Cianetti per la categoria oltre 200 mq, il direttore comunicazione di Brembo Simone Piattelli, da 51 a 199 mq, e il responsabile commerciale Italia di Mivv Gianluca Foglia, per la sezione fino a 50 metri quadrati.

A margine della serata il Presidente Dell’Orto ha ribadito “il grande significato di questo contest, perché rappresenta idealmente un tributo al lavoro di tutti gli espositori, oltre che alle tre importanti realtà del Made in Italy che hanno raccolto la maggioranza dei voti e degli apprezzamenti del pubblico”.
“La bellezza è di casa in EICMA – ha aggiunto Dell’Orto – qui trova la sua massima espressione e se oggi siamo il più importate evento espositivo per le due ruote è merito delle aziende che animano e riempiono questo grande contenitore di passione al mondo”.


Con le premiazioni del concorso, che darà la possibilità a tutti quelli che hanno votato di essere estratti per vincere tanti prestigiosi premi legati al mondo della moto, il party di EICAMALAND ha chiuso formalmente la settimana di RIDEMOOD, il palinsesto di eventi, collaborazioni ed iniziative che ha portato lo spirito di EICMA all’interno della città, contaminando le vie del capoluogo lombardo con la passione per le due ruote. 

Svizzera, non solo le meraviglie Thun nell'Oberland Bernese

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BERNA - Un viaggio lento e romantico tra maestose montagne da cui si gode una vista impareggiabile, preziosi ed unici giardini alpini e grandi laghi dalle acque tanto cristalline da essere potabili a bordo dei mezzi di trasporto più d'antan: tra battelli a ruota 'Belle epoque' e trenini a cremagliera spinti da locomotive a vapore vecchi di oltre un secolo. E' il percorso che offre l'Oberland Bernese in Svizzera, la terra al cui centro c'è Thun, la bella città medievale sovrastata da un imponente maniero dove si trova, accanto a cannoni che mai hanno sparato un colpo, un ristorante di lusso.
Il viaggio parte da Interlaken West. Dall'Italia qui si arriva in aereo atterrando a Zurigo: direttamente da quell'aeroporto si prendono altri due treni veloci e puntuali fino alla meta. In Svizzera il sistema di trasporti è integrato: per gli stranieri è utile e conveniente procurarsi lo "Swiss pass", una tessera speciale che dà diritto a usare tutti i mezzi pubblici del Paese ma anche di usufruire di sconti per entrare nei musei.
Il primo step è una mini crociera a bordo di un elegante battello a vapore varato nel 1906, con le macchine a vista racchiuse tra un ponte panoramico ed una sala ristorante tutta boiseries in legno. Un ‘legno a ruote’, di quelli che navigavano sul Mississipi dei film in bianco e nero, che solca le acque bianche e approda in piccoli borghi che si affacciano sul lago in cui si riflettono le montagne, sormontate da ghiacci perenni, coperte di boschi e segnate da vigneti a terrazza.
Le ruote del battello girano, lente ed inesorabile, spinte dai pistoni dell’antica e pur efficiente macchina a vapore azionata dai fuochisti di bordo il cui movimento ritmico non disturba chi, seduto sulle poltroncine di vimini verde di un tempo che fu, si gode il panorama sorseggiando un bicchiere di vino. Da Thun, per accedere dall'imbarcadero posto proprio davanti alla stazione ferroviaria all'isola di Baelliz che racchiude il centro storico bisogna attraversare l'Obere Schleuse, il ponte coperto di legno sulle rapide che ormai da trecento anni regolare, con i suoi dieci "portoni", i livelli del fiume Aare. E lungo la strada principale di Thun, che parte dalla piazza del Municipio con la classica fontana al centro, lo shopping si "raddoppia" grazie all'altissimo marciapiede, per cui ci sono letteralmente due piani di negozi. Ma prima, uno scorcio insolito e inaspettato: di fronte a una banca fondata nel 1826, sul pavimento ci sono incollati altrettanti franchi svizzeri in moneta.
Prima della fortezza di Thun, risalente al 1200, si incontrano una torre del 1330 e una chiesa protestante, che vale la pena visitare. Nel maniero oggi vengono ospitati un piccolo museo e lo "Schlossberg Thun", un boutique hotel con ristorante dove si degustano solo prodotti locali delle Alpi.
Da Interlaken Ost, invece, si sale allo "Schynige Platte", punto di partenza per trekking panoramici a duemila metri di altezza. L'ascensione si fa a bordo di un trenino a cremagliera di 125 anni fa le cui carrozze con le panche di legno sono spinte da dietro da una locomotiva per sette chilometri tra i boschi: cinquanta minuti di panorami magici, con la vista dall'alto dei laghi di Thun e Brienz e lo spettacolo delle vette della "Trilogia Bernese", l'Eiger, il Mönch e lo Jungfrau che spuntano in mezzo alle nuvole. In cima, accanto alla stazione,il Giardino botanico alpino, che racchiude ben 650 specie di piante.
E infine, c'è l'unica cremagliera a vapore sopravvissuta della Svizzera: quella del trenino del 1892 che porta in cima al cima del "Brienzer Rothorn". In un'ora si supera un dislivello di quasi 1700 metri, e si ammirano panorami incantati, in cui si incastona il celestino delle acque del lago di Brienz. Giunti a oltre duemila metri, si può fare trekking o rilassarsi in un rifugio con vista sulle Alpi Bernesi e sugli specchi d'acqua a valle.
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Winckelmann, omaggio dei Musei Vaticani

