Made in Italy. Il vino fattura 20 miliardi e tiene su l'export

Vini, spiriti e aceti italiani valgono oltre 20 miliardi di euro di fatturato e rappresentano il 21% dell’export complessivo del “Food & Beverage” nazionale. Numeri che fanno dell'Italia il secondo esportatore mondiale di vino. È partita da questo dato l’assemblea generale di Federvini svoltasi oggi a Roma, a pochi giorni dall’approvazione in Irlanda del provvedimento che introdurrà i cosiddetti “health warning” sulle etichette delle bevande alcoliche. Una norma che preoccupa il comparto per le possibili conseguenze economiche sulle filiere produttive.

«Bere alcol causa malattie del fegato»; «c’è una correlazione diretta tra alcol e tumori mortali»: queste le avvertenze che compariranno sulle etichette di tutte le bevande alcoliche in Irlanda, bottiglie di vino incluse, a partire dal maggio 2026. Il ministro della sanità irlandese ha affermato di aspettare con ansia che altri paesi seguano l’esempio del suo e ha dichiarato che «le prove mediche hanno mostrato che anche bassi livelli di consumo di alcol comportano un rischio di cancro».

«La scelta irlandese mette sullo stesso piano consumo e abuso, senza intervenire sull’educazione ad un approccio responsabile e moderato – ha commentato Micaela Pallini, presidente di Federvini –. Alla base della decisione irlandese c’è la mancata comprensione che l’abuso si sradica e si combatte con l’educazione, non con il proibizionismo. L’Irlanda e più in generale Bruxelles guardino all’Italia, ai valori della dieta mediterranea e alla sua cultura di consumo consapevole».

Ancor più duro il commento di Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, presente all’assemblea di Federvini così come il ministro del Made in Italy Adolfo Urso: «Ho grande pena per l’Irlanda – dichiara Lollobrigida – che è la terza nazione per presenza di alcolisti ma dovrebbe guardare all’educazione dei cittadini e non stigmatizzare un prodotto, il vino, che è meno presente di altre bevande anche se sta crescendo su quel mercato». Poi assicura il sostegno del governo italiano a tutti i lavoratori del settore: «Non lasceremo solo nessun settore italiano sulla vicenda europea. Avrete notato delle posizioni che abbiamo assunto come governo molto ferme, a volte anche isolate, ma non siamo soli: con Spagna e Francia ci siamo opposti a una distorsione del mercato dal punto di vista economico».

La decisione dell’Irlanda pare aver toccato un nervo scoperto, andando a mettere in discussione una tradizione del nostro paese, oltre che un settore produttivo che dà lavoro a molti cittadini. Federvini riporta dati che dimostrano come il 90% dei consumatori di vini e spirits dichiari di farne un consumo moderato, e l’80% beve solo in accompagnamento al cibo. L’associazione invita quindi al consumo responsabile, nonostante la scienza tenda a non fare troppe differenze tra uso e abuso: secondo gli studi, anche il consumo di uno o due unità di alcol al giorno è da considerarsi nocivo. Proprio il Ministero della Salute, nel report disponibile sul suo sito ufficiale, definisce l’alcol una sostanza «tossica e potenzialmente cancerogena» di cui non si può identificare una quantità di consumo «raccomandabile e sicura», ma al più «a basso rischio».

Alle criticità nei confronti della scelta irlandese, nei cui confronti governo e imprenditori temono un effetto domino, si aggiungono le critiche ribadite da Federvini in merito alla riforma del regolamento europeo sugli imballaggi, che tende a promuovere pratiche di riuso e a penalizzare quelle del riciclo. «Sembra proprio che gli ultimi di coda di questo Parlamento Europeo vadano a realizzare un’ingerenza ingiustificabile dell’Ue – dichiara ancora una volta Micaela Paolini -. Vogliono imporre delle regole di vita, come se avessero deciso che noi non possiamo scegliere».

avvenire.it

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