Caixa alla Galleria Nazionale di Roma fino a settembre

I tre grandi uomini-sacco di Juan Munoz, si toccano, forse si strattonano, si parlano. I moduli geometrici di Fernanda Fragateiro, invece, rievocano le utopie che hanno diretto l'arte verso il sociale. E ancora l'armadio dove Doris Salcedo ha sepolto oggetti e brandelli di corpi, in memoria delle vittime della violenza del suo paese, la Colombia. Fino al grande abito bianco, sospeso, recintato e privo di corpo, della Defence di Jana Sterbak, idealmente a tu per tu con la ballerina di Degas che Juliao Sarmento ha riprodotto in 3D, quasi un avatar delle celebri muse del maestro dell'impressionismo.
    Per la prima volta e a 20 anni dall'ultima volta in Italia, a Verona nel '97, la prestigiosa Collezione internazionale d'arte contemporanea della Caixa debutta a Roma nel Salone grande de La Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea con Conversation Piece, mostra a cura di Nimfa Bisbe, che fino al 17 settembre mette in dialogo le opere di 14 artisti della collezione della Fondazione spagnola con quelle del museo, al momento nell'allestimento Time is out of joint.
    ''Il titolo della mostra, preso in prestito dall'opera di Munoz - spiega la direttrice della Galleria, Cristiana Collu - rimanda al libro Scene di Conversazione di Mario Praz, a Gruppo di famiglia in un interno di Luchino Visconti. Si potrebbe tornare indietro sino alla fine del Settecento, al genere pittorico, ma è la traduzione inglese che invece mi pare perfetta per il nostro intento: qualcosa di inusuale che innesca un commento. Quando si sta sul palcoscenico, del mondo, della vita e del museo, non si è mai neutri e la conversazione si anima sino anche a diventare 'animata'''.
    La Caixa, racconta all'ANSA la curatrice Nimfa Bisbe, ''oggi conta più di mille opere, raccolte in 30 anni. Per la mostra, insieme alla Galleria Nazionale, abbiamo seguito tre temi: minimalismo, rapporto tra teatralità e finzione, relazione tra architettura e scultura. Il risultato è una 'gran conversazione' fra opere simili e altre molto diverse, che a loro volta sono in relazione con quelle del museo. D'altronde, una collezione è sempre un dialogo, tra opere, persone, istituzioni''. Ecco allora le delicate e sottili bande orizzontali di Agnes Martin con la densità della superficie nera di Richard Serra, gli spazi di luce e quiete dei reticolati argentei di Joan Hernandez Pijuan e la nudità della pittura bianca di Antoni Tàpies. E poi i cubi di Donald Judd, gli spazi vuoti di Rachel Whiteread o le architetture perfette che Thomas Schuutte dedica a The birds.
Fino al video dello spagnolo Ignacio Uriarte, che con umorismo affronta la dialettica tra uomo e macchina, filmando l'attore Michael Winslow che imita il suono di trenta macchine da scrivere. ''Ovviamente non abbiamo portato artisti italiani, ma ne abbiamo molti, da Pennone a Mario Merz, Kounnellis - prosegue la Bisbe - Sul contemporaneo, Italia e Spagna 'scontano' l'avere tanto bellissimo patrimonio d'antichità. Dal 1987 la Fondazione Caixa ha organizzato più di 150 mostre. Ma dobbiamo fare molto di più - esorta - perché questa è l'arte del nostro tempo. E questi artisti parlano di noi''.
ansa

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