Turismo / Beni culturali, il futuro è smart glass

ROMA - L'antica Brixia, che dopo due mila anni risorge con il Capitolium di epoca flavia proprio lì davanti a nostri occhi. O tutto il ritmo dei film anni '70, da Hair a La febbre del sabato sera: impossibile non ballare nel Tunnel dei sogni del MIC, il Museo Interattivo del Cinema di Milano. E ancora scoprire la Giuditta e Oloferne di Caravaggio come se quella mano avesse appena colpito, a Palazzo Barberini, o ritrovarsi vis à vis con una mummia, quasi ''reale'', di un antichissimo sarcofago di Deir El-Bahari alla mostra La porta dei sacerdoti a Siracusa.
Li chiamano smart glass, occhiali intelligenti. ''Basta inforcarli e l'arte prende vita'', spiega all'ANSA Carla Conca, Sales Manager Visual Instruments di Epson Italia, che con i Moverio sta conquistando il mercato di musei, siti archeologici e beni culturali. L'ultimo modello, il BT-350, possono indossarlo grandi e piccini, ''unico prodotto sul mercato che permette di vedere da entrambi gli occhi con una visione prospettica che si adatta alla distanza''. 

Una tecnologia che in realtà nasce per l'industria o il campo sanitario: occhiali indosso, un infermiere può seguire le indicazioni di un medico a distanza o un ingegnere può riparare un impianto senza doversi portare dietro tutta la manualistica necessaria perché con l'occhiale ''richiama'' le informazioni necessarie. Ma ora applicati a mostre, siti archeologici o percorsi culturali, grazie alla realtà aumentata i risultati sono sorprendenti: come veder un dinosauro che passeggia tra le teche di un museo.
Non a caso, racconta la Conca, ''l'interesse nel settore sta crescendo molto. La realtà aumentata - spiega - al contrario di quella virtuale permette di continuare a vedere ciò che ci circonda, semplicemente con l'aggiunta di informazioni o immagini''. Un binomio che ''arricchisce in modo inedito la visita'', anche dal punto di vista esperienziale.
''In Italia - prosegue - le più reattive per ora sono le strutture piccole. Alcuni grandi musei hanno preso in considerazione lo strumento, ma il problema nei siti a larga affluenza è l'utenza: quando è così vasta conta una grande fetta di pubblico per il quale questa tecnologia è sconosciuta. E' un problema culturale di uso del mezzo''. La scommessa per il futuro, quindi, ''è semplificare al massimo tutto. Si lavora verso una sorta di automazione dei comandi, in modo che i sensori degli occhiali propongano direttamente il contenuto, senza bisogno che il visitatore intervenga''. Basterà cioè guardare una teca con delle ossa per ritrovarsi, come in una macchina del tempo, davanti ai primi ominidi. O avvicinarsi a un ritratto del '500 per scoprire come Raffaello sceglieva le sue muse. ''Le potenzialità sono infinite - concorda la manager - con un costo per il museo inferiore a quello di un'audioguida. E tutto è ancora nuovo, siamo in piena elaborazione tra chi realizza l'hardware e il software. In Italia, poi, c'è molta curiosità anche da parte dei produttori di contenuti''.
Top secret i prossimi clienti, ma in campo per l'Epson Moverio ci sono i siti Unesco a Palermo e Siracusa, il Museo delle scienze dell'Università di Bologna. E si pensa ''anche a Roma - dice la Conca - con un'azienda che organizza tour in pullman. Un sogno? Portare i Moverio ai Musei Vaticani, nella Galleria della carte geografiche: bellissima, ma bisogna essere esperti in geografia storica per apprezzarla davvero. Molte cose nei musei non sono valorizzate a sufficienza non per colpa dell'allestimento, ma per quello che la gente conosce. Se invece quelle carte noi potessimo calarle nella realtà aumentata... ''
ansa

Nessun commento: