Lungo le strade dedicate ai Santi 10 proposte per festeggiare la giornata nazionale del camminare

 

Si celebra l'11 ottobre la giornata nazionale del camminare, un modo ecologico e sano di scoprire il nostro territorio. L'evento è stato ideato dall'associazione Federtrek, che sostiene l'escursionismo come stile di vita sostenibile e consapevole, ed è promosso anche in collaborazione con enti locali. In Italia i cammini sono numerosi e ricoprono più di settemila chilometri da percorrere lungo sentieri e tracciati ben segnalati. Tra questi alcuni sono dedicati ai Santi e sono vie di fede, percorse un tempo dai pellegrini e oggi dagli amanti del trekking che vogliono godere della bellezza dei paesaggi e dei ricchi borghi che incontrano. Ecco dieci proposte di cammini, alcuni famosi e altri poco conosciuti ma pur sempre di grande importanza storico-culturale, da Nord a Sud. Come in tutti i tradizionali pellegrinaggi, anche per questi itinerari vengono rilasciati attestati di partecipazione con date e timbri dei luoghi di ospitalità a ogni tappa.
    Cammino di sant'Antonio. E' un percorso di grande ispirazione religiosa che ripercorre alcuni dei luoghi più significativi della vita di sant'Antonio di Padova. L'itinerario misura 388 chilometri e collega Padova, città dove riposa il Santo, a La Verna, in provincia di Arezzo, dove si trova un celebre santuario francescano; il cammino, compiuto da frate Antonio nel 1231, si percorre in 21 tappe e lungo le sue 3 varianti attraversa bellissimi paesaggi e luoghi di culto pieni di misticismo come l'Eremo di Montepaolo, dove il Santo fece un ritiro spirituale, o la Basilica di Padova dove fu sepolto.
    Info: ilcamminodisantantonio.it Cammino di san Romualdo. Durante la sua vita l'abate ravennate Romualdo, fondatore dell'eremo di Camaldoli, esplorò le zone più selvagge degli Appennini tra Umbria e Marche, dove fondò abbazie e monasteri. Gli stessi che oggi si ammirano lungo il cammino a lui dedicato: è un percorso abbastanza impegnativo ma straordinariamente bello che si può fare in 8 tappe e che parte da Ravenna, luogo natio del Santo, e termina al sacro eremo di Camaldoli, in provincia di Arezzo.
    Cammino di san Benedetto. E' dedicato al monaco umbro, fondatore dell'Ordine religioso che porta il suo nome; parte da Norcia, città natale del Santo, e termina all'abbazia di Montecassino, monastero in provincia di Frosinone. Si cammina nella natura e tra i borghi medievali di Umbria e Lazio per 300 chilometri, suddivisi in 16 tappe, lungo sentieri, vie secondarie e strade sterrate. Il cammino attraversa i tre più importanti luoghi benedettini: la natia Norcia, Subiaco dove il Santo fondò alcuni monasteri, e Montecassino, dove trascorse l'ultima parte della vita e scrisse la nota Regola. Info: camminodibenedetto.it Via di Francesco. Sono numerose le strade che ripercorrono i passi e i luoghi simbolo del santo patrono d'Italia, Francesco di Assisi; questa, in particolare, parte da Roma o, più a nord, da La Verna e raggiunge Assisi, nel cuore dell'Umbria. È un cammino molto frequentato dai pellegrini, che percorrono i suoi 500 chilometri; è diviso in 22 tappe e con due possibili varianti. Info: viadifrancesco.it Cammino dei Protomartiri francescani. E' uno storico percorso religioso dedicato ai Protomartiri, cioè i primi cristiani martirizzati, Berardo, Ottone, Accursio, Adiuto e Pietro. Adatto a tutti, è lungo 100 chilometri e unisce in Umbria Terni ad Amelia passando per Narni e per tutti quei borghi da cui provenivano i primi martiri. Punto centrale del percorso è Terni e in particolare il santuario della Chiesa di sant'Antonio da Padova, dove sono conservate le spoglie dei cinque santi. Info: camminoprotomartiri.it Cammino Francescano della Marca. Misura 167 chilometri e collega in 9 tappe Assisi ad Ascoli Piceno lungo una delle vie usate da san Francesco per predicare nelle Marche 800 anni fa. I paesaggi che si attraversano sono bellissimi, punteggiati da eremi, monasteri e castelli, con l'Appennino umbro-marchigiano e il parco nazionale dei monti Sibillini all'orizzonte. Info: camminofrancescanodellamarca.it Cammino di santa Barbara. E' un percorso non religioso ma è un antico e suggestivo cammino tra le ex miniere del Sulcis, a sudovest della Sardegna, dedicato a santa Barbara, patrona dei minatori. Lungo 500 chilometri e diviso in 30 tappe, il cammino circolare parte e finisce a Iglesias, inoltrandosi tra le spiagge, le montagne, le chiesette dedicate al culto della Santa e le miniere nel Parco geominerario storico ambientale della Sardegna, patrimonio dell'Umanità. L'itinerario segue gli antichi percorsi dei minatori, lungo i sentieri che li portavano alle miniere e le vecchie mulattiere usate per il trasporto di zinco, piombo, carbone e argento. Info: camminominerariodisantabarbara.org Cammino di san Giorgio Vescovo. E' anch'esso in Sardegna e si snoda per 300 chilometri e 12 tappe tra Cagliari e le montagne interne dell'Ogliastra, in provincia di Nuoro. E' dedicato al vescovo di Suelli e ripercorre i luoghi che evangelizzò e dove, secondo la tradizione, fece numerosi miracoli. Il Santo è sepolto nella cattedrale di Suelli, nel sud della Sardegna, dove c'è un piccolo santuario, venerato dai fedeli. Il cammino prevede tratti facili e altri più impegnativi ma di grande bellezza. Info: camminodisangiorgiovescovo.it Cammino di san Francesco di Paola. Si snoda in Calabria ed è un percorso diviso in due diversi itinerari, che seguono le tracce del Santo, nato a Paola e fondatore dell'Ordine dei frati Minimi. Il primo cammino - la via del Giovane - è lungo 49 chilometri, e si percorre in 3 tappe; si parte da san Marco Argentano, antico centro dove il Santo si ritirò per un anno, e si arriva a Paola, in provincia di Cosenza. L'altro percorso -la via dell'Eremita - è lungo 62 chilometri, sempre su tre tappe, e unisce i santuari di Paterno Calabro e di Paola, luoghi cari a Francesco. Info: ilcamminodisanfrancesco.it Cammino di san Nicolò Politi. Si procede intorno all'Etna tra paesaggi incredibili e mistici seguendo i passi di san Nicolò Politi, eremita che fuggì da una vita laica trovando rifugio in una antica grotta nell'attuale contrada Aspicuddu, alle falde del vulcano, da dove viaggiò evangelizzando e facendo miracoli.
    Il trekking del Santo è un percorso di 100 chilometri diviso in 6 tappe che collega il parco dell'Etna a quello dei Nebrodi, nella Sicilia settentrionale, precisamente da Adrano, luogo natio, ad Alcara Li Fusi. (ANSA)

