L’ITALIA CON ENIT SI AGGIUDICA IL PREMIO COME DESTINAZIONE PIU’ POPOLARE DELL’ANNO IN CINA. BILANCIO POSITIVO ALL' ITB DI SHANGHAI


Un team di influencer e opinion leader premia l’Italia con ENIT in Cina come destinazione più popolare dell’anno. Il Bel Paese sale sul podio anche per la Regione Sicilia che si aggiudica il riconoscimento come “destinazione emergente dell'anno" nell’ambito del "It'a My World Travel Awards 2019", organizzato da Qyer, il sito che aggrega i maggiori influencer di viaggio e i kol, gli opinion leader, in materia di preferenze di viaggio. A ritirare il riconoscimento il presidente Enit Giorgio Palmucci che ha anche presenziato alla conferenza stampa della Regione Piemonte presso lo stand Italia,all'Itb di Shanghai che si conclude con un bilancio positivo per Enit con una tre giorni di incontri e relazioni istituzionali organizzati dall'Agenzia Nazionale del Turismo. come l'Italian Dream Night il 16 maggio: una serata completamente a tema italiano sponsorizzata da ENIT e da Itb presso la villa ed i giardini dell'InterContinental Shanghai.

ENIT ALL' IMEX DI FRANCOFORTE



L’Italia è sempre più meta del turismo mice. Secondo le prime anticipazioni sui dati ICCA 2018 l'Italia conta 522 eventi realizzati e cresce del +1,4% rispetto al 2017. Secondo la classifica ICCA 2017, comunque, il Bel Paese è al 5° posto nel mondo e al 4° nella classifica europea delle principali destinazioni per numero di incontri d’affari e registra la crescita maggiore con un +10% rispetto agli altri Paesi europei (ICCA ranking 2017).  A presentare le ultime tendenze di settore l’Ufficio Studi Enit che, attraverso questionari inviati agli operatori di settore presenti con l’Agenzia all’Imex di Francoforte dal 21 al 23 Maggio, ha individuato gli ultimi trend mice. Si punta su turismo esperienziale (44,4% delle associazioni di operatori), alta cucina e benessere (29,4% dell’hotellerie) ed ecosostenibilità (nel 25% degli enti territoriali). Sia gli enti territoriali che le Dmo si stanno adoperando per lo sviluppo sostenibile territoriale, ambientale e legato alle materie prime, alle produzioni bio e in generale al benessere. Stando alle elaborazioni dell’Ufficio Studi Enit, la cultura, l’arte e la possibilità di fruire delle destinazioni in termini di “saperi” e di “saper fare” rappresentano asset imprescindibili per un posizionamento competitivo. L’hôtellerie punta sul fattore del valore aggiunto dato dall’haute cuisine e dal wellness; le associazioni di operatori sono quelle che più degli altri soggetti di mercato spingono sul volano del turismo esperienziale, in grado di valorizzare le singole capacità imprenditoriali incentrate sui fattori comuni del territorio (tradizione, cultura materiale e immateriale, produzioni tipiche agroalimentari ed artigianali, ecc.); infine, le location specializzate mirano alla promozione di iniziative ecosostenibili con la fruizione consapevole delle risorse del territorio. ENIT porterà dunque ad Imex, il salone internazionale specializzato in viaggi incentive, incontri ed eventi, l’Italia protagonista e destinazione top per il turismo d’affari di tutto il mondo sostenendo l’attività di internazionalizzazione delle imprese del settore. L’Agenzia, in qualità di coordinatrice dell’offerta nazionale, organizza la partecipazione degli operatori italiani in un unico spazio espositivo in rappresentanza dell’intera filiera congressuale. Alla kermesse di tre giorni parteciperanno 57 operatori italiani tra convention bureau e club di prodotto, alberghi e resort, centri congressuali, PCO e DMC, raccolti presso lo stand ENIT/Italia D400 nel padiglione 8. Per gli incontri della domanda e dell’offerta sono stati organizzati 10 group appointment rivolti agli hosted buyers. Nella Piazza Italia di ENIT si presenteranno il Convention Bureau Italia e i Convention Bureau regionali di Roma-Lazio, Firenze-Toscana, Sardegna, Bari, Belluno, Bologna, Padova, Marca Treviso, Napoli, Verona & Lago di Garda, Vicenza, Venezia, Torino e Riviera di Rimini. Inoltre, partecipano le Regioni Campania, Friuli Venezia Giulia, Liguria, la Provincia Autonoma di Alto Adige ed operatori privati.  A Francoforte si riunirà il meglio della meeting industry internazionale, con 5.100 buyers qualificati con forte potere di acquisto e capacità decisionale e oltre 3.500 espositori provenienti da 150 Paesi, dalle agenzie di promozione turistica ai convention bureau, alle principali catene alberghiere e compagnie aeree, centri fieristici, location per eventi e convegni e organizzatori di eventi aziendali e di viaggi incentive. Tra le attività promozionali di ENIT con il claim ITALIA - Business, made beautiful, la sponsorizzazione della tradizionale #IMEXrun, la corsa di 5 km lungo il fiume Meno riservata ai partecipanti alla fiera, quest’anno con magliette e bottiglie d’acqua brandizzate ITALIA e una colazione italiana offerta all’arrivo. Le magliette saranno distribuite il 21 maggio allo stand ENIT in fiera. Anche gli shuttle bus della fiera saranno brandizzati con banner promozionali e un manifesto all’ingresso con una call to action e l’invito a visitare lo stand Italia. Sono stati realizzati advertorial nelle riviste di settore “TW–Tagungswirtschaft” e “CIM–Conference & Incentive Management” per promuovere l’offerta del turismo b-leisure in Italia. Una campagna attrattiva sarà quella presso l’aeroporto di Francoforte, visibile dal 16 al 31 maggio. Francoforte è il più grande aeroporto della Germania, con 70 milioni di passeggeri l’anno ed ENIT ha in programma schermi carosello presso la consegna bagagli e maxi schermi vicino ai Duty Free. Le espressioni lifestyle italiano e Made in Italy nel tempo sono diventate un brand ed il prestigio del vivere all’italiana continua a richiamare rilevanti flussi turistici nel nostro Paese. Spesso il motivo di una visita in Italia è proprio questo: scoprire da vicino i luoghi dell’italianità.

Enit / L'ITALIA A TUTTA CINA


Con oltre 3 milioni di arrivi e 5 milioni di presenze l’Italia rappresenta la meta preferita dei visitatori cinesi e primeggia in Europa superando Francia, Germania e Spagna. Le previsioni per il 2019 sono più che rosee: crescono, infatti, le prenotazioni di oltre il 20 per cento. Le vacanze di primavera ed estate vedranno i cinesi puntare alla volta del Sud e su nuove destinazioni del turismo culturale come i siti Unesco di Pompei, Amalfi e la valle dei Templi di Agrigento. Al di là di Shanghai e Bejing, si consolidano aree di partenza quelle di Guangzhou, Wenzhou e Chengdu. Si tratta soprattutto di visitatori di genere femminile tra i 25 ai 34 anni che scelgono l’Italia nei mesi di febbraio, luglio e ottobre e amano regioni come Lazio, Veneto, Toscana, Lombardia, Emilia Romagna e Campania. Le città top sono Milano, Roma, Firenze e Venezia. E' quanto emerge da un'analisi dell’Ufficio Studi Enit sulla base di dati Unwto, Banca d’Italia, Etc, Istat, Eurostat, Forwardkeys nonché dal monitoraggio delle 30 sedi nel mondo dell’Agenzia Nazionale del Turismo

Go Deep Game. Un gioco per rigenerare lo spazio in cui si vive

Un'immagine del castello Aragonese a Taranto (Ansa)

