ROMA - Una scala quasi nascosta, proprio dietro la sala del Settecento. Sessantaquattro scalini. Ed ecco che Palazzo Venezia regala una delle sue opere più suggestive e sorprendenti, fino a oggi mai viste dal pubblico: è il cammino di ronda, passeggiata sospesa nel cielo della città, tra quelli che un tempo erano i merli delle mura difensive del castello, oggi nuovissimo percorso di visita restituito al Museo.
''Dopo la riapertura del giardino, che da parcheggio ministeriale è diventata un'oasi verde per cittadini e turisti - racconta all'ANSA la direttrice del Polo museale del Lazio, Edith Gabrilelli - questa è un'ulteriore tappa del percorso di 'rilettura' del Palazzo, uno degli edifici più importanti del Rinascimento a Roma, per molti motivi 'dimenticato' nell'immaginario collettivo, che il 22 giugno riavrà anche il suo ingresso principale sulla Piazza''.
Ma è lassù, sulle mura, con la Cupola della Chiesa del Gesù così vicina che sembra di toccarla, che forse per una volta Palazzo Venezia si rappropria davvero di tutta la sua travagliata storia. Voluto nel 1455 dal cardinale veneziano Pietro Barbo, il futuro Paolo II, divenuto palazzo apostolico, cresciuto ancora con il nipote Marco Barbo, nei secoli ambasciata della Repubblica di Venezia, sede diplomatica austroungarica e infine quartier generale di Mussolini, fu la prima opera architettonica rinascimentale a Roma, centro propulsore di una delle stagioni più fiorenti e fortunate della città. Ma tra i merli delle mura il Palazzo ricorda anche la sua storia precedente, quella del castello medioevale, con i soldati a far su e giù a difesa contro i nemici. Davanti a noi oggi sfilano invece Palazzo Altieri, la terrazza di Palazzo Grazioli, Palazzo Pamphili con i suoi preziosi stucchi, Palazzo Bonaparte con il bussolotto dove la mamma di Napoleone amava affacciarsi a sbirciare la gente di passaggio, quasi come un film tutto per lei. Sopra di noi, solo l'azzurro del cielo e l'altana del castello, ancora con i segni dei catini delle maioliche quattrocentesche con il Leone rampante (uno è nella collezione esposta del museo). Sotto, solo per chi non soffre di vertigini, scorre il Corso dove al tempo Papa Paolo II inaugurò il carnevale moderno, ampliandolo a una settimana e spostandolo da Testaccio. Si volta l'angolo ed ecco Piazza Venezia. Su questo lato arrivava il suo passetto (a imitazione di quello Vaticano), collegamento di sicurezza tra il palazzo prediletto e il torrione fortificato all'Ara Coeli, demolito nel '900 per costruire il Vittoriano che oggi esibisce sfrontato le sue quadrighe. Improvvisamente, con il Colosseo all'orizzonte, quassù appare chiarissimo anche il piano urbanistico di Mussolini, con quella Via dell'impero, per la quale buttò giù un intero quartiere, collegamento diretto tra il simbolo per eccellenza dell'antica Roma e il ''suo'' Palazzo.
''Ancora non avete visto nulla'', avverte una guida, mentre dall'abbaglio della luce si passa al buio dei sottotetti.
Bisogna chinarsi un po' sotto le travi e il legno scricchiola a ogni passo: siamo esattamente sopra i saloni monumentali, la Sala del Concistoro e la Sala regia, come testimoniano i meccanismi a vista dei sali e scendi per i lampadari. Qui un tempo erano conservati anche i 150 calchi dei capitelli della Scala Nova ideata da Luigi Marangoni negli anni '20.
Si scende e poi si risale ancora. Questa volta 84 gradini attorcigliati l'uno l'altro in una scala a chiocciola ed ecco il clou della visita: l'altana belvedere, costruita probabilmente quando il palazzo fu ampliato per la nomina papale. Una torre di difesa, la più alta a vista d'occhio, con otto finestre bifore in stile veneziano che dominano la città fino su Villa Medici, Trinità dei Monti, il Palazzaccio. ''E' molto probabile che il cardinale venisse spesso quassù - racconta ancora la Gabrielli - Tutti questi luoghi spiegano bene l'identità di un palazzo che, pur essendo rinascimentale, è ancora una fortezza. Da fuori sembra inaccessibile, chiuso, e invece dentro è costellato di siti di loisire, di piacere. Come il belvedere, da cui si gode un panorama fantastico e dove davvero si capisce come nelle intenzioni questo fosse un sole con tanti raggi verso la città''.(ANSA).