Il crimine targato Rai, da Maigret a Montalbano

 

 E' una storia fatta di strade buie e passi nella notte, lame affilate e colpi di pistola, inseguimenti mozzafiato e confessioni drammatiche, ma anche di sorrisi beffardi e sguardi ironici, di battute taglienti e lampi di genio, quella che unisce, sempre sul filo del brivido e lungo più di mezzo secolo, l'iconico Commissario Maigret in bianco e nero con il volto di Gino Cervi al contemporaneo Commissario Montalbano interpretato da Luca Zingaretti: ha un fascino irresistibile "Sulle tracce del crimine. Viaggio nel giallo e nero Rai. La mostra", ospitata negli spazi del Museo di Roma in Trastevere dal 7 ottobre al 6 gennaio e inaugurata alla presenza del Presidente della Rai Marcello Foa.

Un percorso multimediale tematico-cronologico a cura di Maria Pia Ammirati e Peppino Ortoleva, scandito in 200 fotografie, tra b/n e colore, tratte da circa 80 programmi televisivi, con 5 installazioni video e alcune postazioni sonore, per raccontare con il prezioso patrimonio delle Teche Rai la trasformazione di un genere, il giallo e noir investigativo, con il quale la più grande azienda editoriale del Paese ha parlato agli italiani, facendoli sognare e appassionare, coniugando tra adattamenti, "teleromanzi" e poi con la fiction e le serie tv la cultura popolare a una narrazione televisiva di altissima qualità. Eccoli sfilare tanti personaggi entrati nel cuore del pubblico, che ne ha seguito, a volte per anni, le avventure sul piccolo schermo: dalle figure letterarie, come Maigret, Ingravallo e Montalbano nati dalle penne rispettivamente di Simenon, Gadda e Camilleri, a quelle inventate come il tenente Sheridan, e poi La Piovra con Michele Placido, il Maresciallo Rocca con Gigi Proietti e Rocco Schiavone con Marco Giallini, è tutto un susseguirsi di commissari, poliziotti, marescialli e questori, i cui volti appartengono all'immaginario collettivo italiano. In questa carrellata espositiva - nata da un'idea di Stefano Nespolesi, la mostra è realizzata in collaborazione con Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e INA, Institut National de l'Audiovisuel - traspare anche il racconto di un'Italia che in quasi 70 anni si è trasformata radicalmente e che la tv pubblica ha saputo cogliere fino nelle sfumature.