“Abitanti uniti”, “Spazi verdi invece di palazzi vecchi”, “piante e fiori”, “Aprire i locali inutilizzati per darli ai giovani (gratuitamente)”, “+ biblioteche”, “via pregiudizi e ridicoli benpensanti”, “chiande (in dialetto tarantino, piante)”, “palazzi nuovi”. Questi, scritti così come li leggete, sono alcuni dei desideri degli abitanti della Città vecchia di Taranto per il luogo in cui vivono. Li hanno scritti su un cartellone bianco a due facce, portato in giro per l’isola da una simpatica “ragazza sandwich”. La diffidenza è stata vinta grazie a Go Deep Game, un gioco che, utilizzando la metafora del viaggio attraverso sei immaginarie linee della metropolitana (visione, diversità, emozioni,creatività, togetherness, potere e rango) aiuta le comunità a riscoprire bellezza e talenti personali e collettivi, per rigenerare lo spazio in cui vivono. Scritto in inglese da giovani italiani esperti di processi di facilitazione, dal 2015, con il sostegno dell’Unione Europea, il Go Deep è stato sviluppato ed applicato in tanti contesti differenti, sparsi in molti Paesi del vecchio continente. «Esplorando la Città vecchia - spiega Giulio Ferretto, uno dei due facilitatori di questa edizione del Go Deep - ci siamo resi conto che c’è un grande senso di abbattimento e impotenza delle persone che vivono nel quartiere, rispetto alle condizioni di vita. Non credono di poter influenzare le dinamiche dello spazio in cui vivono. Aspettano la politica, con disaffezione però. Il nostro approccio non è stato portare soluzioni dal di fuori, non è questo il ruolo che abbiamo, ma piuttosto aiutare nel far emergere soluzioni sostenibili nel tempo, facendo da specchio alle bellezze, ai talenti che hanno già al loro interno». Una sorta di maieutica della cittadinanza attiva. «Uno dei temi culturalmente importanti in questo momento storico è quello della fiducia nelle comunità, una fiducia che va nutrita, con la rigenerazione urbana invece - prosegue Ferretto - in molti luoghi è stato fatto tutto il contrario. Le idee, erano preconcette, standardizzate e venivano dall’esterno. Questo perché manca un legame di fiducia nel sistema stesso, nella sue capacità di rigenerarsi, di trovare risorse in se stesso per uscire dalla crisi». Go Deep quindi ribalta le attitudini «in particolare il meccanismo per cui pensiamo solo a quello che non ci piace. L’ultima fase del gioco va a riflettere e sedimentare gli apprendimenti che il gruppo ha ottenuto attraverso il processo. Si attiva l’intelligenza collettiva, si parla molto e si torna a ringraziare». Come hanno fatto le donne del rione, preparando teglie di riso patate e cozze da offrire nella grande cena comunitaria di ieri sera. In strada, tra i vicoli, decine di tavoli. Ciascuno ha portato il suo piatto meglio riuscito, poi condiviso o scambiato, con i ragazzi dell’istituto musicale Paisiello di Taranto, gli anziani dell’Auser ed i danzatori di pizzica, a fare da colonna sonora. «La biennale ha tanti linguaggi, perché non vogliamo solo ragionare sulla prossimità ma anche provarla. In questo senso - ha spiegato uno dei quattro co-direttori di Biennale, Gianfranco Marocchi - la cena di strada è un momento di condivisione importante in cui si sceglie di uscire dalla propria casa e di sedersi accanto a qualcuno che forse neanche si conosce. Questo è stato possibile perché la Biennale non arriva dall’alto ma ha lavorato insieme ai cittadini del quartiere».
avvenire

Sicilia in prima linea per il turismo religioso


Il Dipartimento Turismo della Regione Siciliana partecipa al Simposio euromediterraneo organizzato dall’Ufficio Nazionale Tempo Libero, Turismo e Pellegrinaggi della Conferenza Episcopale Italiana dal titolo “Verso un’identità del Turismo religioso”, il cui prossimo appuntamento è in programma oggi e domani, venerdì e sabato 17 e 18 maggio, a Sotto il Monte, luogo che ha dato i natali a San Giovanni XXIII, dove si parlerà per l’occasione di esperienza e convivialità.
La struttura organizzativa dell’incontro prevede la costituzione di “tavoli delle competenze”, ognuno dei quali coordinati da un facilitatore. Una sessione plenaria conclusiva restituirà i risultati emersi nei tavoli e produrrà un documento di sintesi sul lavoro svolto, dal quale emergeranno potenzialità e criticità da tenere in considerazione per la gestione e lo sviluppo di questo segmento turistico. Molti i temi in discussione all’interno del tavolo: il coordinamento dei vari cammini di fede, guide turistiche e luoghi sacri, la creazione dei Parchi ecclesiali culturali, le azioni di marketing per incrementare i flussi inbound.
La Sicilia è tra le Regioni italiane che compongono il tavolo nazionale sul turismo religioso costituito tra la CEI e la Commissione Turismo della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. Un tavolo regionale, in analogia a quanto avvenuto a livello nazionale, si è insediato lo scorso gennaio a Palermo. Ad esso partecipano i rappresentanti dell’assessorato del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo, dell’assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, dell’Ufficio per la Pastorale del Tempo Libero, Turismo e Sport della Conferenza Episcopale Siciliana e dell’Ufficio per i Beni Culturali e l’Edilizia di Culto della CESi.
travelnonstop

TURISMO A Trani un corso di alta formazione in turismo religioso


Trani, turismo religioso
Health Collection Institute, con sede in Trani, istituisce il Corso di Alta Formazione in Turismo religioso, con l'obiettivo di far acquisire agli iscritti una conoscenza specifica degli aspetti teologici e pastorali indispensabili a chi opera nell'ambito del Turismo Religioso e una conoscenza tecnico-professionale, con un taglio connesso con l'operatività in ambito turistico. Il corso ha una durata complessiva di 120 ore, suddivise in una parte teorica in modalità online (80 ore) e una parte pratica in presenza (40 ore).

Il percorso prevede tre ambiti formativi:
- conoscenze teologico - pastorali finalizzate alla comprensione e interpretazione del complesso mondo religioso con particolare attenzione all'ambito territoriale;
- competenze professionali in ambito turistico di interesse religioso;
- area di carattere applicativo inerente alla professione turistica in ambito religioso.

Al termine del Corso, si svolgerà una Prova finale consistente nella redazione di un piano di gestione e promozione di un itinerario o servizio del turismo religioso a livello territoriale e verrà rilasciato un Attestato di partecipazione.
traniviva

Viterbo: le auto dei Papi in mostra da venerdì

Viterbo: le auto dei Papi in mostra da venerdì
Da venerdì 24 a domenica 26 maggio sarà Viterbo ad ospitare per la prima volta le nove auto dei Pontefici in piazza San Lorenzo davanti al Palazzo dei Papi. Sono state infatti recuperate le auto che venivano utilizzate in Vaticano per accogliere e trasportare le delegazioni in visita ufficiale dai Papi che si sono succeduti da Pio XI a Paolo VI. Le vetture fanno parte di una delle più grandi collezioni private al mondo di auto americane. L’occasione è quella dei 30 anni del Veteran Car Club di Viterbo, il più importante sodalizio di auto storiche del centro Italia, federato Asi.

