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Il bianco abbacinante delle scogliere di Rugen, punta estrema della Germania, che aprono una squarcio sull'estendersi quasi all'infinito del mar Baltico, mentre tre figure di spalle si affacciano sul limite dell'abisso, con una donna seduta che indica un qualcosa verso il basso e, all'altro lato della tela di appena 90x70 centimetri, un uomo in piedi appoggiato a una roccia e con le braccia conserte che guarda l'orizzonte, forse le due barche a vela che punteggiano il mare.
I sui piedi sembrano poggiare su rami che si protendono verso il vuoto.
E', per il visitatore, l'immagine de "Le bianche scogliere di Rugen", dipinto da Caspar David Friedrich, nel 1818, che appare nella terza sala, quella che apre al trionfo della pittura romantica in Germania; un'opera che è una sorta di punto radiante di quel prima e di quel dopo che compone il racconto, in sei "capitoli", di 150 anni della storia della pittura in Germania e Svizzera "scritto" da Marco Goldin con la mostra "Dai romantici a Segantini. Storie di lune e poi di sguardi e montagne", in programma dal 29 gennaio al 5 giugno prossimi, al Centro San Gaetano, a Padova.
L'esposizione, con 75 dipinti, di cui solo uno già esposto in Italia, provenienti dalla Fondazione Oskar Reinhart, facente parte del Kunst Museum di Winterhur, in Svizzera, costituisce il primo tassello del progetto ideato da Goldin, "Geografie dell'Europa. La trama della pittura tra Ottocento e Novecento", reso ad indagare attraverso specifiche mostre, secondo una divisione nazionale o per aree contigue, lo scenario artistico e storico sulla situazione della pittura in Europa lungo tutto il XIX secolo e parte del XX secolo.
La mostra patavina, in accordo con l'amministrazione comunale, prende il via dalla sezione dedicata al paesaggio in Svizzera a fine '700, con lo sviluppo di una nuova visione della natura, non più luogo della paura ma spazio da scoprire ed ammirare, come è evidente nel dipinto di Caspar Wolf del 1778, "Il Geltenschuss nella valle di Lauenen con un ponte di neve" con due minuscole figure umane su una roccia che guardano la montagna.
A scorrere i dipinti è la natura, il paesaggio, la " geografia", anche segnata dalla presenza dell'uomo, a segnare l'intero percorso. A fare da ideale guida è la rappresentazione del rapporto tra uomo e natura, con lo spirito della natura, attraverso le variazioni di visione artistica-filosofica, ma anche sociale, nei tempi presi in esame dal curatore. Un percorso espositivo, composto da nomi conosciuti e da artisti tutti da scoprire, che si snoda lungo le otto sale che passano dal romantico passano al realismo, ai tipici influssi impressionisti, dal simbolismo eccentrico di Arnold Bocklin ai ritratti e alla realtà rurale e sociale in Svizzera, fino all'esplosione della luce e del colore in Segantini o Hodler. A quest'ultimo sono dedicate le due ultime sale con le montagne, a chiudere quel discorso aperto da Wolf, e lo splendido "Sguardo verso l'infinito" del 1916.
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