"A ogni fiction si scrive una pagina di storia sociale. L'investimento sul patrimonio delle teche Rai richiede energie importanti ma è fondamentale perché preserva la memoria del Paese", ha detto all'ANSA Marcello Foa, passeggiando tra i corridoi della mostra con il vice sindaco del comune di Roma Luca Bergamo, con Renzo Arbore, Marisa Laurito e Alessandro Preziosi, "Gli sceneggiati sono fantasia ma rispecchiano la realtà e la cultura sociale, mostrano come è cambiata la morale e fanno vedere ai giovani cosa era l'Italia". La mostra testimonia anche "l'evoluzione del linguaggio televisivo e documenta la riconoscibilità della cifra Rai, in cui non si esagera mai. Questo stringe un legame che continua con il pubblico", ha aggiunto il presidente. "Ci sono voluti 3 anni di lavoro per realizzare la mostra, nata dalla necessità di scoprire e storicizzare un pezzo di storia del servizio pubblico e del Paese. Noi custodiamo per gli italiani la loro storia", ha spiegato Maria Pia Ammirati, sottolineando la trasformazione di un genere, il giallo, "che negli anni ha assunto nuove coloriture". Tante curiosità e memorabilia a disposizione del pubblico, numerosi i reperti storici e gli elementi scenografici realizzati ad hoc, per scoprire molto più di quello che abbiamo visto in tv; da non perdere poi la stanza interamente dedicata alla visione delle sigle televisive dei programmi più popolari.

"Leonardo non dipinse Battaglia Anghiari nel Salone dei 500"

 

Leonardo da Vinci non dipinse mai sui muri del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio la Battaglia di Anghiari. E' quanto afferma uno studio multidisciplinare sul famoso dipinto ritenuto perduto del Genio di Vinci. La novità è emersa nel corso di una conferenza dal titolo 'Nuovi studi sulla Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci nella sala Grande di Palazzo Vecchio' organizzata oggi nell'auditorium Vasari degli Uffizi.
    "I nuovi studi di hanno permesso di ridirezionare la ricerca - ha spiegato Francesca Fiorani, docente di storia dell'arte moderna dell'University of Virginia -, siamo passati dalla domanda fondamentale 'dove sta la Battaglia di Anghiari' ad una domanda diversa, ovvero 'c'è stata la Battaglia di Anghiari?' e 'cosa ha fatto Leonardo da Vinci nella sala grande?'. Ecco a queste domande si può dare una risposta basata sulla rilettura dei dati noti e sullo studio di nuovo dati: Leonardo non ha mai dipinto la battaglia su quel muro".
    Secondo quanto sostenuto finora, Leonardo non avrebbe completato la sua Battaglia dopo aver iniziato a dipingerla nel salone dei Cinquecento. L'opera poi, in un secondo momento, sarebbe stata coperta dall'affresco di Giorgio Vasari che racconta la Battaglia di Scannagallo. (ANSA).