“Siamo particolarmente orgogliosi e grati a The NB Center di poter offrire alla nostra città e ai tanti appassionati una mostra unica e straordinaria di auto che accolsero Lord Chamberlain, lo Scià di Persia, la regina Elisabetta, John e Jacqueline Kennedy"”, ha commentato Gian Carlo Carli, presidente del Club. Tra i nove pezzi unici riportati all’antico splendore con una attenzione maniacale per ogni singolo aspetto, dal motore alla carrozzeria ai velluti e alle pelli degli interni, dalle cromature alle moquette e ai ricami dorati degli interni, spicca la Checker, celebre marchio americano noto soprattutto per la produzione di taxi. Il modello di auto commissionato dal Vaticano nel 1963 e realizzato nel tipico colore nero è lo stesso reso famoso da Robert De Niro nel cult movie 'Taxi driver' .
L’esposizione gratuita e aperta a tutti consentirà di ammirare da vicino quale fosse il livello di opulenza, quasi la regalità che queste vetture americane mostravano agli ospiti dei Pontefici. Accanto a ciascuna auto ci sarà un totem con la spiegazione bilingue delle caratteristiche e le immagini del tempo. Un gruppo di esperti sarà a disposizione per illustrare le circostanze politiche (dittatura, seconda guerra mondiale, crisi di Cuba, Concilio vaticano II) in cui le automobili furono utilizzate. Da Palermo giungerà donna Costanza Afan de Rivera, nipote di Ignazio e Franca Florio in qualità di madrina della manifestazione.

Enit / Turismo, il Piemonte fa rotta sulla Cina



Fino al 17 maggio la Regione Piemonte, in coordinamento con VisitPiemonte, la società in house per la valorizzazione turistica e agroalimentare della Regione Piemonte partecipata anche da Unioncamere, fa rotta sulla Cina con alcuni importanti appuntamenti a Pechino e a Shanghai. Ieri, nella sede dell’Istituto Italiano di Cultura di Pechino, VisitPiemonte ha raccontato la regione a media e operatori cinesi nel corso della presentazione “An unexpected experience of art, culture, food and wine, landscape: Torino, Piemonte, Italy…a surprise every day!”. Oggi sarà la volta di Shanghai, dove il Piemonte, e le altre regioni italiane presenti a ITB China, avranno l’opportunità di incontrare oltre 600 buyers cinesi alla cena di gala allo Shangri–La Hotel Pudong, che li vedrà ospiti di ITB China ed ENIT Italia, main sponsor di ITB China 2019. Dal 15 al 17 maggio il Piemonte entrerà nel vivo di ITB China, la fiera b2b dedicata esclusivamente al networking di settore e alla promozione del travel management in Cina, in programma al World Expo Convention & Exhibition Center di Shanghai. VisitPiemonte accoglierà media e operatori allo spazio ENIT Italia, insieme all’ATL Turismo Torino e provincia, l’ATL Biella e l’ATL Distretto Turistico dei Laghi, oltre ad un gruppo selezionato di tour operator. Il 16 maggio in conferenza stampa, sarà presentata l’offerta turistica della regione. A seguire media e operatori cinesi saranno invitati a scoprire i segreti del re dell’aperitivo, nato a Torino, con una speciale “Esperienza Vermouth”.


(© 9Colonne

Enit / TALY AT HAND A ROMA: LA MEETING INDUSTRY PROMUOVE IL BELPAESE

Italy at Hand

Convention Bureau Italia apre le iscrizioni per il suo evento di punta Italy At Hand, The Event dal 7 al 9 novembre a Roma. Anche per la seconda edizione dell’appuntamento Mice interamente dedicato all’Italia è previsto il format dello scorso anno: l’incontro tra 45 buyer internazionali e 35 espositori italiani“per una tre giorni di business unconventional in perfetto stile italiano”, spiega una nota. “L’unicità risiede nel fatto che ogni anno ha luogo in una destinazione diversa, per far conoscere a fondo tutta l’Italia più autentica ai migliori decision maker dell’industria Mice internazionale”, continua.

L’obiettivo di CBItalia è quello di portare i migliori buyer d’Europa fortemente interessati alla destinazione Italia e altamente profilati dal convention bureau nazionale. Sono state aperte le iscrizioni per la selezione degli espositori e sarà possibile iscriversi fino al 21 luglio. Destinazioni, hotel, provider tecnologici, agenzie di organizzazione di eventi rappresentano l’audience dell’appuntamento che il Convention Bureau Roma e Lazio e il partner creativo Gvst Group stanno mettendo a punto. “Siamo pronti ad intraprendere questa nuova sfida e a replicare, e soprattutto duplicare, il grande successo dello scorso anno: 888 business meetings, 24 partner nazionali e internazionali coinvolti, ospiti eccezionali come Ray Bloom e Oscar Farinetti – commenta la presidente del Convention Bureau Italia Carlotta Ferrari -. Vorremo svelare Roma e la sua straordinaria bellezza a tutti i professionisti del mondo degli eventi”.

Il  Italy at Hand, che è la seconda grande occasione di Roma di presentarsi a un settore ad alto reddito. Anche gli incontri di Iapco si terranno nella capitale.
missionline.it
Il settore degli eventi e dei congressi è cruciale per le destinazioni di viaggio: la classifica di Icca, l’associazione internazionale che riunisce gli stakeholder della meeting industry, è appena stata pubblicata e vede l’Italia al sesto posto con 522 incontri nel 2018. Siamo scesi di una posizione rispetto all’anno scorso. I congressisti (o ‘turismo per business’ come lo classifica l’ente di promozione turistica nazionale, Enit) rappresentano il 20% del mercato incoming dei viaggi.

Enit / Italia: prima destinazione internazionale per i matrimoni dei britannici



L’Italia è la prima destinazione internazionale per i matrimoni dei britannici. Motivo per cui Enit partecipa, per il terzo anno, al National Wedding Show di Londra con uno stand condiviso da 5 regioni: Friuli Venezia Giulia, Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria.
Secondo l’indagine DwItaly 2018, condotta dal Centro Studi Turistici di Firenze per Convention Bureau Italia, lo scorso anno le coppie straniere sono arrivate in prevalenza proprio dalla Gran Bretagna, rappresentando il 28,1% del totale. Seguono: Stati Uniti (21,9%), Australia (9,4%), Germania (5,5%) e Canada (4,5%). La regione preferita è la Toscana (30,9%), quindi Lombardia, Campania, Veneto e Lazio; in ascesa Puglia e Sicilia.
Il destination wedding in Italia è caratterizzato da una formula che include ilmatrimonio celebrato in hotel di lusso, prevalentemente in estate, con rito religioso o simbolico.
Fonte: TTG Italia

Micac, Enit, Turismo, Italia. Gli stranieri scoprono i borghi italiani e il turismo slow


