Termini Imerese e la Sicilia... La bellezza come risorsa

Antonio Presti ha i modi bruschi e affettuosi, provocatori e sofferenti, scanzonati e scandalosi dell'artista. L'hanno definito un mecenate ma forse lo è diventato solo perché non sapeva dipingere o musicare. Dalla fine degli anni Ottanta ha costellato questa fetta di Trinacria brulla, in cui le Madonie accarezzano i Nebrodi, di sculture monumentali ed abusive. Pagate di tasca sua ma installate su terreni demaniali perché «la bellezza è di tutti». O forse per educare prima di tutto lo Stato. Oggi il Parco scultoreo di Fiumara d'arte, riconosciuto dalla Regione, attira cultori dell'arte contemporanea da tutto il mondo. Da "La materia poteva non esserci" di Consagra, posizionata sotto i piloni dell'autostrada, a Monumento per un Poeta Morto di Tano Festa, che tutti chiamano la finestra sul mare perché incornicia la vista delle Eolie; dal Labirinto d'Arianna di Italo Lanfredini ad Arethusa, di Piero d'Orazio e Graziano Marini. Fino ad arrivare all'Atelier sul mare, il museo-albergo dove ogni camera è creata da un artista.
In questo viaggio da rabdomanti alla ricerca di un'Italia ancora bella inizi a comprendere la forza rivoluzionaria della bellezza siciliana solo quando avverti di esserne deprivato. Dopo aver sfiorato con lo sguardo i cantieri aperti di Bagheria e i capannoni chiusi di Termini Imerese ed esserti chiesto cosa fosse di troppo - se le gru e le fabbriche, oppure il mare color del cobalto -  ecco Cefalù, che è la Sicilia stessa: la sua bellezza non è solo greca né solo araba, né bizantina né normanna, ma tutte quante insieme. Chi la conosce, come Michele Canzonieri, che ha fatto rivivere la sensibilità medievale per la luce nelle vetrate del suo Duomo, mi aveva avvertito: «la Sicilia è un sistema di bellezze che non tuteliamo. La speculazione entra in tutte le nostre scelte, i nostri comportamenti, ispira i politici e contagia gli altri. E pur tuttavia, non riescono a conculcare tutta la bellezza che la natura e l'uomo hanno prodotto in secoli e secoli…». Pochi istanti di bellezza e ti infili sotto le Madonie. Ne riemergi che sei arrivato.


Ha ragione Canzonieri. La bellezza si alimenta di conflitti, come questo continuo contrapporsi della macchia mediterranea al azzurro del Tirreno, con le loro diverse profondità. Come la vita di Presti. «Mio padre mi ha lasciato una fortuna che dovevo restituire alla mia terra. Perché? Perché mio padre era mafioso, perché tutto il sistema degli appalti era mafioso, perché volevano che anch'io fossi mafioso». L'arte come un tronchese che spezza le catene di famiglia. E la bellezza come follia che ti salva la pelle. Questo è un uomo che divide: ha rotto anche con Crocetta, troppi i compromessi dell'amico governatore. La politica della bellezza, cui Presti si offre con devozione, riflette il suo senso religioso, per quanto la sua religiosità sia incircoscrivibile. «Sono cristiano» mi rassicura. Ostenta la lettera con cui Benedetto XVI invitò a pregare per il muro del Librino, opera creata con e per i ragazzi del quartiere popolare di Catania, dove ha vissuto negli anni scorsi, quando trattenersi a così breve distanza dalle "famiglie" di Castelvetrano pareva imprudente. «Li educo alla bellezza, a sentirsi belli per coltivare l'autostima che è il presupposto della cittadinanza» racconta. A Castel di Tusa, invece, "pensa" la sua "politica". Non riesce a staccarsi dal Parco della Fiumara, chilometri di opere d'arte esposte nel nulla - in un prato, nel greto di un fiume… - regalate a pescatori che non hanno ancora capito perché si commissioni una barca d'oro ad un giapponese e poi la si sigilli dentro una montagna, affinché viva «nell'energia mentale della memoria». Ma se stai viaggiando attraverso la Sicilia e cerchi un segno di sfida alla crisi e dopo le gallerie vedi spuntare sulla montagna una piramide - è una delle opere del parco, il 38° parallelo - non puoi non fermarti.
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