Lacrime e sorrisi, fuoco e fiamme, effetti speciali ipertecnologici e ballo del mattone, sinfonie progressive e pop da hit parade. E 50mila persone sugli spalti di San Siro a cantare a squarciagola per 3 ore filate, da "Piccola Kety" a "Chi fermerà la musica". Chi poteva farlo, se non i Pooh, che hanno deciso di fermarsi dopo 50 anni di carriera? Non prima, però, di regalarsi un ultimo tour di quelli che sanno fare loro, mastodontico, spettacolare, popolare e ricco di cuore.
Sarebbe semplicistico definire un trionfo la prima tappa del loro "Reunion - L'ultima notte insieme" venerdì sera a Milano (sabato si replica) che vede i Pooh per la prima volta in 5: Roby Facchinetti, Dodi Battaglia e Red Canzian hanno recuperato dopo 6 anni il batterista Stevano D'Orazio e dopo ben 44 anni Riccardo Fogli, voce del gruppo dal 1966 al 1972. Il concerto è stato un lungo, caldissimo e affettuoso abbraccio da parte dei fans di tutte le età che sono cresciuti con le canzoni della più longeva band italiana.
Tutto esaurito anche negli stadi di Roma (15 giugno) e Messina (18 giugno) per un totale di 176.715 spettatori e 8 milioni di euro ricavati in sole 4 date. Prima di sbarcare dall'8 all'11 settembre all'Arena di Verona e poi nei palasport italiani. Il concerto di Milano andrà in onda su Canale 5 a settembre, seguito il 16 settembre dal triplo cd "Pooh 50. Reunion - L'ultima notte insieme" che conterrà anche l'inedito "Ancora una canzone", pubblicato in tutte le versioni possibili corredato da dvd, libro da 200 pagine, documentario. Sul palco i 5 hanno sciolto la tensione che accumulavano ormai da mesi, in vista del 31 dicembre quando calerà per sempre il sipario sulla loro avventura. "Un'emozione da non contenere le lacrime " ha confessato ai giornalisti prima del concerto Riccardo Fogli, per lui un boato quando scende dalla scale e schitarra "Banda nel vento" e al ritornello in salire di "Pensiero" che sul finale ha fatto tremare i muri dello stadio. Elegante la "sua" romantica "In silenzio" come pure i suoi duetti con gli altri nella commovente "Pierre" e nel tenero "50 primavere" dedicato alle nozze d'oro dei genitori di D'Orazio.
Scorrono con divertimento davanti a noi gli anni 60, i 70, gli 80 sino ad oggi: sempre, inesorabile, un successo dei Pooh a ricordare un momento importante della nostra vita. Nostalgia canaglia, ma anche un tappeto musicale che ha saputo evolversi dal beat, al rock, al pop, al rock, alla canzone d'autore. "Con le nostre canzoni abbiamo attraversato la storia dell'Italia, del mondo, la vita delle persone e anche la nostra" aggiunge Dodi Battaglia, mentre D'Orazio ricorda il paroliere storico Valerio Negrin, recentemente scomparso, l'unico a non godersi la grande festa.
"Valerio è stato capace di raccontare questo paese che stava cambiando non a chi le cose le sa, ma a chi non le sa- dice D'Orazio - Le nostre canzoni sono nazionalpopolari, abbiamo usato il pop per raccontare altre cose. Nel 1976 quando abbiamo deciso di autoprodurci abbiamo scritto un album pieno di storie che non avevano nulla di facile, che parlavano di prostituzione, immigrati, omosessualità. Nessuno voleva passarcele alla radio". La massima soddisfazione per i Pooh è che la gente si riconosca nei loro brani. E il pubblico lo ha dimostrato ieri sera ad ogni nota, dalla travolgente "Amici per sempe" alle umanissime e dolenti "Dammi solo un minuto", "Noi due nel mondo e nell'anima" e "Uomini soli" con cui vinsero Sanremo, un grido verso il Cielo capace davvero di unire tutti i cuori (e di far piangere un commosso Riccardo Fogli). Come è capace di elevare a un altro livello la musica e lo spirito la suite "Parsifal", anno 1973, non solo virtuosismo di batteria e chitarra (con un Dodi Battaglia in stato di grazia), ma intenzionale inno alla pace, dedicato all'eroe capace di gettare le armi per cercare il senso della vita.
L'aspetto più interessante del concerto è infatti la riscoperta di quei brani di rock progressive fine anni 70, come gli strumentali "La gabbia" e "Viva", la fase più sperimentale dei Pooh. Dopo il tripudio delle hit anni 80 che fanno saltare San Siro, si chiude con il nuovo gradevole brano "Ancora una canzone". È quella che vorrebbe ancora il pubblico che non li vuol lasciare andare via. E non ha davvero torto.
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