I turisti stranieri amano lo stile di vita autentico e “a misura d’uomo” dei borghi italiani con le sue tradizioni e i piaceri della tavola. Nell’anno che il Mibac ha dedicato al turismo “lento”, i dati parlano chiaro: nel 2017 sono stati circa 3,7 milioni gli arrivi (+7,5%; +12,2% stranieri e +4,4% italiani) e 14,3 milioni le giornate di presenza (+7,9%); la permanenza media nelle strutture è di 3,9 giorni, più alta rispetto alla media nazionale (3,4 giorni), mentre i turisti stranieri contribuiscono per il 45% al totale delle presenze. In crescita anche l’offerta ricettiva, con 216 mila posti letto in 10.335 esercizi ricettivi. Per il 2018 i dati provvisori disponibili (i definitivi usciranno il mese prossimo) rilevano una lieve crescita delle presenze (14.6 milioni, pari al +2% rispetto al 2017), l’aumento degli stranieri (+7,2% degli stranieri) e la diminuzione degli italiani (-2,2% degli italiani).
I dati sono stati illustrati dall’Associazione “I Borghi più belli d’Italia” nella sede romana dell’Enit che ha anche annunciato l’uscita della guida “I Borghi più belli d’Italia” (edita dalla Ser – Società Editrice Romana) disponibile entro il mese di maggio in edicola, in libreria e online.
La pubblicazione, giunta alla quattordicesima edizione, quest’anno presenta 293 piccoli centri storici certificati, inferiori ai 15 mila abitanti, tutti dotati dei requisiti di bellezza urbanistica, architettonica, di qualità della vita, di accoglienza: un’edizione rinnovata, corredata da tantissime fotografie, che permette al futuro visitatore di scoprire la i luoghi e i paesaggi, l’arte, la storia, le tradizioni e i prodotti enogastronomici, ma anche di avere informazioni pratiche, legate alle strutture ricettive e commerciali.
“La nostra Associazione sta portando avanti un nuovo progetto per il 2019, il Borgo plastic free – ha annunciato Fiorello Primi, presidente de I Borghi più belli d’Italia – vogliamo fare una guerra totale alle microplastiche: bisogna preoccuparsi della bellezza dei borghi, ma anche della nostra salute”. Il presidente ha poi sottolineato che, se i dati del turismo sono positivi, resta comunque il problema della destagionalizzazione, con i borghi che nei mesi estivi sono presi d’assalto e il resto dell’anno si svuotano: “la stagionalità è legata anche al lavoro, che difficilmente può essere stabile se il turismo nei borghi c’è solo d’estate”, ha detto, “il problema è complesso e va aggredito su più fronti. Noi stiamo pensando a promuovere il turismo sociale, legato ad anziani, famiglie in difficoltà e disabili, e quello degli italiani all’estero, che magari hanno le loro radici familiari in uno di questi piccoli centri e vogliono ritrovarle”.
travelnonstop.com

Enit / G20: Giappone, Centinaio alla riunione dei ministri dell'Agricoltura


Tokyo, 11 mag 09:19 - (Agenzia Nova) - Ieri Centinaio ha incontrato a Tokyo il ministro dell'Agricoltura, delle foreste e della pesca giapponese, Takamori Yoshikawa. Tra gli argomenti, stando a quanto riferito dal profilo Twitter del ministero italiano, c’è stata l’apertura del mercato giapponese all’export di kiwi prodotto in Italia. Centinaio ha poi incontrato il vicecommissario dell’Agenzia del Turismo giapponese, Akihiko Kanai. In agenda anche scambi con i rappresentanti del Sistema Italia in Giappone (Ambasciata, Ufficio Ice, Ufficio Enit, Delegazione di Bankitalia, Camera di Commercio Italiana in Giappone, Istituto Italiano di Cultura a Tokyo), i tour operator giapponesi e selezionati rappresentanti della comunità d'impresa italiana. La missione del ministro si concluderà lunedì 13 maggio. (Git)

Venezia. Apre la 58ª Biennale d'arte all'insegna del circo

«Mondo cane», installazione nel padiglione belga

Il presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta, parlando a un gruppo di giornalisti invitati per un light lunch, martedì scorso ha fatto un rapido bilancio su come sia cambiata negli anni la funzione di questa mostra, che è la più antica del genere sulla scena internazionale. Limitandosi anche solo al periodo dal Dopoguerra in poi, quando nel 1948 ebbe luogo la prima edizione seguita alla pausa imposta dal conflitto mondiale, Baratta ha così riassunto l’andamento a grandi linee: la Biennale non è più uno spazio nel quale si tengono contemporaneamente tante personali o monografiche riunite sotto lo stesso cappello espositivo. Il modello era quello delle Kunsthalle, ed era anche la formula sulla quale si basò proprio l’edizione del 1948, dove nel padiglione greco era ospitata la collezione di Peggy Guggenheim che portava con forza alla ribalta la pittura astratta, e poi si potevano vedere mostre antologiche dedicate a Klee, Chagall, Arturo Martini (scomparso l’anno precedente), Kokoschka, Rouault, Picasso, Braque, Moore, Wotruba, gli espressionisti tedeschi, gli impressionisti... e molte di queste rassegne avevano curatori d’eccezione, Longhi, Argan, Guttuso, Arcangeli, Read, Ernst... Alle personali erano poi subentrate negli anni monografiche su gruppi ed esperienze nuove. Ma oggi, ormai da varie edizioni, non è più così. Era evidente dalla lieve tensione compiaciuta delle labbra mentre parlava, che Baratta identifica questa svolta anche con se stesso, da quando cioè salì al comando nel 2008, dopo brevi esperienze precedenti.
È scomparsa, ha detto, anche la figura dell’artista come “attore sociale”; non più dunque un propagatore dell’arte come sintomo delle malattie del proprio tempo, o per così dire del riflusso concettuale in realtà diventato lingua internazionale del nichilismo ascetico, dell’arte-nirvana o, peggio, dell’arte indistinguibile dall’oggetto comune secondo il principio che chiunque è artista e qualsiasi cosa può essere arte. Oggi, pensa Baratta, viviamo in una scena dell’arte superaffollata, e il compito dell’artista è portare un cortocircuito nella capacità dello spettatore di digerire ciò che un tempo si chiamava opera d’arte ma ora è inevitabile definire piuttosto oggetto artistico. L’artista non è più chi usando tecniche e linguaggi codificati (sempre soggetti a essere decostruiti e ricostruiti con ordine diverso) ci pone davanti a un’opera che interpreta criticamente un canone e una storia, che si introduce in una continuità con le dissonanze tipiche di ogni atto libero e autonomo (l’élan vital bergsoniano, per intenderci); no, oggi l’artista è total free, nel senso di totalmente libero e totalmente gratuito, usa le materie e i materiali che vuole come gli pare e piace. Non conosce il limite, perché il limite è contrario all’idea di libertà che passa nel nostro tempo. Un’arte che chiunque può fare e che non richiede la conferma di un giudizio critico è piuttosto uno spazio nel quale si entra e si esce come semplici comparse di una giostra che colpisce lo spettatore con trovate, provocazioni, esagerazioni, pensieri buoni (o malefici)...
È anche il senso dell’ammonimento compreso nel titolo della Biennale d’arte che apre i battenti domani: May You Live In Interesting Times, che tu possa vivere in tempi interessanti. Il saggio cinese che usava questo monito non intendeva, come molti si augurano oggi, vivete sereni; in realtà, questo invito a vivere tempi interessanti per i cinesi vale piuttosto come una maledizione perché quell’augurio ha a che fare con la complessità, demone della nostra era postmoderna. Ma quando Baratta nella presentazione in catalogo gioca sul doppio registro maledizione/opportunità, ecco che mette in campo senza dirlo una regola base del capitalismo a cui l’arte di oggi deve quasi tutto anche quando, come sostiene il curatore di questa edizione, l’americano Ralph Rugoff, cerca di essere il balsamo di una storia segnata dal colonialismo.
Se quella maledizione è ricaduta su di noi, come disse un diplomatico britannico, oggi è evidente che continua ad agire in un sistema dell’arte gravemente menomato e tenuto in pugno dal potere economico-culturale: Mercato-Musei-Case d’asta-Galleristi-Curatori. Ed è bene ribadire che i curatori non sono affatto necessariamente critici, sono manager che inventano contesti e messinscene di idee e concetti capaci di dare un retroterra a ciò che spesso sale alla ribalta solo per la determinazione (sostenuta dal denaro) di alcuni influenti personaggi. Oggi, per esempio, l’arte internazionale è dominata da una oligarchia, di cui fanno parte sul piano collezionistico-mercantilistico figure come Pinault e Gagosian.
Qual è il punto debole del sistema dell’arte? Senza dubbio la fine della critica d’arte. Senza la critica d’arte, manifestazioni come la Biennale diventano lunapark o teatri circensi. Si veda – come emblema – l’allestimento Mondo cane di Jos de Gruyter & Harald Thys nel padiglione belga che è un teatrino di finti vecchi automi: suonatori ciabattini arrotini e filatrici ma anche nuovi Frankenstein. Si ride anche, ma è appunto l’emblema di un baraccone dove ogni scelta ideale e artistica convive con l’altra annullandone il potenziale critico e la forza estetica. L’Arsenale presenta anche opere degne di nota e la cura impressa da Rugoff alla mostra è pulita, in parte richiama con minor forza evocativa l’allestimento della Biennale di Gioni. Si segnalano le installazioni di Alexandra Birken con tante figure umane nere (ombre?) afflosciate su scale e travi, ilMicroworld di Liu Wei con lastre di acciaio composte in un conflitto di vuoti e di pieni dentro una grande stanza, le tristi fotografie di Soham Gupta (non a caso intitolate Angst), e quelle ad altissima definizione di Anthony Hernandez su mondi fatiscenti e discariche e materie povere; e ancora: le grandi ruote da autocarro rivestite di catene e sospese a mezz’aria di Arthur Jafa, che mostrano come la scultura possa essere anche lontana dai canoni soliti (anche quelli poveristici appunto)... Sono emergenze che non indicano però nuove strade, un comune sentire, altri scenari dove leggere il futuro. Forse la maggior coagulazione nel modo di vedere viene dai Paesi asiatici, e questo testimonia semmai come il dominio del mercato americano sia messo a dura prova anche nell’arte dal mondo cinese, indiano e giapponese.
Penso che con questa Biennale dovrebbe chiudersi un ciclo, che ha assecondato la dittatura dello spettatore cioè ne ha accarezzato gli istinti consumistici e ludici ma senza scavare nelle contraddizioni del nostro tempo anche prefigurando un dissonante ritorno alle forme e alla capacità tecnica di ordinarle. Al contrario di quel che pensa Baratta, se questa Biennale è diventata il modello per altre manifestazioni analoghe (ma non Documenta, per esempio), forse è il momento di fare scelte diverse e tornare al passato, a una Biennale-Kunsthalle dove il modello espositivo riviva in forme nuove. Del resto, Baratta sa bene che questa formula non è mai tramontata, si è soltanto dislocata su tutta Venezia, in una sinergia con altre istituzioni che aiuta la Biennale a fare risultato. In questi giorni si sono aperte in Laguna mostre di Burri, Baselitz, Scully, Forg, Kounellis, Immendorf, Gorky, Halley... Ridefinendo il modello, si deve tornare e riconoscere un ruolo centrale alla critica.
Avvenire