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ROMA - Il Laocoonte e l'Apollo del Belvedere come esempi straordinari di "nobile semplicità" e "quieta grandezza", la Scuola d'Atene di Raffaello, pittore di "eccellente grandezza", la Madonna con Bambino e i Santi di Tiziano e l'Allegoria della Storia di Mengs, e poi la Carità di Bernini e la Deposizione di Caravaggio, troppo lontane dagli ideali classici di grazia e bellezza. Sono circa 50 le opere - di arte egizia, etrusca, greca e romana fino al Rinascimento e al Barocco - attorno alle quali si sviluppa la mostra che i Musei Vaticani dedicano a Johann Joachim Winckelmann (Stendal, 1917 - Trieste, 1768), in occasione dei duplici anniversari della nascita e della morte. Aperta dal 9 novembre al 9 marzo, intitolata semplicemente "Winckelmann. Capolavori diffusi nei Musei Vaticani", l'esposizione è a cura di Guido Cornini e Claudia Valeri, con l'allestimento di Roberto Pulitani, e documenta quanto la collezione vaticana sia stata fondamentale per gli studi, gli scritti e le teorie dell'intellettuale e archeologo tedesco, il cui pensiero ha influenzato tutte le generazioni successive di studiosi.
Sebbene non vide mai i Musei Vaticani così come sono concepiti oggi, Winckelmann nella sua lunga permanenza a Roma ebbe modo di osservare con i suoi occhi e studiare a fondo (grazie anche alla conoscenza perfetta del greco antico) tante delle opere che poi sono entrate a far parte della collezione vaticana. Avendo come unico scopo quello di conoscere la pittura e l'arte antica, Winckelmann riteneva che non ci fosse "luogo più adatto" della Capitale per farlo. Qui ampliò le sue conoscenze, concepì le sue teorie e ottenne incarichi prestigiosi, tra cui quello di Commissario delle Antichità della Camera Apostolica e Custode del Museo Profano.
In un percorso tematico diffuso, inserito nel normale itinerario dei Musei ma attentamente valorizzato, il visitatore troverà approfondimenti in 21 aree, con quattro specifici focus presenti nella Sala XVII della Pinacoteca (dove sarà proiettato un filmato per comprendere il contesto storico culturale dell'epoca e verranno esposti alcuni scritti di Winckelmann), nel Braccio Nuovo, nel Cortile Ottagono e nel Museo Gregoriano Profano. I capolavori della collezione vaticana potranno dunque essere riletti alla luce delle intuizioni di Winckelmann, ritenuto a buon diritto padre fondatore dell'archeologia nonché primo ad aver concepito la storia dell'arte come un succedersi di stili. Le opere, scelte perché presenti negli scritti dell'archeologo, sono tutte segnalate con una "W" e corredate di spiegazioni, a testimonianza di quanto la cultura europea sia in debito nei confronti dello studioso.
"Questa è una mostra realizzata interamente con personale dei Musei Vaticani: non abbiamo voluto spostare niente, solo valorizzare le opere creando un percorso winckelmanniano per testimoniare quanto la nostra collezione sia stata importante nella creazione del suo pensiero estetico", spiega Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani. "La stessa parabola esistenziale di Winckelmann è moderna", prosegue la curatrice Claudia Valeri, "nasce umilissimo, e per la sua prodigiosa intelligenza alcuni mecenati gli permettono di accedere all'istruzione superiore. Poi lui con tenacia e determinazione si afferma come intellettuale nel campo delle scienze morali diventando uno dei personaggi più in vista a Roma".


EICMA 2018, L’AREA MOTOLIVE SCALDA I MOTORI


Da oggi nell’arena racing dell’Esposizione tre giorni di gare titolate, spettacoli d’intrattenimento ed evoluzioni freestyle

Milano, 9 nov. – Gas aperto e adrenalina nelle vene. Entra nel vivo il programma racing dell’arena MotoLive, l’area estera di EICMA che ospita gare titolate, esibizioni di Freestyle Motocross e al Trial Acrobatico, spettacoli di intrattenimento e le incursioni di campioni degli sport motoristici e personaggi famosi. Da oggi fino a domenica i visitatori della 76° Edizione dell’Esposizione Internazionale Ciclo, Motociclo e Accessori, a Fiera Milano-Rho, possono infatti vedere in azione i piloti delle più prestigiose discipline off-road e lasciarsi trascinare dalle imprevedibili ed emozionanti evoluzioni dei freestyler.
Tra le gare titolate sono previste quest’anno le finali degli Internazionali d’Italia di Supercross, la Gara Internazionale di QuadMX e le finali del Challenge Yamaha MX e EX.

“L’area MotoLive è l’adrenalinico contenitore racing dell’Esposizione, un’offerta consolidata e sempre nuova, un evento nell’evento che – ha commentato il Presidente di EICMA Andrea Dell’Orto – completa e arricchisce in modo unico ed entusiasmante l’esperienza di visita in EICMA”.