Festa doppia per le Giornate Fai d'autunno

  - Il Kursaal Santalucia a Bari, tra i più bei palazzi in stile tardo Liberty della città, con visita in anteprima al cantiere di restauro. Il seicentesco complesso di San Nicola di Tolentino a Napoli, celebre per i 5 mila metri quadrati di giardini, oggi recuperato e trasformato in una struttura ricettiva dai giovani dei Quartieri Spagnoli nell'ambito del progetto Napolixenia. E poi Roma con San Pietro in Montorio e il tempietto del Bramante; Milano, con i laboratori di restauro di Open Care ai Frigoriferi Milanesi, specializzati nella conservazione di dipinti, arredi lignei, sculture, tappeti, arazzi e oggetti preziosi; Firenze, con la Centrale termica della stazione di Santa Maria Novella, progettata tra il 1932 e il 1934 da Angiolo Mazzoni per riscaldare lo scalo ferroviario; e Bologna, in quel gioiello del barocco di Palazzo Davìa Bargellini. Con mille aperture a contributo libero in 400 città in tutta Italia, tornano le Giornate Fai d'autunno e per la prima volta in 36 edizioni raddoppiano l'appuntamento: due i weekend in programma, il 17-18 ottobre e ancora il 24-25 ottobre, per andare alla scoperta di dimore storiche, castelli, giardini, chiese, conventi, borghi, collezioni private, parchi, solitamente riservati agli addetti ai lavori e ora svelati grazie ai volontari del Fai.


Un'edizione speciale, ricordano il presidente e il vicepresidente esecutivo, Andrea Carandini e Marco Magnifico, che oltre a sostenere la campagna Ricordiamoci di salvare l'Italia (sms 45582), è dedicata al tema della salute e al ricordo della fondatrice del Fai, Giulia Maria Crespi, scomparsa a luglio. E più che mai quest'anno gli italiani hanno bisogno di cultura e bellezza, quanto il Fai dell'aiuto del supporto degli Italiani per continuare "a far bene all'Italia". "Il Fondo - racconta il direttore generale Angelo Maramai - aveva chiuso il 2019 con numeri record: 213 mila iscritti, quasi un milione di visitatori. Una crescita continua negli anni che ci ha permesso di investire 6 milioni di euro in restauri, dall'Orto sul Colle dell'Infinito al Castello di Masino". L'arrivo del Covid, però, non solo ha fatto saltare "le Giornate di primavera, ma ha chiuso per tre mesi gli oltre 80 beni del Fai e sospeso il 90% dei cantieri previsti nel 2020, con perdite per tutto l'indotto". I dati dalla ripresa sono incoraggianti, con i rinnovi online e visite di agosto (pur contingentate) superiori al 2019. Ma "per ora stimiamo perdite del -4% di iscritti e -11 milioni di euro raccolti, pari al -39%".

E allora, nel pieno rispetto delle misure sanitarie, nelle Giornate Fai d'autunno quest'anno si può andare alla scoperta di luoghi iconici come il Castello del Valentino a Torino, l'Ippodromo di San Siro a Milano o la Nuvola di Fuksas a Roma, ma anche di chicche come lo Storico Spugnificio Rosenfeld a Muggia (UTI Giuliana), la transumanza di asini a Borgo di Troina (EN), il Chiostro di San Pietro della Canonica, il più antico di Amalfi (SA), o, consiglia Magnifico, "gli affreschi del '600 appena scoperti dal Fai nel Castello di Masino in Piemonte".

Anche la Rai partecipa alla festa, con una settimana dedicata ai beni culturali in collaborazione con il Fai, dal 12 al 18 ottobre. Un impegno, dice il direttore di Rai1, Stefano Coletta, "che non è un obbligo ma un'opportunità per rispettare il contratto di servizio veicolando la cultura del nostro patrimonio. E per ricordarci cosa è l'Italia". "Il Fai - commenta il Ministro dei beni culturali e turismo, Dario Franceschini, nel suo videomessaggio - continua a indicare un percorso che è importante seguire, soprattutto quando il turismo, passata la pandemia, tornerà più impetuoso di prima: la scoperta dei luoghi meno conosciuti ma non per questo meno preziosi del nostro patrimonio, la valorizzazione di quei tesori diffusi in tutto il nostro territorio. Esattamente ciò che prevede il Piano Strategico per il Turismo". (ANSA).

Unwto, "Turismo ora soffre ma ripartirà". Persi tra 100 e 120 milioni di posti di lavoro, ma serve fiducia