Vino e olio, l'11 maggio è festa in tutte le regioni

(ANSA) - ROMA, 05 MAG - Tutto pronto per la nona edizione della Giornata Nazionale della Cultura del Vino e dell'Olio, in programma il prossimo 11 maggio. L'iniziativa, ideata nel 2011 dall'Associazione italiana sommelier (Ais), è organizzata in ogni regione all'interno di edifici di alto valore storico e artistico, scelti in base ad un preciso legame con il mondo del vino e dell'olio. 

Oggi il rapporto del vino, riferito al 2018, rileva almeno 14 milioni annuali di accessi enoturistici tra escursioni e pernottamenti con un giro d'affari di 2,5 miliardi. Le attività della manifestazione, regolamentata da un protocollo d'intesa firmato dal ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, da quello della cultura (Mibac) e dal dicastero per le Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo (Mipaaft) con l'Associazione italiana sommelier, prevedono momenti formativi, mostre, degustazioni con la finalità, spiegano gli organizzatori, di rispondere alle nuove domande del pubblico in tema di turismo enologico mediante la conoscenza dei costumi di altri luoghi e il riavvicinarsi alla tradizione enogastronomica arricchendo in questo modo il bagaglio culturale attraverso il vino e l'olio. (ANSA).

Oltre 15 mln in treno per feste pasquali e ponti primaverili



(ANSA) - ROMA, 4 MAG - Oltre 15 milioni di persone hanno scelto i convogli di Trenitalia (Gruppo FS Italiane) per spostarsi durante le festività pasquali e i ponti del 25 aprile e dell'1 maggio. 

Nel periodo da giovedì 18 aprile a domenica 5 maggio, il potenziamento dei servizi di assistenza, vendita e informazione nelle principali stazioni e a bordo treno con circa 2mila persone al giorno ha permesso di gestire gli arrivi e le partenze dalle principali località italiane. La frequenza dei collegamenti e la possibilità di utilizzare soluzioni intermodali con treno e autobus, lasciando a casa l'auto privata, sono state particolarmente gradite a turisti e viaggiatori. 

Fra le mete preferite le località del Sud sia sul versante tirrenico sia su quello adriatico e le grandi città d'arte, fra tutte Napoli, Roma, Venezia, Firenze e Milano, utilizzando anche i collegamenti ferroviari diretti da e per gli aeroporti e i porti italiani verso il centro città. In cima alla classifica dei collegamenti regionali e metropolitani, i treni da e per Venezia, fra Firenze e Pisa e fra Napoli e Pietrarsa, oltre alle località di medie e piccole dimensioni ad alta attrattività culturale e paesaggistica. 

Inoltre sempre più persone apprezzano collegamenti e servizi di Trenitalia, con il 94,5% (+2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) dei viaggiatori dei treni a media e lunga percorrenza e l'85,8% (+2,8%) dei passeggeri dei convogli regionali che si dichiarano soddisfatti del viaggio nel complesso. Il gradimento riscontrato è frutto di una crescita di tutti i fattori del servizio. 

Oltre 3mila persone hanno scelto di raggiungere siti archeologici e paesaggi caratteristici di tutta Italia a bordo delle locomotive d'epoca della Fondazione FS Italiane, grazie ai 31 treni storici in viaggio durante le festività pasquali e i ponti primaverili. Tra gli itinerari preferiti, quelli piemontesi tra Langhe e Monferrato, la "Transiberiana d'Italia" in Abruzzo e il "Treno Natura" in Toscana, nei luoghi più suggestivi della provincia senese. Il programma degli appuntamenti con i treni storici per la stagione estiva è disponibile sul sito web fondazionefs.it. 

Turismo: Centinaio, finalmente nomine Enit, ora promozione


"Finalmente, grazie a Dio, dall'altro ieri abbiamo il presidente di Enit: l'obiettivo è ritarare l'azione di promozione secondo le strategie del ministero cioè di 'matchare' la promozione agro-alimentare con quella del nostro territorio. Il nuovo presidente, visti i precedenti, dovrà anche rimboccarsi le maniche anche sulla parte riorganizzativa interna dell'ente". Lo dice il ministro Gian Marco Centinaio a margine della 69/a assemblea generale di Federalberghi parlando dell'ufficializzazione della nomina di Giorgio Palmucci alla presidenza dell'Enit. 

Un saluto e un augurio di buon lavoro a Plamucci, che è tra gli ospiti nella platea di Federalberghi arriva anche dal presidente Bernabò Bocca: "Con Giorgio ci consociamo da tempo, sono felice che sia qui". 

"Si dice da tempo - continua Centinaio - che il turismo è il petrolio del Paese ma poi questo petrolio viene tenuto nascosto sotto terra: il turismo sta diventando l'eccellenza del sistema Italia. L'obiettivo su cui stiamo lavorando è promuovere il sistema Italia in giro per il mondo, non solo tre o quattro città e tutto il resto dimenticato. Il fine è promuovere realtà che meritano e riscuotono il gradimento dei turisti". 

Centinaio ha poi detto a Bocca: "Se permetti porterò la tua relazione anche al premier Conte per far capire che non sono solo io il pazzo che va chiedendo certe cose...". (ANSA).

