MERCATO METROPOLITANO, A LONDRA SI MANGIA 'BUONO' IN CHIESA Grande successo per Rasca in edificio culto sconsacrato dell'800


Definirlo 'cibo' è riduttivo, inquadrarlo nel settore 'ristorazione' significa ridimensionarlo a un segmento di mercato. Potremmo definirlo 'ecumenico': nella accezione di universale - visto che gli alimenti provengono da tutto il mondo - e in quella di religioso, visto che il luogo è una chiesa sconsacrata del 1800. Se aggiungiamo la filantropia (summer camp per famiglie indigenti; didattica per un migliaio di bimbi) che anima l'attività, e consideriamo che siamo a Mayfair, zona fashion di Londra, concludiamo che 'Mercato Metropolitano' è un piccolo grande sogno realizzato.
    Una formula già sperimentata e con successo con il precedente 'Mercato Metropolitano' nel più popolare quartiere di Elephant and Castle: una sorta di ristorante internazionale buono ma anche bello, che Andrea Rasca, ha bissato nella capitale inglese e conta di riproporre anche a Boston e New York prima di tutti; ma richieste giungono anche da Bruxelles, Parigi, Tokyo.
    Rasca, deus ex machina di MM, è un guru coevo dell'era dei social, visionario: "Voglio creare un mondo vero qui", vale a dire "tornare alla ristorazione genuina di 70 anni fa". Lo fa prendendo posizione: "Siamo l'anticatena" del food". Dunque MM è una specie di ambasciata dove la farina è quella di un tempo e si vive con l'orologio biologico della natura, con i suoi di tempi. "Qui facciamo attività per la comunità, poi facciamo anche soldi, nella prospettiva di rammendare la città, non ricostruirla", né a fini speculativi. I 30 milioni di dollari di fatturato danno decisamente ragione al manager milanese, ex braccio destro di Farinetti in quell'altro sogno realizzato di Eataly. Economista milanese cinquantenne da sempre "malato" di cibo, studi anche all'estero, tra cui Tokyo, ha lasciato Milano con la fine dell'Expo e si è trasferito a Londra.
    Quest'ultimo Mercato Metropolitano di Audley Street (metro Bond) è un'offerta di analoga qualità ma con un orizzonte universale. Nei vari piani della splendida chiesa sconsacrata con le vetrate colorate alte e rigorose dello stile gotico anglicano, piccole botteghe di ogni parte del mondo vendono le delizie culinarie del proprio Paese a prezzi contenuti, o comunque distanti dal tenore di vita della vicina Piccadilly. Al banchetto della pizza di Fresco di Napoli si affianca quello dei Panini Bao e gnocchi al vapore del Food Factory Project; al gelato di Badiani di Firenze quello della carne argentina; alla birra prodotta sul posto di Michele Amedeo Tieghi, Felix Bollen and Anton Borkmann, l'Ape Piaggio convertita in friggitoria siciliana del marsalese Girolamo che, con tanto di coppola, offre l'immancabile arancina, il tradizionale pane e panelle e gli immancabili cannoli e cassatine. Fino allo champagne bio e oltre.
    Pochi mesi e Rasca ha cominciato a macinare 150 mila avventori al mese solo al MM di Elephant and Castle, ha scalato la classifica del Financial Times fino ad arrivare alla vetta dei cinque migliori punti di ristorazione di Londra, il suo volto compare su Forbes. E MM diventa un Manifesto della cultura alimentare, in cui si parte dal principio che il cibo italiano non è il migliore del mondo ma vanta la maggiore biodiversità, e ci si basa sui valori di artigianalità, naturalità , comunità, sostenibilità. A questo 'prezzo', chi vuole entra nel MM e "con un investimento iniziale irrisorio, chiediamo solo una percentuale sulle vendite ma seguiamo in tutto", spiega Rasca.
    Importante è che "qui venga chi vuole mangiare buono, in modo consapevole prodotti sostenibili, naturali e non prodotti dalle multinazionali, in un ambiente dove tutto è molto a base familiare" sia che si tratti del prodotto più venduto (e democratico del mondo), la pizza, sia di una delle tante pregiatissime etichette di vini. Un rammarico? "Non sono ancora riuscito a portare qui il culatello". (ANSA).

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