Sicurezza, rispetto, nuove regole ma anche fiducia, divertimento, dialogo e tanta sconfinata e multiforme bellezza. Sono le parole e le immagini chiave di un video suggestivo realizzato dall'Unwto sul turismo, oggi così ferito dagli effetti della pandemia. A parlarne con l'ANSA in un'intervista è Zurab Pololikashvili, il segretario generale dell'agenzia che per le Nazioni Unite si occupa di questo settore così determinante per l'economia italiane e mondiale. "Volevamo davvero mandare un messaggio positivo - spiega - perché sì, il turismo ha bisogno di una grande spinta per ripartire. Principalmente un'iniezione di fiducia. Ora la situazione non è ancora facile perché i Paesi stanno entrando in una seconda fase ma è vero che, grazie a Dio, i numeri sono migliorati in molti Paesi d'Europa per la ripresa del turismo domestico e di breve raggio. Ovviamente parliamo ancora di cali a due cifre e e ci vorrà del tempo per recuperare. Ma dobbiamo lavorare in questo senso con un atteggiamento positivo". Innegabile il momento di sofferenza del settore: in tutto il mondo, gli arrivi dei turisti internazionali sono crollati del 93% a giugno rispetto allo stesso mese del 2019. Nella prima metà del 2020 si è registrato un calo complessivo del 65% con una perdita di 440 milioni di arrivi internazionali e circa 460 miliardi di dollari di entrate. Una cifra pari a 5 volte la perdita registrata nella crisi del 2009. E il problema dell'occupazione è davvero lacerante: "Il turismo - sottolinea Pololikashvili - genera quasi l'11% dell'occupazione mondiale. Abbiamo stimato una perdita tra i 100 e i 120 milioni di posti di lavoro entro la fine dell'anno a livello globale e ci stiamo completamente concentrando su questo supportando i governi per progettare politiche e programmi di sostegno". Pololikashvili parla anche della recente Giornata Mondiale del turismo, festeggiata il 27 settembre, che aveva come tema il turismo rurale: "Era il nostro tema molto prima che iniziasse la pandemia ma è stato più attuale che mai perché ci obbliga a pensare a tutte le possibilità che il turismo può offrire anche ai territori rurali, sviluppandoli in modo sostenibile, attraverso investimenti verdi e approcci innovativi. Questo per noi è il futuro delle destinazioni. Proprio questi giorni nella Capitale abbiamo firmato uno storico Memorandum d'intesa con la Fao proprio su questo tema e abbiamo un piano d'azione molto denso che porteremo avanti insieme, per la prima volta, concentrandoci sul turismo e sull'agricoltura come veri motori di sviluppo e crescita per il mondo". Della situazione europea parla invece il direttore Europa dell'agenzia, l'italiana Alessandra Priante, che proprio questi giorni festeggia un anno dall'inizio del suo incarico per l'Unwto: "La situazione è sicuramente molto pesante, nonostante il fatto che l'Europa sia l'unica regione del mondo ad avere avuto un certo miglioramento rispetto all'inizio del lockdown mondiale (dal -96% di maggio al - 90% di giugno), ma il risultato complessivo vede una diminuzione del 66% degli arrivi internazionali rispetto alla prima metà del 2020. A livello mondiale, stimiamo che - essendo tornati ai valori di 20 anni fa

- ci vorranno dai 2 anni e mezzo ai 4 per riprenderci completamente". Il problema centrale secondo la Priante è la mancanza di coordinamento per la riapertura dei confini. "Le aperture a singhiozzo e le chiusure improvvise - dice - hanno creato molti danni più che benefici perché spesso per le imprese i costi di riapertura e poi chiusura sono stati maggiori. Il problema non sarà quando finiranno le limitazioni agli spostamenti ma come… debbono finire in maniera coordinata e condivisa altrimenti rischiamo molto. Rischia il settore e molte imprese e famiglie…". Anche la Priante torna a sottolineare l'importanza del memorandum con la Fao: "Occupazione, specie femminile, innovazione, dati, promozione, formazione, sviluppo… insieme lavoreremo a ben 9 del 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. Anche nell'ambito del Green Deal dell'Unione Europea. Una vera gioia. E sono molto fiera di aver iniziato questo dialogo, portandolo a termine con questa firma importante". (ANSA).