Parigi. Fra Picasso e Calder giochi e acrobazie della forma

Alexander Calder, «Mobile» b(1937 c., 
© Calder Foundation) e Pablo Picasso, «Figura» (1928, © Succession Picasso)

Picasso aveva diciassette anni in più di Calder, ma, dice oggi il nipote del genio spagnolo, Bernard Ruiz-Picasso, i due avevano molte cose in comune, a cominciare dal fatto che i loro padri erano artisti di formazione classica, per arrivare poi al culto appassionato di entrambi per il circo. In effetti, sulle serate vissute da Picasso al circo Medrano abbiamo un resoconto preciso di Fernande Olivier, fascinosa e intelligente modella che dal 1904 posò e visse una relazione con l’artista, che si protrasse per sette anni. Nelle sue memorie di quel settennato Fernande ci parla anche della passione quasi infantile di Picasso per il circo, del piacere che provava a respirarne gli umori e gli odori, quelli del legame stretto fra uomini e bestie, essenziale unione della vita circense; e se proviamo a immaginare che cosa siano quelle forme astratte e spesso colorate che aleggiano nel vuoto in cui Calder le ha immaginate, ecco che potremmo intuire un volo dell’acrobata, una smorfia del clown e le sue misestravaganti e squillanti di colori accostati con una vena di follia. Partenza giusta, questa del circo e dell’arte classica, mentre si va da una stanza all’altra del Museo Picasso dove sono presentate una serie di opere del padrone di casa messe a confronto coi mobiles e altre sculture dell’americano che già all’inizio degli anni Trenta corteggiava a distanza lo spagnolo.
Il loro vero incontro – come ricorda in catalogo Alexander S.C. Rower, nipote di Calder e presidente dell’omonima Fondazione – avvenne al momento giusto nel posto giusto: l’Esposizione Universale che si tenne a Parigi nel 1937, dove Picasso presentò Guernica e Calder, sempre nel padiglione spagnolo, espose quasi dirimpetto Mercury Fountain. L’Expo del 1937 fu dominata dal confronto muscolare fra il padiglione tedesco, sulla cui facciata a torre svettava l’aquila germanica, e il padiglione sovietico al cui vertice era collocata la gigantesca statua Operaio e kolchoziana di Vera Muchina: venticinque metri di acciaio inossidabile che in cima mostrava le mani delle due figure che stringevano falce e martello. Picasso esponeva il quadro che, nato da tutt’altra ispirazione, era diventato l’atto d’accusa contro i nazisti che bombardarono la città basca. Un quadro imbarazzante, soprattutto per la Spagna franchista che cercava l’appoggio di Germania e Italia. E infatti suscitò aspre critiche anche fra i commissari del padiglione spagnolo. Calder gli oppose quella poesia vagamente surreale e sospesa a sua volta a un vuoto semantico che corrisponde al ludico movimento di forme astratte nel vuoto fisico, ma, in questo caso, con l’apporto dinamico e vitale dell’acqua (come dovrebbe essere per una fontana).
Si potrebbe però ipotizzare una fontana dove il vuoto corrisponde alla negazione visiva dell’acqua, di cui tuttavia si senta il suono del movimento e del suo defluire dentro forme che la celano come una macchina alchemica. (Vedi certi totem di Plessi). Forse sarebbe piaciuta a Duchamp, che nel 1917 aveva intitolato una sua operaFountain senza che l’acqua vi scorresse dentro: come si dice in catalogo, nel 1957 a proposito dell’atto creativo Duchamp ricordava che esso prende una strada imprevista e nuova quando lo spettatore si trova in presenza di «un fenomeno di trasmutazione: col cambiamento della materia inerte in opera d’arte, una vera transustanziazione» dove allo spettatore tocca il compito di determinare il punto di equilibrio dell’opera. Mercurio è il dio dell’instabilità e anche il minerale che liquefatto si rende quasi irriducibile a una forma stabile. La fontana di Calder è oggi visibile in un paesino spagnolo, Almadén, celebre per le sue miniere di mercurio, che sfrutta fin dall’antichità.
Alexander Calder, «Josephine Baker IV» (1928 c., 
© Calder Foundation)
Alexander Calder, «Josephine Baker IV» (1928 c., 
© Calder Foundation)
Entrati nelle sale del Museo Picasso ci si rende conto subito di una differenza che sempre distinguerà la concezione plastica dei due grandi artisti, vicini ma anche inconciliabili, e pro- prio per una ragione di sostanza. Picasso è quasi insuperabile nel solido, la sua pittura e anche la sua scultura nascono dal totem, e quando si appellano alla tradizione iberica, è alle forme romaniche dell’affresco tragico e solenne degli affreschi catalani del “Cristo pantocratore” che risalgono alla superficie, coi rossi terra bruciata, i gialli girasole e marrone intenso, gli azzurri asciugati e resi più impenetrabili all’occhio dalla calcinazione del sole meridiano. Calder è come se andasse col retino a catturare nell’aria le sostanze volatili che il malagueño ha espulso dalle sue forme totemiche con un processo di surriscaldamento che ha forgiato corpi contundenti. Picasso ha fatto della sua natura tragica il fuoco che porta alla luce ogni volta dall’officina quel condensato di mito, storia e ricerca del nuovo che approda al volume e alla densità materica.
Dipinto di Picasso, «Coppia» (1970-71, Parigi, Centro Pompidou) e Calder, «Senza titolo» (1956, 
© Calder Foundation)
Dipinto di Picasso, «Coppia» (1970-71, Parigi, Centro Pompidou) e Calder, «Senza titolo» (1956, 
© Calder Foundation)
Sintomatica la sua Donna incinta del 1959 (che deve assai più di quanto non si pensi, alla scultura che Degas fece sullo stesso tema): in mostra è sovrastata da un mobile di Calder di qualche anno prima appeso al soffitto: tanto è primitiva, magna mater, la scultura di Picasso, quanto è astrale la giostra di forme ritagliata nel vuoto da Calder. Ma l’intesa fra i due si svela anche nello scambio delle parti: come nella filiforme Figura di Picasso che doveva diventare un monumento per Apollinaire, all’apparenza leggero nella forma ma vincolato al gioco architettonico dei baricentri; e la figura dell'artista americano, di ferro imbullonato e colore rosso, apparentemente pesante, ma comica come un ridente pagliaccio che potrebbe ricordare l’Auguste. Così, per restare nella metafora circense, che Calder elaborò tra il 1926 e il 1931 in varie opere di cui Ugo Mulas ci ha lasciato una galleria fotografica ( Cirque Calder, Corraini 2014), è proprio di quegli anni l’Acrobata realizzato con filo e tondini di ferro che sembra far coincidere i suoi movimenti con la scrittura nel vuoto; ma anche Picasso all’inizio degli anni Trenta realizza varie versioni dell’Acrobata dove le figure si snodano in forme che non sono surreali bensì contorsioni plastiche che brutalizzano le regole della fisica fino a diventare un corpo che, dopo l’Uomo vitruviano e leonardesco, e persino dopo il Modulor di Le Corbusier, si disarticola fino a negare ogni residuo di geometria post euclidea. Picasso combatte nel corpo l’horror vacui, Calder lo libera dalla sua antropometria per farne un gioco che richiede allo spettatore di oltrepassare il limite dove realtà e costrizione della natura sono totalmente trasfigurate e cambiate di peso. Un gioco contro il nulla.
da Avvenire

Vicenza. Bregantini e Marcorè hanno aperto il Festival biblico

Inaugurazione del festival biblico, momenti dello spettacolo con il Coro Coenobium Vocale. (Foto: Giorgio Boato)