''Dopo la riapertura del giardino, che da parcheggio ministeriale è diventata un'oasi verde per cittadini e turisti - racconta all'ANSA la direttrice del Polo museale del Lazio, Edith Gabrilelli - questa è un'ulteriore tappa del percorso di 'rilettura' del Palazzo, uno degli edifici più importanti del Rinascimento a Roma, per molti motivi 'dimenticato' nell'immaginario collettivo, che il 22 giugno riavrà anche il suo ingresso principale sulla Piazza''.
Ma è lassù, sulle mura, con la Cupola della Chiesa del Gesù così vicina che sembra di toccarla, che forse per una volta Palazzo Venezia si rappropria davvero di tutta la sua travagliata storia. Voluto nel 1455 dal cardinale veneziano Pietro Barbo, il futuro Paolo II, divenuto palazzo apostolico, cresciuto ancora con il nipote Marco Barbo, nei secoli ambasciata della Repubblica di Venezia, sede diplomatica austroungarica e infine quartier generale di Mussolini, fu la prima opera architettonica rinascimentale a Roma, centro propulsore di una delle stagioni più fiorenti e fortunate della città. Ma tra i merli delle mura il Palazzo ricorda anche la sua storia precedente, quella del castello medioevale, con i soldati a far su e giù a difesa contro i nemici. Davanti a noi oggi sfilano invece Palazzo Altieri, la terrazza di Palazzo Grazioli, Palazzo Pamphili con i suoi preziosi stucchi, Palazzo Bonaparte con il bussolotto dove la mamma di Napoleone amava affacciarsi a sbirciare la gente di passaggio, quasi come un film tutto per lei. Sopra di noi, solo l'azzurro del cielo e l'altana del castello, ancora con i segni dei catini delle maioliche quattrocentesche con il Leone rampante (uno è nella collezione esposta del museo). Sotto, solo per chi non soffre di vertigini, scorre il Corso dove al tempo Papa Paolo II inaugurò il carnevale moderno, ampliandolo a una settimana e spostandolo da Testaccio. Si volta l'angolo ed ecco Piazza Venezia. Su questo lato arrivava il suo passetto (a imitazione di quello Vaticano), collegamento di sicurezza tra il palazzo prediletto e il torrione fortificato all'Ara Coeli, demolito nel '900 per costruire il Vittoriano che oggi esibisce sfrontato le sue quadrighe. Improvvisamente, con il Colosseo all'orizzonte, quassù appare chiarissimo anche il piano urbanistico di Mussolini, con quella Via dell'impero, per la quale buttò giù un intero quartiere, collegamento diretto tra il simbolo per eccellenza dell'antica Roma e il ''suo'' Palazzo.
''Ancora non avete visto nulla'', avverte una guida, mentre dall'abbaglio della luce si passa al buio dei sottotetti.
Bisogna chinarsi un po' sotto le travi e il legno scricchiola a ogni passo: siamo esattamente sopra i saloni monumentali, la Sala del Concistoro e la Sala regia, come testimoniano i meccanismi a vista dei sali e scendi per i lampadari. Qui un tempo erano conservati anche i 150 calchi dei capitelli della Scala Nova ideata da Luigi Marangoni negli anni '20.
Si scende e poi si risale ancora. Questa volta 84 gradini attorcigliati l'uno l'altro in una scala a chiocciola ed ecco il clou della visita: l'altana belvedere, costruita probabilmente quando il palazzo fu ampliato per la nomina papale. Una torre di difesa, la più alta a vista d'occhio, con otto finestre bifore in stile veneziano che dominano la città fino su Villa Medici, Trinità dei Monti, il Palazzaccio. ''E' molto probabile che il cardinale venisse spesso quassù - racconta ancora la Gabrielli - Tutti questi luoghi spiegano bene l'identità di un palazzo che, pur essendo rinascimentale, è ancora una fortezza. Da fuori sembra inaccessibile, chiuso, e invece dentro è costellato di siti di loisire, di piacere. Come il belvedere, da cui si gode un panorama fantastico e dove davvero si capisce come nelle intenzioni questo fosse un sole con tanti raggi verso la città''.(ANSA).
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