LAVORO TURISMO: LE OPPORTUNITÀ CI SONO, MA IL SETTORE NON ATTRAE I GIOVANI


Per Lavoro Turismo, il sondaggio “Come è andata l’estate?”, giunto alla quinta edizione, ha rappresentato nel corso degli anni un’opportunità per comprendere le dinamiche del lavoro nel settore turistico italiano.

Alla survey hanno partecipato 1.488 persone coinvolte in attività lavorative stagionali durante l’estate 2023, il periodo più cruciale dell’anno. I risultati emersi confermano quanto previsto a seguito del sondaggio precedente: il mondo del lavoro sta cambiando rapidamente e le aziende si stanno adattando di conseguenza al fine di attrarre i migliori talenti. I lavoratori senior in generale apprezzano le opportunità e i nuovi benefit che il settore sta offrendo. Allo stesso tempo, il turismo sta faticando ad attrarre lavoratori giovani e a fare fronte alle loro preferenze professionali e umane.

L’analisi dettagliata di Lavoro Turismo è stata suddivisa in base a 4 macro-aree di indagine: area operativa ed esperienza, trasparenza contrattuale, demografia e lavoro, competenze.

Area operativa ed esperienza

Sono molte opportunità di lavoro, ma il settore non attrae i più giovani. La maggior parte dei partecipanti al sondaggio ha lavorato nei dipartimenti di sala, bar, cucina e front office. Da sole, queste aree operative coprono i 2/3 del totale, il che sottolinea quanto siano cruciali nell’attività alberghiera e ristorativa.

I lavoratori del turismo, durante l’estate 2023, hanno sottoscritto contratti prevalentemente determinati o stagionali. Seppur rappresentando una minoranza, è comunque interessante indagare i motivi per cui il 4,5% delle persone non ha lavorato: rispetto al 2021, sono aumentati coloro che non hanno lavorato per motivi personali e, al contempo, sono calati coloro che hanno cercato lavoro, ma non l’hanno trovato.

Questo rapporto inverso tra le due cause è probabilmente un effetto del notevole aumento di offerta di lavoro che il turismo sta vivendo nel periodo post-pandemico: coloro che non lavorano, lo fanno per scelta personale, non per mancanza di opportunità. In ultimo, l’ambito turistico appare largamente dominato da professionisti con diversi anni di esperienza (dato supportato anche dai risultati della domanda 26 inerente l’età). Conversamente, i lavoratori più giovani e con meno esperienza sono sotto-rappresentati. Ciò potrebbe essere causato sia da una carenza di offerta per profili junior, sia dallo scarso appeal che il settore turistico esercita sui giovani.

Trasparenza contrattuale

È incoraggiante notare che quasi la metà dei lavoratori ha siglato il contratto di assunzione prima di iniziare l’attività, riflettendo una tendenza verso una maggiore formalizzazione e trasparenza nelle relazioni lavorative. Tuttavia, il fatto che una quota significativa di persone abbia firmato il contratto dopo l’inizio del lavoro suggerisce ritardi nell’emissione dei documenti contrattuali da parte delle aziende. Questo aspetto è ulteriormente evidenziato dalla minoranza di lavoratori senza un contratto (5,4%), il che evidenzia la persistenza del lavoro non regolare nel settore. Inoltre, si registra un aumento di coloro che hanno ricevuto scarse o nulle informazioni sulle condizioni di lavoro, indicando sfide crescenti nella comunicazione aziendale.

Nonostante queste difficoltà, è incoraggiante notare che più del 75% dei lavoratori è stata informata sul livello contrattuale di assunzione e sulla retribuzione, segnalando un miglioramento, almeno per quanto concerne questo tipo di informazioni contrattuali.

Infine, il 23,3% dei lavoratori dichiara di aver ricevuto una formazione inadeguata o nulla prima di iniziare l’impiego. Questo dato, sebbene sia in diminuzione, suggerisce che vi è ancora spazio per migliorare il processo di onboarding dei nuovi assunti.

Demografia e lavoro

La maggioranza dei lavoratori si dichiara soddisfatta del proprio impiego, evidenziando le opportunità di gratificazione offerte dal settore turistico, a fronte delle sfide che pone. Il benessere sul posto di lavoro è la priorità per gli stagionali, assieme alla competitività dello stipendio e al work-life balance.

Rispetto al sondaggio precedente, sono aumentati coloro che hanno lavorato all’estero, probabilmente attirati dalle migliori prospettive salariali. Nonostante questo, quasi la metà dei partecipanti non si è trasferita per lavoro, confermando il trend che forse ha caratterizzato di più questo 2023: gli stagionali sono meno propensi a trasferirsi e preferiscono lavorare vicino casa.

Il settore predominante rimane quello alberghiero, mentre la ristorazione subisce un lieve calo, il che indica forse un trasferimento di forza lavoro proprio verso l’hotellerie. La durata media dell’impiego è aumentata, con un notevole incremento dei contratti dai 6 mesi in su: un segno del maggiore interesse da parte delle aziende a trattenere i collaboratori.