I rumori della città che si trasformano in un’armonia di voci, i passanti della metropoli che si riscoprono comunità nell’abbraccio di una madre. Comincia così, con un momento molto spettacolare, la quindicesima edizione del Festival Biblico, la manifestazione che da Vicenza si è allargata nel tempo ad altre città del Veneto (da Padova a Vittorio Veneto, da Rovigo a Verona) e che da quest’anno coinvolgerà nei mesi di giugno e luglio anche i territori di Como, Alba e Treviso. Resta immutata l’intuizione iniziale, che trova espressione nel fitto calendario degli eventi in programma per questo mese di maggio: portare la Scrittura nel tessuto anche controverso della quotidianità, conservando sempre l’equilibrio tra approfondimento specialistico e occasioni più divulgative.
Inaugurazione del festival biblico. (Foto: Giorgio Boato)
Inaugurazione del festival biblico. (Foto: Giorgio Boato)
Polis è il tema dell’edizione 2019, che promette una riflessione sulla città e più ancora sulla cittadinanza, come ha efficacemente confermato l’inaugurazione del Festival, svoltasi ieri sera a Vicenza presso le imponenti Officine di manutenzione ciclica delle Ferrovie dello Stato. Alla performance del teatro d’ombre guidato da Anusc Castiglioni, dell’Ensemble La Rose e del Cori Coenobium Vocale ha fatto seguito il dialogo – moderato dal direttore di Rai Radio3 Marino Sinibaldi – tra monsignor Giancarlo Bregantini, arcivescovo metropolita di Campobasso-Boiano, e l’attore Neri Marcorè, al quale si deve l’ideazione di RisorgiMarche, una serie di concerti pensati per favorire la rinascita delle comunità colpite dal terremoto del 2016.
Inaugurazione del festival biblico, Momenti dello spettacolo. (Foto Giorgio Boato)
Inaugurazione del festival biblico, Momenti dello spettacolo. (Foto Giorgio Boato)
«Oggi anche la politica sembra molto interessata a costruire muri, ma nessun muro sarà mai abbastanza alto da fermare la fame», ha tra l’altro detto Marcorè riallacciandosi alla lettura dell’episodio del lupo di Gubbio proposta da monsignor Bregantini. «Francesco – ha sottolineato l’arcivescovo – è il solo a capire che il lupo è sì cattivo, ma solo perché ha fame. Non rinuncia a rimproverarlo con estrema severità.
Inaugurazione del festival biblico. (Foto: Giorgio Boato)
Inaugurazione del festival biblico. (Foto: Giorgio Boato)
Nello stesso tempo, però, aiuta gli abitanti di Gubbio a vincere le loro paure e, concretamente, a sfamare il lupo, che finisce per lasciarsi addomesticare. Questo, ancora oggi, è un metodo efficace per seguire l’esortazione di papa Francesco, che ci invita a “dare una città al futuro”. Perché tutti abbiano un futuro, potremmo aggiungere».
Per informazioni sulla manifestazione, che ha Avvenire tra i suoi media partner: www.festivalbiblico.it
da Avvenire

Arte. Tutte le Madonne di Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci, particolare dalla "Madonna con il Bambino e sant'Anna" (Parigi, Louvre)

da Avvenire

Ha forse venti anni Leonardo quando, per i monaci di San Bartolomeo a Monte Oliveto, dipinge l’Annunciazione oggi custodita agli Uffizi. È un giovane artista, agli inizi della carriera, che dichiara i suoi debiti nei confronti del maestro Andrea del Verrocchio. Ma se ci fermiamo di fronte al prato sul quale plana il volo dell’angelo, ci accorgeremo di avere di fronte ai nostri occhi una natura percorsa da fremente energia.

Annunciazione

Quei fiori e quelle erbe hanno la vitalità di piante carnivore. Qui, in questa opera precocissima, è già presente il Leonardo studioso dei fenomeni naturali, attento a percepire e a dare immagine al respiro di quella gran macchina vivente che è per lui il mondo. Mentre nel paesaggio sullo sfondo (una prospettiva di montagne, una città, un golfo di mare), un paesaggio che diresti fatto di aria e di luce, c’è già un anticipo di quelli che saranno i fondali della Vergine delle rocce del Louvre
Nell’Annunciazione degli Uffizi, in questa giovanissima ragazza che riceve l’annuncio inconcepibile e ineffabile, vive anche una profonda riflessione teologica. Gli edifici delineati in prospettiva alle spalle della Vergine, mostrano una serie di conci di pietra tagliati e dislocati in modo da presentare verso di noi i loro angoli. È un riferimento al Salmo 118: «La pietra scartata dal costruttore è diventata testata d’angolo». Il momento del concepimento angelico è anche l’inizio della storia della Salvezza, prefigura l’avvento di Cristo Redentore.
Leonardo da Vinci, 'Annunciazione' (Firenze, Uffizi)
Leonardo da Vinci, "Annunciazione" (Firenze, Uffizi)

Adorazione dei Magi

Ed ecco l’Adorazione dei Magi degli Uffizi, la più celebre “incompiuta” nella storia dell’arte italiana. Era una pala d’altare commissionata a Leonardo dai monaci agostiniani di San Donato a Scopeti, a sud di Firenze. Leonardo concepì e mise in figura l’intera composizione, distribuì il partito delle luci e delle ombre, disegnò fin nei dettagli gli episodi dello sfondo. La tavola aspettava soltanto l’ultima stesura pittorica che avrebbe sepolto quello che oggi vediamo. Ma nel 1482 Leonardo lasciò Firenze per stabilirsi a Milano, attirato dalle occasioni di lavoro e di successo che quella grande città e soprattutto la potente ricchissima corte degli Sforza potevano offrirgli. A Milano Leonardo avrebbe potuto coltivare, sviluppare e almeno in parte realizzare quelli che erano i suoi interessi prevalenti: l’architettura, l’ingegneria strutturale e idraulica, la meccanica, lo studio dei fenomeni naturali. Avvenne così che l’Adorazione dei Magi rimase incompiuta.
Chi entra nella Sala di Leonardo agli Uffizi avrà l’impressione di avere di fronte un dipinto percorso come da una scarica elettrica, tale è l’intensità espressiva, emozionale e spirituale che l’opera trasmette. Leonardo immagina l’Adorazione come un gorgo di uomini, un tumulto di emozioni e di passioni che si raccolgono e si placano ai piedi della Vergine che presenta il suo bambino. La Madonna è il pilastro centrale della composizione, è il fulcro intorno al quale la storia degli uomini si compone; una storia rappresentata da una serie di volti intensi, come prosciugati e illuminati dallo Spirito. Sulla sinistra la figura di un vecchio uomo, calvo e avvolto in un mantello, rappresenta probabilmente Isaia, colui che aveva profetizzato, con l’avvento del Messia di Israele, il tempo della pace distesa su tutta la terra. Resta, ed è l’idea formidabile che abita l’Adorazione degli Uffizi, l’immagine della Madonna che sta al centro del tumulto della storia, lo domina e lo placa.
Leonardo da Vinci, 'Adorazione dei Magi' (Firenze, Uffizi)
Leonardo da Vinci, "Adorazione dei Magi" (Firenze, Uffizi)