Enit a Giro d'Italia, bici elettriche per turismo sostenibile




(ANSA) - ROMA, 04 OTT - Il ciclismo per raccontare al mondo l'Italia e la sua bellezza. Enit - Ente Nazionale del Turismo raddoppia il suo impegno nel mondo delle due ruote e quest'anno è partner al Giro d'Italia, oltre che del Giro-E, con una massiccia campagna per promuovere il turismo in Italia.
Enit firma una serie di contenuti video che daranno visibilità alle località toccate dalla Corsa Rosa, che fino 25 ottobre attraverserà l'Italia da Monreale a Milano nelle tv di tutto il mondo. Sui canali digitali e social del Giro saranno trasmessi filmati che presenteranno il territorio attraversato quel giorno dal Giro d'Italia. Confermata anche la presenza del team Enit al Giro-E, l'evento organizzato da Rcs Sport, sulle strade e nei giorni del Giro d'Italia con le bici a pedalata assistita. Enit parteciperà con un proprio team di ciclisti non professionisti, composto - a rotazione sulle 20 tappe - da 20 partecipanti fra giornalisti, influencer, blogger, instagrammer e operatori turistici selezionati dalle 28 sedi estere dell'ente in tutto il mondo e provenienti dai seguenti Paesi: Francia, Germania, UK, Spagna, Olanda, Polonia, Belgio, Canada, Repubblica Ceca, Irlanda, Svizzera, Austria e Italia. L'obiettivo è raccontare le eccellenze italiane, promuovere il turismo sostenibile ed esportare la conoscenza anche dei territori meno noti. Il capitano del team Enit sarà Max Lelli, ex ciclista professionista su strada italiano.

"La partecipazione di Enit al Giro ha un significato particolare: l'ente che ha compiuto 101 anni ha la stessa età del Giro d'Italia - dichiara il Direttore Enit Giovanni Bastianelli -. Un appuntamento che segna la ripartenza della promozione dell'Italia nel mondo e consente di mostrare il territorio italiano in modalità slow. La bici è un modo straordinario per scoprire l'Italia. Piace la vacanza attiva, fare movimento anche quando si è in vacanza. E piace soprattutto agli stranieri: il 61 per cento dei cicloturisti che percorrono l'Italia viene dall'estero. La bici è un'opportunità straordinaria per il turismo italiano". (ANSA).

Genova, la grande Danza nei Rolli con Jacopo Bellussi

 

Dopo l’esperienza di successo della Rolli Days Digital Week, i Rolli Days Ottobre 2020 (da venerdì 9 a domenica 11 ottobre) tornano a proporre ai visitatori l’opportunità di entrare di persona nei Palazzi dei Rolli, Patrimonio Unesco dal 2006, per vedere dal vivo i cicli di affreschi, le collezioni pittoriche e le strepitose sculture eseguite tra il tardo Rinascimento e il pieno periodo Barocco. Per aumentare la possibilità di visita, molti dei siti aperti per Rolli Days Ottobre 2020 saranno visitabili già nel pomeriggio e nella serata di venerdì.

Gli orari di dettaglio dell’apertura dei Palazzi, le info, modalità di prenotazione e gli eventi collaterali:saranno disponibili su www.visitgenoa.it

Un’edizione IBRIDA tra presenza fisica ed esperienza digitale . La scorsa Rolli Days Digital Week si è fondata sulla realizzazione di materiali digitali video di qualità, che hanno avuto un grande apprezzamento da parte del pubblico. Ottobre vedrà nuovamente la riproposizione di alcune visite digitali a siti inediti o all’interno dei quali sarebbe stato difficile – o impossibile – recarsi per il pubblico: sarà possibile quindi una sempre maggiore conoscenza del patrimonio Unesco della città di Genova, integrando l’esperienza digitale e quella fisica e ampliando così il pubblico che potrà partecipare all’evento .

La grande dnaza nei Palazzi dei Rolli - La coreografia pensata per i Rolli Days 2020 vuole rappresentare come la bellezza e l'arte racchiusa in questi palazzi storici possano trasportare chiunque li visiti in una realtà magica e parallela a quella reale. Nella coreografia i ballerini si trovano trasformati da turisti ad abitanti di questa realtà, cercandosi e rincorrendosi, e disegnando con i loro movimenti assoli e passi a due attraverso le stanze dei Rolli.

Jacopo Bellussi, danzatore genovese primo ballerino dell’Hamburg Ballet di Amburgo, ha regalato alla sua città una coreografia dedicata ai Palazzi dei Rolli. In coppia con Yun Su Park, anche lei ballerina dell’Hamburg Ballet, ha dato vita a un evento magico, danzando una vera e propria storia negli spazi dei Palazzi dei Rolli, dalle sale di Palazzo Angelo Giovanni Spinola, alla Galleria Dorata di Palazzo Tobia Pallavicino, dall’atrio di Palazzo Spinola Doria, al giardino di Palazzo Lomellino e al cortile di Palazzo Tursi. Un altro contenuto di alta qualità e di grande emozione che impreziosirà la parte digitale dei Rolli Days Genova ottobre 2020. Jacopo Bellussi, diplomatosi alla Royal Ballet School di Londra, Premio Danza & Danza 2016 come danzatore italiano all’estero, dall’anno scorso FIRST SOLOIST della prestigiosa compagnia tedesca. Sin da bambino ha dedicato la sua vita alla danza, con la passione e la costanza che sono necessarie per raggiungere alti risultati.

