PISTOIA - In attesa della grande retrospettiva dedicata al genio di Marino Marini, allestita dal 16 settembre a Palazzo Fabroni di Pistoia, la città natale del maestro dedica una serie di importanti approfondimenti sulle molteplici suggestioni e radicali innovazioni della sua ricerca stilistica. Momento di punta delle Celebrazioni di Pistoia Capitale italiana della Cultura 2017, le iniziative prenderanno il via il 16 luglio con una rassegna sugli scatti di Aurelio Amendola, in cui lo scultore è immortalato insieme ai suoi capolavori. A seguire un confronto in pittura, con l'arte di Mirò e quindi con il proprio allievo Kengiro Azuma.
Se con 'Marino Marini. Passioni visive' (curata da Barbara Cinelli e Flavio Fergonzi), la Fondazione Marino Marini propone la prima esposizione in grado di testimoniarne la posizione di assoluto rilievo dell'artista toscano nella vicenda del modernismo novecentesco internazionale, i singoli focus consentiranno ai visitatori la possibilità di cogliere in pieno anche gli aspetti più personali del suo processo creativo e stilistico, che lo situano senza alcun dubbio organicamente nella storia della scultura del '900. Il primo appuntamento di questo vasto progetto culturale è dunque con 'Marino nell'immagine di Aurelio Amendola (1968-1975)', dal 16 luglio al 10 settembre negli spazi di Palazzo Tau, che proporrà un originale ricordo dello scultore attraverso le intense immagini che il 'fotografo degli artisti', Aurelio Amendola, gli ha dedicato. Una doppia mostra, in realtà, che non solo illustrerà magistralmente il lavoro e la quotidianità di Marino Marini, ma costituirà altresì una significativa pagina di fotografia, dato che Amendola, come pochi, ha saputo raccontare l'arte, e la scultura in particolare. Si tratta dunque di un incontro tra due maestri, il cui risultato sono scatti dalla grande potenza evocativa.
La Fondazione Marini ha poi deciso di dare rilievo anche al lato pittorico dell'artista pistoiese con la mostra 'Mirò e Marino. I colori del Mediterraneo', a Palazzo Tau dal 16 settembre al 7 gennaio, in contemporanea con l'attesa retrospettiva. Mirò e Marino sono entrati in contatto negli anni '50 grazie alla frequentazione dell'atelier di Fernand Mourlot a Parigi dove entrambi, insieme a Chagall, Picasso e altri grandi maestri contemporanei, andavano a stampare le loro litografie. Entrambi amavano colorare le loro sculture, sia quale omaggio agli antichi maestri sia per il loro spirito solare e ironico. Entrambi uomini del Mediterraneo, spesso usavano colori primari, privi di sfumature, stendendo il colore a larghe campiture, con segni netti e decisi.
A un anno dalla scomparsa, la Fondazione Marino Marini rende infine omaggio aKengiro Azuma, che di Marino fu allievo e assistente, con la rassegna 'Kengiro Azuma. Sculture', sarà allestita Palazzo del Tau, dal 22 ottobre al 27 novembre. Il rapporto umano e artistico fra loro è continuato per tutta la vita, guardando l'uno alla ricerca artistica dell'altro pur mantenendo ciascuno la propria identità. Marino per Azuma è stato il maestro più grande e proprio lo stesso Marino ha sempre spinto l'allievo a recuperare le origini orientali.
ansa
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