Il Paese nipponico è fra le prime posizioni in particolare nelle categorie "Tradizione & cultura" e "Turismo" nonché in testa nelle categorie, essenziali, del "Potenziale di business" e del "Made in". Il Giappone non è solo, per quanto riguarda il quadrante macroasiatico: nella parte alta della chart ci sono Singapore e Corea del Sud a fargli compagnia. Tornando alle prime dieci posizioni saltano poi fuori la Svezia, il Canada, la Norvegia. E ancora gli Stati Uniti, l'Australia, la Danimarca e l'Austria.
Nell'edizione di quest'anno il rapporto ha esaminato 75 Paesi. Non tutti, però, hanno dimostrato di poter sfoggiare una loro forza di marchio, cioè il possesso di alcuni requisiti necessari per poter essere percepiti proprio come prodotto facilmente vendibile grazie a certe caratteristiche misurabili. Aspetti cioè in grado di distinguerli nettamente dai concorrenti sul mercato turistico in termini di destinazioni di viaggio o di business. Si tratta insomma della reputazione come luogo d'origine di prodotti di qualità o particolari (il 70% degli intervistati premia per esempio la Germania proprio in questo senso), l'attrattiva accademica o il fascino delle avveniristiche infrastrutture.
A proposito della Germania: l'Europa nel complesso sfodera una forte presenza, come nella scorsa edizione, grazie alla pattuglia dei Paesi scandinavi. E l'Italia? Il Belpaese ce la fa a rimanere nella Top 20, anche se scivola dalla 15esima alla 18esima piazza. È ovviamente ottima la performance nella categoria "Made in": il made in Italy è il nostro connotato più autentico anche se è insidiato dalla concorrenza sleale, vedi alla voce italian sounding. Ma la leadership in moda, cibo, lusso, auto e alcolici non può bastare. Se infatti sono buone le prestazioni per quanto riguarda "Tradizione & cultura" e "Turismo", va molto peggio nella "Qualità della vita", nel "Sistema di valori" e nel "Potenziale di business".
Ne esce dunque un'immagine di Paese senz'altro sempre molto attrattivo per i turisti, dove si mangia bene immersi in bellezze artistiche senza paragoni ma poco attento all'ambiente, dalle infrastrutture scarse e uno standard di vita - inteso come tolleranza, salute, istruzione, innovazione - che dovrebbe migliorare. Insomma, siamo poco smart. Anche se il 40% del campione dice in fondo di provare "affetto" e "passione" e in fondo di avere "fiducia" nelle nostre possibilità. Dobbiamo crederci.
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