Che cosa sono i Rolli Days - Due volte all’anno, Genova celebra i suoi palazzi Patrimonio dell’Umanità, organizzando giornate in cui molte residenze aristocratiche genovesi aprono le porte al pubblico.
I visitatori possono scoprire architetture affascinanti, splendidi affreschi, dipinti importanti, decorazioni “alla moda”, ed essere trasportati nei fasti del “Secolo d’Oro” dei Genovesi, vivendo l’emozione di un viaggio nel tempo e nella bellezza.
Ogni anno l’elenco dei Palazzi aperti cambia e attorno ai palazzi si svolge un ricco programma di iniziative ed eventi: ogni edizione ha nuove storie da raccontare e nuove esperienze da proporre a chi vuole scoprire le meraviglie di Genova.
Per approfondire: www.visitgenoa.it/it/strada%20nuova – www.rolliestradenuove.it

I visitatori dovranno quindi prenotare in anticipo la visita a ogni singolo palazzo o sito: si consiglia quindi di progettare con cura la propria esperienza, tenendo conto dei tempi di visita e delle distanze fra i palazzi per valutare con attenzione quali e quanti palazzi visitare.

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La Frick Collection si prepara al trasloco su Madison Avenue

 

NEW YORK - Nel valzer dei musei sull'Upper East Side di Manhattan, la Frick Collection ha rivelato i piani per il trasloco su Madison Avenue. La sede temporanea nell'edificio di cemento disegnato da Marcel Breuer aprirà al pubblico all'inizio del 2021, cinque minuti a piedi ma agli antipodi stilisticamente dall'ornata magione che da oltre cento anni ha ospitato la preziosa raccolta di Old Masters dell'industriale dell'acciaio Henry Frick. Il palazzo in stile brutalista è proprietà del Whitney che fino all'estate scorsa lo aveva affittato al Met. Non è chiaro cosa succederà quando, in un paio di anni, la Frick tornerà a casa. L'opportunità offerta dalla ristrutturazione permetterà al pubblico un approccio radicalmente diverso estrapolando la collezione fuori dell'ambientazione domestica della villa di Frick dove quadri, mobili, sculture e ceramiche erano parte dell'arredamento.

Nel nuovo allestimento le opere saranno organizzate sui tre piani del Breuer cronologicamente e per regione geografica. Il cemento del Breuer farà da sfondo alla famosa serie "Progress of Love" di Jean-Honoré Fragonard, per la prima volta nella storia del museo presentata nella sua interezza: tre su un totale di 14 tele dipinte in due mandate a vent'anni di distanza erano rimaste in magazzino da quando nel 1915 Frick le aveva acquistate per arredare la casa.

Gallerie individuali saranno riservati a artisti come Vermeer, Rembrandt e Van Dyck. La Frick ha una raccolta importante di pittori spagnoli come Velazquez, Goya e El Greco che per la prima volta saranno esposti tutti assieme. E per la prima volta due importanti tappeti Moghul del XVI secolo saranno appesi alle pareti e apprezzabili dunque attraverso una prospettiva completamente nuova.

L'installazione, organizzata sotto la guida del vice-direttore e chief curator Xavier Solomon, è stata disegnata da Stephen Saitas e Selldorf Architects, lo studio responsabile del progetto di ristrutturazione del museo. "Il minimalismo dell'architettura della metà del Novecento di Breuer fornirà uno sfondo unico per i nostri Old Masters e il risultato sarà un'esperienza da non perdere, che il nostro pubblico troverà sicuramente coinvolgente e stimolante", ha commentato il direttore del museo Ian Wardsropper, mentre secondo Salomon "sarà l'opportunita di de-costruire e ripresentare le collezioni in un formato che arricchirà' le nostre conoscenze in vista del ritorno a casa nella sede di 1 East 70th Street".