La Vergine delle Rocce

Ed ecco, al vertice della vita e della carriera di Leonardo, la sua Madonna sicuramente più celebre. È la Vergine delle rocce, conosciuta in due versioni custodite l’una al Louvre, l’altra alla National Gallery di Londra. Fermiamoci di fronte alla tavola del Louvre. Sappiamo che Leonardo la dipinse per una cappella della chiesa milanese di San Francesco Grande, distrutta fra il 1483 e il 1490.
Leonardo immagina che la sua sacra conversazione avvenga in un ambiente roccioso, in parte in ombra in parte svelato dalla luce. Oltre i varchi aperti nelle rocce c’è un paesaggio infinito che slontana e si moltiplica in azzurre montagne e in distese equoree. All’interno si vede la Madonna che, con una mano sulla sua spalla, stringe a sé il piccolo Gesù inginocchiato. A destra c’è san Giovannino in atto benedicente e dietro di lui un angelo che con il gesto della mano e con l’indice puntato indica il Bimbo che la Vergine accarezza, come a dire che è lui l’Agnus Dei, qui tollit peccata mundi.
Di fronte a questa Madonna affettuosa e malinconica come presaga del destino del figlio, dentro questa grotta ombrosa in cui tuttavia è possibile scrutare l’infinitamente vicino delle erbe e dei fiori fra le rocce e l’infinitamente lontano delle remote montagne e dei laghi, non si può non concordare con quanto scrisse Bernard Berenson nei Pittori fiorentini del Rinascimento (1896): «Leonardo è l’unico di cui possa dirsi, e in senso assolutamente letterale: nulla egli toccò che non tramutasse in bellezza eterna».
Leonardo da Vinci, 'Vergine delle Rocce' (Parigi, Louvre)
Leonardo da Vinci, "Vergine delle Rocce" (Parigi, Louvre)

Il “Cartone di sant'Anna”

Si data agli inizi del Cinquecento il monumentale disegno su cartone raffigurante la Vergine con il Bambino e Sant’Anna che si conserva alla National Gallery di Londra. Di committenza incognita e destinazione altrettanto misteriosa forse è da riconoscere nell’opera che, esposta a Firenze alla Santissima Annunziata, riscosse un tale successo che – la testimonianza è di Giorgio Vasari – «nella stanza durarono due giorni d’andare a vederla gli uomini e le donne, come si va alle feste solenni».
È qui all’opera il celebre “sfumato” leonardesco, la sua capacità cioè di dissolvere la forma plastica nel medium atmosferico. Il tema dominante in questa Sacra Famiglia al femminile, è quello della Redenzione che la Vergine rappresenta e della Chiesa universale, Madre e Maestra, simboleggiata da sant’Anna, mamma di Maria e nonna di Gesù. Un mondo di affetti e di tenerezza stringe la scena in un gomitolo di sorrisi. È singolare come un uomo che non ha avuto famiglia come Leonardo, appaia nella sua pittura così sensibile alla rappresentazione degli affetti domestici e al miracolo della vita che si trasmette attraverso il succedersi delle generazioni.
Leonardo da Vinci, 'Madonna con il Bambino, sant'Anna e san Giovannino' (Londra, National Gallery)
Leonardo da Vinci, "Madonna con il Bambino, sant'Anna e san Giovannino" (Londra, National Gallery)

Sant’Anna, la Vergine e il Bambino con l’agnello

È una riflessione che occupa una delle sue ultimissime opere. Siamo nell’ottobre del 1517. Leonardo è nel castello di Cloux ad Amboise, dove è ospite di re Francesco I di Francia. A questa data e in questo luogo si reca in visita allo studio di Leonardo il cardinale Luigi d’Aragona. Qui viene visto e descritto il dipinto con Sant’Anna, la Vergine e il Bambino con l’agnello oggi al Louvre.
Come nel disegno monumentale di Londra ciò che interessa il pittore è la rappresentazione del cerchio di affetti che lega fra loro i tre sacri personaggi. Gesù Bambino cerca di abbracciare l’agnello simbolo del suo destino. La Madonna si sforza di trattenerlo. In questo momento essa è soltanto una mamma che vuole sviare dal figlio il presagio crudele. La Madonna è a sua volta trattenuta da sant’Anna che, figura della Chiesa, vuole che la Redenzione compia il suo corso. Ritorna sullo sfondo il paesaggio caro a Leonardo: azzurre rocce scoscese, distanze incommensurabili, distese equoree.
Quest’opera segna il congedo di Leonardo dal suo universo poetico. A me piace pensare che le immagini delle Madonne da lui dipinte in cinquanta anni di attività, abbiano attraversato la sua mente quando Leonardo si spegneva il 2 maggio dell’anno 1519.
Leonardo da Vinci, 'Madonna con il Bambino e sant'Anna' (Parigi, Louvre)
Leonardo da Vinci, "Madonna con il Bambino e sant'Anna" (Parigi, Louvre)

Turismo. Dalla tassa di soggiorno 600 milioni di euro l'anno

Dalla tassa di soggiorno 600 milioni di euro l'anno
da Avvenire

"Sono 1.020 i comuni italiani che applicano l'imposta di soggiorno (997) o la tassa di sbarco (23), con un gettito complessivo che nel 2019 si avvia a doppiare la boa dei 600 milioni di euro". Lo ha detto il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca, nel corso della relazione di apertura della 69esima assemblea generale di Federalberghi, a Capri, che proseguirà domani con la partecipazione del ministro del Turismo, Gian Marco Centinaio. Tali comuni, pur costituendo il 13% dei 7.915 municipi italiani, ospitano il 75% dei pernottamenti registrati ogni anno. "A quasi dieci anni dalla reintroduzione del tributo - afferma Bocca - dobbiamo purtroppo constatare di essere stati facili profeti. La tassa viene introdotta quasi sempre senza concertare la destinazione del gettito e senza rendere conto del suo effettivo utilizzo. Qualcuno racconta la storiella dell'imposta di scopo, destinata a finanziare azioni in favore del turismo. In realtà è una tassa sul turismo, il cui unico fine sembra essere quello di tappare i buchi dei bilanci comunali". "Negli ultimi tempi - denuncia Bocca - il quadro si è aggravato per effetto di un apparato sanzionatorio paradossale, che noi chiediamo di modificare, che tratta allo stesso modo chi si appropria indebitamente delle risorse e chi sbaglia i conti per pochi euro. Chi paga con qualche giorno di ritardo e chi non ha mai versato quanto riscosso". 
È Roma la città che ha incassato il maggior gettito derivante dall'imposta di soggiorno, con un incasso pari a 130 milioni, il 27,7% del totale. L'incasso delle prime quattro città (Roma, Milano, Venezia e Firenze) è superiore a 240 milioni, oltre il 58% del totale nazionale. Nella top ten al quinto posto figura Rimini, Napoli, Torino, Bologna, Riccione e Verona. Il Governo non ha mai adottato il regolamento quadro che avrebbe dovuto fissare i principi generali per l'imposta di soggiorno, evidenziano gli albergatori - e in assenza di una regola, i comuni si sono mossi in ordine sparso, generando un quadro confuso. Ad esempio, una famiglia di tre persone (padre, madre e figlio undicenne) che soggiorna in un albergo a tre stelle per due giorni a Roma paga 24 euro per l'imposta di soggiorno, a Venezia 17,40 euro, a Rimini 12 euro, a Catanzaro 7,80 euro e a Bibione 6,30 euro. La maggior parte dei comuni che applicano la tassa di soggiorno sono montani. Sono 315 su 997 e rappresentano il 31,6% del totale. Seguono le località marine con il 19,7% (196),quelle collinari con il 16,1% (161).
"Non è tollerabile il far west che si registra nel settore delle locazioni brevi. La legge ha stabilito che i portali devono riscuotere l'imposta di soggiorno dovuta dai turisti che prenotano e pagano attraverso le piattaforme, ma Airbnb assolve a tale obbligo solo in 18 comuni su 997". A sottolinearlo è il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca. "Per di più, queste amministrazioni, allettate dalla prospettiva di nuovi introiti - incalza Bocca - si sono rese disponibili a sottoscrivere un accordo capestro, accettando un sistema di rendicontazione sostanzialmente forfettario, che non consente un controllo analitico e induce a domandarsi se non si configurino gli estremi di un danno erariale" conclude Bocca.