Inoltre, comparando i dati con quelli del sondaggio precedente, buona parte dei lavoratori dichiara di aver guadagnato di più, evidenziando un loro maggiore potere contrattuale.

Turni lunghi

La durata dei turni lavorativi rimane un tasto dolente del settore turistico: oltre la metà dei partecipanti ha lavorato più di 9 ore giornaliere. Tuttavia, si osserva anche un aumento, seppur lieve, di chi ha lavorato meno ore, indicando come il rispetto del work-life balance stia diventando una priorità per alcuni datori di lavoro.

La concessione del giorno libero settimanale è aumentata, ma permangono criticità per quanto riguarda gli alloggi forniti dalle aziende: una parte dei lavoratori (7,2%) definisce scadente la loro qualità.

Sebbene la maggioranza dei partecipanti si dichiari soddisfatta della propria stagione lavorativa, le opinioni sono piuttosto polarizzate. Rispetto agli anni precedenti, infatti, si nota un incremento sia dei molto soddisfatti che dei poco soddisfatti.

Infine, i dati demografici confermano una predominanza maschile tra i lavoratori del turismo e una presenza significativa di professionisti senior: la fascia d’età tra i 51-60 anni è la più rappresentata. Le minori percentuali nelle fasce d’età più giovani potrebbero indicare delle difficoltà nel coinvolgere e spingere nuove generazioni ad entrare nel settore turistico.

Competenze

Nonostante una parte significativa dei partecipanti dichiari di aver svolto compiti in linea con le proprie aspettative, più lavoratori rispetto agli anni precedenti hanno svolto mansioni al di fuori della loro area di competenza. Questo potrebbe indicare una mancanza di chiarezza nelle aspettative lavorative o una minore disponibilità di risorse umane.

È incoraggiante notare come il 42% dei lavoratori percepisca che le proprie competenze siano valorizzate. Tuttavia, c’è anche un segmento in aumento che dichiara di averle utilizzate poco: alcune aziende potrebbero quindi avere difficoltà nella corretta allocazione della propria forza lavoro.

Inoltre, più di un quarto dei partecipanti ha indicato che le proprie competenze potevano creare problemi con i colleghi, sollevando importanti questioni riguardanti la gestione delle relazioni interpersonali all’interno di un’impresa.

Infine, sebbene la maggior parte dei partecipanti (quasi l’80%) non reputi di avere lacune di competenze per il proprio ruolo, un segmento minore ha segnalato di avere carenze linguistiche, sottolineando la centralità di questo tipo di capacità nel settore turistico.

Che cosa aspettarsi?

Retribuzioni: le aziende saranno disponibili a pagare stipendi più elevati.

Età media: aumenterà l’età media della forza lavoro, per cui ci sarà maggiore disponibilità e flessibilità ad assumere profili senior. Questo non è un aspetto secondario per un settore che tradizionalmente è sempre stato portato all’assunzione di giovani.

Orari di lavoro: ci avvicineremo alle 40-48 ore settimanali di lavoro e la concessione del giorno libero diventerà lo standard. Aumenteranno le offerte con due giorni liberi a settimana.

Condizioni contrattuali più trasparenti: le offerte di lavoro presenteranno fin da subito termini lavorativi più chiari, con specifiche inerenti a tredicesima e quattordicesima incluse nello stipendio, trattamento di fine rapporto ecc. La pratica di firmare il contratto in anticipo rispetto al primo giorno di lavoro potrebbe gradualmente affermarsi come consuetudine.

Onboarding: si presterà maggiore attenzione alle fasi iniziali del rapporto lavorativo, con maggiori e più accurati programmi di onboarding: accoglienza, formazione, affiancamento ai capi servizio ecc.

Overstaffing: potrebbero aumentare le aziende che, per scelta organizzativa, assumeranno più persone del necessario. Il fine sarà quello di cautelarsi nel caso di defezioni e di non avere ripercussioni sul livello di servizio offerto. Questa previsione, però, potrebbe rivelarsi incorretta nel caso si riscontrasse un aumento anomalo e insostenibile delle retribuzioni medie degli stagionali.

Formazione: la difficoltà nel reperimento di personale qualificato spingerà le aziende a investire sempre più in formazione, sia in fase di pre-inserimento, sia subito dopo l’assunzione.

Alloggio, vitto e benefit: per venire incontro alle nuove esigenze e aspettative dei lavoratori, migliorerà la qualità degli alloggi e verrà sempre più garantito il vitto. Aumenteranno i benefit collaterali, come mezzi di spostamento, utilizzo di servizi prima riservati solo alla clientela, agevolazioni per parenti ecc.

Certificazioni: le aziende investiranno in certificazioni che attestino la qualità del loro ambiente lavorativo, come Leading Hospitality Employer. Questi riconoscimenti influiranno sempre di più nelle scelte da parte dei professionisti su quali aziende a cui candidarsi.

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