Turismo: Pordenone, la città adagiata sulle risorgive

PORDENONE - E' il 1204 e Wolger di Passau, futuro Patriarca di Aquileia, cita per la prima volta nella storia la parola Pordenone - o meglio, Portus Naonis - sul suo diario. E' l'inizio ufficiale della storia della "Manchester del Friuli", anche se la sua genesi risale a secoli prima: quando i Romani svilupparono un nucleo abitativo sulle rive dell'alto Noncello, il vicino fiume di risorgiva. La città è al centro delle mire del Patriarcato di Aquileia, dei Conti di Gorizia e della Marca Trevigiana, passerà tra dai signori di Carinzia e di Stiria, prima di diventare, nel 1276, territorio degli Asburgo d'Austria. E' sotto questa dominazione che vengono costruiti due simboli della città: Campanile e Palazzo del Comune, tuttora esistenti. Pordenone rimarrà l'ultimo baluardo austriaco del Friuli occidentale, ma non sfuggirà alle brame espansionistiche della Serenissima: dopo un paio d'anni travagliati, al secondo tentativo, nel 1514 Bartolomeo d'Alviano strapperà definitivamente la città agli asburgici, reggendola come feudo per conto di Venezia. Solo nel 1537 la repubblica marinara prenderà Pordenone sotto la sua ala protettrice. Alla caduta di Venezia il "porto sul Noncello" tornerà agli Austriaci, poi brevemente a Napoleone: infine l'annessione al Regno d'Italia nel 1866. Se nei secoli precedenti all'industrializzazione Pordenone era stata contesa per il ruolo di crocevia e la posizione strategica, dall'Ottocento la collocazione della città diventò un'attrattiva per capitali locali, austriaci e svizzeri. Sfruttando l'energia delle acque di risorgiva, gli imprenditori strapparono a poco a poco i contadini dalle torbiere per collocarli in catena di montaggio. Dagli anni ’40 dell'Ottocento numerosi cotonifici sorsero lungo le sponde dal Noncello, con cartiere e fabbriche di ceramiche Galvani. Opifici abbandonati quando Pordenone abbandonò la produzione del cotone, nella seconda metà del Novecento, con la nascita di Zanussi, Scala, Savio e Seleco. Nell'ultimo ventennio, la città attraversa una nuova transizione: da polo industriale a piccola capitale culturale, con varie manifestazioni: Pordenonelegge, le Giornate del Cinema Muto, il Pordenone Blues Festival. In aggiunta, ci sono i vini della vicina Rauscedo, le cui barbatelle fanno scuola in tutto il mondo. Ma a Pordenone è anche storia: il Museo Archeologico del Friuli Occidentale sorge nelle sale del castello di Torre, costruito nel XIII secolo ad opera del Patriarca di Aquileia e dei Signori di Prata. La collezione annovera pezzi preistorici, come i ritrovamenti provenienti dal sito Unesco delle palafitte del Palù del Livenza, protostorici, come i materiali archeologici della villa romana di Torre, e ceramiche medievali e rinascimentali.
ansa

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