di Eugenia Romanelli
Fascinosissima la città fondata dal Buontalenti nel 1577, e
furbissimi i Medici di allora, a volersi assicurare uno sbocco sul mare.
Difficile descrivere Livorno, trasandata eppure poetica, a tratti
lirica. E allora, vedere per credere: il 5 agosto, unica tappa in
Toscana, arrivano per la prima volta in Italia un gruppo di appeal
internazionale, i Playing for Change.
L’unico italiano della band che vanta nazionalità miste è Roberto
Luti, chitarrista slide innamorato di Livorno. Piazza del Luogo Pio,
aperta e gratuita per tutti, si rivelerà dunque un palco di eccellenza e
gli organizzatori, la Bodeguita e il The Cage Theatre, già battono le
mani. L’evento è una appendice di Effetto Venezia, la manifestazione
dell’estate livornese che si concluderà il 3 agosto, ma "non è rivolto
solo ai livornesi – spiegano i curatori - infatti è attesa gente da
tutta Italia, perché è l'ultima data del tour e sarà qualcosa di
particolare".
Il repertorio della band è vasto e varia dalla musica blues al soul,
dal reggae al pop, e poi il classico rock'n'roll, con brani di autori
affermati come Bob Dylan, Bob Marley, Ben E. King, Tracy Chapman. Gli
undici musicisti che saliranno sul palco sono: Grandpa Elliot (voce e
armonica, da New Orleans), Clarence Bekker (chitarra e voce, Amsterdam),
Titi Tsira (voce, Sud Africa), Tal Ben Ari aka Tula (voce, Tel Aviv),
Mermans Mosengo (chitarra e voce, Congo), Jason Tamba (chitarra e voce,
Congo), Louis Mhlanga (chitarra, Zimbabwe), Roberto Luti (chitarra,
Italia), Orbe Ortiz (basso, Cuba), Peter Brunetta (batteria, Los
Angeles), Keiko Komaki (tastiere, Giappone).
L’occasione è ottima per fare del sano turismo underground e grunge,
in linea con i fan della band, in una città che ride sempre (il famoso
Vernacoliere, rivista cult di satira dialettale il cui humour
dissacratore continua a tener alta la bandiera dell'ironia, è
livornese), e sempre pronta ad abbracciare ogni tipo di stimolo, novità e
idea. Da villaggio di pescatori spontaneamente nato in una cala
naturale, vicino alla foce dell'Arno, unico sbocco al mare della
Repubblica di Pisa, Livorno diventò presto un importante centro
portuale, munito di fortezze e avamposti militari.
Lo sviluppo urbanistico fu opera di Ferdinando de’ Medici che si
preoccupò anche di dare asilo agli esuli soggetti a persecuzioni
politiche o religiose. Per questo la città è tradizionalmente aperta
alle differenze, alla multiculturalità e multirazialità (basti pensare
alla convivenza delle chiese: Chiesa degli Armeni, Chiesa dei Greci
Uniti, Chiesa degli Olandesi, Sinagoga degli Ebrei sefarditi, ecc.).
Prima tappa d’obbligo è la Fortezza Vecchia, imponente complesso
pentagonale edificato nel Cinquecento per proteggere il porto mediceo.
Lungo i bellissimi spalti in mattoni listati a pietra, che proseguono
per oltre 500 metri, tre bastioni: quello verso il mare detto la
“Canaviglia”, quello verso Stagno detto la “Capitana” e quello
intermedio detto “Ampoletta”. Dai bastioni si può raggiungere Piazza
Micheli col monumento a Ferdinando I, e la Terrazza Mascagni, formata da
una balaustra di 4100 colonne marmoree e una stupenda pavimentazione a
mosaico, luogo di ritrovo per i livornesi. Lì anche l’acquario Cestini,
che comprende il Centro Interuniversitario di Biologia Marina. Molto
romantica anche la vecchia Darsena, e soprattutto il quartiere Nuova
Venezia, cuore della vivace tradizione marinara e pittoresco dedalo di
vicoletti.
Qui si può visitare la chiesa domenicana di S. Caterina del XVIII
secolo con la sua strana pianta ottagonale e il possente bastione
diventato parco pubblico. Gli appassionati del mare, vadano ad ammirarlo
sulla scogliera del Romito verso l’ora del tramonto, e si fermino per
un aperitivo a Calafuria: resteranno estasiati. Il dopo cena invece è
piacevole passeggiare cenare o bere alla movida dei vivaci locali sugli
Scali Novi Lena. Vale anche la pena, prima di lasciare Livorno, visitare
Villa Mimbelli, meraviglia ottocentesca e sede del Museo Civico Fattori
che, oltre alla sua bella collezione permanente, ospita importanti
esposizioni temporanee molto suggestive. E il Museo ebraico Yeshivè, il
Museo Provinciale e il Museo Mascagno. Infine, naturalmente, Piazza
Grande, con Palazzo Grande, il Duomo e il Palazzo Comunale, e la più
bella chiesa della città, S. Ferdinando, notevole esempio di
architettura barocca.
ansa