Tra vini e risi

 

A nord la Valpolicella  con le colline terrazzate, le celebri cantine, le pievi millenarie, le ville antiche, le corti rurali, le piccole contrade in cui ancora sono presenti i lavatoi in pietra di Prun e diversi fortini. A sud la bassa veronese con le risaie popolate da aironi dove si coltiva il vialone nano, le strade di campagna, i fiumi e i paesi ricchi di storia, in cui si trovano antiche residenze del Seicento e Settecento. È il Veneto che non ti aspetti da scoprire percorrendo le due strade che attraversano questo lembo della provincia di Verona: la Strada del vino Valpolicella e la Strada del Riso vialone nano veronese Igp, particolarmente affascinanti in questo inizio di autunno.

Il viaggio può iniziare da un piccolo gioiello poco conosciuto:  il borgo di San Giorgio di Valpolicella, uno tra i più belli d'Italia che  ospita una Pieve Longobardo-Romanica edificata  in pietra locale nell’VIII secolo. Qui si ammirano il monumentale campanile, il chiostro e gli scavi archeologici che hanno documentato l'esistenza in quest'area di un abitato preistorico e di un santuario romano. Nel vicino Antiquarium sono conservati i reperti epigrafici degli Arùsnates, una misteriosa popolazione di probabile origine etrusca che aveva mantenuto proprie divinità e tradizioni di culto anche dopo l'arrivo dei romani.  Un altro bell'esempio di arte romanica in Valpolicella è la Pieve di San Floriano, edificata tra l’XI e il XII secolo  sui resti di un antico cimitero romano.

Nel territorio di Dolcè, che nella frazione di Volargne, lungo l'antica Via Tridentina, sulle rive del fiume Adige  (dove è anche possibile praticare il rafting), va assolutamente visitata Villa del Bene (XV-XVI secolo), dove nella seconda metà del ‘700, l’accademico Benedetto Del Bene  condusse i primi studi enologici, in particolare sul vino rosso passito dolce Recioto. L’edificio  è articolato in più corpi di fabbrica, ricco di pregiati affreschi nei saloni interni e con un maestoso portale d'ingresso di fine Quattrocento. Belle le ville settecentesche che si ammirano nel comune di Negrar mentre a Sant'Anna di Alfaedo si visita l’imponente Forte Tesoro,  fortificazione italiana costruita agli inizi del Novecento e recentemente restaurata che riserva ai visitatori panorami mozzafiato.

Un’altra fortificazione, questa volta  austriaca a ricordo della dominazione d'Oltralpe qui presente fino al 1866, è il Forte di Ceraino nel comune di Dolcè. Lasciate le colline della Valpolicella e dirigendosi a sud per una cinquantina di chilometri si arriva a Isola della Scala, cuore pulsante della risicoltura veronese, dove in località Vo’ sorge isolata l’imponente Villa Pindemonte. Edificata nel Settecento è abbellita da numerose statue con dei e personaggi mitologici e da un ampio parco.

Numerose le ville, vecchie case patronali successivamente trasformate il luoghi da vacanza, presenti tra la le risaie. Tra le più belle spiccano Villa Gherardini a Sorgà, già appartenuta ai Gonzaga, dove si possono ammirare gli affreschi dell’architetto-pittore Giulio Romano, e la vicina   Corte Bugna, detta "Belvedere", che conserva il suo impianto quattrocentesco con la sovrapposizione di interventi cinquecenteschi nella distribuzione interna e settecenteschi nei profili delle finestre e dei portali. La cosiddetta "Stanza di Cesare" con affreschi del pieno Cinquecento, richiama il gusto manieristico che venne affermandosi a Mantova sulla scia dell’opera di Giulio Romano.

A Mozzecane si può visitare la settecentesca Villa Vecelli-Cavriani con molte decorazioni dei Bibiena e di Francesco Lorenzi; a Nogara la secentesca Villa Marogna,  mentre a Nogarole Rocca e a Salizzole si ammirano antichi castelli. Per rivivere il modo di vita dei contadini comprendendo anche l’evoluzione di utensili ed attrezzature utilizzate in campagna si possono  infine visitare il Museo della Civiltà Contadina a Corte Brà di Bonferraro e quello di Corte Lando, a  Levà di Gazzo Veronese. Da vedere anche la la Pila Vecia della Riseria Ferron a Isola della Scala (località Saccovener), che fu costruita  al 1650 per lavorare il riso. Tra una visita e l’altra vale la pena provare la cucina locale, ovviamente a base di riso, nei numerosi ristoranti e agriturismi della zona. 

repubblica.it

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