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Mibact, bando per candidatura italiana al Premio Paesaggio


 Il ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo, con la VII^ Edizione del Premio del Paesaggio del Consiglio d'Europa, intende avviare, come in occasione delle precedenti edizioni, una ricognizione delle azioni esemplari realizzate nel territorio italiano, per individuare la Candidatura italiana al Premio. Possono presentare proposte di candidatura le amministrazioni pubbliche locali (Regioni, Comuni e altri soggetti pubblici anche in forma di aggregata) e soggetti associativi privati senza fine di lucro, singolarmente o in partenariato. Le proposte possono essere presentate compilando online il formulario sul sito www.premiopaesaggio.beniculturali.it, che contiene tutte le informazioni e le procedure da seguire. I progetti dovranno pervenire sulla piattaforma web entro il 15 dicembre 2020.

    La proposta di candidatura dovrà riguardare un progetto, un programma o una politica per la salvaguardia, la gestione e/o la pianificazione sostenibile di un contesto paesaggistico rispondenti ai criteri indicati nel Regolamento del Premio consultabile sul sito. Una Commissione nominata dal ministero individuerà, tra le proposte, la Candidatura Italiana alla selezione di Strasburgo per l'attribuzione del Premio del Paesaggio del Consiglio d'Europa. Il 14 marzo 2021, in occasione della Giornata Nazionale del Paesaggio, il progetto italiano candidato al Premio Europeo riceverà il Premio Nazionale del Paesaggio, istituito nel 2016 dal Mibact. Ulteriori riconoscimenti saranno attribuiti ai progetti considerati di particolare interesse.
    La partecipazione dell'Italia al Premio del Paesaggio del Consiglio d'Europa, indetto con cadenza biennale dallo stesso Consiglio - come previsto dall'art.11 della Convenzione Europea del Paesaggio - ha costituito e costituisce un'importante occasione di promozione e divulgazione dei valori connessi al paesaggio. In questa edizione sarà dato particolare rilievo alla ricorrenza del Ventennale della Firma della Convenzione Europea del Paesaggio avvenuta a Firenze il 20 ottobre 2000 in omaggio alla lunga tradizione del nostro Paese nella cura e nel governo del paesaggio. Segreteria tecnica del Premio: premiopaesaggio@beniculturali.it, tel. 06 6785815. (ANSA).

In Poltrona / Addio a Derek Mahon, gigante irlandese della poesia

BELFAST - L'Irlanda tutta, da nord a sud, e il mondo della letteratura oltre qualunque confine piangono oggi Derek Mahon, gigante della poesia irlandese e in lingua inglese a cavallo fra la seconda metà del XX secolo e i primi decenni nel XXI. Nato a Belfast, nell'Irlanda del Nord, e trapiantatosi poi nella Repubblica dopo un periodo vissuto a Londra, Mahon è morto a 78 anni presso Cork, a sud di Dublino, dopo una breve malattia, come annunciato dal suo editore, Gallery Press, che in poche righe gli rende omaggio come a un "artista puro" e a un "maestro di poesia".
    Un vero caposcuola, paragonato a letterati conterranei della statura di WH Auden, Louis MacNeice o Samuel Beckett, la cui eredità va ben oltre il pur celebre poema Everything Is Going to be All Right (Andrà Tutto Bene), riscoperto nella dimensione persino semplicistica dello slogan d'incoraggiamento durante i mesi più duri del lockdown e della pandemia da coronavirus, sebbene legato a versi improntati tutt'altro che a un facile ottimismo esistenziale come 'There will be dying, there will be dying, / but there is no need to go into that'.
    Voce lirica capace di attraversare mezzo secolo ai più alti livelli, e di fare della poesia uno strumento in grado di elevarsi sopra i sanguinosi conflitti e le profonde lacerazioni comunitario-confessionali della sua terra nella stagione dei Troubles, ha avuto durante nel corso della vita riconoscimenti pressoché unanimi dalla critica e da tanti colleghi. Definito da Brendan Kennelly "il Keats di Belfast", ha continuato a scrivere sino agli ultimi giorni: la sua raccolta finale, Washing Up, è attesa dalla pubblicazione entro fine ottobre.
    Fra i tanti tributi e i messaggi di addio, il Guardian riporta quello del fratello poeta e concittadino Michael Longley: "Derek - ha sottolineato Longley - era il mio più vecchio amico e compagno di poesia.Siamo andati nella stessa scuola di Belfast e abbiamo compiuto l'apprendistato lirico insieme al Trinity College di Dublino, e già allora sapevo che sarebbe stato uno dei più grandi poeti del secolo. Credo che la sua poesia resterà viva fino a quando vivrà la lingua inglese".
    (ANSA).